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Francesca Profilo, 5 b s.

u 22/03/2021
Sembrerebbe quasi impensabile al giorno d’oggi sminuire la donna e non considerarla al pari dell’uomo,
essendo noi una civiltà in continuo progresso, eppure basta sfogliare un giornale o guardare un telegiornale
per apprendere quanto sia attuale la discriminazione su di essa.
Andando a ritroso nella storia la donna è stata sempre considerata come il sesso più “debole”,
biologicamente e culturalmente inferiore al sesso maschile perché veniva esaltata la forza muscolare. Anche
le società che si sono alternate nella storia dell’umanità sono state “ideate” a misura d’uomo, relegando le
donne a ruoli subalterni e marginali. Infatti se osserviamo le civiltà antiche il ruolo della donna era quello di
accudire i bisogni dell'uomo. Non abbiamo una donna imperatrice, governatrice perché le alte cariche non
erano nemmeno contemplate per loro.
Con la Rivoluzione francese prima e la diffusione del lavoro dopo, queste ultime hanno iniziato a rivendicare
i loro diritti ed una maggiore considerazione sociale. In particolare, l’inserimento nel processo produttivo
industriale ha sottratto la donna ad una dimensione meramente domestica. La donna ha iniziato a capire e a
ribellarsi a questa sottomissione verso l'uomo sia perché ha iniziato ad avere una sua indipendenza
economica sia perché ha approfondito la sua istruzione. L’industrializzazione, quindi, ha posto così le basi
per una reale emancipazione della donna: le ha spalancato le porte del mercato del lavoro, anche se ha
dovuto continuare a lottare perché considerata come forza lavoro a basso costo,ma tutto ciò almeno le ha
consentito di non dipendere più economicamente dall’uomo.
Altro aspetto molto importante è che l’inserimento nel mondo del lavoro ha determinato pure l’avvio di una
presa di coscienza da parte delle donne, da un lato verso la parità dei diritti sul lavoro per le donne
lavoratrici, dall’altro verso il riconoscimento dei diritti civili per le donne borghesi garantendo quindi dei
benefici a tutte le classi femminili, creando delle coalizioni tra loro che le rendevano compatte verso lo
stesso obiettivo: la parità!
Quindi l’obiettivo dei movimenti femminili è stato per lungo tempo quello della parità giuridica e materiale
fra i due sessi,
Dagli anni ’60 in poi, i movimenti femminili si sono arricchiti di nuove tematiche e rivendicazioni,
sviluppando una critica netta e decisa alla società maschilista, puntando a una liberazione complessiva delle
donne, anche per quanto riguarda la sfera delle relazioni con l’uomo. Una battaglia fondamentale nella storia
dei movimenti femminili del passato è stata quella per l’estensione del suffragio delle donne. Il diritto di voto
era infatti non solo negato dalle Costituzioni dei vari Stati europei, ma le stesse rivendicazioni delle donne in
quanto tali erano considerate, all’interno delle organizzazioni e dei movimenti socialisti, come qualcosa di
secondario rispetto alle rivendicazioni della classe operaia e del più generale movimento dei lavoratori. Il
suffragio femminile venne finalmente raggiunto in Inghilterra nel 1917, negli Stati Uniti nel 1920, e in Italia,
la prima sostanziale partecipazione delle donne al voto avvenne solo nel 1946, nel corso delle elezioni per
l’Assemblea costituente; quel momento ha segnato l’avvio, nel nostro Paese, di una sempre maggiore
integrazione sociale e istituzionale delle donne.
Sempre nel nostro Paese, un grande obiettivo raggiunto dalle donne è stato quello del nuovo diritto di
famiglia, che ha realmente liberato le donne da una condizione di minorità rispetto all’uomo.
Oggi sono al centro dell’attenzione i temi sulla violenza sessuale e delle molestie sia sul lavoro che
nell’ambito familiare.
Molte organizzazioni sindacali si battono ogni giorno per ottenere clausole a tutela delle lavoratrici
riguardanti molestie e ricatti a sfondo sessuale che possono verificarsi sui luoghi di lavoro. Per quanto
riguarda invece la battaglia contro le violenze sessuali, una battaglia che è sempre stata fondamentale nelle
rivendicazioni femminili, un significativo successo è stato conseguito con l’approvazione in Parlamento della
legge che, non considerando più la violenza sessuale un reato contro la morale, ma una violenza contro la
persona, la rende più facilmente perseguibile e restituisce giustizia alle donne che da sempre chiedono di
uscire dall’ipocrisia di una concezione antiquata che premiava soltanto gli aggressori.
Le rivendicazioni delle donne, espresse attraverso i movimenti femminili sviluppatisi nel corso degli anni
Sessanta e Settanta del Novecento, non erano circoscritte al conseguimento dei diritti puramente e
semplicemente paritari a quelli maschili, bensì al rispetto della propria identità distinta da quella dell’uomo,
considerato non un modello da imitare, ma un “altro” da cui differenziarsi. Questo ha fatto sì che ancora
oggi, al concetto troppo generico di “parità”, si preferisca quello di “pari opportunità” fra uomo e donna, da
conseguirsi sia all’interno della famiglia sia sul lavoro, con interventi che liberino la potenzialità femminile
da quegli impacci e da quei vincoli che ne limitano la libera iniziativa.
Mi fa rabbia pensare che bisogna lottare ancora verso delle idee che dovrebbero essere ormai superate.
Anche tra noi giovani avverto una discriminazione vero tale sesso, soprattutto quando si esaltano commenti
dispregiativi, se una ragazza veste in un certo modo o si trucca in un certo modo, come se non fosse libera di
avere una propria personalità e di esprimersi come meglio le aggrada.
Secondo me la donna è vita, è procreazione e dovrebbe essere rispettata sempre, da ogni uomo, da ogni
religione o credo, da ogni istituzione, sia essa nonna, madre, sorella o amica la donna è il simbolo di un
amore che va oltre.
Se è vero che la donna oggi può facilmente ricoprire gran parte dei lavori considerati prettamente
occupazioni maschili, riuscendo anche a occupare cariche importanti, ed è sempre più cosciente delle sue
possibilità, è pure vero che risulta sempre difficile conciliare casa e lavoro, impegno domestico e carriera, ma
la donna riesce a tirar fuori una forza che va oltre l’aspetto fisico, una forza interiore che le permette di non
trascurare nemmeno il ruolo che per anni le è stato affidato dall’uomo.
La “battaglia” per l’emancipazione femminile andrebbe combattuta non sul campo di un’ostinata
contrapposizione uomo-donna, ma sul terreno di una reciprocità che tiene conto delle reali differenze fra i
due sessi e, conseguentemente pone davvero pari opportunità alle donne e agli uomini. Non bisogna infine
dimenticare che in tanti Paesi del Terzo Mondo la donna è ancora esclusa dall’istruzione, dal lavoro,
dall’assistenza sanitaria ed è privata dei fondamentali diritti civili e politici. Questo costituisce un autentico
“handicap” nello sviluppo di tali Paesi: esiste una strettissima correlazione fra emancipazione della donna è
valorizzazione delle risorse, fra liberazione della donna dalla condizione di inferiorità e progresso civile e
sociale.
Da donna mi auguro infine che non ci siano più lacrime versate per questa indegna e triste discriminazione,
perché altrimenti i progressi risulterebbero solo sulla carta e non nei nostri cuori, e sembrerebbe quasi inutile
festeggiare l’8 marzo come significato profondo del giorno.

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