Sei sulla pagina 1di 1

A questo è poi legato quel metodo opposto di eloquio (esposizione), che con un

altro strumento smuove le menti dei giudici e le spinge a provare odio o amore, ad
invidiare o a voler qualcuno salvo, a temere o a nutrire speranze, a desiderare o a
provare disgusto, a rallegrarsi o a dolersi, a provare compassione o a volere
punire, o ad essere trascinati a quegli stati d’animo, che siano legati e
provenienti da simili emozioni. E l’oratore deve aspirare a questo, che i giudici
da soli, di loro spontanea volontà, trasferiscano nel processo una qualche
emozione, in accordo con ciò che l’interesse dell’oratore suggerirà. È più facile
infatti, come dicono, incitare uno che corre che non commuovere uno che languisce
nel torpore. Se però non sarà così, o sarà piuttosto incerto, come un coscienzioso
medico, prima di tentare di somministrare una medicina ad un malato, deve conoscere
non solo la malattia di colui, che vuole curare, ma anche le sue abitudini di uomo
in salute e la costituzione fisica, così io, per parte mia, quando mi accingo,
durante un processo incerto e difficile, a influenzare gli animi dei giudici, mi
dedico con tutto lo sforzo mentale in quella riflessione e in quell’impegno a
fiutare, con quanta più acutezza io possa, cosa provano, cosa pensano, cosa si
aspettano, cosa desiderano, dove pare che possano essere trascinati con estrema
facilità con il (mio) discorso.A questo è poi legato quel metodo opposto di eloquio
(esposizione), che con un altro strumento smuove le menti dei giudici e le spinge a
provare odio o amore, ad invidiare o a voler qualcuno salvo, a temere o a nutrire
speranze, a desiderare o a provare disgusto, a rallegrarsi o a dolersi, a provare
compassione o a volere punire, o ad essere trascinati a quegli stati d’animo, che
siano legati e provenienti da simili emozioni. E l’oratore deve aspirare a questo,
che i giudici da soli, di loro spontanea volontà, trasferiscano nel processo una
qualche emozione, in accordo con ciò che l’interesse dell’oratore suggerirà. È più
facile infatti, come dicono, incitare uno che corre che non commuovere uno che
languisce nel torpore. Se però non sarà così, o sarà piuttosto incerto, come un
coscienzioso medico, prima di tentare di somministrare una medicina ad un malato,
deve conoscere non solo la malattia di colui, che vuole curare, ma anche le sue
abitudini di uomo in salute e la costituzione fisica, così io, per parte mia,
quando mi accingo, durante un processo incerto e difficile, a influenzare gli animi
dei giudici, mi dedico con tutto lo sforzo mentale in quella riflessione e in
quell’impegno a fiutare, con quanta più acutezza io possa, cosa provano, cosa
pensano, cosa si aspettano, cosa desiderano, dove pare che possano essere
trascinati con estrema facilità con il (mio) discorso.

Potrebbero piacerti anche