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Pass vaccinali: Il Garante Privacy

invia un avvertimento al governo


Antonio Accadia | 26 apr 2021

Provvedimento di avvertimento in merito ai trattamenti


effettuati relativamente alla certificazione verde per COvid-19
prevista dal decreto riaperture

 Green pass e decreto riaperture: il provvedimento del


Garante
 Le osservazioni del Garante Privacy
 Garante: le criticità nel decreto riaperture
 Garante: serve intervento urgente

Green pass e decreto riaperture: il


provvedimento del Garante
In un provvedimento del Garante della Privacy (sotto allegato),
in riferimento alla norma appena approvata (d.l. 22 aprile
2021, n. 52 - 23 aprile 2021, pubblicato sulla GU n.96 del 22-
4-2021 e vigente dal 23/04/2021)) per la creazione delle
"certificazioni verdi" o "pass vaccinali", viene riportato che
"presenta criticità tali da inficiare, se non opportunamente
modificata, la validità e il funzionamento del sistema previsto
per la riapertura degli spostamenti durante la pandemia. È
quindi necessario un intervento urgente a tutela dei diritti
e delle libertà delle persone".
Il Garante osserva che il "decreto riaperture" non garantisce
una base normativa idonea per l'introduzione e l'utilizzo dei
certificati verdi su scala nazionale, ed è gravemente incompleto
in materia di protezione dei dati, privo di una valutazione
dei possibili rischi su larga scala per i diritti e le libertà
personali.

Il d.l. , in contrasto con il Regolamento Europeo in materia di


protezione dei dati, "non definisce le finalità del trattamento
dei dati sulla salute degli Italiani, lasciando spazio a molteplici
e imprevedibili utilizzi futuri, in potenziale disallineamento
anche con analoghe iniziative europee. Non viene specificato
chi è il titolare del trattamento dei dati, in violazione del
principio di trasparenza, rendendo così difficile se non
impossibile l'esercizio dei diritti degli interessati: ad esempio,
in caso di informazioni non corrette contenute nelle
certificazioni verdi."

In particolare, il decreto prevede:

- che gli spostamenti in entrata e in uscita dai territori delle


Regioni e delle Province autonome collocati in zona arancione
o rossa siano consentiti anche ai soggetti muniti delle
certificazioni verdi (art. 2). Tali certificazioni inoltre possono
costituire condizione di accesso a eventi qualora previsto dalle
linee guida adottate dalla Conferenza delle Regioni o delle
Province autonome o dal sottosegretario in materia di sport
(art. 5, comma 4). Le linee guida adottate ai sensi dell'art. 1,
comma 14, d.l. n. 33/2020 possono prevedere che l'accesso a
fiere, convegni e congressi possa essere riservato soltanto ai
soggetti in possesso delle certificazioni verdi (art. 7, comma 2).

- che le certificazioni verdi possano essere rilasciate, su


richiesta dell'interessato, al fine di attestare

- il completamento del ciclo vaccinale,

- l'avvenuta guarigione da Covid-19,

- l'effettuazione di test antigenico rapido o molecolare


con esito negativo al virus SARS-CoV-2 (art. 9, comma 2)
e dispone una diversa durata della validità delle predette
certificazioni in relazione alle condizioni per il rilascio:

- sei mesi in caso di completamento del ciclo vaccinale e


di avvenuta guarigione,

- 48 ore in caso di test con esito negativo (art. 9 commi 3,


4 e 5).

Le osservazioni del Garante Privacy


Per quanto di competenza il Garante osserva "che il decreto
legge del 22 aprile 2021, n. 52, non rappresenta una valida
base giuridica per l'introduzione e l'utilizzo dei certificati verdi
a livello nazionale. Nel progettare l'introduzione della
certificazione verde, quale misura volta a contenere e
contrastare l'emergenza epidemiologica da Covid-19, si ritiene
che non si sia tenuto adeguatamente conto dei rischi, di seguito
illustrati, che l'implementazione della misura determina per i
diritti e le libertà degli interessati, e, quindi, non siano state
adottate le misure tecniche e organizzative adeguate per
attuare in modo efficace i principi di protezione dei dati,
integrando nel trattamento degli stessi le garanzie necessarie
a soddisfare i requisiti previsti dal Regolamento (UE) 2016/679
e a tutelare i diritti degli interessati (art. 25, par. 1, del
Regolamento)".

Garante: le criticità nel decreto riaperture


Le principali criticità rilevate dal Garante, in merito al d.l.,
sono:

1. Mancata consultazione del Garante

"in violazione dell'art. 36, par. 4, del Regolamento, il decreto


legge del 22 aprile 2021, 52, è stato adottato senza che il
Garante sia stato consultato".

2. Inidoneità della base giuridica


"non rappresenta una valida base giuridica per l'introduzione e
l'utilizzo dei certificati verdi a livello nazionale in quanto risulta
privo di alcuni degli elementi essenziali richiesti dal
Regolamento (artt. 6, par. 2 e 9) e dal Codice in materia di
protezione dei dati personali (artt. 2 ter e 2 sexies)".

3. Principio di minimizzazione dei dati

"viola il principio di minimizzazione dei dati secondo cui gli


stessi devono essere adeguati, pertinenti e limitati a quanto
necessario rispetto alle finalità per le quali sono trattati (art. 5,
par. 1 lett. c) del Regolamento)".

4. Principio di esattezza

"si ritiene violi anche il principio di esattezza dei dati secondo


cui gli stessi devono essere esatti e, se necessario, aggiornati
e devono essere adottate tutte le misure ragionevoli per
cancellare o rettificare tempestivamente i dati inesatti rispetto
alle finalità per le quali sono trattati (art. 5, par. 1, lett. d) del
Regolamento)".

5. Principio di trasparenza

non indica "in modo chiaro le puntuali finalità perseguite, le


caratteristiche del trattamento e i soggetti che possono trattare
i dati raccolti in relazione all'emissione e al controllo delle
certificazioni verdi (artt. 5, par. 1, lett. e) e 6, par. 3, lett. b)
del Regolamento). Il decreto infatti, oltre a non individuare in
modo puntuale le finalità, non indica i soggetti che trattano le
predette informazioni e che possono accedervi, nonché quelli
deputati a controllare la validità e l'autenticità delle
certificazioni verdi".

6. Principi di limitazione della conservazione e di


integrità e riservatezza

"le disposizioni del d.l.violano anche il principio di limitazione


della conservazione, secondo cui i dati devono essere
conservati in una forma che consenta l'identificazione degli
interessati per un arco di tempo non superiore al
conseguimento delle finalità per le quali sono trattati (artt. 5,
par. 1, lett. e) e 6, par. 3, lett. b) del Regolamento)".
Garante: serve intervento urgente
Considerate le succitate criticità il Garante ritiene che "la
disciplina della certificazione verde delineata dal decreto legge
del 22 aprile 2021, n. 52, risulta pertanto non proporzionata
rispetto all'obiettivo di interesse pubblico, pur legittimo,
perseguito, in quanto non individua puntualmente le finalità per
le quali si intende utilizzare la certificazione verde…".

Il Garante rimarca che le criticità rilevate si potevano risolvere


se i soggetti, che hanno definito il d.l., si fossero consultati con
l'Autorità richiedendone il previsto parere.

Inoltre il provvedimento è stato, come già riportato sopra,


trasmesso al Presidente del Consiglio dei Ministri e a tutti i
soggetti coinvolti nel trattamento e che il Garante si rende
disponibile ad un dialogo istituzionale al fine di superare le
summenzionate criticità.

Considerato che l'utilizzo della certificazione verde è operativo


a partire dal giorno successivo alla pubblicazione del decreto
legge è necessario intervenire con estrema urgenza al fine di
tutelare i diritti e le libertà degli interessati.

Fonte:

Pass vaccinali: Il Garante Privacy invia un avvertimento al


governo https://www.studiocataldi.it/articoli/41742-pass-vaccinali-il-garante-privacy-
invia-un-avvertimento-al-governo.asp#ixzz6t9fCNxz0
(www.StudioCataldi.it)

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