la politica coloniale della Gran Bretagna avviò i territori coloniali verso una sempre più ampia autonomia
amministrativa, premessa per l’ulteriore progresso verso l’indipendenza politica; a questo risultato pervenne
egualmente la politica, tipica della Francia, che mirava all’assimilazione, cioè teoricamente alla progressiva
completa fusione fra la madrepatria e le colonie.
Le élite così formatesi assunsero come propri gli ideali e i metodi politici occidentali ma allo stesso tempo
rivendicarono, con particolare vigore nel mondo arabo e in Asia, le proprie tradizioni, facendosi interpreti
presso e contro i governi coloniali delle aspirazioni all’indipendenza e promuovendo la creazione di
movimenti che variamente contribuirono a dare progressiva diffusione nelle masse agli ideali nazionalistici.
La pressione delle rivendicazioni, disordini, tumulti, sollevazioni popolari, anche violente, e talora
manifestazioni organizzate di resistenza passiva o non-cooperazione (Gandhi), contribuì in misura rilevante
ad accelerare il processo indipendentistico; a tale meta si giunse in alcuni casi attraverso una guerra di
liberazione nazionale (Indocina e Algeria ne furono gli esempi più drammatici)
Le istanze decolonizzatrici provennero specialmente dai partiti e dai movimenti di sinistra, in quanto la
dottrina socialista e poi l’elaborazione leninista del marxismo condannavano l’espansione coloniale
considerandola come un aspetto e un fondamento essenziale del capitalismo.
Nella Prima guerra mondiale le popolazioni asiatiche e africane si erano schierate con le potenze dell’Intesa
Al termine del conflitto, specie in Asia e nel mondo arabo si annunciarono richieste di maggiore libertà e
autonomia, quasi a compenso del contributo recato alla vittoria
a favore dei Neri d’America e d’Africa si levarono dagli USA le voci del movimento panafricanista
(➔ panafricanismo), iniziatosi al principio del secolo.
Nella Carta della Società delle Nazioni si affermò il principio che i governi coloniali dovessero «assicurare
un equo trattamento agli indigeni» (art. 23), mentre l’art. 22 creò l’istituto del mandato, nei cui successivi
sviluppi può scorgersi l’inizio concreto del processo di decolonizzazione.
si formarono nuove aggregazioni - il movimento dei paesi non allineati e il gruppo dei 77 paesi in via di
sviluppo, basate su fattori di carattere politico ed economico. Per parte loro, al crollo dei rispettivi imperi
coloniali, i paesi europei reagirono in maniera differente: mentre il Regno Unito mantenne stretti legami
economici con i paesi decolonizzati attraverso il Commonwealth (➔), altri paesi (Francia, Olanda e Belgio)
tentarono di impedire il distacco delle colonie ricorrendo a repressioni militari.
nascita di Stati formalmente indipendenti e sovrani, ma ancora condizionati dal passato coloniale.
Essi, specie in Africa, ereditarono i confini delle antiche colonie, che spesso non tenevano conto degli
elementi geografici, sia fisici sia umani. Sono così risultati politicamente divisi territori unitari per motivi
naturali o etnici, determinando coabitazioni forzate di gruppi umani diversi e rivali o un frazionamento di
gruppi legati da storia e cultura comune e da economie complementari.
Asia
In Asia la d. precedette, nell’insieme, l’analogo processo nel continente africano.
1946 - Asia mediterranea - parte dell’Impero ottomano, la Siria e il Libano conseguirono nel l’indipendenza.
Nello stesso anno
1923 - cessò il mandato britannico sulla parte della Palestina eretta in regno di Transgiordania; l’altra parte
fu divisa nel 1948 fra il nascente Stato di Israele e la Transgiordania (dal 1949 Giordania)
1967 - la Gran Bretagna si ritirò da Aden - indipendenza dello Yemen del Sud (unificatosi nel 1990 con lo
Yemen del Nord nella Repubblica dello Yemen).
Asia orientale
15 agosto 1947 - L’India cessò di essere britannica - nascita dell’Unione Indiana a prevalenza indù, e
del Pakistan, a prevalenza musulmana, Ceylon (Srī Lanka) e Birmania (Myanmar) dal 1948
1949 – indipendenza Indonesia olandese. Ancora più drammatico il processo della d. nell’
1971 - indipendenza Baḥrain, l’emirato del Qaṭar, la federazione degli Emirati Arabi Uniti, nel
1997 e 1999 - ritorno alla sovranità cinese di Hong Kong, colonia britannica, e di Macao, ex colonia
portoghese.
2002 - indipendenza Timor Est, ex colonia portoghese annessa nel 1975 dall’Indonesia
Africa
decisione dell’Assemblea generale dell’ONU sulla sorte delle ex colonie italiane: la
1952 - Eritrea unita all’Etiopia in forma federativa, ma poi privata di qualunque autonomia (avrebbe
acquistato l’indipendenza nel 1993).
1957 - colonia britannica della Costa d’Oro - assunse il nome di Ghana - con esso si fuse il Togo Britannico.
Nell’Africa nera francese la strada verso l’indipendenza fu aperta dalla costituzione della Comunità
Francese (1958), cui non aderì la sola Guinea; gli altri territori ebbero lo status di repubbliche autonome
1962 - Uganda.
dal territorio del Ruanda-Urundi amministrato dal Belgio, nacquero i due Stati indipendenti del Ruanda e
del Burundi. L’
1964 - Nyasaland (con il nome di Malawi) e la Rhodesia del Nord (con il nome di Zambia); in Rhodesia del
Sud la minoranza bianca proclamò unilateralmente l’indipendenza nel 1965 - 1980 poté nascere
lo Zimbabwe.
Nel corso degli anni 1970 si compì la cosiddetta seconda indipendenza dell’Africa, conquistata dai territori
già portoghesi con la lotta armata: nel
1975 - Mozambico, arcipelago di Capo Verde, São Tomé e Principe, Angola, isole Comore (a eccezione
di Mayotte, rimasta legata alla Francia),
1976 - le Seychelles
1977 - la Repubblica di Gibuti
1973 - Bahama
1974 - Grenada
1978 - Dominica
Oceano Indiano
Oceania
1962 - Samoa occidentali
1970 - Tonga, Figi
1978 - isole Salomone, già britanniche, isole Tuvalu, staccatesi (1975) dalle Gilbert, indipendenti dal 1979
con il nome di Kiribati; nel