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PROGETTAZIONE STRUTTURALE

prof. ing. anna saetta


iuav venezia

Progettazione delle strutture in legno


MATERIALE – CLASSIFICAZIONE – DURABILITA’

Ph.D. eng. Luca Pozza


luca.pozza2@unibo.it
Dipartimento ICAM – Università di BOLOGNA

Mercoledì 11 aprile 2018


SOMMARIO

IL MATERIALE LEGNO proprietà ed aspetti


generali

CLASSIFICAZIONE DEL LEGNAME

MATERIALI INNOVATIVI A BASE DI LEGNO

ASPETTI RELATIVI ALLA DURABILITA‟


DELLE STRUTTURE IN LEGNO
INTRODUZIONE

PAGODE GIAPPONESI

CASE BARACCATE TABIA’ DI MONTAGNA


INTRODUZIONE

Centro commerciale Carrefour - Milano Chiesa S. Francesco - Imola

Palasport di Livorno
INTRODUZIONE

Sistema costruttivo
Rapporto di ricerca su progetto SOFIE CNR
IVALSA - Ario Ceccotti et a. , 2009
Xlam o CLT
IL LEGNO COME MATERIALE DA COSTRUZIONE

LEGNO  PRESENTA UN COMPORTAMENTO


MOLTO PIU’ COMPLESSO RISPETTO A QUELLO
DEGLI ALTRI MATERIALI DA COSTRUZIONE:
Calcestruzzo: Acciaio:
- Macrostruttura: omogenea - isotropa - Macrostruttura: omogenea - isotropa
- Resistenza: non simmetrica (buona a - Resistenza: simmetrica a
compressione, scadente a trazione) compressione e trazione
- COMPORTAMENTO VISCOSO - INSTABILITA’ DELL’EQUILIBRIO
- DURABILITA’ - NODI - DETTAGLI COSTRUTTIVI

Legno:
- Macrostruttura: eterogenea – anisotropa
- Resistenza: non simmetrica in trazione e
compressione ma buona a flessione
- PRESENTA SIA I DIFETTI DELL‟ACCIAO
CHE DEL CALCESTRUZZO
IL LEGNO COME MATERIALE DA COSTRUZIONE
CONFRONTO TRA LE PROPRIETÀ DEL LEGNO E DEGLI ALTRI MATERIALI DA COSTRUZIONE

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IL MATERIALE LEGNO
proprietà ed aspetti
generali
IL LEGNO COME MATERIALE DA COSTRUZIONE

FATTORI CHE INFLUENZANO LA


RESISTENZA MECCANICA DEL LEGNO

DIREZIONE DEL CARICO RISPETTO ALLA DIREZIONE DELLE FIBRE

PRESENZA DI DIFETTI

COMPORTAMENTO IGROSCOPICO – REAZIONE CON L‟ACQUA

DURATA DI APPLICAZIONE DEL CARICO – EFFETTI VISCOSI

L’influenza di tutti questi fattori può essere analizzata


osservando le particolari caratteristiche della microstruttura
e della macrostruttura del legno
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MICRO E MACRO STRUTTURA DEL LEGNO

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DIREZIONE DEL CARICO RISPETTO ALLA DIREZIONE DELLE FIBRE
LIVELLO DI TRONCO

sezione tangenziale
IL LEGNO PRESENTA
T CARATTERISTICHE
DIVERSE NELLE TRE
R DIREZIONI (Longitudinale
sezione radiale
– Radiale – Tangenziale)
INDIPENDENTEMENTE
DAL LIVELLO DI
L STRUTTURA CHE SI
CONSIDERA
sezione trasversale

LIVELLO MACROSCOPICO LIVELLO MICROSCOPICO

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DIREZIONE DEL CARICO RISPETTO ALLA DIREZIONE DELLE FIBRE

- Principalmente le differenze si hanno tra


la direzione longitudinale (definita
parallela alle fibre) ed una qualunque
direzione trasversale

- Le direzioni R e T non mostrano


apprezzabili differenze e pertanto sono
trattate assieme e definite
perpendicolare alla fibre

- NOTAZIONE: fT = fR = f90 fL = f0

DIREZIONE LONGITUDINALE: la resistenza a trazione è


maggiore di quella a compressione
DIREZIONE TRASVERSALE: abbiamo migliori prestazioni
in compressione che non in trazione in quanto le fibre
sono schiacciate una sull’altra
LA DIFFERENZA DI RESISTENZA TRA LE DUE
DIREZIONI E‟ DI CIRCA UN ORDINE DI GRANDEZZA12
PRESENZA DI DIFETTI

- nodi (residui di rami rimasti inclusi)


- cipollature (fessure anulari)
- fibratura spiralata o torta (causata dal vento)
DIFETTI - spessori da accrescimento e smussi
- fessure e distorsioni da ritiro (per la riduzione dell‟umidità)
- fratture da vento (rotture parziali di fibre)
- tasche di resina (cavità schiacciate tra due anelli)

EFFETTO DEI DIFETTI SULLA RESISTENZA DEL LEGNO


CARATTERISTICA LEGNO NETTO LEGNO CON DIFETTI
TRAZIONE PARALLELA ALLE FIBRE ft,0 80-100 MPa 10-35 MPa
TRAZIONE ORTOGONALE ALLE FIBRE ft,90 1-2 MPa 0.5-1 MPa
COMPRESSIONE PARALLELA ALLE FIBRE fc,0 40-50 MPa 25-40 MPa
COMPRESSIONE ORTOGONALE ALLE FIBRE fc,90 2-4 MPa 2-4 MPa

La riduzione di resistenza dovuta ai difetti è:


1. più rilevante in trazione che in compressione sia parallelamente che
ortogonalmente alle fibre
2. più rilevante parallelamente alle fibre che ortogonale
PRESENZA DI DIFETTI

NODI: parte dei rami inglobata nel tronco


PRESENZA DI DIFETTI
ALTRI DIFETTI:
• Fessurazioni
• Smussi
• Lesioni
• Cipollature
• Sacche di resina
• Deviazione delle fibre

gli alberi crescono spiralmente a causa dell’azione del vento


INFLUENZA DELL‟UMIDITA‟

Ritiro – Rigonfiamento

UMIDITA‟ DEL LEGNO Deformazioni – Distorsioni

Prestazioni resistenza
deformabilità

L’umidità del legno è in funzione della stagionatura che può essere


naturale o artificiale

…né avanti tre anni saranno ben secchi per uso de‟
palchi, e delle porte, e delle fenestre ...
(Andrea Palladio, libro I, Quattro Libri dell'Architettura)

Pare che Teofrasto fosse del parere che il legname non sia
mai seccato a sufficienza, …, prima di un periodo di tre anni
(Leon Battista Alberti: De Re edificatoria, libro II, cap. VI)
INFLUENZA DELL‟ UMIDITA‟

Al contrario dell’acciaio e del calcestruzzo, il comportamento del


legno dipende dal contenuto di umidità w:

w dipende dall’umidità relativa ambientale, dalla stagionatura del


legno, e dalla sezione trasversale dell’elemento legno.

Più che il valore assoluto dell’umidità sono


rilevanti le VARIAZIONI DI UMIDITA‟ del legno
RITIRO  ESPULSIONE DELL‟ACQUA
RIGONFIAMENTO  ASSORBIMENTO DELL‟ACQUA
INFLUENZA DELL‟UMIDITA‟

Gli effetti del ritiro sono differenti a seconda


della posizione in cui è stato eseguito il taglio
dell‟elemento all‟interno del tronco:
ad esempio una tavola radiale si imbarcherà
meno rispetto ad una tangenziale

Le principali deformazioni sul segato sono:


1) imbarcamento, 2) arcatura, 3) falcatura, 4) svergolamento
I valori accettabili di tali deformazioni sono indicati dalle norme per le
classificazioni a vista e a macchina

1) 2) 3) 4)
INFLUENZA DELL‟UMIDITA‟
Le proprietà meccaniche del
legno sono influenzate dall’umidità
in quanto l’acqua, quando penetra
nella parete cellulare, indebolisce i
legami che tengono appressata la
parete cellulare.

Le variazioni di umidità al di sopra


del punto di saturazione (w> 25-
30%) non hanno effetto sulle
proprietà meccaniche in quanto
riguardano solo l’acqua libera
Variazione (%) delle proprietà meccaniche per una variazione presente nei lumi.
percentuale di umidità (valori base riferiti ad una umidità del 12%)

Proprietà meccanica Variazione %


COMPRESSIONE PARALLELA ALLE FIBRE fc,0 5
Ad un aumento di umidità del legno
corrispondono valori di resistenza e
COMPRESSIONE ORTOGONALE ALLE FIBRE 5
fc,90 modulo di elasticità più bassi.
RESISTENZA A FLESSIONE fm 4
Tuttavia non tutte le proprietà
meccaniche sono influenzate allo
TRAZIONE PARALLELA ALLE FIBRE ft,0 2.5
stesso modo dall’umidità.
TRAZIONE ORTOGONALE ALLE FIBRE ft,90 2
DURATA DI APPLICAZIONE DEL CARICO

La resistenza del legno – a differenza dell‟acciaio – dipende


dalla durata di applicazione del carico

Il comportamento dei materiali derivati dal legno nei confronti della


durata del carico varia in modo molto ampio:
• Compensato strutturale: si comporta come il legno massiccio.
• Pannelli di particelle: il comportamento è influenzato dall‟orientamento delle fibre e
dalla quantità di colla. In generale l‟effetto della durata del carico è più rilevante
rispetto al legno massiccio.
CLASSIFICAZIONE
DEL LEGNAME
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNAME

Necessità di:

certificato di provenienza e omogenea classificazione delle


certificazione forestale resistenze e tipologie di legname
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNAME
LA CERTIFICAZIONE FORESTALE

La certificazione può affrontare due diverse problematiche:


- la gestione forestale;
- la rintracciabilità dei prodotti certificati o catena di custodia (chain of custody).
A livello internazionale, gli schemi di certificazione più noti ed applicati sono i seguenti:
- FSC (Forest Stewardship Council)
Si tratta di una ONG internazionale fondata nel 1993, che accredita gli organismi deputati a rilasciare la certificazione FSC
(Enti di certificazione) e fissa standard nazionali o regionali conformi a 10 principi e 65 criteri di riferimento.I criteri FSC
sono nati per le foreste tropicali, e sono in corso di adattamento alle realtà delle zone temperate. La superficie forestale
certificata FSC è pari a circa 102milioni di ettari in 81 Paesi (settembre 2008 – www.fsc-info.org).
- PEFC (Pan-European Forest Certification)
Si tratta di uno schema di certificazione nato dalle esigenze dei proprietari forestali Europei, senza peraltro
compromettere l‟indipendenza e la qualità dei criteri di valutazione, e diffusosi successivamente a livello mondiale. La
superficie forestale certificata PEFC supera i 190 milioni di ettari in 20 Paesi (già dicembre 2008 -
http://register.pefc.cz/statistics.asp).
- CSA (Canadian Standards Association)
I criteri definiti dal governo Canadese e recepiti come norma tecnica nel 1996 sono considerati ottimi per le foreste
dell‟emisfero boreale. Essi constano di criteri accettati a livello internazionale e di una forte componente relativa al
coinvolgimento sociale.
- SFI (Sustainable Forestry Initiative)
L‟American Forest and Paper Association ha sviluppato questo schema per i propri associati, rendendolo obbligatorio.
Attualmente lo schema può essere applicato anche dai non-associati, tramite licenza. Lo schema è basato su indicatori
prestazionali e risulta particolarmente adatto ad un contesto dove la proprietà privata è molto diffusa.
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNAME
LA CERTIFICAZIONE FORESTALE
Programme for Endorsement of Forest Certification schemes

Pan European Forest Certification

Il PEFC si pone come alternativa ai sistemi di certificazione esistenti, primo fra tutti quello del Forest Stewardship
Council (FSC), ritenuto inadeguato soprattutto nel caso di proprietà forestali di piccole dimensioni.
Per "certificazione della gestione forestale" si intende una procedura di verifica
riconosciuta e collaudata che conduca all'emissione, da parte di un organismo
indipendente, di un certificato che attesta che le forme di gestione boschiva
rispondono a determinati requisiti di "sostenibilità".

Un problema fondamentale nell‟applicazione dei sistemi di ecocertificazione consiste proprio nella


definizione dei criteri e degli indicatori della "gestione forestale sostenibile" (GFS), ovvero di parametri
quantitativi e qualitativi (descrittivi) che, quando periodicamente misurati o osservati, permettano di
valutare le performance ambientali e la sostenibilità dei sistemi di gestione forestale. Essendo da
sempre elemento di commercio, il legname va accuratamente selezionato in funzione della
provenienza, per evitare la distruzione delle foreste dell'Amazzonia o dell'Asia.
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNAME
LA CERTIFICAZIONE FORESTALE
Programme for Endorsement of Forest Certification schemes

Pan European Forest Certification


La certificazione PEFC attesta che
Il PEFC si pone come alternativa ai sistemi di certificazione esistenti, primo fra tutti quello del Forest Stewardship
Council (FSC),l„azienda XXX opera
ritenuto inadeguato in conformità
soprattutto nel caso di proprietà forestali di piccole dimensioni.
alle specifiche PEFC per la Chain of
Per "certificazione della gestione forestale" si intende una procedura di verifica
Custody. Ovvero gli articoli certificati
riconosciuta e collaudata che conduca all'emissione, da parte di un organismo
PEFC utilizzano esclusivamente
indipendente, di un certificato che attesta che le forme di gestione boschiva
legno di pino e abete prodotto
rispondono a determinati requisiti di "sostenibilità".
secondo i criteri di gestione forestale
Un problema sostenibile
fondamentale (il taglio del legname dei sistemi di ecocertificazione consiste proprio nella
nell‟applicazione
definizione avviene
dei criterinele degli
rispetto indicatori della "gestione forestale sostenibile" (GFS), ovvero di parametri
delle convenzioni
quantitativi e qualitativi
internazionali(descrittivi) che, quando
atte a favorire il periodicamente misurati o osservati, permettano di
valutare le performance ambientali e la sostenibilità dei sistemi di gestione forestale. Essendo da
rimboschimento
sempre elemento di commercio, e ringiovanimento
il legname va accuratamente selezionato in funzione della
provenienza, per evitaredelle foreste). delle foreste dell'Amazzonia o dell'Asia.
la distruzione
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE
Le caratteristiche meccaniche del legno Necessità di classificare
presentano una dispersione dei valori molto
grande: i valori di resistenza e rigidezza variano il legno segato
notevolmente all‟interno di una specie legnosa (altrimenti: il valore caratteristico
sarebbe troppo basso a causa
Molto di più che per acciaio e calcestruzzo a causa della dispersione dei valori).
dell‟influenza dei difetti (inconveniente che riduce
in mancanza di una classificazione efficace,
l‟uso del legno): la resistenza massima può essere
sarebbe impossibile impiegare il legno quale
fino a 5-10 volte maggiore di quella minima elemento strutturale in modo adeguato.

La procedura di classificazione del


materiale si prefigge di ottenere:
 formazione di classi di resistenza con
proprietà differenziate e valori
caratteristici affidabili.
 distribuzione dei valori delle proprietà
meccaniche più ridotta all‟interno delle
singole classi di resistenza rispetto alla
totalità del materiale (si definisce questo
effetto come “omogeneizzazione” del
materiale).
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE
La procedura di classificazione del materiale :
T Lotto Esaminato
 E‟ un processo di selezione mediante il quale R Legname Rifiutato
ogni singolo segato può essere inserito in A Classe Inferiore
B Classe Intermedia
una categoria (gruppo), così da attribuirgli C Classe Superiore
valori affidabili di resistenza e rigidezza
 Le regole di classificazione sono state
sviluppate a fronte di migliaia di prove
distruttive, mediante procedure codificate da
norme tecniche (DIN, UNI, EN, …) e decenni
di esperienza applicativa.
NOTA: la parte di coda a sinistra delle distribuzioni di resistenza è pressoché tronca: il che vuol dire che con il legno,
una volta classificato, si hanno possibilità molto remote che si abbiano resistenze più basse di quelle previste.

§ 4.4 NTC2008
“Tutto il legno per impieghi strutturali deve
essere classificato secondo la resistenza,
prima della sua messa in opera”
“I materiali e i prodotti devono rispondere ai
requisiti indicati nel §11.7”
(Procedure di qualificazione: “Materiali e
27
prodotti a base di legno”)
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE
11.7.2 LEGNO MASSICCIO

categoria profilo resistente


CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE
11.7.2 LEGNO MASSICCIO
 Profilo Resistente: di un elemento è definito
come l'insieme dei valori caratteristici
relativi a: resistenze, massa volumica e
modulo elastico che deve comprendere
almeno quanto riportato in Tab.11.7.I.
 Classe di Resistenza: di un elemento è
definita mediante uno specifico profilo
resistente unificato

NORME CHE DEFINISCONO PROFILI RESISTENTI UNIFICATI:


- UNI EN 338:2009 ed UNI EN 1912:2010, per legno di provenienza estera,
- UNI 11035:2010 parti 1 e 2 per legno di provenienza italiana
- UNI 11035:2010 parte 3 per legno di provenienza italiana Travi Uso Fiume e Uso Trieste

Le norme di classificazione indicano quali sono le caratteristiche ed i difetti ammissibili nelle diverse
classi di resistenza, per una data specie legnosa o gruppo di specie, e per una provenienza geografica.
La classificazione può essere eseguita "a vista" o "a macchina" (la norma di riferimento è la UNI
EN 14081). In entrambi i casi, lo scopo è l‟assegnazione del singolo elemento ad una categoria o a una
classe di resistenza (gruppo di tipi di legname con proprietà di resistenza simili e quindi intercambiabili).
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE
11.7.2 LEGNO MASSICCIO
Classificare un elemento di legno ad uso strutturale significa attribuire allo stesso un profilo
resistente identificato da specifico documento normativo di carattere nazionale o europeo
Il principio della classificazione visiva si basa sul fatto che
Classificazione a vista esiste una correlazione, più o meno buona, tra i singoli
criteri riconoscibili visivamente (e.g. grandezza dei nodi o
deviazione delle fibre) e le caratteristiche meccaniche del
materiale. Mediante prove di carico a rottura di elementi
strutturali di legno massiccio in dimensione reale, o sulla
Mediante regole di classificazione ogni base della lunga esperienza della classificazione visiva,
segato di una data specie legnosa viene sono definiti i valori limite per ogni singolo criterio
assegnato ad una categoria resistente in
base alle sue caratteristiche visibili
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE
11.7.2 LEGNO MASSICCIO
Sistemi di classificazione meccanica usati più frequentemente
Classificazione a macchina in Europa sono:
 la misura del modulo di elasticità (misura tramite
flessione o modulo E "statico”);

Ogni elemento viene valutato da una  la misura di parametri relativi alla propagazione di onde
macchina che determina con metodi non o vibrazioni (frequenze di risonanza, propagazione degli
distruttivi determinati parametri, in base ultrasuoni, ecc.);
ai quali lo stesso viene assegnato ad
una categoria  i metodi basati sui raggi x (il principio delle radiografie)

Impulso e misura della frequenza


Schema di prova a flessione
Dimter Grademaster 403
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE
11.7.2 LEGNO MASSICCIO
Classificazione mista

Il classificatore può avvalersi di strumentazione meccanica o


elettronica per la misurazione delle caratteristiche
ma rimane interamente responsabile dell‟attribuzione del segato
ad una categoria e non può demandarla ai risultati forniti dagli
strumenti come invece avviene per la classificazione a macchina.

le norme relative alla classificazione indicano


quali sono le caratteristiche ed i difetti
ammissibili nelle diverse classi di resistenza, per
una data specie legnosa o gruppo di specie, e
per una provenienza geografica.
la classificazione può essere eseguita "a vista" o
"a macchina"
(la norma di riferimento e la UNI EN 14081)
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE
11.7.2 LEGNO MASSICCIO
CLASSI DI RESISTENZA SECONDO UNI EN 338: 2004
Legname di provenienza estera

Denominazione legno massiccio


Per la classificazione degli elementi in legno massiccio secondo la normativa europea EN 338
si prevedono due classi di resistenza distinte:
Classe C per conifere e pioppo
Classe D per le latifoglie

La lettera che individua la classe è poi seguita da un numero che indica la resistenza
caratteristica a flessione:
C/D xx C/D indica tipo di legno (conifere o latifoglie)
xx esprime la resistenza caratteristica a flessione in N/mm2.

La classificazione avviene a vista, a macchina o con metodo misto


CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE
11.7.2 LEGNO MASSICCIO
CLASSI DI RESISTENZA SECONDO UNI EN 338: 2004
Legname di provenienza estera

I valori caratteristici:
- della resistenza a flessione,
- del modulo di elasticità a flessione (medio)
- della massa volumica
per il tipo di legno in questione devono essere
determinati in conformità alla EN 384
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE
11.7.2 LEGNO MASSICCIO
CLASSI DI RESISTENZA SECONDO UNI EN 338: 2004
Legname di provenienza estera

La classificazione della UNI EN 338 fa distinzione solo tra le Conifere (e Pioppo) -


Softwood e le Latifoglie - Hardwood:
Ad esempio, se non diversamente specificato, si può avere nella stessa fornitura
travi C24 di specie diversa; duglasia, abete, pino
MATERIALI
INNOVATIVI A BASE
DI LEGNO
LEGNO LAMELLARE

Limiti dimensionali dovuti alla


dimensione degli alberi
Legno massiccio
Limiti di resistenza dovuti alla
presenza dei difetti

Queste limitazioni sono state superate con


l‟invenzione del LEGNO LAMELLARE

Difetti  vengono rimossi i difetti maggiori e si ha


una maggiore uniformità del materiale (sia a livello
di sezione che di elemento strutturale)
Dal punto di vista probabilistico la curva di
distribuzione diventa più stretta e il valore
caratteristico è più vicino al valore medio.
LEGNO LAMELLARE

Il legno lamellare nasce da due tecniche


lamellazione  diminuire i limiti della materia prima
(ridurre i difetti)
incollaggio  aumentare i limiti dell’elemento finito
(larghezza, altezza, lunghezza, forma)
LEGNO LAMELLARE

Fino al XX secolo gli elementi


lignei venivano connessi in
modo «meccanico» attraverso
intagli di carpenteria o
connessioni metalliche

Nel 1905 brevetto Hetzer


e nascita del legno
lamellare incollato
LEGNO LAMELLARE
Il ciclo produttivo del legno lamellare
Operazioni eseguite in segheria

- essiccazione artificiale (U=12% tolleranza 2%)

- pre-piallatura delle tavole

- controllo dell’umidità

- classificazione e marchiatura

Spessore (sp.) tavole/ lamelle


Sp. max 33 mm: classe di servizio 1- 2-3
Sp.40 mm: classe di servizio 1- 2
LEGNO LAMELLARE - PRODUZIONE

A. preparazione delle tavole,


A.1 controllo dimensionale A.2 controllo dell’umidità
LEGNO LAMELLARE - PRODUZIONE

B. preparazione e incollaggio delle lamelle


B.1 formazione delle lamelle B.2 incollaggio longitudinale a pressione
DIN 68140 EN 385, 387 (temperatura ambiente 20° umidità 65%)
LEGNO LAMELLARE - PRODUZIONE

B. preparazione e incollaggio delle lamelle


B.3 piallatura e taglio della lamella B.4 disposizione nel “polmone” per 8 ore
(T° e U controllate)
LEGNO LAMELLARE - PRODUZIONE

C. Incollaggio e composizione dei pezzi EN 386

C.1 applicazione dell’adesivo


(da 400 a 450 g/m2 per la melamina, circa 500 g/m2 per l’urea)
LEGNO LAMELLARE - PRODUZIONE

C. Incollaggio e composizione dei pezzi EN 386

C.2 letti di pressaggio DIN 1057 Da 6 a 20 ore

travi dritte pressione 0.6 ÷ 0.8 N/mm²


LEGNO LAMELLARE - PRODUZIONE

C. Incollaggio e composizione dei pezzi EN 386

C.2 letti di pressaggio DIN 1057 Da 6 a 20 ore

- travi curve pressione 0.8 ÷ 1.0 N/mm²


LEGNO LAMELLARE - PRODUZIONE

D. finitura delle travi

D.1 piallatura delle travi D.2 lavorazione e impregnazione

Pre-assemblaggio della ferramenta e


pre-montaggio di parti di struttura
(prefabbricazione spinta)
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO LAMELLARE
11.7.4 LEGNO LAMELLARE INCOLLATO
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO LAMELLARE
11.7.4 LEGNO LAMELLARE INCOLLATO
Denominazione legno lamellare
Gli elementi in legno lamellare vengono identificati mediante la seguente sigla:

GL xx y GL indica il legno lamellare


xx esprime la resistenza caratteristica a flessione in N/mm2
y esprime il tipo di lamellare

In accordo con la norma di prodotto armonizzata EN 14080 il legno lamellare può essere costituito da:
1. lamelle della medesima qualità resistente legno lamellare omogeneo GL xx h
2. lamelle di differenti classi di resistenza legno lamellare composito GL xx c

La normativa infatti consente anche di produrre un elemento di legno


lamellare combinato componendo lamelle ottenute da tavole di classe
diversa, disponendo le lamelle migliori ai lembi della sezione, in modo
tale che esistano lamelle di qualità più elevata per un’altezza almeno
pari a 1/6 dell’altezza di trave (con un minimo assoluto di due lamelle)
per lato di sezione
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO LAMELLARE
11.7.4 LEGNO LAMELLARE INCOLLATO
Denominazione legno lamellare
Gli elementi in legno lamellare vengono identificati mediante la seguente sigla:

GL xx y GL indica il legno lamellare


xx esprime la resistenza caratteristica a flessione in N/mm2
y esprime il tipo di lamellare
In accordo Lamelle
con la normaC30 ft,0,l,k =armonizzata
di prodotto 18 MPa EN 14080 il legno lamellare può essere costituito da:
1. lamelle della medesima qualità resistente legno lamellare omogeneo GL xx h
Legno f m,g,k
2. lamelle di differenti
= 7+1.15 f t,0,l,k
classi di resistenza
= 28 MPa C28
legno lamellare composito GL xx c

ex
DIN
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO LAMELLARE
11.7.4 LEGNO LAMELLARE INCOLLATO

Le espressioni fornite nel prospetto A.1 possono essere usate


per calcolare le proprietà meccaniche del legno lamellare
incollato omogeneo costituito da lamelle di conifere

I requisiti fondamentali per le lamelle usati nelle espressioni


matematiche dell'appendice A sono:
la resistenza caratteristica a trazione e
il modulo di elasticità media a trazione.
La massa volumica delle lamelle è una proprietà indicativa.

Queste proprietà devono essere desunte dai valori tabulati nella EN


338, oppure derivati in conformità ai seguenti principi:
Nel caso non vengano usati i valori della EN 338, la determinazione
della resistenza caratteristica a trazione deve essere basata su prove
condotte conformemente alla EN 408 e calcolata conformemente ai
principi forniti dalla EN 384

UNI EN 1194:2000
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO LAMELLARE
11.7.4 LEGNO LAMELLARE INCOLLATO

UNI EN 1194:2000
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO LAMELLARE
11.7.4 LEGNO LAMELLARE INCOLLATO

UNI EN 1194:2000
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM

XLAM – un materiale «nuovo»

Libertà architettonica

Judenburg, Austria, Frauengasse Housing, Mark Mack Architects + Roland Hagmueller, 1998
Primo edificio a 4 piani in legno
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – un materiale «nuovo»

Altezza

London, United Kingdom,


Murray Grove Stadthaus,
Waugh Thistleton , 2009
Edificio residenziale di 9 piani interamente costruito in legno, scale e vano ascensore inclusi
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
Le prime realizzazioni in XLAM si hanno nella seconda metà degli anni ‘90
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
1996 – progetto di sviluppo per sfruttare il materiale prodotto dalle segheria producendo
pannelli strutturali massicci
1998 – prima omologazione austriaca
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
Dopo circa 15 anni la capacità produttiva raggiunge circa 1ML mc/anno
Ed il materiale oltre che in Europa si è diffuso in Canada USA Giappone
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM

L’idea

Creare un prodotto di valore dalle cosiddette


“tavole laterali” che, per dimensione o qualità,
non sono utilizzabili nella produzione di travi di
legno lamellare
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – centri di produzione
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – centri di produzione
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – centri di produzione
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – centri di produzione
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – produzione
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – produzione
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – produzione
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – produzione
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – produzione
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – produzione
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – produzione
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – trasporto e montaggio
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – trasporto e montaggio
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – trasporto e montaggio
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – qualità e certificazione
XLAM
PRODOTTO INNOVATIVO
(La prima omologazione austriaca per
l’uso strutturale risale al 1998)

GRANDE SUCCESSO

Progettista Collettività

Produttore Mercato NORME DI PRODOTTO

Costruttore Utente finale

Analisi del processo di marcatura CE di pannelli XLAM


LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – qualità e certificazione
Caratteristiche rilevanti che devono essere valutate per il rilascio dell’ETA

• Capacità portante e rigidezza relative ad azioni meccaniche:


- Flessione
- Trazione e compressione
- Taglio
- Determinazione della resistenza al rifollamento
- Creep e durata del carico
- Stabilità dimensionale

• Sicurezza in caso di incendio: • Protezione contro il rumore


- Reazione al fuoco - Isolamento acustico per via aerea
- Resistenza al fuoco - Isolamento acustico ai rumori impattivi
- Assorbimento acustico

• Igiene, salute e ambiente: • Risparmio energetico e ritenzione di calore


- Rilascio di sostanze pericolose - Tenuta all’aria
- Permeabilità al vapore - Conducibilità e Resistenza termica
- Applicazione di biocidi - Inerzia termica

• Sicurezza nell’impiego
- Scivolosità
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – qualità e certificazione
Analisi delle caratteristiche meccaniche

Configurazione FLATWISE Configurazione EDGEWISE


(Solaio) (Parete)
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – qualità e certificazione

Configurazione FLATWISE – TEST A FLESSIONE

CUAP
• Procedura di prova EN 408:2010 (Legno lamellare e legno massiccio)

• Test a flessione su 4 punti Nella pratica progettuale l’elemento piastra di XLAM


su «strisce» di XLAM viene semplificato mediante un calcolo «a strisce»
Il pannello è paragonato ad una trave semplicemente
appoggiata

• Setup di prova

79
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – qualità e certificazione

• Teoria di calcolo (I)

COLLEGAMENTO RIGIDO TRA GLI STATI

Tipica modalità di rottura a flessione


LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – qualità e certificazione
Configurazione FLATWISE – TEST A TAGLIO
CUAP
• Procedura di prova EN 408:2010 (Legno lamellare e legno massiccio)

• Teoria di calcolo EUROCODICE 5 EN 1995-1-1:2009 - Appendice B


• Setup di prova Test a flessione su 4 punti
Con carichi ravvicinati verso gli appoggi

fv,R,k = 0,7 MPa

• MODALITÀ DI ROTTURA = ROLLING SHEAR (rotolamento delle fibre)


LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – qualità e certificazione

Configurazione EDGEWISE – TEST A FLESSIONE


CUAP
• Procedura di prova EN 408:2010 (Legno lamellare e legno massiccio)
Test a flessione su 4 punti

• Teoria di calcolo

Momento d’inerzia
della sezione effettiva
• Setup di prova
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – disponibilità del materiale
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
XLAM – qualità e certificazione
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
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LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
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LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
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LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
LEGNO LAMELLARE A STRATI INCROCIATI - XLAM
ASPETTI RELATIVI
ALLA DURABILITA‟
DELLE STRUTTURE
IN LEGNO
LEGNO E UMIDITA‟

Il legno è un materiale igroscopico che tende a raggiungere


l’equilibrio con l’umidità dell’ambiente in cui si trova

E‟ FONDAMENTALE PREVEDERE LE CONDIZIONI


CLIMATICHE PREVISTE IN OPERA

L’umidità influenza:
- le caratteristiche fisico/meccaniche (kmod, classi di servizio)
- le deformazioni “interne” del materiale (ritiro, rigonfiamento)
- l’esposizione agli attacchi biotici (funghi)
LEGNO E UMIDITA‟

UMIDITA‟ MEDIA (%) DELLA SEZIONE E POSSIBILI VARIAZIONI


LEGNO E UMIDITA‟

UMIDITA‟ DI EQUILIBRIO DEL LEGNO


LEGNO E UMIDITA‟

RITIRO E RIGONFIAMENTO

Cretti (a) e distorsioni (b) da ritiro di elementi a sezione


rettangolare, quadrata o circolare in posizioni rappresentative
nella sezione trasversale:

1) ovalizzazione delle sezioni circolari;


2) distorsione della sezione rettangolare;
3) tavola tangenziale imbarcata; 5 4
4) tavola imbarcata;
5) tavola radiale; 7
6) elemento fuori cuore;
6 3
7) tavola con cuore.

2
1

a) b)
LEGNO E UMIDITA‟

ATTACCHI BIOTICI: INSETTI


CONDIZIONI NECESSARIE:
 attacco sempre possibile
 temperatura sufficiente (preferiscono il caldo)
 umidità poco rilevante

CONDIZIONI FAVOREVOLI:
 il clima caldo-umido
 il legno dell‟alburno (legno massiccio)
 il legno non lavorato

CONDIZIONI SFAVOREVOLI:
 lavorazioni (piallatura)
 adesivi strutturali
 presenza di impregnanti

QUANDO PRESENTI FACILMENTE INDIVIDUABILI


(fori, segatura)
LEGNO E UMIDITA‟

ATTACCHI BIOTICI: FUNGHI

CONDIZIONI NECESSARIE:
 temperatura > 5° (max rischio con T > 18°)
 umidita del legno > 20% (se ulegno < 20% rischio nullo)

CONDIZIONI SFAVOREVOLI:
 umidita del legno > 70%
es. Legno immerso in acqua (manca l‟ossigeno)

ASPETTI IMPORTANTI:
 con ulegno > 20% inizio degrado
 con l‟essicazione il degrado si ferma
 quando il degrado è visibile è già troppo tardi (fase avanzata)
 attenzione alle alterazioni cromatiche:
- BLU: senza conseguenze strutturali (solo estetico)
- ROSSO/BIANCO/MARRONE: degrado avanzato
LEGNO E UMIDITA‟

NOTA DI APPROFONDIMENTO SUL DEGRADO BIOLOGICO

DEGRADO DA INSETTI - CERAMBICIDI


LEGNO E UMIDITA‟

NOTA DI APPROFONDIMENTO SUL DEGRADO BIOLOGICO

DEGRADO DA INSETTI - CERAMBICIDI


LEGNO E UMIDITA‟

NOTA DI APPROFONDIMENTO SUL DEGRADO BIOLOGICO

DEGRADO DA INSETTI - TERMITI


LEGNO E UMIDITA‟

NOTA DI APPROFONDIMENTO SUL DEGRADO BIOLOGICO

DEGRADO DA INSETTI - TERMITI


LEGNO E UMIDITA‟

NOTA DI APPROFONDIMENTO SUL DEGRADO BIOLOGICO

DEGRADO DA FUNGHI DELLA CARIE – APPOGGI SU MURATURE


INDAGINE DIAGNOSTICA

ISPEZIONE STRUMENTALE – note generali


L‟ispezione strumentale è necessaria per accertare lo stato del legno all‟interno
degli elementi. In particolare è indispensabile per:
 accertare la eventuale presenza di degrado biologico interno negli elementi
apparentemente sani (degrado non visibile dall’esterno)
 accertare la eventuale presenza di degrado biologico nelle parti non accessibili
all’ispezione visiva diretta (ad es. gli appoggi nelle murature)
 accertare la dimensione delle sezioni quando non sono rilevabili in altro modo

SI DISTINGUONO LE SEGUENTI TIPOLOGIE DI INDAGINI:


 ANALISI ULTRASONICHE
 PROVA RESISTOGRAFICA
 MICROCAROTAGGIO E PROVA FRATTOMETRICA
 PROVA PENETROMETRICA (Pilodin o Wood Pecker)
 VIDEO-ENDOSCOPIA
 ANALISI IGROMETRICA
INDAGINE DIAGNOSTICA

ISPEZIONE STRUMENTALE – ANALISI ULTRASONICHE


Qualificare la morfologia dell'elemento, valutandone l’omogeneità e il grado di discontinuità, tramite
generazione di impulsi ultrasonici per trasparenza. Una indicazione sulle caratteristiche meccaniche si
ha effettuando delle misure nella direzione parallela alle fibre (con sonde da 16/20 kHz).

A VELOCITÀ SONICHE
ALTE CORRISPONDE
UNA MAGGIORE
DENSITÀ E
RESISTENZA DEL
MATERIALE
INDAGINE DIAGNOSTICA

ISPEZIONE STRUMENTALE – PROVA RESISTOGRAFICA


Individuare le variazioni di densità interne al legno, lungo un percorso preso in esame.
INDAGINE DIAGNOSTICA

ISPEZIONE STRUMENTALE – PROVA PENETROMETRICA


Valutazione delle caratteristiche meccaniche del legno mediante infissione di una sonda in acciaio temprato
rettificato (massima profondità di penetrazione: 40 mm) e misurazione della penetrazione del puntale
PROGETTARE LA DURABILITA‟
PROGETTARE LA DURABILITA‟

SCELTA DELLA SPECIE LEGNOSA

- caratteristiche fisiche/meccaniche (impieghi strutturali)


- durabilità, in funzione delle condizioni di impiego
- disponibilità di approvvigionamento
- costo
- esigenze estetiche
- attitudine all‟incollaggio (per gli elementi in legno
lamellare)
PROGETTARE LA DURABILITA‟

PRINCIPALI SPECIE PER IMPIEGHI STRUTTURALI


ABETE ROSSO
il più utilizzato in edilizia: facile reperibilità, buone caratteristiche
meccaniche, facile lavorabilità
PROGETTARE LA DURABILITA‟

ABETE BIANCO
simile all‟abete rosso, meno pregiato: accrescimento irregolare,
tendenza alla cipollatura e meno durevole
PROGETTARE LA DURABILITA‟

LARICE
grande durabilità, buone caratteristiche meccaniche ed estetiche,
utilizzato soprattutto negli ambienti esterni
PROGETTARE LA DURABILITA‟

AUMENTO DELLA RESISTENZA: SPECIE LEGNOSA

 LA DURABILITA‟ DIPENDE DALLA SPECIE


 LA DURABILITA‟ DIPENDE DALLE DIMENSIONI DELL‟ELEMENTO
 LAVORABILITA‟ / REPERIBILITA‟ / COSTO DELLA MATERIA PRIMA

EFFETTI COMUNQUE PRESENTI IN ELEMENTI ESPOSTI:


 ALTERAZIONE DEL COLORE (diventa grigio)
 ASSORBIMENTO D‟ACQUA (fessure)
 DURATA DI VITA LIMITATA (prima o poi necessaria la sostituzione)
PROGETTARE LA DURABILITA‟

AUMENTO DELLA RESISTENZA: IMPREGNAZIONE

TRATTAMENTI PROTETTIVI DI SUPERFICIE:


 profondità di assorbimento limitata
 + grande è l‟elemento da trattare  minore è l‟efficacia
 riducono ma non impediscono l‟assorbimento dell‟acqua
 richiedono manutenzione e ripristini regolari
 efficaci funghicidi e/o insetticidi  aumento della loro tossicità

CAMPI DI APPLICAZIONE:
 buona efficacia per i rivestimenti (pannelli, perline, …)
 scarsa efficacia per gli elementi strutturali
 riducono le alterazioni di colore (il legno non diventa grigio)
 protezione in fase di montaggio
PROGETTARE LA DURABILITA‟

AUMENTO DELLA RESISTENZA: IMPREGNAZIONE

CLASSE 1: semplice impregnabilità


CLASSE 4: impregnabilità molto difficile

L‟IMPREGNAZIONE DA SOLA NON ASSICURA LA DURABILITA‟


PROGETTARE LA DURABILITA‟

LA PROTEZIONE COSTRUTTIVA

RIDURRE LE AZIONI CHE PROVOCANO IL DEGRADO

 PROTEZIONE DEL LEGNO DALL‟ACQUA

 RAPIDO ALLONTANAMENTO DAL LEGNO DELL‟ ACQUA

 ADEGUATA VENTILAZIONE DEL LEGNO

 PROGRAMMA DI ISPEZIONE E MANUTENZIONE


PROGETTARE LA DURABILITA‟

CORRETTA DISPOSIZIONE DELLE TAVOLE

NO NO

SI SI

NO SI SI

CORRETTA: SBAGLIATA:
 favorire il deflusso dell‟acqua  favorire il ristagno dell‟acqua
 fessure “nascoste”  fessure “esposte”
 elementi di protezione  assenza di protezione
PROGETTARE LA DURABILITA‟

CORRETTA FORMAZIONE DI UNA TRAVE IN LEGNO LAMELLARE

NO SI
PROGETTARE LA DURABILITA‟

CORRETTA ESECUZIONE DEI COLLEGAMENTI

NO SI

NO SI
ESEMPI NEGATIVI

1. PASSERELLA PEDONALE
ESEMPI NEGATIVI
ESEMPI NEGATIVI

2. FACCIATA

Piscina
ESEMPI NEGATIVI

3. AGGETTI E TRAVI DI BORDO


ESEMPI NEGATIVI
ESEMPI NEGATIVI
ESEMPI DI BUONA PROGETTAZIONE
ESEMPI DI BUONA PROGETTAZIONE

Presenza di una copertura


Giunti che permettono il deflusso
d„acqua
Scossalina di protezione
ESEMPI DI BUONA PROGETTAZIONE

Distacco da terra
Guaine di protezione
Legni sagomati
ESEMPI DI BUONA PROGETTAZIONE

Protezione degli elementi strutturali con


un rivestimento in legno di larice sia
interno che esterno
ESEMPI DI BUONA PROGETTAZIONE
Scossaline di protezione
PROGETTAZIONE STRUTTURALE
prof. ing. anna saetta
iuav venezia

GRAZIE PER L’ATTENZIONE

Progettazione delle strutture in legno


MATERIALE – CLASSIFICAZIONE – DURABILITA’

Ph.D. eng. Luca Pozza


luca.pozza2@unibo.it
Dipartimento ICAM – Università di BOLOGNA

Giovedì 23 Novembre 2017

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