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L’affaire Dreyfus

Settembre 1894. Tra i vari uffici che compongono che l’esercito, vi era l’ufficio di statistica,
una copertura in quanto si occupava di controspionaggio di nazioni rivali: Austria, Italia,
Germania, diretto dal colonello Sandher, sotto il potere dello “stato maggiore”, di cui il
capo era Boisdeffre, il vicecapo Gonse, con un’autorità ancor superiore il ministro della
Guerra Mercier. (cruciale l’ufficiale maggiore Henry). Controllano principalmente
l’ambasciata tedesca e quella italiana; 2 ambasciatori protagonisti ma irrilevanti
Schwartzkoppen e Panizzardi (lussuosi, amanti, considerati nemici della patria), sorvegliano
la loro corrispondenza, contenenti notizie sui loro eserciti e contemporaneamente tentano
di capire cosa sanno le ambasciate dell’esercito tedesco, si servivano di spie, molte volte
messaggi privati. Ufficiale D. possedeva una fabbrica tessile (benestante), di origine
alsaziana (trasferiti poi in Francia), ebreo, patriota francese che credeva nel potere militare,
uomo ambizioso e freddo.
Ministro della G. Mercier, repubblicano moderano era criticato sia dalla stampa socialista,
di sinistra sia dai nazionalisti, estremisti e antisemiti Rammollito. Tra le spie che
intercettano la corrispondenza tra i 2 ambasciatori, vi era “Marie Bastiane” infiltrata nella
ambasciata tedesca, la quale fingeva di essere un’ingenua e un’ignorante, ovvero una
strategia per capire + info possibili. Si racconta che lei raccolse dal cestino un elenco
anonimo il quale prometteva documenti che contenevano le dotazioni e le approvvigioni
militari dell’esercito francese. La donna porta il documento (Borderò) a Sandher e dopo
aver analizzato con altri ufficiali il documento, si ipotizza che potesse essere un ufficiale di
artiglieria, si esaminano i vari sospettati e si ritiene che il traditore sia Dreyfus, dato che è
un uomo ambizioso ed è un ebreo. Il documento viene sottoposto anche al ministro della
guerra, anche se sono info irrilevanti e facilmente reperibili. Viene incaricato dell’istrutturia
su D., Paty de Clam, ufficiale, grafologo e antisemita. Il 15 ottobre D. viene convocato, non
sapendo di cosa è accusato e Paty de Clam gli chiede di scrivere una lettera con un testo
simile all’elenco dei documenti trovati, ritiene sia colpevole della calligrafia e lo fa arrestare.
Forzinetti capo della prigione in cui è recluso D., capisce che c’è qualcosa che non va, dato
che D. si dichiara colpevole, e Paty de Clam lo interroga in orari strani con metodi
terroristici, impedendo alla moglie di vederlo e di essere assistito da un avvocato, il quale
era un suo diritto.
1 novembre la moglie e i familiari vengono informati sulle accuse e gli procurano un
avvocato, la notizia nel frattempo arriva alla stampa, viene aperta l’istruttoria ufficiale, di
cui si occupò un altro uffuciale. Nei giorni successivi si conclude l’istruttoria e i fratelli in
particolare Mattie e la moglie Lucy tentano di difendere D. dalle accuse di alto-tradimento,
trovando come suo avvocato “Eduard Demange”. Si sviluppa un Fenomeno di
autosuggestione collettiva, tutto lo stato maggiore è convinto della colpevolezza, anche se
D. si dichiara sempre innocente e non ci sono prove. L’unica prova esistente è quella
grafica, la quale viene sottoposta a 5 esperti: 2 dichiarano che non è la scrittura di D., in fra
questi “Gobert”, gli 3 sostengono che D. abbia deliberata alterato la sua grafia, fra questi il
criminologo “Bertillon”, una tesi assurda ma presa per valida. Data che questa è l’unica
prova della colpevolezza di indaga sulla vita di D., escono fuori solo pettegolezzi e sospetti
da parte degli altri ufficiali interrogati: uomo avido, ambizioso (probabilmente pregiudizi
antisemiti), che avesse delle amanti, che fossero tedesche e italiane, che avesse bisogno di
soldi (cosa non vera perché lui conduceva una vita benestante), comunque vengono
considerati come capi d’accusa. Altra pista è controllare la corrispondenza fra i 2
ambasciatori, non esce nella di rilevanti fino a quanto in uno di questi biglietti c’era scritto:
“quella canaglia D. sta diventando troppo intransigente”, l’inziale D. viene associata a
Dreyfus, allora lo stato maggiore incomincia a creare un dossier sul sospettato, il quale
tuttavia non viene sottoposto all’avvocato difensore.
Il fatto inizia a essere discusso dalla stampa e colpisce i giornali e i giornalisti antisemiti,
ovvero Drumont e Rochefort. Ciò genera della fake news, che accusano D. di appartenere
ad una lobby ebraica, formata da capitalisti e industriali (scandalo del Panama) che
vogliono la Francia sotto il loro potere, o di possedere i piani di mobilitazioni dell’esercito
francese (che non c’era nulla con il Borderò). Queste calunnie creano pressioni sul potere
politico in particolare sul presidente della rep. “Faure” e il ministro della Guerra “Mercier”,
criticato in quanto tollerava gli ebrei all’interno dell’esercito, e accusato di appartenere
anch’egli stesso nella Lobby ebraica. All’inizio la sua posizione era innocentista, poi a causa
delle pressioni dichiara che D. è colpevole. Il 19 novembre inizia il processo e termina il 22,
tuttavia viene deliberato che quest’ultimo dovrà svolgersi a porte chiuse, non facendo
capire all’opinione pubblica di cosa sia accusato D, invocando il segreto militare, in quanto
era un processo militare e il tribunale era composto da un consiglio di guerra. Fra i
testimoni i 2 ambasciatori non verranno mai ascoltati, perché si da per scontato che
dichiareranno il falso oltre al fatto che si parla di spionaggio irregolare, nel frattempo le
nazioni nemiche dichiarano di non saperne nulla sui fatti. Nel processo oltre alle fazioni
contrapposte sulla calligrafia di D. non emerge nulla rilevante; fino a quando l’ufficiale
Henry dichiara la colpevolezza di D. perché ha una prova certa data da una fonte certa,
anche se presenterà mai tale fonte invocando il segreto di stato. Tale testimonia viene
presa per valida. Nel momento in cui giudizi devono deliberare il verdetto, arriva il dossier
compilato dello stato maggiore (in cui vi era la lettera che porta l’inziale D.), anche se in
realtà si tratta di una prova trasmessa illegalmente in quanto non è mai stata sottoposta a
Demange. Arriva il verdetto del consiglio di guerra che dichiara D. colpevole, e condannato
alla reclusione in un’isola della Lituania (isola del diavolo) (poteva anche essere
condannato a morte). D. Viene degradato e umiliato in modo molto violento
pubblicamente dalla folla, urlando “sporco ebreo, traditore, ecc..” (alcune nazioni estere
reputano questo momento come uno spettacolo indegno per un paese civile).
I giornali lo reputano colpevole, da un lato dagli antisemiti e dai nazionalisti, dall’altro lato
per il pregiudizio dell’attendibilità dell’esercito, dato il verdetto unanime, alcuni addirittura
pensano che sarebbe stata giusta la pena capitale.
Nel 95 il fratello Mattie e la moglie iniziano una battaglia con estrema ostinazione per
provare l’innocenza dell’ex ufficiale, provano molti metodi (parlare con una medium,
scrivere al papa Leone XIII, fa parlare Forzinetti, il quale è sempre stato convinto
dell’innocenza, tenta di scoprire chi sia la vera spia tramite investigatori privati) che non
hanno successo; e questo punto che Mattie pensa di dover parlare con la stampa, molti
non lo ascoltano e gli dicono che è impossibile far qualcosa dato che il verdetto è stato
pronunciato, fino a quanto non incontra “Bernard Lazzar”, un giornalista ebreo anarchico
(contrario quindi agli ebrei capitalisti), personaggio abbastanza discusso, il quale voleva
pubblicare un pamfhlet, che descrive la storia come un errore giudiziario basato sull’odio
razzista e sui pregiudizi antisemiti; tuttavia Mattie e l’avvocato dicono che è prematuro
parlare di questa storia in questi termini.
Più o meno nello stesso periodo, all’inizio del 96 nell’ufficio di statistica, il colonello
Picquart, che sostituisce Sandher nel dirigere l’ufficio, scopre una spia per caso, controlla le
varie corrispondenza fino a quanto non trova il “petit blue”, una copia di un documento
dell’ambasciatore tedesco rivolto all’ufficiale Estrnhazy, capendo che i due sono collegati
dal denaro. Incomincia a indagare su ques’ultimo, il quale ha perfetto profilo di una spia,
pieno di amanti, un giocatore pieno di debiti che chiede soldi; controlla la sua calligrafia e
la confronta con la scritture delle lettere del Borderò, scoprendo che la grafia coincide…
allora parla con i suoi superiori, con il capo della stato maggiore Gobbes (anche con
Guadret suo vice), della sua scoperta e che quindi D. è innocente, ma questo gli dice di
lasciare le cose come stanno, e cosa gliene importava se quell’ebreo si trovava su
quell’isola. Picquart chiede comunque che venga riaperto il processo di D. e coinvolgere
Estrnhazy in un’indagine. Il colonello viene rimosso dall’incarico e viene trasferito in
missioni pericolose.
Nel settembre del 96 Mattie per smuovere le acque e far parlare ancora del caso fa
circolare la fake news di una tentata evasione di D., cosa che peggiora la sua condizione
restrittiva. Nel frattempo il giornale “le Cleir” convinto della colpevolezza, pubblica in un
articolo la prova rimasta segreta e cambia l’iniziale D. in Dreyfus, dato che nessuno la
conosce non si può sapere cosa c’era scritto veramente nella lettera, ma si rivela un
autogol perché era una prova illegale.
A novembre Lazzar pubblica il suo pamfle “erroe giudiziario”, segnalando le irregolarità del
processo su D.; tuttavia non circola molto e viene recensito e rimproverato su quali siano le
prove di innocenza logica distorta del perri menson, cosa inammissibile in uno stato di
diritto; è considerato il primo forte impegno intellettuale nella storia; altre al fatto che ha
una notorietà circoscritta a la fama di un giornalista estremista. La famiglia di D. chiede di
riaprire il processo ma non gli viene concesso.
A questo punto un altro giornale il “maten” fa un nuovo scoop, pubblicando il Fake-simile
del Borderò, un quotidiano conosciuto, non particolarmente antisemita tuttavia possiede
un occhio di riguardo verso il potere costituzionalista e quindi in questa fase giudica D.
colpevole. (probabilmente dato che nessuno conosceva il Borderò, uno degli esperti che
esamina la scrittura di D., vende questo documento al Matien). Questa volta di tratta di una
prova legale, ma anche questo si rivela un autogol. Infatti Mattie e Lazzar prendono questo
fake-simile e attaccano lettere scritte da D., per dimostrare che la calligrafia è totalmente
diversa… tuttavia neanche questa mossa ebbe successo così Lazzar prova a sensibilizzare
intellettuali, politici, giornalisti, fra questi anche Zola, che al momento non vuole entrare
nella questione.
Nella metà del 97 Picquar riesce a tornare a Parigi, e incontra il suo amico avvocato Le
Blua, e gli riferisce le sue scoperte, il comportamento dei suoi superiori, i relativi documenti
e che potrebbe essere in pericolo, e che se fosse morto l’avvocato deve far conto di questo
materiale ma per il momento non deve renderlo noto. In questo periodo P. è combattuto
fra il suo senso di giustizia, verità e la fedeltà verso l’esercito, i suoi capi e i segreti militari.
Queste scoperte creano turbamento fra i capi dell’esercito, fra questi in modo particolare
Herny, il quale a quanto pare era molto amico di Estrnhazy. Più o meno tutti vogliono
potrebbe quest’ultimo, le ipotesi avanzate sono: avevano paura che potesse conoscere e
rivelare qualche segreto o creare menzogne; oppure non volevano aprire il processo
ammettendo di aver sbagliato sulla sentenza. Infatti Henry fa una mossa spericolata
manipola una lettera esistente mandata fra gli ambasciatori, attaccando sopra un altro
foglio e copiando la scrittura di Panizzardi aggiungendo la frase “ho letto di un deputato
che farà l’appello su Dreyfus, se ci interrogano dobbiamo dire di non avere mai avuto
rapporti con quell’ebreo” manipolazione riuscita male, perché il foglio attaccato era
diverso di quello originale; non si capirà mai se agisce per ordine o in accordo di Gobbes e
Guadret o di sua volontà. comunica questo documento ai 2, e lo deposita nell’archivio
dell’esercito.
Dopo un po' Picquart autorizza a Le Blua, a parlare con qualcuno dei fatti, questui era il
vicepresidente del senato Schegherstein, uomo apprezzato non ebreo, parla con il
presidente della rep. E con il (nuovo) ministro della guerra Biro, ma entrambi si rifiutano di
fare qualcosa in merito. Allora fa in discorso in senato, dicendo che quando sarà
autorizzato mostrerà le prove dell’innocenza di D., e che la sentenza è sbagliata. Ciò crea
scandalo, dato che non aveva ragione di difendere D. e la stampa ricomincia a parlare.
Nasce una morbosa attesa di scoprire queste prove sulla colpevolezza tuttavia
Schegherstein, non può esibire le prove per volere di Picquart e La blua, anche se riferisce
a Mattie che esiste davvero un’altra spia, forse rivelandogli di E. Qui le dinamiche non sono
chiare, ma in sostanza alla fine del 1897 un agente di borsa (forse pagato da Mattie) vede
l’opuscolo in cui si mostra la differenza fra la scrittura di D. ed Est., e riconosce la scrittura
di un suo cliente E. A sua volta schegherstein tenta di sensibilizzare altri intellettuali,
convincendo Zola ad unirsi alla causa 1, 2 e 3 art. di Zola pubblicati sul Figarò il 25
novembre, l’1 e il 5 dicembre del 1897.

Si aprono le indagini su E., subito dopo partita la denuncia nei suoi confronti, i giornali lo
intervistano e afferma: che all’epoca dei fatti D. avesse copiato la sua calligrafia nel Borderò
(tesi assurda perché se stato così D. avrebbe immediato accusato E.); dice che Picquar
aveva fabbricato il petit blue, e che fosse caduto in un complotto sostenuto da P. e dalla
lobby ebraica, che gli era stato rivelato da una “dama velata”, che non è mai riuscito a
vedere in faccia. Ciò genera uno scandalo mediatico e attira millantatori. Fino a quanto una
lontana cugina ex amante di E., a cui doveva dei soldi, scrive al Figarò dicendo che ha in
suo possesso lettere sconvolgenti scritte da E., nelle quali vi erano scritte cose terribili
sull’esercito, sullo stato maggiore e sulla Francia (se avesse potuto avrebbe sparato a un
sacco di francesi). Drumond e Rocherford difendono E. dicendo che sono lettere false. Si
chiude l’istruttoria è l’idea dello stato maggiore è quella di far andare E. al processo e poi
di assolverlo. In quegli stessi giorni succede altro in parlamento e in senato (4-7 dicembre),
il discorso di Schegherstein di considerare l’innocenza di D. e di riaprire il caso, non fa
tanto scalpore e delude l’opinione pubblica, in quanto non ci prove che attestino che sia
innocente [logica distorta del perri mason] (anche se vi erano tutte le prove che
dimostravano la colpevolezza di E.), infatti viene votato con estrema maggioranza la
veridicità della condanna, quindi non si ridiscute la sentenza e si afferma che non esiste
un’affaire Dreyfus.
A questo punto il Figarò fa un passo indietro e non consente a Zola di pubblicare altri
articoli con il giornale, tanto che il giornalista pubblicherà 2 opuscoli messi in vendita il 14
dicembre e poi il 6 gennaio del 1898. (mito che rimarrà nella collettività: Zola solo contro
tutti). Sempre nella fine del 97 Lazzar riscrive il pamfle e nel 1898 pubblica un altro
opuscolo “come di condanna un innocente”, in cui smonta punto per punto i capi d’accusa.
In questo periodo nasce il giornale “L’aurore”, in cui il direttore fu Clamansò che non fu
rieletto a causa della scandalo del panama e quindi si dedica al giornalismo, uomo di
sinistra, patriotico e fiducioso dell’esercito, infatti nella prima fase è colpevolista, però con
la convinzione che sia giusto revisionare il processo. (L’altro giornale è “la Fronde” di
Severine, prima revisionista poi passa al fronte innocentista).
Processo E. 10/11 dicembre 1898, processo nuovamente a porte chiuse che turba gli animi,
viene assolto e ciò indica la colpevole di D… da un lato i giornalisti colpevolisti, estremisti,
nazionalisti e antisemiti gioiscono, perché di questa storia non se ne parlerà più; mentre
all’estero danno tutti ragione a Zola. Tuttavia il potere militare mostra una smisurata
protezione verso E., dato il processo a porte chiuse (ormai si sapeva tutta la storia),
dall’altro E. pare troppo sicuro di sé. Il giorno dopo pronunciata assoluzione di E., Zola
all’inizio pensa di pubblicare un altro opuscolo, ma per dare una maggiore risonanza,
pensa di pubblicarlo nel giornale l’Aurore, scrivendo così il 6 art. “J’accuse!” il 13 gennaio.
A questo punto Zola viene denunciato da Birò ministro della Guerra. Nel frattempo in
Francia si crea una spaccatura (nasce la concezione di intellettuale moderno, la classe degli
intellettuali) fra gli intellettuali ovvero coloro che rivendicano il diritto di parlare e apporsi
ai poteri forti e quelli che credono che non rientrano fra le loro competenze nello sfidare il
potere militare e costituzionale. Lo schieramento antidreyfusiardo, fronte colpevolisti è
fatto di estremisti, antisemiti, cattolici intransigenti nazionalisti ma anche di persone
moderate, che credono negli ideali della Riv. Francese ma che ritengono che non si può
contestare il potere e le decisioni dell’esercito, in quanto ritenuta una cittadella di purezza.
Lo schieramento dreyfusiardo è anch’esso eterogeno, fatto di antiparlamentaristi, liberali,
socialisti, così come studiosi, prof. Universitari, i quali contestano lo sbaglio commesso dal
potere costituito e che lo deve dichiarare proprio per salvaguardarsi.
Processo Zola, costretto il ministro della Guerra ad accettare la sfida (sennò avrebbero
commesso lo sbaglio); l’avvocato di Zola è La Bori, anche il gestore dell’aurore viene
chiamato a guidizio, e il suo avvocato sarà il fratello di Clamansò. Processo estremamente
mediatico dal 7 al 23 febbraio; i fanatici e gli estremisti protestano in aula, e fuori il
tribunale urlano “a morte gli ebrei a morte Zola”, a volte arrivano alle mani con i difensori
di Zola e D… Zola nell’articolo avanza 2 accuse contro i 2 consigli di guerra, ma lo
denunciano solo per accuse avanzate verso il secondo, perché l’obiettivo è far parlare solo
del processo E. e non di quello di D.
il processo segna: 1) La borì e Clamanso convocano molti intellettuali, docenti universitari e
tutti affermano che il borderò è stato scritto da E. 2) tutti i testimoni colpevolisti risultano
deboli, per la prima testimonia Picquart confermando tutto; i generali che lo contraddico
non mostrano nessun documento che possa attestare il contrario: infatti Paty de Clam non
risponde alle accuse di Zola e cade nel ridicolo (in quanto un po' matto e fanatico), quando
Bertillon (criminologo) spiega la sua tesi si confonde, cadendo anche lui nel ridicolo, tutti
gli ufficiali sono sempre più imbarazzati di E., il suo avvocato gli dice di non rispondere e
infatti non risponde alle 60 domande poste dal fratello di Clamansò. 3) nel processo Zola
non spicca, in quanto non è buon espositore bensì è un gravissimo comunicatore nello
scritto, classico es. in un cui l’imputato resta in penombra, risultano decisivi gli avvocati. 4)
momento fondamentale: il falso di Henry, una prova che doveva dimostrare l’innocenza di
E., tuttavia Pelliet, il generale che condusse l’inchiesta su quest’ultimo, alla fine parla
dell’esistenza di questo documento, del suo contenuto e che provava la colpevolezza di D.;
ma La Borì abilmente prende parola, dicendo che il documento che provava la vera
colpevolezza era venuto fuori 2 anni dopo l’arresto di D., quindi senza la prova schiacciante
D. era stato condannato anticipatamente.
Arriva il momento delle arringhe: La Borì in 3 sedute ricostruire tutto il caso D. paragonata
la debolezza del sistema politico a ponzio pilato che si è sottomesso al potere militare, poi
parla Clamansò affermando la sua visione revisionista del caso di D.
il 22 febbraio esce il 7esimo art. di Zola su l’Aurore. Zola viene condannato a 1 anno e in
una multa in denaro (agli occhi del mondo risulta una figura autorevole), il gestore
dell’aurore a 4 mesi; Picquart viene accusato di alto tradimento per il segreto millitare e per
aver falsificato il petit blue (dalla fazione innocentista viene mitizzato); docenti universitari
vengono trasferiti in altre sedi e oppure messi in pensione anticipata. Gli avvocati
consigliano a Zola, si andare via in Inghilterra e non scontare la pena, alla fine agisce così
anche se avrebbe preferito la prigione. Il caso D. si ferma di nuovo.
Tuttavia il governo è cambiato, il nuovo ministro della Guerra adesso è Cavignac, convinta
che E. sia un ufficiale indegno, indaga su di lui, riesamina tutti i documenti e trova il
documento chiaramente manipolato da Henry, così Cavignac fa tenere sotto controllo
Gobbes, Guadret e Henry… viene interrogato quest’ultimo e alla fine confessa, Guadret si
dimette. Henry avrebbe dovuto chiarire il perché avesse fatto ciò, ma viene trovato morto,
probabilmente un suicidio. Si apre il processo di cassazione nella metà del 1899, cambia
clima politico il ministro della repubblica Faure (for) muore (morte scandalosa), e al suo
punto diviene presidente un innocentista “Loubert”, pure il papà cambia la sua posizione,
diventa pro D. (prima ignorava volutamente i fatti); cambia nuovamente il governo
prevalentemente innocentista e il nuovo presidente del consiglio fu “Waldeck-Rosseau”
(socialista). In tutto ciò la cassazione decide di far riaprire il processo D. a Rennes il 7
agosto 1898, infatti D. (in uno stato pessimo ma sempre orgoglioso di essere un ufficiale
francese) e Zola ritornano in Francia, e viene liberato Picquart ogni sentenza pronunciata
doveva essere sospesa e riaperta dopo il processo di D. (E. nel frattempo stava in
Inghilterra); i suoi avvocati sono Demange e La Borì. Processo mediatico a porte aperte; se
D. fosse stato assolto significava che la parola dell’esercito non avrebbe più fiducia, effetto
e potere. In tutti questi coloro che aveva una posizione revisionista sono passati al fronte
innocentista, il governo non si immischia per non generare altri scandali. Tuttavia gli
innocentisti rimangono delusi dato che D. ha sempre un’impostazione da militare, è molto
disciplinato e il processo risultava noioso, no venivano fuori altri colpi di scena; al contrario
il processo di Zola era molto accesso. Un fanatico provò ad assassinare La Borì mentre si
dirigeva in aula, ci furono discussione perché La Borì voleva fare l’aringa finale facendo
emergere la verità sull’esercito, ma alla fine parlò Demange, i familiari erano
semplicemente interessati all’assoluzione.
Alla fine condannarono D. per altri 10 anni, oltre quelli già scontati. Ma data la situazione il
ministro della Guerra Rainach e il presidente delle Repubblica erano disposti a concedere a
D. la grazia; ciò creò una fazione (x es. Clamansò, La Bori, Picquart erano contrari), ma alla
fine Dreyfus accettò, venne definitivamente liberato nel 1899. dopo la grazia fu varato un
provvedimento di amnestia per tutti i reati commessi durante il processo D.
Zola morì nel 1902 per un incidente domestico, anche se successivamente ci sono delle
testimonianze che affermano che si trattò di un attentato commesso dal fronte
antidreyfusiardo. Nel 1903 morì Lazar. Nel 1904 si apre un nuovo processo di cassazione,
che finì nel 1906, in cui fu deciso l’annullamento della condanna, quindi non l’assoluzione
di D.; tuttavia in questo modo poteva nuovamente essere integrato nell’esercito venne
promosso, anche se poteva essere promosso ad un grado superiore dato che gli anni di
prigionia non si dovevano più considerare.
Clamanso diventò prima ministro degli interni e poi ministro del consiglio fino alla vittoria
durante la prima guerra mondiale, chiama come ministro della Guerra Picquart (muore
1914); La Borì muore nel 1917; Paty de Clam muore in Guerra.
In una cerimonia in omaggio a Zola, in cui le sue ceneri furono poste nel pantheon
francese, un fanatico prova ad uccidere D. ma Mattie riuscì a salvarlo. Dreyfus presta
servizio nella prima guerra mondiale e muore nel 1935.

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