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Giulio Cesare
Ascesa di Cesare e agonia della
Repubblica
Un popolare di
nobile discendenza
• Negli anni in cui Pompeo e Crasso dominano la
scena di Roma, avvia la propria ascesa politica
Gaio Giulio Cesare.
• Cesare, nato nel 100 ac, apparteneva alla più
antica aristocrazia della capitale: la sua famiglia
d’origine discendeva dalla gens Iulia: si vantava
infatti di discendere niente meno che da Enea, il
mitico progenitore dei romani, attraverso suo
figlio Iulio.
• Ma Cesare era anche nipote di Gaio Mario e
questo ne faceva quasi naturalmente un esponente
della parte popolare. Scelta che confermò
sposando la figlia del mariano Cinna nell’83 ac.
Una sfolgorante carriera
Cesare, in cambio dell’appoggio dei Un patto personale, non ufficiale, ma che ebbe grandi ripercussioni sulla vita
•
politica romana.
due
Cesare, che ambiva al Il patto permise ai triumviri di diventare padroni di Roma, sottraendosi al
nelle elezioni al consolato. controllo delle istituzioni, in particolare nel Senato.
consolato, aveva capito che
un’alleanza con i due più PROMETTE
influenti personaggi di
Roma, più ricchi e più A CRASSO
potenti di lui, avrebbe potuto Che, una volta console,
garantirà vantaggi finanziari
aprirgli la strada verso il per i suoi colleghi cavalieri
governo.
• Rivolse per questo a Crasso e A POMPEO
Che, una volta console,
Pompeo una proposta
approverà una legge per la
originale: un patto segreto, distribuzione delle terre ai
con l’obiettivo di dividersi le suoi veterani.
un progetto lucidissimo
Tornato in Gallia, nel 55 a.C. Cesare effettuò un primo sbarco La sottomissione della Gallia si rivelò meno facile del previsto.
esplorativo in Britannia, nel 54 a.C. una seconda incursione portò Nell’inverno del 53-52 a.C. una grande coalizione di popoli gallici diede vita a una
le truppe romane sino al Tamigi. sollevazione antiromana: diverse tribù si unirono, guidate da un solo generale,
Dopo aver fatto costruire un ponte di barche, attraversò il Vercingetorìge, capo degli arverni, in grado di tenere testa a Cesare.
Reno, penetrando per alcune miglia in territorio germanico.
La battaglia decisiva si svolse nel settembre del 52 a.C. intorno al centro fortificato di
Alesia (nei pressi dell’attuale Digione), dove Vercingetorìge si era asserragliato ed era
Due operazioni poco significative sul piano militare, ma stato raggiunto da altre forze galliche, che a loro volta circondarono l’esercito romano
suscitarono a Roma grande impressione, portando alle stelle la assediante.
fama di Cesare.
Fu la più difficile, ma anche la più risolutiva fra le vittorie di Cesare, che nonostante
la posizione sfavorevole riuscì ad avere ragione di un nemico molto più numeroso.
Vercingetorìge fu inviato a Roma e tenuto in carcere per ben sei anni, in attesa di
sfilare durante il trionfo di Cesare, quindi venne decapitato.
Gli anni 51-50 a.C. furono dedicati a spegnere gli ultimi focolai di rivolta. L’intera
campagna era costata alla Gallia un milione di morti e altrettanti furono i galli ridotti in
schiavitù: un genocidio di proporzioni inaudite, persino in una cultura abituata alla
guerra come quella romana.
Verso la guerra civile
Tensioni tra Cesare e Pompeo
Negli anni della conquista della Gallia, molte cose erano cambiate a Roma.
Il grande prestigio accumulato da Cesare e la forza che gli derivava dal controllo di un
esercito vasto e a lui legatissimo preoccupavano l’Aristocrazia, che si sentiva minacciata
da quella concentrazione di potere nelle mani di una sola persona; cercò quindi
protezione in un’altra figura dotata di un’influenza e di risorse paragonabili a quelle di
Cesare: Pompeo.
Anche Pompeo intravedeva l’avvicinarsi della resa dei conti con il suo alleato nel
triumvirato: lo capiamo dal fatto che al termine del triumvirato, ricoperto nel 55 a.C.,
Pompeo si guardò bene dal recarsi in Spagna, nel timore che la situazione precipitasse e si
rendesse necessario un suo immediato intervento
Intanto la campagna contro i parti dell’altro triumviro, Crasso, si risolse in un fallimento: nella
battaglia di Carre, combattuta nel 53 a.C., l’esercito romano subì una disastrosa sconfitta:
Crasso cadde prigioniero e fu ucciso.
Egli si mostrò comunque conciliante: dal suo quartiere invernale nei pressi di
Ravenna si dichiarò disposto a sciogliere il suo esercito, a patto che lo stesso
facesse Pompeo.
Scoppia la guerra civile
Cesare aspettò le decisioni del senato nei pressi di Rimini, sul Rubicone, il fiume che segnava il
confine settentrionale tra la Gallia Cisalpina e il territorio di Roma e che non poteva essere
oltrepassato dai generali romani senza prima sciogliere il proprio esercito.
Lì i tribuni della plebe lo raggiunsero per informarlo che la sua richiesta era stata respinta.
Contro Cesare venne persino varato un provvedimento che concedeva pieni poteri ai consoli per
agire in difesa della repubblica, il che equivaleva a dichiarare Cesare stesso un nemico dello
stato.
Cesare si decise allora per un atto di forza: pronunciando secondo la tradizione la frase
Alea iacta est (“Il dado è tratto”), passò il fiume ed entrò con l’esercito in Italia. Era il
gennaio del 49 a.C. e iniziava con quel gesto una nuova guerra civile.
Questa scelta colse di sorpresa Pompeo e gli ottimati che, mentre i cesariani dilagavano nella
penisola, preferirono lasciare l’Italia e trasferirsi in Grecia, costituendo una sorta di governo in
esilio.
La scelta di abbandonare l’Italia era politicamente rischiosa e ben presto si ritorse contro:
Roma restava il centro del potere legittimo, e la fuga degli avversari diede a Cesare l’opportunità
di rientrare per breve tempo in città, radunare ciò che era rimasto del senato e farsi nominare
console per l’anno 48 a.C., regolarizzando in tal modo la propria posizione.
A quel punto era lui il legittimo detentore dell’autorità, mentre i suoi avversari erano dei
ribelli privi di qualsiasi riconoscimento formale.
La vittoria di Cesare e la morte di Pompeo
Dopo una fulminea campagna, che nello stesso anno 49 a.C. annientò le truppe fedeli a Pompeo
presenti in Spagna, e un brevissimo soggiorno a Roma, nei primi mesi del 48 a.C. egli aveva a sua volta già
raggiunto la Grecia.
A Farsàlo, una località della Tessaglia si svolse lo scontro decisivo. Pompeo fu sconfitto, fuggì dal
campo di battaglia con un pugno di fedelissimi e si imbarcò alla volta dell’Egitto.
In Egitto, Pompeo sperava di ricevere ospitalità dal re Tolomeo XIII, ma quest’ultimo lo fece
assassinare, contando di ottenere la benevolenza di Cesare. Così, quando poco Cesare giunse ad
Alessandria, capitale dell’Egitto, Pompeo era già morto.
Qui Cesare venne coinvolto nella contesa che opponeva i due sovrani del paese, lo stesso Tolomeo e
sua sorella, la regina Cleopatra, che il padre Tolomeo XII aveva destinato congiuntamente alla
successione ma che erano presto entrati in conflitto.
Cesare prese le parti di Cleopatra , ma nel precipitare degli eventi rimase assediato per nove lunghi
mesi, fino all’estate del 47 a.C., nell’immensa reggia di Alessandria.
Alla fine prevalse la fazione legata a Cleopatra, nel frattempo divenuta amante del generale romano:
dalla relazione nacque anche un figlio, detto Cesarione.
Al momento di lasciare l’Egitto, Cesare impose sul trono la donna, non senza avere stanziato nel
paese consistenti truppe di occupazione che dovevano evitare il ripetersi di nuovi disordini mentre lui si
apprestava a proseguire la sua campagna contro i pompeiani.
Il lungo strascico
Erano truppe guidate dai figli del grande generale scomparso o da altri
oligarchi anticesariani.
Cesare intervenne così in Asia Minore, stroncando nel 47 a.C. presso
Zela, nell’odierna Turchia orientale, , figlio di Mitridate. A Tapso,
nell’attuale Tunisia, sconfisse nel 46 a.C. le truppe guidate dall’antico
avversario Catone (che per non cadere nelle sue mani si uccise a Utica, da
cui il soprannome “Uticense”).
Si diresse poi in Spagna, dove nella primavera del 45 a.C., a Munda
(presso l’attuale Cordova), si combatté la battaglia decisiva, la più difficile
tra le vittorie di Cesare nella guerra civile.
Il breve governo
di Cesare
Quella di attribuire la cittadinanza agli abitanti dei
territori conquistati divenne una pratica regolare.
La congiura
Il giorno delle Idi di marzo (il 15 marzo secondo il calendario romano) del 44
a.C., appena giunto in senato, Cesare fu circondato da un gruppo di
congiurati guidati da Mario Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino, due ex
pompeiani graziati dal dittatore, e fu ucciso con 23 pugnalate.
Dopo l’uccisione di Cesare fu ben presto chiaro che la sua morte aveva
posto le premesse per una nuova, violentissima guerra civile.