Dn&nORE
Ettore Rotelli Storia
ro’FabioRugge
Amministrazione
COMITATO SCIENI]F[CO
-
Costituzione
Umberto Allegret:i, Livio Antonielli, Mauro Cause, Maurizio Ferrera,
Baffaella GherardL, Fabio Grassi Orsini, Luca Mannori, Roberto Mar
mcci, Paolo Pombeni, Mariuccia Salvati, Pierangelo Schiera, Bernardo
Sordi
COMITATO DI REDAZIONE
Annale
Arianna Ansi Rota, Giuseppe Astuto, Pasquale Beneduce, Maniapia dell’istituto per la Scienza
,
Bigaran, Luigi Bianco, Francesco Bonini, Manuela Canali, Paolo Co- dell Amministrazione Pubblica
iombo, Fulvio Cammarano, Enrico Gustapane, Stefano Mannoni, Via- -
SEGRETERIA DI REDAZIONE
Ornella Gorassini
il Mulino
INDICE
STUDI
I CLASSICI
9 Studi su le istituzioni comunali, di Francesco Crispi
39 Municipalismo e stato unitario nel giovane Crispi, di Antoni
-
110 De Francesco
ITEMI
57 Controliori e controllati nell’Italia dell’Ottocento, di Luca
61 Mannori
- Il controllo sulle finanze delle comunità negli antichi Stati
italiani, di Stefano Tabacchi
117 La tutela amministrativa nello Stato pontificio dalle origini
• al primo Ottocento, di Gabriella Santoncini
149 Amministrazione comunitativa e controlli in Toscana nell’età
della Restaurazione, di Stefano Vitali
175 I controlli amministrativi nella Lombardia austriaca: il caso
di Milano, di Elisabetta Colombo
207 Ordinamenti amministrativi e sistema dei controlli nel Pie
monte sabaudo, di Enrico Genta
227 Politica scolastica e controlli amministrativi a Forlì nell’età
della Destra, di Roberto Balzani
249 1 controlli sui comuni in età liberale. Una verifica sul caso di
Genova, di Fernanda Mazzanti Pepe
• LE IMMAGINI
ISBN 88-15-05691-2
-
1. Premessa
polio sulla giustizia penale, lo sviluppo della fiscalità e della fi tato aspetto, il superato dilemma accentramento/decentramen
nanza pubblica, l’erosione delle autonomie giurisdizionali di to. Al contrario, uno studio non formalistico dei concreti per
feudi, comunità e città’. La sostanziale mancanza di interesse corsi politico-istituzionali attraverso i quali venne affrontato ne
per il problema del controllo, che obbligava a recepire le indi gli Stati italiani il problema del governo del territorio appare
cazioni di una tradizione di studi viziata da un notevole forma- una direzione di ricerca particolarmente fruttuosa, in quanto
Usino, ha creato un’immagine distorta dei rapporti tra potere consente di porre l’accento sulle relazioni tra potere centrale ed
centrale e comunità negli Stati italiani, che non è stata corretta ‘i altri poteri, evitando tanto una considerazione delle comunità
in anni più vicini, quando una parte della storiografia ha posto come insieme chiuso ed autodefinentesi quanto la creazione di
in discussione la validità del paradigma statuale come chiave di un’immagine teleologieamente ordinata dell’azione del potere
lettura per la storia dell’età moderna. centrale.
L’individuazione di nuovi percorsi di ricerca dallo studio — In questo quadro mi è sembrato utile tratteggiare un profilo
delle comunità in quanto espressione di realtà territoriali com sintetico delle magistrature di controllo negli Stati italiani tra la
plesse, a quello dci patriziati, a quello delle corti intese come metà dcl ‘500 e gli ultimi decenni del ‘700. Prima di addentrar
—
forma di organizzazione del potere alternativa allo Stato si è minell’esame dei singoli ordinamenti, è però necessario cercare
infatti accompagnata ad un’immotivata caduta di interesse per di definire il concerto di controllo per i secoli dell’età moderna.
la storia delle istituzioni degli Stati italiani, spesso considerate Infatti, la riflessione giuridica cinque-seicentesca ignorò questo
—
solo nell’ottica delle relazioni di palrnnage4. concetto del resto lo stesso termine controllo è un francesi
In realtà, come è stato di recente osservato’, lo sterile irrigi smo, che si diffuse in Italia, non a caso, solo a partire dall’età
dirsi nella critica ad un concetto forte di Stato, che esiste ormai —
napoleonica ed utilizzò piuttosto il concetto di tutela, poco
solo in quanto idolo polemico, sembra condurre ad un’impasse, utilizzabile come concetto storiografico in quanto carico di una
anche perché finisce paradossalmente per riproporre, sotto mu forte valenza ideologica Senza entrare in complesse discussioni
terminologiche, mi limito a sottolineare che, applicando agli or
dinamenti degli Stati italiani le nozioni di controllo e di tutela
3 Per una visione sintetica dei temi dibattuti in quegli anni cfr. Potere e soci età ne
elaborate dalla giurisprudenza otto-novecentesca, finiremmo
gli Stati regio nati italiani del ‘500 e del ‘600, a cura di E. Fasano Guanni, Bologna,
1978. Proprio la Fasano ba richiamato l’attenzione sul problema del controllo in Gli per misurarli secondo parametri anacronistici. Al contrario, mi
Stati dell’italia centro-settentriottale tra quattro e cinquecento: continuità e trasformazioni, sembra opportuno adottare il concetto di controllo in un’acce
in «Società e storia», 6 (1983). pp. 6t7-640. zione minimale, intendendolo come acquisizione da parte del
4 È impossibile fornire indicazioni esaustivC su questi temi. Rimando quindi ad al
cune opere di sintesi o particolarmente significative. Per alcune puntualinaziofli in potere centrale di un significativo flusso di informazioni sulla
tema di Stato cfr. L. BIanco, Note sulla più recente storiografia in tenia di «Stato ,noder gestione finanziaria delle comunità. E ovvio che, così facendo,
no», in «Storia Amministrazione Costituzione”, 2 (1994), pp. 259-297; M- Fioravanti,
Sjaso (storia), in Enciclopedia del diritto, XLIII. Milano, 1990, pp. 708-758; A.M. He si rischia di sottostimare alcuni aspetti del problema, in quanto
spanha. Visperas del Leviatdn, Madrid. 1989 cd il volume Cugini dclii, Stato. Processi di l’acquisizione dell’informazione non è un fatto neutro, realizza
formazione statale in italia tra medioevo ed e/i moderna, a cura di G. Clittiolini-A. to a puri fini statistico-conoscitivi, ma risponde a delle finalità.
Molho-P. Schiera, Bologna, 1994. Per la storiografia sulle comunità cfr. Le comunità ne
gli Stati italiani d’Antico Regùne, a cura di G. Tocci, Bologna, 1989. Una proposta radi Tuttavia, mi sembra che il problema dell’acquisizione dell’infor
calmente nuova è in E- Grendi, Il Cervo e la repubblica. 11 modello ligure di antico regi mazione, che negli ordinamenti di antico regime non è un fatto
me, Torino. 1993; sulla natura e i limiti di tale proposta cfr. la discussione in «Società e scontato, sia l’elemento centrale nell’attività di controllo delle
storia’,, 17 (1395), pp. 111-168. Sulla corte cfr. P. Merlin, il tema della corte ,,ella sto
riografia itdtàna ed europea, in «Studi storici”, 27 (1986), pp. 203-244. Sui patriziali. magistrature degli Stati italiani. Infatti, solo grazie ad una cono
cfr Patrizinti ed aristocrazie nobiliari, a cura di C. Mozzarclli-P. Schiera, Trento, 1978 e scenza della situazione locale non limitata agli aspetti ammini
le osscrva,ioni di F. Angiolini, I gruppi dominanti de: centri ,nmori della Toscana medi
cea, in Cullc vai d’Eisa: diocesi e città tra ‘500 e ‘600, a cura di 1. Nencini, Q,sielfiorcn I. strativo-contabili, ma aperta a valutazioni più propriamente po
tino, 1994, pp. 66-Bl. litiche, il potere centrale poteva valutare la possibilità di inter
Ch. G. Chittolini, Il «privato», il «pubblico», lo Stato e E. Fasano Guarini, Cc,t venire su realtà caratterizzate da dinamiche politiche per certi
sto e periferia, acee,itramento e particolarismi: dicotomia o sostanza degli Stati in età “io
derna, entrambi in Origini dello Stato, eh., rispettivamente pp. 553-590 e pp. 147-176. versi autonome come le comunità.
-4
‘i
IL COF{flQLLo SULLE FINANZE DELLE COàIUNUÀ
84 STEFANO TABACCHI NEGLI STATI ITALIANI 85
in effetti, ie motivazioni che ispiravano gli interventi delle di interventi, svolti in forme giuridicamente definite, allo scopo
istituzioni di controllo degli Stati italiani appaiono assai com di mantenere la gestione delle finanze locali entro i parametri
plesse e spesso lontane da quelle assegnate ad analoghe istitu fissati nella legislazione. Dall’altro, svolgevano un ruolo di me
zioni ottocentesche, in quanto il controllo stesso presentava una diazione, che rifletteva il carattere per certi aspetti pattizio del
caratterizzazione politico-giudiziaria più che non amministrati rapporto tra potere centrale e gruppi dirigenti locali e che si
vo-esecutiva6. A livello ideologico e giurisprudenziale l’assunzio basava su forme di intervento non necessariamente giuridicizza.
ne da parte del potere centrale di un ruolo di controllo era giu te, ma spesso extralegali o paralegali, attraverso le quali il pote
re centrale utffizzava politicamente le informazioni ottenute.
stificata con la necessità di tutelare i soggetti più deboli all’in
terno del tessuto comunitativo e si fondava sull’assimilazione Proprio la compresenza di questi aspetti, che caratterizza tutti
della comunità ad un’associazione volontaria di diritto privato e gli Stati italiani, individua una importante differenza rispetto
sulla sua parificazione ad un minore, sottoposto alla tutela del agli ordinamenti ottocenteschi, nei quali un uso politico dell’in
principe-padre. Questa ideologia tutoria non esprimeva una formazione è, almeno teoricamente, considerato come una de
semplice fictio giuridica, ma costituiva la forma di autorappre vianza, e spiega lo scarto che esiste nell’età moderna tra il pos
sesso delle informazioni sulla situazione finanziaria delle comu
sentazione che molte magistrature di controllo davano di sé e nità e la capacità di realizzare interventi efficaci.
della propria attività e non era priva di ricadute sulla prassi am
ministrativa. Tuttavia, se vogliamo individuare le specifiche esi La costruzione di magistrature di controllo rappresentò si
genze politiche che condussero gli Stati italiani ad intervenire curamente una svolta importante nel rapporto tra potere cen
trale e comunità negli Stati italiani, che nel corso del ‘400 era
sulla gestione della finanza comunitativa, non possiamo limitar stato costruito soprattutto attraverso la fiscalità e l’acquisizione
ci a considerare queste raffinate elaborazioni giurisprudenziali, da parte del principe di un monopolio sulla giustizia criminale.
ma dobbiamo considerare il problema del controllo sulle finan L’assunzione da parte del centro di una funzione di tutore delle
ze delle comunità nel quadro dei rapporti tra potere centrale e finanze delle comunità implicava infatti la ricerca di nuovi in
ceti dirigenti locali, quali si vennero definendo all’indomani
delle guerre d’Italia. terlocutori a livello locale e la creazione di nuovi e più stabili
In quella convulsa fase storica, l’azione del potere centrale legami tra le élite comunitative ed il potere centrale, la riduzio
ne del peso politico dei patriziati urbani, l’ampliamento dell’ap
doveva rispondere soprattutto a due esigenze, in parte contrad parato burocratico centrale e periferico; in breve, una maggiore
dittorie: minimizzare gli effetti sociali dell’aumento della pres integrazione dei poteri del territorio in una realtà politica regio
sione fiscale e quindi salvaguardatc la capacità contributiva del nale’. Tuttavia, se fu comune a tutti gli Stati l’esigenza di realiz
le comunità; assestare i vari territori su equilibri meno precari, zare qualche forma di controllo sulle finanze delle comunità, la
e quindi cointeressare i gruppi dirigenti locali alla gestione del capacità del potere centrale di stabilire solidi legami con i ceti
lo Stato, anche a costo di tollerare una gestione privatistica del dirigenti locali e di costruire magistrature di controllo variò
le finanze locali. La necessità di rispondere a queste due esigen molto, in relazione agli assetti sociali e politici dei diversi terri
ze spiega il carattere ambivalente degli interventi delle magistra tori.
ture di controllo. Da un lato, esse esercitavano una funzione di Nelle realtà in cui prevalse un modello fortemente orientato
tutela sulle finanze delle comunità e quindi attuavano una serie nel senso della tutela si rileva la presenza di specifiche magi
strature di controllo, che erano sorrette da una robusta elabora-
6 Uso questi termini in maniera generica. Per una riflessioi,e sulle categorie util,z
zate dai magistrati cinque-seicenceschi per definire la propria attività cfr. L. Mamiori,
Per una «preistoria» ddlin finisione a,,nflinhsirativa. Oiltura Rù.ndico e anhintà dci pubbli’
del 7 Cfr. E. Fasano
Guanni, Gli Stati dell’italia
ci apparati nell’età del tardo diritto comune in ((Quaderni fiorentini per la storia rjonaIe cir., e C. Pent,
pensiero giuridico». 18 (1990), pp. 323-504. Ch. dello stesso, anche per quanto segue, Il principe e le comunità soggette: il regime fiscale centroxettent
dalle «pattuizioni» al «buo?;govcrno,,
o Finanze e ragton di Stato ù, italia e Germania nella prima ciò
11 sovra,,o tutore. Pluralismo istituzionale ed accentramento a,nministratiuo ne! Principato De Madda[enaj-j, Kellembenz, Bologna, 1984, pp. 89-100,
moderna a cura di A.
dei Medici (lecc. X Vt-X VII I), Milano, 1994.
IL CONTflOL,o SULLE FINANZE DELLE
86 STEFANO TABACCHI COSIUNflÀ NEGLI STATI ITAlIANI 87
—
nità del diritto di nomina dei cancellieri un elemento assente Granducato che prese corpo nella seconda metà del ‘700 con
negli altri Stati italiani, dove il cancelliere rimase a lungo un uf dusse alla contrastata affermazione di un nuovo sistema di con
—
ficiale comunitativo consentì di disporre di un corpo specia trollo, che non è qui possibile seguire in dettagli&2. In primo
lizzato e fedele, in grado di dare sostanza alla normativa che di luogo, si intervenne sugli strumenti istituzionali del controllo,
sciplinava la gestione delle finanze comunitative. realizzando una chiara distinzione tra aspetti economici e giuri
Tra la seconda metà del ‘500 ed i primi decenni del ‘600, sdizionali e riducendo gli spazi di intervento delle magistrature
un periodo decisivo ai fini della creazione dell’ordinamento isti-’ centrali su molte voci del bilancio delle comunità. In secondo
tuzionale toscano’0, questo sistema tutorio raggiunse una strut luogo, si cercò di favorire lo sviluppo di un nuovo referente
turazione definitiva, anche se non mancavano smaghature, spe dello Stato a livello locale, intervenendo sui meccanismi di de
- zione alle cariche comunitative nel senso di affermare il princi
cialmente nelle aree periferiche del Granducato. I Nove e le
analoghe magistrature create nel senese e nel pisano, i Quattro pio fisiocratico del legame tra proprietà e rappresentanza. Ne
conserva:ori dello Stato ed i Surrogati, consentivano al potere derivò un sistema nuovo, che restituiva alla comunità una qual
centrale di acquisire una conoscenza pressoché completa della che capacità dispositiva dei propri beni, ma che non costituiva
finanza delle comunità, e quindi di intervenire con atti autorita laffermazione di un (inesistente) principio di decentramento,
dvi o di esercitare un ruolo di mediazione. Le comunità, da contrapposto ad un (altrettanto inesistente) accentramento cm
parte loro, non salo erano ormai prive di un autonomo potere que-seicentesco, quanto piuttosto una riorganizzazione istituzio
dispositivo delle proprie entrate ed inserite nella rete dei can • nale favorevole alle istanze dei nuovi gruppi sviluppatisi nelle
cellieri, ma sempre più dovevano guardare a Firenze per risol comunità all’ombra di quello che gli illuministi toscani definiva
vere conflitti di interesse locale. no «il dispotismo dei Nove>). Un dispotismo che, peraltro, ave
L’attività delle magistrature di controllo toscane nel corso va costituito per tutta l’età moderna un valido modello, più o
del ‘600 resta poco conosciuta. Se infatti sembra assodato che meno consapevolmente imitato in diversi Stati italiani.
esse non vennero interessate da alcuna riforma globale, manca
no studi che valutino la capacità di rispondere alle tensioni Nel caso dello Stato della Chiesa, una vivace tradizione di
provocate da una congiuntura economica spesso difficile. Certo studi ha sottolineato l’incapacità del potere centrale ad affer
è che, tra gli anni ‘80 e ‘90 del ‘600, l’esigenza di attuare un marsi sui patriziati locali”. Tuttavia, ciò è anche il risultato di
controllo meno formale sulle finanze delle comunità spinse ad un immotivato disinteresse per la storia delle istituzioni pontifi
ampliare il ruolo dei Nove e a semplificare quella rete di fun cie e della creazione di una contrapposizione troppo rigida tra
zionari, a metà tra Stato e comunità, che enfatizzava gli aspetti potere centrale e poteri locali. In realtà, se si considera compa
di mediazione del sistema”. In effetti, è forse solo da questo rativamente il problema del controllo sulle finanze delle comu
momento che il controllo sulle finanze delle comunità appare nità, il modello pontificio sembra presentare diversi punti di
• - contatto con altre realtà statuali, la Toscana prima fra tutte.
determinato da una volontà di comprimere la spesa locale e
non solo dall’esigenza di governare i conflitti che si accendeva- L’esigenza di controllare la finanza locale si pose nello Stato
no intorno alle finanze locali. della Chiesa con un certo ritardo rispetto alla Toscana. Certa-
La riorganizzazione degli assetti politici e istituzionali, del
12 Ch., per LuIti, 11. Snrdi, L’annni,,istrazio,,e illuminata Ri/arma delle
comunità e
Gr. E. Fasano Guarini, Produzione di leggi e disciplinasnento ‘iella Toscana progetti di conituzmne nella Toscana leopoldina, Miiano, 1991.
granducale tra Cinque e Seicento. Spunti dì ricerca, in Disciplina dell’anima, disciplina del Ch. c. Casanova, Comunità e governo pontificio bi Romagna in età moderna,
corpo e disciplina della società tra Medio Evo ed età moderna, a cura dl 1’. Prodi, Bolo Bologna, 1981; della Stessa, Le mediazion, del privilegio. Economia e potere nelle legazio
gna, 1994, pp. 659-660. ni pontificie dcl ‘700, Bo]ogna, 1984; A. Dc Benedictis, Patrizi e comunità, il governo
Il Ch. M. Verga, Appunti per una storia politica del Granducato di Toscana di Co del contado bolognese nel ‘700, Bologna, 1984; in generale, BG. Zenobi, Le «bei, rego
simo (Fr (1670-1723), in La Toscana nell’età di Cosimo (FI, a cura di F. Angiolini-V. &- late ciad» mode/li politici nel governo delle periferie ponti/s’ne ùt età moderna, Roma
cagli-M Verga, Firenze, 1993, pp. 335-336. 1994,
IL CONTROLLO SULLE FINANZE DELLE COMUNITÀ NEGLI
90 5TEANO TABACCHI STATI ITALIANI 91
-
-
mente, una qualche forma di controllo dovette essere esercitata Esistevano però alcune importanti differenze, In primo luo
dai cardinali legati, Che agivano a livello locale spesso con note go, il Buon governo non disponeva di una rete di funzionari
vole autonomia, e dalla Camera apostolica, il massimo organi diffusi sul territorio come i cancellieri dei Nove. Nello Stato
smo finanziario dello Stato14, già dalla prima metà del ‘500. Si della Chiesa, infatti, il cancelliere restava un ufficiale comunita
trattava però di un controllo debole e realizzato prevalentemen tivo ed il controllo sulle finanze locali era esercitato piuttosto
te a livello locale, che dimostrò tutti i suoi limiti nella seconda dai governatori provinciali. Presenti in tutte ie comunità di di
metà del secolo, quando l’aumento della tassazione, l’esplosione mensione cittadina, i governatori erano figure molto simili ai
del banditismo ed alcune crisi agricole produssero una crisi del rettori veneti: erano dei prelati, dotati di ampi poteri in civile e
la finanza delle comunità, che si espresse soprattutto nella cre in criminale, ed esercitavano una funzione di mediazione e di
scita dell’indebitamento. L’esigenza di uscire da questa situazio controllo su molti aspetti della Vita delle comunità, dai sistemi
ne emerse perciò con forza tra gli anni ‘80 e ‘90 e spinse Cle annonari, all’ordine pubblico, alla sanità, alla materia finanzia
mente VIII ad emanare la bolla Pro commissa (1592), che rego ria’7, Proprio la vastità delle funzioni dei governatori, il loro ra
lamentava la gestione finanziaria delle comunità e imponeva pido turn over e la relativa scarsezza di personale burocratico
loro di trasmettere annualmente a Roma i bilanci preventivi. periferico dovettero ostacolare l’attuazione di un controllo reale
Contemporaneamente, il pontefice assegnò la competenza sulle e non solo formale, anche se questo problema potrà essere
questioni relative alla finanza locale ad un nuovo organismo, la chiarito solo da specifiche ricerche,
Congregazione del buon governo. Un secondo elemento che dimostra quanto nello Stato della
Anche se, allo stato attuale delle ricerche, è difficile rico Chiesa
ma l’ispirazione nettamente autoritativa che animava il siste
struire l’evoluzione delle competenze e dell’azione della congre di controllo si stemperasse in una contrattazione con i
gazione15, sembrano evidenti molte somiglianze con il Magistra gruppi dirigenti locali è la presenza di una complessa figura
to dei Nove. Anche qui ritroviamo infatti una compresenza di istituziona]e: gli agenti delle comunit Si trattava di membri
funzioni amministrative, affidate al cardinale prefetto, che era il autorevoli dei patriziati locali oppure di affermati avvocati ro
nipote del pontefice regnante, ed al segretario, e di funzioni mani, scelti dalle comunità (ma la nomina era ratificata dal
giurisdizionali, svolte collegialmente da tutti i cardinali e prelati Buon governo) per curare i loro interessi ed influire sulle deci
della congregazione. Inoltre, l’ambito di azione del Buon gover sioni della congregazione, che, da parte sua, li riconosceva
no non sembra meno esteso di quello dei Nove: i bilanci delle come propri interlocutori e tentava di utilizzarli come strumen
comunità, gli appalti, la scelta delle formule impositive da adot to di controllo. Una figura complessa, dunque, che sembra es
tare localmente, le elezioni di camerlenghi ed ufficiali comuni sere stata trasformata in una sorta di ftinzio
tativi erano tutte materie di sua competenza. La stessa elabora nano dei Buon governo, incaricato di mantenere contatti infor
zione giurisprudenziale, che insisteva sulla funzione tutoria del mali con le comunità’8
la congregazione, presenta convergenze con le teorie dei giuristi
toscani’6.
vita,,.,. pro bono reginune iiniversiiatu,n ci co?ntnhinitatu,,, Sta/nt Ecclesiastici
Mainardi, 1732.1743, 4 volumi con titoli in parte diversi. Per i giuristi toscani Roiuae,
cli-, L.
13 Ch. A. Gardi. Lo Stato ù, provincia. L’amministrazione della legazione di BoIa- Mannori, il sovrano tut’ore, di.
17 Manca una
gira durante il regno di 5/sto V (1583-1590), Bologna, 1991; M.G. Ristora Ruggiero, La trattazIone delle funzioni dei governatori, Indicazioni interessanti
-
CLI un’ampi., bibliografi, ai trovano comunque in C.
Reucrenda c’antere Apostolica cdi suoi archw4 Boma, 1984. Weber, Legati e governatori dello
Stato pontificio Roma, 1994. Ch. anche 11. RuffilIi, L’appodiamento ed
I) Cfr. E. Lodolini, L’archivio della Sacra Congregazione del Brio,, Governo (1592- il
visite quadro territoriale dello Sia/o Pontificio, Milano, 1968 e C. Weber, Mon:riasseflo dcl
1847), inve,,tario, Roma, 1956. Per alcune iniziative di Sisto v, di-. C. Penuti, Ledel VI
«econo,niches tisi/ne: nato della ricerca, estratto da Lista V: L Roma e Lazio. Atti Giande,nana (1630-1690) governatore per la 5, Sede e i suoi scritti inediti, in Giacomo
«Bollettino
corso internazionale di alta cultura, Roma, 1990. storico piacentino,, 82 (1987), pp. 168-182.
16 migliori esempi della riGessinne giuridica pontificia
su queste questioni sono 18 Gli agenti rimangono
poco conosciuti. Cfr, comunque G. Cohelli, De botta re
Jo gbnuie, cic., pp. 268 sa. e Archivio di stato di Roma, Buon Governo,
G. Cohefli, De batto regùnine rerum ad rinive,sìtaiej spectaniium, Romae, somptibus bre reg. 53. serie I, Appendice,
annis Casonij, 1656 e P.A. De Vecchia, Collecrio constitutionum, chirographorum ci
IL CONTROLLO SULLE FINANZE DELLE COMUNITÀ NEGU STATI ITALIANI 93
92 STEFANO TABACChI
nei primi decenni del ‘600, in un momento di forte crescita del Nell’ambito della complessa vicenda della perequazione di
peso fiscale e correlativa crisi della finanza delle comunità. Tut Vittorio Amedeo 11, che coinvolse molti aspetti del rapporto po
tavia, proprio la necessità di assicurare l’acquiescenza dei ceti tere centrale-ceti dirigenti locali, il controllo sulle finanze locali
dirigenti locali all’accresciuto drenaggio fece sì che molte inno si rafforzò notevolmente grazie alla definitiva formalizzazione
vazioni restassero lettera morta. degli intendenti, incaricati di controllare la gestione amministra
Embiematica è, da questo punto di vista, la vicenda del tiva e finanziaria delle comunità e di far affluire alle istituzioni
l’istituzione (1620) di «oratori provinciali» incaricati d rappre centrali le informazioni necessarie ad intervenire localmente, e
sentare a Torino le comunità, una misura che mirava ad incana grazie alla raccolta di un’enorme quantità di dati catastali, che
tare sul terreno istituzionale il rapporto tra potere centrale e assicurava una migliore conoscenza del territorio12.
ceti dirigenti locali, ma che venne precipitosamente lasciata ca Con queste innovazioni giungeva a termine la costruzione
dere. Allo stesso modo, il tentativo di valutare la legittimità dei di un sistema di controlli fortemente tutorio e parzialmente
debiti contratti dalle comunità (1626-1627) rappresentò più una esemplaro sul modello francese, che non costituiva solo
misura di finanza straordinaria che non l’applicazione di un un’espressione del nuovo ruolo costituzionale assunto dalla mo
programma di risanamento delle finanze locali. Più significative narchia, ma anche un riflesso delle trasformazioni sociali ed
—
economiche prima fra tutte l’introduzione della coltura della
furono invece altre riforme: la riorganizzazione del territorio su
—
seta che nel corso del ‘600 avevano mutato i rapporti di forza
base provinciale (1622); la creazione di un nuovo organo finan sul territorio, favorendo lo sviluppo di gruppi alternativi rispet
ziario, il Magistrato straordinario, e l’istituzione in tutte le pro
vince dei referendari provinciali (1624), incaricati di esercitare to -alla feudalità ed ai patriziati urbani. Nel corso del ‘700 ulte
il controllo sulla materia fiscale; a stessa politica di infcudazio riori interventi enfatizzat’ono i caratteri autoritativi del sistema:
ne dei contadi delle città piemontesi, che riduceva il peso poli vennero rafforzati i poteri degli intendenti, che, tra gli anni ‘30
tico dei patriziati urbani. e ‘50, condussero alcune importanti inchieste sui territori loro
Le riforme degli anni ‘20 del ‘600 individuatio certamente affidati ed acquisirono un diritto di approvazione sulle nomine
una cesura nella vita istituzionale del Piemonte, ma la guerra ci dei cancellieri; inoltre, venne emanata, a partire dal 1739,
vile del 1638-1642 dimostrò quanto fossero ancora precari gli un’ampia normativa in materia catastale, che, come nelle rifor
me teresiane, individuava nel rinnovo dei catasti delle comunità
equilibri raggiunti e quanto fosse pericolosa la politica di ridu la chiave per rafforzare il ruolo del potere centrale23. Quest’ul
zione del ruolo delle città a vantaggio della feudalità. Fu dun
que solo a partire dalla ricompattazione del ceto dirigente pie
montese successiva aHa guerra che prese avvio la costruzione di
un sistema strutturato di controlli. Fulcro del nuovo sistema fu scale nella prima metà dei XVIII st-colo, in «Bollettino storico’bibliografko subalpino»,
83 (1985), PI,- 131-212 e, per un esame degli effetti dei nuovi provvedimenti, G. Cali
la Delegazione per il buon governo dei comuni (1661), compo garis, Vita e lavoro in lilla comunità rurale piemontese: Panca/ieri ‘lei secoli XVII-XVJJI
sta di membri della Camera e del Senato ed incaricata di risa estratto da «Bollettino della società per gli studi storici, artistici cd archeologici della
nare le finanze locali. Il nuovo organo, formalmente simile a provincia di Cuneo’,, 1981.
Sugli intendenci ch. H. Costamagna, Pour mie bistoire de i’dnte,,de,,za» da,,,
quelli già sperimentati nella prima metà del secolo, basò la sua lei états de terre ferme de la mais,,,, de Savoie d l’epoque moderne, in «Bollcitjno stori
azione sul controllo dei bilanci preventivi e dei catasti delle co co-bibliografico sub-alpino», 83 (1985), pp. 373-467. Sulla perequaiione cfr., oltre ai
munità e riuscì a rompere le consolidate solidarietà che caratte saggi già indicati, G. Quazza, Le riforme in Piemonte nella prima metà del Settecento,
Modena, 1937. Per le altre riforme di Vittorio Amedeo lI ch. La guerra del sale (2680-
rizzavano la gestione delle finanze locali. In tal modo, fu possi 1699). Rivolte efrontiere ud Piemonte barocco, Milano, 1986; L. Einaudi, Li finanza Sa
bile avviare una politica di perequ azione tributaria, che rag bauda all’aprirsi dei scado XVUI e durante la guerra di Successjoi,c spagnola, Torino,
giunse il suo culmine nel primo ‘?OO. 1908 e G. Ricuperati, CI, strumenti dell’assolutinno sabauda: segreteria di Stato e Consi
gho delle finanze nei XVIII ‘ernia, in «Rivista storica italiana,,, 102 (1990), pp. 796-873.
23 Cfr. 1. Ricci,
Perequazione e calati,, in Piemonte ‘xci secolo XVIII, in Città e pro
Pre prietà i,n,nohifiare a, Italo, ‘7r’gli oli bui due secoli, a cnr;, di C. Coroni- I.. G,.rnbi, ,\iil.,
Su quesii problemi cfr., oltre agli scudi gi ciluti, D. Borioli-M. Pcrr-aris-A. no,
mol’, La perequavone dei tributi nel Pwinonte sabauda e la realizzazione della ri/orina
fi 1981, PI’- 132-152,
96 STEFANO TABACCHI IL EONTNOLLO SULLE F1NANZ.5 DELLE COMUNITÀ
NEGLI STAI’I ITALIANI 97
tenore accentuazione dei controlli non mirava tanto a risolvere da un’accentuazione del momento della mediazione giudiziaria
i gravi problemi della finanza locale, ma costituiva piuttosto rispetto a quello del controllo esercitato direttamente dal pote
l’inizio di un attacco ai fondamenti stessi della forma comunità re centrale.
quale si era definita nel corso dell’età moderna. Si giunse così L’ordinamento istituzionale del Ducato di Milano, quale si
alla legge sui pubblici (1775), che statalizzava le cariche cornu venne definendo a partire dalle Nuove costi!uzioni (1543), ruo
nitative, prima fra tutte quella del segretario-cancelliere, rimo tava intorno a tre poli: il governatore, il Senato, massima corte
dellava i meccanismi di cooptazione dei consigli cittadini e raf di giustizia ed organo di direzione dell’amministrazione e i ma
forzava ulteriormente i poteri degli intendenti24. Alla fine del gistrati camerali, che sovraintendevano al settore finanziario.
‘700 le comunità piemontesi si trovavano perciò inserite in una Un ‘identica tripartizione tra finzioni politiche, giudiziario-am
fitta maglia di controlli e del tutto sottoposte all’autorità del so ministrative e finanziarie era realizzata anche a livello locale, at
vrano, Ma proprio l’applicazione di un controllo dai caratteri traverso i podestà, che erano giusdicenti controllati dal Senato,
fortemente tutori aveva favorito lo sviluppo nelle comunità di i governatrn. che avevano funzioni militari e dipendevano dal
nuovi gruppi, che avrebbero fatto proprie le idee rivoluziona governatore generale, ed i referendari, che curavano gli interessi
rie. del fisco e dipendevano dal Magistrato camerale25, Una struttu
Toscana, Stato della Chiesa, Piemonte presentano dunque ra piuttosto semplice, dunque, che lasciava ai patriziati cittadini
sistemi di controllo sulle finanze delle comunità fortemente ampi spazi di potere ed assegnava agli organi finanziari il com
strutturati ed accomunati da un’impostazione nettamente tuto pito di attuare un labile controllo sulle finanze locali.
ria. Ciò, tuttavia, pone un problema: come mai ordinamenti Questo quadro, che esprimeva il compromesso tra la mo
—
cosi diversi uno Stato regionale a base cittadina, un principa narchia spagnola e le classi dirigenti urbane, venne profonda
to ecclesiastico e una monarchia feudale finirono per trovare un mente intaccato dalle vicende del censimento, la grandiosa ope
punto di contatto proprio sotto il profilo del controllo delle fi razione di perequazione dei carichi tributari che si snodò per
nanze delle comunità? A me pare che la risposta a questa que tutta la seconda metà del ‘50026. Grazie al censimento, infatti, si
stione, irresolubile allo stato attuale degli studi, vada ricercata determinò una più accentuata dialettica tra città ed aree rurali,
nella comune capacità del potere centrale di porsi come polo di che condusse alla riduzione delle immunità fiscali godute dai
aggregazione degli interessi locali e nella forte dispersione di proprietari cittadini e, soprattutto, allo sviluppo di una serie di
-
poteri sul territorio, che costituiva un riflesso del processo di istituzioni rappresentative dei contadi. L’acquisizione da parte
ruralizzazione della popolazione di queste aree. Una risposta dei contadi di un’autonoma identità politica si realizzò tra il
certo schematica, che tuttavia consente di richiamare l’attenzio
ne sui nessi tra forme di controllo ed assetto politico-sociale dei 23 Per
territori. l’organizzazione istituzionale dcl Ducato resta fondnnientojc A. Visconti, La
pubblica amnzinisjraj,, dello Stato milanese durante il predominio straniero
1796,): saggio di storia del diritto amministrativo Roma, 1913. Per il Senato e il (1541-
Magi
strato camerale cfr. U. Petronio Il Senato di Milano, Milano, 1972 e A. Visconti,
gistrato ca,nerale e la sua competenza animi;iistrativa e giudiziaria, in «Archivio 11 Ma
3. Lombardia spagnola e Terraferma veneta: la rivincita dei conzadi siodco
lombardo,, s. 4, voI. 14, ci. 37 (1910), pp. 373-422. Sul governatore bisogna
riùrsi ai
• vecchi,, I: C1CIIII LI, I o .Vt,111 e I,, gita rc’lsgirna cli
Milano uell’,-po c’a di C:arli, 1, Torino
.
I sistemi di controllo realizzati nella Lombardia spagnola e 1971 Il i,, iii LIII lt i ro dipende i noi i o da 5. Pugliese, Condizioni ecw,omic/Je
della Lombardia ,illa prima mela del XVIII secolo, in «Miscellanea di sioda e finanziarie
nella Terraferma veneta, due realtà caratterizzate da dinamiche 3’, t 21(1921), pp. 3-495; D. Sdla-C. Capra, Il Ducato di Milano dal 1535 alitaliana» s.
1796, To
socio-economiche per molti versi simili, sembrano accomunati rino, 1984 e G. Vigo, Uno Stato nell’impero. I difficile transizione
al moderno nella
Milano di età spagnola, Cremona, 1994.
26 Gr. G. Vigo,
Fisco e società “ella Lontbardia del Cinquecento, Bologna,
A. Zappa, L’avvio dell’c’sgi,no generale dello Stato di Milano 1979 e
nell’età di Carlo V, in «So
24 Cfr. A. Perracchi, Le origini dell’ordina,nento comunale e provinciale italiano, cietà e storia,, 14 (1991), pp. 545-371. Qualche spunto in C.
Politi, Aristocrazia e pote
Venezia, 1962. re politico ‘iella Crcmo,,a di Filippo I!, Milano, 1976.
IL (.ONIR&,L,j) SULLE [INANZJa UCLLE COMUNITÀ NEGLI SThTI FrALMNI 99
98 5ILFANO 1;OAC;I Il
città lombar l’avvio del «nuovo censo» il problema del controllo acquisì
1)60 ed il 1565; a quella data tutti i contadi delle creata una
de si erano dotati di organi rappresen tativ i, era stata un’importanza centrale e fu possibile attuare una completa ri
i rapp resen tanti dei rura definizione dei rapporti tra potere centrale e comunità. Fonda
congregazione generale dei contadi ed dini, alla
orato ri citta mentali, da questo punto di vista, furono le riforme del 1755,
li partecipavano stabilmente, assieme agli fi
e il cont rollo che riorganizzavano le amministrazioni delle comunità istituen
Congregazione di stato27. Nella nuova situazion lato,
i: da un do tn legame tra censo e rappresentanza, trasforniavano il can
niva per essere esercitato da una pluralità di attor
rno, ed in parti colar e i magistrati ca celliere comunitativo in un funzionario statale dipendente dalla
gli organi centrali di gove
ri, dall’altro, i Giunta del censimento, prima, e dal Magistrato camerale, poi, e
merali, che intervenivano attraverso i referenda gavano e con gli assegnavano il controllo sui bilanci delle comunità10. Nel
rappresentanti delle città e dei contadi, che dialo
delle magi nuovo sistema non solo le tradizionali magistrature milanesi, ma
lEggevano nella Congregazione di stato. il controllo le, tant’è anche i vari organismi rappresentativi non potevano che appari
strature centrali rimaneva indubbiamente assai debo ci delle
bilan re forme di difesa di privilegi corporativi, ormai inadeguati a
vero che il Magistrato eamerale non verificava i
ricor so, ma la pluralità di corrispondere ai disegni di una monarchia che sempre più cer
comunità se non in presenza di un ne svolta
med iazio cava di assegnare al ceto burocratico una funzione esecutiva e
attori finiva per enfadzzare la funzione di i tutte
che quas non più di mediazione. Nel 1786 l’abolizione del Senato, del
dalla monarchia spagnola. Non è infatti un caso lude rsi a
le vertenze di una certa importanza finissero per conc Magistrato camerale, della Congregazione di stato, la riorganiz
rnato re man te zazione delle cancellerie e delle giurisdizioni amministrative la
Madrid, dove ie città, i contadi e lo stesso gove creazione degli intendenti segnavano la definitiva affermazione
nevano dei procuratori28. seconda di un sistema all’interno dcl quale il controllo sulle finanze del
L’organizzazione istituzionale affermatasi nella tutto il
ta per le comunità diventava compito istituzionale del potere centrale.
metà del ‘500 non sembra essere stata modifica
ci possano re E tuttavia queste riforme, che trasformavano le comunità da as
‘600, anche se non è escluso che nuove ricerche ale. Mutava
zion
stituire il senso di una maggiore fluidità istitu nomico della
sociazioni di privati in qualche modo anteriori allo Stato in
emanazioni periferiche di un potere superiore, non possono na
profondamente, al contrario, l’assetto socio-eco l’inarrestabile scondere il fatto che proprio all’ombra del «particolarj0 dei
Lombardia, con lo sviluppo delle aree rurali erispetto ai quali corpi» si erano sviluppati, tra ‘600 e ‘700, i gruppi sociali in
crisi delle industrie cittadine29. Processi, questi, organi finanziari grado di dare sostanza al nuovo Stato di Giuseppe 11.
si stavano rivelando ormai inadeguati sia gli subito un’invo
centrali che i corpi rappresentativi, che avevano e l’espressio L’organizzazione istituzionale veneziana, che pure si distin
luzione corporativa e tendevano a presentarsi com spagnolo. gue da quella milanese per una maggiore complessità e duttili
ne di un ceto di amministratori legati al potere na all’Austria e
Solo con il passaggio del Duca to dalla Spag tà, risolse in maniera sostanzialmente simile il problema del
controllo sulle finanze locali.
Nel corso del ‘400 Venezia rispose ai nuovi problemi di or
‘ ni», 12 (1983) e E. Verga, LA Con ganizzazione del territorio imposti dalla pènetrazione in Terra
Gr. il numero monografico di ((Studi brescia cia di Milano (1561.1759), in
ione dell’an tira provin ferma soprattutto attraverso l’azione dei rettori, presenti nei
gregazione del Ducato e l’aunniniuraz 383-40 7.
((Archivio storico lombardo», s. 3, voI. 3(1893), pp. degli A,,,barciator Incarica:, maggiori centri dello Stato e dotati di ampi poteri in civile e in
18 Cfr. A. Salomoni, Memorie storico-diplomatiche
Mda,,o inviò a diversi suoi Principi dal
d’affari, Corrispondenti e Delegati che la ritti diAlvarez Ossorio Mvariiio, Gobernadorc,,
1500 al 1796, Milano, 1806, ma soprattutto A.
Estado de Mila,, (1669-1675), in «Che,
agentes y corporaciones: la corte de Madrid y e? Centro spagnolo e periferia lombarda
30 Cfr. C. Capra, Alcuni aspetti del
riordi,,ame,,,o tributaria in Lombardia nell’eti
ron», 9 (1992), n, 17-18, pp. 183-28 8 e M. Pizzo, tcrefla,,a, in La fiscahté Ct ses unplicailons sociales, cft., pp. 3-16; C. Mozzarelli, Sovrano,
e Seicen to, in «Rivis ta storica italiana”, 104 (1992), pp.
nell’hnpero asburgico tra Cinque I Satini e amminjsiraz,o;,e locnle ,iella Lombardia tefl’s,a,,a (l749-l7J8 Bologna, 1982;
3 15-3 48. azione ipagnola, Bologna. E. Rocelli, Gb ordinamenti locali della Lombardia preunigarfa (1755-1859,), in «Archivio
29 Gr. O. Sella, L’economia lombarda durante la domin Slonco loinhijrdo» 100 (1973), pp. 171-234.
L. Faccini, La Lomba rdia fra Sci e Seflece,,tn, Milano, 1988.
1982 (ed. or, 1979) e 1
100 STEFANO TABACChI IL CONTROLW SULLE FINANZE DELLE COMUNITÀ NEGLI STATI ITALIANI 101
criminale, che però risultavano fortemente limitati dal ricorso al blema dcl controllo sulle finanze delle comunità venne in qual
diritto statutario locale e dalla volontà della dominante di intes che modo affrontato solo con la creazione del Collegio dei X,
sere un didogo con i gruppi dirigenti cittadini. L’azione dei poi XX Savi del corpo del Senato, istituito nel 1)29 col compi
rettori veniva guidata soprattutto da due magistrature centrali: to di giudicare in appello le cause relative all’esazione delle im
l’Avogaria de comun, che controllava il tstcrna degli appelli e poste cd in particolare quelle che riguardavano le comunità.
tendeva ac’ imporre una procedura estremamente lenta, che Questo organo poté esplicare una certa attività, soprattutto
ostacolava l’esercizio dei poteri rettorili, ed il Consiglio dei X, promuovendo il rifacimento dei catasti, ed ampliò il proprio
che si affermo nella seconda metà del ‘400 come massimo orga ruolo, acquisendo la competenza a giudicare in appello le sen
no di governo31. Ne derivava un sistema duttile e complesso, tenze di varie magistrature, come i Provveditori ai beni incubi,
che poneva l’accento sul ruolo politico dei rettori, ma non pre i Provveditori ai beni comunali (1562) e gli Inquisitori di Ter
vedeva forme di controllo sulle finanze locali, se si escludono raferma di qua e di là dal Mincio (1626). Tuttavia, anche l’azio
sporadici interventi normativi, come una parte del 1479, che in ne del Collegio finì per basarsi più sulla gestione giudiziaria dei
vitava le comunità a dotarsi di registri contabili. conflitti che non sull’attuazione di un reale controllo’.
La riorganizzazione del sistema fiscale e istituzionale vene Nonostante la fluidità istituzionale che caratterizza il ‘500
ziano nei decenni successivi ad Agnadello produsse importanti veneziano, il rapporto potere centrale-comunità continuò dun
mutamenti’2. Accanto al Consiglio dei X ed all’Avogaria, i cui que a sostanziarsi soprattutto nell’amministrazione della fiscali
poteri erano stati ridimensionati, acquisivano un nuovo ruolo tà, nella gestione del sistema degli appelli e nella subordinazio
nel governo della Terraferma gli Auditori nuovi, competenti ad ne dei mercati delle città suddite al sistema daziario veneziano,
ammettere all’appello le sentenze dei tribunali locali, ed il Sena MIa debolezza degli strumenti di controllo faceva però riscon
to, uno dei massimi organi politici della Repubblica, di cui era tro una profonda trasformazione degli assetti di potere a livello
no emanazione diverse altre magistrature, come i Savi di Terra locale. Nel corso della seconda metà del ‘500, infatti, le comu
ferma, incaricati di funzioni militari e fiscali”. Tuttavia, il pro- nità rurali si organizzarono in corpi territoriali, che riuscirono
ad inserirsi nella diarchia magistrature cittadine-rettori venezia
ni, ed incrinarono profondamente il predominio dei ceti diri
31 Su questi problemi cfr. G. Cozzi, Repubblica di Venezia e Stati italia,,,. Politica
genti urbani sui contadi”. In sostanza, se rimase alle magistra
e diritto dal secolo XVI al secolo XVIII, Torino, L982 e A. Viggiano, Governanti e go
ture cittadine il potere di giudicare in primo grado le cause ci
veniali. Legittùnità del potere ed esercizio dell’auta,ùd sovrana nello Stai,) veneti, della vili e se resistettero alcuni privilegi fiscali cittadini, le istituzioni
prima età moderna, Treviso, 1993. Sui reLtori eh’. dello stesso. Aspetti politici e gmrisdi rappresentative dei contadi divennero gli unici titolari della ri
zionalì dell’attività dei rettori veneziani nello Stato da terra del quattrocento, in «Società
e storia,,, 17 (1994), pp. 473-506 e Istituto di storia economica dell’Università di Trie partizione delle imposte e della gestione degli estimi per le aree
ste, Venezia e la Terraferma attraverso le relazioni dei rettori (Trieste, 23-24 ottobre
1980). a cura di A. Tagliaferri, Milano, 1981. Per una visione sintetica dell’ordinamento
veneziano cfr. 3. Maranint, Is costituzione d: Venezia dopo la serrata del Maggior Con ‘ Ch’. Archivio di stato di Venezia, Collegio
dcix poi XX Savi del corpo del Sena
siglio. Veneza-Pegia-Firenze, 1931, ancora non sostituito da opere più recenti, come to, Inventano, a cura di G. Tamba, Roma, 1977.
D. Zordan, L’ord,,,ame,,to giuridico veneziano. Lezioni di storia del diritto veneziano con 3 Ch’. 5. Zamperetti, I «sinedri dolosi». Is formazione e
lo sviluppo dei corpi terriU
una nota biblicigrafica, Padova, 1990 e Stato, società e giustizia nella Repubblica Veneta, toriah nello Stato regionale veneto tra ‘500 e ‘600, in ‘cRivista storica italiana,,, 99
a cura di G. CDzzi, 1, Roma, 1980 e 11, 1983. (1987), pp. 269-520. Per studi su singole aree cfr. M. Knapton, Il terniorio vicentiuo
32 Cfr. G. Del Torre, Ve,sezia e la Terraferma dopo la guerra di Ga,nbrai Fiscalità nello Stato veneto del ‘500 e del pruno ‘600: nuovi equilibri politici e fiscafr in Dentro lo
e am,,sinìstrazìone (1515-153W, Milano, t986. Per la fiscalità eh’. anche Il sistema fiscale Stado italico, Venezia e la Terraferma tra Quattro e Seicento, a cura di G. Cracco-M.
ve,ieio. Problc,ni e aspetti (XV-XVIII secolo), a cura di G. Borelli-P, Lanaro-F. Vecchia- Knapton, Trento, 1984. pp. -33-115; 1. Pcdenani, Venezia e lo «Stado de Terraferma». Il
CO, Verona, 1982 e L. Pezzolo, L’oro dello Stato Società, finanza e fisco nella Repubblica governo delle comunità del Territorio bergamasco (secc. XV-XVUQ, Milano, 1992; A.
veneta del secondo ‘500, Treviso, 1990. In generale cfr. C Cozzi-M. Knapton-G. Scara RossIni, Le campagne bresciane nel Cinquecento. Territorio, fisco e società, Milano, 1994;
bello, La rep.ibblica di Venezia nell’età moderna, Dal 2517 alla fine della repubblica, To M. Vigato, Gli estmn padovani tra XVI e XVII secolo, in «Società e storia,., 12
(1989),
rino, 1992. pp. 45-82 e i volumi Lisiera. Immagini docinnenti e proble,,,i per la storia di una comu
‘3 Ch’. E. Besta, Il Senato veneziano, Venezia, 1897 e C. Caro Lopez, Gli auditori mtà veneta, a cura di C. Povolo, Llsiera, 1981 e Storia di Vicenza, 3/I: L’età della Re
,iuog’i cd il dr,mi,iùi di Terraferma, in Stato, sr,cictd e giustizia, ci t., 1, pp. 259—3 I 6. pubblica Veneta (1404-1797), i cura (li E Barbieri.P. Prcto, Vicenza, 1989.
102 STEFANO TAIIACCIII
IL 10N1IIOI.LO SULLE FINANZE OELLE
t:osIuNrI-A NEGLI SlAfl ITALIANI 103
rurali. L’affermazione di questi organismi, dominati dai centri Le molteplici scmiglianze che legano Ducato di
rurali più dinamici, non arrestò certo il processo di pauperizza Repubblica di Venezia sotto il profilo economico-sociale Milano e
zione della popolazione contadina, ma ampliò lo spettro degli brano dunque aver portato ad un’impostazione sem
interlocutori delle magistrature veneziane e finì per enfatizzare blema del controllo sulle finanze locali. In simile del pro
il ruolo di mediazione del rettore veneto. Non è infatti un caso entrambe queste
realtà, la presenza di centri urbani demograficamente,
che i rettori comincino proprio in questo periodo ad emanare camente e politicamente assai rilevanti, i cui interessi economi
ordini per l’amministrazione finanziaria del territorio e ad eser cessariamente coincidevano con quelli del ceto di governo non ne
citare un qualche controllo sulle comunità dei contadi’6. E tut dominanti, spinse il potere centrale a porre l’accento delle
tavia, sembra difficile ipotizzare un reale cambiamento di rotta funzione di mediazione, che si esplicava soprattutto sulla sua
nella politica della dominante: in fondo, il rettore rimaneva an stione dei contrasti tra città e contadi. Tuttavia, il nella ge
cora quello che era stato nel ‘400, un patrizio, poco consapevo minciò a mostrare i suoi lati deboli sin dal tardo ‘600sistema co
le della realtà locale e dotato di un ristretto apparato burocrati me settecentesche non poterono che recepire, in e le rifor
co, chiamato a mediare la conflittualità locale attraverso inter meno completa, un modello orientato nel senso dellamaniera più o
venti normativi o giudiziari. tutela,
Nel corso del ‘600 il progressivo esaurimento dei ceti diri
genti urbani, la trasformazione dei corpi territoriali in aree di 4. Regno di Napoli; Sicilia e Sardegna: il trionfo della
privilegio ed i gravi problemi finanziari connessi alla guerra-di «mediazione
feudale»
Candia, che avevano provocato una massiccia vendita di terre
comunali, cominciarono a produrre tensioni e fratture non più La storiografia sull’Italia meridionale ed insulare ha
mediabii nella gestione delle comunità. Di qui una serie di in percorsi in qualche misura autonomi rispetto al resto della seguito
terventI, che miravano a rafforzare il controllo del potere cen riografia italiana. sto
trale sulle comunità, scavalcando la mediazione dei patriziati Infatti, la volontà di definire il molo della feudalità
urbani e dei corpi del contado. In particolare, l’invio in Terra ceregno spagnolo all’interno di una visione di lungo e del vi
ferma di sindaci-inquisitori, dotati di ampi poteri ispcttivi e non periodo
della storia dell’Italia meridionale ha portato ad interrogarsi
vincolati dalle complesse procedure del diritto yeneto, ed una prattutto sul problema dell’esistenza o meno di una so
serie di interventi realizzati in singole aree nel corso del ‘700 di status tra i baroni ed il ceto togato della capitale dialettica
consentirono di riorganizzare la materia fiscale, di rinnovare gli dei caratteri economici e giuridici del feudo. Il e su quello
estimi e di controllare le spese straordinarie delle comunità. Ma problema del
controllo sulle finanze delle comunità, che in questi
molti interventi rimasero episodici, a causa della mancanza di pose in forme sensibilmente diverse dagli altri Stati contesti si
istituzioni periferiche di controllo, e l’affermazione del modello sembra invece aver ricevuto grande attenzione. italiani, non
del «comune degli estimati» poté dirsi compiuta solo con la Ri Nel Regno di Napoli il controllo sulle finanze delle
voluzione francese’1. tà, qui definite università, spettava alla Sommaria38, comuni
Creata già
36 CFr. G. Cozzi, Ambiente veneziano, ambiente veneto. Governanti e governati Ji 1985, 1, pp. 161-246. Sì noti che già dal 1627
qua dal AT incio nei secoli X V-XVII, in Storia della cultura veneta, diretta da G. Aroaldi e le
notificare al Senato l’accensione di un debito. comunità di Terraferma erano tenute a
M. Pastore Stocchi, 4/2: 11 Seicento, vicenza, 1984, pp. 495-539; 1’. Dal Negro, For,ne - 38 Sulla
Sommaria è ancora utile L. hianchini,
istituzioni del discorso politico veneziano, ibidem, pp. 407-436 e, in generale, C. Povolo, di Napoli. Palermo, 1839 (reprint Bologna, 1983). Della storia delle finanze nel Regno
Da una città suddita dello Stato ve,,ezia,,o, in «Società e storia», Il (1988), pp. 269-293. di Napoli, Regia Cantero della So,nmnaria. I Conti Ma cfr. soprattutto Archivio di stato
37 Sull’esaurimento dei vecchi celi dirigenti eh. P. Ulvioni, LA nobiltà padovana delle
Roma, 1969; ML. Capograssi Barbini, Note stilla Regia università, a cura di D. Musto,
del Sei-Settecento, in «Rivista storica italiana», 104 (1992), pp. 796-840. Sui sindaci-in gno di Napoli, Napoli, 1965; vi, Comparato, C’amera della Somma ria del Re-
quisitori eh. O. Cozzi, Ambiente veneziano, ambiente veneto, cit. Sull’evoluzione sette Uffici
Aspetti dell’ideologia del magistrato nell’età moderna, e società a Napoli (1600.1 647).
centesca cfr. I. Pcdenani, Dall’a,nminntrazione patrizia all’ann,nnisirazio,,e moderna: tutta la letteratura sulla Sommaria è in R. Delle Firenze, 1974. Una disamina di
Bergamo. in «Archivio ISAP», ns 3: L’amministrazione ‘iella storia moderna, Milano, Donne, Per la storia di una magistratura
del Regno di Napoli: la Regia Camera della Sommario.
Studi e documenti tesi di dotrora.
IL C0Xflfl0 SULLE FIN4NZE DELLE COMUNITÀ
104 STEFANO TAIIACCIII NEGLI STATI (TALIANI 105
i
tutto A. Musi, Mezzogiorno spagnolo, cir. Sui perccuori cli-. G. percenori provinciali, in
riferica del govern o dell’economi a nel Mezzo giorno spagno lo: Gr. G. Galasso, Mezzogior,,o medievale e moderno, Torino,
e G. Muto, Lefinduize pubbliche napoleia,,e tra riforma e restaurazìo,xe1975, pp. 199-250
«Società e Storia”, 6 (1993), pp. 1-36. (1520-163 4), No-
106 STEFANO TABACCHI
IL CONTROLLO SULLE RNANZE DELLE
COMUNITÀ NEGLi STATI ITALIANI 107
di una politica riformistica si collocano tra il 1625 ed il 1630, periodo borbonico, l’abolizione del Collaterale (1735)
con l’operazione degli «stati discussi», che rappresentò l’unico e la rea
lizzazione, tra gli anni ‘40 e ‘60, del catasto onciario
tentativo di intervento strutturale sulla finanza delle comunità presupposti per un diverso sistema di governo, in cui fissavano i
ideato durante il viceregno spagnolo’. In sostanza, si richiedeva peso la mediazione feudale e ministeriale ed perdeva
a tutte le università di inviare una relazione (lo «stato») di cas nuova importanza il tema del controllo sulla periferia.acquistava una
sa, che, dopo essere stata esaminata da una giunta delle univer se già col catasto onciario fu possibile acquisire una ricca Tuttavia,
sità, avrebbe dovuto costituire la base per il consolidamento del di informazioni sulla gestione finanziaria delle università messe
debito e la riorganizzazione della finanza locale. Il fallimento di porre norme uniformi per la compilazione dei loro ed im
questa operazione fu completo e venne sanzionato da una serie mase irrisolto il problema di sostituire la mediazione bilanci, ri
di attacchi portati dal Collaterale alla giurisdizione della Som - con l’attività di funzionari statali periferici. Infatti, i feudale
maria, che espressero la definitiva affermazione di un sistemadi delegare una parte delle funzioni svolte dalla Sommario tentativi di
governo della periferia basato sulla mediazione del baronaggio tuzioni decentrate (intendenze) e di incoraggiare un ad isti
e degli organi politici della capitale e su una sostanziale rinun nuovo mo
vimento demanialista non ebbero esito. L’attività di
cia del potere centrale ad esercitare il controllo. Un sistema che proseguì così in maniera non lineare fino agli anni ‘80, riforma
si dimo3trò inadeguato a gestire la crisi degli anni ‘40 del ‘600, do importanti risultati, come l’incameramento di ottenen
quando, in una situazione ormai convulsa, il viceré ordinò il alcuni
stati feudali e la riorganizzazione delle amministrazioni grossi
rinnovo dei catasti delle università (1642-1643) ed invitò i loro che favoriva lo sviluppo di gruppi di borghesi sui quali civiche,
gruppi dirigenti a proporre rimedi alla disperata situazione del un nuovo rapporto centro-periferia, ma il sistema non fondare
la finanza locale (1646), ma che non venne modificato per tutto forme strutturali e lo stesso problema feudale venne subì ri
il periodo spagnolo. Infatti, anche l’accentuazione della dialetti incanalato
entro i tradizionali argini della mediazione giurisprudenziale47,
ca tra baronaggio e togati che seguì la rivolta masanelliana si -
accompagnò all’aggravamento della situazione finanziaria di Una simile situazione di controllo debole sembra caratteriz
molte università. zare anche la Sicilia, dove il controllo sulle finanze delle
La mutata situazione politico-sociale ed il ridimensionamen nità spettava al Tribunale del real patrimonio, creato nelcomu
to del ruolo politico della feudalità che si determinarono tra con il compito di gestire il complesso delle finanze pubbliche. 1569
fine ‘600 ed inizio ‘700 indussero a ripensare il problema del La capacità di quest’organo di esercitare un controllo
controllo sulle finanze delle università. Già nell’ultima fase del non solo formale era infatti gravemente inficiata dalla reale e
viceregno austriaco venne così creata una Giunta delle universi di personale e soprattutto dalla presenza di formidabili carenza
tà o del buon governo (1728), che aveva il compito di control legami
clientelari tra i ministri del tribunale e la parte del baronaggio
lare e ridurre l’indebitamento delle università, ma che venne e
soppressa nel 1733 come contropartita ai ccti dirigenti locali
della votazione di un donativo46. In seguito, nel corso del primo a,mniniitrativa in «ci10», 17 (1981), pp. 5-26 e 18 (1982), pp. 208-226. Cfr., in genera.
le, A. Di Vittorio, Gb austriaci ed il regno di Napoli;
Napoli, 1969. 1707-1734. Lefùzanze pubbliche,
poli, 1980. Sulla vendita di terre demaniali cfr. R. Villari, La rivolta antispagnola a Na 41 SuI periodo borbonico
cfr. R. Ajello, Arcana Juris, diritto e politica nel
poli. Le origini (1585-1647), Bari, 1967 e F. Del Vecchio, La vendita delle terre dema to italiano, Napoli, 1976; A.M. Rao, Il rzfonnispno Settecen
niali t’cl Regno di Napoli dal 1628 al 1648, in «Archivio storico per ‘e province napole cietà italiana, XII: 11 secolo dei lumi e delle riforme,borbonico a Napoli, in Storia della so
Milano, 1989, pp. 215-290 e P. vil
tane», 103 (1985), pp. 163-211, che avanza riserve sulla portata del fenomeno. lani, Mezzogiorno tra riforme e rivoluzione, Bari, 1962,
4 Cfr. Archivio di stato di Napoli, Regia Camera della So,nmar,a. I Copia delle in particolare pp. 87-138. Per la
situazione a fine secolo cfr. A.M. Rao, L’amaro della
upiiversùà, cii e G. Muto, Le up,iversità del Mezzogiorno, cit. ne e la questione feudale a Napoli alla fine del ‘700, feudalità. 14 devoluzione di Arno-
Napoli, 1984.
46 Gr. A. Bulgarelli Luckacs, Un tentativo di controllo del governo sulle ammim 43 Cfr, V. Sciuti Russi,
Asta-a in Sicilia. Il ministero togato ‘iella società
i trazion’ municipali dcl Mezzogiorno: la Cìunia delle Unwerraà. in «Annali delhi facoltà dei secoli XVI e XVII, Napoli, 1983. Per alcuni siciliana
aspetti della società siciliana cfr. D. Li
di lettere e filosofia deIl’Univcrsitù di Napoli”, i,s Il (1980-1981), pp. 185-190; udIi gi esu i, frnulaiarj e patrizi nella
-
Valli,, moderna, Catania, 1992 e M Vei-ga. 141 Sicilia
stessa, Ze Universitate, meridionali altinizio del regno di carlo di florbo,,e, la struttura grani. (;,-.,,,onc’ dt’i4’ud, e cultura eculiopuica tra 3i’i ,l-I
e Settecento, Iircnze, 1993.
108 STEFANO TAISACCHI
IL CONTIIOLLO SULLE
INANZE IJELLE COMUNITÀ NEGLI
STATI ITALIANI 109
del ceto mercantile maggiormente interessata alla gestione della
5. Appendice: I piccoli Stati ed i proble
finanza pubblica e del commercio dei grani. Anche in questo mi del territorio
caso la vittoria della mediazione feudale, testimoniata dalla ve-
natura patrizia che colorava i legami tra Sicilia e monarchia spa Le forme in cui la Repubblica di
la Repubblica di Lucca realizzarono Genova, i ducati padani e
gnola, si accompagnò dunque alla rinuncia del potere central
controllare le finanze locali. ea delle comunità appaiono condizionate il controllo sulle finanze
la presenza di un territorio dalle da un comune problema,
caratte
che complesse, che di per sé repugnavaristiche geo-morfologi
La vittoria della mediazione feudale fu anche più completa
centrale e favoriva la frammentazione alla presa del potere
nella Sardegna spagnola, dove le istituzioni della monarchia cat
Il caso di Genova è stato letto sottopolitic a.
tolica dovettero convivere con un parlamento fortemente ag
rà tanto da quei settori della storiog il segno della a-statuall
gressiva1 all’interno del quale era preponderante il pesa dello
durre una più generale critica del rafia che hanno inteso con
«statamento» feudale49. Il rafforzamento delle autonomie comu
di Stato applicato all’età moderna valore euristi co del concetto
nitative che si delineò a partire da fine ‘600, quando venne li. che da quelli che hanno sot
mitata l’ingerenza del feudatario nelle nomine degli amministra tolineato la dimensione internazionale
si muoveva la classe dirigente della e non territoriale in cui
tori, non si tradusse nell’attuazione di un controllo sulla finanza Repub
porto tra la dominante ed il territorio blica. In realtà, il rap
locale, almeno fino alle riforme sabaude. conobbe nel corso del
l’età moderna una profonda ristrutt
L’immagine un p0’ schematica della peiwasività della media
gibile in senso statuale, sembra urazion e, che, se non è leg
zione feudale e rogata in queste realtà andrebbe certamente sfu
maggiore interdipendenza (e quindi tuttavi a aver realizzato una
mata attraverso una più puntuale considerazione di altri ele
li) tra le due realtà. In questo quadro maggi ori legami istituziona
menti, dal peso dei gruppi dirigenti cittadini, al molo comun
vante la creazione, nel 1623, di un fu certam ente assai rile
que svolto dalla monarchia spagnola’0. Tuttavia, ragionando in Magistrato delle comunità,
contemporaneamente al progressivo
termini di modelli, appare evidente l’assenza di un reale sistema
dalla Spagna ed all’esplosione nel sganciamento di Genova
di controlli sulle finanze delle comunità, in conseguenza dell’ot
di pauperismo. territor io di gravi fenomeni
tica prevalentemente fiscale attraverso la quale Madrid guarda
Le competenze del nuovo organismo,
va alle università e della forza di quei gruppi, primo tra tutti la
vità amministrativa ed una più propria che esercitava un’atti
feudalità, che potevano farsi garanti del drenaggio delle risorse
piuttosto ampie e si incentravano mente contenziosa, erano
locali ed assicurare una relativa stabilità politica.
bilanci delle comunità e sulla verificasopratt utto sul controllo dei
e delle spese straordinarieI. Il della legittim ità dei debiti
però, come dice Grendi, «l’istanza Magist rato non rappresentò
di
spinta e sistematica»52 della Repubblica, contro llo central istico più
4 Cfr. 8, Anacra
-R. Puddu-G. Serri, Problemi di storia detta Sardegna spagnola, la volontà di salvaguardare la capacità ma espress e piuttosto
Cagliari, 1975. Per le riforme cfr. I. Birocchi-M. capra, L’istituzione dei rio e di impedire l’esplosione di conflit contributiva del territo
nitativi ù, Sardegna, in «Quaderni sardi di storia’,, 4 (luglio 1983-g consigli commisi
iugno ti sociali. I principali ri
138-158 e A. Mattone, Istituzioni e nfonne nella Sardegna del Settecento, 1984), Pn.
all’albero della libertà. Trasformazioni e continuità istituzionali nei terntor in Dal trono
i del Regno di
Sardegna dall’antico regime all’età rivoluzionaria, Roma, 1991, 1.
50 Cfr. pp. 325-419. Si Sul
Magistrato dli Comunità
J. Garda Mai-in, Monarquia catohca en Itaha Burocracsa impericl y priude l’a’umuustrazm,u’ InOJL’,nij: Genova, cfr. G. Assereto, Dall’amn,injstrazjone patrizia al
gios constitucionales, Madrid, 1992; RG. Koenigsberger, The govenn
der Philip Il ofSpain. London, 1951, e più in generale nent ofSicny un Grendi, Il Cervo e la Repubblica, in «Archivio ISAP,., 115 3, cit., ì, pp. 95-159 e E.
1469-1716, Bologna, 1982 (cd. or. Lnndon, 1969). Per una J. Ellior, lÀ Spagna ùnpenalz Una ntagI:rtratzira genovese, finanzi cir. Per un esame della legislazione, G. Benvenuto.
comparazione Berio, bollettino di Informazioni aria e di controllo il magistrato delle cmnn,,jtò, in «La
Napoli cfr. C. Mozzarelli, Strutture sociali e formazioni statuah a Milano tra Milano e
‘500 e ‘700, in «Società e storia», 1 (1978), pp. 431-463. Sui legami
e a Napoli tra in generale, C. Bftoss,, Il governo bibliogrnfiche>, 20 (1980), n. 3, PI)- 18-42. Ui-. anche,
che
tra centro e periferia attraverso le relazioni di patronage cfr. E Benign si stabilivano e Seicento, Genova 1980 e C. Donati dei magnifici: patriziato e politica
a
o, L’o,nbra del nel Seicento, in Storia della società , Genova, Piemonte, Stato dellaGenova tra &nqne
Chiesa e Toscana
rey. Ministri e lotta politica nella Spagna del Seicento, Venezia,
1991. 52 E. Grendi, Il italiana , cii., pp. 395-398.
Cervo e la Repubblica, cii., p. 7.
IL CONTROLLO SULLE FNA.%7E BELLE COMUNITÀ NEGLI STATI ITALIANI lii
110 STEFANO ThIÌACCIII
sultati della sua azione furono la realizzazione di una migliore struzione di specifiche magistrature venne attuata a partire dal
1691, quando venne istituito un Magistrato degli alloggi (1691),
integrazione del territorio e di una perequazione dci carichi fi ma il sistema si assestò solo a metà ‘700, con la creazione del
scali. Tuttavia, ancora neI ‘700, 11 Magistrato faticava ad impor
re la sua giurisdizione su diverse comunità e ad acquisire l in Magistrato del buon governo. I poteri di quest’organo, che
formazioni necessarie a praticare i riparti delle imposte. E non emanava sia atti amministrativi che vere e proprie pronunce
era solo la conseguenza delle caratteristiche del territorio e del giudiziarie, spaziavano dalla verifica dei bilanci delle comunità,
al controllo sulle elezioni di ufficiali comunitativi, alla promo
sistema economico genovese, ma anche dell’esaurimento del pa zione dell’agricoltura e delle manifatture e favorirono l’attuazio
triziato genovese in quanto ceto di governo ben testimoniato ne di una perequazione tributaria. L’influenza del modello della
dalle evasioni dei patrizi all’obbligo di essere impiegati nei reg riforma lombarda condusse anche, negli ultimi decenni del se
gimenti.
Problemi simili si ritrovano anche nei ducati farnesiano ed colo, a progettare una decentralizzazione di funzioni alle comu
nità, una riorganizzazione delle giurisdizioni ed il rafforzamento
estense, due realtà quasi analoghe per le caratteristiche di fram del Magistrato del buon governo.
mentazione del territorio, la debolezza del potere centrale e la Mentre la situazione mantovana sembra per molti aspetti si
presenza di una plurailtà di poteri comunitativi e feudali. Nel mile a quella degli altri ducati padani, in quella lucchese il po
Ducato di Parma il problema del controllo sulle finanze locali tere centrale dimostrò una capacità estremamente ridotta di
venne inizialmente risolto soprattutto dal punto di vista normati realizzare degli strumenti di controllo sulle comunità del terri
vo, emanando alcuni editti in materia di estimi e tasse53. Una vo torio». In sostanza, la creazione di un Ufficio sopra i disordini
lontà di superare gli angusti confini dello Stato cittadino si deter delle vicarie (1646) rappresentò l’unico consistente tentativo di
minò solo a fine ‘600, quando vennero create una congregazione intervenire sulle (misere) finanze locali.
per i comuni del piacentino (1670) cd una per quelli del parmen
—
In effetti, in tutti questi Stati la presenza di un territorio
se (1678). Le ampie competenze di questi organi dal controllo complesso, che favoriva la frammentazione dei poteri, la scarsa
sulla ripartizione delle imposte e sul rinnovo dei catasti a quello capacità del potere sovrano di porsi come polo di aggregazione,
—
sui bilanci delle comunità e la loro capacità di agire sia per via le complesse reti di scambi che aprivano verso l’esterno le co
amministrativa che giurisdizionale consentirono l’attuazione di munità, la stessa circolazione di modelli istituzionali diversi re
un sistema di controllo dai caratteri fortemente tutori, che espri sero estremamente arduo il controllo sulle finanze locali. Le so
meva una chiara affermazione del potere farnesiano su quei pote luzioni adottate mirarono quasi sempre a realizzare un control
ri cittadini e feudali che ne avevano a lungo condizionato le scel lo più o meno fortemente orientato in senso tutorio, ma ciò av
te. Tuttavia, l’azione delle due congregazioni non riuscì, almeno venne solo nel corso del ‘700 ed i risultati furono condizionati
fino alla metà del ‘700, a contenere l’indebitamento delle comu dalla persistente vitalità dei poteri locali, oltre che dall’esauri
nità né ad attuare un sistematico controllo sugli estimi. mento delle prospettive politiche dei piccoli Stati.
Anche nel Ducato di Modena, il potere ducale si limitò ini
zialmente a mantenere coeso un territorio fortemente frammen
tato ed affrontò il problema della finanza locale dal iumo di
vista normativo, emanando, a partirc dal 1630, un insieme di
norme sul «buon governo» delle comunità, che peraltro già
prevedevano forme di controllo contabile sui bilanci54. La co strative ,nodenesi nel XVIII secolo, Milano, 1983 e MA. Abelson, Le strutture aittuhini
si rai/ve dei Ducato d \Ioc/eua e l’ideale dcl B,,o,i Gover,,o (1737-1755), in «Rivista siori
Ca italiana» 81(1969), pp. 500-526,
“ dei Duca/i par’nensi liti/a prima metà del Sette Su Plantova cft. C. Mozzarcil,, Lo Stato gonzaghesco. Mantova dal 1382 al 1707,
Cfr. 5. Di Noto, ie trfltuzio,,i iu E.. \larin,-G. Tocci-C. MozzarcUi-A. Stella, I Ducati padani. Trento, Trieste, Torino,
. traverse. Potere e ttvrdnr, ne, Ducati
ecu io, l’a rm a, 1980 e sop ri no [ tu G Tocci, Le terre 1979; si, Lucca cft-. M. Berengo, Nobil, e mercanti nella bieco dei cinquecento, Turino,
di Parma e Pi,,ce,,za tra Se, e Settecento, Bolognai, 1985. 1965 e R. Mazzci, LI società lucchese dcl Seicento, Luce,, 1977,
CEr. C. Sancini, Lo Staio estense tra riforme e rwo/uzio,,e. Le si rullare ammvu
IL (:t)N1II0LLO SULLE HN;Nza I)ELLC COMUNITÀ NLCLI STATI ITALIANI IL]
112 5TU’MO TABACOU
Un modello radicalmente alternativo caratterizzò il Ducato
6. A no’ di conclusione di Milano e la Repubblica di Venezia, in queste realtà, infatti, il
rapida conclusione potere centrale non esercitò un reale controllo sulle finanze del
Volendo ora cercare di trarre qualche le comunità e si limitò a gestire per via giudiziaria le spinte
innanzi tutto sottolineare
da questa sommaria rassegna, bisognaado ttate per rispondete al provenienti dal basso. Mancava dunque una magistratura speci
la pluralità di soluzioni istituzionaliitaliani, di realizzare il con ficamen incaricata del controllo sulle finanze delle comunità
problema, comune a tutti gli Stati tavia, la complessità de che era esercitato (la organismi finanziari privi di un chiaro re
trollo sulle finanze delle comunità. Tutce di rilevate la presenza
edis ferente periferico, mentre aequisiva un’importanza londarnenta.
gli strumenti di controllo non impttono realtà sociali e politiche le il sistema degli appelli. MIe carenze ed all’immobilismo del
di alcuni grandi modelli, clic rifle sistema istituzionale di questi Stati faceva però riscontro lo svi
in qualche modo comparabili. cana, lo Stato del luppo di istituzioni rappresentative rurali, che pose in discus
Un primo modello, che caratterizza la Tos sione il predominio dei ceti dirigenti urbani e rese più ampio lo
là presenza di una spe
la Chiesa ed il Piemonte, si segnala per di poteri amministrativi spettro degli interlocutori delle magistrature centrali. In tal
cifica magistratura di controllo, dotata ico più o meno abbondan modo, si sviluppò una più articolata dialettica politica, che con
e giudiziari e di un personale perifer re l’afflusso al centro di sentì al potere centrale di influire sulla gestione delle comunità
te, ma comunque in grado di garanti nte ad attuare, se necessa in maniera più forte che in passato. La trasformazione delle
una quantità di informazioni sufficiebila nci, sulflindebit-amento, istituzioni rappresentative rurali in uno dei tanti corpi privile
rio, un intervento. Il controllo sui giati e la crisi delle finanze comunitative riproposero però, a
ne alle comunità di spese
sulle spese straordinarie e l’imputaziocap isaldi di questo sistema partire dalla fine del ‘600, il problema del controllo, che venne
realizzate dal centro rappresentano i llo istituzionale una situa risolto in maniera assai diversa nei due Stati. Se infatti a Vene
fortemente tutorio, che traduce a livei riti nello Stato regio zia gli interventi furono, tutto sommato, sporadici, a Milano la
zione in cui i grandi comuni cittadin inse contado cd una miriade presenza di un potere centrale dotato di più consistenti mezzi
nale hanno ormai perso il dominio sulisce il referente del potere di intervento consentì di attuare una vera e propria tutela sulle
di centri urbani piccoli e niedi costitu specificità regionali: se finanze delle comunità e di modificare i meccanismi di forma
centrale. Naturalmente contano molto le leopoldine, come il più zione dei loro ceti dirigenti
la Toscana si presenta, fino alle riformelo Stato della Chiesa ri Nel Regno di Napoli e nelle isole il controllo della feudaiità
comp’uto esempio di questo modello, ideologica e istituziona e
sull aree rurali, la carenza di strutture burocratiche periferiche,
vela uno scollamento tra—la—costruzione ti perilerici necessari ad - la mancanza, con l’eccezione della Sicilia, di una vivace vita ur
le e la capacità di dotarsi degli strumen assimilò molte soluzioni bana e la presenza di un ceto togato estremamente consapevole
attuare il controllo- mentre il Piemonte da in qualche misura del suo ruolo di cerniera tra monarchia spagnola e territori ita
dal modello francese e percorse una stra liani impedirono l’attuazione di un controllo sulle finanze delle
autoroma. istiche di questo si comunità che cvadesse dal puro ambito normativo o giudizia
Molte delle soluzioni istituzionali caratterori, di misura citta
min rio. Mancavano dunque in queste aree specifiche magistrature
stema tutorio vennero recepite in realtà ani e la Repubblica di di controllo, ed i tentativi dei grandi organi finanziari centrali
dina più che regionale, come i ducati pad forme di aggregazio di regolamentar la gestione della finanza locale ottennero risui
Genova. In questi Stati, tuttavia, il pesouniditativi, ben radicati sul tati modesti. La vittoria della mediazione feudale e giurispru
ne informali e di poteri, feudali o com inanti a porsi come polo di denziale, chiara già alla fine del ‘500, comportava infatti la ri
territorio, l’incapacità delle città domman canza di un solido appa duzione della capacità di intervento delle magistrature a vantag
attrazione sufficientemente forte, la della situazione internazio gio dei legami extralegali che la parte più forte del baronaggio
rato burocratico e i condizionamenti acità delle magistrature di e del ceto togato Potevano stabilire con Madrid. Un sistema ra
nale indebolirono notevolmente la capfinanze locali. dicalmente alternativo a quello realizzato negli Stati dell’Italia
controllo di esercitare una tutela sulle
STLF,’iNO TABACCHI IL C0S15{OLLO SULLE FINANZC OLLLE COMUNITÀ NLC.U STATI ITALIANI I 15
114
centro-settentrionale, dunque, che presentava per il potere spa ruolo del potere centrale in rapporto all’amministrazione del
gnolo diversi vantaggi, primi fra tutti quello di ottenere l’ac territorio. Le riforme settecentesche modificarono così il siste
quiescenza dei poteri locali all’aumento della tassazione e di as ma dei controlli sotto numerosi aspetti, introducendo in manie
sestare gli cquilibri della periferia su una situazione di stabilità, ra più o meno compiuta una distinzione tra atti amministrativi
ma che, ì11.a lunga, produsse la crisi della finanza locale e dei e contenziosi, ampliando e professionalizzando il personale bu
gruppi più dinamici delle comunità. Anche in questo caso le ri rocratico, ristrutturando le circoscrizioni giurisdizionali e modi
forme settecentesche portarono degli importanti mutamenti, ma ficando i meccanismi del governo delle comunità. Tuttavia, l’af
il ridimensionamento del ruolo costituzionale del baronaggio e fermazione del nuovo modello di controllo, che si accompagna
dei togati non bastò ad affermare un modello veramente alter va alla trasformazione della comunità nel «comune degli esti
nativo di controllo. matb>, poté dirsi definitiva solo con le riforme napoleoniche,
L’esistenza nei vari Stati italiani di alcuni modelli comuni che in qualche misura conclusero un lungo processo di inseri
aiuta a cogliere il nesso esistente tra le forme istituzionali del mento delle comunità in una dimensione statuale.
controllo ed i contesti economico-sociali in cui esse erano cala
te. Un nesso che risulta evidente se si considera, anche schema
ticamentz, l’evoluzione diacronica delle magistrature di control
lo. In sostanza, il problema del controllo si pose con forza. a
partire dalla seconda metà del 00, quando la crescita del peso
fiscale e la trasformazione degli assetti economici e sociali delle
varie aree misero in seria difficoltà le finanze delle comunità ed
obbligarono il potere centrale a creare specifiche magistrature
oppure a conferire ad organi già esistenti nuove attribuzioni di
controllo della finanza locale. La capacità di questi organi di ri
spondere alle finalità per cui erano stati creati va ovviamente
valutata caso per caso, ma essi svolsero certamente una funzio
ne importante nel corso del ‘600, rispondendo, con maggiore o
minore efficacia, al fenomeno dell’indebitamento comunitativo,
che coinvolse tutti gli Stati italiani, e realizzando una maggiore
integrazione delle diverse aree regionali. Con la fine del ‘600
l’emergere di nuovi gruppi economicamente dinamici in molti
centri minori e nelle aree rurali e la crisi dei ceti dirigenti urba
ni consentirono in molti Stati una riorganizzazione del control
lo sulle Enanze delle comunità, con un’accentuazione degli ele
menti tutori56. Mio stesso tempo, però, le trasformazioni sociali
e politiche che stavano awenendo negli Stati italiani segnavano
la crisi della forma comunità quale si era venuta definendo nel
corso dell’età moderna e ponevano il problema di ripensare il
56 Cr. R.P. Corritore, 11 pmcesso dì «ruralizzazinhic» in Italia IWI TCCOII X VIF-X VIII.
Versa una rcgionalizzazionc, in «Rivista di storia economIca”, 10(1993). pj,• 333-386 e so
prattutto \l. \crga, Tra Scie Settecento: ,,n’etd 1ellc pre-nfrir,ne», in «Storica,,, I (1995),
o- 1,ppE9-12I.
322 SUMMARW5
SUMMARJES 323
ted a homogeneous and uniform space, the bodies o[ which it now Community administration and control in Tuscany during
consists have preserved that free pursuit of ends whereby they ne the Restoration period
sUll emphatically politica! actors. by Stefano Vitali
\Vith the a!most Éotal lack olE studies on the history olE the Tuscan
-
Control of finances in the ancient Italian states institutions and administration during the early 1800s, this essay con
by Stefano Tabacchi ducts a prdiminary and rapid reconstmction, from a legislative point
olE vicw, olE the peripheral adminiscrations, and the mechanisms used
The problem of exerting financiai contro! over the local commu to control them, in Tuscany during the decade following the Restora
nities was of central importance in the administrative activity of the tion (1814-1825). This was a period in which institutional equiibria
Italian regional states. Of course, the capacity of the central power to ‘vere established that endured at least unti! 1848.
establish solid links with loca! ruiing groups and to establish efticient Certain administrative tasks \vere delegated to the communities,
controls wried greatly according to the socia! and politicai systems of hut the controls over these vere simultancously strengthcned. This
the variou states. The variety and the complexity of the institutional enabled the State to step up its activities, without increasing its costly
solutions adopted between the rnid-1500s and the cm] of the J700s apparatuses. The mode! olE the «minimal State» may be therefore
can be related to two broad models of contro!: one authoritutive in taken to represent the historical phase olE so-called «administrative
char-acter, strongly structured and wizh features olE outright tutelage monarchy’» in Tuscany during the first half the nineteenth century.
(Tuscany, the Papal States, Piedmont); the other more oriented
towards inediation and much less closely-knit and penetr-ative (Spa
nish Lombardy, the Venetian Terraferma and the other ‘smail states’). Administrative controls in Austrian Lombardy: the case of
Milan
by Elisabetta Colombo
Administrative tutelage in the Papal States from their origins
until the early nineteenth century There are fe’ studies on the institutiona] and administrative hi
by Gabriella Santoncini story olE the Kingdom olE Lombardy-Venetja and only sporadic atten
tion bus been paid to the theme olE contro! or to the normative and
This essay reconstwcts the main stages in the history of admini functional features olE the bodies concerned wjth it. The data col
strative tutelage in the Papa! States from the last decade of the sixte lected by this preliminary survey, centred on Milan, depict a situation
enth century unti1 the 1820s. Administrative tutelage was introduced rather different from that traditionally envisaged. The dose controls
by two legisiative measures of 1592 in order to remedy the central applicd hy the Austrians on the management of local bodies, the sy
and periphera! indebtedness of the State by means olE a ccnrra)iy su stem for che appointment olE administrators markedly census-based
pen’ised administration. politica! participation, and the ahsence from the nonethe]ess broad
This system was based OD interaction among the protagonists (so cornpetences of the cornmunes olE the authority to levy taxes and is
vereign, the Congregation of Good Government, the community), sues regulations, greatly restricted the «administrative autonomy’» or
and ìt evolved in various stages corrcsponding to the politico-ìnsthu even «self-government» that so many historians have extolled. No
tional evolution olE the Papal States. The tutelary system therefore be netheless, Milan’s strong tradition of independence, awareness olE its
came an essential feature of the constitutional sel-up of the Papal Sta individuality, as vel1 as other factors, prevented the Austrian project
tes. It acted as a cruda! link between centre and periphery, between olE standardization from being fully accomplished in the commune of
the legai and political subjects that constituted the State. Which sug Mii an.
gesrs that the administrative history of the Papa! States should be
reinterpreted so that periphery and centre are no longer treated as se
parate historical lopoi.