(Erich Auerbach) Studi Su Dante

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Erich Auerbach Studi su Dante Con il nome classico di “Critica”, che rinvia al atcivia del giudlice che ds- ‘me le question, si raecolgono studi di critica letteraria d'arte, musica, tea 1, cinema ed estetia, “Campi del sapere/Critica” si propone di superare Tinterpretazione immanente ecollocare opera dartenel suo contesto stor covsociale,andando oltre ilimiti dello storicismo novecentesco e leggendo le ‘espressioni di creativita passate e attuali in termini di pratiche cultural. Erich Auerbach (Berlino 1892, Wallingford, USA, 1957) pubblicé nel 1924 tuna traduzione in tedesco della Scienza Nuova di Vico, cui dedic® numerosi studi successivi. I suo interesse di filologo si concentra sulla lerteratura ita- Frana ein particolare su Dante. Succeduto a Leo Spitzer alla cattedta di roma- nistica del'Universita di Marburg, studi laflologiafrancese spaziando fino ‘gli autori moderni. Dal 1936 al 1947 insegn all" Universit di Istanbul, dove Shera rifugiato fuggendo dalla Germania naziste. Si recd quindi negli Stati Unit insegnd nelle universia di Pennsylvania, Princeton e Yale. Dele opere di Auerbach Feltrineli ha pubblicato anche: Lingua letteraria e pubblico nella tarda antichita latina e nel Medigevo (1960); ricordiamo inoltse: Mires. TL realisro nella letteratura occidentale (Einaudi 1972, 1991); Introduzione alla Ailologia romanza (Einaudi 1963, 1984). Erich Auerbach Studi su Dante Prefazione di Dante Della Terza < Feltrinelli ‘Titoli det sage origina DANTE ALS DICHTER DER IRDISCHEN WELT Verlag Wolter de Gruyter & Co, Betin-Leipig, 1929 NEUE DANTENSTUDI (© Marie Auerbach. Originally published by “Istambuler Schriften”, 5, Tstambul 1944, Now Francke Verlag, Bern FIGURATIVE, TEXTS ILLUSTRATING CERTAIN PASSAGES GF DANTES “COMEDIA® Ba "Speculum’, XXL, 1964, 474-489, Ber gentile concessione della Medieval Academy of Ametica, Cambridge, Massachusets SAUL’S PRIDE (Pare. XII, 40-4 Ba "Moder Language Notes", 6, 1949, 267.269. Per gentile concessione della John Hopkins Univers, Baltimore, Maryland DANTE'S PRAYER TO THE V.RGIN (Per, XXXII!) AND EARLIER EULOGIES @ The Regents of the University of California 1949. Reprinted from "Romance Philology”, TIT, 1-26, by permission of The Regents DANTE'S ADDRESSES TO THE READER {© The Regents of the University of California Reprinted from "Romance Philology", VIL, 268-278, by permission of The Regents ‘Traduzione dal redesco di MARIA LUISA DE PIERI BONINO ‘Traduzioni dallinglese di DANTE DELLA TERZA © Giangiacomo Feltsneli Edtore Milano Prima edizione ip “Fish” ortobre 1963 Prima edizione in “SC/10" marzo 1966 Prima edizione in “Campi del sapere” maggio 1984 Quattordicesima edizione novembre 1999 ISBN 88.07100312 Prefazione 1 saggi qui raccolti sono stati scritt in tze tempi distinti: il primo, id apparso in Germania (1929) e recentemente negli Stati Uniti! (1961) sotto forma di libro, & lk sintesi d'un'attivita di ricerche di cui Fautore ha lasciato segni non trascurabill nelle riviste tedesche degli anni ventis tre altri, raccolti nel 1944 sotto il titolo di Neue Dantestudien, sono stati claborati in Turchias ed un terzo gruppo, composto di scrtti spars, compilati in inglese, contene saggi appartenenti, con una sola eccezione? al periodo americano delo Auerbach. Ex ordinate temperali delfinterese dameso dello stadiono han- ‘no dunque anche implicezioni spaziali, cosmopolitiche, plurilinguistiche. My, qual tl appro eines Teal contests dey tet sag, ilmente legati tra loro dal comune tema dantesco, ed il carattere centrifugo dellesperienza umana dell’autore, sottomessa alle pressioni cultural pi imprevedibili? In che misura la tematica critica dello Auer- Sach, nel conereo impeano delleepesi dane, col pavare del ani, si complica € devia dal proposito primitivo espresso nel saggio fort mente sineico del 1929" y : Seu La risposta pid ovvia a queste domande & che una cultura come quella dello Auerbach, rigorosa, ma aperta fin dalle origini al fascino dell'universale, si dispone neturalmente ad infrangere ogni barriera lin- o-culturale, ad inseritsi dinamicamente in ogni situazione nuova, a sentire palpitare col proprio cuore il euore del mondo. Ma fuori del. Yallegoria del ertico che va incontro al destino mentale che si & meri- tato, rimane il problema della diversa articolazione dei saggi presen tati ed il dubbio che forse Vautore avrebbe suggerito un diverso orien- 4 E, Aueasscn, Dawe fot of the seul wari, wanslet by Ralph Maskcimy, ‘The Univerity of Chicago Tres, 19, “ th sopsio Patt dalla Come Tecanbul, ma appane nels rite enteen ara date Fal! bu ver ak rercana *Speccom” Prcfsione tamento selettivo. Se abbiamo superato questo dubbio (¢ la presente aantologia ne & la prova) non possiamo perd esimerci dal dichiarare 1a presenza d'una linca divisoria nel corso del libro, Voccasionalita, la con- Tingenza di certi saggi, ¢ dall'indicare daltra parte, pet explicito impe- fgno critico reso necessario dalla natura delle riserve espresse prelimi- farmente, il legame di necessitd interna che tiene uniti tra loro seritt ur cost diversi. Pu partendo dal libro pit noto dello Auerbach, Mimess, appare subito ovvio che Ii lo studioso procede alla verifica della costante realstca in contesti privi di Jegame tra loro © che proprio dal procedimento indi- vidualizzante ¢ dalle analisi distaccate egli ricava la conferma del mu- tato atteggiamento delle diverse epoche e civiltd letterarie verso la real cche esse cercano di assimilarsi. L'unita della ricerca consiste, parados- salmente, proprio in questa esigenza di caratterizzare tun tempo storico, ed un linguaggio individuale inalienabile trascendendolo nella formula- Zione d'un realta ircaggiungibile, come astrazione proprio perché legata alla storia. Cosa accade a proposito dei saggi danteschi? Ad wn'unitA tematica volutamente tenue ed cvasiva, qual @ quella di Mimesis, si oppone qui Ja permanenza del soggetto dantesco, ma mentre in Mimesis prevale Vresigenza da parte del critico di sentire la ricerca come un tuto, qui sembra predominare In tendenza a spostare Vinteresse dellindagine, in tun senso certo altamente specialistico, verso Ia preistria della Divina Commedia ¢ a raggiungere una serie di risulteti tra loro irrelati, La cosa singolare & che tale tendenza addizionante, autorizzata ia Germa ria dal celebre saggio del Vossler, veniva controbattuia con estrema eleganza dallo scrito dantesco di maggior respiro dello Auerbach, in coi Tunih wa casttere ¢ desing, pur verfcaa atrvero 1a grande sia greca, epica ¢ ttagica, veniva rivelata in pagine altamente ispi- Fite ac memerabliconti tra Dante e i perv della Commedia allinterno delle tre cantiche. I! punto di partenza omerico, o sofocleo serviva non da indagine preistoric, ma da criterio differenziante © qua- lificante del mondo poetico dantesco. Se il poeta epico aveva, nellopi- nivne del critico, bisogno di spazio ¢ di colore per rivelare Vessenza dellerce, se il poeta tragico doveva indirizzare i propri personaggi in- contro al loro destino unicamente forniti delle connotazioni pid astratte ed universali delle loro individual, Dante esprimeva nella dimensione arrativa d'un viaggio 1a consonanza del proprio destino con quello dell'umanita peceatrice ¢ redenta, ed in potenti scorci, vicini per qualita ed illuminazione alla sintesi tragica, la quintessenza del pathos umano delle anime dell'altro mondo. Prefasione I carattere sintetico del saggio non risultava del resto neppure com: promesso dalla ben not: tendenza dello Auerbach alle annotazioni mi- rnutamente analitiche e ad un linguaggio da critico stilistico poiché lo studio delle stilizzazion: dantesche, delle complesse ragioni della sem- pilicch paratatica di ceri racconti, delle aperture rivelarici dei dialoghi, insomma del poeta intew come “abstracteur de quinte essence” andava riferito a motivi strutturali pit general, capaci di meglio qualificare la natura dello scritt. Il punto davvio ¢ Foccasione critica rimaneva semmai quella pa- gina delle Lezioni di estetica dello Hegel in cui 2 detto che Dante “immerge il mondo vivente dell’agire e del patire, ¢ pidi precisamente delle azioni e dei destini individuali, in wna esistenza immutabile” ri- portata anch'essa perd alle ragioni culturali generali che individuano i problemi della cosiddetia struttura, Allinizio del quinto capitolo, infati, ordinando Ie idee direttive del saggio, lo Auerbach metteva nel dovuto rilievo il legame esistente tra Ja struttura dell universo dantesco ed i temi fondamentali della Com- media, tra Videa tomistca, cost bene expressa dal Gilson, secondo la quale’ nessun uomo pwd realizzare pienamente sulla terra Yessenza umana o la nozione completa della propria individualita e la condizione delle anime della Commedia che tale essenza realizzano nell'aldild, ed acutamente annotava Veffeto stilistco della gravitazione della struttura sulle singole immagini ed espressioni. Si trattava dunque d'una critica stilistica, chiamata in soccorso d'una tematica la quale non disdegnava affatto, Galtra parte, dvisioni contenutisiche, anzi procedeva nel suo discorso raggruppando insieme episodi Dante e Brunetto, Stazio e Virgilio, Dante ¢ Casella, Dante unit tra loro appunto da precisi rapporti di contenuto (amicizia, af ferto tra allievo e maestro exc.) Per dare a questo siggio un opportuno ambientamento storico biso- gnerh forse pensare ad una stagione della critica dantesca ancora scossa dall'audacia della discussione ctociana sul destino del romanzo teolo- ‘ico ¢ desiderosa di spezzare una lancia a favore della steuttura nella Divina Commedi + tra gli cempi di que tendenzs, pluose ovvi pa quanto riqueréa la it tllana, cert sprout lo sito di Urauct Lan, Seen and Schtnen Bei Danfe (Crewuches Dante abrbach,” X1"(1929) per it mio earntere dk rceres aslvise Gh Sntuatrecheng pata ceiciasente wna del eggs) mena al eve Con problema teorco gencrale: quel appunto eel ta¢pat! toes © srt IW lavore delle Avecbuch che a me pute Fesmsio pid bellame &: quas tye di roblematies, non sembra esere enrato in Ceaeams nel givo dell sultan apenalice Zsa diqueyll anal, poké oon mai eotsta che ae fuces conto Frieddeh Schreier Prefaione Tornando ora allo studio dei rapporti esistenti tra il maggior sag- io dello Auerbach ¢ Ia sua ulteriore attivitA di dantista, appare chiaro che proprio in quanto egli presentava il suo libro del 1929 come un ri- sultato supremo, come la sintesi pit: qualifcata di tutti i suoi pensieri sul cosmo dantesco, ogni nuovo lavoro da Iui concepito doveva apparire cotne una sorta di deviazione in senso analitico ed individualizzante da un corso di pensieri gia giunti a sistemazione, Tra la pubblicazione del Dante als Dichter der irdischen Wels ¢ del saggio Figura apparso in una prima stesura nel 1938 nella rivista del Bertoni Archivum Roma- nicums intercorre quasi un decennio, dedicato, a quanto ci dice lo Auer- bach, appunto alla meditazione sul signifcato della struttura del mondo dantesco, ure, ad una lettura anche attenta il saggio Figura appare solo in- direttamente come un'indagine relata alla Divina Commedia, come un passaggio da una discussione critica del macrocosmo della Commedia ad un'indagine specifica su determinati punti focali delle tre cantiche. Esso 2 prima di tutto altra cosa; e cio8 un saggio di critica semantica legato per la sua stessa natura ad un'etimologia e ad un concetto € quindi in un senso all'analisi restrittva e non prevaricante della forza espansiva d'una parola all'interno di diverse culture e civiltd. Come tutti i pid celebri soggi di questo tipo (cto a caso quello d’uno storico, Lucien Febvre, sulla parola Civilisation apparso nei Cahiers de synthse, quello del Lerch su Passion © Gefiihl, quello dello Spitzer sull'etimo- logia di Troubadour) Figura tende a disporre d'una larga serie di testi ai fini d'un risultato che li prevarica,¢ la sua extrema disponibilit cul- turale nasconde Ia volont di coercizione verso un fine immediato, verso tun risultato soddisfacente ed il coronamento d'una definizione, Per questo suo carattere ad un tempo comprensivo-universale e spe- cifico, per il suo atteggiamento d'indifferenziato interesse verso testi di carattere letterario ¢ non letteratio, poctico ed oratorio, il saggio Figura rappresenta indubbiamente un fatto nuovo, una direzione critica se non divergente, diversa rispetto al saggio dantesco del 1929. O per lo meno sso rappresenta T'intenzione da parte del critico, di spostare la propria indagine, per ragioni che cercheremo di precisare, dal terreno della cri- tica della poesia a quello storico-culturale. Eben vero che in un certo senso tuta la critica dantesea dello Auer- bach potrebbe essere ricondotta alla sua radice semantica. Se si riflette bene, il saggio Dante, ls Dichter der irdischen Welt proprio nella misura rele sie note sulla “Neve DanteLiteratue” (nel “Dewuicher Dante-Jahbuch") dove Invece oi parla (1950, p. 289) dell prolusone di Marburgo dal tole: Bnideckung Dantes in der Romeati Prefaione in eni si richiama, come a una fonte importante, allo scritto Idea del Panofsky che & del 1924, non & altro che uno studio della fenomeno- Jogia della realt, quindi anch’esso ricerca sulla Mfmesis, quale essa ap- pare nella Welditeratur da Omero a Dante. Da ua lato abbiame la ri- cerca rapidamente convergente nelVanalisi dantesca dei rapporti tra ca- rattere ¢ destino, ¢ dall'atro un‘indagine a ritmo pit lento © a prospet- tive pid distanziate sul diverso configurarsi della realtd nella letteratura cristiana’al momento in cui questa aveva perduto ogni contatto con le concezioni storico-sensibili ¢ si volgeva alle allegorie didascaliche, e pit tardi, quando, riacquistate la perduta dimensione dei fati e dei fenomeni, aveva riscoperto il peso sorico del’evento tramandato. Come Jo storico della storiografia dall'atvitd febbrile dei monasteri, dediti alla fonda- zione di centri abitati IX dove c'erano roveri ¢ paludiy ricava la verita del mito della gente italica risorta nell’anno mille, csi fo Auerbach si com- muove di fronte al “mizacolo” contemporanco della formazione d'una coscienza culturale dell’Europa occidentale che si esprime sotto forma dinveramento delic istanze spirituali nella formula di Sugieri di St. Denis: mens hebes ad verum per materalia surgt, e nella nobilitazione della vita terrena nellideale del cavaliere cristiano dellepos cortese ce- lebrato da Wolfram von Fschenbach. Tutavia questa tendenza ad identificare la poesia con le categorie storico-culturali della real, sfocia, previo riconoscimento del permanere di istanze neoplatoniche nella poe- sia cortese ¢ negli ideali amorosi del giovane Dante, in un’analisi pun- tuale delle caraiteristiche di stile e di umaniti della poesia della Vita Nuova, © quindi nella discussione sulla poesia della Commedia, in consiste tutto il senso de: libro del 1923. Figura 2 invece prisca di tutto una ricerca sulla concezione figurale cristiana, ciot su una dimensione culturale che abbraccia tutta una com- plessa letteratura edificante, ¢ solo secondariamente un tentativo d'in- terpretazione della Divina Commedia. Come maf allora noi aitribuiamo 4 questo scritto un valore fondamentale per la conosceaza del pensiero citico dello Auerbach su Dante? Lo Auerbach sembra essersi 1080 conto che un‘analisi dei rapporti tra struttura e poesia nella Commedia non pud condurre a risuitati esegesici soddisfacenti se prima non viene definito il significato della struttura stessa. Ora questa non va solo-intesa come la cosmogonia d'origine aristotlicotomistica che costituisce Tim- paleatura delle cantiche, tna come un principio di costzuzione valido a scoprite il meccanismo che fa scattare il destino poetico dei persanaggi danteschi, Che allindivicuazione di questa struttura si debba poi giua- gere allargando T'indagine @ tutta la civil existiana, si pud compr dere solo partendo dalla considerazione che, mentre per lo Auszbach Prefesione del saggio del '29 le considerazioni su Omero ¢ Sofocle erano solo meta- fore qualificanti ta sua critica dantesca, per quello di Figura Yinvelli- xgenza di Paolo, Tertulliano, Agostino, Bernardo di Chiaravalle 2 asso- Iutamente propedeutica ad una lettura consapevole della Divina Com- media Questa strategia d'avvicinamento a Dante spiega non soltanto Fi- ‘gura, ma anche gli altri saggi che sono compresi in questa raccolta, B ome se una volta scoperto il principio di costruzione che 2 alla base della Divina Commedia il crtico volesse affinare i suoi strumenti di la- vyoro ora saggiando questo principio nell'analisi specifica d'un cento (XI del Paradiso), o nellindividuazione poetica d'un personaggio (e qui biso- gnerebbe rimandare il letore al saggio su Farinata e Cavalcante in Mi ‘mesis), ora convogliande nuovo materiale ai fini Puna futura lettura globale della Commedia. La nuova direzione della critica dantesca dello Auerbach procede su due piani perfettamente complementari ed in ultima analisi conver- sgenti: egli cerca da una parte di seguire la destinazione del sermo hu- ‘milis cristiano, che autorevolmente rinnega la separazione degli stili postulata dagli scrittori classici, nei dialoghi o nelle deserizioni della Commedia, dall'atra cerca d'applicare il principio dellintelligenza fi gurale, ussta da Teitulliano e da Agostino per i testi sacri, alla Com- ‘media secvendosene come: chiave interpretativa. Nascono di qui quelle analisi di particolari stilistci in cui il eritico 2 particolarmente dotato, quella sua capacith di scorgere nelluso d'una certa locuzione, nella seelta d'un certo gira sintattico un mutamento di gusto 0 una nuova interpretazione della vita, e anche quella sua capacit) di metiere a fuoco, partendo da un tratto strutturale, tutto il pathos di un personaggio della Commedia. Si tratta certo d'un modo comantico di dare tilievo al personaggio (Catone tutto vivo nell'adempimento della figura terrena di uomo lie bero, ora che significa la liberta dal peccato, Farinata interamente im- merio nella sua passione politica, Cavaleante nella deformata prospettiva delleretico), ma @ un romanticismo disancorato dall’arbitrio titanico in quanto ® riportato ad un’interpretazione filologicamente condizionata del sistema di giustizia dominante nelfoltremondo dantesco. Anzi pos siamo dire che 'affato romantico che sembra talvolta avvicinare il Far nata dello Auerbach a quello del De Sanctis ® sempre corretto dallon- nipresenaa del motivo figurale che lo contraddice. Ci troviamo, in fondo, di fronte ad un rovesciamento della posizione crociana in quanto non solo poesia ¢ struttura non si contraddicono, ma anzi non vi ? altra poesia che Ja struttura stessa. Dire i modo in cui si muove la fantasia Prrfocione del pocta, vuol dire deinire il ritmo interno della sua poesia. Che vi sia in questo orientamento della critica dantesca dello Auerbach un pe- ricolo di inaridimento, che ci si possa talvolta seatire delusi confrontan- do i suoi ultimi sagei puntuali, ma un po’ secchi, con i suoi scritti dan- teschi migliori, non 2 cosa che si possa negare. Vorremmo tuttavia o¥- servare che anche i saga piti ancorati ad csigenze specialistiche si sol- levano dalle contingenze che Ii hanno dettati se mentalmente [i intro- duciamo nel grande afitesco della civiltA cristiana che il crtico 2 ve- nnuto tracciando in tutta la sua carriera di studioso. Come tutti i critici i grande temperamento, lo Auerbach opera una scelta e su di essa co- struisce il suo edificio storico-culturale, Si tratta di una scelta audace poiché piena di conseguenze interpretative che coinvolgono tutto il Me- dioevo, ma ancorata ad una folta documentazione Glologica, dalla quale Tintuizione teorica rieeve vichianamente giustifcazione. La scelta di cui parliamo riguarda la prevalenza dellinterpretazione figurale su quella allegorica nella stagione pid, produtiva del cristianesimo occidentale nella pitt grande poesia del Medioevo ed essa non 2 stata formulata senza provocare dibattiti« Il limite e la forza di essa nella sua natura 4i principio di costruzione, nella sua illimitata espansione rispetto alle fonti a cui si richiama. Vi 2 persino un momento in cui lo Auerbach, pur con Ta consueta discrezione, anticipa la possibilita che per gli scrit- tori del Medioevo opera d'arte stessa sia realt non ancora saggiuata ed adempiuta (cir. p. 216) ¢ che sia figura d'una realth ¢ verith che ha in Dio il suo adempimento. Gi troviamo senza dubbio di fronte ad un caso limite di espansione teorica del principio figurale, di cui, come abbiamo notato, neppure Pau- tore appare indiscrimiratamente convinto; ma quanto questo principio i ajuta a penetrare nel mondo della poesia medioevale? Quanto ci aiuta a leggere la Divina Commedia? Occorre dire che Auerbach pur dando il dovuto rilievo all'nterpretazione tertullianea dei testi sacri, at- tenta alla verith storica della lettera e all'aderapimento figurale di essa + Ricediamo era quest quello che ebbe luogo wa il Contine (*Remantche For; schungen,” 64, 1952, pp 57 agp) © lo Averbach (in Eplegomens na Miners 65, 1853, ppr 5-13), Dopo aver negate, rnerendo alfeurai dr Gaeroney che J8 mp ‘avons degH sik iaono ciaterstca dept sre) ani, U Curdus 3 oprensta lla Figural come peacipio inerpretaive capdo 31 Marew il quale consete, nel te Capitole dun wo eleve Tivo su 8. Agesino, parte dele inacpreazont agctinene (da teni sari al metodo alqgorde, Sersa entre in mario al disatsto QE ripaste del Averisch el paieno, malrado tao, temicamente reper) ‘he qui di woviamo’ i Lome a cae cited G. rencar uzey qudllo cel Caray, pid mpeensivo el enclogedion ma pai fatitiamente nScato als nerca universle delle forme topicke delle cts me luo pt exciava, si weletsve, me abo sean tempo pis audace © Ba Preforione in un nuovo fatto storico, nel Nuovo Testamento, pur ponendo in uno sfondo indeterminato le tendenze neoplatoniche alla allegoresi della let- tera, quali si tovano in Origene e Filone, non nega il valore e la pre- senza del'allegoria, o di tendenze non rigorosamente figurali nel mon- do della cultura cristina, E questo perché egli, come interprete di, poe- sia, non poteva trascurarle, Anzitutto, com’® ovvio, giacché per Dante Al sigoifcato allegorico era quello che Auerbach chiama figurale € que- sta identifcazione, in un tempo in cui l'inBazione nominalistica non aveva ancora avuto luogo, doveva pur avere un senso, ma anche per- ché, in occasioni particolari Pallegoria, intesa nel significato che ad essa attribuiamo noi, poteva essere recuperata nella poesia ¢ doveva essere riconosciuta dal critico nella sua vera natura, & da citare il caso del- Yallegoria della PovertA che nella sua forza di metafora amorosa, che 2 anche suggerimento di sepugnante connubio, domina il canto di S. Francesco, su cui lo Auerbach ha seritto pagine assai acute. In altre cir- costanze Ia rotrura del figuralismo classco e la presenza di forme spu- ie (come quelle usate da Gregorio di Tours che applica il metodo fi- gurale 2 personaggi pagani o da Pietro Comestore nella sua Historia scholastica) pub servite a fare entrare nel giro dellinterpretazione figu- rale atteggiamenti, momenti ¢ personaggi danteschi che diffcilmente avrebbero potuto penetrarvi. Cosi, ad esempio, contro Tipotesi allego- rica del dantista ¢ teologo domenicano Mandonnet, lo Auerbach affer- ma il significato figurale di Beatrice, ma se il secondo termine della figura, C'adempimento, ? la Beatrice della Commedia, il primo termine non 2 il personaggio siorico Beatrice, ma Beatrice come realti psicolo- gica e spicituale, Parimenti, i personaggi storici Catone e Virgilio, pur Appartenenti al mondo pagano, diventano importanti pedine dell'uni- verso dantesco, ed entrano, aitsaverso la via suggerita da Gregorio di Tours, nel mondo figurale. Quanto allimportanza de] metodo figurale nella sua relazione con la poesia della Commedia, ci pare che essa vada giudicata piuttosto che al punto di vista deli'universaith del principio interpretativo, net ri- sultati conereti che esso ci ha dato di volta in volta nei singoli saggi dello Auerbach. Liapplicazione del principio strutturale siidentifica ne- sli scrtti migliori di questultimo con l'intuizione che egli ha avuto di ‘questé © quell’cterno momento della poesia dantesca. In questa misura si pud parlare, malgrado il carattere teologico ed euristico del metodo a cui sispira, dellinimitabilita della critica dantesca dello Auerbach. Nella lettura individualizzante di singoli canti ed episodi la critica del- lo Auerbach & particolarmente efficace ne] momento in cui la sua inter- pretazione strutturale coincide con il movimento interno della poesia Preexione della Commedia. Dopo aver seguito ad esempio l'interpretazione figu- tale del canto di S, Francesca, parole come archimandnta, sole, Asces, Oriente, ¢ tutte le mecafore connesse col linguaggio che rispecchia l'imi- tazione della vita di Cristo da parte del santo appaiono illuminate da una luce nuova ¢ si rivelano in tutta la pienezza del loro significato poetico, Lo stesso accade per V'episodio di Cavalcanti di cui si legge in Mimesis. Anzi, in questo caso un'osservazione rapidissima, presente nel saggio del "29 ¢ inspiegabilmente soppressa nello scritto dantesco di Mimesis, viene illuminata retrospettivamente dallinterpretazione figu- tale, Parlando delVincontro tra Dante e Cavaleante, Auerbach aveva scritto che Cavalcante nel ricadere supino aveva mostrato indifferenza per la sorte ultraterren di Guido, gli era bastato sapere che egli non era pid vivo, e la sua morte presunta aveva assorbito tutta Ia sua pate- tica attenzione di padre deluso, Naturalmente una spiegazione psicole gica, di quelle in cui i! De Sanctis si mostrd maestro, apparirebbe sem- plicemente tautologica; dire che Cavalcante non poteva interessarsi dal- ‘to, nel tragico momento in cui crede di apprendere la morte del figlio, che del fatto stesso di quella morte, non spiega la natura del suo pathos, da ragione per cui Yempito della sua sofferenza si infrange contro la barriera della sorte terrena, La verita 8 che in questa sofferenza anco- rata alla vita si realizes la sua figura terrena di eretico, e ci pare che qui Vnterpretazione dello Auerbach ci aiuti meglio a capire il grande episodio dell Inferno. Accanto alle intepretazioni figurali di maggior respiro ve ne sono tuntavia altre, meno visose, che possono essere considerate Ia riprova capillaze del metodo di lettura suggerito dallo Auerbach. Tali intezpre- tazioni occorrono specia‘mente nei saggi del periodo américano che ab- Diamo collocati a conclusione di questa raccolta dantesca, In ess il prin- cpio di costruzione figurale si concentra sul signifieto dun nome, dun costrutto imprevisto, d'una sentenza apparentemente trascurabile, peo- prio sulla falsariga dellesegesi dantesca pit consucta. Le due vie se- guite comunemente dal critico, quella retorica e stilistica (contronto delle apostrofi classiche con le dantesche, degli elogi dellinnografa cristiana con a preghieta alla Vergine nel Paradiso) 0 quella conienu- Uistica € storica (studio della figura di Szul nella tadizione patristica ¢ pelinusione dances) onvergcno, malgrado il unite delindag- fe, verso lo stesso ambizioso risultato: il recupero delfesatta prospeitiva della cultura dantesca vero il pasato bibico poe Non & sorprendente che questo condizionamento della Commedia rispetto alla Bibbia, intesa come libro scritto da Dio, e quindi rispeto noi lextori che il Rinascimento e YIlluminismo hanno definitivamente Preasione staccati dalla concezione sacrale del libro, abbia finito col fare risaltare le analogie tra i due libri e quindi il carattere profetico della poesia di Dante, Chi ha una certa consuetudine con la critica dantesca america- nna di questi ultimi anni sa quanto peso abbia avuto la lezione dello ‘Auerbach sui dantisti americani, e specie sul pit geniale di essi: Ch. S. Singleton. I! Singleton applica, infati, con molto rigore il metodo figu- rale alla lettura della Commedia ¢ rifacendosi alla Lettera a Cangrande ‘oppone al Convivio,scrtto secondo Vallegoria dei poctila quale si serve della bella menzogna per nascondere la vert il maggior poema di Dan- te, scritto secondo Vallegoria dei profeti, per 1a quale la lettera vera ¢ reale altrettanto quanto quello che essa significa, Nella Commedia vi & uun viaggio nellaldila, reale e scritto da Dio, proprio come i testi sacri (Dante non & che lo scriba), i! quale si collega ad un altro fatto 0 even- to: il nostco viaggio sulla terra; ed entrambi puntano verso Dio’ Code- sto atteggiamento del Singleton, fondato sull'intuizione dello Auer- bach, che considera il concetto figurale come il principio di costruzione della Commedia, 2 di tanto piti notevole in quanto forza la mano al tradizionale possibilismo degli studiosi dei problemi estetici del Me- ioevo. Eda notare, infati, che costoro, vicini in questo alla posizione del Curtius, registrano la coesistenza dele due allegorie nella cultura medievale, ¢, specificamente, nella Divina Commedia, per quanto pre- feriscano chiamare tomisticamente “parabolismo” Vallegoria dei poeti- Con pid chiarezza tale punto di vista & stato espresso da E, De Bruyne rnel suo libro: Liesthetique du Moyen Age (Louvain 1947) dove egli scrive tra Valtro (p. 99): “Que du parabolisme profane on passe parfois 4 Tallegorisme théologique, une oeuvre comme la Divine Comedie suf- fit & le prouver.” ‘Giunti ora a conclusione di questa rapida lettura degli scritti dan- teschi dello Auerbach, ci pare di dover rispondere alfattesa di chi con- suetamente unisce il nome dello studioso tedesco, in un paragone di prammatica, con quello dello Spitzer. Non sappiamo quanto sulla ne- ‘siti di questo incontro abbia pesato una comune vicenda umana, quanto la natura interlocutoria del loro discorso critico (ognuno, dei due si serve spesso dell’altro come di un punto di tiferimento certo), quanto invece Yistanza del pubblico colto non specalistico europeo che Ii ha sentiti vicini nella commune attenzione ai fati stilistici. ‘Lilalia & stata un terreno fertile per questo incontro e non & esclu- 2 Cie, Cu, S. Smanaron, The two Kinds of Aegon, in, Commed arseare, Cambridge 1954, ¢ sa tuto il problema il mio exer eee Tee cate ets Ears iana maga ag 156. Prefeione s0 che la traduzione di Mimesis che & del 1956 abbia fornito, per la sua attenzione ai problemi dei livelli stilistici nellinterpretazione artstica della real, ua valido strumento a critici ¢ seritori militanti nelle pro- paggini della discussione, sul problema del neorealismo. Basti pensare tra tutti a Pier Paolo Pasolini. Pure, scrivendo dagli Stati Uniti, dove Ja traccia Iasciata dal dantismo dello Auerbach 2 assai significaiva ¢ te- nace, mentre il passaggio dello Spitzer nelle universitt americane stato sentito come quello di una personalita folgorante € geniale, ma isolata, ci troviamo forse nella condizione di chi sente pid fortemente le divergenze tra V'indie'zz0 mentale dei due studiosi. Non 2 il caso forse di discutere, rifacendoci al pid brillante scritto dantesco dello Spitzer, Speech and Language in Inferno XIII, della sensibilca lingui- stica del critico austriaco, della sua capaci di tenersi al livello del te- sto e di avvertirne tutta P'intensit ¢ di comunicarla drammaticamente al lettre. Occorre perd notare che Ia sua acutissima coscienza del par- ticolare poetico lo spinge sulla via consueta della Lectura Dantis, an- che se egli percorre quexto cammino tradizionale in modo sempre ori- gginale. La sua preoceupzzione insomma ® quella di fare avanzare la conoscenza di Dante, che @ unicamente conoscenza della sua poesia, partendo da punti particolari: il linguaggio di Pier delle Vigne, e que! lo dei suicidi, la punizione dei simoniaci ed il nuovo ludo dei diavoli nella tenace pece. Questa lettura dello Spitzer legata al canto o allepi sodio disdegna il discorso rilevato intorno alle grandi personalit’, ma segue la strategia stilstca del canto, per cui, paradossalmente, un per- sonaggio minore, il fiorentino Jacopo da Sant'Andrea, ha la stessa ime portanza del cancelliere di Federico. Lo Auerbach invece trasporta nella sua ricerca tutto un bagagtio cul- turale che preme sullindagine specifica al fine di inserirla in un ampio affresco. Mentre tutta D'nterpretazione figurale ® convogliata verso una Jettura illuminante della Commedia, questa, 2 sua volt sinserisce in quel- Ja eoordinata culturale tertllianea ed agostiniana di cui Dante & Pepigo- no geniale. Percid il procedimento del discorso critic dello Auerbach nei soggi danteschi non & vivace ed intuitivo, ma faticoso ed affidato alla tec- nica della ripetizione. (Naturalmente intendiamo dare qui un giudizio caratterizzante ¢ non negativo.) Prima di esprimere qualcosa di. nuovo, tuna nuova intuizione, il critico deve rifarsi a quanto ha gid scrito, deve ripetere tutta la terminologi, il ragionamentn, gli esempi usati. Bastereb- be notare quante volte sritrova nel corso dei suoi scritti la frase dell He- ‘gel circa il destino delle anime nella Con:medi, 0 quella del Gilson rela- tiva al-margine tomistco che preclude all'uomo il raggiung:mento della propria essenza sulla terra. II saggio su Ferinata e Cavalcante in Prefasione Mimesis, non & solo una lettura diretta dellepisodio dell Inferno, ma anche tna parafrasi, a volte leterale, di paragrafi del libro del "29. E si potrebbe continuare di questo paso. Ma vale Ja pena di rifarsi ad un tema specifico, quello della apo- strofe dantesca, a cui anche lo Spitzer ha dedicato uno scritto, e che 2 da considerarsi uno dei motivi pit cari alla critica dello Auerbach su Dante. Nel saggio Dante, als Dichter der irdischen Welt (pp. 50-53) il tema dell’apostrofe @ affrontato per la prima volta nel contesto delle poesie giovanili di Dante ¢, solo gencricamente, della Commedia. Tl critico sembra cogliere soprattutto “Tincantesimo della voce” di Dante ¢ nellambito di questa attenzione alloratoria della Commedia si spie- 42 il paragone con una celebre orazione di Demostene, che ripreso in altea sede dallo Auerbach doveva suscitare non poche perplessti nello Spitzer. Rifacendosi ad un articolo di Hermann Gmelin, apparso nel ‘SL, lo Auerbach riprende gli argomenti del suo vecchio saggio, com- ppteso il paragone con Demostene, mettendo ora soprattutto in rilieyo il caratere autoritario degli appelli al letore nella Commedia, i quali per Ia loro urgenza e per il pathos cristiano che essi contengono si di- stinguono dalle apostrofi antiche, specie da quelle leterarie poiché men- tre il poeta classico in esse amava rivolgersi al lettore came un cliente al suo patrono, Dante non prega per ottenere favori ed indulgenze ma Fimanda, con perifrasi autoritaria, il lettore, quando occorra, “dietro al suo banco.” Alle obiezioni dello Spitzer che dubita del carsttere autoritario del- le apostrofi dantesche, poiché in esse scorge umana solidarieta, intimitA f speranza, non paura, Jo Auerbach risponde nel quarto capitolo del suo ultimo libro: Lingua letteraria pubblico nelle tarda antichitt la- sina ¢ nel Medioevo, (Milano 1960, pp. 215 sgg.). Qui ancora una volta tutta la discussione viene ripresa ed indirizzata laboriosamente alla sua conclusione: cid che riguarda da vicino Vinterprete del mondo me- dioevale 2 il movimento verso lesterno, verso il pubblico dellapostrofe dantesca. Dante, dice lo Auerbach, forma il suo pubblico tra i ceto colto in lingua popolare a cui egli gid si era rivolto nel Convivio (I, IX): egli & tutt'uno col lettore a cui si rivolge, ogni accuse & un’autoaccusas con urgenza dialettica piena di motivazioni agostiniane Dante alterna di- chiarazioni di superioritA intellettuale a gesti di solidarieta e di fratel- lanza. Forse nulla pid di quanto abbiamo detto pud farci cogliere la 4“ L, Somten, The adérenet 10 the reader in the "Commedia," i. Romaniche Lieratariudien 19361956, Tobingen 1959, pp. 374-595. $i ata duna recensione ats wa al sagaio dello Awchach compro in quews racel, sostanziale differenza tra i due critiei. L'apostrofe per Jo Spitzer non 8 altro che una perifrasi visualizzante, essa serve a farci vedere, 2 un pre- testo poctico per mettere 2 fuoco un'immagine. Il lettore non esiste in s6, ma 2 un'invenzione del poeta. Quando Dante rimands il letore die- to il suo banco, non intende soltanto apostrofarlo, ma egli intende “creare” il suo corpo, spazializzarlo, Ad una visione prima dualistica € poi dialesica dei rapporti tra poeta e lettore quale appare dagli scritti dello Auerbach, si oppone ta lettura metaforica dello Spitzer per il quale la Divina Commedia @ e rimane un libro di poesia legato alla civilta della parola. Potrebbe nascere da queste osservazioni un suggerimento di lettura valido per tutti i saggi dello Auerbach che abbiamo raccolti in questo libro. Dopo che si & letto ogni singolo scritto come un contributo spe- cialistico bisogna mentalmente inserrlo nella pid vasta tela che Jo Auer- bach 2 venuta pazientemente intessendo fungo tutta la sua carriera di studioso. A Figura, Sacrae seripturae sermo humilis, Francesco Assi nella Commedia segue idealmente il saggio Farinata e Cavalcante di ‘Mimesis che ne tiassume le conclusioni teoriche ¢ fa il punto di tutto il Bensir di Auetbach a propor della Commedia: isos del peiodo americano si integrano nel capitolo If pubblico occidentale ¢ la sua lingua del libro postumo del crieo che dt ac ea uneatn pospeiva seca aldila del contributo specfico che essi rappresenteno, Osservando Ja traieworia da noi suggerits, i potrd forse avere una certa idea non ge- nerica, di come sarebbe stato it libro conclusivo dello Auerbach su Dan- te, quel libro che la morte gli ha impedito di scrivere. Dante Della Terza Nota ai testi Dei tre seritti del periodo tedesco dello Auerbach abbiamo pubblicato il pid signifcativo: Dante, ls Dichter der irdischen Welt, Esso apparve sot. to forma di libro preso Feditore Walter De Gruyter (Berlino ¢ Lipsia) nel 1929. Gli altri due saggi da noi esclus, perché risultano compresi nelle loro linee sostanziali nello scritto maggiore del '29 (specie le osservazioni sul Vie 0) 0 in Figure (specie Je riflssioni su Virgilio), sono rispettivamente inti- tolati:Entdechung Dantes in der Romantik, pubblicato nella “Deutsche Vierreljaheschrift fir Literaturwissenschaft und Geistesgeschichte,” 7 (1929), pp. 68292, e Dante und Virgil, pubblicato in “Das humanistische Gymna. sium,” 45 (1931), pp. 13644, Figura apparve nella rivista “Archivum romanicum,” 22 (1938), pp. 436 489 ¢ fu poi ripubblicato nel 1944 insieme a Sacrze Scripturae sermo humilis (ia apparto in “Neuphilologische Miteilungen,” Helsingfors 1941, pp. 57- 67), €d a Franz von Assisi in der Komédie, in wna cellana dell'Universita di Itanbul diretta dal turcologo austriaco (ora in America) Andreas Tietze. Le differenze trail testo dell” Archivum romanicum” ¢ quello delledizione turea sono insignificant, anzi consistono wnicamente nella soppressione d'una rota polemica contro il Labriolle (n. 26) ¢ nell'aggiunta della nota 30°, che ‘pon si trova nel numero del 1938 della rivista italiana. Nella premessa ai Neue Dantestudien (vedi p. 165 di questa edizione) lo Averbach attribuisce exroneamente Vedizione di Figura al 1939 invece che al 1938. Il saggio Figura spparve postumo in inglese nella traduzione di R. Manheim insieme allo seriuo su S. Francesco if. un volume della collana Meridian Books dal titolo: Scener from the drama of European Literature, (1959). Il saggio su S, Francesco era gid apparso in una traduzione ingles di C. Garvin, auto- Flazata dall'autore, nella rivista “Telice,” 22 (1945), pp. 166174 col titolo: ‘St. Francis of Asis in Dante's “Commedia.” Figurative Teste illadrating certain passages of Dante's “Commedia” fs pubblicato dalla vista “Speculum,” 21 (1946), pp. 474489; Soul's pride (Parg, XII 4042) da “Modern Language Notes,” 64 (1949), pp. 267-269, il saggio: Dante's Prayer to the Virgin (Por, XXXIM) and Earlier ots ace Eulogies apparve in “Romance Philology,” 3 (199), pp. 126; Dante's ad- dresses to the Reader apparve in “Romance Philology,” 7 (1954), pp. 268278. [Del periodo americane dello Auerbach non abbiamo lasciato fuori dll nostra raccelta che il brevissimo serio, di trascurabile rilievo, inttolato: Rising to Christ on the Cross, pubblicato in “Modern Language Notes,” GF (1549), pp. 166168. Dar. Dante, pocta del mondo terreno “Hoos avdpdny Batyov (0 carattere delt'uomo: Bil suo destino} Introduzione storica sulfidea ¢ la sorte dell'uomo nella poesia Che Puomo sia un’unit’, un tutto indivisibile composto di forza forma del corpo, di ragione ¢ volont’ dello spirito, che da questa unith si sviluppi la sorte particolare, in quanto le azioni e le sofferenze che gli competono sono attratte su di Iai quasi per magnetismo, si at- taccano a lui formando cost anch'esse una parte della sua unit: questa rnozione la pocsia europea Ta postedeva fin dai suoi inizi greci: conferi allepos omerico'la facoltd di contemplate ¢ penctrare la ura di ogni possibile accadimento, Creando ¢ accumulando azioni ¢ sofferenze analoghe, Omero form® Achille o Ulisse, Elena o Penelope; da unfazione che rivelava Vessenza, o anche dalessenza che si mani- festava in una prima azione, risultava allinvenzione del pocta, neces sariamente € naturalmente, Ja serie ¢ la somma delle loro azioni ana- loghe, ¢ insieme la dirczione generale della loro vita, del suo intcecciarsi nella rete degli aveenimenti, che 2 in pari tempo ia loro essenza e la loro sorte. La consapevolezza che Ia sorte particolare.dell'uomo.& una. parte come indica il detto eracliteo che abbiamo premesso a , abiltava Omero a imitare Ta vita reale, Non si intende qui precisamente quel realismo, che la esitica antica lodava in Omero e€ di cui occasionalmente accusava anche ia lui la mancanai, ciot tn verosimiglianza e la ccedibilita dei fat; ma intendiamo un genere di rappeesentazione che raffigura i fati in modo evidente, sano ¢ssi vero- Pee exempt: pt Shove, IX, 1,

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