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La Prima Guerra Mondiale

Le cause della Grande Guerra


Il contesto.
Tra la fine dell’800 e l’inizio dell’900’ il NAZIONALISMO aveva proiettato fuori dai confini nazionali le tensioni che agitavano la società,
agevolando così il controllo sociale e istigando una marcata aggressività verso l’esterno.
Il POSITIVISMO con le sue scoperte scientifiche aveva migliorato notevolmente la qualità della vita, rinnovando la cultura e la scienza ma aveva
anche radicato il razzismo e la xenofobia.
La LIBERA CONCORRENZA aveva spalancato le porte a nuovi mercati ma aveva anche scatenato un’esaltazione della competizione economica
che non si sarebbe arrestata alle soglie della violenza e della guerra.
Le INNOVAZIONI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE avevano portato a uno spettacoloso sviluppo economico ma avevano anche creato le
prime armi di distruzione di massa.
Lo STATO intervenuto per la prima volta per tutelare gli interessi pubblici aveva anche enormemente dilatato le spese militari.
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Per via della competizione imperialista si era sviluppata una affannosa corsa agli armamenti soprattutto da parte della Gran Bretagna e Germania che
privilegiavano la flotta una priorità strategica per il dominio dei mari. Il clima ideologico favorevole alla guerra (nazionalismo) e le tensioni fra
le grandi potenze portarono alla rottura definitiva dell’equilibrio internazionale.

Le rivalità.
La grande guerra fu un conflitto per l’egemonia in Europa e nel Mondo che portò alla nascita della formazione di blocchi contrapposti: in
Occidente c’era la Germania con a capo Guglielmo II intenta all’espansione coloniale in Africa e in Estremo Oriente e a diventare una potenza
globale, in netto contrasto con la Gran Bretagna, prima potenza economica e politica al mondo minacciata dalla flotta tedesca sul controllo degli
oceani, risorsa strategica vitale da cui la stessa esistenza quotidiana dipendeva interamente dal mare; anche la Francia era ostile alla Germania per via
della sconfitta francese del 1870 con la perdita dell’Alsazia-Lorena. L’Italia invece aveva come obbiettivo il recupero delle terre irredenti (Trento e
Trieste) ancora sotto il dominio austriaco, e l’espansione verso la penisola balcanica.
In Oriente invece c’era il contrasto fra l’Impero Austro-Ungarico e la Serbia con la Russia entrambe ansiose di acquisire una maggiore influenza
sui Balcani e sul territorio dell’Impero Ottomano.
A rendere ancora più incandescente la situazione, intervennero le crisi interne e i moti rivoluzionari che misero in subbuglio paesi di grande
importanza strategica, come l’Impero Ottomano e la Russia: L’Impero Ottomano fu scosso dall’ascesa dei Giovani Turchi che nel 1908
organizzarono un’insurrezione militare e ottennero un regime costituzionale e una crescente influenza all’interno del governo; sempre nel 1908
durante la crisi persero alcuni territori e si succedettero le due guerre balcaniche del 1912 e 1913.
La Russia invece fu scossa dai moti di protesta per le tasse elevate e la povertà dei contadini che aumentarono dopo la sconfitta contro il Giappone,
lo zar fu costretto ad accettare alcune riforme: fu istituito un Parlamento (Duma) e furono concesse libertà politiche e civili. L’Impero Austro-
Ungarico invece multietnico e multinazionale, si trovata in condizioni economiche e sociali molto diverse rispetto all’alleato tedesco. All’interno vi
erano tensioni nazionalistiche: italiani, cechi, polacchi e slavi in Austria e croati, slovacchi, rumeni e serbi in Ungheria. Il paese era essenzialmente
rurale e la politica aveva avviato una serie di riforme come il suffragio universale maschile.
Nasce cosi un sistema di contrapposte alleanze politico – militari: LA TRIPLICE ALLEANZA (Italia, Impero Austro-Ungarico e Impero
Germanico) e LA TRIPLICE INTESA ( Gran Bretagna, Francia e Russia).

L’inizio della Guerra


Il 28 giugno del 1914 a Sarajevo nel cuore della Bosnia, lo studente serbo-bosniaco Gravilo Princip uccise l’arciduca Francesco Ferdinando erede
al trono d’Austria. (La Serbia aveva il progetto ambizioso di unificazione di tutti gli slavi della regione e la conquista della Bosnia- Erzegovina da
parte dell’Austria era stata causa di conflitto con la Serbia).
L’Austria un mese dopo inviò un’ultimatum ma il governo di Belgrado non accetto un unica clausola che pretendeva la partecipazione di funzionari
austriaci alle indagini sull’attentato, allora il 28 luglio del 1914 l’Austria dichiarò guerra alla Serbia scatenando l’intervento della Russia in difesa di
quest’ultima e la Germania in difesa dell’Austria. Il 1 agosto del 1914, la Russia dichiarò guerra agli Imperi centrali.
Il 3 agosto del 1914 la Germania dichiarò a sua volta guerra alla Francia invadendo il Belgio (Neutrale). La Gran Bretagna sentendosi minacciata
entra in guerra in difesa della Francia e Russia il 4 agosto del 1914.
Successivamente nello stesso anno, prima il Giappone, 23 agosto del 1914 e poi Impero Ottomano 29 ottobre del 1914 si schierarono il primo con
l’Intesa e l’ultimo con gli Imperi Centrali.

I principali Fronti di guerra.


Sul FRONTE OCCIDENTALE c’era una linea di trincee lunga 800 km dalla Manica al confine Svizzero e dal 6 al 12 settembre 1914 gli inglesi e
francesi riuscirono a respingere i tedeschi sul fiume Marna dove morirono nei primi 40 giorni ben 500.000 soldati francesi; a novembre 1914 ci fu una
terribile battaglia sulle Fiandre. Nel settembre 1915 fallì un’offensiva francese nella zona della Champagne; tra febbraio e aprile 1916, i tedeschi
all’attacco verso Parigi, furono fermati a Verdun, in uno scontro in cui si contarono 600.000 morti; nel giugno – settembre 1916 sulla Somme, si
infranse la successiva offensiva franco-inglese contro i tedeschi. Il 31 maggio del 1916 ci una la battaglia navale dello Jutland (tedeschi contro
britanni) che portò alla sconfitta tedesca.
Invece sul FRONTE ORIENTALE i tedeschi bloccarono l’attacco dei Russi a Tannenberg e sui laghi Masuri nella Prussia Orientale tra l’agosto e
settembre del 1914, mentre l’Austria, in stallo, non riusciva ad avere la meglio su la Serbia, fu sconfitta dalla Russia in Galizia.
Francia e Inghilterra, sostenuta dall’Australia e Nuova Zelanda, tentarono di conquistare i Dardanelli, ma si risolse in una disfatta a opera dell’esercito
turco a Gallipoli. La Serbia rimasta sola accerchiata dalla Bulgaria e dall’Austria fu travolta; poi toccò alla Romania nel dicembre del 1916.
La Russia il 4 giugno 1916 sfondò le linee austriache e si spinse fino ai Carpazi, catturando 400.000 prigionieri, le truppe tedesche salvarono
l’Austria – Ungheria dal crollo totale.
L’ITALIA allo scoppio della guerra era ancora alleata alla Triplice Alleanza, la formulazione del trattato di valore esclusivamente difensivo doveva
essere applicato in caso di aggressione militare ai danni di uno dei suoi contraenti da parte di un altro Stato. Lo stato che attaccò per primo fu l’Austria
perciò l’Italia si dichiarò neutrale. Al suo interno l’Italia era divisa in due parti: tra
INTERVENTISTI (irredentisti,sindacalisti rivoluzionari,democratici, nazionalisti,Mussolini, il re e Salandra
e NEUTRALISTI (socialisti, giolittiani, cattolici). I neutralisti avevano la maggioranza in Parlamento ma gli irredentisti riuscirono ad accendere le
passioni nelle piazze.
Il 26 aprile del 1915 il Ministro degli Esteri Sonnino strinse un accordo segreto con l’Intesa chiamato Patto di Londra, in cambio di concessioni
territoriali.
Sul FRONTE MERIDIONALE l’Italia entrò in guerra contro l’Austria – Ungheria il 24 maggio del 1915 attaccando sul fiume Isonzo e
sull’altopiano del Carso sotto il generale Cadorna. Il 15 maggio 1916 ci fu una spedizione punitiva da parte dell’Austria per l’Italia traditrice.
Sull’Isonzo, fiume che da il nome a 11 battaglie che si susseguirono tra il 15 e il 17, alcuni parziali successi italiani portarono all’occupazione del
monte San Michele , Sabotino e infine alla conquista di Gorizia nell’agosto del 2016.
In Sardegna furono richiamati alle armi circa 100.000 sardi, uomini adulti in salute che vennero strappati dalle loro famiglie, dai campi, dalle attività
lavorative e spediti a 1000 km di distanza da casa, in posti sconosciuti per uccidere o farsi uccidere. Furono svuotate anche le galere, molti eroi da
trincea avevano condanne sulla loro testa e avevano accettato di combattere pur di evadere dalla gattabuia. La percentuale di uomini che non tornò mai
dal fronte è del 13% rispetto al 10% dell’italia. L’esercito italiano venne organizzato su base regionale, nasce quindi la Brigata Sassari il 1 marzo del
1915
Sul FRONTE MEDIORIENTALE per indebolire la resistenza dell’Impero Ottomano, la Gran Bretagna e la Francia promisero l’indipendenza ai
popoli arabi promuovendo una vasta guerriglia antiturca. Con la dichiarazione di Balfour del 1917 il governo inglese si impegnava a sostenere la
costituzione di un focolare nazionale per il popolo ebraico in Palestrina.
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Il genocidio degli armeni.


Nel Medio Oriente per indebolire l’Impero Ottomano, la Gran Bretagna e la Francia promisero l’indipendenza dei popoli arabo promuovendo
una vasta guerriglia antiturca. La crisi che l’Impero Ottomano aveva vissuto tra l’800 e 900’, non era stata determinata solo dalle pressioni
territoriali delle potenze imperialiste e dalle aspirazioni all’indipendenza delle diverse minoranze nazionali disseminate sul suo territorio. A
essa contribuirono anche fattori politici a amministrativi, burocratici e giuridici, economici e sociali, di cui finì per fare le spese la minoranza
armena presente nell’area anatolica fin dal 7° secolo a.C.
Al contrario del resto dell’impero, essa stava vivendo una fase di notevole sviluppo e premeva sul sultano per la concessione di riforme costituzionali
o addirittura dell’autonomia. Già oggetto di una violenta repressione negli anni 1894 – 1897 condotta dal sultano Abdul-Hamid II, la situazione
peggiorò ancora con l’avvento al potere dei Giovani Turchi. Il cui loro obbiettivo era di costruire uno Stato etnicamente omogeneo che non lasciava
spazio alle minoranze nazionali – come i greci e armeni- che abitavano nei territori del vecchio impero.
L’obiettivo degli ottomani era la cancellazione della comunità armena come soggetto storico, culturale e soprattutto politico. Non secondaria fu la
rapina dei beni e delle terre degli armeni che servì da base economica alla futura repubblica kemalista.
Nel 1909 si registrò uno sterminio di almeno 30.000 persone nella Cilicia.
Nel 1913 il Comitato di Unione e Progresso (partito dei giovani turchi) fondò l’Organizzazione speciale. L’Organizzazione Speciale dipendeva dal
Ministero della Guerra e attuò il genocidio con la supervisione del Ministero dell’Interno e la collaborazione del Ministero della Giustizia. Più tardi nel
1914, furono rilasciati i criminali delle carceri che rappresentarono in seguito gli elementi centrali di questa organizzazione speciale di recente
formazione.
E’ il 1915, in quell'anno il governo turco decise di entrare in guerra a fianco degli imperi centrali, subito si lanciò alla conquista dei territori azeri
"irredenti". La Terza Armata turca, impreparata, male equipaggiata, mandata allo sbaraglio in condizioni climatiche ostili, fu presto sbaragliata a
Sarikamish nel gennaio 1915 dalle forze sovietiche. L'esercito turco indicò i responsabili della disfatta negli armeni che, allo scoppio della guerra
avevano comunque assicurato il proprio sostegno all'impresa turca.
Il clima si fece sempre più teso e, tra il dicembre del '14 e il febbraio del '15, il Comitato Centrale del partito Unione e Progresso, diretto dai medici
Nazim e Behaeddine Chakir, decise la soppressione totale degli armeni, e fu emanata il 29 maggio del 1915 la legge Tehcir che autorizzò la
deportazione della popolazione armena.
Furono creati speciali battaglioni irregolari, detti “tchété”, in cui militavano molti detenuti comuni, come abbiamo già detto appositamente liberati, essi
avevano addirittura autorità sui governi e i prefetti locali e quindi godevano di un potere pressoché assoluto.
L'eliminazione sistematica prese l'avvio quando i battaglioni regolari armeni furono disarmati, riunito in gruppi di lavoro ed eliminati di nascosto.
Iniziarono quindi ad eliminare tutti gli uomini arruolati.
Il piano turco, pensato e diretto dal Ministro dell'Interno Talaat, proseguì poi con la soppressione della comunità di Costantinopoli e in particolare
della ricca e operosa borghesia armena: tra il 24, che resta a segnare la data commemorativa del genocidio, e il 25 aprile, 2345 notabili armeni furono
arrestati, mentre tra il maggio e il luglio del 1915 gli armeni delle province orientali, tra cui Sivas (città del mio bisnonno), furono sterminati.
Solo i residenti della provincia di Van riuscirono a ripararsi in Russia grazie all’avanzata dell'esercito sovietico.
Nelle città fu diffuso un bando che intimava alla popolazione armena di prepararsi per essere deportata; si formarono così grandi colonie nelle quali
gli uomini validi furono raggruppati, portati al di fuori delle città e lì sterminati.
Il resto della popolazione fu indirizzato verso Aleppo (Siria), ma la città fu raggiunta solo da pochi superstiti: i nomadi curdi, l'ostilità della
popolazione turca, i tchété e le inumane condizioni a cui furono sottoposti faranno sì che i deportati periscano in gran numero lungo il cammino. Dopo
la conclusione delle operazioni neppure un armeno rimase in vita in queste province.
La seconda parte del piano prevedeva il genocidio della popolazione armena restante, sparsa su tutto il resto del territorio. Tra l'agosto del 1915 e il
luglio del 1916 gli armeni catturati furono riuniti in carovane e, nonostante le condizioni inumane cui erano costretti, riuscirono a raggiungere quasi
integre Aleppo mentre un'altra parte di deportati fu diretta verso Deir es-Zor, in Mesopotamia, lungo il cammino, i prigionieri, lasciati senza cibo,
acqua e scorta, morirono a migliaia.
Per i pochi sopravvissuti la sorte non fu migliore: periranno di stenti nel deserto o bruciati vivi rinchiusi in caverne.
A queste atrocità scamparono solo gli armeni di Costantinopoli, vicini alle ambasciate europee, quelli di Smirne, protetti dal generale tedesco Liman
Von Sanders, gli armeni del Libano e quelli palestinesi.
Il consuntivo numerico di questo piano criminale fu alla fine: da 1.000.000 a 1.500.000 di armeni furono eliminati nelle maniere più atroci. In
pratica, i due terzi della popolazione armena residente nell'Impero Ottomano, fu soppressa e, regioni per millenni abitate da armeni, non videro più,
in futuro, nemmeno uno di essi. Circa 100.000 bambini furono prelevati da famiglie turche o curde e da esse allevati smarrendo così la propria fede e
la propria lingua. Considerando tutti gli armeni che scamparono al massacro, il loro numero non superò le 600.000.
Su tutte, valga la testimonianza del Console italiano Giovanni Gorrini, che così scrisse:
"Dal 24 giugno non ho più dormito ne mangiato. Ero preso da crisi di nervi e da nausea al tormento di dover assistere all'esecuzione di massa di
quegli innocenti e inermi persone. Le crudeli cacce all'uomo, le centinaia di cadaveri sulle strade, le donne e i bambini caricati a bordo delle navi e
poi fatti annegare, le deportazioni nel deserto: questi sono i ricordi che mi tormentano l'anima e quasi fanno perdere la ragione".
Anche l'intervento della Santa Sede tramite il Papa Benedetto XV non produsse alcun effetto, in funzione anche del fatto che i turchi avevano
proclamato la guerra santa.
In seguito, approfittando degli sconvolgimenti in corso in Russia a causa della rivoluzione, gli armeni sotto il controllo dell'impero zarista si ribellarono
e, il 28 maggio 1918, dichiarano la propria indipendenza. In seguito, dopo la presa di alcuni territori nell'Armenia turca, fu proclamata la
nascita della Repubblica Armena.
Durante i lavori del Trattato di Sevrès 1920 (Francia) trattato di pace tra le potenze alleate e l’impero ottomano, fu perfino riconosciuta
l'indipendenza al popolo armeno e la sua sovranità su gran parte dei territori dell'Armenia storica ma, come altre volte in futuro, tutto resterà solo sulla
carta.
Infatti, il successivo Trattato di Losanna (1923 Svizzera) tra la Turchia e le potenze dell’ Intesa, annullerà il precedente negando al popolo
armeno persino il riconoscimento della sua stessa esistenza.
La caduta del regime turco alla fine della Grande Guerra e la seguente ascesa alla guida del paese di Kemal Ataturk non cambiarono la situazione.
Infatti, tra il 1920 e il 1922, con l'attacco alla Cilicia armena e il Massacro di Smirne, il nuovo governo portò a compimento il genocidio. Dopo
questi ultimi crimini non un solo armeno vivo lasciò traccia in Turchia.
La sconfitta della Triplice Alleanza accelerò la
disgregazione dello Stato Ottomano: gli inglesi
occuparono Istanbul, buona parte dell’Anatolia, i
francesi sbarcarono in Siria e gli italiani
nell’Anatolia Centro-meridionale, mentre i greci
presero Smirne sterminando gli abitanti. Il
governo e la maggior parte degli storici turchi
ancora oggi rifiutano di ammettere che nel
1915 è stato commesso un genocidio ai danni
del popolo armeno.

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Una guerra inedita.


Un mondo che con la seconda rivoluzione aveva già sperimentato la produzione di massa, i consumi di massa, la partecipazione politica di massa, e ora
si confrontarono con il lato più tragico: la guerra e la morte di massa.
Il simbolo della morte di massa furono le trincee, scavate nella roccia, nel fango, nella sabbia protette solo da pochi metri di filo spinato o da
imponenti fortificazioni in cemento armato, chilometri e chilometri di buche e fossati in cui centinaia e centinaia di migliaia di uomini si affollavano,
vivevano e morivano, respiravano un clima di disperazione, di sfiducia apatia, una ripetizione meccanica e ossessiva degli attacchi, una disperata
volontà di autoannientamento. Per i soldati rinchiusi in quei buchi, era difficile dare un senso alla propria esperienza. Sotterrati nelle trincee i soldati
non vedevano più il nemico che seminava morte in maniera invisibile, un’attesa che logorava chi stava sulla difensiva e ancora di più chi doveva
eseguire l’ordine d’attacco, costretto a buttarsi contro un muro di buio e di proiettili e di fuoco dell’artiglieria pesante.
Gli stimoli sensoriali erano potenti, violenti, incessanti che determinarono un annichilimento totale, sordità, mutismo, perdita di coscienza per periodi
più o meno lunghi. I soldati in questo sconvolgente impatto con la realtà della nuova guerra tecnologica e moderna, impararono a morire ma anche
a uccidere.
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Un altro aspetto che contraddistinse la Prima Guerra Mondiale fu la straordinaria efficienza tecnologica delle armi come i cannoni, bombarde,
mitragliatrici, esplosivi ad alto potenziale e i gas tossici. Fu in questa guerra che si sperimentarono nuovi strumenti di offesa come l’aereo e il carro
armato. Anche la guerra navale fece enormi passi avanti, grazie ai micidiali sommergibili.
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L’intervento dello stato nell’economia conobbe un espansione senza precedenti in tutti i paesi coinvolti nel conflitto poiché in una guerra così lunga,
impegnativa e costosa, poteva essere sostenuta solo grazie alla spesa pubblica.
Anche i civili erano coinvolti nell’esperienza bellica, era cruciale suscitare un consenso il più possibile diffuso alle motivazioni del conflitto
attraverso la propaganda. Anche le donne furono coinvolte per sostenere il conflitto.
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La Rivoluzione Russa
Il 23 febbraio 1917 in Russia una rivolta degli operai e dei soldati spinse lo zar ad abdicare. Al suo posto si insediò un governo provvisorio, deciso a
continuare la guerra.
La rivoluzione nasceva dalla disastrosa condotta della guerra, l’intero apparato statale era sull’orlo del collasso. Il 24-25 ottobre 1917 il
governo provvisorio fu rovesciato dai bolscevichi, che il 3 marzo 1918 siglarono la pace di Brest- Litovsk con gli Imperi Centrali.
La Russia uscì dalla guerra.
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L’intervento degli Stati Uniti.


La defezione russa fu controbilanciata dall’intervento degli Stati Uniti a fianco dell’Intesa, il 6 aprile 1917 per difendere i grandi interessi
economici essendo i principali fornitori della Francia e Gran Bretagna ma soprattutto per non perdere il rimborso dei debiti contratti dai paesi
dell’Intesa.
L’8 gennaio 1918 il presidente Wilson inviò al Congresso un messaggio in Quattordici punti per esporre le sue vedute circa la sistemazione del
mondo alla fine della guerra che portò alla futura Società delle Nazioni.
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Tra il febbraio e luglio del 1917 La Germania attua una guerra sottomarina illimitata ma l’economia Britannica riuscì a reggere anche grazie agli
aiuti americani, così la produzione industriale si mantenne elevata.
La frustrazione e delusione, ostilità verso la guerra si diffuse fra la popolazione, costretti da anni a disastrose condizioni di vita. Ci furono
scioperi e sommosse contro la guerra in Germania , in Francia e Italia, soprattutto a Torino per ben 4 giorni consecutivi nell’agosto del 1917.
Il 1 agosto 1917 Benedetto XV fece un appello per porre fine all’inutile strage. La Sacra Unione di tutto il popolo difronte alla guerra era
definitamente tramontato.
Il 24 ottobre 1917 ci fu lo sfondamento delle linee italiane a Caporetto per via del ritiro dalla guerra della Russia che permise ai tedeschi di
concentrarsi sul fronte occidentale e quello italiano, costringendoli a ritirarsi sino al fiume Piave.
Con il nuovo Governo guidato da Vittorio Emanuele Orlando, l’Italia si preparò per la resistenza, ci fu una riorganizzazione a livello politico,
industriale e militare. Subentrò il generale Armando Diaz che sostituì la strategia di Cadorna con una strategia difensiva. La ripresa divenne evidente
fra la primavera e l’autunno del 1918 con la battaglia di Piave e il 24 ottobre con la vittoria italiana sulle truppe austriache a Vittorio Veneto e su
tutto il fronte.

Alla fine del 1918 gli alleati della Germania furono sconfitti uno dopo l’altro:
il 29 settembre 1918 ci fu la resa bulgara e il 31 ottobre 1918 ci fu la resa turca; infine toccò all’impero asburgico il 4 novembre 1918.
L’11 novembre 1918 ci fu la resa tedesca per rivolgimenti interni. La Germania crollò sotto l’urto della crisi politica interna.
Il 18 gennaio ci fu la Conferenza di Pace che si aprì a Parigi con la partecipazione dei 32 stati vincitori e senza i rappresentanti dei paesi sconfitti.
I vincitori ridisegnarono la carta dell’ Europa: sulle macerie dell’Impero asburgico nacquero nuovi Stati (Austria, Ungheria, Cecoslovacchia,
Iugoslavia), mentre l’Impero Ottomano fu smembrato e i suoi possedimenti spartiti tra Inghilterra e Francia. Fu anche istituita la Società delle
Nazioni, allo scopo di risolvere con mezzi pacifici i conflitti tra gli Stati.
La prima guerra mondiale causò la morte di 16 milioni di morti.
Negli anni attorno alla prima guerra mondiale, diede un valido contributo al rinnovamento del romanzo inglese James Joyce.

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