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2. L’EPIDEMIOLOGIA DELLE MALATTIE INFETTIVE
L’epidemiologia permette di studiare le diverse caratteristiche di diffusione delle malattie infettive
in base alla suscettibilità della popolazione e alla circolazione del germe.
La differenza tra le varie forme riguarda la modalità di trasmissione tipica dell’agente patogeno.
Attraverso l’indirizzo https://www.cdc.gov/ (Centers for Disease Control and Prevention) si accede
ad un sito americano che aggiorna momento per momento la situazione globale della malattia
infettiva da noi oggetto di studio, indicandone la sua diffusione nel mondo, il trattamento, gli
elementi costitutivi e la possibilità di fare prevenzione.
Un altro sito interessante è quello dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che, come gli altri
prima citati, permette di fare prevenzione attraverso programmi educazionali (utilizzati anche per
il Sars-CoV-2) fondati sulla capacità comunicativa.
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In Italia bisogna seguire le normative italiane riferendoci ai siti italiani. Quelli di riferimento sono
“Il Ministero della Salute” (http://www.salute.gov.it/portale/home.html) che stabilisce quando fare
i vaccini, i tipi di terapia, le linee guida ecc. ed è più governativo, a differenza del CDC che da
delle indicazioni ai pazienti.
Un altro sito italiano che si occupa prevalentemente dell’epidemiologia delle malattie infettive è
“l’Istituto Superiore della Sanità” (https://www.iss.it/ ) che si occupa sia di ricerca che di raccolta
di dati clinici. In merito alle malattie infettive nell’ambito “dell’Istituto Superiore della Sanità”,
c’è un sito che si chiama “Epicentro” e tratta dell’epidemiologia della sanità pubblica.
Dato che ogni regione d’Italia ha una modalità di comunicazione diversa per quanto riguarda il
concetto di salute, su internet sono disponibili dei siti relativi alla regione della quale si vuole
avere un’idea circa la sanità (es. https://salute.regione.emilia-romagna.it/). Per esempio, cercando
“antibiotico resistenza” si possono visionare le news, i laboratori e soprattutto i report sia mensili
che annuali.
Un prione, microrganismo proteico più piccolo del virus che può comportare nell’uomo
l’insorgenza di patologie note come prionosi (encefalopatie spongiformi);
Un virus, entità biologica con caratteristiche di parassita endocellulare obbligato;
Un batterio, entità biologica autonoma con caratteristiche più vicine alle cellule eucariote,
non sempre identificabile con la microscopia ottica;
Un protozoo, organismo unicellulare con dimensioni maggiori rispetto a quelle batteriche,
che è possibile identificare attraverso la microscopia ottica. Un esempio è rappresentato dal
Plasmodium malariae;
Un fungo, organismo eucariota come Candida Albicans ed Aspergillus;
Un elminta, verme parassita che causa malattie note come elmintiasi come gli Ossiuri,
Tenia saginata, Tenia solium.
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4. RAPPORTO TRA MICROORGANISMO E OSPITE
Le malattie infettive sono determinate dai microbi che sono normalmente presenti sulle piante, sugli
animali, sul suolo, nell’ambiente, ovunque, e nel nostro corpo. Noi siamo costantemente in contatto
con questi organismi e per noi sono fondamentali. Comprendere le malattie infettive è complesso
perché ciò che realmente conta è l’interazione tra il microrganismo e l’ospite, che può essere
l’animale, una pianta o l’uomo.
La contaminazione è l’arrivo dei germi sulla superficie cutanea o della mucosa, si tratta di
un rapporto di mera contiguità spaziale priva di interazione con il sistema immunitario
poiché il microrganismo non penetra né si localizza. Qualora dovessimo toccare con una
mano una superficie contaminata ad esempio da Pseudomonas, quest’ultimo non è in grado
di determinare una sepsi per il fatto che la cute funge da barriera (quando è integra). Oggi le
metodiche diagnostiche sono cambiate rispetto al passato perché attraverso esami quali la
PCR siamo in grado di identificare se una superficie è contaminata, ma dobbiamo anche
essere in grado di stabilire se nel caso specifico si possono avere delle ricadute cliniche.
Un altro concetto importante è quello della colonizzazione che deve essere contestualizzata,
ad esempio, se un paziente effettua un tampone rettale e risulta essere colonizzato da
Escherichia Coli non c’è da preoccuparsi, bisogna tenere in considerazione i sierotipi che
normalmente sono presenti nella suddetta mucosa. In alcuni casi però Escherichia Coli è
responsabile della sindrome uremico-emolitica, quindi, il concetto di colonizzazione va
adattato al tipo di patogeno e alle condizioni dell’ospite, perché non è sufficiente che un
batterio sia in grado di produrre determinate tossine affinché si instauri una determinata
patologia, ma è necessario che d’altra parte l’ospite abbia per esempio delle patologie quali
rettocolite ulcerosa (nel caso specifico) o sia neonato.
La colonizzazione deve sempre tenere conto delle caratteristiche del microrganismo, delle
condizioni cliniche del paziente (comorbidità, patologie note ecc.) e della carica di agente
infettivo. Effettuare uno screening prima di un intervento ci permette di capire se un
paziente è colonizzato. Se un paziente è in buona salute non deve prendere un antibiotico
solo perché è colonizzato.
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Il concetto di colonizzazione è estremamente importante perché precede il concetto di
infezione e di malattia:
L’infezione si verifica quando si stabilisce un rapporto dinamico tra microrganismo
patogeno e organismo, ossia fra i mezzi di difesa dell’organismo da una parte e quelli
dell’agente dall’altra. Rispetto al concetto di colonizzazione c’è una differenza, perché in
questo caso il patogeno deve penetrare all’interno quindi cambia la dinamica, l’interazione.
La malattia si verifica quando l’infezione si associa a sintomi o segni clinici. La distinzione
tra l’infezione e la malattia dipende anche dal sito sterile o non sterile, ove si opera
l’isolamento.
Ci può anche essere il caso di un soggetto che si infetta e non presenta i sintomi e in quel caso si
parla di asintomatico, quindi, il microbo è penetrato e ha interagito con il sistema immunitario che
è stato in grado di eliminarlo sviluppando degli anticorpi, che ci permettono anche di stabilire se un
individuo è entrato in contatto con un determinato microbo.
L’apparato gastrointestinale, così come l’apparato respiratorio, sono esempi di siti non sterili
perché sono in diretto contatto con l’esterno ed è possibile ritrovare dei germi. Un esempio di sito
sterile è il sistema nervoso centrale che risulta essere separato dall’ambiente esterno. Un altro
classico sito sterile è il sangue; qualora venga identificato un microrganismo nel sangue bisogna
stare in allerta, anche se non è detto che la batteriemia si trasformi in sepsi. Talora può verificarsi
una contaminazione del campione a causa dell’operatore che non era adeguatamente igienizzato.
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6. LA FLORA MICROBICA PRESENTE SULLE MANI
A volte la flora può essere transitoria e ciò vuol dire che un batterio, come ad esempio lo
Pseudomonas, dopo un arco di tempo non si riscontra più oppure può diventare residente e quindi
vive con il soggetto per un periodo di tempo. La flora residente quindi non causa infezione e
costituisce la flora normale di ciascun individuo.
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Se un paziente riferisce di aver fatto un tampone faringeo che ha evidenziato la presenza del micete
Candida, il medico per prima cosa deve capire perché il paziente ha fatto il tampone e poi deve
valutare la bocca del paziente e quindi fare un esame obiettivo.
7. LE LINEE GUIDA
Le linee guida sono importanti per il medico e sono moltissime. Esistono linee guida americane
(come per il CDC), linee guida canedesi, linee guida europee e linee guida italiane.
Si possono distinguere poi le diverse linee guida di varie branche della medicina, come per esempio
le linee guida della società italiana di malattie infettive oppure della società italiana di cardiologia.
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In tempi passati era molto importante la profilassi con fluconazolo contro la colonizzazione e le
infezioni fungine nei neonati pretermine. Il neonato pretermine è un soggetto particolare perché
solitamente è piccolo, sottopeso e non ha un sistema immunitario molto efficiente, quindi, bisogna
considerare il concetto di dinamismo che esiste in base allo stato di salute del paziente.
Un’altra categoria di medici con cui lo specialista di malattie infettive lavora è quella dei veterinari
perchè spesso le malattie dell’animale sono malattie dell’uomo.
Per capire come si trasmette una malattia infettiva bisogna ricordare l’epidemiologia, bisogna
distinguere se si tratta di una malattia causata da un batterio oppure da un virus o da un protozoo,
perchè in base a queste valutazioni cambia la terapia.
Bisogna ricordare anche come si trasmettono le malattie e se una determinata malattia infettiva
viene trasmessa attraverso un veicolo o un vettore e quindi bisogna ricordare cosa è la sorgente di
infezione e cosa è il serbatoio.
Il veicolo è
un elemento inanimato e il vettore è un elemento che fa da ponte nella trasmissione delle malattie
infettive che è animato (un esempio di malattia infettiva trasmessa da un vettore è la Leishmaniosi).
Alcune malattie degli animali possono essere trasmesse all’uomo attraverso un veicolo o un vettore,
quindi, bisogna conoscere il veicolo o il vettore e l’animale se si vuole combattere la malattia
nell’uomo.
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NB: Dal punto di vista clinico si usa il termine sorgente di infezione perché il termine serbatoio è
più usato dagli igienisti.
9. LE MODALITA’ DI TRASMISSIONE
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Esistono malattie come la mononucleosi, come le meningiti che hanno una modalità di trasmissione
diversa rispetto al morbillo, rispetto alla tubercolosi.
Le dimensioni delle particelle sono importanti come anche lo è il colpo di tosse che un soggetto può
espellere. Per la trasmissione di Sars-Cov-2 è necessario un contatto stretto e per questo è
importante mantenere la distanza di un metro ma con lo sviluppo delle varianti la modalità
trasmissione sta cambiando.
Un virus nell’ambiente esterno dove non c’è cellularità ha meno possibilità di sopravvivenza
rispetto a un virus che è accompagnato da sostanze, come ad esempio il muco, che gli permettono la
sopravvivenza (nei rapporti sessuali
può cambiare molto la
sopravvivenza di un virus).
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bambini possono sviluppare il morbillo se non sono vaccinati. La mononucleosi invece non è come
il morbillo.
È possibile però notare delle eccezioni, ad esempio, che un soggetto a contatto con un malato di
morbillo non sviluppi il morbillo perché può essere presente una carica non adeguata, il virus può
anche non essere sopravvissuto.
Esiste quindi la trasmissione per droplet cioè al di sotto di 1 metro, attraverso gocce, ma esiste
anche quella per via aerea a distanza di tempo.
Gli asiatici, come i giapponesi e cinesi, in tal senso hanno condotto vari studi di epidemiologia e
hanno studiato i vari outbreak.
Esempio:
Se un batterio sviluppatosi a causa del cambiamento climatico viene inalato da un soggetto sano
non presenterà una rilevanza clinica, ma se lo stesso batterio viene inalato da un paziente
immunodepresso può sviluppare un’infezione opportunistica. Se con il cambiamento climatico
viene fuori un nuovo batterio (come nel caso del Sars-Cov-2) il problema che si presenta è quello
di non avere un antibiotico funzionale.
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