Sei sulla pagina 1di 4

SECONDO OTTOCENTO 

Nella storia italiana il periodo compreso tra l’unificazione nazionale (1861) e l’ingresso nella prima guerra mondiale (1915) costituisce
un’epoca ben definita. Tra la guerra franco-prussiana (1870) e la prima guerra mondiale, l’Europa attraversa il più lungo periodo di pace e
stabilità che avesse avuto fino ad allora. Le rivalità internazionali (Russia e Austria) si trasferirono sul piano delle lotte per l’influenza nei
Balcani e per la spartizione coloniale dell’Africa. Si diffusero delle ideologie nazionaliste. Questo periodo fu di grande sviluppo produttivo,
favorito dalla pace, dallo sfruttamento dei popoli coloniali e dagli straordinari progressi tecnici e scientifici. La rivoluzione industriale si
estende in Germania e in Italia nascono giganteschi trust che condizionano la politica dei governi. Cresce ovunque l’urbanesimo e si accelera
la trasformazione dell’ambiente umano; gli uomini sono sempre più circondati da oggetti artificiali prodotti in serie e vivono in un territorio
segnato dall’industria: basta pensare all’ingresso della ferrovia nel paesaggio.
Società di massa: È l’epoca del pieno trionfo della borghesia e del capitalismo, ma è anche l’epoca in cui nasce il movimento operaio perché
la crescita delle fabbriche aveva determinato una crescita delle persone che mentre prima lavoravano nelle campagne adesso iniziano a
lavorare nelle fabbriche e si organizzano in partiti socialisti e in sindacati con seguito di società di massa. Per la prima volta nella storia
europea si può parlare di una società di massa, in cui l’ influenza di strumenti di comunicazione come giornali diventa decisiva. La pace, la
prosperità e il progresso tecnico diffusero negli strati alti della società un certo ottimismo che ha fatto poi parlare di bella époque ovvero
un’epoca in cui si ha fiducia nel progresso. 
Prestigio della scienza: Le nozioni tecniche non sono più il risultato degli artigiani ma degli scienziati che sono considerati veri punti di
riferimento di questo periodo. Dagli scienziati ci si aspetta delle indicazioni precise non solo per la risoluzione di problemi tecnici ma anche
di problemi legati alla politica e alla società, infatti sulla base di quello che dicono si prendono scelte di carattere politico
L’evoluzionismo: La teoria dell’evoluzione è stata formulata da Charles Darwin nel 1859 in l’origine della specie. Darwin fornisce per la
prima volta una spiegazione sistematica attraverso il concetto della selezione naturale che porta ad accumulare nella discendenza di una
specie quelle variazioni che si rivelano più utili per l’adattamento all’ambiente e non si arrestava di fronte all’idea che l’uomo stesso sia un
risultato dell’evoluzione. Per Darwin l’uomo è un animale tra tutti gli animali e deriva dalle scimmie. Ciò ha provocato quindi un contrasto
tra scienza e fede. Darwin teorizza il principio secondo il quale in base alle selezione naturale sopravvive il più forte. Il concetto di selezione
naturale è stato applicato anche alle società infatti secondo la teoria evoluzionista, in ogni generazione, di ogni specie sopravvivono gli
individui che hanno i caratteri più adatti all’ambiente, in una sorta di lotta per la vita, e così questi caratteri si trasmettono alla generazione
successiva. Questo concetto fu usato per giustificare il diritto del più forte nei rapporti tra le classi o tra gli Stati: fu questo il cosiddetto
“darwinismo sociale” di concezione autoritaria, nazionalista, e imperialista.
Il positivismo: L’idea-chiave del positivismo è che l’unica vera conoscenza è quella ottenuta con il metodo scientifico basato
sull’osservazione sperimentale dei fenomeni e sulla scoperta delle leggi che li mettono in relazione. Compito della filosofia è quello di
ordinare i risultati della ricerca scientifica, definendo e classificando gli ambiti delle diverse scienze e traendo le conclusioni più generali.
Rappresentanti del positivismo furono Comte e Spencer.
 Il materialismo storico: L’idea che i fatti spirituali come l’arte, le religioni, le ideologie abbiano un fondamento materiale veniva
sviluppata dal fondatore del materialismo storico Karl Marx e da Friedrich Engels
I limiti della scienza: Il positivismo e il marxismo hanno in comune la fiducia in una spiegazione razionale complessiva della realtà,
ottenuta con un metodo scientifico. Ma l’epoca del positivismo è anche attraversata da dubbi e contrasti sui limiti della conoscenza
scientifica. Spencer infatti afferma che si conoscono solo i fenomeni attraverso la scienza e le correlazioni tra i fenomeni ma non si può
rispondere a domande sul destino dell’uomo.
L’ideologia dell’imperialismo: Lo scenario della fine del secolo può essere riassunto nello scontro fra due tendenze: una in declino che
aveva connotato il romanticismo e l’altra emergente che si richiama a filosofie dell’azione e afferma la supremazia della forza sul diritto e
sulla solidarietà, la subordinazione dei bisogni sociali all’interesse nazionale, la necessità di un governo forte. Questa tendenza è l’ideologia
dell’età dell’imperialismo e accompagna l’Europa nel suo precipitare verso la tragedia delle due guerre mondiali.
Dal punto di vista letterario non solo in Italia ma anche in Europa avviene un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione
dovuto alle innovazioni introdotte dalla seconda rivoluzione industriale che aveva aumentato il livello di istruzione in Europa e quindi cresce
in maniera evidente anche il numero di lettori cioè il numero di persone si istruivano e non erano più analfabeta. Per la prima volta la lettura
si apre ad un pubblico di massa che comprende la maggior parte della popolazione e anche gli strati popolari più bassi. Cresce la domanda
dei giornali dei libri di letteratura e quindi anche la stampa e l’editoria fanno un grande passo avanti perché è proprio in questi anni che
nascono le case editrici moderne e si passa dalle stamperie artigianali alle case editrici moderne.( utet di questo periodo). La presenza di così
tanti lettori porta  alla creazione di una scissione tra una letteratura alta destinata ad un pubblico di persone dotate di una cultura solida
abituati a consumare cultura e una bassa destinata a tutto quel pubblico di massa che si afferma in questi anni. Aumenta in maniera
considerevole anche la quantità di scrittori che in questo periodo pubblicano le loro opere anche se sono degli scrittori che non fanno solo
questo di professione ma che associano alla scrittura anche altri tipi di lavori ad esempio scrittori che oltre a scrivere pubblicano degli articoli
di giornale. In questi anni c’è la consuetudine di  fare uscire i romanzi a puntate sulle riviste che vengono pubblicate in quel periodo. Questo
modo di pubblicare i romanzi viene chiamata letteratura o narrativa di appendice che inizialmente veniva considerata un tipo di letteratura di
serie B nel senso un tipo di letteratura bassa destinata non ad un pubblico esperto ma ad un pubblico più dozzinale. Con la modalità di
pubblicazione a puntate verranno pubblicate opere importanti in Italia ad esempio il mastro Don Gesualdo di Verga oppure Pinocchio di
Collodi. La figura del letterato in questo periodo è una figura che tende a specializzarsi sempre di più perché ad un certo punto egli vuole fare
solo ed esclusivamente il letterato e non si vuole interessare di cultura o di politica. Il poeta vate è la figura che ispira il popolo. Gabriele
D’Annunzio sarà riconosciuto in questo modo. La figura del poeta ispirato che celebra i valori di una comunità se aveva funzionato fino a
questo momento da questo momento in avanti non funziona più. In Italia in questo senso ci riesce Carducci perché a livello europeo è
considerato un Paese arretrato e quindi Carducci viene considerato un punto di riferimento per la società italiana. Questa idea di un poeta
guida in contesti più sviluppati come la Francia o l’Inghilterra non funziona più. A questa presa di coscienza gli scrittori prendono strade a
diverse correnti letterarie che caratterizzeranno questi anni e sono il
naturalismo/verismo/scapigliatura/decadentismo/estetismo/simbolismo.
Il naturalismo si sviluppa soprattutto in Francia e il verismo soprattutto in Italia. Per il naturalismo uno dei massimi esponenti sarà ÉMILE
ZOLÀ mentre in Italia uno dei massimi esponenti del verismo sarà VERGA. Queste correnti si sviluppano parallelamente e i massimi
esponenti di queste correnti si percepiscono come scienziati sociali il cui compito è analizzare i problemi della società e proporli al pubblico
attraverso una rappresentazione artistica.(fanno arte attraverso la produzione letteraria, scrivendo romanzi)
Il  decadentismo è sostenuta da quella corrente di letterati che contrappone all’ottimismo progressista l’idea di vivere in un’epoca di declino.
I massimi esponenti di questa corrente sostengono che all’ottimismo che viene proposto dall’idea positivista e progressista in realtà si vive in
un’epoca di declino a causa della mancanza di forza morale della cultura.  Quindi si oppongono ai positivisti.
L’ estetismo: partendo dall’idea di una mancanza di moralità come avevano affermato i decadentisti nella cultura i rappresentanti di questa
corrente pensano che ogni scelta di vita debba essere improntata all’eleganza, alla raffinatezza e alla sensualità che sono principi
imprescindibili esteriori. I massimi esponenti sono per l’Inghilterra OSCAR WILDE (vuole tramettere all’esterno l’ideale del bello) e per
l’Italia GABRIELE D’ANNUNZIO.
Sul piano della produzione poetica si afferma il simbolismo che è un tipo di corrente che coinvolge soprattutto io poeti i cui esponenti si
contraddistinguono per avere operato un profondo rinnovamento nel linguaggio poetico con accostamenti di parole o con l’accumulo di
metafore. Uno dei massimi esponenti del simbolismo in Italia sarà GIOVANNI PASCOLI.

IL PROBLEMA DELLA LINGUA


Se a livello politico abbiamo i governi della destra storica, dobbiamo capire cosa accade a livello culturale e linguistico in questo periodo in
Italia. Dopo il 1861 l’Italia era un paese tutto da costruire sulla base del fatto che partiva da sistemi economici, culturali,linguistici diversi.
Ciò significa che quando l’Italia si unisce prevalgono ancora molte parlate dialettali e regionali cioè non si parla ancora un italiano unitario.
Ciò è dovuto anche perché l’Italia era ancora una realtà molto eterogenea dal punto culturale, infatti la percentuale delle persone che
conoscono l’italiano varia dal 2,5% al 9,5%. Questo dato è legato all’altissima percentuale pari al 75% di analfabeti e metteva in evidenza
una serie di difficoltà. Tra coloro che si posero il problema di raggiungere una lingua italiana c’era indubbiamente Alessandro Manzoni, il
quale aveva provato a capire quale poteva essere un elemento per svoltare questa situazione e propose di parlare una lingua italiana valida
per tutti, ovvero il fiorentino parlato (lingua usata da Dante nel passato illustre). Non tutti i letterati però erano d’accordo con egli. Carducci
ad esempio affermava che l’unità linguistica non doveva nascere dall’imposizione di un modello come quello toscano ma doveva formarsi
dalla circolazione culturale che nasce dal confronto con le correnti letterarie.
Il processo di diffusione dell’italiano passa attraverso una serie di canali spontanei grazie alla diffusione dell’istruzione( causa
brigantaggio, inchiesta parlamentare=problema dell’istruzione), la formazione di un apparato burocratico che contribuisce alla diffusione
dell’italiano come lingua moderna e il servizio militare.( L’italiano nasce nel momento di confronto tra due realtà diverse, prevalentemente
tra nord e sud.)Un altro elemento di sviluppo dell’italiano come lingua comunitaria è la nascita dei centri urbani con la conseguenza di una
maggiore circolazione tra le persone.
Gli intellettuali in questo periodo se all’inizio sono favorevoli all’avvento di un nuovo stato unitario dopo però subentra un clima di
delusione (malcontento dopo l’unità d’Italia tra le sfere di popolazione del mezzogiorno che all’inizio erano favorevoli all’unificazione
perché speravano alla riforma agraria dopo però l’entusiasmo svanì) perché molti intellettuali si erano trovati in posizioni critiche rispetto
allo stato e alla classe dirigente che consideravano mediocre, priva di ideali e affarista(destra storica). Ma il problema più grave dello Stato
era la miseria delle plebi contadine e in parte anche urbane( con la nascita della borghesia nella seconda metà dell’ 800 si afferma anche il
proletariato ovvero operai che lavorano nelle fabbriche e che non sono in ottime condizioni). Inoltre gli intellettuali scapigliati e i veristi si
pongono il problema di portare all’attenzione del pubblico colto la questione meridionale anche se non proprio con l’obiettivo di farne una
denuncia ma con la volontà di mettere in evidenza questa situazione. Ciò vuol dire che i problemi legati agli strati sociali più bassi che
sopravvivono al problema dell’unificazione italiana vengono posti anche dal punto di vista culturale e letterario. Infatti Verga scriverà i
Malavoglia che rappresenta la Sicilia e le difficoltà di una famiglia di pescatori(plebi). 
Questi anni sono caratterizzati anche dal fenomeno dell’emigrazione che sarà un tema caro a Pascoli e alla produzione letteraria di questo
periodo.
Negli ultimi vent’anni dell’800 anche in Italia l’editoria ha avuto un grande sviluppo e vengono pubblicati grandi successi editoriali che si
misurano con la pubblicazione di migliaia di copie. Uno degli esempi principali è il libro “CUORE” di De Amicis.
I principali centri culturali in Italia saranno Milano e Roma dove i letterati, scrittori ,giornalisti,intellettuali hanno la possibilità di incontrarsi
e scambiarsi opinioni perché è dal confronto che nasce lo stimolo alla produzione letteraria. Questi centri insieme a Bologna e Padova sono
grandi centri dove le università inizieranno a svolgere un ruolo di primo piano nella diffusione della cultura.
LA NARRATIVA NELL’ETÀ DEL NATURALISMO 
DA FLAUBERT AL NATURALISMO
I grandi punti di riferimento della narrativa mondiale di questo periodo sono Gustave Flaubert per la Francia, Oscar Wilde per l’Inghilterra
ma soprattutto i giganti della narrativa russa come Dostoevskij, Tolstoj e Cêchov i quali hanno segnato un’intera generazione.
La narrativa europea è una produzione letteraria che avrà grande successo soprattutto a partire dalla Francia con esponente Flaubert. Il suo
romanzo principale è MADAME BOVARY che rappresenta la storia di Emma Bovary, una ragazza di campagna francese che sposa un
giovane medico ma presto si rende conto che la quotidianità della donna sposata non le si addice, quindi questa vita la mette nelle condizioni
di cercare delle attenzioni in altre uomini che non le arrivavano dal marito ma in realtà finirà per essere ingannata sia nel primo caso di
adulterio che nel secondo e alla fine Emma si toglie la vita perché si rende conto della sua estrema fragilità che è tale da non riuscire a
superare queste delusioni. Flaubert caratterizza la sua opera per il rigore che mette nella rappresentazione della psicologia dei personaggi,
nello stile e un rigore che è nella ricerca ossessiva del linguaggio corretto, Flaubert è sempre alla ricerca della parola giusta per descrivere
determinati concetti, quindi alla base di questo romanzo c’è una ricerca estremamente rigorosa e l’obiettivo è che la storia di Madame
Bovary parli da sè senza l’intervento dell’autore. Ciò è stata definita la POETICA DELL’ IMPERSONALITÀ. La storia è rappresentata in
modo impersonale, imparziale, oggettivo eppure Flaubert riesce a farci vedere le cose attraverso gli occhi della protagonista che esprime
spesso sentimenti confusi e banali ma lo fa comunque usando lo stile colto e ricercato. Quindi l’autore è al tempo stesso immedesimato nel
protagonista e distaccato da esso perché non interviene nella vicenda in quanto autore nell’opera dell’opera stessa. Le novità introdotte da
questo metodo narrativo non furono subito comprese perché il romanzo fu sottoposto ad un processo per oscenità da cui l’autore ne uscì
assolto. Probabilmente era stato processato per oscenità perché il romanzo era ispirato ad una storia vera ma soprattutto perché nessuno
interveniva a correggere questa storia che raccontava corruzione morale quindi il fatto stesso che Flaubert scelga di non interferire con
l’andamento della storia e dei personaggi è stato valutato quando si è scelto di processare questo libro. 
Flaubert non fu un naturalista, anche perché si colloca prima dell’avvento del naturalismo, ma fu comunque colui che con le sue opere ispirò
la corrente letteraria del naturalismo e infatti tra le persone che si avvicinarono di più ad egli fu ÉMILE ZOLÀ. Quest’ultimo raccoglie da
Flaubert la scelta della poetica dell’ impersonalità e quindi la scelta di non intervenire nelle sue opere. Ovviamente tale poetica si sposava
bene con la filosofia positivista. Zolà nei suoi libri provava a prendere le leggi scientifiche che sono alla base del positivismo e cercava di
applicarle all’analisi dell’uomo e del suo comportamento nella società. Queste idee sono applicate in un grande ciclo di venti romanzi,
intitolato I ROUGON MACQUART (MACARÀ)STORIA NATURALE E SOCIALE DI UNA FAMIGLIA SOTTO IL SECONDO
IMPERO (1871-1893) nei quali racconta le vicende della famiglia Rougon Macquart in diversi contesti sociali per cinque generazioni.
L’obiettivo è dimostrare il ruolo decisivo dell’ambiente e dell’ereditarietà nel determinare i comportamenti umani (ciò richiama la teoria di
Darwin). Egli supera se stesso e le sue intenzioni poiché nelle opere successive denuncerà gli effetti dell’ingiustizia e dell’emarginazione
sociale rappresentando e descrivendo scene molto violente che sono lontane dall’interpretazione fredda e scientifica che era ispirata dal
positivismo. Nell’ultima parte della sua produzione egli si sente più vicino ai ceti sociali più bassi. Il naturalismo avrà vita breve senza
lasciare tracce significative nelle generazioni di scrittori francesi che vengono dopo Zolà, al contrario invece gli scrittori naturalisti avranno
grande ego nel resto dell’Europa infatti al naturalismo francese in Italia si ispireranno Verga, Capuana e De Roberto.
L’estetismo non fu solo una corrente letteraria ma un vero e proprio stile di vita ed il massimo esponente fu il dublinese Oscar WILDE che
visse tra Londra e Parigi la sua vita brillante da dandy (giovane alla moda) capace di imporsi all’attenzione del pubblico non solo per la sua
produzione letteraria ma anche per il modo in cui conduce la sua vita. Wilde ha scritto poesie, novelle, drammi e commedie ma il suo
romanzo più importante è IL RITRATTO DI DORIAN GRAY 1890. L’opera parla dell’amore del protagonista per un giovare pittore. Il
loro rapporto si caratterizza per la ricerca del piacere più raffinato e a tratti perverso. Sullo sfondo della vicenda di Dorian Gray c’è anche un
fenomeno magico(patto del diavolo) da cui scaturisce il finale tragico del protagonista dell’opera che si sovrappone al finale tragico della vita
dello scrittore perché poi fu mandato ai lavori forzati e arrestato per omosessualità perché in Gran Bretagna veniva visto come un reato e poi
da questa esperienza ne uscì distrutto fino alla morte.

I GIGANTI DELLA NARRATIVA RUSSA


Nell’epoca in cui la narrativa dell’ Europa occidentale era dominata dal naturalismo e dal contrasto dei suoi oppositori, in Russia emergono
due grandi figure di narratori: DOSTOEVSKIJ e TOLSTOJ che furono considerati tra i massimi scrittori di ogni tempo. Mentre l’Occidente
si lasciava guidare dalle teorie francesi sul naturalismo, in Russia questi narratori fanno una storia a parte, scrivono romanzi, prosa letteraria
e sono completamente distaccati dal sistema culturale europeo di questo periodo. Quindi mentre i narratori occidentali erano impiegati in
questioni di carattere formale come la pubblicazione delle loro opere, i russi presero parte attiva al dibattito sociale e culturale che animava il
periodo in cui la Russia stava vivendo grandi trasformazioni.( la Russia è molto più indietro rispetto a tutte le altre realtà dell’800, c’era
ancora la servitù della gleba).
Dostoevskij e Tolstoj nei loro romanzi ripropongono quindi questioni di carattere sociale in relazione al fatto che sul finire dell’800 in Russia
cominciano ad innescarsi dei fenomeni sociali e culturale che porteranno un grande rinnovamento. Tutti gli influssi culturali (correnti
letterarie)che venivano dall’Occidente per questi due autori non erano fattori positivi e quindi non andavano imitati infatti rimasero estranei
al naturalismo preferendo richiamarsi a valori più tradizionali espressi in passato dal romanticismo. Una delle opere maggiori di Tolstoj
infatti è ANNA KARENINA che incarna gli ideali del mondo romantico(il ruolo della donna, l’introspezione personale, il ruolo dell’amore) 
Dostoevskj era un nobile decaduto, pieno di debiti e visse una vita molto agitata e questo modo di essere agitato e di condurre la sua vita lo
ritroviamo nella sua produzione nella quale richiama l’immagine squallida e agitata della società. Tra le sue principali opere troviamo
DELITTO E CASTIGO e I FRATELLI KARAMAZOV. La narrazione proposta da egli non è tanto di carattere sociale quanto filosofico
perché scava nell’animo umano e nell’esistenza ( parallelismo con Leopardi che a modo suo scavava nell’animo umano). Il tema principale
del filosofo è la negazione per l’esistenza di Dio. Negare quest’ultimo per Dostoevskij genera un grande senso di libertà ma allo stesso
tempo un senso di colpa senza possibilità di essere espiato. Quindi il solo riscatto risiede nella sottomissione alla fede. Se Dostoevskij si
caratterizza per una scrittura agitata e convulsa, al contrario  TOLSTOJ usa uno stile molto più lineare. Le opere più importanti di
quest’ultimo sono GUERRA E PACE(1869) e ANNA KARENINA (1877) che sono dei romanzi molti vasti nei quali Tolstoj inserisce una
moltitudine di personaggi e di ambienti. Quest’ultimo riesce con una grande maestria ad entrare nella psicologia dei suoi personaggi anche
se non si identifica con loro e mantiene un punto di vista superiore.
CONFRONTO:  MENTRE FLAUBERT DICEVA CHE SI DOVEVA APPLICARE LA TECNICA DELL’IMPERSONALITÀ IN CUI
L’AUTORE NON DEVE ESSERE PROPRIO PRESENTE, AL CONTRARIO DI TOLSTOJ È PRESENTE MA È SUPERIORE AI SUOI
PERSONAGGI QUINDI LA SUA NARRATIVA NON È CARATTERIZZATA DALL’IMPERSONALITÀ COME FLAUBERT MA
GUARDA DALL’ALTO I SUOI PERSONAGGI SENZA IMMEDESIMARSI.
Le sue narrazioni sono ricche di particolari che possono apparire superflui ma che danno alla narrazione una grande veridicità 
LA NARRATIVA IN ITALIA
In Italia con la diffusione della narrativa, della stampa e dell’editoria (giornali e riviste con storie a puntate) si affermano molti scrittori
influenzati dalle narrative straniere e soprattutto da quella francese. È una fase in cui si assiste al declino dell’idea manzoniana del romanzo
storico e ci si apre a forme di produzione in prosa molto più moderne.
L’esempio di nuove correnti letterarie e narrative in Italia sarà la SCAPIGLIATURA( dopo unità d’Italia). Il primo segno di rottura del
romanzo storico manzoniano viene dal gruppo degli scapigliati milanesi dopo l’unità d’italia che si confrontano e rappresentano la prima
manifestazione italiana del disagio culturale-letterario nei confronti della società borghese. Per scapigliati s’intende tutti quegli artisti
irrequieti, emarginati che conducevano una vita povera nelle periferie delle grandi città, infatti non è un caso che la scapigliatura nasca
proprio a Milano che è la città più moderna in questi anni. Essi sfidavano le convenzioni sociali aderendo a posizioni di estrema sinistra( cioè
coloro che aderiranno ai principi puri del marxismo). L’attività degli scapigliati si alternativa tra poesia, giornalismo e narrativa d’appendice.
Dal clima scapigliato verranno influenzati molti scrittori che approderanno al verismo in Italia (Giovanni Verga)

VERSISMO
Dal punto di vista storico siamo nella parte successiva all’unificazione italiana quindi tra il 1860 e la fine dell’800. Il verismo come corrente
letteraria riprende un po’ l’esperienza naturalista con i dovuti distinguo. Il bisogno di raccontare la realtà era cosi forte nella narrativa
dell’epoca da tradursi in Italia in quella che è stata la cosiddetta scuola verista il cui massimo esponente è stato il siciliano Verga ma il primo
vero riferimento della letteratura verista fu Luigi Capuana. Intorno agli anni 80 del 800 un gruppo di narratori italiani ispirati dal naturalismo
francese usò per la prima volta il termine verismo per indicare il bisogno di raccontare la realtà attraverso la narrativa. Il fondatore di questa
corrente letteraria insieme ad un altro gruppo di intellettuali fu Luigi Capuana che è stato amico personale ma anche un grande stimatore di
Giovanni Verga. Il verismo ispirandosi al naturalismo francese sostiene con forza il canone della poetica dell’impersonalità, quindi i suoi
esponenti erano quelli intellettuali che affermavano che un romanzo è perfetto quando la mano dell’autore non si vede e sembra che l’opera
sia fatta da se stessa e in questo modo diventa reale-vera. Nel verismo rimane forte anche l’adesione ai principi del positivismo poiché i
veristi concepiscono le proprie opere come dei veri e propri “studi dal vero” e quindi l’osservazione della realtà 
ELEMENTI DI DIFFERENZA TRA I VERISTI E I NATURALISTI:
I caratteri che distinguono i veristi dai francesi dipendono dalla mancanza di una tradizione unitaria in Italia. A differenza della Francia, in
Italia non c’era ancora una cultura e una tradizione unica, anzi in questa fase emergono tutti i regionalismi e culture locali che contribuivano
a dare una rappresentazione vera della vita popolare. Ciò vuol dire che questa mancanza di unitarietà culturale e la persistenza dei
regionalismi costituiscono il punto di forza del verismo. Le opere veriste infatti sono impregnate di caratteri regionali in ogni aspetto, dalle
situazioni che raccontano fino al loro modo di parlare. Quindi la lingua è un altro dei problemi su cui ci si confronta in questo periodo perché
non esisteva una lingua italiana parlata e popolare unica; la soluzione che aveva proposto Manzoni non poteva andare bene perché era calata
dall’alto(recupero del toscano dantesco), pertanto si doveva inventare una nuova prosa in cui si ritrovano le influenze del naturalismo
francese e anche innesti dialettali.
Il 2 elemento di differenza: il romanzo secondo i veristi non è utile nella diagnosi sociale e quindi ad analizzare la società come
affermavano i naturalisti perché esso vale esclusivamente come opera letteraria e narrativa. Per quanto sostenitori del positivismo ai veristi
manca la fiducia del progresso poiché il meccanismo che riguarda i fattori ereditari e ambientali(elementi darwiniani alla base del
positivismo) non sono dei fattori che garantiscono un’evoluzione, una progressione ma riproducono situazioni che rimangono sempre uguali
a loro stesse, immobili. TUTTO CAMBIA PERCHÉ NULLA CAMBI. Per questo le opere dei veristi esprimono una delusione dei patrioti
meridionali che vedevano nell’Italia unità una possibilità di ricatto ma che ancora non si era verificato ed era lontano dal verificarsi. Per
questo i veristi non intendono contribuire all’analisi sociale ma i loro scritti finiscono comunque per innescare un dibattito sulla questione
meridionale. L’obiettivo non è quello di scrivere per analizzare quel tipo di società ma la vogliono solo raccontare ma comunque le loro
opere daranno un contributo anche se indiretto al dibattito sulla questione meridionale e sulle differenze nord e sud.
Luigi Capuana è il fondatore della corrente verista, siciliano e autore di diverse novelle e romanzi. Nella sue novelle si alterna realismo
psicologico a realismo sociale, dove nel primo troviamo le vicende sentimentali di personaggi di ceto medio-alto e nel secondo le vicende di
vita popolare siciliana. Tra le sue opere principali troviamo il MARCHESE DI ROCCAVERDINA. Quest’opera è ambientata in Sicilia ed
è la storia di un marchese(nobile) che come tanti in quel periodo erano feudatari(proprietari di terre) che si innamora di una giovane popolana
che però non può sposare perché non può mettere a repentaglio l’onore della famiglia essendo un nobile. Ad esso però la popolana dedica
tutti gli anni della sua vita e ad un certo punto il marchese decide di far sposare la ragazza con un suo fattore(persona che bada alla sua
tenuta) con la richiesta che il matrimonio fra i due non doveva essere consumato. A questo punto però scatta la follia perché il marchese
crede che tra loro il matrimonio si consumi e che siano innamorati perciò uccide il fattore per gelosia. Capuana quindi propone un’analisi
psicologica del protagonista che si fonde con lo spaccato della Sicilia di quel periodo( Sicilia feudale,latifondista, con la presenza della
nobiltà) caratterizzata anche dalla potenza feudale e dall’oppressione dei contadini.
Altro esponente del verismo è Federico De Roberto che nasce a Napoli ma trascorre molti anni della sua vita in Sicilia. Anche De Roberto
nelle sue opere si muove tra realismo psicologico e sociale. Il suo capolavoro è I VICERÉ che è un romanzo molto impegnativo in cui
racconta di una nobile casata siciliana di UZEDA FRANCALANZA che sono una famiglia che ha origine spagnola e che arriva in Sicilia
sotto la dominazione spagnola e mescolandosi con un’altra famiglia nobile della Sicilia che sono i FRANCALANZA. De Roberto ci propone
una famiglia allargata e quindi l’analisi di un paio di generazioni degli uzeda francalanza e possiamo ritrovare nella descrizione molti
elementi che abbiamo trattato con ÉMILE Zolà con i Rougon Macquart. Sono vicende che si intrecciano con questioni politiche quindi il
passaggio tra i Borbone e l’avvento dello stato unitario. I protagonisti sono sempre in lite fra loro per questioni patrimoniali tanto che il
principio dell’ereditarietà diventa un peso che colpisce soprattutto i discendenti più giovani degli uzeda. Il quadro che emerge è quella di una
società ingiusta, monotona ma soprattutto sempre uguale a se stessa.
Anche Matilde Serao, giornalista e napoletana fu esponente del verismo. La sua opera maggiore è IL VENTRE DI NAPOLI ed è un’opera
di denuncia contro i progetti di sventramento del centro storico di Napoli. In quest’opera emerge una descrizione molto colorita e ricca della
città infatti anche nelle altre opere non è tanto forte la trama quanto gli spaccati dei luoghi che lei riesce a rendere con un estremo verismo.
In questo periodo ci saranno anche degli intellettuali che sceglieranno di collocarsi all’opposizione positivista. Tra questi intellettuali
troviamo ANTONIO FOGAZZARO, Veneto e di famiglia ricca che non ha avuto una vita mondana ma è stato sempre un po’ appartato. La
sua opera principale è PICCOLO MONDO ANTICO in cui recupera il tema patriottico poiché ambienta la vicenda di essa nelle vicende
risorgimentali e delle battaglie del lombardo Veneto (presenza austriaca sul Lombardo Veneto). I protagonisti delle sue opere sono come i
veristi, il ceto ricco e intellettuali tormentati da inquietudini religiose. Infatti Fogazzaro pur essendo non addentro alle teorie positiviste sente
molto forte la questione religiosa e soprattutto il conflitto che emerge tra fede e scienza nel positivismo. In piccolo mondo antico ad esempio
emerge molto la differenza tra un protagonista che è una persona credente e la persona amata che invece non è per nulla credente.

Potrebbero piacerti anche