Lezione 18/03/20189 Identificare l’altro per costruire il “noi” Il concetto di appartenenza/identità si genera attraverso l’opposizione al concetto di alterità (essere altro). Ma per la cultura greca esistono diversi tipi di alterità: • concetto di “straniero” = xenos: si tratta di una definizione eminentemente politica (nel senso che dipende dalla polis): anche un altro Elleno è straniero se appartiene a un’altra polis. • concetto di “estraneo”, “altro” dal punto di vista culturale = bàrbaros Hellenes/ barbaroi
• Prospettiva etnocentrica e sbilanciata (Noi/tutti gli Altri)
molto comune alle popolazioni arcaiche • Opposizione antropologica funzionale all’incontro e al contatto (probabilmente nata fra i Greci d’Asia) • Definizione costruita su parametri culturali (parlare una lingua incomprensibile=“barbar”) • Disponibilità a prestarsi a significati ulteriori (attribuzione di valori alle due categorie in base agli eventi storici) !
Corso di Storia greca 2013-14
Modulo propedeutico Lezione 24 Ottobre 2013
Hellenes/ barbaroi La nascita di un pregiudizio (V sec. a.C.) Euripide, Ifigenia in Aulide, 1400-1: “Agli Elleni conviene imperare sui barbari, e non ai barbari… sugli Elleni. Essi sono schiavi, noi uomini liberi” Con la trasformazione ideologica che lo caratterizza a partire dal V secolo il termine barbaros viene a indicare una estraneità profonda e incolmabile. Nonostante nelle fonti greche si trovi qualche volta l’indicazione di “mixobarbaros” o “mixhellenes”, cioè di realtà miste, il barbaro, fino all’età ellenistica (e anche oltre), indica una dimensione distinta, opposta e negativa. Gli stranieri (xenoi)
La parola xénos, è un termine molto antico che indica una persona estranea alla comunità, ed è un termine che si presta a indicare lo straniero, soprattutto quando la comunità di riferimento si connota come comunità politica. Xenos è qualunque estraneo, sia esso greco o barbaro, se lo si guarda dal punto di vista dell’appartenenza a una polis.
xenoi: stranieri che possono diventare amici
Un altro significato, che ritroviamo già nei poemi omerici accanto al precedente, è quello dell’estraneo a cui ci si lega con forme di amicizia ritualizzata (xenìa). Sia nell’Iliade che nell’Odissea troviamo frequentemente procedure finalizzate alla creazione di vincoli personali fra singoli interlocutori, soprattutto, ma non esclusivamente, personaggi eminenti. Infatti i rapporti fra estranei che si riscontrano in Omero, se non sono di ostilità e guerra, sono per lo più relazioni fra figure di rango (le uniche che normalmente si spostavano volontariamente). Esse sono regolate da norme consuetudinarie che si servono di forme ampiamente note e riconosciute in campo antropologico (vd.. M.Mauss, Essai sur le don) come la condivisione del cibo, l’ospitalità, lo scambio di doni.
Dono e contraccambio Hom., Od. I, 180-189 passim: Mi vanto di essere Mente, figlio di Archialo il saggio, signore dei Tafii amanti dei remi. Or ora approdai con nave e compagni…Ospiti antichi fra noi possiamo vantarci, fin da principio: tu puoi andare a chiedere al vecchio Laerte… Ospite queste parole con animo amico le hai dette, come padre a figlio: non le scorderò. Ma adesso rimani, anche se il viaggio ti preme, e preso un bagno e ristorato il cuore, gioioso ritorna alla nave, portando un dono bello, di pregio, che ti sia mio ricordo, come ne donano gli ospiti agli amici …Il dono che il cuore ti spinge a donarmi me lo darai al mio ritorno, che a casa lo porti, e bellissimo sceglilo: tu avrai contraccambio Riconoscimento fra pari Il fondamento della xenia risiede nel principio di reciprocità che è un concetto essenziale per il funzionamento delle società arcaiche, ivi compresa quella greca. Secondo questo principio, lo scambio di beni e servizi crea obblighi sociali ed economici tra individui o gruppi che devono essere ricambiati, immediatamente o in un secondo momento. L’entità di questi obblighi dipende, ovviamente, dal valore sociale (timè) dei soggetti o dei gruppi. Nei rapporti fra capi e fra “aristocratici” di comunità e popoli diversi, il principio di reciprocità è un modo di riconoscere, da parte di un interlocutore, la dignità e il valore dell’altro, un modo di riconoscersi fra pari-grado (vd. p.es., nei poemi omerici, la richiesta allo straniero di dichiarare chi sia e le sue origini). Una volta riconosciuto nell’altro un proprio pari, scatta il dovere dell’accoglienza (ospitalità) e del dono, forma di scambio di ricchezza in sistemi economici ancora primitivi. I due interlocutori sono a questo punto, fra loro, xènoi e la parola indica in questo caso degli “amici” o, meglio, degli “ospiti”. ) Si tratta di relazioni formalizzate che creano obbligo non solo nei soggetti interessati ma anche nei loro familiari e discendenti. Una volta stabilite, cioè, queste “amicizie” danno luogo a rapporti formali e istituzionalizzati, che si possono addirittura “ereditare” di padre in figlio. Vd .p. es.:
Mi vanto di essere Mente, figlio di Archialo il saggio, signore dei Tafii amanti dei remi. Or ora approdai con nave e compagni (a Itaca)… Ospiti (xènoi) antichi fra noi possiamo vantarci di essere, fin da principio: tu puoi andare a chiedere al vecchio Laerte… (Hom., Od. I, 180-189)
. L’amicizia -ospitalità • La xenìa (ospitalità-amicizia: da xenos: straniero/ ospite) è una delle istituzioni più antiche e venerabili della società greca. Che è antica lo dimostra il fatto che la vediamo perfettamente operativa nelle società rappresentate dai poemi omerici. Che è venerabile lo attesta il fatto che fosse sotto la protezione di Zeus, la somma divinità del pantheon ellenico, che sotto la denominazione di Zeus Xenios non solo proteggeva gli stranieri e gli ospiti ma puniva chi violasse i loro diritti. • Non riconoscere il diritto ospitalità, e violare la persona e i beni di chi chiede asilo, è considerato, in questo orizzonte culturale, indice di una barbarie e di una condizione asociale e subumana (p.es. i Ciclopi e i Lestrigoni nell’Odissea)
La xenia personale aristocratica Le norme che vanno sotto il nome di xenìa, nel mondo greco di età geometrica e alto arcaica (VIII-VII sec. a. C.) sono forme istituzionalizzate, governate dalla consuetudine e dalla tradizione ancestrale. I legami di reciprocità (dono-controdono) tra ospiti-amici (xeinoi) potevano essere considerati una modalità importante di acquisizione di ricchezze. Certamente rappresentavano fonte di prestigio. Si trattava di un legame riconosciuto universalmente, di vere e proprie leggi, anche se non scritte (themistai). Gli xenoi sono tenuti a non combattersi fra loro, anzi a darsi sostegno nel caso di necessità. A partire da queste strutture elementari, si creano “codici” più articolati , che lasciano intravedere una comune elaborazione “ideologica” dei valori delle aristocrazie arcaiche. Essi rendono virtualmente universali e obbligatori i legami personali, inquadrandoli entro quei presupposti familiari, genealogici, mitici che costituiscono il fondamento delle èlites stesse, e li garantiscono, grazie al reciproco riconoscimento delle divinità dei nuclei familiari dei partners. …e il trattamento degli stranieri “uomini comuni” Nei rapporti interni alle comunità, invece, la condizione di uno straniero (xenos) che non sia un ospite sono piuttosto difficili. A meno che non si tratti di una figura prestigiosa o rispettata (anche per la sua abilità professionale: p.es. un cantore o un guaritore, un artigiano specializzato ecc.) che viaggia per i propri interessi, lo straniero, spesso arriva come rifugiato per diventare uno "straniero residente" (metanastes). Entrambe le figure - sia lo straniero residente (metanastes) che il rifugiato (phygas) presso una comunità a lui estranea - sono figure disprezzate e spesso reiette. Normalmente sono prive di ogni diritto e soggette, non di rad,o all’arbitrio di chi vive nel paese. Proprio per impedire la violenza e la rapina (sylan) contro gli stranieri (che costituivano, con la razzia, forme di guadagno legittimo) viene istituita la norma della asylìa (diritto di asilo e protezione) presso luoghi di culto e santuari, specie se frequentati da stranieri.
Dai capi alla polis. Strumenti e forme dei rapporti fra comunità greche: rapporti interstatali Gli stranieri residenti, ma non cittadini (metoikoi, perioikoi) Metèco (dal gr. μέτοικος métoikos) è il nome che si dava agli stranieri che andavano a vivere in poleis che non erano le loro d’origine per un periodo di tempo prolungato (più di un anno). Il termine, in particolare, è diffuso ad Atene (altre città potevano indicarli con altri nomi) e la condizione dei meteci in Attica è quella che conosciamo meglio. Qui essi erano obbligati a iscriversi in apposite liste, a trovare un prostàtes (προστάτης), un cittadino che facesse loro da “garante” e da protettore in ambito giuridico, e a pagare il metoikion (μετοίκιον), una tassa diretta sulla persona. Questa costituiva un’appariscente differenza con i cittadini, sui quali, in genere, non gravavano imposte dirette, poiché sarebbe stata vista come un'ingerenza e una sorta di “asservimento” allo Stato. I meteci occupavano una posizione intermedia tra i cittadini e i non liberi. Del resto, anche lo schiavo liberato attraverso formale atto di emancipazione assumeva la condizione giuridica di meteco. Dal punto di vista politico-legale la loro posizione era di netta inferiorità. Essi infatti non avevano prerogative di partecipazione politica e diritti giuridici differenti e limitati, non potevano essere proprietari di beni immobili, il cui possesso era concesso invece ai cittadini, ma potevano esercitare attività economiche ed erano talvolta imprenditori artigianali o commercianti molto ricchi e in vista nella città. Dal punto di vista sociale, quindi, potevano essere perfettamente inseriti nella comunità in cui vivevano, e perfino far parte delle cerchie più prestigiose. Famosissimi meteci furono, ad Atene, intellettuali, filosofi e artisti, come Ippocrate di Coo, Anassagora di Clazomene, Protagora di Adbera, Polignoto di Taso, Aristotele di Stagira o ancora storiografi e oratori come Erodoto di Alicarnasso, Lisia di Siracusa e Gorgia di Lentini. La tassa che gravava sui meteci era un introito molto comodo alle casse della polis: consisteva in 12 dracme per gli uomini e 6 dracme per le donne che vivevano da sole (solitamente etere o percepite come tali). Le poleis potevano dunque, in certi periodi o sotto certi regimi, incentivare la presenza di meteci. In linea teorica, il meteco aveva la possibilità di acquisire la cittadinanza, per meriti speciali e attraverso un passaggio formale di approvazione dell'assemblea cittadina (quorum di 6000 cittadini). Questo passaggio, tuttavia, non veniva concesso molto agevolmente e spesso, per la percezione esclusiva e gelosa della condizione di cittadino, era negato anche a personaggi illustri (p.es. Lisia) .
Convenzioni e accordi particolari fra poleis per il trattamento degli stranieri La tutela dei propri cittadini quando si trovavano a risiedere in altre poleis in modo occasionale o stabile poteva essere oggetto di accordo “diplomatico” fra due città-stato. Questi accordi, detti symbolai, synthekai (convenzioni) o syngraphai, potevano garantire reciprocamente ai cittadini dei due stati sicurezza personale e protezione dalla violenza indiscriminata, di cui a volte erano vittime gli stranieri. Oppure potevano accordare loro particolari diritti: p.es. di tutela giudiziaria o esenzione dalle tasse di soggiorno (Su ciò vd. lo studio di Ph. Gauthier, Symbola. Les étrangers et la justice dans les cités grecques, Nancy 1972 e la raccolta di S. Cataldi, Symbolai e relazioni tra le città greche nel V secolo A.C., Pisa 1983). Il caso qui esemplificato mostra la convenzione fra Atene e Mileto, documentata da un’iscrizione rinvenuta ad Atene. La convenzione giudiziaria s’inscrive nel più ampio quadro di accordi che legano Mileto alla potente alleata Atene, egemone della Lega Delio-attica.
Xyngraphai ateniesi nei riguardi dei Milesii (444/43 a.C.)
• IG ,I3, 21. Iscrizione su stele frammentaria di marmo pentelico rinvenuti, in tempi diversi, alle pendici meridionali dell’Acropoli di Atene. Vd. CATALDI,1983, n. 7, 191-230, con ampia bibliografia. • ll. 44-45: …. Agli Ateniesi che si recano a Mileto sia data ogni mese possibilità di adire ad azioni giudiziarie, così come ad Atene ai Milesii. …. Dal capo alla polis La comunità politica (cittadina ma anche quelle organizzate su base etnico-cantonale o altro) eredita e sviluppa queste antiche e riconosciute forme codificate di contatti con l'esterno. Dalla xenìa aristocratica di orizzonte “omerico”, secondo alcuni studiosi, si svilupperanno, da un lato, i legami formali ed istituzionali della philia, cioè del rapporto di amicizia e alleanza fra entità statuali. Per un altro verso, quell stessa consuetudine avrebbe dato origine alla prossenìa, che ne assume le funzioni concrete ed il rapporto obbligatorio ma riguarda un singolo individuo ed una città/comunità politica. La proxenìa Si tratta dell’attribuzione a un personaggio straniero (tramite decreto degli organi politici) di una posizione speciale che implica riconoscimenti, privilegi, diritti, fino ad arrivare alla concessione della cittadinanza. Il riconoscimento è in genere inteso come onorifico. La persona in questione (pròxenos) può risiedere in una polis diversa dalla sua o vivere in patria, dove si intende che possa svolgere le funzioni concrete di ospite, amico e protettore dei cittadini della città a cui è legato, nel caso in cui si trovassero a risiedere nella sua (una sorta di “console onorario” moderno). Philìa e alleanze fra stati Le relazioni fra stati greci assumono dunque in primo luogo il linguaggio “diplomatico” che era stato tipico dei rapporti personali fra capi (la philìan o“amicizia” formalizzata). A partire da questo, si elaborano procedure in grado di dare sanzione obbligatoria e permanente ai contatti (giuramenti, garanti) e di garantire loro validità reciproca. Le “amicizie” assumono quindi l’aspetto quasi contrattuale di alleanze finalizzate (in genere al sostegno militare reciproco: symmachìa), con una durata e delle precise condizioni.
La philìa tra Sibariti e Serdaioi ἀρµόχθεν οἰ Συβαρῖ- ται κοἰ σύνµαχοι κοἰ Σερδᾶιοι ἐπὶ φιλότατ- ι πιστᾶι κἀδόλοι ἀε- ίδιον· πρόξενοι ὀ Ζε- ὺς κὀπόλον κὀλλοι θ- εοὶ καὶ πόλις Ποσειδα- νία “Si sono accordati i Sibariti e i loro alleati ed i Serdaioi per stringere un patto d’amicizia fedele e senza inganno, per sempre; testimoni: Zeus e Apollo e gli altri dei e la città di Poseidonia” Symmachia egemoniale dei Lacedemoni con gli Etoli Exardieni Iscrizione su un pilastro di calcare, frammentario, proveniente dall’acropoli di Sparta, ora al Museo di Sparta. Il testo, lacunoso,, è stato fortemente integrato, anche nella parte nella quale si nomina la comunità che entra nell’alleanza spartana, identificata ipoteticamente con gli Erxadieni, popolazione di origine etolica stanziata ai confini fra Laconia e Messenia. Databile verso la fine del VI secolo a.C. Non si tratta di un trattato alla pari, nonostante i reciproci impegni all’amicizia e alla difesa, poiché in esso gli alleati si impegnano a seguire i Lacedemoni stando ai loro comandi e accettando la loro politica estera e a non defezionare dalle loro fila in combattimento. Gli impegni indicati nel trattato, con un formulario di tipo arcaico e tradizionale, rimandano alla Lega Peloponnesiaca, l’alleanza militare egemoniale organizzata da Sparta a tutela dei propri interessi all’interno (contro Iloti e Messeni) e nel Peloponneso (contro Argo e altre poleis che potevano minacciarne il potere). W. PEEK, Abh.Sächs.Akat.Leipzig, 65, III, 1974; L.H.JEFFERY (A. W. JOHNSTON), The Local Script of Archaic Grece, ; H. van EFFENTERRE - F. RUZE’, Nomima, I, 1994, n. 55, 220-222. Trattato con gli Etoli Erxadieni. Vi sia amicizia e pace per sempre, senza inganno, e alleanza militare reciproca, eccetto che contro i soli Mantineesi (?), seguendo i Lacedemoni dovunque conducano, per terra e per mare, avendo gli stessi amici e gli stessi nemici dei Lacedemoni. Che non si concluda una pace senza i Lacedemoni, smettendo di combattere con qualcuno contro cui combattono anche i Lacedemoni. Che non accolgano i fuggitivi che si siano associati a colpe. E se qualcuno contro il territorio degli Erxadieni marcerà per far guerra, i Lacedemoni verranno in aiuto, con tutte le forze in secondo quanto è possibile. Se, invece, qualcuno marciasse contro la terra dei Lacedemoni per far guerra, gli Erxadieni verranno in aiuto con tutte le forze secondo quanto è possibile…