• Il lavoro in pragmatica di Grice, noto filosofo, è uno di quelli di maggior successo. Le sue idee principali
riguardano il significato che per Grice è l’intenzione comunicativa del parlante, e la distinzione fra ciò che
il parlante dice e ciò che implica. Bisogna specificare che Grice ha in mente non una conversazione reale,
ma una conversazione ideale e idealizzata, ossia come dovrebbe essere.
Grice sottolinea che l’agire comunicativo è un’attività razionale, per cui prevede delle procedure che
incanalano un agire razionale: se sto facendo una torta, avrò bisogno di un guanto da forno e non di un
martello (es. di Grice). Dunque, nella conversazione Grice rintraccia gli stessi principi di razionalità che
rintraccia il altre forme dell’agire umano. L’idea fondamentale dalla quale parte Grice è quella del
principio di cooperazione (PDC), secondo cui nella conversazione le persone cooperano: il parlante devo
ritenere scontato che l’ascoltatore cooperi, che il suo atto linguistico abbia una rilevanza rispetto allo
scambio comunicativo in corso; se non si vede subito una rilevanza la si deve grazie ad una serie di passi
inferenziali; ed è qui che interviene l’idea di implicatura, necessaria per spiegare il processo per giungere
ad un'interpretazione: posso cercare di capire quello che tu volevi intendere compiendo delle
interferenze e attribuendoti delle intenzioni, capendo un senso non detto, ma implicito. Il PDC è uno dei
capisaldi della pragmatica, è ciò che rispecchia il nostro adattamento alle situazioni, consentendo di
spiegare come facciamo a comprendere le mosse di un interlocutore e a fargli comprendere le nostre.
Dopo aver introdotto il PDC, Grice propone quattro categorie di massime, linee di tendenza che
converrebbe seguire nella conversazione, ma fortemente idealizzate e normalmente violate:
2. Evita l’ambiguità
Grice parla di “violare una massima” e di “uscire dal raggio d’azione della massima” potendo, nel primo
caso, non avere intenzione di cooperare nel modo richiesto dalla massima o, nel secondo caso, trovarsi
davanti a un conflitto tra massime, in cui un parlante non può soddisfare una massima senza violarne
un’altra.
• Nel caso in cui l’interlocutore veda implicature lì dove non ce ne sono si parla di ipercooperazione,
dove questi attribuisce al parlante intenzioni al di là delle sue; come ad es. un’interpretazione metaforica
ad un messaggio letterale.
Esempi di Grice
Gruppo A: Esempi in cui non si viola alcuna massima, o almeno non è chiaro se una massima sia stata
violata.
Commento: B violerebbe la massima “Sii pertinente” a meno che non pensasse, o che ritenesse possibile,
che non intenzione di comprare il vestito.
In ambedue gli esempi, il parlante implica ciò che si deve assumere che egli crea se si vuole preservare
l’assunto che egli sta osservando la massima della Relazione.
• L’analisi di Grice sulla violazione delle massime e le implicature può essere messa in relazione agli atti
indiretti: il meccanismo di tali atti è descrivibile anche in termini di implicatura perché anche in questo
caso l’interlocutore, per tenere fermo il principio di cooperazione, deve produrre una serie di inferenze.