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4 AL schede anno sc.

2010-11

Acchiappare l’infinitob
calcolo infinitesimale
I metodi geometrici per calcolare le aree e i volumi
sono abbastanza facili quando vengono utilizzati con i
poligoni e i solidi che hanno contorni rettilinei, ma non
consentono di risolvere il problema quando le figure
hanno contorni curvilinei.

Il primo approccio al problema di lavorare con le


superfici e i volumi irregolari è quello di dividere l’area
e il volume in piccole parti e poi addizionarle insieme.

Gli elementi essenziali di questo metodo sono stati


descritti da Eudosso e Archimede più di 2000 anni fa,
ma lo sviluppo rigoroso e le applicazioni non furono
possibili finchè i matematici hanno esitato all’idea
dell’infinito.

La seconda metà del XVII secolo vide finalmente un


metodo sistematico per la risoluzione di questi
problemi.

Come successe per la geometria analitica, il nuovo


metodo – calcolo infinitesimale – fu sviluppato in modo
simultaneo e indipendete da due dei più grandi
jimgoldstein da Flickr matematici del tempo.

Venire a patti con l'infinito


I numeri irrazionali come , e e sono successioni infinite.
Possiamo approssimarli quanto vogliamo, ma il compito non
sarà mai completato.

Sia l’infinitamente grande che l’infinitamente piccolo


(infinitesimo) hanno preoccupato i matematici per due millenni.

I Greci non accettarono l’idea dei numeri irrazionali arrivando


forse ad uccidere Ippaso che aveva provato la loro esistenza.

Solo nel XVII secolo i matematici fecero le prime mosse per


approcciare ed abbracciare l’idea di infinito e di infinitesimo.
Archimede in un ritratto anacronistico del 1620

Prof. Maurizio Pischiutta da “The story of Mathematics”- Anne Rooney


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Il paradosso Zenone
Zenone d’Elea (V secolo a.C.) è considerato uno dei principali precursori dei metodi
infinitesimali. Il paradosso di Achille e della tartaruga è notissimo ed è stato spesso
interpretato nell’àmbito della polemica che oppone Zenone ai seguaci della scuola
pitagorica. L’argomento di Zenone è erroneo perché non considera che una somma di
infiniti addendi può essere, sotto alcune ipotesi, finita . D’altra parte era nella concezione
scientifica del periodo che una somma di infiniti addendi dovesse essere infinita.

Nel celebre paradosso di Achille e della tartaruga possono essere rilevati anche altri elementi, che
probabilmente superano per importanza la semplice ed ovvia considerazione dell’incapacità di Zenone di
determinare la somma di una serie geometrica convergente: Bertrand Russell, ad esempio, propone
un’interessante interpretazione del paradosso che equivale al rifiuto, da parte di Zenone, di accettare che un
insieme sia in corrispondenza biunivoca con una sua parte propria. Dunque, seguendo l’interpretazione di
Russell, nel paradosso è celata una intuitiva considerazione critica riguardante quella che diventerà la
moderna definizione di insieme infinito.

L’ingresso delle nozioni di infinitesimo e di infinito nella scienza greca non potrebbe non essere causa di
perplessità e di dubbi, per gli aspetti paradossali che un’applicazione soltanto intuitiva di tali concetti sempre
comporta. Proprio queste difficoltà portano Aristotele al rifiuto dell’infinito attuale, che sarà pienamente
superato soltanto nel XIX secolo con le riflessioni di Bernard Bolzano (1781-1848) e di Georg Cantor (1845-
1918).

Uno dei precursori


Il metodo che Archimede (Siracusa, circa 287 a.C. – Siracusa, 212 a.C) adottò per calcolare
l’area del cerchio, e quindi di , era basato sul disegnare poligoni inscritti e circoscritti e
calcolando le rispettive aree.

Questo dava valori approssimati per eccesso e per difetto dell’area del cerchio. Usando un
numero sempre maggiore di lati dei poligoni inscritti e circoscritti, si otteneva un grado di
approssimazione sempre maggiore.

Qui Archimede incontrò due concetti che divennero molto importanti più avanti, quello di
limite e di infinito, per cui il valore perfetto dell’area sarebbe dato da un poligono avente
un numero infinito di lati.

Prof. Maurizio Pischiutta da “The story of Mathematics”- Anne Rooney


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Infatti un cerchio può essere considerato come un poligono avente infiniti lati, così che i
due poligoni, inscritto e circoscritto, coincidono. Così che se il numero dei lati tende
all’infinito, la differenza tra l’area dei poligoni e l’area del cerchio tende a zero e i limiti
coincidono.

La possibilità di calcolare un’area o un volume dividendo la figura in un gran numero di


superfici (fette) sottili non era nuova per Archimede. Democrito, 200 anni prima, respinse
questa idea, perché aveva la difficoltà logica che se le fette sono infinitamente sottili non
c’è differenza tra loro, così che ogni piramide potrebbe diventare un cubo.

Eudosso di Cnido (408 a.c.-355 a.c.) sviluppò la


tecnica del ‘metodo di esaustione’ che consiste
nel collegare l’area da calcolare con un’altra area
più facile da calcolare e nel provare poi che l’area
incognita non è maggiore né minore di quella
nota, e quindi che sono uguali.

Nel XVII secolo, quando i matematici finalmente


divennero più propensi ad accettare l’idea di
infinito e di infinitesimo, il metodo trovò la sua
piena attuazione con la propria formulazione
algebrica ed emerse come calcolo integrale.
Questo non potè accadere finchè non venne
sviluppata la geometria analitica e il calcolo dei
limiti.

‘l'infinito e infinitesimo trascendono


la nostra comprensione finita, il
primo a causa della sua
grandezza, il secondo a causa
della sua piccolezza, immaginatevi
che cosa sono se messi assieme’

Prof. Maurizio Pischiutta da “The story of Mathematics”- Anne Rooney


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Il calcolo infinitesimale
L’invenzione del calcolo infinitesimale è stato uno dei passaggi più importanti della storia
della matematica. Risolse problemi che per 2000 anni i matematici avevano tentato di
risolvere e aprì porte che nessuno prima aveva mai pensato fosse possibile.

Qualcosa sul calcolo


Il calcolo infinitesimale (‘Calculus’ è il nome latino della pietra usata per contare) si
divide in due parti : differenziale e integrale.

Facciamo un esempio.

Achille e la tartaruga
Il paradosso di Zenone in cui Achille non può mai raggiungere la tartaruga se la tartaruga
ha un certo vantaggio può essere espresso (ma non risolto) usando il calcolo.

Indichiamo con il vantaggio iniziale della tartaruga e con il tempo passato. Abbiamo
una successione di tempi e distanze corrispondenti e La velocità
della tartaruga è funzione del tempo e della distanza e indica quanto aumenta la posizione
della tartaruga. La sua velocità nell’intervallo di tempo è data da:

Se dopo 15 secondi la tartaruga si trova a 3 metri dal punto di partenza e dopo 20 secondi
a 4 metri la sua velocità è

Il grafico del moto della tartaruga è una linea retta

Prof. Maurizio Pischiutta da “The story of Mathematics”- Anne Rooney


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La distanza percorsa, facile da calcolare in questo caso, è l’area sotto il grafico:

per esempio, dopo 10 secondi è:

La frequenza di variazione della velocità (accelerazione) è data dal coefficiente angolare,


in questo caso è zero perché la linea è orizzontale.

Se invece la tartaruga avesse uno scooter. Invece di una velocità uniforme lo scooter
accelera fino a raggiungere la velocità massima. Il grafico della velocità potrebbe essere il
seguente:

In tal caso per calcolare la distanza percorsa dalla tartaruga dovremmo calcolare l’area al
di sotto del grafico, ma non è facile. L’accelerazione ad ogni istante è il coefficiente
angolare della tangente alla curva in ogni punto.

Il primo problema è risolto dal calcolo integrale, il secondo dal calcolo differenziale.

Integrazione
L’integrazione calcola l’area al di sotto di una curva considerando una serie di rettangoli
infinitamente piccoli sotto la curva e addizionando insieme le loro aree

L’area calcolata tende all’’area della parte al di sotto della curva quando il numero dei
rettangoli tende all’infinito. Quest’area è l’integrale della funzione v(t), l’integrale si scrive:

Prof. Maurizio Pischiutta da “The story of Mathematics”- Anne Rooney


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Dove a e b sono i limiti di t e dt significa una variazione di t molto piccola.

Differenziazione
L’accelerazione media in un dato intervallo di tempo (nel grafico velocità-tempo) è data dal
coefficiente angolare della secante che passa per i punti iniziale e finale.

L’accelerazione istantanea è data dal coefficiente angolare della retta tangente alla curva
nel dato istante.

Il calcolo differenziale permette il calcolo della retta tangente ad una curva

Leibniz e Newton
Gli elementi fondamentali del calcolo infinitesimale – sia differenziale che integrale -
furono scoperti verso il 1670 in modo indipendente dallo scienziato inglese Isaac Newton e
del tedesco Gottfried Liebniz.
Entrambi scoprirono un metodo per calcolare la tangente ad una curva in un punto, data
l’equazione della curva. Il coefficiente angolare della tangente (derivata) fornisce il valore
della frequenza di variazione della funzione. Scoprirono anche che l’integrazione è
l’inverso di questo processo di differenziazione.

Prof. Maurizio Pischiutta da “The story of Mathematics”- Anne Rooney

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