Segni clinici:
● Dolore o dolorabilità al polpaccio;
● Rigonfiamento con edema di gambe e/o di coscia, la gamba presenterà un diametro maggiore
rispetto all’altra;
● Aumento della temperatura cutanea;
● Dilatazione delle vene superficiali;
● Cianosi in caso di ostruzione severa.
Segni semeiologici:
● Segno di Homans: Dolore al polpaccio alla dorsiflessione forzata del piede a gamba estesa;
● Segno di Bauer: Dolore al polpaccio alla compressione del muscolo surale contro la membrana
interossea;
● Segno di Neuhof: Diminuita ballottabilità del polpaccio a gamba flessa.
Proseguendo nella diagnosi della Trombosi Venosa Profonda, si ha:
Bassa sensibilità della diagnosi clinica, molti trombi venosi anche estesi e potenzialmente pericolosi sono
clinicamente silenti.
Bassa specificità della diagnosi clinica, i sintomi ed i segni della trombosi venosa possono essere presenti
anche in malattie diverse.
Infatti cause acute di edema degli arti inferiori sono provocate anche da: Linfangite, Cellulite; Dermatite,
Versamento articolare, Cisti di Baker, Ematoma, Artrite, Fratture, Ischemia acuta.
Presenti anche le cause croniche di edema degli arti inferiori, spesso possono trarre in inganno e sono:
Insufficienza venosa, Linfedema, Scompenso cardiaco, Distrofia simpatica riflessa, Ipoproteinemia
(indipendentemente dalla causa), Edema idiopatico, Edema da “poltrona”.
Punteggio per valutare clinicamente la
probabilità di TVP.
Daremo un punteggio di:
● -2, se abbiamo una diagnosi
alternativa più probabile;
● 1, Gonfiore di tutto l’arto
inferiore;
● 1, Se il gonfiore è maggiore di
3cm rispetto al controlaterale;
● 1, Se presente senso di
tensione, indurimento lungo
l’asse venoso;
● 1, Presenti vene collaterali
superficiali visibili;
● 1, Se c’è una storia di paralisi,
paresi o recente
immobilizzazione (es. il
paziente per una frattura “ha portato il gesso”)
● 1, Per allettamento maggiore di 3 giorni o intervento chirurgico maggiore di 4 settimane;
● 1, Precedente embolia polmonare o TVP documentata;
● 1, Il paziente ha una malattia neoplastica attiva.
Quindi se il punteggio risulta:
● Inferiore a 2, TVP poco probabile (bassa probabilità se=0);
● Maggiore o uguale a 2, TVP probabile (alta probabilità se ≥3).
Dopo aver cercato di fare uno screening tramite questo punteggio, si passa agli esami ematochimici.
Dosaggio del D-Dimero.
Sostanza i cui livelli nel sangue spesso (quasi sempre) aumentano in corso di malattia venosa
tromboembolica. Rappresenta un marcatore della formazione di fibrina e quindi di una trombosi. È utile per
escludere la diagnosi di TVP/EP, ovvero se negativo possiamo escludere che il paziente ha una TVP o
un’EP. Però spesso è aspecifico, perché aumenta in tantissime condizioni (infezioni, flogosi, neoplasie, IMA,
scompenso cardiaco, traumi, interventi chirurgici) e molto sensibile, con alto potere predittivo negativo,
perché se è negativo o con un valore molto basso (v.n. <
500 ng/ml) permette di escludere una TVP.
Diagnosi attraverso:
● Ecografia B mode: fornisce
l’immagine della vena. Permette
di valutare: la forma, il diametro
e la comprimibilità e se
all’interno è presente un trombo
e le sue caratteristiche (se fisso,
mobile, …)
● Color-Power Doppler: permette di
osservare il riempimento de lume col
colore, la continenza valvolare.
● Pw/CW Doppler: Il rilievo velocimetrico
con le caratteristiche del flusso venoso e l’eventuale reflusso valvolare.
Criteri diagnostici.
Per confermare o escludere la presenza di una TVP prossimale è sufficiente valutare la comprimibilità in
corrispondenza dei siti anatomici facilmente individuabili: -vena femorale comune, - vena poplitea +
triforcazione, - vene muscolari (gemellari, soleali), - vene assiali (tibiali posteriori, peroneali).
Si definisce questo approccio “CUS”, in relazione al fatto che l’unico criterio diagnostico utilizzato è la
comprimibilità venosa.
Facendo una lieve compressione, si verifica in normali condizioni è lo schiacciamento delle pareti della vena, che
diventerà completamente comprimibile. Quando invece risulta incomprimibile, significa che al suo interno è
presente un trombo e quindi una condizione patologica.
Difronte al sospetto clinico (es. il paziente presenta dolore o un gonfiore, tutti i fattori predisponenti) e
all’impossibilità di escludere una TVP distale è necessario ripetere l’esame a distanza di 7 giorni, o anche
prima in caso di peggioramento dei disturbi o comparsa di nuovi sintomi, per diagnosticare tempestivamente
una sua eventuale progressione prossimale. In caso di esami dubbi o discordanti, bisogna prendere in
considerazione metodiche diagnostiche alternative. L’esame va eseguito al momento di sospendere il
trattamento anticoagulante (per valutare se il trombo si è completamente disciolto) e ripetuto (in genere ogni
6 mesi) in caso di persistenza di anomalie trombotiche, fino a confermare la stabilità del quadro residuo.
Purtroppo il trombo distrugge inesorabilmente le strutture valvolari del tratto di vena ove esso si è impiantato e
sviluppato, producendo quindi un danno anatomo-patologico di tipo irreversibile. “Irreversibile” poiché
mancando le strutture valvolari, il paziente che ha avuto una TVP andrà incontro ad una condizione cronica
di stasi venosa, rendendolo quindi più suscettibile a nuovi eventi trombotici.
Trattamento della TVP.
Ideale terapeutico prevede:
● Rapida ricanalizzazione del lume;
● Impedire embolia di frammenti o di intera massa trombotica;
● Garantire/Preservare l’integrità valvolare;
● Ostacolare estensione trombosi;
● Ridurre recidive;
● Ridurre l’incidenza di EP;
● Limitare sindrome post trombotica;
● Preservare funzionalità valvolare e deflusso venoso.
Terapia Eparinica.
Risulta fondamentale. Sono presenti 3 tipi di Eparina:
1. Eparina sodica: Bolo rapido di 3.500/5.000 UI E.V. (50-100 UI/KG). Seguita da infusione continua
EV di 1.250/1.500 UI/H per 48 ore, controllando APTT ogni 6 ore. Solitamente è usata in caso di
embolia polmonare.
2. Eparina calcica: Somministrazione di
12.500 UI S.C. ogni 8-12 ore, preceduta da
un bolo rapido di 4.000/6.000 UI di eparina
sodica.
3. Eparina a basso peso molecolare:
Somministrazione ogni 12 ore SC, la dose è
in funzione del peso corporeo e titolata in
UI ANTI Xa. Rappresentano le più usate
poiché maneggevoli. Le principali eparina a
basso peso molecolare sono queste elencate
nella slide. La più conosciuta è
l’ENOXAPARINA.
Controindicazioni alla terapia eparinica.
Assolute: Gravi episodi emorragici peri-operatori
traumatici o spontanei, recenti interventi di NCH (neurochirurgia) o recenti emorragie congenite o acquisite.
Relative: Severa ipertensione arteriosa, endocardite batterica, trauma cranico recente, pregressi
sanguinamenti gastro-intestinali, grave epatopatia o nefropatia, retinopatia proliferativa diabetica,
piastrinopenia.
La necessità di un trattamento anticoagulante prolungato nella maggior parte delle TVP, per la prevenzione
della estensione della trombosi e delle recidive tromboemboliche è stata dimostrata in modo inequivocabile.
La terapia anticoagulante orale (TAO).
È prassi ormai corrente la contemporanea somministrazione, in modo embricato, di eparina e anticoagulanti
orali (warfarin), sin dall’inizio del trattamento terapeutico, sganciando l’eparina dopo 4-5 giorni, quando
raggiungiamo l’INR terapeutico (2,5- 3,00).
Negli ultimi quattro anni, vi sono stati degli anticoagulanti orali che hanno permesso di iniziare, dopo un
breve periodo di eparina, direttamente la loro somministrazione (tale premessa verrà trattata nell’ambito
della fibrillazione atriale in maniera più dettagliata), evitando di sottoporre al paziente al monitoraggio
continuo dell’INR.
Gli anticoagulanti orali sono inibitori della sintesi dei fattori della coagulazione vit.K-dipendenti (II, VII e
X) e quindi i loro effetti sull’attività protrombinica. Essi agiscono precocemente, pure sulla proteina C ed S,
determinando paradossalmente uno stato trombofilo, pertanto è necessario iniziare sempre con l’eparina.
La TAO mira a:
● Bloccare l’estensione del trombo;
● Ridurre i rischi di una E.P. massiva;
● Facilitare la lisi del trombo;
● Limitare al massimo il danno valvolare (primum movens della tardiva S.P.T.);
● Prevenire le recidive tromboemboliche (fatali e non fatali) specie in particolari patologie
(oncologica, s. da anticorpi antifosfolipidi, alterazioni coagulative congenite).
Come tutti i farmaci, purtroppo gli anticoagulanti orali possono avere delle complicanze non emorragiche
come: necrosi cutanea (in genere se presente deficit di proteina C o proteina S o sindromi da anticorpi
antifosfolipidi), reazioni da ipersensibilità, eritemi cutanei, alopecia, sindrome del dito blu (microcristalli di
colesterina).
La complicanza più temibile e frequente durante la TAO è rappresentata dalle manifestazioni emorragiche.
L’incidenza globale di complicanze emorragiche, nello studio italiano ISCOAT (Palaresti 1996), è risultata
del 7.6% anni/paziente di trattamento, di cui 0.25% fatali (emorragie cerebrali), 1.09% maggiori, 6.2 %
minori. Fattori di rischio sono: -età>65 anni, -pregresso stroke, -pregresso sanguinamento gastrointestinale, -
insufficienza renale, -anemia.
Controindicazioni assolute: durante la gravidanza (primo trimestre e ultime 6 settimane) ed emorragia
maggiore (entro 1 mese dall’insorgenza dell’evento).
“Cosa fare in questi pazienti?”
In ogni caso vanno protetti sia dall’estensione, sia soprattutto dall’embolia polmonare attraverso
l’applicazione del filtro cavale temporaneo (tempofiltri), presentante anch’esso complicanze. Consiste
nell’applicazione e posizionamento di questo filtro, rappresentante “un ombrellino” in grado di bloccare la
migrazione di questi trombi, che potenzialmente potrebbero diventare degli emboli. Questo è limitato ad
alcune tipologie di pazienti, come:
- il politraumatizzato grave,
- i pazienti che hanno controindicazioni ad anticoagulanti,
-i pazienti che hanno avuto complicanze significative con anticoagulanti,
- inefficacia degli anticoagulanti,
- la presenza di trombi flottanti prossimali,
- fibrinolisi loco-regionale,
- trombectomia chirurgica.
La durata della terapia anticoagulante orale, dopo un primo episodio di TVP, differente se la causa è
reversibile o irreversibile. Distinguiamo tre gruppi di pazienti:
● 1° Gruppo di pazienti con TVP associata ad un fattore di rischio reversibile: se il paziente ad
esempio è stato sottoposto ad interventi chirurgici, immobilizzazione prolungata, scompenso
cardiaco, estroprogestrinici e s. da anticorpi antifosfolipidi;
● 2° Gruppo di pazienti con TVP associata ad un fattore di rischio persistente geneticamente
determinato (def. ATIII, di PC, di PS, resistenza alla PCa, fattore V di LEIDEN, variante del II e
iperomocistinemia) ovvero fattore di rischio acquisito (m. neoplastica, s. anticorpi antifosfolipidi
primaria)
● 3° Gruppo di pazienti con TVP idiopatica (SIC).
Il nostro orientamento è:
● Per i pazienti del 1° gruppo: terapia anticoagulante orale di breve durata (2-6 M), va protratta
dopo i 6 mesi solo se persistono le condizioni di rischio o se persiste il trombo.
● Per i pazienti del 2° gruppo: terapia anticoagulante orale per 1 anno, a giudizio del clinico a
tempo indeterminato.
● Per i pazienti del 3° gruppo: terapia per 6 mesi, specie se recidivante, controlli periodici per
svelare la malattia che l’ha causata.
Associata alla terapia eparinica non può non essere la consigliata la compressione elastica, in quanto realizza
una spinta pressoria in contrapposizione all’ipertensione venosa, garantendo la funzione di pompa muscolare
e vicariando la funzione delle valvole venose. L’utilità dell’applicazione della contenzione elastica con calza
antitrombo è stata confermata da studi osservazionali, secondo cui viene ridotta l’insorgenza di sindrome
post trombotica di entità moderata nel 12% dei casi e di entità maggiore (ulcera o recidiva di TVP) solo nel
6% dei casi.