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- Esempio: una lega è costituita di ferro (la cui massa atomica è

dell’ordine di 56u) e di oro (la cui massa atomica è dell’ordine di


197 u); essa viene bombardata da particelle α (circa 4 u) di energia
pari a 5 MeV . Quale forma avranno gli spettri di energia cinetica delle
particelle α diffuse elasticamente da tale lega, se essi vengono
raccolti ad un angolo θ=160° ?
Iniziamo ad osservare che la particella può urtare tanto contro un atomo di ferro quanto un atomo
di oro; poiché la velocità successiva all’urto della particella α varia a seconda della massa atomica
dell’atomo incidente, dovremo distinguere caso per caso. La particella può inoltre urtare con
particelle superficiali o con particelle più interne: poiché in seguito alla “penetrazione” del mezzo la
particella essa viene rallentata dall’interazione con gli atomi della lega. Volendo dunque graficare il
numero delle particelle in funzione dell’energia, otterremo un andamento lineare:

Dove l’energia cinetica massima corrisponde all’energia di particelle che urtano sui lati più esterni
del campione.
Per quanto riguarda la differenza degli urti tra oro-ferro, ovviamente ci aspettiamo che la velocità
della particella urtante l’oro (che è più massivo) sia maggiore della particella urtante il ferro.

Analizziamo quindi il problema da un punto di vista cinematico. Indichiamo con M 1 la massa della
particella α , e con M 2 la massa di una particella di ferro o di oro.
Supponendo l’urto sia elastico, il problema può essere risolto, senza correzioni relativistiche,
attraverso la correzione della quantità di moto e dell’energia cinetica:

M 1 v 1=M 1 v '1 cos θ+ M 2 v 2 cos ϕ

{ 0=M 1 v '1 sin θ−M 2 v2 sin ϕ


1
2
1
2
1
M 1 v 21= M 2 v '12 + M 2 v 22
2

Risolviamo dunque il sistema, osservando che la prima equazione può essere posta come:

M 1 v 1−M 1 v '1 cos θ=M 2 v 2 cos ϕ


M 1 v '1 sin θ=M 2 v2 sin ϕ

Effettuando la quadratura di entrambe le equazioni, e sommando membro a membro, otteniamo:

2
( M 1 v 1−M 1 v '1 cos θ ) + M 21 v '12 sin2 θ=M 22 v 22

Da cui:

M 21 v 21+ M 21 v '12 cos 2 θ−2 M 21 v'1 v 1 cos θ+ M 21 v '12 sin 2 θ=M 22 v 22 ⇒ M 21 v12+ M 21 v '12−2 M 21 v '1 v 1 cos θ=M 22 v 22

Quest’ultima equazione, sostituita nell’equazione dell’energia,

2 '2 M1 2 '2
v1 =v 1 + [ v + v −2 v '1 v 1 cos θ ]
M2 1 1

'
Isolando rispetto a v1 ,

M1 ' M1 M1
'2
v1 1+ ( M2 )
−2 v 1
M2
2
v 1 cos θ−v 1 1−
M2
=0 ( )
Da cui:

M 12 2 2 M 21

v= '
1
M1
v cos θ ±
M2 1 √
M 22
2
v 1 cos θ +v 1 1− 2

M1
M2 ( ) =
M 1 v1
M2 + M 1[ √
cos θ±
M 22
M1 2
−sin2 θ
]
( 1+
M2 )
L’energia cinetica della particella, dopo l’urto, sarà perciò:
2 2
' 1 2 1
E = M 1 v 1= M 1
2 2
M 12 v 21
( M 2+ M 1 )
2
[ √
cos θ ±
M 22
M1 2
2
−sin θ =E
] M 21
( M 1+ M 2)
2
cos θ ±
[ √
M 22
M1 2
2
−sin θ
]
Il termine…

F=
M 21
( M 1+ M 2 )
2
[ √
cos θ ±
M 22
M1 2
2
−sin θ
]
Viene detto fattore cinematico, e descrive il coefficiente di proporzionalità tra i valori dell’energia
cinetica prima e dopo l’urto. Da come si può osservare, esso è dipendente da M 2, che mostra
come, calcolando il fattore cinematico, si possa conoscere l’atomo con cui la particella α incide.
Un’altra osservazione riguarda il rapporto M 1 /M 2. Nel nostro caso, M 1< M 2, dunque il fattore in
radice è certamente maggiore di zero, e la radice è complessivamente maggiore di cos θ ; poiché v1
è un modulo e deve sempre essere maggiore di zero, dovremo considerare soltanto la soluzione
positiva:

'
v=
1
M1 v1
M 2+ M 1 [ √
cos θ+
M 22
M1 2
−sin2 θ
]
La situazione si fa più complicata nel caso di M 1> M 2. Deve infatti valere in ogni caso:

M 21 M
2
−sin 2 θ ≥ 0 ⇒|θ|≤ arcsin 2
M2 M1

Rispettata questa condizione, tuttavia, per M 1> M 2osserviamo che entrambi i segni + e – sono
possibili per il nostro problema.
Sostituendo i dati numerici, si osserva che:

E'Au=4.62 MeV
E Fe=3.78 MeV

- Esempio: si effettui una stima dell’energia cinetica di punto zero di un elettrone obbligato a
risiedere in una regione di spazio di dimensioni tipiche di quelle di un nucleo atomico a ∼ 10 fm .
Considerando l’intensità delle interazioni cui un elettrone può andare soggetto con i costituenti del
nucleo, si rifletta sulla possibilità che un elettrone possa trovarsi, legato, in un nucleo atomico.
Ricordiamo le seguenti quantità in gioco:

m e =9.11 ⋅10−31 kg
mn=1.67 ⋅10−27 kg
ℏ=1.054 ⋅10−34 J ⋅ s
Ricordiamo inoltre che, da un punto di vista quantistico, la particella è soggetta al principio di
indeterminazione di Heisenberg:

Δ x Δ p ∼h

Poiché conosciamo Δ x=a, otterremo:

h πℏ
a ⋅ 2 p ∼ h⇒ p ∼ =
2a a

Moltiplichiamo e dividiamo per la velocità della luce, poiché ricordiamo che:

ℏc=197 MeV ⋅ fm

Ottenendo:

πℏc 200 MeV


p∼ ∼ 3.14 ⋅ MeV =61,9
ac 10 ⋅3 c c

2
Osserviamo, che poiché m e =0.511 MeV /c , ci troviamo in un regime relativistico; infatti,
sfruttando la relazione E=K +m c2, otteniamo:

K 2 +m2 c 4 +2 mc 2 K = p2 c2 +m2 c 4 ⇒ K 2 +2 mc 2 K − p2 c2 =0

Che comporta, scartando il segno meno per evitare energie negative,

K=−mc 2 + √ m2 c 4 + p 2 c 2 ∼ 61,4 MeV

Adesso che conosciamo l’energia dell’elettrone, immaginiamo esso sia vincolato a muoversi attorno
ad un nucleo di carica Ze, a distanza a /2 . Il potenziale coulombiano sarà:

−kZ e 2
U ( r )=
r

Converrà sfruttare il teorema del viriale, che determina i moti legati delle particelle, secondo cui:

1 dU
¿ E>¿ < r >¿
2 dr
Che nel nostro caso diventa:

1 Kz e 2
¿ E>¿< >¿
2 r

L’energia media, per r =a/2, diventa perciò:


2
1 ( 1.6 ⋅10−18)
2
(
¿ E>¿ 9 ⋅109 ⋅ Z ⋅
10
2
fm )
∼0.144 Z MeV

Essendo Z al più dell’ordine del centinaio, ¿ E>¿ non supera la decina di MeV ,

- Esempio – L’eresia della massa relativistica e altri infami


Sappiamo che, esattamente come in meccanica classica, vale ancora l’uguaglianza ⃗p=m⃗v in
meccanica relativistica, dove la massa in questione è la cosiddetta massa relativistica, definita
come:
m0
mrel =
v2
√ 1−
c2

E’ tuttavia cattiva concezione comune che la massa vari con la velocità, ed è bene correggere
problema. Innanzitutto si inizia ad osservare che la formula non vale più per un fotone, che ha
massa a riposo nulla. E’ invece sempre corretta la formula…

E2= p 2 c 2 +m2 c 4

- Esempio: calcolare la densità numerica e la densità della materia nucleare r 0 =1.15 fm. Ricordiamo
che esse sono definite rispettivamente come:

A M
ρnum= ρ=
V V

E ricordiamo la formula sperimentale che lega il raggio di un nucleo al suo numero di massa:

1
R=r 0 A 3

Ricordiamo inoltre che tra energia totale dei nucleoni e numero atomico vi è una dipendenza nella
forma…

A ( A−1 )
U tot =
2

E dunque:

U tot
∼A
A

Che però non è in accordo coi dati sperimentali. Questo può essere spiegato dal fatto che le forze
nucleari sono forze a breve raggio.
Nella supposizione di nuclei approssimativamente sferici (approssimazione non sempre corretta) ,
possiamo scrivere:

4 4
V = π R3= π r 30 A
3 3

In questo modo otteniamo:

A A 3
ρnum= = =
V 4 3 3
π r0 A 4 π r0
3

E analogamente, la densità di massa, sarà:

M mn A mn A 3 mn
ρ= = = =
V V 4 3 4 π r 30
3 (
π r0 A )
Dove abbiamo indicato con m n la massa del nucleone. Osserviamo che entrambe le densità sono
1
costanti, a maggiore prova che le forze nucleari saturano: la formula R=r A 3 contiene la
0
“costanza” della densità atomica.
Sostituiamoci con valori numerici: in genere, sperimentalmente si osserva una densità numerica di
circa ρn ∼ 0.17 f m−3, mentre una densità di massa circa pari a…

10−27 kg kg
ρ=3⋅1.66 ⋅ 3
∼ 0.26 ⋅1018 3
4 π ⋅ ( 1.15 ⋅10 m )
−15
m

Osserviamo che la densità è incredibilmente alta, se, ad esempio, paragonata a densità come quelle
dell’acqua, di 103 kg /m3. La qual cosa è comprensibile, in quanto la distanza media tra atomi è
dell’ordine di 10−10 , mentre la distanza tra nucleoni è di circa 10−15 .

- Esempio: un elettrone viene accelerato da fermo fino a raggiungere un’energia cinetica K=1 MeV
. Ricordando che la massa di un elettrone è pari a 0.5 MeV /c2, qual è la velocità dell’elettrone?
Iniziamo ad osservare che i MeV sono confrontabili, perciò è necessario usare formule in regime
relativistico:
E=K +m c2 =γm c 2
p=γmv
E2= p 2 c 2 +m2 c 4

Da cui otteniamo:
pc γmvc γmv v
= = = =β
E γm c 2 γmc c

E dunque, sostituendo i dati numerici,


MeV 2
E=1 MeV + 0.5 c
c2
2
MeV
p2 c 2+ 0.5 ( c2 ) c = p c +0.25 MeV
4 2 2 2

Poiché:
2 2 2 2 4 2 2
E = p c +m c =( 1.5 ) Me V

Si ottiene:

MeV
p=1.414
c

E dunque:

MeV
pc
β= =
( 1.414
c )
c
=0.94 ⇒ v =0.94 c
E 1.5 MeV

- Esempio: quanta energia occorre per spezzare un nucleo di carbonio 12 in tre particelle α ?
Ricordiamo che:

M 4 =4.0002603 u
He

E, ovviamente, M 12
C
=12u . Vogliamo azionare la seguente razione:

E+ 126C6 → 3 42 H e2

Per risolvere il problema, dovremo porre la conservazione dell’energia, trascurando l’energia di


legame, che è generalmente dell’ordine dell’eV :

E=( 3 m He −m C +6 me −6 me ) c2 ∼ [ 3 M
4 12 4
He
−M 12
C ] c 2=0.00781u c 2
Ricordando che u=931.5 MeV /c 2, si ottiene:

E=7.275 MeV

- Esempio: quanto deve valere il valore massimo di una barriera coulombiana di potenziale tra una
206
particella α e un nucleo di piombo 82 Pb ? Ricordando che:
Z1 Z 2 e 2
V =−K
r
Il valore massimo si raggiungerà per r =R 1+ R 2, dove R1 ed R2 costituiscono rispettivamente il
raggio della particella α e del piombo:
Z1 Z2 e2 2 Z1 Z 2 2 2 ⋅ 82
V max =K =K e =K e
R1 + R2 1 1 1 1
( 3
r0 A + A
1
3
2 ) (
1.2 fm 4 3 +206 3 )
Ricordiamo che il prodotto K e 2 può essere espresso in MeVfm, ed è pari a 1.44 MeVfm. Perciò,

1.44 ⋅ 2⋅ 82
V max = 1 1
MeV ∼ 23 MeV
( 3
1.2 4 +206 3 )
- Esempio: la sezione d’urto della seguente reazione,

10
5 B + n → 73 Li + 42 He

…è di σ =4000 b ; calcolare la frazione di boro-10 che si perde in una lamina di boro se essa è
esposta ad un flusso di 1016 neutroni termici per m 2 s per un anno. Ricordiamo che la formula che
lega il numero di particelle rilevate con il numero di particelle incidenti è pari a:

N R=N i σ N

Dove N indica il numero di atomi del bersaglio per unità di superficie. Questo può essere scritto
come:

NB
N R=N i σ
S

Dividendo ambo i membri per il tempo t , otteniamo il rate:

NR Ni NB
R= = σ =ϕi σ N B
t t S

In questo modo appare il numero di particelle cariche per unità di tempo, che, diviso per S,
restituisce appunto un flusso ϕ i. Se i termini ϕ i σ N Bfossero costanti, basterebbe moltiplicare per il
tempo per ottenere N R; se invece la quantità a destra variasse, dovremmo introdurre la relativa
espressione differenziale:

d NR
R= =ϕi σ N B
dt

Dove la quantità dipendente dal tempo è ovviamente N B , in quanto l’urto tende a far diminuire il
numero di atomi bersaglio.
A scopo didattico, vediamo quali sarebbero le differenze se utilizzassimo prima la formula
“scorretta” è poi quella differenziale. Nel primo caso,
NR
=ϕi σ N B
t

Definiamo con f la frazione di boro che si perde, e perciò:

−Δ N B N R
f= =
NB NB

Perciò:

ϕi σ N B t N R
= ∼ 0.126
NB NB

Nel caso vero, ovviamente, dovremo effettuare un calcolo integrale:

d NR −d N B −ϕ σt
=ϕ i σ N B ( t )= ⇒ N B =N B ( 0 ) e i

dt dt

La frazione di bersagli che scompaiono in un periodo T =1 y sarà allora:

N B ( 0 )−N B ( t )
=1−e−ϕ σT ∼1−0.882 ∼0.118
i

NB (0)

Come vediamo, è più piccola la frazione di boro che “sopravvive”.


La quantità…

f =1−e−ϕ σt i

Diventa, per esponente molto piccolo, circa f ∼ Fσt , che è il caso in cui abbiamo considerato
costante il numero di bersagli.

- Esempio: calcolare il valore della sezione d’urto differenziale elastica dσ /d Ω per lo scattering di
una particella α di energia cinetica 20 MeV ad un angolo di 20 ° ad opera di un nucleo di bismuto
209
83 B i . Quanto vale, inoltre, la minima distanza di avvicinamento in tal caso? Come questa si
confronta con il raggio di interazione nucleare α -bismuto?
Ricordiamo la formula non relativistica e con assenza di moto del bersaglio, si ha:

2 2
dσ zZ e 2 1 zZ e 2 1 2 ⋅ 83 ⋅ 1.44 MeVfm 2 1 f m2 10−2 b
= (
d Ω 16 π ε 0 E k ) sin 4 θ
= K
4 Ek( sin 4θ)= (
4 ⋅ 20 MeV )
sin 4 20 °
∼ 9819
sr
=9819 ⋅
sr

2 2 2

Calcoliamo ora la minima distanza, dalla formula…

θ
2 1+sin
zZ e 1 2 2 ⋅83 ⋅ 1.44 MeVfm
ρ= = ⋅ 6.758∼ 40 fm
4 π ε0 2 E k θ 2⋅ 20 MeV
sin
2

Poiché il raggio di interazione è pari alla somma dei raggi tra bismuto e la particella α , che
sappiamo calcolare da…
R 1 1

∫ ¿=R Bi+ Rα =r0 A 3Bi+r 0 A3α =1.27 fm (√3 209+√3 4 ) ∼9 fm ¿

…vediamo che non vi è l’innesco di interazioni forti.

- Esempio: Il trizio subisce un decadimento β con un tempo di dimezzamento di t 1 =12.5 y .


2
Sapendo che un campione di 0.1 g di trizio produce 21 cal/h, calcolare l’energia media delle
−¿¿
particelle β emesse.
−¿¿
Ricordiamo che il decadimento β è caratterizzato dalla seguente reazione:

n → p+ e−¿+ ν́ ¿ e

Nel caso del trizio, dunque, un neutrone si trasforma in protone trasformando l’atomo in elio:

3
1 H 2 → 32 He 1+ e−¿+ν́ ¿ e

Comprendiamo che, essendo la massa dell’elettrone migliaia di volte più piccola di quello della
masse dell’elio, l’energia cinetica sarà quasi del tutto “rubata” dall’elettrone. Il Q -valore sarà allora:

Q=K e + K 3
He
+K ν∼ Ke+Kν
2

L’energia K e degli elettroni, come dice il problema, viene persa in forma di calore nel campione, con
una potenza…

cal N β E β
P=21 =
h t

Dove abbiamo indicato con E β l’energia depositata nel campione da ciascun decadimento β , cioè
K e : l’energia K ν del neutrino non viene dissipata nel campione, in quanto i neutrini interagiscono
pochissimo con la materia circostante. Otteniamo allora:

N β Ḱ e
P= = A β Ḱ e
t

Dove abbiamo indicato con A β l’attività, cioè:

A ( t )=N ( t ) λ

λ può essere ottenuta conoscendo il tempo di decadimento, poiché:

1 log 2 0.693
t 1 =τ log 2= log 2⇒ λ= ∼ ∼ 1.758 ⋅ 10−9 s−1
2
λ t1 7
12.5⋅3.15 ⋅ 10 s
2
Non resta che determinare il numero di particelle di trizio, conoscendo la massa molare del trizio,
pari a circa 3 g:
m 0.1 g
N β= ⋅ N A= 6.02 ⋅1023 ∼2 ⋅ 1022
m mol 3g

Otteniamo dunque infine l’energia cinetica media:

P 4.186 J 1
Ḱ e = =21⋅ ⋅ ∼7⋅ 10−16 J =4.375 keV
Nβ λ 3600 s 2 ⋅20 ⋅1.758 ⋅ 10 s
22 −9 −1

- Esempio: il radionuclide 24 Na decade con un tempo di dimezzamento di t 1 =15 h. Una soluzione


2
24
contenente Na di attività A0 =0.05 μCu viene iniettata nelle vene di una persona. Dopo 4.5 h ,
l’attività volumica di un campione di sangue della persona viene misurata sperimentalmente, ed è
pari ad A ( t=4.5 )=8 pCu/c m 3. Quanti litri di sangue contiene il corpo della persona? Si assuma
che la soluzione di 24 Na si sia distribuita uniformemente nel corpo della persona. Ricordiamo che
l’attività ha un’espressione nella forma…

A ( t )=N ( t ) λ=N 0 λ e−λt = A0 e− λt

Ricaviamo dunque λ attraverso il tempo di dimezzamento:

log 2 0.693
λ= =
t1 15 h
2

L’attività dopo 4.5 h sarà allora:

log 2
t −0.693 ⋅4.5 h
t1
− λt 15 h
A ( t=4.5 h )= A0 e = A0 e 2
=0.05 e μCu∼ 4.06 ⋅10−8 Cu

A questo punto è possibile considerare il volume del corpo, conoscendo l’attività volumica:

A A 10−8 3 3 3
A= ⇒V = =4.06 ⋅ c m ∼ 5.08 ⋅ 10 c m =5.08 l
V A 8 ⋅10 −12

- Esempio: calcolare la massa di 226 Ra che Marie Curie avrebbe potuto ottenere da m=2 ton di
Ra U
minerale di uranio pechblenda U 3 O 8. Il tempo di dimezzamento t 1 =1620 y e t 1 =4.468 Gy .
2 2
Qual era l’attività di questo campione di radio una volta isolato?
Si osservi che il radio è difficilmente trovabile in natura, in quanto esso, formatosi nelle fasi di
genesi della Terra, è in gran parte decaduto. Il radio infatti può essere infatti più facilmente trovato
in minerali di uranio, che decade naturalmente in radio. Bisognerà però utilizzare enormi quantità
di uranio. Ricordiamo che, nei decadimenti in cascata del tipo A → B →C , il numero di nuclidi B è
dato da…
λ1 N A − λ t −λ t
N B ( t )= 0
[ e −e
1 2
]
λ 2 − λ1

Poiché il tempo di dimezzamento dell’uranio è molto più grande del tempo di dimezzamento del
radio, la costante λ U è molto più piccola della costante λ Ra, e possiamo allora scrivere:

λ1 N A − λ t −λ t λ 1 t
N B ( t )= 0
[ e −e ] ∼ N A e−λ
1 2 1

λ 2 − λ1 λ2 0

…che, ricordiamo, implica uguali attività, attraverso la cosiddetta equazione di equilibrio secolare:

λ 1 N A =λ2 N B

La relazione vale in generale per qualsiasi elemento della catena di decadimenti, nella situazione in
cui λ 1 ≪ λi. Nel nostro caso, l’uranio decade prima in elementi intermedi come il torio, fino ad
arrivare all’uranio, ma mantenendo sempre λ U N U = λRa N Ra . Poiché:

m U O =3 m U +8 mO=842 gr /mole
3 8

Abbiamo, in 2 tonnellate,

103 g
N U O =2000⋅ 6.02⋅10 23 mol −1 ∼ 14.3 ⋅1026
3 8
gr
842
mole

In cui campione di atomi di uranio vi saranno quindi 3 N U 3 O8 particelle, e dunque circa 43 ⋅1026 , e
possiamo ottenere il numero di atomi di radio:

λU NU log2 1620 y
λ Ra N Ra=λ U N U ⇒ N Ra= =43 ⋅1026 9
∼ 155.3⋅1019
λ Ra 4.468 ⋅10 y log2

E dunque possiamo conoscere la massa del radio:

N Ra mRa 226 g⋅1.55 ⋅1021


M Ra= = ∼0.58 gr
NA 6.02⋅1023

- Esempio: per un esperimento di fisica nucleare è richiesto un bersaglio di berillio-7 ( τ =53.29 d


per decadimento di cattura elettronica). Un centro di ricerca, distante 100 km dal laboratorio,
produce bersaglio di berillio-7 usando la seguente reazione:

7
Li (p ,n) 7Be

…cioè:
7
Li + p → 7Be + n

…con fasci di protoni a 5 MeV con una sezione d’urto di σ ( 5 MeV ) =340 mb su un bersaglio di
LiF arricchito al 99% in 7 Licontenente 4.02 ⋅1019 atomi su centimetro quadro di litio ed avente
una superficie irraggiata S=1c m 2. Se l’intensità del fascio di protoni è di 100 μA , ed il bersaglio
prodotto viene trasportato al laboratorio ad una velocità media v́=60 km/h, quale dev’essere il
minimo tempo di bombardamento affinché il bersaglio prodotto arrivi in laboratorio con 2 ⋅1015
atomi al centimetro quadro di berillio-7?
Ciò che vogliamo è che:

d N Be
= p−λ N Be ( t )
dt

Dove si è indicato con p il tasso di produzione, cioè il numero di berilli prodotti dalla reazione.
Quest’ultimo può essere calcolato facilmente dallo scattering Rutherford:

N R Ni
p= = σ N Li 7
t t

Il numero di atomi di litio-7 è pari al 99 % degli atomi di litio totale, perciò N Li=0.99 N Li. Inoltre,
7

poiché viene data la corrente del fascio, si ha:

Q Ni e
i= =
t t

Perciò:

i i
p= σ 0.99 N Li= σa N Li
e e

Otteniamo allora:

d N Be
=i e σa N Li− λ N Be ( t )
dt

Supponendo i e σa N Li sia costante, risolvendo l’equazione differenziale si ottiene:

i
N Be =c e− λt + σa N Li

Imposta la condizione N Be ( 0 )=0 , si ottiene:

i
N Be = σa N Li ( 1−e−λt )

Vediamo che dunque ad un certo punto si raggiunge un valore asintotico di nuclei di berillio-7, pari
i
a N Be ∼ σa N Li. Se interrompessimo l’irraggiamento ad un tempo t ¿, questo inizierebbe a

decadere. Ci chiediamo quale appunto sia l’istante tale che il decadimento riduca il numero di
atomi di berillio a 2 ⋅1015:

N Be ( t>t ¿ ) =N Be ( t ¿ ) e− λ (t −t )

Poiché il viaggio impiega un tempo t F =d / v́, dovrà valere:

d
−λ ( −t )
i
¿
¿
− λ ( t F −t ¿

σa N Li ( 1−e−λ t ) e v́
)
N Be ( t F ) =N Be ( t ¿ ) e =

Da cui isolare t F e ricavarlo conosciuto N Be ( t F ) =S N Be.

- Esercizio: partendo dalla formula semiempirica delle masse, si determini la relazione funzionale che
lega Z ed A dei nuclei dispari appartenenti alla linea di stabilità. Si ponga a a v =15.85 MeV ,
a s=18.34 MeV , a c =0.715 MeV , a A =23.21 MeV , a p=12 MeV / √ A , e si ricordi che
m p=938.3 MeV /c 2, mn=939.6 MeV /c 2.
Ricordiamo che:

B (Z , A )
m ( Z , A )=Z m p + ( A−Z ) m n−
c2

Dove B ( Z , A ) è determinata attraverso la formula semiempirica delle masse:

2
3 ( A−2 Z )2 −1
3
B ( Z , A )=a v A−a s A −ac Z ( Z−1 ) A −a A ±δp
A

Poiché stiamo cercando solo nuclei dispari, possiamo porre δ p=0 . Cerchiamo allora di riscrivere la
formula finale di m :

2
−1
4aA −1

(
m ( Z , A ) c 2=¿ Z 2 a c A 3
+
A ) ( )(
+ Z mp c 2−mn c 2−a c A 3 −4 a A + A mn c 2−av A +a s A 3 +a A A )
Come sappiamo, per A fissato l’espressione descrive una parabola, i cui nuclei isobari stabili si
troveranno in prossimità del minimo. Quest’ultimo può essere determinato derivando il tutto:
∂m
−1
4 aA −1

∂z
=2 Z ac A ( 3
+
A )( 2 2
+ mp c −mn c −ac A 3 −4 a A =0 ⇒ )
−1 2

⇒ Z min =
( m c −m c + a A
n
2
p
2
c
3
+4 a A ) ∼ 0.507 A+ 3.8⋅10 −3
A3
2
−1
4a
(
2 ac A 3
+ A
A ) 1+7.7 ⋅10−3
A 3

2
Vediamo che, per piccoli numeri di massa, A 3 è trascurabile e possiamo scrivere Z min ∼0.507 A :
per nuclei più pesanti, Z min è più piccolodi A/2: sulla tavola di Sagrè infatti osserviamo come il
numero di neutroni aumenti man mano all’aumentare di A .

- Osservazione: la sezione d’urto d’interazione σ ¿=300 mb a 25 MeV . Quest’ultima rappresenta


l’energia cinetica media di un nucleone che si muove nel nucleo. Volendo considerare il libero
cammino medio λ́ ,

1
λ́=

…dove n è la densità volumica delle particelle. Ricordando quanto visto,

A 3
n= = ∼0.14 f m −3
V 4 πr0

…otteniamo, per il nostro problema,

λ́ ∼ 0.24 fm

Ciò significa che il cammino medio di un nucleone prima di effettuare un urto è molto minore dei
valori tipici dei raggi nucleari (dell’ordine del fm). Ci aspetteremmo tante collisioni, che però non
avvengono per il principio di esclusione di Pauli. In un regime quantistico, λ́ diventa praticamente
infinito nella descrizione degli stati fondamentali del nucleo.

- Esempio: dare un’interpretazione della successione di stati eccitati mostrata in figura per il nuclide
ossigeno-17, considerando esclusivamente le previsioni ottenibili con il modello a shell del nucleo
atomico.
L’ossigeno-17 ha 8 protoni, che iniziano a riempire le prime shell:
Vediamo che la parita π=(−1 )l . Vediamo che l’energia di eccitazione è compatibile con il sato tra
1 d 5 a 2 s 1 . Serve somministrare molta energia per far effettuare il salto tra due livelli. E’ più
2 2

conveniente promuovere un nucleone da 1 p 1 . La rottura della coppia richiede energia, ma vi è un


2

guadagno energetico nel passaggio in 1 d 5 . Adesso lo spin totale è determinato dal nucleone non
2

appaiato in 1 p 1 , ma non è l’unico: ma vi introdotto il modello a shell con interazione residua: se


2
due nucleoni sono vicini, vi è un’interazione residua che tende ad orientare i loro spin antiparalleli,
in modo che il momento angolare totale sia nullo. I nuclei pari-pari infatti sono caratterizzati dagli
+¿ ¿
stati 0 .
Nello stato fondamentale, il contributo J pari della coppia è nulla, ma ovviamente la qual cosa non
vale negli stati eccitati. Nel nostro caso si ha dunque:

J=0,1,2,3,4,5

…alcuni da scartare per il principio di esclusione di Pauli, poiché:

mJ 1
mJ 2
mTOT
5 3 4
2 2
5 1 3
2 2
5 −1 2
2 2
5 −3 1
2 2
5 −5 0
2 2
3 1 2
2 2
3 −1 1
2 2
3 −3 0
2 2
3 −5 -1
2 2
1 −1 0
2 2
1 −3 -1
2 2
1 −5 -2
2 2
−1 −3 -2
2 2
−1 −5 -3
2 2
−1 −5 -4
2 2

1
Scartando i determinanti ammessi, abbiamo stati possibili per J=0,2,4. Sommandoli con J= ,
2
abbiamo gli stati:

1 3 5 7 9
( )( )
J= , , , ,
2 2 2 2 2

La parità complessiva è positiva per lo stato d , ma negativa per p, dunque è complessivamente


3 +¿ ¿
negativa. In realtà, si trova anche lo stato , attribuibile al passaggio verso lo stato 1 d 3 di un
2 2

3 −¿¿
nucleone, ed un ulteriore , associabile alla promozione da uno stato più profondo, in
2
particolare dallo stato 1 p 3 allo stato 1 d 5 .
2 2

+¿ ¿ +¿ ¿
- Un caso particolare: l’ossigeno ha un ground state di 0 , e ha due stati eccitati in un nuovo 0 (a
6.05 MeV dal GS) e un altro stato eccitato 2 a 6.13 MeV .
+¿¿

- Digressione: una particella nello stato eccitato, in una buca di potenziale infinita, vi permane
all’infinito se non è perturbata esternamente. Una buca reale tuttavia presentano anche
autofunzioni continue.
+¿ ¿
Se l’ossigeno è eccitato nello stato 0 , prima o poi dovrà decadere nel ground state. Per le regole
di selezione,

|J f −J i|≤ l≤ J f + J i

Che implica solo l=0 e parità invariata: è possibile solo il decadimento di monopolo elettrico E 0.
−¿¿
La diseccitazione avviene per emissione di coppia, cioè con un fotone virtuale, nella forma e +¿e ¿,
in quanto una radiazione vera violerebbe la conservazione del momento angolare. Se
E x > 1.02 MeV il salto avviene; qualora così non fosse, avremmo un campo elettromagnetico
dovuto agli elettroni atomici, attraverso una conversione interna. Ci si potrebbe chiedere perché il
campo degli elettroni non interviene sempre: in realtà è così; le transizioni di conversione interna
sono però meno probabili, e competono con le emissioni γ .
+¿¿

Più particolari sono infine le transizioni 0−¿→ 0 ¿, che ovviamente non sono mai state osservate a
causa della violazione della parità: osserveremmo, in questo caso, delle transizioni di monopolo
magnetico.

1 +¿ ¿ 5 +¿ ¿
- Esercizio: qual è il tipo di decadimento γ dallo stato a dell’ossigeno 17? Si determini la
2 2
vita media da confrontare con il valore misurato sperimentalmente pari a circa 251 ps . Quanto vale
il momento di dipolo magnetico nel modello a shell per lo stato fondamentale? L’energia di γ è pari
a 870,7 keV .
Poiché:
⃗J i=l⃗ + ⃗J f ⇒|J f −J i|≤l ≤ J f + J i

Da cui:
l=2,3

Associata ad E 2 per l=2 (essendo pari), ed M 3 per l=3 (essendo dispari). Poiché lo stato è quasi
a particella singola, possiamo usare la stima di Weicazz, ottenendo:

4
λ ( E 2 )=7.3 ⋅107 ⋅ A 3 E5γ
1
λ TOT =λ 1+ λ2 ⇒ τ =
λ 1 + λ2

Sfruttiamo a questo punto la formula di Schmitt per i neutroni:

1 1
μ=
[ ( )]
g + J − gl μN
2 s 2
1 −1 3
μ=
[ ( )]
g + j+ g l μ N
j+1 2 s 2

1
Poiché abbiamo j=l+ , useremo la prima; poiché gs del neutrone è −3.82 e gl=0, possiamo
2
determinare μ=−1.91 μ N .
7 +¿¿
π
- Esempio: il cesio-137 ha, nel suo ground state, J = ; sapendo che è un nucleo radioattivo,
2
determinare il suo più probabile modo di decadimento. Una volta determinato, si caratterizzi tale
π 11 −¿ ¿
modo di decadimento: se il bario 237 ha uno stato eccitato (il secondo) con J = , ed
2
e x =661,6 keV , si determini la vita media di tale stato tenuto conto che esso si diseccita verso lo
π 3 +¿¿
stato fondamentale, che ha J = . Vale:
2
- M (Co ) =136.907089u
- M ( Ba )=136.905827 u
- M ( I )=132.907796 u
- M ( He ) =4.002603 u
- M ( Xe )=136.911557 u
Basterà calcolare il Q valore per vedere il più probabile.

11 −¿¿ 3 +¿ ¿
Il cesio può decadere sia nello stato eccitato del bario che nel ground state attraverso
2 2
un decadimento β . Vediamo che le transizioni possibili sono le seconde proibite, poiché le
precedenti cambiano di parità. In particolare si osserva un branching ratio del 94,4 % e 5,6
% versolo stato fondamentale. SI osservi che la doppia cascata è sfavorita.

- Esercizio: calcolare l’energia di soglia delle seguenti reazioni:

n+ 12 C → α + 9 Be
p+ p → p+ p+ π 0
p+ p → p+ p+ p+ ṕ

Ricordando che:
M He =4.0026 u
mn=1.008664 u
M C =12 u
u=931.45 MeV /c 2
Poiché:

Q=( m n+ mC +m He −m Be ) c 2=( mn + mC +6 m e −6 m e −m He−m Be ) c 2=[ m n + ( m C +6 m e )−( m He +2 m e )−( m Be +4 m e

…possiamo scrivere il Q valore in funzione delle masse atomiche e non nucleari:

Q= [ mn + M C −M He −M Be ] c 2=−5.70 MeV

Il processo non è spontaneo, perciò ammette una soglia di reazione. Iniziamo a calcolarla in un
approccio più rozzo sfruttando la meccanica classica, attraverso la velocità del centro di massa:

m p v p +mB ⋅0
v cm=
mp +m B

Dove abbiamo indicato con p il proiettile e B il bersaglio. L’energia traslatoria del centro di massa
sarà allora:

1
Etcm = m cm v 2cm
2

La massa del centro di massa tuttavia non è pari alla somma di tutte le masse in meccanica
relativistica, come vedremo in seguito. In approccio classico, per ora,
2
t 1 mp 2 mp
Ecm = vp = E
2 mp + mB m p +m B p

In questo modo:

mp mB
E p =Ecm + E p ⇒ E cm = E
m p +m B m p +m B B

Affinché la reazione avvenga in soglia, deve avvenire che il modulo del Q valore sia almeno pari
all’energia del centro di massa. In questo modo otteniamo:

m p +mB
E soglia
p = |Q|=6.18 MeV
mB

Nel caso relativistico la questione è non facile. Iniziamo a ricordare la relazione di mass shell:

E2=m2 c 4 + p2 c 2

Da cui:

m2 c 4=E 2−p 2 c 2

...relazione che dev’essere invariante in qualsiasi sistema di riferimento. L’espressione può essere
generalizzata per un sistema di N particelle non interagenti, attraverso la definizione della
cosiddetta massa invariante:

N 2 N 2
M 2 c4 ≡ ( ) ( )
∑ Ei −
i=1
∑ ⃗pi c 2
i=1

Si può mostrare che questa quantità è non solo invariante, ma anche costante nell’urto. Porci nel
sistema del centro di massa nel prodotto delle reazioni è molto pratico, poiché l’impulso totale è
nullo, e, se consideriamo l’energia di soglia, l’energia cinetica finale sarà zero.
Avremo allora:

E p =K p +m p c2
E B=mB c 2

Indicheremo con ⃗p p l’impulso del proiettile nel sistema del laboratorio, ottenendo:

2
M 2 c 4=( E p +mB c 2 ) −⃗p2p c 2=E2p + m2B c 4 +2 E p mB c2 −⃗p 2p c2

2 2 2 2 2 4
Sostituendo ⃗p p con la formula di mass shell, il termine E p −p p c diventa m p c , perciò:
M 2 c 4=m 2p c 4 +m 2B c 4 +2 E p m B c 2

Considerando la massa finale invariante, invece, ci porremo nel sistema del centro di massa:
indicheremo con E la particella eiettile, mentre con R la particella residua dopo l’urto.

E E=K E + mE c 2
E R=K R +m R c2

E poiché siamo in soglia, K E=K R=0; inoltre, nel riferimento del centro di massa, avremo ∑ ⃗pi=0.
Scriveremo allora:

M 2 c 4=( E E + E R ) 2=E2E + E2R+ 2 E E E R=m2E c 4 +m 2R c 4 + 2m E m R c 4

Uguagliando le due espressioni si può ottenere E p ; si osservi che tuttavia non è necessario
conoscere la massa di eiettile e residuo: conoscendo il Q valore, infatti,

Q=( m p+ mB−m R−m E ) c 2

Possiamo riscrivere M 2 c 4 come:

2
M 2 c 4=( m E +mR )2 c 4 =( mp c 2 +mB c 2−Q )

Che in soglia diventa:

2
M 2 c 4=( mp c 2 +mB c 2 +|Q|)

In modo è possibile determinare equivalentemente K p:

2 2
m2p c 4 +m2B c 4 +2 ( K p+ mp c 2 ) mB c 2=( mp c 2 +mB c 2 ) +|Q| +2|Q|( m p c 2+ m B c 2)

Da cui:

2 2
m2p c 4 +m2B c 4 +2 K p mB c 2+ 2m p mB c 2+ 2m p mB c 4=( m p c2 +m B c2 ) +|Q| + 2|Q|( m p c 2 +mB c 2 )
Da cui, infine,

|Q|2 |Q|( m p +mB )


K p= 2
+ =1.45 keV +6.18 MeV
2 mB c mB

2
Osserviamo che, nell’ipotesi classica, ove |Q| ≪ m B c2 , ci riconduciamo al caso visto prima.
- Esercizio: un bersaglio di litio-7 ( M Li =7.016 u) viene investito da un fascio di protoni di energia di
energia variabile e controllabile con ottima precisione. Se si osserva all’energia K p =441 keV un
improvviso aumento della radiazione elettromagnetica dovuta alla reazione…

p+ 2 Li → 8 Be +γ

…si determini l’energia di eccitazione del livello risonante del berillio-8 responsabile dell’emissione
γ , ricordando che M H =1.0078u e M Be =8.0053 u.
Per analizzare le masse è utile la seguente rappresentazione:

L’energia d’eccitazione sarà allora:

E x =S p + E cm

L’energia del centro di massa l’abbiamo calcolata nell’esercizio precedente, ed era pari a…

mB
Ecm =K p =385.9 keV
mp + mB
L’energia S p, detta separation energy, descrive l’energia necessaria a privare il nucleo di un
protone:

S p= ( m p +m Li −m B e ) c 2=17.23 MeV
4s

In questo modo l’energia di eccitazione diventa:

E x =S p + E cm=17.62 MeV

…che corrisponde allo stato eccitato del berillio-8. Qual è la massima energia possibile di γ ?
Saremmo tentati di dire 17.62 MeV , ma come ricordiamo, nelle transizioni tra 0 e 0 sono
+¿ ¿ +¿ ¿

frequenti le conversioni interne che sono non radiative. Per scongiurare queste possibilità,
calcoliamo il momenti angolari:

⃗J ex =⃗J p+ ⃗J Li + l⃗

Dove J p=1 /2 e J Li=3 /2. A basse energie, a dominare è l’onda s, perciò l=0 . Poiché la somma (e
la differenza) tra 1/2 e 3/2 è diversa da zero, non abbiamo transizioni non radiative.

- Esempio: mentre si è intenti a sistemare l’elettronica per un esperimento di fisica nucleare montato
in una sala sperimentale nella quale un fascio accelerato colpisce un bersaglio, un collega (cretino)
decide di fare uno scherzo, aumentando di poco di una certa quantità δ l’energia del fascio.
Purtroppo il fascio è di protoni, ed il bersaglio A X è tale che può avvenire la reazione di scambio di
carica p+ A X → n+ A Y . Se l’energia del fascio di protoni, prima di entrare nella sala, era
esattamente uguale a quella della soglia di reazione ET , determinare il minimo angolo α rispetto
alla linea del fascio oltre il quale è possibile salvarsi dall’irraggiamento da neutroni. Si consideri
δ
A
X =26 Mg , Q=−4.79 MeV e δ =0.001 MeV . Risulta α >arcsin A
√ ET
.

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