Diverso da filosofia della politica, è una filosofia che trova in sé stessa un elemento politico rapporti
filosofia e politica:
Rapporto storico la politica è dalle origini un ambito di riflessione filosofica da parte di grandi filosofi;
inoltre è stata campo d’azione dei filosofi la filosofia se n’è sempre occupata intellettualmente e
praticamente. Inoltre la filosofia nasce nella polis greca, da cui secondo molti è influenzata: nascono
entrambe in una comune esperienza umana di organizzazione della vita collettiva e intellettuale.
In che senso la filosofia ha una dimensione politica?
Si rimane a volte colpiti dal rapporto dei filosofi con la vita della loro città Socrate: mai volle entrare in
politica, dice che sapendo che chi cerca la verità, ovvero chi fa filosofia, è bene che stia fuori dalla vita
politica rischiando di entrarci in collisione.
Accusato di introdurre nuove divinità, di non credere agli dei e di corrompere i giovani: la ricerca filosofica
di Socrate entra in collisione con l’ordine politico, basandosi la prima sull’ironia e sulla maieutica, sulla
messa in discussione di ciò che viene considerato ovvio e così la filosofia socratica nasce come critica e
messa in discussione.
Va a interrogare i depositari del sapere della città chiedendogli cosa sia la virtù e dimostrando come la
risposta sia limitata e insufficiente: il metodo socratico dà fastidio ed è fatto per farlo. Il filosofare aveva
dunque impatto sociale chiaramente data la pena di morte ciò che importa è che il suo messaggio,
conosci te stesso, è un creare una dimensione in cui si pensa da sé, con la propria testa forma la libertà
del pensiero. Per questo Socrate è indicato come primo filosofo e simbolo della filosofia, perché muore per
la ricerca libera della verità: durante la prigionia può fuggire ma non lo fa perché non sarebbe stato un
uomo libero.
(Differenza retorica e dialettica in Il Gorgia: retorica è arte culinaria, è un rendere l’altro schiavo con
l’apparenza.)
È una vita secondo ragione, che non è solo strumento di conoscenza della realtà ma anche di guida nella
vita: sviluppandosi la filosofia si articola infatti in dimensione teoretica e pratica Jasper spiega la
differenza tra scienza e filosofia mostrando quella tra la vicenda tra Galilei che non muore per le sue
teorie,a l contrario di Giordano Bruno che non può abiurare altrimenti abiurerebbe sé stesso essendo la
filosofia una forma di ricerca della verità in cui ne va del filosofo stesso, cosiccome della libertà degli altri:
quando si dialoga con qualcuno si tratta l’altro come un essere razionale e quindi libero, facendo appello
alla ragione altrui.
In che senso la politica è un’attività filosofica?
Politica designa l’insieme delle cose dei cittadini: i filosofi greci il termine non aveva solo significato
descrittivo ma anche normativo, come forma di organizzazione della vita collettiva, come associazione di
persone libere che si riconoscono tendenzialmente come pari che avevano deciso di vivere assieme
assumendo collettivamente le decisioni di gruppo era una forma di autogoverno, per questo si dice che i
greci abbiano inventato la democrazia come forma di autogoverno di una comunità.
Quando Pericle fa l’elogio alla democrazia ricorda che non è solo eleggere ma prendere decisioni tramite
procedura razionale che Pericle ci racconta, ovvero tramite una discussione sulla cosa rendendo ovvero gli
elementi a favore e a sfavore di una posizione giungendo poi a una decisione modello filosofico, in cui si
ascoltano le ragioni degli uni e degli altri: senza conoscenza dell’argomento e degli argomenti secondo i
greci non ci sarebbe democrazia che non può essere solo alzata di mano.
Non ci si deve dimenticare della storicità essenziale della politica, i cui concetti sono impregnati di storia e
per questo unici e costruiti in base alla loro epoca.
18/02/20
Testo di Platone: racconta la nascita della città da una dinamica concreta, quella dei bisogni: politica è
essenzialmente attività umana con radici nella natura umana stessa.
Elemento su cui pone attenzione è che l’uomo è un essere che non basta a sé stesso:
Elemento di carattere economico: ci si unisce per sopravvivere e procurarsi il cibo. Si arriva così alla
divisione del lavoro specializzandosi in una singola attività; interlocutore ribadisce che nella città
non vi sono solo mezzi per adempiere ai bisogni ma anche cose che non servono e che tuttavia
sono desiderate da alcune persone catena di bisogni tendenzialmente infinita: così ci si deve
organizzare e non è detto che il territorio della città non sia abbastanza, nasce un secondo
elemento;
Elemento di carattere militare: ci si riunisce anche per difendersi, servono guerrieri il bravo
guerriero e custode è come il buon cane da guardia, deve cioè saper distinguere l’amico dal
nemico: questa è una forma di sapienza quindi serve una conoscenza all’interno della città
Elemento di conoscenza di ciò che è bene e giusto: i filosofi sono portatori di tale elemento, che
conoscendo il vero bene possono orientare i guerrieri e anche la parte economica.
Città è un macroantropos che rispecchia le 3 componenti dell’anima umana: sensitiva, irascibile e razionale
= divisione medievale tra laboratores, bellatores e oratores = tra stati della rivoluzione francese, clero, terzo
stato e nobiltà è struttura di lungo periodo che qualifica una comunità politica di diverso tipo.
Realtà politica è dunque concepita come una realtà complessa la città ideale platonica è quella in cui ogni
componente ha una sua parte che non travalica. Si tende speso a ridurre la realtà politica a una semplice:
varie teorie andranno ad accentuare il ruolo di uno di questi tre elementi rispetto a quello degli altri.
Importante tenere presente due cose:
Parlandoci di politica, Platone ci parla di “ta politicà” cioè le cose dei cittadini rese pubbliche e messe in
comune, distinte dalle cose private; sono gli affari della polis. È sempre Platone che distingue la giustizia
dello stato dalla giustizia dei singoli cittadini, quella politica da quella “degli idioti”: implicando una
superiorità di fatto delle cose pubbliche sulle cose private;
Termine politica emerge non solo come contrapposizione con gli affari privati ma anche rispetto ad altre
forme di regimi in particolare quello tirannico, una politica tirannica non è politica secondo i greci: non tutte
le forme di governo sono politiche.
Secondo testo di Eschilo ricavato dalle “Eumenidi”: Clitemnestra tradisce il marito e il figlio che lo scopre
non sa che fare, vendicando l’onore del padre ma così facendo commetterebbe matricidio decide di
ucciderla facendo prevalere le ragioni del casato rispetto alle ragioni degli affetti familiari.
Ciò suscita la rabbia delle Erinni: divinità protettrici della famiglia che chiedono la sua messa a morte;
interviene Minerva che per risolvere il contenzioso crea l’organismo dell’areopago, tribunale umano
modernità nell’aver bisogno, per riconoscere il giusto dallo sbagliato, di un comune principio: ciò viene
affidato all’areopago che vota per la condanna o assoluzione 50/50: interviene Minerva che fa pesare il
suo voto assolvendo il matricida. Per placare le erinni decide di riversare all’esterno la loro aggressività
costruendo un tempio alle Eumenidi chiedendoli di placare i conflitti interni.
Temi:
Messa da parte delle relazioni familiari mettendo al primo posto i beni pubblici e la città
A decidere sono gli uomini con pratica democratica (modernamente intesa) di voto
Istituzione nasce per neutralizzare una violenza interna: molte civiltà per generazioni raccontano miti di
violenza anche familiare (caino, Romolo ecc); la violenza più temibile da neutralizzare è quindi quella
interna ciò avviene tramite procedure di votazione
Approccio di Platone:
Valore della conoscenza: politica necessità di conoscenza e scienza politica senza cui si ha la
tirannide, ciò era temuto da Platone ovvero un uso arbitrario e senza limiti dei poteri che travalica
la funzione mirata al bene del potere politico stesso (costante è la condanna della tirannide come
peggiore sventura che possa accadere a una città). A fine della repubblica nell’immagine
escatologica la sorte peggiore la hanno i tiranni. Il problema si avvicina all’intellettualismo
socratico: se non sai quale è il bene come fai a condurre e guidare la città verso tale bene;
Per Platone esperienza della conoscenza del vero e del bene porta con sé una dimensione di
superamento dell’interesse personale e dispiega la potenzialità empatica presente nel’animo
umano: il prigioniero della grotta che viene liberato e trascinato sopra il pendio e arriva a vedere il
sole contemplando il bene, si ricorda dei suoi compagni rinchiusi ancora nella grotta e ne prova
compassione, questo perché il bene della conoscenza è effusivo, non materiale da consumare in
modo esclusivo che se non consumi non godi, ma uno che va goduto collettivamente.
Non si ha qui una divisione tra teoricità e praticità, cosa che si avrà in Aristotele.
02/03/20
ARISTOTELE
“Politica” e opere di etica come quella nicomachea ecc.
Punto di partenza è simile a quello platonico: l’uomo è un essere che non basta a sé stesso.
Mentre Platone è un matematico, Aristotele è biologo uomo è animale razionale, ma dal punto di vista
relazionale è certamente di tipo sociale, socievole, vive in gruppo e solo così può giungere alla riproduzione
e alla propria perfezione: l’uomo è dipendente dagli altri sia per la propria riproduzione che per la loro
realizzazione. Arriva così alla formulazione che un individuo che vivesse isolatamente non sarebbe neanche
uomo, sarebbe o bestia o dio.
Bisogna aspettare Hobbes per avere una visione opposta a questa per quanto riguarda l’antropologia
politica.
La razionalità è ciò che rafforza e compie la socialità umana; elemento che esprime tale socievolezza
razionale è la parola, che fino all’esprimere gioia o dolore ce l’hanno anche gli animali, ma di proprio
dell’uomo è l’avere percezione del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto.
Componente razionale è esprimibile al massimo solo nella socievolezza, tant’è vero che la componente
razionale fondante dell’uomo, cioè la parola non può esprimersi se non nella relazione con l’altro. Con la
parola si può formare una forma di socialità più profonda che quella costituita senza ragione e senza parola.
Senza la parola non ci sarebbe la politica, aristotelicamente intesa; si avrebbero altre forme di
organizzazione ma di sicuro non la città o la famiglia (dice Aristotele).
Socievolezza si esprime naturalmente e non artificialmente in diverse dimensioni: non ogni socialità è
uguale alle altre tre livelli: Famiglia; Villaggio/tribù; La Polis
Essi vengono prima dell’individuo, egli nasce in una famiglia, villaggio o città che sono organismi, più di una
somma di parti che essi precedono.
Nella forma della polis si realizza il livello maggiore di relazione tra le persone. Politica non è forma di
conoscenza, così è per Platone, ma per Aristotele è una scienza pratica, una praxis, un fare assieme una
realtà che prima non c’era.
Nell’etica nicomachea distingue le scienze teoretiche da quelle pratiche: polis è forma di vita che prende
forma nel momento in cui ognuno di noi segue tale forma di vita. In politica o etica non si ha lo stesso
approccio che nelle scienze teoriche.
La città nata per rendere possibile la sopravvivenza, ha come fine quello di portare l’individuo alla vita
buona, al vivere bene portando alla pienezza tutte le sue componenti umane.
03/03/2020
Fine della vita politica è la vita buona: politica a ruolo fondamentale nella vita dell’uomo, senza la politica è
difficile essere felice se ci si vuole realizzare si deve essere anche cittadino attivo.
CRISTIANESIMO
Tema religioso già presente nella Grecia e Roma antiche, ma nel mondo ebraico - cristiano l’esperienza
religiosa è molto più totalizzante, invadendo tutte le dimensioni dell’individuo e della collettività.
Nella grecità si ha una costituzione in città – stato in cui i membri sono individui che si autogovernano, sono
delle piccole “repubbliche” e sono eccezione rispetto alle monarchia diffuse in tutto il mondo nell’antichità
dove si parla di monarchia divina in cui il re è o figura divina in toto oppure è inviato/mediatore divino.
Rispetto a queste il popolo ebreo è a sua volta un’eccezione perché non ha un re ma re è dio stesso che
svolge tutte le funzioni di un monarca. Quella degli ebrei non è né monarchia né aristocrazia né democrazia
ma è una teocrazia, è Filone Alessandrino a chiamarla così trovandosi in imbarazzo a doverla inserire nella
classificazione platonico - aristotelica che sembra non essere adatta al caso ebreo.
Non si ha nemmeno una mediazione di un sacerdote, per cui potrebbe essere simile una monarchia, ma è
proprio Dio a governare in tutti gli aspetti (legislativo, esecutivo e giudiziario).
Tale modello ha diversi effetti:
Il potere politico terreno non sono divini ma interamente umani, si ha una secolarizzazione del
potere politico e così una relativizzazione togliendo ogni elemento di venerazione (cosa che si ha
invece per esempio nel nazismo in cui si pregava il fuhrer); è introdotta così una divisione tra il
potere divino e quello umano;
Visione della storia: greci e romani ne hanno una caratterizzata dalla ciclicità, derivata
dall’osservazione della natura, si ha ciclicità anche nella concezione dell’anima; nel mondo ebraico
si ha comunque una ciclicità ma complessivamente la storia dell’umanità ha un inizio nella
creazione dal nulla del mondo da parte di Dio, la caduta del popolo ebraico in schiavitù e poi la
liberazione l’approdo della storia non è un ritorno al principio ma è un progresso verso uno stato
ontologico più elevato. Nella storia si può dare qualcosa di nuovo rispetto al passato: la terra
promessa è una cosa nuova, diversa rispetto alla situazione attuale.
Elementi simili ci sono anche nel cristianesimo; si ha l‘avvento de regno di dio che ha da compiersi alla fine
dei tempi; cosiccome la divisione tra potere umano e divino: Dio rifiuta tutti gli strumenti terreni come armi
ecc; regno di Dio non è un regno per il cui annuncio si possano usare strumenti politici e terreni.
Che farne della politica? Quando gli si chiede cosa fare dei tributi a Cesare, Gesù risponde di guardare la
faccia sulla moneta e, essendo quella di Cesare, di restituire a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è
di Dio ulteriore distinzione tra politico e divino.
Nonostante ciò finisce per diventare politico in croce Gesù è chiamato re dei giudei.
Rielaborazione teologica ha riflesso nel martirio per cui essendo dio il re non si può stare sotto altro
monarca, soprattutto quando si spinge per il riconoscimento del re come detentore della funzione divina.
Attraverso l’incarnazione di Gesù si realizza una dinamica di incorporazione dell’umanità all’interno del
divino per questo Paolo può dire che la comunità dei credenti è il corpo di Cristo, partecipando alla
missione profetica di Gesù stesso e siccome Cristo è più alto di tutti i poteri della terra allora ogni credente
partecipa di questi poteri ed è posto sopra al re e sopra alla morte stessa: è Paolo a dire che Dio ci ha
liberato dalla morte.
La partecipazione qui arriva al massimo, in Platone e Aristotele era un Piccolo gruppo eletto e dotto che
poteva accedere al messaggio: cristianesimo rende ognuno portatore di un’auto sovranità.
Infine si trova un passo in cui i seguaci si stanno dividendo i compiti nel futuro regno di Dio, Gesù li coglie e
dice che chi vorrà essere primo dovrà farsi servo degli altri: dicendo questo intende che nella società di quel
tempo il potere è effettivamente particolare (il significato di servo qui è letterale).
Rielaborazione finale di Agostino: nel “de civitate dei” si racconta la storia come movimento di amore in cui
le due città si muovono e compenetrano fino alla fine dei tempi elemento fondamentale per Agostino è
che siccome nella storia vi è il male allora abbiamo il compito di realizzare la pace, che è compito del potere
politico e per questo è giusto che chi vive nella prospettiva della città di dio si impegnino di mantenere
condizioni di pace, definita come tranquillità dell’ ordine quindi assenza di guerra ma in una situazione
ordinata e rispettosa delle persone e delle cose.
16/03/20
Nel de civitate il linguaggio è importante, è di carattere politico il cristianesimo h di fatto un impatto
politico: a sua doppia appartenenza fa si che ogni cittadino sia membro della città di dio ed è così sovrano.
ROMANI
Grande lascito del diritto romano è il codice giustinianeo.
Cicerone forma migliore è il governo misto, tutte le altre hanno aspetti negativi, che può prendere il
nome di repubblica: popolo non è solo assemblamento di persone ma unione di una moltitudine stretta dal
comune riconoscimento di un diritto (giustizia) e dalla condivisione di un utile collettivo (economia e
militare).
Senza condivisione su ciò che è giusto non si ha popolo e unione giustizia qui diventa oggettivata in una
serie di leggi e in un corpo di giuristi che ci garantiscono l’individuazione e amministrazione della giustizia
essa diventa un campo di scienza. Miglior cemento per una società è che i cittadini se ne sentano parte, in
parità, non assoluta, ma in modo che partecipino alla definizione della giustizia e delle leggi.
MEDIOEVO
Società costruita attorno all’elemento religioso essenzialmente cristiana con a capo dio, poi papa e poi
imperatori. Ingresso in essa è battesimo, uscita è scomunica che aveva effetti civili per esempio sui loro beni
che diventavano nullius.
Inoltre si hanno due poteri: sacerdozio e regno che stanno in costante dialettica tra loro è un’unica
società con due poteri in essa. Il potere dell’imperatore viene comunque da dio ma ha competenza in cui il
papa non può intromettersi e in cui deve piegare la testa all’autorità temporale.
Punto di partenza considerabile lettera di Anastasio a Papa Gelasio dove si esprime l’idea della doppia
autorità.
Rinasce l’aristotelismo, politica arriva solo dopo il 1000 e apre un nuovo scenario sull’interpretazione della
realtà politica che non è figlia del divino ma dell’uomo che ha come finalità il consentire agli uomini di
vivere bene politica ha in sé tutti gli elementi per esser e autonoma: problema d’esempio è indigeni
d’America che non sono cristiani e per alcuni non sono umani ma per altri possono organizzarsi proprio
perché non vi è dipendenza dal cristianesimo; assieme alla nascita del patriottismo che supera l’idea di
essere cittadino di dio.
Inoltre nell’aristotelismo si riscopre l’organizzazione politica dal basso.
Riflessione sulla legge e sull’armonizzazione delle due città nella società medievaleTommaso cerca di
unire i due poteri e distingue tre leggi:
lex eterna data da dio a tutte le cose, scritta nelle sacre scritture e con essa si è creato il mondo
cosiccome con essa si arriva alla salvezza;
lex naturalis che dio ha immesso nella natura ed è il modo in cui le realtà naturali funzionano, è
anche nell’uomo e lo spinge a migliorare la sua parte razionale che si esprime nel cercare la verità e
nel vivere secondo giustizia;
legge umana
Quando vi sono conflitti (impossibili tra divina e natura) tra leggi civili e divine, ha da prevalere la legge
divina, se tra civili e di natura il credente deve valutare se disobbedendo alla natura non introduca
disordine ulteriore invece che cancellarlo.
17/03/20
Tendenza universalistica con l’impero, in cui l’imperatore però non ha tutto sotto il suo potere pur avendo
una posizione superiore il de monarchia di dante dipinge bene tale idea di universalismo.
Papa è anche colui che dirime le controversie come quella sul dominio del sud America che lui dividerà in
due parti tra Spagna e Portogallo.
Nel giro di pochi anni tuttavia l’opinione cambia e il papa è anche visto come colui che invece di chiuderle,
apre le controversie. (8/9 minuti)
Di lì a poco si aprono le guerre di religione che rendono la cristianità motivo di conflitto e separazione.
Cosiccome il papa diventa uno dei capi religiosi, allo stesso modo l’imperatore deve cedere l passo ad altri
che si ritengono suoi pari.
Viene a crearsi lo stato moderno con alcuni pilastri:
Monopolio di coercizione fisica sul proprio territorio cioè il diritto a usare le armi: prima tutti i
signori avevano diritto di muovere guerra, tale diritto è assorbito dallo stato;
Potere dello stato è sovrano, cioè non riconosce sopra di sé alcun potere modello di relazioni
internazionali è orizzontale come rapporto tra potenze pari, le cui azioni sono governate dal
principio d’equilibrio secondo cui tutti gli stati si alleano tra loro nel caso qualcuno muova guerra
con intenzione di aumentare il proprio potere e territorio. Le guerre che avvengono sono minori e
non intaccano i rapporti di forza.
Legittimazione politica su base secolare e mondana, anche se varia molto da paese a paese.
Machiavelli è uno dei grandi protagonisti della politica moderna, considerato creatore della scienza politica.
Particolare attenzione alla storia, vedendo nella romanità la grande civiltà dell’Italia per capire la politica
serve studiare la storia.
È anche ritenuto rappresentante del realismo politico cioè dell’interpretazione politica che non pretende di
definire un ideale di politica, ma di fornire una descrizione della realtà come essa è: sia per una ragione
teorica ma anche per un motivo pratico se la nostra azione politica è guidata da un’ideale le possibilità di
successo sono inferiori: ha degli ideali nelle sue pagine, ma sono tutti tenuti a fare i conti con la realtà e
fattualità delle cose.
Lettera a Francesco Vettori scritta durante il ritiro alla villa di San Casciano, in cui descrive la sua giornata
fino alla sera in cui si spoglia e veste da reale e entra in un nuovo mondo e in dialogo con gli antichi tramite
i libri dice di cibarsi del cibo che “è solo per lui e lui nacque per esso”, ovvero la politica che è dunque
l’essenziale per Machiavelli.
Realtà politica caratterizzata da dimensione antropologica per cui il protagonista della vita politica sono
tutti gli uomini e non solo l’imperatore ecc. e questi sono definiti come inquieti, questo perché la realtà
politica è caratterizzata dall’instabilità passando dall’ordine al disordine e viceversa questo perché come
tutte le cose sale a perfezione e poi scende perché si muovono e non sono perfette al contrario delle cose
divine.
La politica ha a che fare con un’instabilità ontologica dell’essere umano citazione dai discorsi sopra la
prima decade in cui si parla di come i governi nascono (guarda dispense su didattica).
Tema della difesa è cruciale: la politica ha come compito fondamentale la difesa dello stato e la sua
sicurezza, se il principe non si occupa di ciò è destinato a fallire chi conta di più è il più coraggioso e più
forte in battaglia quindi chi riesce a conquistare territori e portare dunque utile alla società dello stato.
Oltre al conquistare le cose, bisogna anche saperle distribuire quindi serve saper amministrare e dividere i
beni con giustizia.
Italia ha una debolezza politica dovuta alla sua divisione in piccoli stati. Oggetto quasi esclusivo del principe
deve essere l’arte militare e ciò che ti fa perdere la posizione è il non sapere quest’arte.
Dovendo prendere atto di una differenza tra come la gente vive e come la gente dovrebbe vivere finiamo
per ignorare come la gente vive e così viviamo nella realtà come dei pesci fuor d’acqua chi vuole essere
un principe buono e finisce tra i malvagi, come vi sono nella realtà cade: deve conoscere come la gente si
comporta senza mai perdere di vista la realtà.
Ma senza ideali come si può cambiare la realtà?
Discute su se si meglio se un principe sia amato o temuto si dovrebbero cercare tute e due ma se non si
riesce si deve dare priorità al timore, perché la paura è più forte dell’amore che è molto instabile e fragile.
Deve tuttavia stare attento a non eccedere cioè a non trasformarsi in un tiranno e soprattutto non deve
toccare le donne per non farsi odiare e perciò non essere vittima di chi odia.
23/03/20
Instabilità politica viene dunque dalla natura instabile umana e dal fattore della fortuna.
Nel capitolo XV comincia a delineare le caratteristiche del principe oltre al suo essere abile e saggio
militarmente; anche la realtà politica è un campo di forze in cui serve seguire e conoscere la realtà dei fatti,
altrimenti si soccombe siccome la maggior parte delle persone privilegia i propri interessi, il principe deve
prenderne atto, comportandosi di conseguenza e senza idealismi.
Così il principe deve essere uomo e bestia; razionale e animale inteso come assieme di forza e astuzia.
Queste sono le qualità che il principe deve avere, o almeno fare finta di averle tutte; essendo un
personaggio pubblico perennemente gli è necessario dissimulare.
Spesso è necessario per il principe agire contro la morale, la religione, l’umanità e tutte quelle cose che
fanno gli uomini buoni nella vita privata il politico dunque non solo ha un’etica distinta ma ne ha una che
spesso lo porta a contrastare con la morale ordinaria è teorizzata una distinzione tra etica e politica: tra
di esse invece vi era stata unione nei greci ma anche durante tutto il medioevo.
Vi è però una specificazione importante: ovvero il principe è necessitato a fare queste cose per mantenere
lo stato, non per arricchire sé stesso o per interessi personali.
Nonostante al fortuna rimane un filo di libero arbitrio, per cui le cose della politica sono mosse dalla
fortuna ma dipendono anche dalle decisioni umane: la storia è un fiume rovinoso che quando va in piena
non vi è nulla che possa resistere. Tuttavia non sempre è in piena, nei tempi quieti gli uomini possono
riparare gli argini in modo non da fermare, ma da incanalare la prossima piena.
La prima piena è l’invasione dei francesi con Carlo VIII in Italia.
HOBBES
Pensiero che si muove all’interno dell’approccio realistico alla politica con forte attenzione alla realtà
naturale.
È in piena rivoluzione scientifica, negli anni di fondazione della scienza fisica moderna e cioè
un’interpretazione tipica della natura come corpi in movimento e misurabili: così possiamo fare previsioni
future; il passato è poco considerato perché pensato come erroneo.
Hobbes dice di essere stato partorito con la paura, perché durante la guerra con la spagna e guerre civili
religiose.
Il potere politico nella società umana si sviluppa associando il potere di qualche altra entità: volendo
aumentare il mio potere posso trovare delle persone che associno la loro forza alla mia.
Il valore di un uomo è uguale al potere che lui ha e quindi a quanto devo pagarlo per disporre di lui e del
suo potere.
Hobbes descrive la condizione umana come segnata dall’inclinazione a un perenne desiderio di sempre
maggiore potere immagine che usa per descrivere l’uomo moderno immerso in una temporalità incerta e
immerso nella sua ansietà è quella di Prometeo.
Capitolo XIII:
Sappiamo che gli uomini sono essere desideranti: per avere maggior potere serve saper associare il potere
altrui al proprio da ciò scaturisce una condizione di vita degli uomini caratterizzati da una diffidenza, che
deriva da una situazione di uguaglianza. Gli uomini vivendo assieme si danno una mutual affliction in
assenza di un potere sovrastante; vi è una condizione di guerra, di tutti contro tutti gli uomini non sono
animali politici ma individui in lotta tra loro.
In una condizione di guerra non vi è posto per il lavoro e la vita dell’uomo è misera e breve questo è lo
stato di natura, con paura continua di morte e furto del potere da parte degli altri che sono sempre
potenziali nemici nell’esperienza quotidiana si ha sempre paura che arrivino i ladri in casa, che ci rubino
la bicicletta ecc; stessa cosa vale per la rivalità tra gli stati.
Vi sono tre passioni: la prima è la paura della morte, la seconda è il desiderio delle cose necessarie a una
vita comoda, terza è la speranza di ottenere tali cose mediante la propria attività queste tre spingono
uomo a rinunciare a una libertà totale per poter avere protezione della vita, un minimo di giustizia e il
benessere: senza queste la ragion d’essere dello stato viene meno.
24/03/20
La libertà pensata da Hobbes nello stato di natura è di carattere fisico l’esempio è quello di una pietra
che scorre in un fiume senza ostacoli.
Si esce da questo stato solo perché l’uomo oltre alle passioni ha la ragione che gli consente di inventare un
meccanismo per conseguire un benessere maggiore di quello che ha lo stato è una costruzione della
razionalità umana per evitare di uccidersi vicendevolmente.
Per Bobbio si possono dividere le forme di stato in base alla paura maggiore che hanno: c’è chi pensa che il
maggiore pericolo sia l’anarchia, e questo è Hobbes, e perciò serve ordine, sicurezza e un’autorità forte; c’è
chi ha come maggior paura la tirannide, perciò il valore più grande è la libertà individuale. Il problema sta
nel bilanciamento tra libertà singolare e ordine.
A inizio capitolo quattordicesimo vi è la distinzione tra diritto di natura e legge naturale:
Diritto di natura: libertà che ognuno possiede di usare il proprio potere in qualsiasi modo voglia
senza impedimenti esterni libertà
Legge naturale: precetto o regola scoperta dalla ragione che mi indica alcuni mezzi che mi servono
per preservare la vita e realizzare dunque i miei fini l’obbligo/ciò che devo fare
Finché esiste solo il diritto naturale non può esistere alcuna sicurezza, unico modo per farla esistere è unirsi
con gli altri ma se questi accordi non sono fatti rispettare da nessuna forza essi non sono rispettati.
Serve dunque che il potere dei singoli passi totalmente allo stato che abbia dunque potere assoluto e faccia
cioè tutto ciò che può per salvare la nostra vita; il Leviatano può essere persona o assemblea ma è definito
dio mortale. Unico caso in cui si può disobbedire allo stato è quando lo stato invece di difendere, mette a
rischio la nostra vita.
LOCKE
Differenza fondamentale sta già nel modo di descrizione dello stato di natura: per Hobbes è stato di guerra,
per Locke ha aspetti simili ma non è stato di guerra, ma d’incertezza è vero che si può entrare in conflitto
con gli altri e che in caso non si ha nessun potere superiore, ma la libertà qui non è illimitata ma nel senso
che non si è schiavi e si è tutti sovrani. Siamo tutti capaci e con il diritto di appropriarci dei beni della terra
ottenuti con il proprio lavoro: tuttavia non vi è il diritto di prendere più di quello che si consuma, sottraendo
il necessario agli altri.
“Secondo trattato sul governo”: fine per cui si entra in società è il godere delle proprie proprietà, compreso
il proprio corpo strumento di ciò sono le leggi: primato del diritto rispetto alla forza.
Prima legge è l’istituzione del potere legislativo si possono accettare delle leggi solo se passano per il
consenso, che non come in Hobbes si estende a tutto l’operato del sovrano, ma va legge per legge.
Potere hobbesiano è assoluto, qui è invece limitato perché si rischia la tirannide mentre in Hobbes lo
stato ha tutto il potere, in Locke solo una parte è ceduta rimane il diritto alla vita e alla proprietà.
30/03/20
Pactum associationis è recedente a quello subiectionis se in Hobbes viene abbattuto il Leviatano si arriva
all’anarchia, in Locke la società rimane perché è precedente alla creazione del potere.
Fondamento della pace non sta in un potere che fa paura ma in un potere che crea buoni leggi che leghino
la società tale legge è superiore perché il consenso è arrivato da tutti.
Potere legislativo non è limitato solo negli ambiti ma anche nelle modalità per cui può esprimersi solo
tramite leggi promulgate e valide, devono essere leggi stabili e generali non possono essere decreti
temporanei e arbitrari.
Potere prevede divisione dei poteri con distinzione tra legislativo ed esecutivo: uno legato alla ragione,
l’altro alla forza.
In caso di tirannia si può resistere e nel caso vengano le guardie del tiranno posso resistere anche con la
forza questo perché il tiranno perde la forza legittima non essendo sovrano legittimo.
Obiezione hobbesiana è il dare diritto di violare le leggi a tutti Locke risponde che l’inclinazione del
popolo inglese è conservatore e non rivoluzionario e che se ciò avviene lo fa solo nei casi di violazioni
particolari ed evidenti.
ROUSSEAU
Il contratto sociale di Rousseau rivoluzione inglese si è compiuta, vi è stata la riflessione di
Montesquieu. Arriva l’illuminismo francese con Rousseau che porta aspetti importanti di radicalità nel
pensiero politico posizione di sovranità popolare, ribalta il concetto tradizionale di sovranità.
Prima di questo libro ha scritto un importante saggio sulla disuguaglianza tra uomini.
Questo libro inizia con l’idea che il ostro punto di partenza per una riflessione filosofico politica è quella di
prendere gli uomini come sono e le leggi come possono essere distinzione tra approccio realistico, non
rinunciando però a uno sguardo normativo: mentre gli uomini non possono essere cambiati, anche se
educati, le leggi invece cambiano. Distinzione tra uomini e leggi che influisce anche sul metodo.
Libertà “l’uomo nacque libero e dappertutto è in ceppi” uomo è nato libro secondo natura, ma è
incatenato secondo la società: natura e società pongono l’uomo in due diverse posizioni.
Progetto di Rousseau è liberare l’uomo dai ceppi usare la società per liberare l’uomo: società e leggi sono
da cambiare.
Associazione gli uomini sono nello stato di natura dove a un certo momento prevalgono delle forze che
fanno si che essi non riescano più a sopravvivere con le loro forze unica cosa che potevano fare era unire
le loro forze accordandole nell’azione.
Ma come ci si può unire agli altri senza perdere noi stessi? Come si può avere un potere che ci protegga,
mantenendo la propria libertà? Qui per libertà si intende l’obbedire solo a sé stessi, l’autogoverno.
Soluzione del problema sta in un contratto sociale che sta nell’alienazione sociale di ogni associato dei suoi
diritti a tutta la comunità, allo stato ciò risolve perché:
Soddisfa la condizione di uguaglianza, perché tutti hanno rinunciato a tutto
Quando l’alienazione è totale essa è perfetta perché ha tutto ciò che gli uomini possono dare
In tale processo da un lato si perde tutto, dall’altro si guadagna tutto il guadagnabile appartenendo
alla società
Gli associati si chiamano cittadini in quanto partecipano della sovranità e sudditi in quanto soggetti alle
leggi dello stato.
Col contratto si crea un io comune, con una volontà generale che solo essa può dirigere lo stato tale
volontà è sempre retta e tende sempre all’unità pubblica importante non vi siano società parziali e che
ogni cittadino pensi con la sua testa.
31/03/20
Ha come modello le repubbliche dell’antichità dove ogni uomo è anche cittadino e dove la città non è solo
strumento per arrivare a dei fini ma anche uno stile di vita più nobile.
Opera critica a cristianesimo come religione civile dicendo che non ha valori propriamente adatti a
rafforzare il senso di appartenenza a una patria terrena propone una religione civile, comune a tutti i
cittadini dio che è anche giudice in modo che si abbia paura anche di dio.
In Hobbes e Locke c’è grande dimensione utilitarista; Rousseau sa che i cittadini si uniscono anche per il
loro utile ma non solo, c’è anche un’elevazione spirituale.
KANT
“La pace perpetua”: forma di contrattualismo che è una sorta di miscela tra motivi hobbesiani e lockiani.
Cerca di applicare il modello contrattualista alla dimensione internazionale guerra è costate nella politica
moderna, fenomeno con costi economici e umani molto alti e che, mentre una volta permise di rendere
indipendenti degli stati ecc, ora indeboliva l’Europa.
È il momento i compere internazionalmente il passo che era avvenuto in ambito nazionale.
La pace non è qualcosa che nasce da sé, ma deve essere costruita e voluta: se gli uomini non vogliono la
pace la natura tende alla guerra.
Per fare ciò servono tre pilastri, tre articoli:
1. Organizzazione interna degli stati di carattere repubblicano per cui il popolo deve poter
determinare la legislazione e in essa deve essere garantita la libertà, la dipendenza da legislazione
comune e l’uguaglianza tra cittadini. Il vero uomo nobile è colui che si governa e non si lascia
andare agli istinti ma segue la morale che essendo in noi = obbedire a noi stessi. Se è il popolo a
decidere per Kant non si andrà in guerra perché non vuole perdere i suoi beni.
2. Costruzione di una federazione di stati: serve una federazione con regole e istituzioni comuni,
sebbene ogni stato debba mantenere una sua indipendenza.
3. Diritto cosmopolitico: limitato alle condizioni di ospitalità generale organizzato il mondo serve
capire il rapporto tra cittadini di stati diversi, il quale deve essere di ospitalità riconoscendo a ogni
individuo di esser un cittadino del mondo e quindi di potersi muovere nel mondo; per cui le
sorgenti d’acqua di uno stato se sono le sole al mondo non sono di sua proprietà.
Prospettiva cosmopolitica che concepisce l’umanità come una società unica.
HEGEL
Ambizione sua è legata alla razionalità, più profonda che solo quella scientifica, capace di cogliere di più.
Il vero è l’intero così è anche la storia così la politica che sono opere dello spirito umano.
Lo spirito attraversa forme diverse di organizzazione, traducendosi in istituzioni diverse famiglia, società
civile e stato, che non è quindi una macchina costruita per non uccidersi a vicenda ma è invece la realtà
dell’idea etica è lo spirito che si manifesta nella collettività. Etica è quindi insieme di comportamenti
seguiti da tutti: atteggiamento morale s traduce nella creazione di un’istituzione che fa diventare pratica
un’idea morale come il donare cibo ai poveri.
Ripresa di idea di Rousseau che vivono lo stato come bene superiore a quelli personali supremo dovere è
essere membri dello stato, essere dei bravi cittadini.
Scarto rispetto al contrattualismo: se stato confuso con società civile e la destinazione dello stato va verso
la protezione della proprietà e libertà personale, ciò è una società civile cioè una forma inferiore di
organizzazione per cui mi lego ad altri solo per il mio utile.
Lo stato non è macchina, mezzo ma è il fine così non è artificio dell’individuo ma è lo spirito stesso a farsi
ciò.
06/04/20
Paragrafo 330 il popolo come stato è lo spirito nella sua razionalità, perciò la potenza sulla terra. Per
essere stato sovrano serve che gli altri stati lo riconoscano come sovrano, si è di fatto dipendenti dagli altri
stati riprodotta la dipendenza che sta tra gli individui.
Ragiona su rapporto etica-politica lo imposta come Machiavelli, richiamando Kant per cui la politica
doveva seguire l’etica, tuttavia per Hegel la salvezza dello stato ha diversa giustificazione rispetto a quella
individuale perché lo stato ha il suo esserci in un’esistenza concreta che solo essa può essere principio del
suo comportamento non si tratta di responsabilità individuale ma collettiva per cui il primo compito della
politica è mantenere lo stato.
Ella costituzione dello stato momento importante è quello della guerra in quanto la vita del singolo è a
rischio e ciò mette alla prova l’eticità del singolo.
La storia del mondo è storia dei popoli che lottano per il loro riconoscimento e ognuno a un certo punto
diventa popolo dominante.
MARX
Premessa perché siamo di fronte a una filosofia politica che diversamente da altri ha saputo guadagnarsi un
posto nella storia della filosofia ma è riuscita a ispirare dei movimenti politici e delle costruzioni politiche
con tale ideologia come ideologia di stato.
Questo perché è filosofia d’emancipazione delle masse che quando diventano protagoniste della storia
vedono nel marxismo una possibilità di elevarsi ed emanciparsi.
Inoltre il socialismo da lui proposto è scientifico: diversamente dagli altri, che definisce utopistici, il suo
pretende per sé la definizione di socialismo scientifico, ovvero basato su una razionalità comprovata e su
una visione della storia caratterizzata dalla necessità.
Combinazione dell’elemento di una prospettiva d’emancipazione e del fatto che questa si fondi su una
necessità della storia in cui sta la caduta del capitalismo dà a tale filosofia una grande abilità di attirare le
menti.
Marx si ispira alla sinistra hegeliana, a Feuerbach che pensa che Hegel abbia formulato un buono strumento
di interpretazione della realtà, la dialettica, ma applicandola allo spirito mentre il soggetto della storia è
l’uomo problema di Feuerbach però è parlare in termini generali dell’uomo.
Per Marx la storia è storia delle lotte tra classi la classe non è solo gruppo sociale, ma è gruppo sociale
definito dalla sua condizione all’interno dei rapporti di produzione.
La differenza fondamentale è se un gruppo umano svolge il lavoro possedendo gli strumenti di produzione
o meno.
Lavoro è attività di trasformazione della natura che chiama l’applicazione del’intelletto umano alla
materia quando si parla di materialismo marxiano.
Gli uomini sono animali che trasformano la materia e che evolvono il loro modo di farlo ciò è legato
all’attività intellettuale umana perciò gli uomini lavorano, e le api per esempio no.
L’uomo realizza nel lavoro la sua umanità e così si differenzia dall’animale non c’è un lavoro astratto, ma
è sempre concreto c’è un lavoro che realizza l’umanità e uno che la nega, come quello schiavile e oggi
quello operaio.
07/04/20
(https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1844/2/Manoscritti/indexman.html)
Il lavoro è spesso per alcuni fonte di gratificazione, per altri è fonte di schiavitù e oppressione, di
alienazione termine preso da Hegel che lo usava come termine per definire il movimento dello spirito che
esce da sé: tale movimento era necessario allo spirito per trasformarsi in realtà concreta.
In Marx alienazione entra nel sistema capitalistico in cui l’operaio produce qualcosa che non gli appartiene,
è alienato dal suo lavoro e nel suo prodotto all’operaio è tolto il suo prodotto e così anche la sua vita.
Tale dinamica avviene sistematicamente perché nella società si ha una frattura tra capitale e lavoro, ciò fa sì
che il lavoro umano venga sfruttato e che il prodotto, la ricchezza sia preso da chi ha il capitale.
Tale plus valore anziché poter essere usato dal lavoratore, è espropriato dal capitalista.
Il lavoratore non può opporsi perché all’inizio della rivoluzione industriale vi è enorme disponibilità di
manodopera e così il capitalista può licenziarne uno e trovarne immediatamente altri.
Le altri classi della storia erano si sfruttate ma sfruttavano anche loro esempio della borghesia nella
rivoluzione francese che era sfruttata, producendo la ricchezza di cui la nobiltà si appropriava; la rivoluzione
francese porta al potere la borghesia che sfruttava però un’altra classe ovvero quella operaia, cosa che si
vede con la borghesia al potere che ferma tutte le rivolte operaie con la forza militare.
La situazione si risolveva una volta che il proletariato sarebbe andato al potere perché esso non opprime
nessun’altra classe, e così si sarebbe liberata tuta l’umanità.
Vi è anche prospettiva escatologica per cui l’umanità è arrivata all’ultimo stadio prima della libertà umana
totale.
Testo del 1859 in cui Marx racconta del suo lavoro nel 1844 quando lavorava alla revisione critica della
filosofia del diritto di Hegel per capire la politica e l’evoluzione del diritto bisogna capire i rapporti
materiali tra gli uomini.
Un’evoluzione dei mezzi lavorativi e di chi ha tali mezzi va a influire sui rapporti di lavoro ciò va a
cambiare la politica.
Le fondamenta consistono nei rapporti economici, sopra cui stanno delle sopra strutture come la politica, la
società e anche la coscienza del singolo.
Serve una fase transitoria di dittatura del proletariato che arriverà poi a un’assenza di classi la rivoluzione
doveva essere così forte da essere necessario che il proletariato tenga nelle sue mani saldamente il potere
con una dittatura appunto.
WEBER
Cerca di dimostrare come nell’evoluzione del capitalismo europeo non ci siano solo i fattori messi in luce da
Marx ma abbiano giocato un ruolo importante anche componenti di natura spirituale come quella che
chiama etica protestante.
Riconosce ruolo a sé della politica.
Una delle sue opere più famose è quella non pubblicata da lui, ma dopo la sua morte.
Concetto fondamentale potere: lo pone a contatto coi concetti di potenza e disciplina.
Potenza è concetto fisico: capacità d’imporre la mia volontà (simile al potere hobbesiano).
Potere è più definito: c’è potere quando si può trovare obbedienza presso certe persone su determinati
contenuti.
Disciplina: possibilità d’obbedienza immediata e schematica di alcuni uomini di fronte a determinati
comandi.
Ciò che caratterizza la natura politica è il potere ovvero potenza in contest caratterizzato da chi comanda e
chi obbedisce nel rapporto politico si ha da un lato una forza, una potenza dall’altro chi obbedisce
riconosce a chi comanda una possibilità di farlo (non è tuttavia automatismo).
Se questo è il potere può dare vita a dei gruppi, a delle comunità in cui stanno rapporti di potenza.
Tale gruppo per essere politico deve avere un territorio, degli ordinamenti la cui sussistenza sono garantiti
dalla coercizione fisica di un apparato.
Tra le diverse comunità politiche si è dato lo stato che è caratterizzato dal monopolio della coercizione fisica
legittima, essa deve essere riconosciuta come tale dai membri dello stato elemento che caratterizza la
politica.
Minaccia dell’uso della forza è l’ultima ratio per la politica che tuttavia ne ha il diritto ed è anzi mezzo
specifico e essenziale della politica definizione di gruppo politico non viene dagli scopi ma dai mezzi,
ovvero il potere coercitivo tramite le leggi.
20/04/20
L’uso della forza non può sere mera violenza ma deve essere forza legittima, ovvero riconosciuta dai
soggetti (differenza ladro-poliziotto).
Weber la chiama “fede” nella legittimità di tale potere.
Il potere politico è caratterizzato dal fatto che la forza è concentrata in una sola istanza detta Stato a
definire la politica non è la finalità ma la modalità, lo strumento che mette in atto si possono avere scopi
a favore del meno inquinamento, si vogliono così avere delle leggi quindi le leggi sono mezzo e
definiscono il movimento, che diventa automaticamente politico.
Ciò è il nesso tra la natura della politica e la possibile presenza del ricorso alla forza.
Ogni stato che nasce si dota di esercito, polizia, leggi, magistratura apparato amministrativo costruito nel
processo di sviluppo della politica moderna, in cui sta tale apparato di organizzazione e disciplinamento
della vita individuale.
Tale legittimità che riconosciamo è tratto tipico di tutti i regimi politici, cioè che in essi la forza non è
semplicemente esercitata ma si cercano di riprodurre le motivazioni che giustificano e legittimano tale
forza anche nei regimi più violenti si ha un enorme sviluppo degli apparati della propaganda in favore del
regime che serve a continuare a nutrire di legittimità l’esercizio della forza.
Non vi è potere politico che non cerchi di presentarsi come legittimo.
Introduce distinzione di tre tipi di poteri susseguitesi nella storia con altrettanti tipi di legittimazione:
1. Potere tradizionale: antiche monarchia come espressione di volontà divina, la fede nella legittimità
è religiosa; altro tipo può essere in una società aristocratica dove sono sempre stati, è tradizione
che il potere stia nelle mani dei nobili; ulteriore tipo in una dinastia in cui tradizione vuole come
erede il primogenito maschio;
2. Potere razionale: ciò avviene nella dottrina della sovranità popolare legittimità basata su
procedure stabilite razionalmente per cui comanda chi ha ricevuto più voti;
3. Potere carismatico: una persone con dote carismatica particolare riesce a imporsi sugli altri
individui di una società, dovendo così la legittimità alle sue doti personali ciò avviene soprattutto
nelle società di massa dove tutti sono appiattiti perciò se qualcuno risalta prende più facilmente il
potere che in altre società.
SCHMITT
Uno dei più controversi e contemporanei.
Controverso a livello politico per la sua scelta nel maggio nel ’33 di aderire al partito nazionalsocialista
diventando presidente dei giuristi nazionalsocialisti sarà alla fine della seconda GM imprigionato, sentito
a Norimberga e allontanato dall’insegnamento universitario.
Ama inoltre la radicalizzazione e la provocazione nei suoi testi; è giurista ma con grandi interessi filosofici e
letterari.
Ha in parte patito la politica protestante prussiana come minoranza che si sente repressa.
Si forma in ambienti neo-kantiani .
Deve molto a Kelsen, formato anche lui nel neokantismo ma con l‘idea di sostituire un dio personale con
una natura impersonabile studiabile nella sua impalcatura di leggi fede in dio trascendente assomiglia a
un’obbedienza autoritaria.
Schmitt polemizza contro tale posizione, per la fondamentale ragione che le leggi per poter essere applicate
necessitano di una situazione normale, non in una di emergenza come quella di guerra perché non vi è
nessuno che le faccia valere qui essenziale la costruzione di una situazione di pace e ordine.
Mentre per Kelsen una figura autoritaria può essere tolta, per Schmitt la politica ha bisogno di decisioni
sovrane, di un’assunzione di responsabilità che sia capace di trasformare una situazione di disordine in una
di ordine.
Riprende da Heidegger il fatto che l’esistenza umana sia segnata da grandi sfide esistenziali porta ciò
nella politica e nel diritto anche stati e popoli si trovano davanti a sfide drammatiche in cui non c’è
d’applicare le leggi.
Tale è la sovranità dello stato che in momento di emergenza riesce ad imporsi costruendo una situazione
pacifica in cui applicare le norme ecc ma senza tale forza che si impone come pacificatrice non si riesce a
creare ordine.
Scrive l’opera sulla dittatura costruisce il modo in cui la dittatura è stata concepita nella storia: mostra
come l’essenza dello stato modero sia connessa con la dittatura che nasce e viene applicata nelle situazioni
di emergenza (es. dittatura romana).
Non a caso suo nemico è la cultura liberale, accusata da Schmitt di pretendere di risolvere tutti i problemi
con una transizione economica.
21/04/20
Testo è “Il concetto del politico”, testo di un seminario in esso privilegia l’atteggiamento provocatorio.
Si inserisce nella tradizione del nesso politica-forzadicendo politico intende l’ambito, l’insieme e non il
singolo.
Vuole storicizzare lo stato e non farne una categoria eterna categoria di politico è esistenziale, mentre lo
stato è una delle forme che si so o date nella storia.
Distinzione tra dinamica politica che è perenne e le forme di organizzazione politica che mutano.
Propende per tesi dell’autonomia del politico che non è riconducibile ad altri ambiti, come morale ecc
così servono categorie per questo ambito, non derivate da altri.
Per definirle utilizza un procedimento dialettico pensando che tali ambiti sono caratterizzati da una
contrapposizione (bello-brutto, giusto-sbagliato) distinzione politica è tra amico e nemico.
Politica ha elementi di altri ambiti ma ne è differenziata in quanto riconducibile a una dialettica tra amicizia
e inimicizia nemico è l’altro, lo straniero cioè chi sta fuori dalla mia cerchia, un estraneo in modo che
siano possibili dei conflitti in quanto può essere minaccia per mia esistenza, non come personale ma come
gruppi di persone che si scontrano.
Il nemico è un gruppo di persone esterno al mio che così è minaccia alla mia esistenza come popolo.
È la situazione storica che porta all’ambivalenza amico-nemico.
22/04/20
Nella prospettiva gandhiana non c’è solo il rendere inoffensivo l’altro con la pace ma si vuole anche
cambiare il prossimo.
Baylepolitica sta nelle grande gesta, sia buone che terribili: tale idea è da sconfiggere perché altrimenti ci
sarà una sorta di ereditarietà del pensiero e rischio che venga ripetuto.
ARENDT
In tale quadro di ridefinizione politica si pone la Arendt”Banalità del male”: vede nei totalitarismi
novecenteschi l’assenza di pensiero.
Brano ricavato dal testo sulla violenza dopo la contestazione studentesca e operaiapunto di partenza è il
nesso tra politica e potere di coercizione: discutendo del potere la Arendt vede che si converge tutti sul
fatto che il potere abbia a che fare con la violenza (nel suo significato neutro) appunto.
Tale forza di coercizione è quella di far fare agli altri ciò che vogliamo: la capacità di imporre la mia volontà
su quella dell’altro, di dominare non solo per paura che gli altri si impongano, ma vi è anche un piacere
nel farlo (lo aveva già detto Weber in una sua conferenza motivando la ricerca di potere dell’uomo).
Conclude dicendo che se questo è il potere non c’è potere più grande che quello dato da un fucile non
vede differenza tra potere di poliziotto e quello di un bandito.
Opposto a Weber che differenziava i due poteri perché quello politico è riconosciuto come legittimo.
Vi è un’altra tradizione di concepire il potere quella repubblicana in cui il dominio non è di uomo su
uomo, ma si obbedisce a sé stessi e a delle leggi che abbiamo consentito.
Fondamento del potere politico è così il consenso potere politico = capacità umana di concordare degli
uomini tra loro.
Sono entrambi poteri derivati dai rapporti tra uomini ma il primo è un potere verticale, il secondo
orizzontalevi sono momenti in cui succede questo, soprattutto nelle esperienza repubblicane: in esse il
potere dura finché dura il consenso.
Ultimo filone di pensierovi è diverso rapporto tra potere e violenza: essi hanno rapporto di
proporzionalità inversa il potere ricorre alla violenza tanto più si trova in crisi e in difficoltà: la violenza è
quindi espressione di debolezza.
Quando poi violenza diventa terrore, cioè è lasciata a sé stessa, fa sparire il potere, ovvero la capacità di
agire “in concerto”, assieme, e assieme ad esso anche il consenso.
Sa tuttavia che anche le repubbliche hanno forza di coercizione ma esso è strumento complementare, non
ha a che fare con la loro essenza.
Vi è un altro tipo di piacere oltre a quello di dominare, ovvero quello di partecipare a una comunità di
individui liberi e uguali che si riconoscono reciprocamente.
FOUCALT
Al college de France ottiene una cattedra dove tiene alcune lezioni.
Si dedica all’emergere della differenza: follia, sessualità, crimine ecc.
Da due punti di vista: il primo tematico in cui vuole capire le regole del vero e del falso, il secondo è il suo
voler lavorare a un’ontologia del presente e ciò che li interessa è un atteggiamento che fa risalire
all’illuminismo ovvero il chiarire il noi che ci appartiene.
Per il rapporto strutturale che ha con il presente si deve capire il contesto storico.
Al disincantamento verso i programmi politici si avvicina il controllo nei campi di conoscenza ne fa
esperienza nell’ospedale psichiatrico dove lavora l’uomo non è più così libero: si amplifica la conoscenza
del potere del contesto, delle strutture linguistiche sociali e anche economichestrutturalismo.
Ci si sente in trappola se la storia segue il suo corso necessitato e se l’essere umano è predeterminato da
strutture a cosa serve agire? Eppure ciò non frena un bisogno di cambiamento e di lotte per questo se
pensiamo alla soggettività umana presa nella trappola non riusciamo a rendere conto della resistenza a un
potere ingiusto anche a costo della morte, lo vede in Iran: questo è testimonianza del fatto che un minimo
di libertà ci sia sempre.
Il suo tentativo è una messa a fuoco di ciò che imprigiona l’uomo e una valorizzazione della libertà
dell’uomo libertà etopoietica.
Non sono solo i rapporti economici a bloccare l’uomo, la storia è di lotte ma non di classe sono conflitti di
verità, discorsi a confronto il sapere diventa potere.
La verità è centrale, ma non solo quella scientifica ma anche quella discorsiva in cui nota ch non c’è un vero
che si mostra, non v’è nulla di svelare, ma una lotta di discorsi ch si uniscono poi in uno solo.
Punto principale al pensiero politico è aver mostrato come il potere non sia per forza imposto e repressivo,
ma esso è qualcosa che produce si passa a un modello strategico: lo stato è solo un’istituzione che
esprime parte del potere che sta nella società parla di rapporti di potere che esiste solo come una
somma di effetti.
Esercizio del potere è un’azione che agisce su altre azioni.