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Shinzen Young
(Il presente articolo è stato originariamente presentato oralmente da Shinzen Young come discorso di
apertura a un ritiro di meditazione Vipassana da lui condotto )
Siamo venuti qui oggi per fare una pratica chiamata Vipassana.
Vipassana è un termine in lingua Pali, uno degli antichi linguaggi dell'India
come il sanscrito. A volte Vipassana viene tradotto come "meditazione della
conoscenza" (insight meditation) perché uno dei principali effetti di questa
pratica è di dare una profonda comprensione o "insight" della natura
dell'esperienza, della natura del proprio sé, della natura di profonde questioni
(questioni universali quali il modo in cui il dolore diventa sofferenza, il modo in
cui il piacere diventa soddisfazione oppure bisogno, e il modo in cui sorge il
senso del sé).
Trovo nella scienza una metafora molto appropriata di questo particolare
tipo di meditazione. Quando studiamo una scienza sappiamo che incontreremo
dei termini tecnici. Quando incontriamo un termine tecnico non possiamo
proiettare su di esso nostri personali significati. Ascoltiamo molto attentamente
le parole precise che l'insegnante utilizza per definire tale termine. Ad esempio,
nell'inglese colloquiale, le parole forza, potenza ed energia (force, power, energy)
sono spesso usate come sinonimi, ma per un fisico esse sono definite in maniera
differente e specifica. (La forza è proporzionale all'accelerazione e alla massa;
l'energia è una forza applicata su una distanza; e la potenza è la misura di come
l'energia viene generata o consumata). In modo analogo, chiarirò alcuni aspetti
del vocabolario tecnico della tradizione Vipassana.
Un termine come "equanimità" non significa un atteggiamento freddo,
passivo o indifferente. Piuttosto significa un atteggiamento di non interferenza
con le operazioni dei sei sensi. Se provate una dolorosa sensazione al ginocchio
che tende a diffondersi, lasciate che si diffonda. Perché? Perché scoprite che è
esattamente l'interferenza con la sensazione che causa sofferenza, non la
sensazione in sé. Equanimità letteralmente significa bilanciamento, equilibrio.
Significa non spingere e non tirare il flusso dei sensi. Non significa affatto che si
debba agire senza tenere in considerazione le circostanze esterne, né implica
passività, apatia o cose del genere. L'equanimità è una totale apertura al sentire.
1 Tradizionalmente in Oriente non si parla di cinque ma di sei sensi comprendendo tra essi
anche la mente. Inoltre quello che noi chiamiamo riduttivamente senso del tatto viene definito
più ampiamente come sensazioni corporee ("feeling body").
L'equanimità è la cessazione del conflitto interno riguardo il flusso dei sei sensi:
udito, vista, odorato, gusto, sensazioni corporee e mente pensante. Essendo uno
stato di completa apertura, l'equanimità è intimamente connessa all'amore.
Quando ci sediamo per meditare tutto questo salta fuori. Perciò non
sempre ci sentiamo bene quando pratichiamo la meditazione Vipassana. In
effetti potreste sentirvi spregevoli. So che qualcuno di voi, dopo aver udito
questo, vorrà lasciare subito il ritiro. "Pensavo che la meditazione facesse
sentire bene le persone". Si, a lungo termine, ma un aspetto importante della
meditazione è di sedersi e lavorare con le cose che non ci fanno sentire bene,
qualunque esse siano. Vi aprirete letteralmente la strada attraverso di esse, una
dopo l'altra, una dopo l'altra, una dopo l'altra. Come? Semplicemente con
l'attenzione e l'equanimità, questo è tutto. Qualunque cosa salti fuori,
l'osserverete senza fare assolutamente nulla. Diventerete realmente consapevoli
e questo è tutto.
Questo processo di osservare le negatività fino alla loro estinzione è detto
purificazione. A mano a mano che lavoriamo su questi blocchi della felicità, la
nostra intrinseca felicità la natura della nostra coscienza che è fatta di gioia che
si irradia liberamente comincia ad essere evidente. Se eliminiamo lo sporco dai
vetri della finestra, il sole che è sempre presente può risplendere attraverso di
essi. La realtà spirituale, che è la natura dell'esperienza ordinaria, può
risplendere anch'essa.
Molte persone possono affermare tale realtà spirituale ma senza averne
una diretta esperienza. Esse sperimentano unicamente le loro proiezioni, i loro
desideri o le loro convinzioni senza essere capaci di vederla direttamente. Ma
ognuno ha la capacità di entrare in diretto contato con la Sorgente. Attraverso la
pratica continua e rigorosa di una meditazione rivolta alla liberazione si può
procedere in questa direzione. Ciò richiede tempo, ma il tempo passa in ogni
modo, perché non viverlo al meglio?
Per la maggior parte delle persone i sensi sono "opachi". Capite cosa
voglio dire con la parola opachi? Il vetro della finestra è opaco se è coperto di
polvere: la luce non può attraversarlo. La polvere sono l'attaccamento,
l'avversione e l'ignoranza. Quando ciò è spazzato via, i sensi ordinari diventano
letteralmente trasparenti. E' molto difficile descrivere cosa succede. Udire torna
ad essere parte del flusso spontaneo della natura, vedere torna ad essere parte
del flusso spontaneo della natura e così via per l'odorato, il gusto, le sensazioni
corporee. Sia che ciò sia piacevole o spiacevole o neutro, tutto torna ad essere
parte del "Respiro di Dio", per così dire.
Anche i processi della mente tornano ad essere parte di questo libero
flusso. Nei primi stadi della meditazione si è impegnati a superare il
vagabondare dei pensieri e a raggiungere la calma e la concentrazione
sufficienti per praticare l'attenzione. Ma avanzando lungo questa strada si
scopre che non c'è nessun bisogno di tenere la mente ferma perché l'ordinario
flusso dei pensieri che viene sperimentato non è differente dall'attività della
Sorgente. In altre parole, purificazione significa che, nell'esperienza ordinaria,
le operazioni dei sensi divengono trasparenti ed elastiche. Per la maggior parte
delle persone i sensi sono opachi e rigidi. Così non c'è da stupirsi se la gente
pensa di vivere in un mondo fatto di materia solida all'interno di uno spazio
fisso che esiste da sempre. Ma lo spazio è generato dalla Sorgente momento per
momento e noi diventiamo consapevoli di questo a mano a mano che i nostri
sensi perdono la loro rigidità e si fanno più chiari ed elastici. Letteralmente,
Vipassana significa "chiarire", o "vedere chiaramente", o "percepire
chiaramente". "Vi" significa chiaramente. Vipassana significa che le operazioni
dei sensi diventano più chiare nel duplice senso dell'espressione. Da un lato,
qualcosa diventa più chiaro quando da indefinito si fa definito; dall'altro
l'espressione indica che qualcosa che era opaco si fa trasparente. Così nella
Vipassana non dobbiamo fare nulla se non cercare di essere "definiti". Cercare
di discernere momento per momento quali sono i componenti della nostra
esperienza.
Questa può apparire una pratica banale. "Che gran lavoro. Mi siedo qui e
così divento chiaramente consapevole che ho un prurito da qualche parte, o che
c'è un suono che attira la mia attenzione. E' così?" Ma quando tutti i componenti
dell'esperienza diventano sufficientemente definiti, quando si raggiunge una
chiarezza cristallina su cosa esattamente succede momento per momento, allora
i sensi diventano letteralmente trasparenti, cioè privi di sostanza. E, come ho
detto, una realtà che è aldilà del tempo e dello spazio può brillare attraverso di
essi. Si diventa capaci di sentire la Sorgente come un puro "divenire" che
continuamente plasma il tempo, lo spazio, se stessi e il mondo, istante per
istante. Tecnicamente ci si riferisce a questo stato come a una intuizione
dell'impermanenza. Bene, una volta che avrete raggiunto questo stadio non vi
annoierete mai più, ve lo prometto.
Ora lasciatemi dire qualcosa di più sulla comprensione. Nella Vipassana
arrivate a comprendere le cose più importanti attraverso una attenta
osservazione di voi stessi. Anche qui c'è una analogia con la scienza. Quando si
guarda in un microscopio si scoprono cose che non si potrebbero vedere ad
occhio nudo. Non c'è modo di sapere che il nostro corpo è fatto di miliardi
cellule. Non importa quanto attentamente osservate il vostro corpo, non potrete
mai vederlo. Ma potrete arrivarci guardando attraverso un microscopio e
potrete capire qualcosa di profondo e fondamentale sulla natura della vita. E'
quella che si chiama teoria cellulare ed è alla base della biologia e della
medicina moderne. Il microscopio è uno strumento che estende la
consapevolezza e ci porta a vedere cose che esistono sempre ma che non
possiamo vedere ad occhio nudo. Analogamente, la pratica dell'attenzione, la
pratica della concentrazione che siete qui venuti a sviluppare è una
esplorazione del vostro mondo interiore come il microscopio è una
esplorazione del mondo esteriore. Vi porta a vedere i livelli più sottili di una
struttura che è altrimenti assolutamente invisibile ma che è molto importante.
Ad esempio, se osservate, potrete essere capaci di vedere che il dolore è
una cosa e che la resistenza al dolore è qualcosa di diverso e che quando le due
vanno insieme abbiamo l'esperienza della sofferenza. Possiamo dire che la
sofferenza è uguale al dolore moltiplicato per la resistenza. Potrete essere capaci
di vedere che ciò è vero non solo per il dolore fisico ma anche per il dolore
emotivo e che è vero non solo per i piccoli dolori ma anche per quelli grandi. E'
vero per ogni tipo di dolore indipendentemente da quanto grande o da cosa sia
stato provocato. Dovunque c'è resistenza c'è sofferenza. A mano a mano che
vedete questo, raggiungete la comprensione sulla natura del "dolore come
problema" e appena ottenete questa comprensione cominciate ad essere più
liberi. Cominciate a realizzare che finché vivrete non potrete evitare il dolore. Il
dolore fa parte del nostro sistema nervoso. Ma certamente possiamo imparare a
fare esperienza del dolore senza trasformarlo in un problema. Senza
trasformarlo in sofferenza, senza sfuggirlo e senza bloccare la perfezione del
momento.
Se non avete mai meditato, forse vi sentite completamente persi riguardo
a quello che dico. Potete anche pensare che dico cose senza senso. E c'è una
buona ragione per farlo. La maggior parte della gente, nel momento in cui si
rende conto di provare un dolore fisico o emotivo, lo ha già trasformato in
sofferenza attraverso la resistenza ad esso. In ogni forma di esperienza, la
resistenza inizia al livello dei processi preconsci. Perciò l'idea che si possa
provare dolore sia esso fisico o emotivo senza che ciò sia un problema appare
privo di senso per la maggior parte delle persone che continuamente
sperimentano che laddove c'è dolore c'è anche sofferenza. La differenza tra
dolore e sofferenza e la relazione tra essi è invisibile per la persona media che
ha bisogno di una sorta di "microscopio" uno strumento che estenda la
consapevolezza per osservare il dolore più e più volte durante stati di
profonda concentrazione fino a cominciare a distinguere che il dolore è una
cosa e che la resistenza è qualcosa d'altro e che quando i due vanno insieme si
soffre, ma quando c'è solo il dolore non si soffre. Il dolore fa semplicemente
parte della natura. Fluisce liberamente come una increspatura sulla superficie di
un lago o come il vento che passa tra gli alberi. Allora si diventa capaci di
"sentirsi in vacanza" anche in mezzo al dolore. Non si ha più bisogno di andare
in montagna o al mare. Naturalmente ci si può anche sentire in vacanza mentre
si prova piacere o in mezzo a sensazioni neutre. Questo è un esempio di
comprensione profonda. E' qualcosa che non si può scorgere ad occhio nudo.
Posso parlarvi di questo e voi potete credermi oppure no. Se, invece,
osserverete da voi stessi abbastanza a lungo e abbastanza in profondità,
scoprirete da soli che è davvero la verità. E' una scoperta importante? Aspettate
la prossima volta in cui soffrirete per qualuque motivo e ve ne ricorderete.
Un'altra faccia della comprensione si riferisce al proprio senso di sé. Ci
sono cose che è bene e utile conoscere riguardo a come il senso di sé si
manifesta momento per momento. Pensiamo che esista "qualcosa" dentro di noi
chiamato sé, ma osservando più attentamente scopriamo che c'è una attività
chiamata personalità che sorge e scompare come parte del libero flusso della
natura. Questa attività chiamata personalità è fatta di determinate idee e di
determinate sensazioni corporee che, momento per momento, ci danno il senso
di "Io sono". Quando queste idee e queste sensazioni corporee sono accolte con
completa consapevolezza e interferenza zero, allora si prova una meravigliosa e
paradossale esperienza. Ovviamente, se avete completa consapevolezza e zero
interferenza verso quelle idee e quelle sensazioni corporee che in un
determinato momento vi danno il senso dei "Io sono", allora potete dire che
state lasciando la vostra personalità esprimere completamente se stessa. D'altra
parte, qualunque cosa stiate sperimentando mantenendo completa
consapevolezza e interferenza zero, questa esperienza diventa chiara nel
duplice senso dell'espressione come detto precedentemente. Essa, cioè, diventa
perfettamente definita ma diventa anche trasparente. Così la personalità
pienamente sperimentata è un'onda trasparente piuttosto che una particella
opaca. Il sé pienamente sperimentato è un "divenire" piuttosto che una "cosa" e
perciò viene a volte chiamato "nonsé". Una volta compreso questo, il senso del
sé diventa elastico come gomma e si può espanderlo o contrarlo senza sforzo
con il flusso degli eventi. Potete pensarlo come un sé elastico che può essere
grande o piccolo a seconda delle circostanze, un vivo e vibrante puro "divenire"
chiamato personalità. Così potete imparare a completare la vostra personalità
e, imparando questo, imparate anche, a volte, a lasciare andare la vostra
personalità. Un sé elastico può essere grande come l'intero universo e avvolgere
ogni cosa e può essere piccolo come un niente e conoscere uno stato di assoluto
riposo, di vera pace e serenità.
Così, attraverso questa pratica, aggiungiamo attenzione (consapevolezza
specifica) ed equanimità (non interferenza con la consapevolezza) all'esperienza
ordinaria. Come risultato otteniamo purificazione, ossia il superamento dei
blocchi che impediscono la felicità e raggiungiamo degli "insights", ossia una
profonda e multisfaccettata comprensione della natura della nostra esperienza.
Di conseguenza cosa succede? Diventiamo più forti e diventiamo liberi.
Otteniamo un senso di libertà che è indipendente dalle circostanze e un senso di
felicità incondizionato.
Questo processo in cui si sviluppa un senso di felicità indipendente dalle
circostanze è molto stimolante ma in realtà non rappresenta che la metà del
percorso spirituale: la metà che si riferisce a quanto uno riesce a diventare
libero. L'altra metà del percorso, che è ugualmente importante, dipende da
quanto si riesce a "buttarsi" nel mondo. In aggiunta all'attenzione coltivata con
la Vipassana, si coltivano anche stati di Amorevole Benevolenza e di
Compasssione e si trasformano questi stati soggettivi in azioni oggettive a
beneficio degli altri.
Si potrebbe dire che attraverso la meditazione dell'attenzione si gratta via
dalle pareti dell'anima il vecchio e sudicio strato di vernice e attraverso la
pratica quotidiana dell'amorevole benevolenza se ne stende uno nuovo e
brillante.
Ci sarebbe molto da dire sullo sviluppo dell'Amorevole Benevolenza e
della Compassione e sugli stretti legami tra l'amore e il cammino spirituale. Ne
parlerò più avanti durante il ritiro. Per ora è sufficiente dire che, attraverso
l'attenzione e l'equanimità, la vera sostanza del sé senziente diventa porosa,
trasparente, elastica e vibrante. Diventando porosa può essere imbevuta da tutti
i sapori, diventando trasparente può assumere tutti i colori, diventando elastica
e vibrante può risuonare su ogni nota. Attraverso l'Amorevole Benevolenza e le
relative meditazioni, si può intenzionalmente conferire al proprio centro
senziente una determinata colorazione, un sapore, una nota di calore umano e
di compassione. Essa si diffonderà continuamente all'esterno influenzando
sottilmente l'ambiente circostante e al livello delle azioni si tradurrà in varie e
spontanee manifestazioni di servizio a beneficio degli altri.