Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Tradizione Latina
TD 2225
Lo Spirito Santo
nella Tradizione Latina
del II millennio
Lezione 2
dall’Ecclesia Sponsa all’Ecclesia Spiritualis
PUTTI – Lezione 2
n LA PNEUMATOLOGIA NELLA TEOLOGIA MONASTICA
n GUGLIELMO DI S. THIERRY
E RICCARDO DI S. VITTORE
Gv 16, 1-11
7 Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne
vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il
Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo
manderò. 8 E quando sarà venuto, egli convincerà il
mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.
9 Quanto al peccato, perché non credono in me;
10 quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi
vedrete più; 11 quanto al giudizio, perché il principe di
questo mondo è stato giudicato.
PUTTI – Lezione 2
2
2
1
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
Tra XI e XIII secolo
i cambiamenti nel tessuto sociale ed ecclesiale innescarono
un movimento di riforma che caratterizzò il periodo della
Riforma Gregoriana.
I monasteri e le scuole furono luoghi teologici
deputati allo studio della Scrittura ed alla teologia:
• luoghi di culto e di studio,
• di preghiera e di insegnamento
• attraverso i quali la cultura e la fede si diffusero,
PUTTI – Lezione 2
• insieme al desiderio di una riforma dei costumi ecclesiali
• ed una ristrutturazione degli organismi ecclesiastici.
3
3
2
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
« Lo Spirito Santo come dono
In Europa sorsero forme cenobitiche differenziate che si
caratterizzarono come forme del monachesimo benedettino,
che già aveva assimilato il pensiero monastico antico.
Lo splendore della gloria di Cristo, ricercato nella scelta radicale
del Vangelo e nella vita severa di chi vuole vivere fino
all’estremo le promesse battesimali, divenne segno di quella
gloria riservata a coloro che attendono alla vita eterna. «Nella
Regola di S. Benedetto non si trova alcun giudizio di valore, né
favorevole né sfavorevole, sulle lettere e lo studio delle lettere. I
soli valori sui quali sia messo l’accento sono quelli della vita
PUTTI – Lezione 2
eterna; la sola realtà sulla quale sia pronunciato un giudizio
sfavorevole è il peccato. Lo studio è ordinato, come un mezzo
fra molti altri, alla vita eterna»: D.J. LECLERCQ , Cultura
umanistica, 26.
5
5
secoli.
6
6
3
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
Il cambiamento
del costume monastico
• Nel difficile momento che vide il succedersi di tempi di rovina
e difficoltà – con le devastazioni e le conquiste normanne,
saracene ed ungare, che causarono la distruzione di numerosi
chiostri, francesi ed italiani – il monachesimo si stabilì con
sempre maggior incisività nella società medievale. Nello stesso
periodo alcune abbazie divennero veri e propri possedimenti
amministrati da uomini privilegiati, gli abati, i quali
detenevano gli obblighi e i privilegi dei signori feudatari.
Questa affermazione di potere nella società medievale fu
ragione di cambiamento del costume monastico, che si
PUTTI – Lezione 2
corruppe nel tempo fino al momento della sua ripresa operata
in Borgogna dal monastero di Cluny.
7
7
8
8
4
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
In tal modo la caratterizzazione monastica della vita
religiosa medievale veniva fissata su elementi comuni:
preghiera, lavoro, disciplina. A conferma di ciò vi furono le
eccezioni degli ordini mendicanti, le cui regole furono
approvate — proprio perché inconsuete — con il nome di
costitutiones o instituta.
«Durante gli ultimi anni del secolo XI, e i primi del XII, si
ebbe un’autentica fioritura di ordini nuovi, ma la
maggioranza di essi hanno lasciato poche tracce nella
storia della Chiesa al tempo di S. Bernardo. Tra di essi, solo
i Certosini e i Cistercensi meritano attenzione, mentre
Cluny continua ad incarnare una certa forma di vita
benedettina e Premontré, sulle frontiere della Chiesa
PUTTI – Lezione 2
secolare, prolunga, dandogli un carattere nuovo, il
movimento del secolo XI che aveva indotto i capitoli ad
organizzarsi, sottoponendosi alla regola di S. Agostino».
A. FLICHE – R. FOREVILLE – J. ROUSSET – DE PINA, Storia della Chiesa IX/1, 137. 9
9
10
10
5
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
Gregorio VII
q nella visione di cambiamento che ebbe il suo pontificato e
nelle stesse contraddizioni di un’epoca storica di per sé molto
articolata. Proprio attorno alle espressioni e manifestazioni
della riforma della Chiesa, nel suo concreto manifestarsi
come supremazia papale nei confronti dell’Impero, emerge il
legame esistente tra mondo monastico e società civile —
perché il monachesimo aveva assunto un ruolo di guida in
quel periodo — con l’affermazione del primato dello
spirituale sul temporale, della Chiesa sull’Impero.
Divenivano così riconoscibili i presupposti di natura storico
PUTTI – Lezione 2
q
giuridica che spinsero alla riforma Gregoriana: il rapporto tra
l’autorità ecclesiastica e civile, gli sviluppi nel campo del
diritto patrimoniale e del diritto di famiglia.
11
11
cluniacensi.
12
12
6
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
• L’abbazia godeva di una sorta di immunità per la sua
localizzazione. «Dal momento che l’abazia si trovava
nell’allodio (cioè nei beni familiari) di Guglielmo, e non in
terre appartenenti al fiscus regio o, almeno in linea
teorica, amministrate da rappresentanti del potere
pubblico, dal momento cioè che era stata fondata su terre
private e non su terre del fisco, essa si trovò in questo
modo svincolata da qualunque autorità o forma di
controllo delle autorità secolari: era lo stato di “immunità”.
Nel corso del X secolo conseguì interamente anche lo stato
di “esenzione”, prefigurato da Guglielmo con la donazione,
che ne aveva fatto contestualmente, ai santi Pietro e
Paolo: fu cioè sottratta all’autorità del proprio ordinario
PUTTI – Lezione 2
diocesano, il vescovo di Mâcon, per essere subordinata
direttamente e soltanto al papa [...] appartenente alla
giurisdizione degli apostoli Pietro e Paolo»: G.M.
CANTARELLA, Cluny e il suo abate Ugo, 11.
13
13
La spiritualità cluniacense
si diffuse velocemente
• I primi monaci che iniziarono la fondazione cluniacense
vissero la regola di San Benedetto, iniziando un
processo di riforma con l’intento di costruire la Chiesa
nel segno della contemplazione, della fedeltà e della
stabilità tra impero e papato.
• L’esperienza di Cluny rappresenta l’inizio di un
momento di mutamento radicale religioso, politico e
confessionale, che ha congiunto l’intera Europa in un
unico sentimento di fede esprimendosi per più di
duecento anni come il luogo di diffusione della
PUTTI – Lezione 2
cristianità.
14
14
7
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
• Ciò che ebbe inizio a Cluny, cioè l’esperienza di riforma
maturata nel silenzio dei monasteri, diventò strumento di
riorganizzazione ai vertici della cristianità. Il movimento
monastico cluniacense fu l’espressione più evidente di
potenti impulsi spirituali che, in pochi anni dalla
fondazione del primo monastero, aveva portato altri
luoghi a condividere ideali e condotta religiosa.
PUTTI – Lezione 2
15
15
16
16
8
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
La Gerusalemme del cielo
• «La Gerusalemme celeste è il fine al quale tende il
monaco. Egli si innalzerà fino ad essa attraverso tutto ciò
che evoca — e realizza — una ascensione e questo
introduce tutta un’altra serie di temi. Dapprima quello
dell’Ascensione per eccellenza, che è quella di Cristo; è
questo uno dei misteri di Cristo sul quale S. Bernardo ha
scritto la maggior parte dei suoi sermoni, più ancora che
sul mistero della Passione. Il monaco lascia il mondo.
Come ogni cristiano se ne distacca, ma in più per una
vocazione particolare, lo abbandona. Va nella solitudine,
spesso su una montagna, per meglio realizzare il
programma che la Chiesa, nella festa dell’Ascensione,
PUTTI – Lezione 2
presenta ad ogni fedele: “abitare le regioni celesti, in
caelestibus habitemus”»
J. LECLERCQ , Cultura umanistica e desiderio di Dio, 68.
17
17
Nulla anteporre
all’opus laudis
• La palestra della più alta perfezione era l’eremo, [...]
secondo la primitiva tradizione di S. Romualdo e S. Pier
Damiani. [...] Il cenobio esplicava una funzione protettiva
affinché cioè in esso si fermasse il rumore del mondo e gli
eremiti potessero attendere unicamente alla
contemplazione senza altre preoccupazioni di indole
economica o amministrativa, le due gravi cause che
l’eremitismo rimproverava al monachesimo del sec. X-XI.
G. PENCO, Storia del Monachesimo in Italia, 200.
PUTTI – Lezione 2
18
18
9
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
• La situazione decadente del clero intorno al Mille, i
contrasti tra Chiesa e Stato per i privilegi feudali
implicati nelle elezioni episcopali furono i motivi
iniziali perché si intraprendesse una riforma, la cui
azione era destinata a investire l’intera società del
tempo e a plasmare una nuova cultura.
BREZZI, Il Papato, 107-115.
PUTTI – Lezione 2
19
19
10
In questo contesto di differenziazione nella tradizione
PUTTI – Lezione 2
Se già nella tradizione dei Padri della Chiesa la Rivelazione
era il fulcro principale per conoscere l’identità divina, per
apprendere il messaggio salvifico in essa contenuto per poi
attuarlo nella vita, allo stesso modo essa è ripresa nei testi
monastici e scolastici. 21
21
22
22
11
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
Si sviluppano due modelli
• Da questo momento in poi si procederà su due
ambiti che raramente avranno punti di contatto:
da una parte la Chiesa gerarchica e istituzionale,
dall’altra la Chiesa spirituale. Due i modelli
ecclesiologici che incontreremo:
• L’Ecclesia sponsa della teologia monastica
• e l’Ecclesia spiritualis dei gruppi riformatori.
PUTTI – Lezione 2
23
23
24
24
12
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
Due visioni di chiesa
Ecclesia Spiritualis
PUTTI – Lezione 2
25
25
26
26
13
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
Nelle opere, a lui attribuite, si avverte l’orientamento
deciso per una teologia organica maturata attorno ai
principi fondamentali della vita monastica:
obiettivo della vita del credente
era per Guglielmo
vivere in intimità con Dio per cui preghiera,
meditazione, ascesi interiore, si univano
in un trasporto amoroso dell’anima.
Il fine era quello di
PUTTI – Lezione 2
fortificare sempre più la relazione con il Creatore divino
per un dialogo che, animando lo spirito, accordasse
all’uomo religioso l’esperienza dell’inabitazione di Dio.
27
27
28
28
14
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
• Ne risulta una visione trinitaria che individua
nella persona divina del Padre il principio di
tutto: c’è, infatti, una priorità assoluta del Padre
rispetto alle altre persone divine perché egli è
origine della divinità, è il principio da cui il Figlio
è generato e da cui lo Spirito principalmente
procede. Pertanto la pneumatologia che ne
deriva è espressa dall’unità delle persone divine
stabilita nello Spirito: lo Spirito è la carità del
Padre e del Figlio, l’amore attraverso cui essi si
amano e per cui sono una cosa sola, e quindi lo
PUTTI – Lezione 2
Spirito stesso è amore.
29
29
15
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
Visione antropologia e
pneumatologica congiunta
• In tal senso la visione antropologica e quella pneumatologica di
Guglielmo sono strettamente connesse, e svincolandosi da ogni
spiegazione teologica elaborata, sono radicate nella Scrittura che
permea invece i testi e li modella nella scorrevolezza di uno stile
pregnante e coinvolgente.
• Lo Spirito Santo è protagonista insieme all’uomo religioso di
contenuti teologici rilevati. Il metodo teologico usato dal nostro è
quello agostiniano, riletto nel quadro della spiritualità monastico-
ascetica. L’intento è di condurre l’uomo — il monaco — ad un
cammino interiore di continua conversione per il raggiungimento
della conoscenza divina, attraverso cui l’uomo impara a riconoscere
PUTTI – Lezione 2
le proprie capacità e i propri limiti, misurandosi così nel
superamento delle proprie debolezze, percorrendo l’itinerario che
lo conduce all’unico bene a cui anela e che solo può appagare la
sua sete: il bene divino che è Dio stesso.
31
31
Ogni uomo nel proprio cuore può fare esperienza di Dio, entrare in una
relazione di intima conoscenza che lo introdurrà e guiderà fino all’u-
nione assoluta, ma solo se sarà aperto alla vita di ascesi; infatti l’anima
umana desiderosa della verità, inabitata e mossa dallo Spirito Santo,
possiede la stessa carità divina che lo Spirito effonde nei cuori
rinnovandoli per poter temere Dio e conoscerlo, amandolo ed
osservando i suoi precetti, divenendo con Lui un unico spirito.
16
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
Il dono dello Spirito fatto ai credenti, effuso in ogni realtà creata è
ciò che rinnova la terra e che santifica riportando l’uomo alla sua
origine, poiché lo associa a Dio secondo il legame originario già
presente dalla sua creazione, in un legame di affinità e parentela.
Così Guglielmo introduce il suo scritto destinato alla formazione
dei monaci:
«Ai fratelli del Monte di Dio, che irradiano nelle tenebre
dell’Occidente e nel gelo delle Gallie la luce dell’Oriente e quel
celebre antico fervore dei monaci dell’Egitto — vale a dire
l’esempio della vita solitaria e il modello della comunità celeste —
corri incontro, anima mia, e corri insieme a loro nella gioia dello
Spirito santo e col sorriso nel cuore, col favore della carità e con
tutto l’ossequio di una volontà devota»
PUTTI – Lezione 2
GUGLIELMO DI SAINT-THIERRY, Epistola ad Fratres de Monte Dei, PL
184, 307; trad. it., Lettera d’Oro, 1, 97.
33
33
34
34
17
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
Riccardo di San Vittore (1123-1173)
• teologo e filosofo, fu priore dell’abbazia benedettina di San
Vittore a Parigi dal 1162 al 13 marzo 1173, giorno della sua
morte. Scozzese di nascita (1123), visse dedicandosi
interamente allo studio della Scrittura ed alla produzione di
numerosi scritti teologici e spirituali
PUTTI – Lezione 2
come amore, ponendo lo Spirito al centro del mutuo scambio
delle persone divine. La Trinità è perfezione ideale dell’amore
relazionale interpersonale, di cui le relazioni umane esprimono
un esempio analogo.
35
35
36
36
18
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
Lo Spirito
persona in relazione
• È chiaro, quindi, che la conoscenza della Scrittura e la sua
interpretazione sono lo strumento attraverso il quale Riccardo
si avvicina alle verità credute e le contempla, distinguendo le
persone divine, i loro attributi e le relazioni che esse
stabiliscono nell’amore.
PUTTI – Lezione 2
pienezza della carità.
• RICCARDO DI SAN VITTORE, De Trinitatae, III, c.14; PL 196.
37
37
L’analogia agapica
• La visione di Riccardo di San Vittore, pur poggiandosi
sulla teologia psicologica di sant’Agostino, la supera
offrendo una lettura sicura, delle relazioni trinitarie in
prospettiva teologica. «L’analogia agapica ha inoltre il
vantaggio di scongiurare il pericolo di svuotare il mistero
riducendo la Trinità a un’applicazione alla divinità dei dati
della psicologia umana semplicemente trasposta»: B.
MONDIN, Storia della Teologia, II, 145.
• Questo tipo di argomentazione che pone l’accento
sull’aspetto interpersonale era a fondamento della
PUTTI – Lezione 2
38
38
19
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
• L’autore propone una naturale analogia tra amore umano
e amore divino: infatti quest’ultimo si esprime in pienezza
nel rapporto delle tre persone divine, nella loro
interazione sociale ed interpersonale, in cui ciascuna
persona esprime a pieno la propria essenza personale e
divina.
• L’originalità di Riccardo in particolare e, più in generale
della scuola dei Vittorini, sta nell’aver sistematizzato il
percorso che l’anima compie per il raggiungimento della
perfezione: a differenza dei loro predecessori, i Vittorini
scrissero non solo della loro esperienza personale in
relazione al raggiungimento dell’appagamento interiore di
coloro che incontrano Dio, ma seppero trarne una dottrina
PUTTI – Lezione 2
sistematica. Per la prima volta nella storia della teologia la
sistematizzazione riguardava prima Dio in se stesso e le
sue relazioni e in secondo luogo l’uomo che, desideroso di
conoscerlo, segue un percorso di ascesi personale. 39
39
«Teologia sociale»
L’ascesi poteva essere valutata e sistematizzata in una vera e
propria dottrina a se stante «Usando il linguaggio moderno si
potrebbe dire che Riccardo anziché una dottrina psicologica ha
elaborato una “teoria sociale” della Trinità, assumendo come
punto di partenza l’amore:
dall’eternità c’è una persona che non è preceduta da null’altro; al
suo fianco esiste però necessariamente un’altra persona, che
essa ama e da cui è riamata; da queste due segue
necessariamente una terza, eguale a esse, così che il loro
comune amore non subisce nessun limite.
Questa concezione “sociale” della Trinità presenta molte
PUTTI – Lezione 2
20
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
Concludendo
1. Sembra giusto annotare, a questo punto, le
differenti prospettive di Guglielmo di San Thierry e
Riccardo di San Vittore: proposte in due contesti
simili, esse mostrano alcuni elementi comuni che,
pur segnati dalla stessa teologia monastica, sono
trattati in modo diverso, quantomeno con una
sensibilità diversa, che ha contribuito a
caratterizzare la riflessione pneumatologica del
tempo. Lo Spirito Santo costituisce in questa
PUTTI – Lezione 2
prospettiva l’esistenza della divina sostanza in
quanto amore (condilectus).
Cfr. G. O’COLLINS, «The Holy Trinity», 11.
41
41
42
42
21
Lo Spirito Santo nella
Tradizione Latina
Bibliografia
• Per la Lettura
PUTTI – Lezione 2
Bologna 20052, pp. 129-143.
PUTTI A.M., Il difficile recupero dello Spirito, Roma 2016, 52-69.
43
43
22