SANTUARI, VILLAGGI,
tra il mondo romano, civile ed urbanizzato, dall’al- poter accettare questa sfida interpretativa, ripren-
tro. Le moderne ricerche, archeologiche e storio- dendo in mano i dati archeologici per confermare o
grafiche, da tempo, hanno corretto e sfumato questa smentire vecchie e nuove ipotesi.
immagine dicotomica. Soprattutto dagli anni ‘60 in Per rispondere a queste tematiche essenziali, il
poi, si è preso coscienza di come il mondo sannitico ricco paesaggio archeologico del Molise risulta un
CENTRI FORTIFICATI E
fosse ben più strutturato e complesso di quanto non perfetto caso di studio. Qui, infatti, si può indaga-
si pensasse precedentemente. Rimane però ancora re come, nella pratica, le comunità sannitiche e le
molto da capire circa le modalità di organizzazione nuove comunità coloniali romane si organizzarono
delle comunità sannitiche, in senso socio-politico, e svilupparono su un difficile territorio montano e
economico, demografico e culturale. Ad esempio, collinare. Le interazioni tra “Sanniti montani” e
PRIMA URBANIZZAZIONE
è ormai divenuto chiaro come centri fortificati e “Romani coloni” ed i processi di centralizzazione
santuari rivestissero un ruolo di grande rilevanza e urbanizzazione, sia in contesto sannitico sia in
nell’organizzazione insediativa e socio-politica del contesto coloniale romano, possono essere studiati
Sannio antico. Il funzionamento di tali modelli di materialmente in Molise.
Nuove ricerche archeologiche nell’Alta Valle del Tappino, comprendere i caratteri del mondo osco.
Allo stesso tempo, nel dibattito recente, anche il ca-
rattere dell’espansionismo romano di epoca repub-
ni - tra cui molisani - spagnoli, americani, francesi,
tedeschi ed altri ancora) associati al Centro Didat-
tico Internazionale di Studi Archeologici di Jelsi, è
nel territorio della colonia latina di Aesernia e in quello blicana è stato ampiamente messo in discussione.
Sulla base della lettura delle fonti antiche e dell’e-
patrocinato da una durevole e fruttuosa collabora-
zione tra l’Università di Leiden, il Reale Istituto Ne-
nuti in superficie nel territorio circostante, è quello documentato, invece, a S. Giovanni in Galdo. Questa
della ricostruzione della storia del santuario in una possibile relazione tra santuario e centro fortifica-
prospettiva di lunga durata (Fig. 7). to, in anni più recenti, è diventata oggetto principale
Una situazione per certi versi simile a questa, è quel- dei nostri studi nel territorio di Gildone. Tra i risul-
la del santuario di località Cupa, a Gildone, dove si tati più interessanti di queste ricerche, vanno men-
CB è potuto documentare una densità di insediamenti, zionati i dati Lidar. Per siti come i centri fortificati,
IS altrettanto alta, posti nell’area gravitante attorno al spesso coperti da fitta vegetazione e localizzati, per
luogo di culto. Diversa, però, sembra essere in questo definizione, in porzioni del paesaggio difficilmente
caso la relazione con il vicino centro fortificato (cioè accessibili, la tecnologia Lidar, la quale fornisce la
quello della Montagna di Gildone), elemento non possibilità di ‘vedere’ strutture nascoste persino at-
getti precedenti ed oggi, si è grandemente affinata e, tutto il materiale ceramico a vernice nera.
ora, anche tramite nuove tecnologie, siamo in grado In questo modo, senza bisogno di intraprendere
di datare e valutare con maggior dettaglio i materiali nuovi scavi o altre ricerche invasive e distruttive,
rinvenuti. Attraverso un’attenta disamina di tutti i è stato possibile recuperare un grande numero di
frammenti di ceramica a vernice nera (particolar- informazioni dai dati già raccolti da progetti pre-
mente indicativa per il periodo ellenistico-repubbli- cedenti, informazioni che possono dare importanti
cano) proveniente dalle ricognizioni e dai materiali indizi sull’interpretazione della realtà storico-ar-
editi precedentemente, abbiamo potuto formare cheologica dell’area (Fig. 15).
un compendio delle forme della ceramica a vernice
nera diffuse in Molise, strumento che speriamo pos- Conclusioni: dalla carta archeologica
sa risultare utile a tutti gli studiosi che si occupano alla tutela
della regione e delle zone confinanti. In proposito,
si desidera ringraziare il fondamentale contributo Nello stesso spirito dei vari progetti precedenti,
della dott.ssa Sheila Cherubini e della dott.ssa Helga quello della Forma Italiae intrapreso nel 1926, o di
Di Giuseppe, le quali si sono occupate dell’analisi di quelli diretti dalle scuole straniere a Roma nel ‘900,