Lo Spirito Santo
nella Tradizione Latina del II millennio
Lezione 1
PUTTI – Lezione 1
dall’Ecclesia Sponsa all’Ecclesia Spiritualis
n INTRODUZIONE E PRIMO QUADRO STORICO
n LA DISCUSSIONE SUL FILIOQUE
n I TESTI MAGISTERIALI SUCCESSIVI ALLO SCISMA
Gv 15, 12-26
12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho
amati. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri
amici. 14 Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo
più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati
amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. 16 Non
voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate
frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel
mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.
[…]
21 Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui
che mi ha mandato. 22 Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non
avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. 23 Chi odia
me, odia anche il Padre mio. 24 Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che
nessun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e
hanno odiato me e il Padre mio. 25 Questo perché si adempisse la parola scritta
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26 Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che
procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; 27 e anche voi mi renderete
testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.
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Lo Spirito di Cristo
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adempimento, quello della promessa dell’effusione
universale del dono dello Spirito. Cfr. F.L. LADARIA, Il Dio vivo e
vero, 77-91.
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« Lo Spirito Santo come dono
è la persona divina, attraverso la quale Dio si
rende idoneo a uscire dal suo essere per comunicarsi
all’uomo, senza tuttavia venir meno alla sua
trascendenza. In tal senso non c’è azione divina
nella storia che non sia condotta dallo Spirito Santo.
La sua funzione, in conformità al suo essere
personale, consiste precisamente nell’attuare la
comunione tra Dio e l’uomo nel modo più profondo
possibile, fino a giungere alla presenza personale di
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Dio nell’uomo, a suscitare perciò un rapporto
autenticamente personale».
R. LAVATORI, Lo Spirito Santo, 268.
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Lo Spirito di Cristo
Gesù possiede lo Spirito come qualcosa di proprio,
non soltanto come qualcosa di ricevuto dal di fuori.
Essendo lo Spirito del Padre quello che viene su Gesù,
costui è spinto a compiere la sua missione. Essendo lo
Spirito del Figlio, costui, libero interiormente, si fa
obbediente allo Spirito del Padre che lo guida. Lo
Spirito Santo non è per Gesù un mero principio
esterno, ma abita in lui e su di lui rimane come nel suo
luogo naturale. In questa disponibilità del Figlio
liberamente obbediente al Padre si manifesta
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Costituiti Ecclesia
• Tale promessa si adempie nella convocazione dei
battezzati in un’unica assise, l’Ecclesia, che vive d’una
dynamis perenne che la anima, la sostiene e la rinnova
corroborandola, poiché la pone in relazione esistentiva
e poi esistenziale, con Colui che l’ha radunata.
• Tutti coloro che sono battezzati, venendo incorporati al
Cristo, nel nome della Trinità — nel nome del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo — rispondono nella fede
alla triplice domanda che viene loro posta, poiché “la
fede di tutti i cristiani consiste nella Trinità”. Appare
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chiara, quindi, la modalità in cui l’intera storia della
salvezza si sia espressa come luogo della Rivelazione di
Dio, unico e vero Signore: Padre, Figlio e Spirito Santo,
annunciato all’uomo.
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Le relazioni trinitarie
via rivelatrice
• Gesù chiama Dio con il nome di Padre. Nel
linguaggio della fede ciò esprime il valore primario,
fontale, che indica l’autorità assoluta di Dio in ogni
realtà creata; egli è la bontà e la sollecitudine
amorosa per tutti gli uomini. Questa attenzione di
Dio per l’uomo è comunicata nella paternità ed
esprime il modo in cui Dio, nel generare, supera le
categorie umane della paternità, che pure sono
usate dall’uomo per descriverlo. La parola padre
quindi assume un senso inaudito dinanzi al
Creatore: Gesù lo chiama Padre, poiché egli è
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eternamente in relazione col Figlio Unigenito, il
quale è Figlio solo in relazione alla paternità.
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«Lo Spirito che “discese su Maria” (cfr. Lc 1,35) è lo stesso
Spirito che si librò sulle acque all’alba della Creazione (cfr.
Gen 1,2). Questo ci ricorda che l’Incarnazione è stata un
nuovo atto creativo. Quando nostro Signore Gesù Cristo fu
concepito per opera dello Spirito Santo nel seno verginale di
Maria, Dio si unì con la nostra umanità creata, entrando in
una permanente nuova relazione con noi e inaugurando una
nuova Creazione. Maria disse: “Avvenga di me secondo la tua
parola”. E la Parola di Dio divenne carne. […] Questo ci sfida
ad aprirci all’azione trasformatrice dello Spirito Creatore che
ci fa nuovi, ci rende una cosa sola con Lui e ci riempie con la
sua vita. Ci invita, con squisita gentilezza, a consentire che
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egli abiti in noi, ad accogliere la Parola di Dio nei nostri cuori,
rendendoci capaci di rispondere a Lui con amore ed andare
con amore l’uno verso l’altro».
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«Tra la paternità di Dio nei confronti di
Gesù e la figliolanza di costui da una parte
e quella dei discepoli dall’altra c’è una
innegabile relazione. Soltanto perché Gesù
è il figlio di Dio e lo chiama padre può
insegnare ai discepoli a invocarlo così e a
vivere la vita da figli; è lui che li introduce
in questa relazione paterno-filiale.
Dobbiamo però notare che la figliolanza
divina di Gesù e quella dei discepoli non
sono mai equiparate. [...] La relazione di
Gesù con il Padre è unica e irripetibile»
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F.L. LADARIA, Il Dio vivo e vero, 74.
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Con l’evento del battesimo al Giordano, Gesù di Nazareth è
unto dallo Spirito Santo in vista della missione ed è
riconosciuto appunto come Christòs, Consacrato dallo Spirito. Il
battesimo nel Giordano rappresenta il momento del mistero
della vita di Gesù in cui lo Spirito è manifestato come presenza
e forza di Dio che sospinge il Figlio nella missione di
evangelizzazione dei poveri.
Lo Spirito compie segni teofanici rivolti a chi guarda il Cristo
perché confessi la sua divinità; in tal senso lo Spirito Santo è
quella forza divina che, venendo dal Padre, ratifica Gesù a
compiere la propria missione.
Così, allo stesso modo del loro Maestro e Signore, anche coloro
che riconoscono in Gesù il Figlio di Dio sono sostenuti dalla
fede e fortificati dallo Spirito, perché egli veramente morto è
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anche veramente risorto e, glorificato alla destra del Padre, ha
effuso lo Spirito Santo promesso: la Pentecoste è il primo e il
pieno effetto della Pasqua di Cristo e la causa della
divinizzazione dell’uomo.
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Lo Spirito vivificante
dono del Risorto
• Lo Spirito Santo è una presenza viva nella Chiesa e nel
cuore di ogni battezzato, ivi dimora e con la sua presenza
rende manifesta la figliolanza adottiva. La fede cristiana
insegna ad accogliere questa presenza dello Spirito e
indica di affidarsi alla Rivelazione che Dio ha fatto di sé
nell’Incarnazione del Figlio Unigenito, Gesù il Cristo.
• Il momento della Pentecoste ci ha introdotti al Padre, per
mezzo di Cristo nell’unico Spirito; ciò evidenzia il fulcro
dell’insegnamento magisteriale per il quale lo Spirito di
verità, col quale il Padre dona la vita, è Colui che
attraverso il battesimo, nella morte e risurrezione del
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Rapporto di UPSAL
L’evento pasquale, compiuto una volta per sempre,
come diviene nostro oggi? Per opera di colui che fin
dal principio e nella pienezza dei tempi ne è l’artefice:
lo Spirito Santo. Egli è la novità in persona che opera
nel mondo. Egli è la presenza del Dio con noi, “unito
al nostro spirito” (Rm 8,16). Senza di lui Dio è
lontano, il Cristo resta nel passato, il Vangelo è
lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione,
l’autorità una denominazione, la missione una
propaganda, il culto un’evocazione, l’agire cristiano
una morale di schiavi. Ma in lui il cosmo si solleva e
geme nelle doglie del Regno, il Cristo Risuscitato è
presente, il Vangelo è potenza di vita, la Chiesa
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significa comunione trinitaria, l’autorità è servizio
liberatore, la missione è pentecoste, la liturgia è
memoriale e anticipazione, l’agire umano è deificato.
I. HAZIM DI LATTAQUIÉ, Conseil Oecuménique des Églises, 297.
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Dall’Ecclesia Sponsa
all’Ecclesia Spiritualis
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Contenuto della divergenza
• Trinitaria • Chiesa
La relazione dello Immagine della Trinità
Spirito Santo
rispetto al Padre e Per i cattolici è guidata
da un garante
rispetto al Figlio.
dell’unità tra le chiese.
Per gli ortodossi c’è
bisogno di una garanzia
visibile della diversità.
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Il testo chiarificatore di LG 18
Cristo Signore [...] affinché lo stesso episcopato fosse
uno e indiviso, prepose agli altri apostoli il beato Pietro e
in lui stabilì il principio e il fondamento perpetuo e
visibile dell'unità di fede e di comunione. Questa
dottrina della istituzione, della perpetuità, del valore e
della natura del sacro primato del romano Pontefice e
del suo infallibile magistero, il santo Concilio la propone
di nuovo a tutti i fedeli come oggetto certo di fede. Di più
proseguendo nel disegno incominciato, ha stabilito di
enunciare ed esplicitare la dottrina sui vescovi,
successori degli apostoli, i quali col successore di Pietro,
vicario di Cristo e capo visibile di tutta la Chiesa, reggono
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LG 20:
I vescovi dunque hanno ricevuto il ministero della
comunità per esercitarlo con i loro collaboratori,
sacerdoti e diaconi. Presiedono in luogo di Dio al gregge
di cui sono pastori quali maestri di dottrina, sacerdoti del
sacro culto, ministri del governo della Chiesa. Come
quindi è permanente l'ufficio dal Signore concesso
singolarmente a Pietro, il primo degli apostoli, e da
trasmettersi ai suoi successori, cosi è permanente
l'ufficio degli apostoli di pascere la Chiesa, da esercitarsi
in perpetuo dal sacro ordine dei Vescovi. Perciò il sacro
Concilio insegna che i vescovi per divina istituzione sono
succeduti al posto degli Apostoli quali pastori della
Chiesa, e che chi li ascolta, ascolta Cristo, chi li disprezza,
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disprezza Cristo e colui che ha mandato Cristo (cfr. Lc
10,16).
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Lo stesso Credo
la stessa Unità
• Nonostante la prassi diffusa nelle chiese di dire lo
stesso Credo in segno dell’unità, della Chiesa e
della fede cristiana, in un modo sempre più diffuso
e costante nel Credo proclamato nelle liturgie
latine, al momento delle parole che riguardano lo
Spirito Santo, si cominciò ad introdurre una
variante:
• "Credo nello Spirito Santo
che è Signore e dà la vita
• che procede dal Padre e dal Figlio"
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• in latino: qui ex Patre Filioque procedit.
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Punto di divergenza
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Difficoltà
1. La processione dello Spirito Santo dal Padre e
dal Figlio riguarda la teologia trinitaria, ossia
tratta della difficoltà di rendere conto del
mistero della tri-unità.
2. Riguarda il fatto, il modo e il perché sia stata
introdotta nel mondo latino un'aggiunta al
Credo di Nicea-Costantinopoli. Il contesto è
legittimo!
Il Filioque è introdotto nel mondo occidentale per
mezzo di un Credo Liturgico, quando le liturgie
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erano differenti in molti altri punti, senza che
questo costituisse un problema.
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La questione del Filioque diventa il
nucleo della divisione delle Chiese
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Contesto storico
• Il Filioque esiste nel Simbolo "Quicumque" o di
Atanasio (V secolo). E’ assunto dalla Chiesa latina
nel concilio di Toledo del 589, nell'Italia
settentrionale al concilio d’Aquilea nel 796, e
nell’Europa centrale con il concilio d’Aquisgrana
nell’809.
• Il Concilio di Toledo voleva rafforzare la posizione
antiariana e riprendere la questione cristologica
sulla persona di Cristo. Egli non riceve lo Spirito -
e quindi diventa divino - ma che egli è Dio da
Dio, e partecipa in qualità di Dio all'origine dello
Spirito Santo Dio.
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Il procedere non solo dal Padre
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Tra il IV-V secolo il tema Filioque
si discuteva in tutto l’Occidente
• Lo si può riscontrare nel simbolo “Quicumque”, di
origine gallicana: La fede cattolica è che veneriamo un
solo Dio nella Trinità, e la Trinità nell’unità, non
confondendo le persone, né separando la sostanza:
altra è infatti la persona del Padre, non creato il Figlio,
non creato lo Spirito Santo; immenso il Padre,
immenso il Figlio, immenso lo Spirito Santo; eterno il
Padre eterno il Figlio, eterno lo Spirito Santo; e
tuttavia non tre eterni ma un solo eterno; come
neppure tre non creati, né tre immensi, ma uno solo
non creato immenso e un solo immenso non creato
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(...) Lo Spirito Santo è dal Padre e dal Figlio, non fatto
né creato, né generato, ma procedente [DH 75-76ss].
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Il sinodo di Toledo III (589):
• «Parimenti dobbiamo professare e predicare che lo
Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio e che è
un’unica sostanza con il Padre e con il Figlio; nella Trinità
dunque la terza persona è quella dello Spirito Santo, che
tuttavia ha in comune con il Padre e con il Figlio l’essenza
della divinità» [DH 470].
• Il testo riprende il credo di Vittricio di Rouen, discepolo di
Sant’Ambrogio, primo ad affermare la possibilità della
processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio: «Lo
Spirito Santo, quando procede (procedit) dal Padre e dal
Figlio non si separa dal Padre, non si separa dal Figlio»:
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De Spiritu Sancto I, 11, 120; PL. 16, 733A – 762D, CSEL 79,
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Fozio
• Quando Fozio venne nominato patriarca nell’858, la sua
nomina doveva sostituire Ignazio. «Ma il Papa Nicola I
contesta la validità della sua nomina e gli chiede di
restituire la sede al patriarca legittimo, Ignazio, pena la
scomunica.
• Fozio si rifiuta e accusa Roma di eresia, rimproverandole
tra l’altro e soprattutto di avere falsato il simbolo
niceno-costantinopolitano con l’aggiunta del Filioque, e
reclama la deposizione del papa. Ma con la scomparsa
di Bardas e di Michele III, periti in battaglia, il clima
politico di Costantinopoli cambia radicalmente.
• Il nuovo imperatore Basilio I fa deporre Fozio (867) e
richiama Ignazio. Ma alla morte di costui Fozio viene
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«Non si può negare che Fozio abbia ristretto e
irrigidito la teologia dei Padri e di Giovanni
Damasceno. “Non esiste una dottrina patristica
unanime ed omogenea sulla processione dello
Spirito Santo”, ed esistono aperture nel senso di una
processione per Filium, ed anche Filioque»
(Y. Congar, Credo nello Spirito Santo, 502).
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Concilio di Lione 1274
• La questione del Filioque torna, con il II concilio
di Lione nel 1274, quando si affrontò il problema
dell’Unione[DH, 851ss];
• in quell’occasione si pronunciò la formula detta
“di vera fede”, che contiene anche il Filioque:
• «Noi crediamo che lo Spirito Santo, è pieno e
perfetto e vero Dio, che procede dal Padre e dal
Figlio, totalmente uguale, consustanziale, di
uguale onnipotenza, coeterno in tutto al Padre e
al Figlio. Crediamo che questa Trinità non è tre
dei, ma un unico Dio onnipotente, eterno,
invisibile, immutabile» [DH, 853].
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• Bisognerà attendere quasi due secoli per
riprendere le fila di un discorso
bruscamente interrotto, ma anche in
questo caso, senza esiti positivi, perché le
motivazioni non erano chiare.
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• Per i Greci era fondamentale rilevare l’unico
principio e l’unica spirazione nella Trinità; ciò
rappresenta la definizione di importanza
dogmatica più rilevante di questo concilio.
(Cfr. C. Boyer, Dottrina trinitaria e concili ecumenici, in P. Palazzini, Una serie
di studi guida al Concilio, I, Teologia dei Concilii Ecumenici, 61-62).
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concludendo
• A Firenze, spiegando in quella occasione
l’aggiunta del Filioque nel simbolo come
aggiunta compiuta con ragione ed in modo
legittimo, si fece osservare come alla Chiesa di
Roma non fosse infatti impedito di aggiungere al
simbolo ciò che le sembrasse necessario.
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• In verità per il Filioque si è trattato di un dissidio che non
poteva essere chiarito, poiché non vi erano definizioni
dogmatiche precedenti sufficienti, che quindi ha visto
solo opinioni teologiche ed ipotesi, confrontarsi e
osteggiarsi, sino a determinare la rottura. Anche se non
fu questa affermazione a dividere la Chiesa, eppure da
ciò si è originata la reciproca accusa di eresia.
• Se oggi possiamo ripensare a vie di recupero della
comunione fra le Chiese Sorelle, non possiamo non
valutare però le concause che determinarono un
nascondimento della questione pneumatologica nella
tradizione latina. Da questo momento in poi si conoscerà
una scissione dalla prassi liturgica.
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• (...) L’ekporeusis greca non significa altro che la relazione
d’origine in rapporto al solo Padre in quanto principio
senza principio della Trinità. Per converso,
• la processio latina è un termine più comune che significa
la comunicazione della divinità consustanziale del Padre
al Figlio e del Padre per mezzo e con il Figlio allo Spirito
Santo.
• Confessando lo Spirito Santo “ex Patre procedentem”, i
latini non potevano dunque fare altro che supporre un
Filioque implicito che sarebbe stato esplicitato più tardi
nella loro versione liturgica del simbolo.
[Osservatore Romano, 13.09.1995]
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Bibliografia
Per la Lettura
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