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APPUNTI FILE AUDIO 1

Centro attenzione uomo come individuo titolare di diritti e come soggetto portatore di interessi e di
doveri in una dinamica tra singolo e collettività

Discorso di Mattarella nel febbraio 2019 — centro accoglienza e integrazione richiedenti asilo Matteo
Ricci Roma

- Dignità della persona — art 2 e 3 costituzione

- Immigrazione come fenomeno epocale che irrompe ovunque

- Immigrazione esigenza di essere regolato e normato a livello globale — Globalizzazione dal basso

- Esigenza di uno sforzo corale da organizzazioni internazionali

Circa 232 milioni i migranti nel mondo circa 3,3% della popolazione mondiale

Fenomeno immigratorio —Movimento come fatto sociale totale — 1924 Marcel Moss

Rapporto verso l’esterno — emergenza migranti

Riguarda tutti proprio per questo dovrebbe essere un fenomeno conosciuto da tutti —Italia i cittadini
hanno una visione dei fatti diversa da quella che realmente è all’interno del loro stesso stato

Germania e Svezia sono più realisti nel definire le dinamiche sull’emigrazione

Calo degli arrivi ma aumento ostilità dei cittadini italiani

Diminuito di 7 rispetto l’anno 2016

Luglio 2016-luglio 2017 circa 19761 ingressi in Italia

2017-2018 circa 220 al giorno

In europa sono stati 67122 arrivi — l’anno prima quasi il doppio — fonte organizzazione internazionale
delle migrazioni

In Italia si crede che gli extra comunitari siano il 25% della popolazione — realtà 7 %

Flop solidarietà europea — da molti è sostenuto che si necessita di una riforma al regolamento di
Dublino (Atto giuridico che disciplina la situazione dei richiedenti asilo)

Capi di stato e di governo sostengono che si arrivato il momento di discutere quanto previsto dal
regolamento di Dublino per quanto riguarda il Paese di primo arrivo ovvero quello che impone allo stato
di sbarco la presa in carico del migrante

Forte richiesta di distribuzione più equa dei migranti —

Italia nel 2018 poco più di 12 mila persone ridistribuite

Paesi meno arrivi Paesi blocco di Visegrad —Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria (retta dal capo di
governo di destra Victor Orban ha segnato negli ultimi anni un tasso pari a zero di ricollocazione —
politica estremamente restrittiva)

Profilo statistico territoriale — fondazione Moressa rapporto 2018 immigrati in veneto continuano a
crescere oltre il 10% della popolazione

60% ricongiungimento famigliare

Gli occupati 11% del totale producono un decimo del PIL regionale

Tra i nuovi ingressi 1/4 viene dalla Romania

Oltre il 24% di incremento come altre regioni

1/5 dei nuovi nati in veneto è straniero

Richiesta permessi di soggiorno concessa per:

11% per motivi di lavoro

16% per motivi umanitari

61,6 % ricongiungimento familiare

Altre comunità più presenti sul territorio veneto oltre i rumeni— marocchini, cinesi, albanesi e moldavi

Verona è la provincia con più stranieri, poi Padova e Treviso. Città Venezia, Verona e Padova

A livello lavorativo si concentrano prevalentemente

40% servizi

28% manifattura

13% ristorazione

— 9,8 % PIL regionale

Emerge l’aspetto che l’aumento degli stranieri regolari è in stretta correlazione con il potenziale del
Veneto in termini di attratività

Presenza immigrati è stabile e porta un forte contributo

Art 2 costituzione
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni
sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà
politica, economica e sociale

L'articolo 2 tutela i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali dove si svolge
la sua personalità.

Diritti inviolabili dell’uomo connaturati alla natura dell’uomo — inviolabili (parlamento non può limitarli o
modificarli) e intangibili

Legati alla natura democratica dello Stato

I diritti inviolabili sono infatti quelle posizioni giuridiche da ritenersi essenziali per qualsiasi forma di
convivenza associata. Esse sono insite nella stessa natura umana e vengono tutelate a prescindere da
qualsiasi legge, costituzionale o meno.

I diritti inviolabili sono dunque imprescindibili, ed ogni modifica atta a limitarli non rappresenterebbe una
semplice revisione costituzionale, bensì un vero e proprio sovvertimento dello Stato repubblicano.

Essi sono riconosciuti sia all'uomo come singolo (diritto al nome, all'onore, alla libera manifestazione del
pensiero), sia come membro di formazioni sociali (diritto di associazione e di riunione ecc.).

Inoltre i diritti fondamentali, per poter essere qualificati come tali, non possono essere oggetto di
revisione costituzionale, dato che che rappresentano una impalcatura essenziale di ogni forma di Stato
repubblicana, sono indisponibili, intrasmissibili ed irrinunciabili da parte dei loro titolari e, non da
ultimo, sono imprescrittibili.

L'articolo 2 è una vera e propria norma di apertura, che consente di attribuire i connotati di diritto
fondamentale anche ad altre libertà e valori personali non espressamente tutelai dalla Costituzione che,
per i mutati costumi sociali, richiedono un riconoscimento pari a quello dei diritti espressamente
delineati, come ad esempio il diritto alla riservatezza informatica.

Viene dunque declinato il principio generale del libero sviluppo della personalità, in radi di integrare le
singole norme costituzionali sui diritti. La stessa Corte Costituzionale ha d'altronde spesso ribadito tale
concetto, sia basandosi sull'articolo in esame, sia richiamandosi ad esso per attribuire rango
costituzionale ad ulteriori diritti fondamentali riconosciuti in trattati e convenzioni internazionali.

Tra i vari diritti fondamentali è tuttavia spesso operare un bilanciamento, onde valutare quale tra i due
meriti prevalenza. Per citare un esempio, si può fare riferimento alla contrapposizione che sovente si
presenta tra diritto di cronaca e diritto alla riservatezza, che ha reso necessario chiarire come il diritto di
cronaca debba presentare i requisiti di verità, continenza e pertinenza.

Fra i diritti della personalità più comuni si suole annoverare il diritto alla vita ed alla integrità fisica, il
diritto all'integrità morale (ovvero le prerogative che connotano la personalità di una persona, come il
decoro, l'onore, il prestigio e la reputazione), il diritto all'immagine (tutelato dall'articolo 10 c.c., secondo
cui è data la possibilità di impedire ad altri di far uso o di abusare della propria immagine), il diritto al
nome (articolo 22 Cost., nonché dai primi articoli del codice civile, che provvedono a garantire l'uso del
proprio nome e dello pseudonimo.

Natura aperta articolo 2 — diritti inviolabili non compresi nel 1948 ma che con il passare del tempo si
sono aggiunti — diritto riservatezza, obiezione di coscienza e identità personale.

Strumenti di tutela a livello interno — rigidità delle costituzioni che non permettono cancellazioni o
modificazioni . No riserva di legge o di giurisdizione — solo la legge decide e solo giudice decide
sull’applicazione di tali diritti. Art 24 costituzione riconoscimento a tutti diritto di agire in tutela dei propri
diritti e interessi legittimi — corpo giudici autonomi e indipendenti— 101 e 104 costituzione. Possibilità
di richiedere alla corte costituzionale il sindacato di legittimità costituzionale delle leggi che disciplinano i
diritti inviolabili dando preminenza alla fonte primaria che è la costituzione.

Strumenti di tutela a livello internazionale —tutelati ampiamente attraverso atti e convenzioni.


Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo 1948 tutela diritti umani.

Il 10 dicembre 1948, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani. La Dichiarazione è composta da un preambolo e da 30 articoli che
sanciscono i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona. I diritti
dell'individuo vanno quindi suddivisi in due grandi aree: i diritti civili e politici e i diritti economici, sociali
e culturali. Libertà, uguaglianza, dignità. No valore vincolante —> Mera raccomandazione base per i
seguenti atti e convenzioni.

Patto sui diritti politici

Patto sui diritti economici, sociali e culturali 1966

Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale del 21 dicembre 1965

Convenzione sull’eliminazione di tutte le discriminazioni riguardante le donne del 18 dicembre 1979

Convenzione sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989

Istituzione corte penale internazionale istituita a Roma nel luglio 1998 — conferenza diplomatica di
Roma

Consiglio di Europa:

Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali definita CEDU
nata a Roma nel 4 novembre 1950 entrata in vigore nel 1953 3 settembre

Italia ratifica con la legge 4/8/1955 n 848

Contempla una serie di aspetti istituzionali e procedurali del sistema di protezione dei diritti dell’uomo. In
questa convenzione sono elencati i diritti fondamentali che ogni stato si impegna ad assicurare
testualmente a tutte le persone sottoposte alla loro giurisdizione.

Tra cui:

- Diritto alla vita art 2

- Divieto della tortura art 3

- Diritto alla libertà e alla sicurezza della persona art 5

- Libertà pensiero, coscienza e di religione art 9

Con protocolli aggiuntivi sono stati aggiunti:

- Diritto alla proprietà

- Diritto all’istruzione

- Diritto di libere elezioni a scrutinio segreto

Per far si che questi diritti vengano rispettati è stata istituita la Corte Europe dei Diritti Umani per la
tutela delle relazioni e dei diritti inviolabili commessa eventualmente dagli stati membri.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è un tribunale internazionale con sede a Strasburgo, in Francia.
La Corte si compone di un numero di giudici pari a quello degli Stati membri del Consiglio d’Europa che
hanno ratificato la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà
fondamentali. A oggi, la Convenzione è stata ratificata da quarantasette Stati.

Ogni persona fisica, ogni organizzazione non governativa o gruppi di privati che ritengano di essere
vittima di una violazione da parte dello Stato di uno dei diritti e delle garanzie riconosciuti dalla
Convenzione o dai suoi protocolli Convenzione europea per la salvaguardia dei Diritti dell’ Uomo può
introdurre un ricorso davanti alla Corte Europea (il diritto alla vita, il divieto di tortura, il divieto di
schiavitù e dei lavori forzati, il diritto alla libertà e alla sicurezza; il diritto ad un equo processo, il diritto al
rispetto della vita privata e familiare, le libertà di pensiero, coscienza, religione, espressione, riunione e
associazione, il divieto di discriminazione, il divieto di abuso dei diritti, ecc..).

CONTRO CHI SI PRESENTA IL RICORSO?

Contro uno o più Stati membri della Convenzione che si ritiene abbia/no violato la Convenzione europea
dei Diritti dell’Uomo. L’atto o gli atti contestati devono essere emanati da un’autorità pubblica di uno o
più Stati membri La Corte non può esaminare le doglianze dirette contro dei singoli o contro delle
istituzioni di diritto privato, come le società commerciali

— Italia più volte condannata per l’estrema lentezza dei processi civili e penali in violazione di
ragionevole durata dei processi.

TRATTATO DI MAASTRICHT — Trattato sull'Unione Europea

Articolo F

1. L'Unione rispetta l'identità nazionale dei suoi Stati membri, i cui sistemi di governo si fonda- no sui
principi democratici.

2. L'Unione rispetta i diritti fondamentali quali sono garantiti dalla Convenzione europea per la
salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950, e quali
risultano dalle tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri, in quanto prin- cipi generali del diritto
comunitario.

3. L'Unione si dota dei mezzi necessari per conseguire i suoi obiettivi e per portare a compimento le sue
politiche.

TRATTATO DI AMSTERDAM
Stabilisce il principio in forza del quale l’unione si fonda sui principi di libertà, democrazia, rispetto dei
diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e dello stato di diritto. Principi che sono comuni a tutti gli
stati membri.

Art 3 costituzione

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di
razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto
la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Si applica a cittadini, stranieri e apolidi — corte costituzionale sentenza 54 1979

Per quanto concerne il presente articolo, al primo comma viene posto il principio dell'uguaglianza
formale tra i cittadini, quale regola fondamentale di ogni Stato di diritto.

Il secondo comma sancisce invece il principio dell'uguaglianza sostanziale, secondo cui è compito
preciso dello Stato rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che di fatto limitano la libertà e
l'uguaglianza dei consociati. Obbligo finalizzato a far si che tutti i cittadini possano avere le libertà
garantite dalla costituzione. No forme di discriminazione, anzi deve impedirlo — illegittimo sotto il
profilo costituzionale.

Premesso che la norma non si riferisce in realtà solo ai cittadini italiani, ma a qualsiasi persona, essa ha
valenza generale e si riferisce a tutte quelle ipotesi in cui è necessario che situazioni uguali siano trattate
in maniera uguale, e che situazioni diverse siano trattate in maniera diversa.

Quanto al principio di uguaglianza formale, trattasi della pari soggezione di tutti i cittadini al diritto,
senza alcuna distinzione. Tale riconoscimento implica che tutte le Autorità e di poteri dello Stato sono
egualmente soggetti alla legge. Ciò non toglie che possano essere previste disciplina differenziate per
casi particolari, come l'art. 6 Cost., che impone di tutelare le minoranze linguistiche.

Come anticipato, il divieto di discriminazione va interpretato in una duplice accezione:

• le leggi, anche quando riferite a gruppi determinati, non possono avere carattere personale o
singolare, a meno che non esistano giustificate ragioni (si pensi alle leggi di interpretazione
autentica con efficacia retroattiva);

• il principio di uguaglianza non vieta in assoluto trattamenti differenziati, ma impone discriminazioni


irrazionali o irragionevoli.

Il principio di ragionevolezza è infatti un naturale corollario del principio di uguaglianza, ed esige che le
norme dell'ordinamento, in tutte le loro forme, siano adeguate al fine perseguito. Esso rappresenta
pertanto uno stringente limite alla discrezionalità del legislatore. Le norme irragionevoli possono essere
infatti oggetto di falcidia costituzione anche e soprattutto per irragionevolezza.

La Corte Costituzionale, nel valutare la ragionevolezza, si serve del c.d. tertium comparationis, al fine di
avere un parametro di riferimento.

La verifica della ragionevolezza comporta l'indagine sui suoi presupposti, la valutazione della
compatibilità tra mezzi e fini, nonché l'accertamento dei fini stessi.

Per quanto riguarda l'uguaglianza sostanziale, essa implica che lo Stato si adoperi effettivamente ed
efficacemente per assicurare la parità dei diritti. Il legislatore è dunque tenuto ad azioni positive per
impedire che il sesso, la razza, la lingua, la religione, le opinioni politiche e le condizioni personali e
sociali diventino causa di una discriminazione di fatto.

Applicazione principio uguaglianza articolo tre:

Applicazione uguaglianza giuridica dei sessi — Art 48 attribuzione diritto di voto alle donne

Parità nel campo lavorativo e familiare.

Articolo 101 Costituzione


La giustizia è amministrata in nome del popolo.

I giudici sono soggetti soltanto alla legge.

La giurisdizione è una delle tre funzioni tipiche dello Stato e consiste essenzialmente nel potere di dare
concreta attuazione alle norme dell'ordinamento giuridico. Essa viene attribuita a particolari organi dello
Stato, in posizione di terzietà ed imparzialità, che rappresentano il potere giudiziario.

Il principio di cui al primo comma sottolinea che la funzione giurisdizionale rappresenta un'articolazione
dello Stato-comunità ed è svolta imparzialmente, senza alcuna dipendenza dallo Stato e dai suoi
apparati.

I corollari dell'indipendenza, imparzialità, professionalità e soggezione unica alla legge, che connotano
la magistratura, esprimono la volontà del costituente di ribadire il principio di separazione dei poteri
ed il collegamento diretto della funzione giurisdizionale alla sovranità popolare.

Lo stesso popolo viene in alcune ipotesi chiamato direttamente a svolgere la funzioni giurisdizionale,
come dinanzi alla Corte d'Assise, in veste di giudice popolare, o come giudice onorario, nei casi
previsti dalla legge.

AUDIO 2 APPUNTI

PRIMAVERE ARABE — fenomeno storico, politico e sociale definito in modo giornalistico dal mondo
occidentale per indicare le rivolte che sono sorte nei paesi arabi nel dicembre 2010.

Giorni della rabbia e della collera

Effetto domino — partiti con la Tunisia con la rivolta dei Gelsomini — poi in Egitto —poi in Libia — infine
nello Yemen

Consisteva in scioperi, cortei, marce, manifestazioni motivate dalla endemica corruzione di quei paesi,
dall’assenza di libertà individuali, mancanza di diritti umani, estrema povertà

— fame + aumento dei prezzi dei beni alimentari

Iniziò il 17 dicembre 2010 — quando un fruttivendolo tunisino si diede fuoco per protestare contro il
sequestro della sua merce da parte della polizia. Si passò a un fenomeno di massa (tipo Primavera di
Praga).

Ha determinato nei paesi citati sopra situazioni di instabilità sociale e politica da determinare l’esodo di
massa dei loro cittadini verso le sponde nord del mediterraneo.

In seguito delle primavere arabe a causa dell’instabilità in Libia si scatenò una guerra civile (un attacco
armato) a seguito della risoluzione 1973 consiglio sicurezza nazioni unite 17 marzo 2011.

La risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, relativa al conflitto in atto in Libia
all'inizio del 2011, è una misura adottata il 17 marzo 2011. La risoluzione del Consiglio di Sicurezza è
stata proposta da Stati Uniti, Francia, Libano e Regno Unito.

La risoluzione chiede "un immediato cessate il fuoco" e autorizza la comunità internazionale ad istituire
una no-fly zone in Libia e a utilizzare tutti i mezzi necessari per proteggere i civili ed imporre un cessate il
fuoco.

No fly-zone rispettata quindi Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti iniziarono un’operazione militare per
cercare di riportare la pace — operazione definita Odissea all’alba / Odyssey Dawn.

Primavere arabe + guerra Libia circa guerra Siria.

Trattato che disciplina il fenomeno migratorio all’interno dell’Unione Europea.

Trattato di Dublino — in forza al quale si gestisce il diritto di asilo.

Convenzione sulla determinazione dello stato competente per l’esame di una domanda di asilo
presentata in uno stato delle comunità europee.

Il regolamento di Dublino II determina lo Stato membro dell'Unione europea competente a esaminare


una domanda di asilo o riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra (art.
51). Esso rappresenta la pietra angolare del sistema di Dublino, costituito dal regolamento Dublino II e
dal regolamento EURODAC, che istituisce una banca dati a livello europeo delle impronte digitali per chi
intende presentare richiesta di asilo e per chi entra irregolarmente nel territorio dell'Unione Europea. Il
regolamento di Dublino mira a "determinare con rapidità lo Stato membro competente [per una
domanda di asilo]"e prevede il trasferimento di un richiedente asilo in tale Stato membro. Lo Stato
membro competente all'esame della domanda d'asilo sarà lo Stato in cui il richiedente asilo ha fatto il
proprio ingresso nell'Unione europea.

Uno degli obiettivi principali del regolamento di Dublino è impedire ai richiedenti asilo di presentare
domande in più Stati membri (cosiddetto asylum shopping). Un altro obiettivo è quello di ridurre il
numero di richiedenti asilo "in orbita", che sono trasportati da Stato membro a Stato membro. Tuttavia,
poiché il primo paese di arrivo è incaricato di trattare la domanda, questo mette una pressione
eccessiva sui settori di confine, dove gli Stati sono spesso meno in grado di offrire sostegno e
protezione ai richiedenti asilo. Attualmente, coloro che vengono trasferiti in virtù di Dublino non sempre
sono in grado di accedere a una procedura di asilo. Questo mette a rischio le garanzie dei richiedenti
asilo di ricevere un trattamento equo e di vedere le proprie richieste d'asilo prese in adeguata
considerazione.

Non è unico, ci sono altri trattati che regolamentano la richiesta d’asilo per i migranti

Trattato 15 giugno 1990

Trattato di Dublino 2 del 2003

Regolamento Dublino 3 2013 — tutti membri tranne Danimarca

Atti rilevanti per il fenomeno migratorio

Convenzione di Schengen 15 giugno 1985— libera circolazione

Trattato di Roma 1957 — unione doganale e area di libera circolazione di persone, cose e capitali

Trattato di Maastricht 7 febbraio 1992 — sicurezza politica estera e comune

Soltanto con il consiglio europeo di Salonicco del giugno 2003 si è sancito definitivamente a livello
continentale il principio che l’immigrazione clandestina è problema europeo che va combattuto con
idonee misure comunitarie.

Italia — Decreto legislativo 286/1998 stabilisce principio che lo straniero presente nel territorio italiano è
tenuto comunque all’osservanza degli obblighi della normativa vigente nel territorio italiano.

Necessario governare questo fenomeno sia a livello europea sia a livello interno.

Montesquieu — la libertà è fare tutto ciò che la legge consente

Legalità

Accoglienza

Sicurezza

Rispetto dignità umana

Solidarietà

Pacifica convivenza sociale

Obiettivo comune — ottenere contesto nazionale ed europeo una immigrazione regolare basata sulla
capacità di accoglienza dei singoli stati.

+ Dignitoso inserimento dello straniero nel mondo lavorativo e nell’ingresso di integrazione sociale.

Legge 11 luglio 2002 n 189 Bossi-Fini


Straniero poteva rimanere nel territorio solo se munito di un contratto regolare di lavoro

La nuova legge in materia di immigrazione e asilo, entrata in vigore nel mese di settembre 2002, influisce
notevolmente sulla materia d'asilo, modificandone alcune procedure. In particolare, vengono istituite
Commissioni territoriali, col compito di determinare lo status di rifugiato - sono previsti 20 giorni di
tempo dalla presentazione della domanda alla decisione di pima istanza. Inoltre, viene introdotta la
possibilità di un riesame dell'eventuale decisione negativa in prima istanza dalla stessa Commissione,
integrata da un membro della Commissione nazionale per l'asilo.

Gli altri nuovi aspetti introdotti da questa legge, sempre in materia d'asilo, riguardano l'introduzione della
protezione umanitaria per coloro i quali, pur non rientrando nella definizione di rifugiato ai sensi della
Convenzione di Ginevra del 1951, necessitano di una forma di protezione sussidiaria poiché in fuga da
guerre o da violenze generalizzate; e l'istituzione del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo
che consentirà il consolidamento delle attività di assistenza e protezione a sostegno dei richiedenti asilo
e rifugiati, già avviate con successo nel 2001 nell'ambito del Programma Nazionale Asilo (PNA).

Fenomeno immigrazione — comporta notevoli mutamenti all’interno di una società

Causa-effetto dei cambiamenti del nostro assetto sociale —nostro essere come stato

Italia — crescono Xenofobia e razzismo, movimenti estrema destra

Determinati da una mancata conoscenza dell’altro e una carente apertura mentale e culturale — PAURA

Diritti e doveri devono essere riconosciuti in maniera tassativa ed obbligatoria a tutti cittadini e apolidi

Testo unico immigrazione 25 luglio 1998 n.286— stabilisce che allo straniero clandestino devono
comunque essere riconosciuti i diritti fondamentali della persona che derivano dal diritto e convenzioni
internazionali

Allo straniero regolarmente soggiornante vengono riconosciuti anche i diritti civili al pari del cittadino
italiano in quanto partecipe alla vita pubblica e quindi è necessaria una parità di trattamento sotto
molteplici aspetti.

Articolo settembre 2018 Sergio Romano


Per molto tempo i governi europei hanno trattato il problema dell’immigrazione con rassegnazione e una
buona dose di egoismo nazionale. Sapevamo che l’Africa era diventata un enorme serbatoio di vite
umane ansiose di lasciare il loro continente per cercare fortuna in Europa. Sapevamo che le crisi
mediorientali avrebbero scaricato sulle nostre coste qualche milione di profughi. Ma ogni Paese cercava
soluzioni nazionali e sperava di scaricare il problema sulle spalle degli altri.

Il trattato di Dublino, con cui l’ Unione Europea decise che la richiesta di asilo doveva essere indirizzata
alle autorità del primo sbarco, è diventato per molti Paesi un alibi perfetto. Quando in Italia sbarcò una
prima ondata di tunisini, quasi tutti diretti verso il Paese dove viveva il maggior numero di amici e
congiunti, la Francia di Nicolas Sarkozy chiuse la porta di Ventimiglia. La Gran Bretagna era una meta
desiderata, ma il governo britannico riuscì a ottenere che le prime pratiche amministrative venissero
fatte a Calais piuttosto che a Dover. Quando la Turchia accettò di vendere la propria ospitalità a caro
prezzo (quasi sei miliardi di euro in due versamenti) per accogliere due milioni e mezzo di migranti, ci
dimenticammo che il Paese di Erdogan non era un modello di democrazia. Non mancarono iniziative
che avrebbero giovato all’Europa e avrebbero fatto di Gheddafi il poliziotto del Nord Africa.

Il trattato che Silvio Berlusconi firmò con il leader libico a Bengasi nell’agosto del 2008 era certamente
discutibile sotto il profilo umanitario, ma poteva essere migliorato. Non è stato altrettanto possibile,
invece, sostituire Gheddafi, quando tre grandi Paesi occidentali (Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti)
decisero di abbandonarlo ai suoi nemici e spalancarono ai migranti africani le porte del Mediterraneo.
Non mancò nemmeno chi cercò di rendere le migrazioni meno inquietanti ricordando che avrebbero
permesso di affrontare meglio la crisi della natalità in alcuni Paesi europei. Fu uno degli argomenti usati
dalla cancelliera Merkel quando decise di accogliere 800 mila siriani. L’analisi era giusta, ma anche le
cose giuste, quando sono dette nei momenti sbagliati, producono effetti negativi. I profughi giunti nella
Repubblica federale nel 2015 sono diventati la palla al piede della cancelliera tedesca nei suoi quotidiani
duelli con una forza politica, Alternativa per la Germania, che odora di nazismo.

Questo è il contesto in cui i partiti populisti e sovranisti hanno cominciato a raccogliere e a interpretare
gli umori della pubblica opinione (parallelismo fenomeni xenofobi + estrema destra contrari alla
migrazione regolare e irregolare). Quanto più ogni Paese si dimostrava privo di una politica efficace,
tanto più i sovranisti potevano riempire il vuoto lasciato dai governi e proclamarsi interpreti autorizzati
della volontà popolare. Il problema delle migrazioni non è il solo fattore che ha contribuito alla diffusione
del populismo. Nel corso dell’ultimo decennio, gli effetti della grande crisi finanziaria del 2008, alcune
sgradite ricadute della globalizzazione, le incertezze provocate dalla Brexit e un certo malessere della
Commissione di Bruxelles hanno ingrossato la legione populista. Ma niente ha favorito l’ascesa dei
sovranisti quanto il problema dell’immigrazione.

Non sembra che i governi abbiano imparato la lezione. Oggi si parla più frequentemente di politica
comune e di rafforzamento delle frontiere europee. Ma nella pratica di ogni giorno la reazione al singolo
caso è ancora strettamente nazionale. Ne abbiamo avuto una dimostrazione quando all’Aquarius (una
nave ben nota alle cronache italiane) e ai suoi 58 migranti è stato impedito lo sbarco a Marsiglia. Non
credo che i sovranisti, dopo avere conquistato il potere in alcuni Paesi, cercheranno di trovare insieme
una ragionevole soluzione del problema. La paura dei migranti è diventata il terreno su cui è cresciuta la
loro pianta e continueranno a innaffiarla probabilmente con una sgradevole e crescente dose di
razzismo. Tocca quindi alla Commissione e al Parlamento europeo prendere l’iniziativa per affrontare la
crisi soprattutto là dove sono le sue origini. Negli scorsi giorni l’ex presidente del Parlamento europeo,
Antonio Tajani, ha proposto un Piano Marshall per l’Africa. La ricetta è stata usata troppo
frequentemente, spesso a sproposito. Ma in questo caso potrebbe finanziare nel continente africano
strutture e istituzioni capaci di dare ai giovani in patria il futuro che oggi cercano altrove.

TEMI

— primavere arabe come cause delle immigrazioni

— rivedere il trattato di Dublino

— guerra civile libia

— rapporto tra migrazioni e natalità — calo nascite dovuto arrivo migranti

— avanzata di movimenti populisti e xenofobi contro immigrazione

— esigenza di un piano Marshall per l’Africa, per intervenire in loco per evitare che questi soggetti
affrontino le attraversate verso il continente Europeo

STEFANO ALLEVI

Scritto ottobre 2018 cerca di dare delle risposte esaurienti e complete sul tema dell’immigrazione

Fenomeno migratorio è una medaglia a due facce. Molti sottovalutano alcuni aspetti.

Esiste il fenomeno di emigrazione la cui prospettiva è il paese di partenza e un fenomeno di


immigrazione cioè del paese di arrivo o di approdo. È possibile affermare e sostenere che gli immigrati
sono anche degli emigrati dal loro paese.

1. Perchè ci muoviamo? Primo approccio: noi oggi ci muoviamo molto più che in passato. Ciascuno
di noi in realtà è nomade. Homo sapiens 60000 anni fa hanno lasciato l’africa per il medio oriente e
20000 anni fa sono arrivati in europa —> nessun europeo è veramente nativo dell’europa. Ci
muoviamo in relazione all’innovazione tecnologica. Oggi muoversi è molto più comodo e veloce.
Facilità di spostamento 2017 1,200,000,000 di spostamenti transnazionali — spostamenti
velocissimi di idee, merci, denaro. Mobilità oggi è diventata quasi uno status symbol. Immigrazioni
sono fenomeni circolari. Esempi: Gran Bretagna ogni due persone che escono ne entra 1. In Francia
il rapporto è pari. Spagna più soggetti emigranti che immigrati. Italia 2017 circa 200000 emigranti
italiani 119000 emigrati stranieri 40000 stranieri sono andati via dall’Italia. Ci muoviamo perchè è
molto più facile, è molto più semplice, gran diffusione di mezzi di trasporto, per scambio di idee,
informazioni, per le merci, per cultura. Immigrati si muovono per esigenze diverse.

2. Perchè si muovono loro? Push factors —Fattori di spinta sono molteplici: la guerra nei paesi di
origine, la fame, le dittature, le persecuzioni etniche, religiose, politiche, le ingiustizie subite in
seguito delle persecuzioni, le diseguaglianze palesi, le calamità naturali e lo sfruttamento delle
risorse per conto terzi. Sono circa le stesse che hanno determinato le primavere arabe. Allievi
sostiene che le differenze di reddito siano un fattore determinante, pesano ma non sono tra le cause
decisive di spostamenti tra un continente all’altro Africa - Europa. Italia PIL procapite 30507 annui,
Europea quasi 40000 annui. Niger 411 euro annuo, Chad 452 dollari annuo. Stati Uniti 57000 dollari
annuo. Lussemburgo 103000 dollari annuo. La demografia è uno dei fattori decisivi perchè la
popolazione del mondo cresce in maniera sproporzionata. Ora c’è un’inversione della piramide della
popolazione. Situazione costante da circa 30 anni, che determina un a società più vecchia, che
richiede più assistenza quindi più welfare, ma anche al negativo una meno capacità di innovazione e
di creatività in termini ad esempio di start up — città occidentale si dimostra regressiva. Pull factors
— fattori di attrazione. Differenziale economico (differenza di reddito) e aspetto ideologico delle terre
di approdo. I paesi dell’europa continentale vengono visti come una sorta di El Dorado, paesi dove
c’è la libertà economica, libertà di movimento, studio, lavoro, possibilità di sfuggire alla corruzione
endemica dei regimi dittatoriali — burocrazie asfissianti, possibilità di ottenere uno stato sociale
efficiente (a livello di scuole, ospedali). Europa è diventata l’America dell’Africa.

3. Perchè arrivano in questo modo? Non tutti i migranti si muovono nello stesso modo /opportunità
e con le stesse libertà. Differenze di libertà di circolazione molto limitata. Rimedio per rendere più
regolare, più gestibile e meglio governabile il fenomeno migratorio è quello di aprire dei canali di
immigrazione regolare con un accordo preventivo con i paesi di origine sulla base di parametri quali
il certificato penale pulito, assistenza sanitaria prepagata, titolo di studio valido e la conoscenza
delle lingue europee cosa fondamentale per l’integrazione del migrante. Aprire canali di migrazione
regolare attraverso accordi diplomatici ed economici interstatuali. Vantaggi: maggiore collaborazione
tra gli stati, una sensazione da parte dell’opinione pubblica dei confini più controllati, minore senso
di insicurezza.

4. Perchè proprio qui? Italia ha da sempre una duplice veste, è il paese meta di flussi di immigrati
tendenti a stabilirsi in maniera permanente nel nostro territorio + paese di mero transito per altre
destinazioni (Svezia e Germania). 5 milioni migrati nel 2018 in Italia. È sopra la media europea.
Vengono qui per la ricerca di lavoro che però è offerto con salari tendenzialmente molto più bassi.
D.D. Jobs Dirty Dangerous and Demeaning Jobs. Migranti cercano un lavoro per assicurarsi un
tenore di vita superiore a quello che avevano nella loro patria, sono quindi disposti ad accettare
lavori che non sono particolarmente qualificati. Forza lavoro migranti in Italia pari a circa il 10,5%
settore maggiore alberghiero 18,4%. Presenti maggiormente nel nord italia (meno disoccupazione),
al sud più disoccupazione ma meno stranieri —> stranieri non tolgono lavoro agli italiani.

5. Perchè la diversità ci fa paura? La diversità è un problema quando crea psicologicamente ed


ideologicamente un problema o quando viene percepito dalla società come tale. Se conosci solo
l’Inghilterra non conosci in realtà l’Inghilterra —> quelli diversi da noi ci aiutano a capire come siamo
in realtà. Miglior investimento è quello rappresentato dalla realtà o dalla volontà politica a livello
governativo di spendere metà delle risorse disponibili per aiutare gli autoctoni a capire cosa sta
succedendo per evitare il meccanismo del capro espiatorio, quello in forza del quale si può
proiettare il proprio malessere altrove. Do la colpa a qualcuno se a livello sociale, economico,
criminologico qualcosa non funziona come dovrebbe. Capacità di conoscere noi stessi attraverso il
confronto con gli altri.
APPUNTI FILE AUDIO 3

CENSIS dicembre 2018 63% degli italiani vede in modo negativo l’immigrazione dei paesi non
comunitari, la media degli altri paesi europei è di media il 52%.

Maggioranza cittadini italiani interpellati — 75% convinti che l’immigrazione aumenti il rischio di
criminalità — in questo caso percezione e realtà si sommano.

Puoi ingannare molte persone per poco tempo o poche persone per molto ma non puoi ingannare
un’intera nazione per troppo tempo

Il problema va risolto in maniera razionale, tralasciando pregiudizi e idee di qualsiasi genere.

Pochi episodi che esprimono disprezzo e odio verso i cittadini stranieri, per fortuna sono contenuti.

Italia non è un paese razzista.

Ce da chiedersi perchè anziani e persone meno abbienti si sentono insicuri nella proprio incolumità e nei
propri beni, e discriminati nella loro identità culturale — questo è dovuto dai flussi irregolari che hanno
sconvolto le nostre realtà che sono uscite da poco tempo dalla paura e dalla povertà

Riaffermazione della legge e della normativa europea è l’unico rimedio per affrontare questo problema.

Immigrazione in europa è stata prima ignorata, poi subita e infine giustificata da un solidarismo generico
ed indulgente quanto all’accoglienza. Di fronte all’emergenza l’europa si è rimangiata i principi
solidaristici e hanno chiuso le frontiere contravvenendo al trattato di Schengen — immigrazione di
natura illimitata era diventata intollerabile.

Come una casa non può accogliere più di due o tre vagabondi, allo stesso modo uno stato non può
accollarsi un certo numero esorbitante di migranti quale che sia la ragione che li spinge alla domanda di
asilo. Questa massa è immensa e imprecisabile, sappiano solo che aumenterà.

In Africa e in Asia quasi mezzo miliardo di individui soffrono di fame, di dittatura e di povertà. PUSH
AND PULL FACTORS.

Accoglierne un milione significa averne due milioni l’anno successivo, 4 e poi 8 dovuto a una crescita
esponenziale che è alimentata dalle organizzazioni criminali che traggono da ciò profitti da reinvestire
nella guerra e nel crimine.

Europa ha chiuso le frontiere (trattato Schengen) mentre contemporaneamente si ingrossavano sempre


di più i campi di prima accoglienza confinati ai margini dell’Europa.

Decisione considerata giuridicamente discutibile, economicamente dannosa e concretamente inutile —


ridicolo pensare che milioni di profughi possano languire a tempo indeterminato nei campi greci,
macedoni o italiani, prima o poi essi scapperanno moltiplicando i disagi e la confusione. Alimenteranno
anche la diffidenza e l’odio di chi si sente vittima di un usurpazione imposta da una politica del tutto
incapace di comprendere prima e di razionalizzare poi questo fenomeno.

Molti autori hanno evidenziato che l’unica soluzione per andare oltre a questa chiusura a riccio sia quella
del controllo dei confini, non tanto dentro all’Europa ma anche al di fuori di essa, in modo tale da poter
coniugare la sicurezza e la solidarietà, e fornire un aiuto in loco a quei paesi dove la povertà, carestia e
guerra alimentano l’emigrazione disperata.

1. Controllo dei confini

2. Aiuto in loco dei paesi di forte immigrazione

Presuppongono una forza morale e una capacità politica di adottare provvedimenti lungimiranti di ordine
economico e militare — compito di tutti non dei singoli stati

Elemento fondamentale è la sicurezza — secondo molti autori un paese può vivere con un’economia
disastrata e senza libertà ma non può sopravvivere senza sicurezza. Sicurezza = no senso di paura.

Chiusura frontiere causata dalla paura per la mancanza di sicurezza, partita dai paesi nordici, poi
Francia, Austria e Polonia. Paura delle migliaia di persone disperate senza lavoro, senza soldi e senza
nulla da perdere che si sarebbero addossati nei ghetti e nelle periferie delle città alimentando fenomeni
deleteri per una società civilizzata portando con se spaccio, prostituzione e microcriminalità.

Londra e Parigi ospitano da anni persone di diversa nazionalità e confessioni religiose e vedono il
manifestarsi di sofferenze e di disordini non dovute al colore della pelle ma dalla paura dei cittadini
autoctoni — rischio che i cittadini sentendosi poco tutelati dal loro stato decidano di difendersi da se —
bisogna impedire che i cittadini utilizzino le armi per debellar fenomeni che sono di prerogativa dello
stato e non del singolo privato.

EX MAGISTRATO — Il diritto internazionale come tutto il diritto non è una scienza esatta e su ogni
questione esistono opinioni diverse o addirittura opposte. Tuttavia vi sono alcuni punti fermi che
risalgono ai tempi di Ugo Grozio e cioè alle prime teorizzazioni di questa disciplina.

1. "Pacta sunt servanda": è d’obbligo mantenere fede ai patti perché questo obbligo deriva dal diritto
naturale su cui si deve fondare la civile convivenza tra i popoli.

2. Rebus sic stantibus

3. Bona fides

Vecchi, accettati da tutti e i più comprensibili.

Tre principi si trovano nella convenzione di Ginevra del 23 maggio 1969.

Articoli 26 e 31 dispongono testualmente “ ogni trattato in vigore vincola le parti e deve essere eseguito
ed interpretato in buona fede “

Articolo 62 prevede che un cambiamento fondamentale delle circostanze non può essere invocato quale
motivo di recesso a meno che non abbia per effetto di trasformare radicalmente la portata degli obblighi
da adempiere.

In sintesi i trattati vanno rispettati senza furberie ma valgono finché non cambiano le circostanti esistenti
al momento della stipulazione, valgono appunto rebus sistantibus.

Sulla situazione attuale 2020 sorgono appunto le seguenti questioni:

1. Quali sono i trattati? I trattati sono molti e ambigui, i più citati sono quelli del 1974, 1979 e del 1989,
ma ce ne sono anche altri. Tutti comunque concordano nell’imporre l’obbligo nel caso di soccorso in
mare di trasferire i naufraghi in un porto sicuro e vicino. Trattato di Dublino prevede i doveri dello
stato di prima accoglienza. Salvataggio naufraghi — La nave olandese (o tedesca) ha tratto in salvo i
migranti al largo delle coste libiche: i porti più sicuri e (vicini) erano in Tunisia e a Malta , paesi
pacifici che garantiscono il rispetto dei diritti umani. Perché allora portarli in Italia? Perché, si dice,
l’Italia avrebbe coordinato le operazioni di salvataggio (Mare nostrum). Ma questo non è previsto
dalla legge del mare, che parla, appunto, solo del porto più sicuro. Non esiste un dovere dello stato
di farli sbarcare. Quando nel gennaio 2019 la Sea Watch ha investito la corte europea dei diritti
dell’uomo alla CEDU sul punto, la stessa CEDU ha affermato il dovere dell’Italia di fornire ai migranti
assistenza medica e legale, ma non ha accolto la richiesta di ordinarne il trasferimento a terra

2. I nostri interlocutori agiscono in buona fede? Ammettiamo, per assurdo, che questo nostro obbligo
esista. Orbene, la disciplina dei naufraghi si applica a coloro che, in circostanze occasionali e
impreviste si trovano in pericolo di vita. Ora è indubbio che i poveretti soccorsi in questi giorni
versassero in pericolo. Alcuni, temiamo, saranno anche annegati. Ma è possibile affermare che
queste navi tedesche battenti bandiere olandesi ( o viceversa), che incrociano a poche miglia dalla
Libia e spesso sono in contatto con gli scafisti, è possibile, dicevo, sostenere che raccolgano
“naufraghi”, o non piuttosto disgraziati cacciati in quella carrette secondo programmi elaborati da
organizzazioni criminali? Ed è possibile che gli Stati di partenza, e anche quelli di bandiera delle navi,
siano davvero ignari di questo traffico sciagurato? E allora da che parte sta la buona fede, che
dovrebbe presiedere all’interpretazione e all’esecuzione dei trattati?

3. Sono cambiate le situazioni di fatto? Si, sono cambiate radicalmente in questi ultimi anni, quando
l’emigrazione, da fenomeno relativamente modesto e controllabile, è diventata un’invasione, gestita
da criminali, con milioni di africani che premono per approdare in Europa. E questo ci porta
all’aspetto politico. 

Questo passo fotografa in maniera molto chiara e obiettiva come interpretare il fenomeno sotto il profilo
del diritto internazionale e sui principi sopra citati.

LIBRO DI TESTO ELOGIO DELLE FRONTIERE


Potrebbe essere sintetizzato con tre frasi di autori diversi:

1. Niente si apre se non per chiudersi di nuovo — c’è una costante apertura e chiusura nel corso della
storia e lo si manifesta appunto con riferimento alle frontiere e ai rapporti interstatuali

2. La democrazia ci porta dritto in un mondo senza fuori ne dentro—Tratta dal dizionario dei luoghi
comuni — parla di un mondo svuotato apparentemente ma pieno di insidie in cui la democrazia che
non è la forma di governo migliore e più perfetta realizza questa entità alla quale in maniera
drammatica stiamo assistendo anche in questo momento.

3. Hic sunt leones — da la dimostrazione di un punto oltre al quale c’è l’ignoto e lo sconosciuto e che
va necessariamente esplorato per affinare la nostra conoscenza.

Prende spunto da un’altra frase sul nostro continente definito “fortezza europa” — continente che
consta 44 stati e circa 712 milioni di abitanti.

Come si fa a mettere ordine nel caos?

Tracciando una linea, separando un dentro da un fuori.

Perchè elogiare le frontiere? La nostra stessa pelle è un confine che ci protegge dal mondo esterno, ma
allo stesso tempo, ci permette di assimilarlo e di provare sensazioni piacevoli o no, ma che ci fa sentire
vivi. Frontiera intesa come limite, dal latino “limes”, che sottolinea quella differenza necessaria tra le
identità uniche degli individui, riconoscendo l’”io” e il “tu”, senza negare però lo scambio, l’incontro,
l’arricchimento reciproco che deriva proprio dalla diversità.

La frontiera, quel limite che potrebbe tenere a freno i danni della globalizzazione, in campo culturale ed
economico, quella globalizzazione che appiattisce i gusti, che uniforma il pensiero e che rischia di
portare la massa in un’unica direzione, etica e quindi anche politica, a voler estremizzare.

E’ bello sentirsi al sicuro all’interno della propria abitazione, confortevole, ma aperta agli altri; la nostra
stessa esistenza è finita, ha un termine e questo dovrebbe indurci a dare un senso profondo agli anni
che ci sono concessi, senza dimenticare che il ciclo vitale, invece, è eterno; la nostra stessa libertà
risulta tale se considera il confine con il rispetto di quella altrui.

Debray ammette la commistione e ci mancherebbe altro, infatti scrive: “ E’ là dove si combacia, dove ci
si interfaccia con l’altro, che si incontrano le persone con maggiori risorse. Le città-frontiera fanno
lievitare l’impasto pesante: Tangeri, Trieste, Salonicco, Alessandria, Istanbul. Accolgono i creativi e gli
intraprendenti, i portatori di droghe e di idee, coloro che favoriscono il flusso. Il profilo del frontaliere è
questo: un burlone, un lavativo ingegnoso, più sveglio di quegli intorpiditi che vivono nell’hinterland.
Tutti noi, ormai senza fiato, abbiamo un debito nei loro confronti. Che cosa sarebbe oggi la lingua
francese senza i corsari d’oltremare?”.

Una certa diffusa mentalità, invece, ci sta portando verso una realtà asfittica, dove la linea di confine
(permeabile, porosa) si trasforma in muro, in chiusura; dove l’Altro non è più simile e diverso da me,
dove ci si deve trincerare in un permanente stato di guerra e di neocolonialismi, più o meno celati dietro
a false neo democrazie, quando invece il Passato ci ha anche insegnato i valori dell’inclusione,
dell’intercultura, della mixitè.

Prendiamo, infine, in considerazione il rapporto che abbiamo con la tecnologia: siamo tutti bravissimi a
comunicare tramite i social network: “network”, appunto, una rete di persone che si sentono libere
perchè nascoste dietro ad uno schermo, ad un confine protettivo, ad una maschera. Ma poi quanto
siamo in grado, oggi, di relazionarci fisicamente, di parlarci con sincerità guardandoci negli occhi? La
tecnologia può essere utile per ampliare la nostra conoscenza, per moltiplicare il nostro sguardo, ma
può diventare anche una barriera, un muro (ancora una volta) che annulla l’umanità, la capacità di
mettersi in gioco, di provare sentimenti.

1968 sociologo canadese Marshal Mcluhan — ha definito il mondo un villaggio globale in cui si
assiste a un’accelerazione delle dinamiche migratorie, una sorta di spinta all’esodo.

Understanding media 1964 e mondo villaggio globale — ossimoro metaforico per indicare che
l’evoluzione dei mezzi di comunicazione abbia fatto diventare il mondo sempre più piccolo e abbia
assunto i comportamenti tipici di un villaggio.

Understanding media 1964 — oggi dopo più di un secolo di tecnologia elettrica abbiamo esteso il
nostro sistema nervoso centrale fino a farlo diventare un’abbraccio globale abolendo limiti di spazio e
tempo per quanto concerne il nostro pianeta.

Tecnologia elettronica è diventata un’estensione dei nostri sensi e dei nostri arti, ma in particolare
un’estensione organica della vista e dell’udito.

Nuove forme di comunicazione, specialmente radio e televisione e oggi internet hanno trasformato il
globo in uno spazio molto più contratto di un tempo in cui il movimento di informazione è istantaneo in
tempo reale.

Possiamo definire villaggio globale sotto due profili:

1. Letterale — nozione di un piccolo spazio in cui le persone possono comunicare in assai rapidamente
tra loro in tal modo l’informazione diventa diffusa e immediata. I nostri sensi estesi ci permettono di
avere un’esperienza in tempo reale di eventi che avvengono fisicamente molto distanti da noi.

2. Comunità globale — in cui tutti noi siamo interconnessi all’interno di uno spazio che sia quanto più
possibile armonioso ed omogeneo.

Elogio delle frontiere —autore fa un confronto tra europa e stati uniti

Sostiene che nel continente europeo ci sia un massimo di diversità in un minimo di spazio mentre negli
stati uniti un minimo di diversità in un massimo di spazio.

Rinascimento italiano picco di civiltà — lotta tra comuni — ma hanno realizzato delle eccellenze

Ritiene che sia una questione intellettuale morale — perchè la frontiera sigilla una pace dopo una guerra
oppure la violazione di una frontiere fa scoppiare una guerra (1 settembre 1939 violazione frontiera
polacca da parte delle truppe tedesche — 2GM). Frontiera allo stesso tempo in una duplice ottica può
opprimere ovvero liberare, oppressiva con il muro di Berlino e poi ha liberato con la sua caduta.

Noi uomini fondando città piantiamo degli emblemi per delimitare le nostre frontiere e dal punto di vista
numerico negli ultimi 50 anni ci sono state 27 mila km di frontiere (europa dopo 1951 — repubblica
ceca, Lettonia, Slovenia, Croazia).

Oggi si parla di only one world.

Economia si globalizza ma allo stesso tempo la politica di provincializza.

2 esempi storici di frontiera che mischiano tra loro politica e religione:

1. Sotto il profilo politico — trattato di Tordesillas 1494 il papa dell’epoca decise le frontiere delle indie
occidentale tra le due maggiori potenze coloniali dell’epoca ovvero Regno di Spagna e Regno di
Portogallo

2. Fondazione di Roma, quando Romolo con l’aratro tracciò la delimitazione del palatino e Remo morì
per averlo scavalcato.

Sacro deriva dal latino Sancire — delimitare, interdire quindi nella cultura latina le mura della città erano
delle cose sacre che servivano proprio per delimitare, circondare gli abitati e interdire l’accesso a questi
abitati da parte dei nemici.

La maggior parte dei popoli intrattiene con i propri confini un rapporto profondo emotivo sacro e che fin
dall’inizio è segnato con un qualcosa (porta, fossato, muro). Si è sempre fatto di tutto per difendere i
confini, per difendere ciò che si è — unicità di un popolo.

PELLE — Il muro impedisce il passaggio, la frontiera lo regola. Dire di una frontiera che è un colabrodo è renderle
merito: è lì per fare da filtro. Un sistema vivo è un sistema termodinamico di scambi con l’ambiente circostante,
terrestre, marittimo, sociale. I pori fanno respirare la pelle, così come i porti fanno respirare le isole, e i ponti i
fiumi.

Mare mediterraneo è allo stesso tempo un muro e una porta — ostacolo all’accoglienza ma anche un
incitamento allo scambio.

Repubblica di Venezia — mediterraneo strumento di conquista e culturale ed economico

Il concetto di frontiere ha cambiato forma nei secoli, ma sopravvive alla sua metamorfosi.

Frontiera in ogni lingua è identificato con una pluralità di parole (inglese border o frontier).

Scrittore Americano 1995 Benjamin Barber — immaginando una donna col burka che beve una pepsi
ha dato una definizione a questa immagine molto calzante della modernità attraverso Jihad vs. McWorld

Jihad è la religione, le tradizioni che non danno la possibilità di una tolleranza alla modernità.

McWorld è il mercato, la globalizzazione.

Ritiene che nella Jihad che è un estremo né McWorld che è l’estremo opposto siano buoni per la
democrazia liberale perchè l’una pecca di intolleranza, di razzismo, di xenofobia, secondo una lettura
della religione come strumento di lotta politica deleterio e retrivo, l’altro è una forma di globalizzazione
senza limiti, senza identità, senza punti di riferimento che oggi si cercano in ragione di una tipologia di
fenomeno globale tollerata e subita dai cittadini del mondo.

La frontiera serve a fare corpo, a delimitare un fuori da un dentro che a sua volta serve ad andare oltre,
un oltre nel quale ci si interfaccia con l’altro e si incontrano le persone con le maggiori risorse.

Città emblematiche come frontiere: Tangeri, Trieste, Salonicco e Istanbul.

Sostiene che l’Europa, pur avendo molte città frontiera al suo interno ha mancato di prendere di forma
politica e ha perso la sua anima.

LEZIONE AUDIO 4

Una frontiera riconosciuta è certamente il miglior vaccino possibile contro l’epidemia dei muri.

Tema delle frontiere fondamentale per riconoscere l’altro e riconoscere a questo altro una pari dignità
rispetto a noi.

Per cercare un equilibrio di fronte al negoziato e alla mediazione impone un incontro tra i popoli, le
culture, le lingue e l tradizioni è assolutamente è necessario.

Europa ha mancato un suo compito storico — prendere una forma definita, compiuta sul piano politico
e ideale — europa ha perso la sua anima

12 tesi che attraversano una fase storica assai complessa

1. Oggi noi assistiamo a un tracollo demografico dell’Europa, si è sposata in maniera acritica la scelta
del multiculturalismo (modello di convivenza fallito — rappresenta l’illusione di governare le nostre
società senza un comune collante indennitario e valoriale — rapporto tra diritti e libertà senza un
corrispettivo in termini di doveri e di rispetto delle regole).

3. Ideologia dell’immigrazionismo — sottende a un’invasione da parte dell’Africa e del medio oriente e in


una sorta di esaltazione positiva quasi iratica dell’accoglienza dei clandestini che la stampa china
migranti quando dal punto di vista normativo Italiano è in realtà un clandestino o meglio uno straniero.

Solo quasi il 5% dei clandestini ha diritto a uno status di rifugiato.

4. Ideologia del globalismo e del meticciato antropologico — in assenza di certezza sul piano delle
radici, delle identità, dei valori, qualcuno h parlato di un europa cristiana che non è terra di nessuno.

5. Appello al pauperismo — sorta di messaggio terzo mondista — esaltazione dei poveri e una
condanna dei ricchi — sguardo rivolto prevalentemente ai migranti clandestini

6. Crisi della spiritualità dell’occidente —calo drastico dei fedeli praticanti e delle vocazioni religiose sia
cattoliche che protestanti

7. Relativismo religioso — per cui si sostiene che l’islam (pace/sottomissione, abbandono) sia vista in
parallelismo con l’ebraismo e il cristianesimo a prescindere dai suoi contenuti che vengono ritenuti
incompatibili con la nostra civiltà laica e liberale (art 8 e 19 costituzione)

8. Sostegno fattuale all’islam da parte della chiesa cattolica — strettamente collegato al punto 7, senza
una condizione di reciprocità. Proliferazione di moschee in occidente ma al negazionismo dei valori dei
simboli cristiani (Natale 2015 polemica presenza presepe in molte città italiane)

9. Relativismo valoriale — legittimazione di valori importanti (matrimonio omosessuale, adozione di figli


da parte di coppie gay, eutanasia) — tesi in contrasto con i principi su cui si è fondata la civiltà cristiana
— scardinamento d’interpretazione dei concetti della persona, della famiglia, della vita (art 29 carta
repubblicana — famiglia società naturale fondata sul matrimonio).

10. Dialogo interreligioso è fine a se stesso — non c’è una piattaforma comune e c’è una certa
sudditanza del cristianesimo rispetto all’islam

11. Autocolpevolizzazione dei cristiani — si ritiene che le atrocità commesse dai fanatici islamici siano in
realtà una reazione a errori cristiani.

12. Venir meno da parte della società occidentale dell’amore per se stessi — chiesa cristiana dimostra
una sostanziale indifferenza per la sorte dei cristiani nelle altre sponde del mediterraneo (Iraq, Siria,
Nigeria)

La sommatoria di queste 12 tesi arriva a una conclusione emblematica — europa 21esimo secolo è
paragonabile all’europa del 7imo secolo che è stata oggetto della conquista araba.

Si è parlato di una forma di declino, di suicidio dell’Europa.

La conferenza e accordo di Monaco indica un incontro internazionale che si tenne dal 29 al 30 settembre 1938,
fra i capi di governo di Regno Unito, Francia, Germania e Italia.

L'oggetto della conferenza, avvenuta circa un anno prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, fu la
discussione delle rivendicazioni tedesche sulla regione dei Monti Sudeti, posta in territorio cecoslovacco, ma
abitata prevalentemente da popolazione di etnia tedesca (i Tedeschi dei Sudeti), e si concluse con un accordo
che portò all'annessione di vasti territori della Cecoslovacchia da parte dello stato tedesco. Poiché i
rappresentanti cecoslovacchi non vennero fatti partecipare alle trattative, il trattato venne da essi etichettato
come "diktat di Monaco”.

Magdi Cristiano Allam — autore dell 12 tesi, editorialista del corriere della sera

PROBLEMA INTEGRAZIONE DELLO STRANIERO NEL CONTESTO SOCIALE DI ACCOGLIENZA

È collegato alla acculturazione — cioè da questo fenomeno caratterizzato dal processo di


apprendimento reciproco nel contatto tra culture diverse. Problema acculturazione è strettamente
connesso a quello della lingua — lingua primo fattore di integrazione fra i popoli

LIBRO

Una frontiera riconosciuta è il miglior vaccino possibile contro l’epidemia dei muri. Opponendo l’identità-
relazione all’identità-radice, rifiutando di scegliere fra ciò che svapora e ciò che rimane, lontano
dall’universalismo che dissolve tutto e dallo sciovinismo che tutto ossifica, l’antimuro di cui parlo è
ancora meglio di un incitamento al viaggio: richiama a una condivisione del mondo.

Quando si nega la spartizione, non è forse alla condivisione che ci si rifiuta? Il poeta e scrittore Aimé
Césaire riteneva che ci si potesse perdere «segregandosi nel particolare e diluendosi nell’universale».
Fra questi due suicidi, il secondo è quello che oggi tenta di più ed è il più remunerato. Tutto è
predisposto per convincerci ad arrenderci al mainstream, a rientrare nel ranghi, a imitare il successful.

(OMOLOGAZIONE E CANCELLAZIONE del singolo pensiero in ossequio al principio del pensiero unico).

Non è che, essendo meno giapponesi, avete conquistato più porzioni di mercato. Noi europei avremmo
tutto l’interesse a ricordarci Eraclito che insegna come scoccare la freccia: applicando alla corda e
all’arco due forze opposte e contrarie. Quando tutto spinge verso il globale, tirare verso il locale
restituisce equilibrio: il film d’autore contro il blockbuster, il vigneto contro il vitigno, Brassens contro
l’heavy metal.

L’abolizione delle frontiere fra i generi – per esempio, «fra documentario e intrattenimento leggero» –
come si vantano di fare le reti televisive, non privilegia l’ibrido, ma la pialla dell’auditel, che non si cura
dei particolari, ma valorizza il generico.

Fine dello stile e trionfo del prodotto medio per spettatore medio. Totale asservimento alla statistica. Un
allenamento – chissà – al torpore finale, che attraverso mille schermi, e in simultanea, ci offrirà una
lingua unica, una morale unica, un sapore unico, un’unica specie di mela… Una Miss Mondo per tutti. E
perché no, alla fine, il presidente globale di un Paese globale?

Riflessioni alla critica del processo di globalizzazione inteso come omogeneizzazione culturale indistinto
tratto di ciascuno di noi e che anela invece alla scoperta del particolare.

Jihad vs World — frontiera è l’antidoto contro i muri che rendono ciascuno di noi omologato all’altro.

Tesi centrale del saggio oltre ad esaltare la frontiera è che la nostra epoca ha in realtà un deficit di
frontiere per cui secondo l’autore è arrivato il momento di invocare dio termine e quindi di ripristinare i
cippi di confine e di segnare l’asfalto con delle strisce gialle — metafora per rivendicare l’assoluta
esigenza vitale per il nostro contesto storico e politico del ripristino delle frontiere perchè non ci sono più
i limiti a in ragione del fatto per cui non ci sono più limiti tra (es. limiti tra affari pubblici e interessi privati
— limiti tra cittadini e individuo — tra essere e apparire — tra stato e lobbis).

Daniel Innerarity 2006 nel trattato sul governo delle città complesse ha affermato che quando lo spazio
è senza limiti e si unifica al punto tale di non aver più appunto alcuna frontiera alla tutto il mondo diventa
un’area irritabile quindi la conseguenza dell’assenza delle frontiere e l’esigenza che queste frontiere vi
siano è lo scontro, gli urli di collera, fondamentalmente le guerre. Ecco perchè la frontiera è a sua volta
un’esigenza per scongiurare le guerre.

Pacifista Uri Advery ? — qual’è il cuore della pace? Una frontiera. Quando due popoli vicini fanno la
pace prima di ogni altra cosa fissano una frontiera fra loro. È l’esigenza di evitare le guerre per affermare
la pace attraverso lo strumento imprescindibile delle frontiere.

Ministro israeliano Golda Meir: «Le frontiere sono là dove si trovano gli ebrei, non là dove è tracciata una
linea su una carta». Spetta ai coloni, dunque, fissare i limiti della giurisdizione, che avanzerà di collina in
collina con le carabine e le carovane. E così sia guerra per cent’anni.

Israele reclamava frontiere sicure e conosciute per un verso ma poi non precisava quali e probabilmente
questo è all’origine del logorante e infinito conflitto arabo israeliano — da un lato c’era l’esigenza di
fondare delle frontiere per far terminare la guerra fra questi due popoli allo stesso tempo l’insediamento
di colonie, lo spingere sempre più oltre la frontiera dello stato israeliano ha portato alla permanenza di
un conflitto laddove una frontiera chiara e precisa avrebbe portato al raggiungimento di una pace.

4 filoni fondamentali del libro:

1. Una frontiera riconosciuta è il miglior vaccino possibile all’epidemia dei muri perchè oppone l’identità
relazione all’identità radice lontano dall’universalismo che tutto dissolve

2. Quando tutto spinge per il globale l’esigenza è quello di tirare verso il locale che restituisce
l’equilibrio (presidente globale di un mondo globale)

3. La frontiera va quindi necessariamente salvaguardata perchè da essa dipende la sopravvivenza dei


cittadini del mondo o meglio di più mondi contemporaneamente

4. Diritto dovere della frontiera è un’urgenza, un antidoto al nulla che ha valore — frontiera = antidoto
per i mali del tempo. Frontiera che ragioni sul dopo epidemia per creare una pace globale sotto il
profilo economico e sociale urgente e necessaria.

TERRORISMO
Per comprendere il termine bisogna riferirsi a: Definizioni giuridiche + eventi storici

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Articolo 270 bis codice penale

Associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico


Chiunque promuove, costituisce, organizza, dirige o finanzia associazioni che si propongono il compimento di atti
di violenza con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico è punito con la reclusione da sette a
quindici anni.

Chiunque partecipa a tali associazioni è punito con la reclusione da cinque a dieci anni.

Ai fini della legge penale, la finalità di terrorismo ricorre anche quando gli atti di violenza sono rivolti contro uno
Stato estero, un'istituzione o un organismo internazionale (ONU o UE).

(Nei confronti del condannato è sempre obbligatoria la confisca delle cose che servirono o furono destinate a
commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il profitto o che ne costituiscono l’impiego.)

Articolo 270 sexies codice penale

Condotte con finalità di terrorismo


Sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave
danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione
o costringere i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi
atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un
Paese o di un'organizzazione internazionale, nonché le altre condotte definite terroristiche o commesse con
finalità di terrorismo da convenzioni o altre norme di diritto internazionale vincolanti per l'Italia.

Si fa riferimento anche alla convenzione internazionale di NY 8 dicembre 1999 sulla repressione del
finanziamento del terrorismo che poi è stata ratificata in Italia con la legge 14 gennaio 2003 n. 7.

Articolo 280 codice penale

Attentato per finalità terroristiche o di eversione


Chiunque, per finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico attenta alla vita od alla incolumità di
una persona, è punito, nel primo caso, con la reclusione non inferiore ad anni venti e, nel secondo caso, con la
reclusione non inferiore ad anni sei.

Se dall'attentato alla incolumità di una persona deriva una lesione gravissima, si applica la pena della reclusione
non inferiore ad anni diciotto; se ne deriva una lesione grave, si applica la pena della reclusione non inferiore ad
anni dodici.

Se i fatti previsti nei commi precedenti sono rivolti contro persone che esercitano funzioni giudiziarie o
penitenziarie ovvero di sicurezza pubblica nell'esercizio o a causa delle loro funzioni, le pene sono aumentate di
un terzo.

Se dai fatti di cui ai commi precedenti deriva la morte della persona si applicano, nel caso di attentato alla vita,
l'ergastolo e, nel caso di attentato alla incolumità, la reclusione di anni trenta.

(Le circostanze attenuanti, diverse da quelle previste dagli articoli 98 e 114, concorrenti con le aggravanti di cui al
secondo e al quarto comma, non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto a queste e le
diminuzioni di pena si operano sulla quantità di pena risultante dall'aumento conseguente alle predette
aggravanti.)

Articolo 270 bis

Italia tradizione molto lunga di normative emergenziali in tema di terrorismo in quanto tra anni 70 e anni
80 ha conosciuto il fenomeno del terrorismo interno.

Oltre codice penale ci sono altre normative che hanno disciplinato questo fenomeno soprattutto a livello
interno (brigate rosse) sono ad esempio decreto legge 15 dicembre 1979 n 265 o legge 6 febbraio 1980
n 15 in termini di eversione dell’ordine democratico, legge n 304 del 29 maggio 1982. A livello
internazionale dopo l’11 settembre legge 15 dicembre 2001 n. 438 in tema di disposizioni urgenti per
contrastare il terrorismo internazionale.

POSSIBILE DOMANDA ESAME

Il terrorismo richiede come elemento essenziale la necessaria effettiva pratica della violenza come
metodo di lotta politica e la predisposizione di un programma di azioni terroristiche da intendersi come
proposta attuale di atti di violenza.

Si è pronunciata la cassazione penale nel 2006 con un arresto 30824.

Caratteristiche essenziali:

- Ai fini della configurabilità del delitto di associazione con finalità di terrorismo è necessaria l’esistenza
di un programma attuale e concreto di atti di violenza

- Necessaria anche una struttura organizzativa stabile permanente che anche se rudimentale abbia
un grado di effettività tale da rendere possibile l’attuazione del programma di violenza

- (elemento non necessario) forte caratterizzazione e ideologica dei militanti da cui deriva la
consapevole e incondizionata adesione al programma terroristico

Esempi di reati terroristici:

• Tutti gli attentati alla vita e all’integrità fisica delle persone

• Sequestro di persona

• Il danneggiamento di vasta portata di strutture governative o di sistemi di trasporto o di infrastrutture


di sistemi informatici

• Dirottamenti aerei e navali

• La fabbricazione, la detenzione e l’acquisto di armi convenzionali, atomiche, chimiche e biologiche

Aspetto interessante di natura formale e sostanziale — Inclusione di un’organizzazione negli elenchi di


un’associazione terroristica stilata dal consiglio di sicurezza dell’ONU a seguito di una risoluzione che è
la n 1267 dell’ottobre 1999 è un elemento valorizzabile a livello investigativo per far si che quella stesa
organizzazione sia considerata terroristica, cioè attui un programma di violenza mediante un a struttura
organizzativa stabile, ma non è un valore decisivo ai fini della prova della finalità di terrorismo svolto
dall’associazione medesima —in altri termini se un’associazione o un’organizzazione è inserita in questo
elenco stilato dal consiglio di sicurezza dell’ONU di per se non è un elemento idoneo in maniera decisiva
a far assumere prove che questa stessa organizzazione segua delle finalità di terrorismo.

Non è necessario che ci sia un’organizzazione ordinaria,, articolata e complessa come mafia, perchè è
sufficiente che i modelli di aggregazione tra i vari associati abbiano un minimum organizzativo a tale fine
( cellule terroristiche di matrice islamica — estrema flessibilità interna e sono in grado di rimodellarsi in
base a esigenze pratiche ). È sufficiente una rete minima e che ci sia un minimo di collegamento tra gli
appartenenti all’organizzazione terroristica.

Art 270 sexies

Finalità di terrorismo

• Il grave danno a un paese o a un’organizzazione internazionale

• Lo scopo di intimidire, creare paura nei confronti della popolazione

• Costrizione nei confronti dei poteri pubblici o delle organizzazioni internazionali a compiere o a non
compiere un qualsiasi atto, ovvero o destabilizzare le strutture politiche

SAN DONATO MILANESE

Ha sequestrato un bus con 51 studenti delle medie dentro, ha versato benzina all’interno e poi gli ha dato fuoco
minacciando di uccidersi, prima di essere arrestato. Ousseynou Sy 47enne, senegalese di origine ma cittadino
italiano dal 2004 con precedenti per guida in stato di ebbrezza e violenza sessuale aveva deciso stamattina di
togliersi la vita portando con sé i ragazzi della scuola media Vailati di Crema. Per questo aveva sequestrato il bus
che avrebbe dovuto riportare i ragazzi a scuola dopo un evento sportivo. Dopo qualche chilometro avrebbe di
colpo modificato il percorso e rivolgendosi ai ragazzi con in mando un coltello avrebbe detto: «Andiamo a Linate,
qui non scende più nessuno».

Uno degli studenti a bordo ha chiamato i genitori al telefono che a loro volta hanno avvisato i carabinieri. Sy, dopo
aver visto i posti di blocco predisposti dalla polizia lungo la strada provinciale 415 all’altezza di San Donato
Milanese (Milano), ha tentato di forzare lo sbarramento speronando le auto, perdendo però il controllo del mezzo.
Il bus ha prima rallentato e poi è finito contro il guardrail. «Voglio farla finita, vanno fermate le morti nel
Mediterraneo» avrebbe detto Sy ai ragazzi, secondo le prime ricostruzioni della polizia. Secondo una studentessa
che si trovava all’interno del mezzo, l’uomo avrebbe minacciato i ragazzi con un coltello e avrebbe cosparso il
bus di benzina dando fuoco con l’accendino. Gli studenti e i professori all’interno si sono salvati grazie
all’intervento dei carabinieri che sono entrati dalla porta posteriore, rompendo i finestrini.

L’uomo, sposato e poi separato con un donna italiana, con due figli di 12 e 18 anni, ora è indagato per strage e
sequestro di persona.

— ha creato panico nella popolazione — scopo intimidire la popolazione

Art 280

Termine attentato va inteso nel significato peculiare rispetto a quello del tentativo di una condotta coincidente con
l’intrapreso attacco contro il bene della vita e/o dell’integrità umana però sorretta da un dolo specifico, volontà
precisa, puntuale, un univocità dell’azione a fini di terrorismo e di ?? (versione) dell’ordine democratico.

Dolo specifico, intenso —reato di pericolo

SPIEGAZIONE ART 280

Il delitto in questione, introdotto per arginare il fenomeno terroristico degli anni settanta, è un reato
plurioffensivo, nel senso che è posto a tutela sia della sicurezza pubblica, dell'integrità dell'ordinamento
costituzionale e dell'ordine pubblico, sia a tutela della vita e dell'incolumità individuale.

I delitti contro la personalità dello Stato si caratterizzano per una forte anticipazione della tutela penale,
considerata a volte al limite con il principio di necessaria offensività del fatto di reato (v. art. 49),
necessario presupposto ai fini della rimproverabilità del soggetto agente.

Trattasi infatti spesso di condotte per le quali viene dato rilievo anche ad attività meramente
preparatorie, allorchè corroborate da peculiari atteggiamenti soggettivi.

Per tali motivi è necessario precisare che il requisito dell'idoneità, pur non espressamente richiesto dalla
norma come ad es. nell'art. 240, va comunque accertato da parte del giudice, alla luce del principio di
offensività di cui sopra.

Il delitto si consuma nel momento in cui gli atti idonei ed univocamente diretti ad uccidere o a ferire
mettono in pericolo la sicurezza pubblica o l'ordine pubblico.

Per quanto riguarda l'elemento soggettivo, è richiesto il dolo specifico, ovvero la volontà di compiere
l'attentato alla vita o all'incolumità personale di una persona al fine di mettere in atto strategie o
ideologie di stampo terroristico o eversivo dell'ordine costituito. Ai fini della configurabilità vi deve
essere almeno un'estrinsecazione della condotta tale da rivelare in modo inequivoco l'oggettiva volontà
di raggiungere il fine prefisso.

Va pertanto escluso che il dolo eventuale (v. art. 43) sia compatibile con i delitti di attentato, non
essendo infatti sufficiente la mera accettazione del rischio di verificazione dell'evento pericoloso.

La norma prevede delle circostanze aggravanti nell'ipotesi in cui:

• l'attentato provochi una lesione grave o gravissima;

• l'attentato provochi la morte della vittima, con differenziazione di pena a seconda che l'evento
morte derivi da una condotta diretta a ferire o a uccidere;

• l'attentato sia diretto contro persone che esercitano funzioni giudiziarie, penitenziarie ovvero di
sicurezza pubblica, nell'esercizio o a causa delle loro funzioni.

LEZIONE 5 AUDIO

20 MARZO 2019 un cittadino senegalese e ora italiano dirotta un autobus con 51 studenti minacciando
di ucciderli. Chiede ai professori di legare gli studenti e loro stessi e vuole cospargere l’autobus di
benzina. Due ragazzini riescono a liberarsi e danno l’allarme chiamando il 112. I carabinieri intervengono
prontamente, fanno scendere i ragazzi dall’autobus. L’autista da fuoco all’autobus.

Motivazione: attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sul problema dei migrati morti nel Mediterraneo.

CITTADINANZA

Concetto che va legato al concetto di Stato.

Stato: società politica e organizzata dove esistono delle leggi. Si compone fondamentalmente di tre
elementi: territorio (spazio geografico necessario in cui si esercita la sovranità), sovranità (potere
condizionato e incondizionabile che è la manifestazione piena del potere statuale), popolo (comunità di
individui ai quali l’ordinamento giuridico statuale attribuisce lo status di cittadino).

Caso italiano: cittadino italiano gode per esempio del diritto di votare previsto dall’articolo 48 della
Costituzione. Sono previsti anche dovere come per esempio quello di essere fedele alla repubblica
italiana articolo 54 Carta Costituzionale del 48 e concorrere alle spese pubbliche in ragione della propria
capacità contributiva articolo 53 Carta Fondamentale.

POSSIBILE DOMANDA

Mentre il popolo è questa comunità di individui ai quali l’ordinamento appunto attribuisce lo status di
cittadino distinte sono le definizione di popolazione e di nazione. Popolo concetto giuridico.

Popolazione: insieme degli individui che si rilevano in un certo momento nel territorio dello stato. Vanno
ricompresi gli stranieri e gli apolidi (cioè soggetti privi di cittadinanza). È un concetto demografico.

Nazione: collettività etnico sociale caratterizzata dalla comunanza di lingua o di razza o di costumi e
religioni. Concetto sociologico.

Termine nazione lo troviamo nell’articolo 9 della Costituzione ed è uno degli elementi che caratterizzano
la comunità nazionale sotto il profilo della lingua.

Carta Fondamentale 1948 — lingua è riferibile all’articolo 6 che attribuisce alla repubblica il compito di
tutelare le minoranze linguistiche — cittadini italiano di nazionalità non italiana.

Ogni stato fissa dei criteri in base al quale la cittadinanza può essere acquistata.

I criteri più diffusi sono:

- Criterio nascita in relazione alla quale può rilevare la cittadinanza dei genitori — ius sanguinis o luogo
di nascita — ius soli. Ius sanguinis serve a conservare una maggiore coesione dell’elemento popolo.
Ius soli viene adottato nei paesi a forte immigrazione per far sorgere in essi un elemento nazionale
omogeneo, coeso e risaldato dal vincolo di cittadinanza.

- Criterio dell’estensione che ricollega l’acquisto della cittadinanza al verificarsi di determinanti eventi
successivi alla nascita (matrimonio o adozione).

- Criterio di acquisto della cittadinanza per concessione dello stato che è subordinata però al verificarsi
di determinate situazioni o fatti particolari.

Esistono anche due situazioni molto specifiche, eccezionali, anomale — bipolidia (soggetto considerato
cittadino di due diversi stati) e apolidi (soggetto perde una cittadinanza ma non può acquistarne
un’altra).

Legge n 91 del 5 febbraio 1992 CITTADINANZA. Stabilisce i criteri in base all’ordinamento giuridico
italiano.
Ha introdotto una nuova disciplina in materia di cittadinanza sostituendo la vecchia legge 13 giugno
1912 n 555.

ACQUISIZIONE CITTADINANZA:

Vediamo i casi particolari:

• ARTICOLO 1 È cittadino italiano o meglio la cittadinanza si acquista per nascita, chi è a) il figlio di
padre o di madre cittadini italiani; b) chi e' nato nel territorio della Repubblica italiana se entrambi i
genitori sono ignoti o apolidi, ovvero se il figlio non segue la cittadinanza dei genitori secondo la legge
dello Stato al quale questi appartengono. E' considerato cittadino per nascita il figlio di ignoti trovato
nel territorio della Repubblica, se non venga provato il possesso di altra cittadinanza.

• ARTICOLO 2 La cittadinanza si acquista per estensione quando Il riconoscimento o la dichiarazione


giudiziale della filiazione durante la minore eta' del figlio ne determina la cittadinanza secondo le
norme della presente legge. Se il figlio riconosciuto o dichiarato e' maggiorenne conserva il proprio
stato di cittadinanza, ma puo' dichiarare, entro un anno dal riconoscimento o dalla dichiarazione
giudiziale, ovvero dalla dichiarazione di efficacia del provvedimento straniero, di eleggere la
cittadinanza determinata dalla filiazione. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche ai
figli per i quali la paternita' o maternita' non puo' essere dichiarata, purche' sia stato riconosciuto
giudizialmente il loro diritto al mantenimento o agli alimenti.

• ARTICOLO 3 Il minore straniero adottato da cittadino italiano acquista la cittadinanza.

• ARTICOLO 5 Il coniuge, straniero o apolide, di cittadino italiano puo' acquistare la cittadinanza


italiana quando, dopo il matrimonio, risieda legalmente da almeno due anni nel territorio della
Repubblica, oppure dopo tre anni dalla data del matrimonio se residente all'estero, qualora, al
momento dell'adozione del decreto di cui all'articolo 7, comma 1, non sia intervenuto lo scioglimento,
l'annullamento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio e non sussista la separazione
personale dei coniugi.

• ARTICOLO 4 Lo straniero o l'apolide, del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea
retta di secondo grado sono stati cittadini per nascita, diviene cittadino: a) se presta effettivo servizio
militare per lo Stato italiano e dichiara preventivamente di voler acquistare la cittadinanza italiana; b)
se assume pubblico impiego alle dipendenze dello Stato, anche all'estero, e dichiara di voler
acquistare la cittadinanza italiana; c) se, al raggiungimento della maggiore eta', risiede legalmente da
almeno due anni nel territorio della Repubblica e dichiara, entro un anno dal raggiungimento, di voler
acquistare la cittadinanza italiana. Lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza
interruzioni fino al raggiungimento della maggiore eta', diviene cittadino se dichiara di voler acquistare
la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data.

• CRITERIO DELLA NATURALIZZAZIONE ARTICOLO 9 La cittadinanza italiana puo' essere


concessa con decreto del Presidente della Repubblica, sentito il Consiglio di Stato (supremo organo
di giustizia amministrativa), su proposta del Ministro dell'interno: a) allo straniero del quale il padre o
la madre o uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado sono stati cittadini per nascita, o che
e' nato nel territorio della Repubblica e, in entrambi i casi, vi risiede legalmente da almeno tre anni,
comunque fatto salvo quanto previsto dall'articolo 4, comma 1, lettera c); b) allo straniero
maggiorenne adottato da cittadino italiano che risiede legalmente nel territorio della Repubblica da
almeno cinque anni successivamente alla adozione; c) allo straniero che ha prestato servizio, anche
all'estero, per almeno cinque anni alle dipendenze dello Stato; d) al cittadino di uno Stato membro
delle Comunita' europee se risiede legalmente da almeno quattro anni nel territorio della Repubblica;
e) all'apolide che risiede legalmente da almeno cinque anni nel territorio della Repubblica; f) allo
straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica. Con decreto del
Presidente della Repubblica, sentito il Consiglio di Stato e previa deliberazione del Consiglio dei
Ministri, su proposta del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro degli affari esteri, la
cittadinanza puo' essere concessa allo straniero quando questi abbia reso eminenti servizi all'Italia,
ovvero quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato.

PERDITA CITTADINANZA

• ARTICOLO 12 Il cittadino italiano perde la cittadinanza se, avendo accettato un impiego pubblico od
una carica pubblica da uno Stato o ente pubblico estero o da un ente internazionale cui non partecipi
l'Italia, ovvero prestando servizio militare per uno Stato estero, non ottempera, nel termine fissato,
all'intimazione che il Governo italiano puo' rivolgergli di abbandonare l'impiego, la carica o il servizio
militare. Il cittadino italiano che, durante lo stato di guerra con uno Stato estero, abbia accettato o
non abbia abbandonato un impiego pubblico od una carica pubblica, od abbia prestato servizio
militare per tale Stato senza esservi obbligato, ovvero ne abbia acquistato volontariamente la
cittadinanza, perde la cittadinanza italiana al momento della cessazione dello stato di guerra. IPOTESI
REMOTE.

• ARTICOLO 14 I figli minori di chi acquista o riacquista la cittadinanza italiana, se convivono con esso,
acquistano la cittadinanza italiana, ma, divenuti maggiorenni, possono rinunciarvi, se in possesso di
altra cittadinanza.

• ARTICOLO 11 Il cittadino che possiede, acquista o riacquista una cittadinanza straniera conserva
quella italiana, ma puo' ad essa rinunciare qualora risieda o stabilisca la residenza all’estero.

La cittadinanza italiana è solo una componente del nostro status di cittadini europei.

1 novembre 1993 a tutti i cittadini di uno stato membro dell’UE è riconosciuta oltre alla propria
cittadinanza nazionale anche quella europea.

Articolo 17 Trattato Istitutivo dell’UE parte seconda CITTADINANZA EUROPEA

1. È istituita una cittadinanza dell'Unione. È cittadino dell'Unione chiunque abbia la cittadinanza di uno
Stato membro. La cittadinanza dell'Unione costituisce un complemento della cittadinanza nazionale e
non sostituisce quest'ultima.

2. I cittadini dell'Unione godono dei diritti e sono soggetti ai doveri previsti dal presente trattato.

Essere cittadini dell’UE comporta godimento di diritti e assunzione di doveri previsti dallo stesso trattato
istitutivo.

Articolo 18
Diritto circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri in cui risiede.
Ogni cittadino dell'Unione ha il diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati
membri, fatte salve le limitazioni e le condizioni previste dal presente trattato e dalle disposizioni
adottate in applicazione dello stesso.

Articolo 19
Diritto di votare ed essere eletto in uno stato membro.
Ogni cittadino dell'Unione residente in uno Stato membro di cui non è cittadino ha il diritto di voto e di
eleggibilità alle elezioni comunali nello Stato membro in cui risiede, alle stesse condizioni dei cittadini di
detto Stato. Tale diritto sarà esercitato con riserva delle modalità che il Consiglio adotta, deliberando
all'unanimità su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo; tali
modalità possono comportare disposizioni derogatorie ove problemi specifici di uno Stato membro lo
giustifichino.

Articolo 20

Diritto del cittadino europeo di godere della tutela diplomatica e consolare dei paesi terzi da parte delle
autorità competenti degli stati membri diverso da quello di appartenenza.

Ogni cittadino dell'Unione gode, nel territorio di un paese terzo nel quale lo Stato membro di cui ha la
cittadinanza non è rappresentato, della tutela da parte delle autorità diplomatiche e consolari di
qualsiasi Stato membro, alle stesse condizioni dei cittadini di detto Stato. Gli Stati membri stabiliscono
tra loro le disposizioni necessarie e avviano i negoziati internazionali richiesti per garantire detta tutela.

Articolo 21

Diritto di accesso ai documenti delle istituzioni e degli organi dell’Unione. Diritto di petizione.

Ogni cittadino dell'Unione ha il diritto di petizione dinanzi al Parlamento europeo conformemente


all'articolo 194.

Ogni cittadino dell'Unione può rivolgersi al Mediatore istituito conformemente all'articolo 195.

Ogni cittadino dell'Unione può scrivere alle istituzioni o agli organi di cui al presente articolo o all'articolo
7 in una delle lingue menzionate all'articolo 314 e ricevere una risposta nella stessa lingua.

IUS SOLI
«diritto del suolo» è un'espressione giuridica che indica l'acquisizione della cittadinanza di un dato
paese come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul suo territorio, indipendentemente dalla
cittadinanza dei genitori. Si contrappone allo ius sanguinis (o «diritto del sangue»), che indica invece la
trasmissione alla prole della cittadinanza del genitore, sulla base pertanto della discendenza e non del
luogo di nascita. Quasi tutti i paesi del continente americano applicano lo ius soli in modo automatico e
senza condizioni. Tra questi gli  Stati Uniti, il  Canada  e quasi tutta l'America latina.[5]  Alcuni
paesi  europei  (Francia,  Germania,  Irlanda  e  Regno Unito) concedono altresì la cittadinanza  ius soli,
sebbene condizionata.

La Francia ha una lunga tradizione di applicazione di tale istituto[6], sebbene dal 1994 una persona nata
in territorio francese da genitori stranieri possa ottenere la cittadinanza facendone richiesta purché
abbia vissuto stabilmente sul territorio dello stato per almeno cinque anni.

Inoltre, dal 1998, secondo la Legge Guigou, al compimento della maggiore età (18 anni) chi è nato in
territorio francese da genitori stranieri accede automaticamente alla cittadinanza se i due genitori, alla
nascita del richiedente, disponevano di un permesso di soggiorno.

Condizioni simili per la cittadinanza dei figli di genitori stranieri si applicano in  Germania, in  Irlanda  e
nel Regno Unito.

In Italia lo ius soli trova applicazione in circostanze eccezionali. Esso si applica, come norma residuale, in
tre casi:

• per nascita sul territorio italiano da genitori ignoti;


• per nascita sul territorio italiano da genitori apolidi;
• per nascita sul territorio italiano da genitori stranieri impossibilitati a trasmettere al soggetto la
propria cittadinanza secondo la legge dello stato di provenienza.

Tra i paesi che applicano lo ius soli in modo automatico e senza condizioni figurano gli Stati Uniti. Il XIV
emendamento della costituzione statunitense prevede che chiunque nasca sul territorio dell'Unione e sia
soggetto alla sua giurisdizione — fatta eccezione, quindi, per personale del corpo diplomatico ed
eventuali truppe straniere d'occupazione — ne è automaticamente cittadino.

DOMANDE

1. In generale lei sarebbe d’accordo a estendere la cittadinanza italiana ai figli di immigrati stranieri, se
nati nel nostro paese e con almeno un genitore con un permesso di soggiorno permanente? IUS
SOLI

2. Sarebbe lei d’accordo a concedere la cittadinanza italiana a figli di immigrati stranieri se nati in Italia
o se arrivati entro i 12 anni e che abbiamo frequentato regolarmente almeno 5 anni le scuole nel
nostro Paese? IUS CULTURAE

3. Dopo il caso di Erami, bambini egiziano scuolabus, il tema di cittadinanza ai figli di persone straniere
è tornato al centro del dibattito politico. Proposta cittadinanza per meriti speciali. Qual’è il suo
parere? È sempre giusto concedere la cittadinanza per meriti speciali? È giusto concederla dopo
aver fatto tutti gli approfondimenti del caso? Bisogna guadagnarsela quindi non è giusto concederla
per meriti speciali?

Proposta da parte del governo di inserire due nuovi criteri per ottenere la cittadinanza italiana per chi
deve ancora compiere i 18 anni:

- Ius soli temperato: diritto legato al territorio. Prevede che un bambino nato in Italia diventi
automaticamente italiano se almeno uno dei suoi genitori si trovi legalmente in Italia da 5 anni. Se
viceversa un genitore che è in possesso di un permesso di soggiorno non proviene dall’UE deve
aderire ad altri tre aggiuntivi parametri: 1. Possedere un reddito (fonte di guadagno non inferiore
all’importo annuo dell’assegno sociale) 2. Dover disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di
ispezione igienico-sanitaria previsti dalla legge italiana 3. Superare un test di conoscenza della lingua
italiana.

- Ius culturae: diritto legato all’istruzione. Passa attraverso il sistema di istruzione italiano. Potranno
chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o che siano arrivati nel territorio della
penisola entro il compimento dei 12 anni i quali abbiano frequentato le scuole italiane per almeno 5
anni e altresì superato un ciclo scolastico. Altra ipotesi ragazzi nati all’estero ma che siano arrivati in
Italia tra i 12 e i 18 anni e che potranno ottenere la cittadinanza italiana dopo aver abitato in Italia per
almeno 6 anni e avere superato un ciclo scolastico intero.

LEZIONE AUDIO 6
LIBRO DIRITTO DELL’IMMIGRAZIONE

Definizione di straniero — ha avuto vicissitudini storiche legate principalmente alla globalizzazione .


Definizione difficile da dare, si indicano varie tipologie di situazioni.

Costituzione repubblicano 1948 non da una definizione compiuta di straniero, ma si limita a richiamare
nell’articolo 10 la condizione giuridica dello straniero che deve adeguarsi alle norme di diritto
internazionale.

Definizione soggetta a mutamenti storici che ne hanno ampliato o ristretto i gruppi di persone da
ricomprendere.

Articolo 1

Straniero = colui il quale non è cittadino di uno stato membro delle comunità europee — pone una netta
distinzione tra coloro che appartengono alle comunità europee e il resto del mondo

Straniero = colui che non ha la cittadinanza del paese in cui vive

Storia e impiego del termine cittadini


Nell'antica Atene venivano considerati cittadini solo coloro i quali potevano dimostrare di essere figli di
genitori ateniesi, avere un appezzamento di terra e di essere in grado di combattere (cioè potersi
permettere le armi). Una volta considerati cittadini avevano un ampio numero di diritti come ad esempio
quello della proprietà privata e quello del voto ma anche un ampio numero di prerogative come ad
esempio andare in guerra.

Nel diritto romano lo status civitatis distingueva il cittadino romano (civis romanus) dal non cittadino e,
unito agli altri due status — lo status libertatis, che distingueva l'uomo libero dallo schiavo, e lo status
familiae, che distingueva il paterfamilias dagli altri membri della famiglia — era condizione necessaria
per disporre della capacità giuridica.

Nel corso della storia il termine cittadinanza ha trovato diversi impieghi:[1]

• indicatore del modo in cui sono ripartiti i poteri e le risorse nell'ambito di un ordinamento politico-
sociale;

• rapporto tra individuo e ordine politico, inteso come partecipazione attiva del soggetto alla sfera
pubblica;

• intersezione tra individuo e collettività.

In particolare, nel medioevo il termine ebbe molteplici applicazioni. In alcuni casi, come nella Repubblica
di Venezia, il termine cittadini si contrapponeva non solo ai forestieri e agli esclusi da certi diritti, ma
anche ai patrizi, che avevano invece più diritti dei cittadini.

Nel suo significato giuridico attuale, la cittadinanza è il collettore di una molteplicità di diritti e doveri
riferibili a un individuo in quanto parte di un determinato assetto politico.

Cittadino e suddito
Il concetto di cittadino differisce da quello di suddito che si riferisce a colui che è soggetto alla sovranità
di uno Stato; la condizione del suddito implica, di per sé, situazioni giuridiche puramente passive (doveri
e soggezioni), mentre quella del cittadino implica la titolarità di diritti e altre situazioni giuridiche attive
(seppur accompagnati da doveri e altre situazioni giuridiche passive).

Nel momento in cui lo Stato riconosce al suddito diritti civili e politici, questo diventa un cittadino. Anche
in uno Stato che riconosce tali diritti possono tuttavia esserci semplici sudditi, soggetti alla sovranità
dello Stato ma privi dei diritti di cittadinanza: questo avveniva, ad esempio, per le popolazioni indigene
dei possedimenti di tipo coloniale, anche se, in qualche caso, venivano loro attribuiti alcuni diritti seppur
limitati rispetto a quelli riconosciuti ai cittadini veri e propri (la cosiddetta piccola cittadinanza —
cittadinanza attenuata che non comportava il pieno godimento dei diritti politici). Anche nei paesi
occidentali talvolta, prima di ottenere la cittadinanza vera e propria si transita attraverso situazioni
intermedie, come il permesso di soggiorno di breve o lungo periodo, la carta di soggiorno che in Italia
(come in buona parte d'Europa) è una sorta di permesso di soggiorno permanente, altrove chiamato
appunto permesso di soggiorno permanente.

Anche la mancata previsione di strumenti di tutela del cittadino nei confronti della pubblica
amministrazione determina un declassamento del cittadino, ad esempio nei casi di deliberato ritardo o
di attribuzione di facoltà di valutazione agli uffici nel rilascio del passaporto o di recepimento della
dichiarazione di residenza.

Attualmente il termine suddito è ancora largamente utilizzato nel diritto internazionale dove la
cittadinanza non ha lo stesso rilievo dei diritti interni. Viene inoltre usato polemicamente per sottolineare
situazioni, per lo più di fatto, nelle quali il cittadino non dispone di adeguati diritti nei confronti dello
Stato. Infine va osservato che nelle monarchie, anche costituzionali e parlamentari, è tradizione riferirsi
ai cittadini come sudditi senza per questo implicare l'assenza di diritti civili e politici.

DIRITTO DELL’IMMIGRAZIONE FONTI:

- Codice internazionale dei diritti umani

- Strumenti internazionali di tutela dei diritti dello straniero, sia come tale sia come lavoratore

- Normativa regionale — per il nostro paese è quella europea

- Strumenti derivanti all’appartenenza degli stati membri all’unione europea

Dopo la seconda guerra mondiale il diritto degli stranieri è passato da una chiara impostazione teorica
ad una molto più prosaica e pragmatica in una chiave evolutiva consapevole dei grandi mutamenti
sociali ed economici propri della comunità internazionale.

Fenomeno migratorio ha comportato che la comunità internazionale non poteva più limitarsi alla
protezione diplomatica ma doveva produrre nei confronti dei soggetti appartenenti allo stato una tutela
per garantire una base di uguaglianza.

CODICE INTERNAZIONALE DEI DIRITTI UMANI

È con la nascita nel dicembre del 1945 dell’Organizzazione delle nazioni unite — organizzazione
fondamentale per impedire che scoppiassero conflitti di natura globale e di portata universale — che
inizia un processo di riconoscimento di diritti fondamentali e universali in capo agli individui. Da tutela
diplomatica si passa a una tutela universale.

Straniero viene visto come essere umano e quindi viene tutelato nei suoi diritti fondamentali (diritti
minimi inerenti alla definizione stessa di persona umana, diritti naturali e universali — devono essere
tutelati a prescindere dalla situazione in cui si trova il soggetto e dallo stato in cui ha la cittadinanza).

Processo di internalizzazione dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo nell’ambito delle quali ci
sono i diritti dello straniero in quanto individuo che non può subire discriminazioni rispetto al cittadino in
ragione della natura universale e fondamentale di questi diritti. Opera il principio della non
discriminazione che svolge un ruolo importantissimo perchè tende all’eliminazione progressiva delle
norme interne e di tutti quei fattori sociali, politici ed economici che possono discriminare lo straniero.

Ci sono una serie di atti, vincolanti dal punto di vista giuridico, per gli stati che aderiscono a questo
codice. Sono fondamentalmente 7:

1. Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dicembre 1948

2. Patto internazionale sui diritti economici e sociali e culturali del 1966

3. Patto internazionale dei diritti politici del 1966

4. Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale

5. Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne del 1979

6. Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti del 1984

7. Convenzione sui diritti del bambino del 1989

Queste enunciazioni di principio devono trovare una serie di applicazioni pratiche costituite dai
cosiddetti Monitoring bodies — comitati di esperti di soggetti periti istituiti con trattati internazionali con
lo scopo di monitorare e implementare l’applicazione pratica del codice. Fra questi possiamo citare il
comitato dei diritti umani, civili e politici, il comitato dei diritti economici, sociali e culturali e il comitato
per l’eliminazione della discriminazione razziale del 1970 e il comitato per l’eliminazione della
discriminazione contro le donne del 1982. Comitato contro la tortura e il comitato per i diritti dei
bambini.

Come sono stati istituiti i comitati citati?

Attraverso dei protocolli aggiuntivi ai trattati che peraltro non sono sempre stati ratificati dagli stati che
hanno ratificato il trattato originario.

La convenzione sulla tortura di NY del 1984 stabilisce che ogni stato potrà dichiarare che non riconosce
la competenza conferita allo stesso comitato in conformità all’articolo 20 e questo si desume
dall’articolo 28.

Le stesse fonti che premiano questa materi anon hanno una identica forza giuridica — ci son infatti degli
strumenti che hanno un potere meramente morale che hanno una sorta di moral suasion e indicano
quindi delle linee guida dei principi generali per lo stato che però non è tenuto a uniformarsi
(raccomandazioni o regole standard), altri invece sono strumenti che hanno la forza cogente, imperativa
(protocolli, statuti e convenzioni). Italia ha ratificato quasi tutte queste fonti normative che costituiscono
il codice internazionale dei diritti umani.

Possiamo affermare che allo straniero, oltre che al cittadino italiano, sulla base delle fonti citate sono
riconosciuti una serie di diritti all’incirca una ventina.

• diritto alla vita

• diritto integrità fisica

• diritto alla sicurezza

• diritto di uguaglianza davanti alla legge

• diritto di inn essere sottoposti a trattamenti crudeli, inumani, alla tortura o alla schiavitù

• diritto al riconoscimento alla personalità giuridica

• diritto di manifestare il proprio pensiero, e di riunirsi in associazione

• diritto di contrarre liberamente il matrimonio

• diritto di avere proprietà

• diritto alla libertà di pensiero, alla libertà di coscienza e di religione

• diritto di non essere molestato per le proprie opinioni

• diritto di parità di trattamento nel lavoro (diritto di avere la remunerazione, un salario che sia equo e
giusto, posti di lavoro igienizzati, alla sicurezza sul luogo di lavoro, diritto al riposo, diritto allo
sciopero)

• diritto all’istruzione

• diritto alla parità giuridica tra uomini e donne

• diritto dei bimbi alla protezione dallo sfruttamento economico e sociale

• diritto alla salute individuale e collettiva

• diritto all’uguaglianza davanti ai tribunali e alla presunzione di innocenza

Esiste il diritto a migrare→non esiste una norma così espressa, ma ciascuno pensa di poter circolare
liberamente. Se a livello universale si afferma la libertà di ciascun cittadino di allontanarsi dal proprio
stato, la migrazione in sé può avere caratteristiche differenti: allontanamento temporaneo o definitivo per
ragioni rilevanti per l’individuo, le quali possono determinare il rapporto del cittadino con lo stato.

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI

Articolo 13

Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.

Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.

Articolo 14

Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.

ECCEZIONE: Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per
reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.

16 Dicembre 1966 venne elaborato un patto internazionale sui diritti civili e politici.

Articolo 12.
1. Ogni individuo che si trovi legalmente nel territorio di uno Stato ha diritto alla libertà di movimento e
alla libertà di scelta della residenza in quel territorio.

2. Ogni individuo è libero di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio.

3. I suddetti diritti non possono essere sottoposti ad alcuna restrizione, tranne quelle che siano previste
dalla legge, siano necessarie per proteggere la sicurezza nazionale, l’ordine pubblico, la sanità o la
moralità pubbliche, ovvero gli altrui diritti e libertà, e siano compatibili con gli altri diritti riconosciuti dal
presente Patto.

4. Nessuno può essere arbitrariamente privato del diritto di entrare nel proprio paese.

Articolo 13. Riserva di legge


Uno straniero che si trovi legalmente nel territorio di uno Stato Parte del presente Patto non può esserne
espulso se non in base a una decisione presa in conformità della legge e, salvo che vi si oppongano
imperiosi motivi di sicurezza nazionale, deve avere la possibilità di far valere le proprie ragioni contro la
sua espulsione, di sottoporre il proprio caso all’esame dell’autorità competente, o di una o più persone
specificamente designate da detta autorità, e di farsi rappresentare innanzi ad esse a tal fine.

Diritto dell’immigrazione: l’insieme di tutte le regole che vanno a definire la disciplina dell’arrivo alla
frontiera, del soggiorno, del respingimento, dell’estradizione.

Bilanciamento fra due esigenze opposte:

• la necessità di individuare diritti che, essendo parte dell’essere umano, non possono essere violati
da nessuno, neanche da uno stato che si proclama sovrano;

• la visione degli Stati, che non sempre vedono le migrazioni come un elemento arricchente, ma
come una minaccia alla sicurezza dei residenti. 


STRUMENTI INTERNAZIONALI DI TUTELA DELLO STRANIERO

Hanno carattere specifico perchè si applicano a casi particolari (es. rifugiato politico).

6 strumenti più rilevanti:

- Convenzione sullo status di rifugiato del 1954

- Protocollo aggiuntivo sullo status di rifugiato del 1967

- Convenzione dell’organizzazione internazionale del lavoro sulla promozione dell’uguaglianza e sul


trattamento dei lavoratori migranti 1975

- Dichiarazione dei diritti umani delle persone che non hanno la cittadinanza nei paesi in cui vivono
1985

- Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie 1990
(Italia non ha aderito)

- Convenzione dell’organizzazione delle nazioni unite contro la criminalità organizzata transnazionale +


protocolli traffico illecito materiali e tratta degli esseri umani del 2000

Non tutte sono in vigore e approvate dall’Italia. Una delle più importanti è la convenzione detta OIL
(organizzazione internazionale del lavoro) ratificata aprile 1981 legge n 158. OIL ha cercato di adottare
dalla seconda metà degli anni 70 degli strumenti a tutela forte dei lavoratori migranti per regolare gli
aspetti più delicati dei flussi migratori sempre maggiori e con lo scopo di introdurre degli strumenti per
proteggere sotto il profilo delle incolumità gli stranieri.

OIL convenzione del 1949 in tema di previsione di scambio di informazione tra gli stati di tutto ciò che
attiene alla politica migratoria. La ratifica di questa convenzione obbliga gli stati a rispettare i diritti
umani di tutti i lavoratori migranti e di attivarsi per sopprimere i flussi di migranti clandestini.

Convenzione 1949 sull’impiego dei migranti n 47 obbliga gli stati aderenti a promuovere un’uguaglianza
sostanziale di trattamento rispetto al lavoro sempre rispetto alle sicurezze sociali, alla partecipazione ai
sindacati, ai diritti culturali e alle libertà sia individuali che collettive dei migrati.

ITALIA
In italia la normativa europea si compone di 7 fonti:
1. Convenzione europea di salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali + vari
protocolli

2. Convenzione europea di stabilimento del 1955

3. Carta sociale europea del 1961

4. Convenzione europea relativa allo status giuridico del lavoratore migrante 1977

5. Accordo di Schengen del 1985 e Convenzione sull’applicazione dell’accordo di Schengen

6. Convenzione di Strasburgo del 1992

7. Carta europea dei diritti umani nelle città del 2000

CONVENZIONE EUROPEA PER LA SALVAGUARDIA DEI DIRITTI DELL'UOMO E DELLE LIBERTÀ


FONDAMENTALI
Firmata a Roma il 4 novembre 1950

TITOLO I

DIRITTI E LIBERTÀ

Articolo 2 - Diritto alla vita


1. Il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge. Nessuno può essere intenzionalmente privato
della vita, salvo che in esecuzione di una sentenza capitale pronunciata da un tribunale, nel caso in cui il
delitto è punito dalla legge con tale pena.

2. La morte non si considera inflitta in violazione di questo articolo quando risulta da un ricorso alla forza
resosi assolutamente necessario:

a. per assicurare la difesa di ogni persona dalla violenza illegale;

b. per eseguire un arresto regolare o per impedire l'evasione di una persona regolarmente detenuta;

c. per reprimere, in modo conforme alla legge, una sommossa o una insurrezione.

Articolo 3 - Divieto della tortura.


Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti.

Articolo 4 - Divieto di schiavitù e del lavoro forzato.


1. Nessuno può essere tenuto in condizioni di schiavitù o di servitù.

2. Nessuno può essere costretto a compiere un lavoro forzato o obbligatorio.

3. Non è considerato lavoro forzato o obbligatorio" ai sensi di questo articolo:

a. ogni lavoro normalmente richiesto ad una persona detenuta alle condizioni previste dall'articolo 5
della presente Convenzione o durante il periodo di libertà condizionata;

b. ogni servizio di carattere militare o, nel caso di obiettori di coscienza nei paesi dove l'obiezione di
coscienza è riconosciuta legittima, ogni altro servizio sostitutivo di quello militare obbligatorio;

c. ogni servizio richiesto in caso di crisi o di calamità che minacciano la vita o il benessere della
comunità;

d. ogni lavoro o servizio che fa parte dei normali doveri civici.

Articolo 5 - Diritto alla libertà ed alla sicurezza.


1. Ogni persona ha diritto alla libertà e alla sicurezza. Nessuno può essere privato della libertà, salvo che
nei casi seguenti e nei modi prescritti dalla legge:

a. se è detenuto regolarmente in seguito a condanna da parte di un tribunale competente;

b. se è in regolare stato di arresto o di detenzione per violazione di un provvedimento emesso,


conformemente alla legge, da un tribunale o per garantire l'esecuzione di un obbligo prescritto dalla
legge;

c. se è stato arrestato o detenuto per essere tradotto dinanzi all'autorità giudiziaria competente, quando
vi sono ragioni plausibili per sospettare che egli abbia commesso un reato o vi sono motivi fondati per
ritenere che sia necessario impedirgli di commettere un reato o di fuggire dopo averlo commesso;

d. se si tratta della detenzione regolare di un minore decisa per sorvegliare la sua educazione o della sua
detenzione regolare al fine di tradurlo dinanzi all'autorità competente;

e. se si tratta della detenzione regolare di una persona suscettibile di propagare una malattia
contagiosa, di un alienato, di un alcolizzato, di un tossicomane o di un vagabondo;

f. se si tratta dell'arresto o della detenzione regolari di una persona per impedirle di entrare
irregolarmente nel territorio, o di una persona contro la quale è in corso un procedimento d'espulsione o
d'estradizione.

2. Ogni persona arrestata deve essere informata, al più presto e in una lingua a lei comprensibile, dei
motivi dell'arresto e di ogni accusa elevata a suo carico.

3. Ogni persona arrestata o detenuta, conformemente alle condizioni previste dal paragrafo 1 (c) del
presente articolo, deve essere tradotta al più presto dinanzi ad un giudice o ad un altro magistrato
autorizzato dalla legge ad esercitare funzioni giudiziarie e ha diritto di essere giudicata entro un termine
ragionevole o di essere messa in libertà durante la procedura. La scarcerazione può essere subordinata
ad una garanzia che assicuri la comparizione della persona all'udienza.

4. Ogni persona privata della libertà mediante arresto o detenzione ha il diritto di presentare un ricorso
ad un tribunale, affinché decida entro breve termine sulla legittimità della sua detenzione e ne ordini la
scarcerazione se la detenzione è illegittima.

5. Ogni persona vittima di arresto o di detenzione in violazione ad une delle disposizioni di questo
articolo ha diritto ad una riparazione.

Articolo 6 - Diritto ad un processo equo.


1. Ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un
termine ragionevole da un tribunale indipendente e imparziale, costituito per legge, il quale deciderà sia
delle controversie sui suoi diritti e doveri di carattere civile, sia della fondatezza di ogni accusa penale
che le venga rivolta. La sentenza deve essere resa pubblicamente, ma l'accesso alla sala d'udienza può
essere vietato alla stampa e al pubblico durante tutto o parte del processo nell'interesse della morale,
dell'ordine pubblico o della sicurezza nazionale in una società democratica, quando lo esigono gli
interessi dei minori o la protezione della vita privata delle parti in causa, o nella misura giudicata
strettamente necessaria dal tribunale, quando in circostanze speciali la pubblicità puó pregiudicare gli
interessi della giustizia.

2. Ogni persona accusata di un reato è presunta innocente fino a quando la sua colpevolezza non sia
stata legalmente accertata.

3. In particolare, ogni accusato ha diritto a :

a. essere informato, nel più breve tempo possibile, in una lingua a lui comprensibile e in un modo
dettagliato, della natura e dei motivi dell'accusa elevata a suo carico;

b. disporre del tempo e delle facilitazioni necessarie a preparare la sua difesa;

c. difendersi personalmente o avere l'assistenza di un difensore di sua scelta e, se non ha i mezzi per
retribuire un difensore, poter essere assistito gratuitamente da un avvocato d'ufficio, quando lo esigono
gli interessi della giustizia;

d. esaminare o far esaminare i testimoni a carico ed ottenere la convocazione e l'esame dei testimoni a
discarico nelle stesse condizioni dei testimoni a carico;

e. farsi assistere gratuitamente da un interprete se non comprende o non parla la lingua usata
all'udienza.

Articolo 7 - Nessuna pena senza legge.

1. Nessuno può essere condannato per una azione o una omissione che, al momento in cui è stata
commessa, non costituiva reato secondo il diritto interno o internazionale. Parimenti, non può essere
inflitta una pena più grave di quella applicabile al momento in cui il reato è stato commesso.

2. Il presente articolo non ostacolerà il giudizio e la condanna di una persona colpevole di una azione o
di una omissione che, al momento in cui è stata commessa, era un crimine secondo i principi generale
di diritto riconosciuti dalle nazioni civili.

Articolo 8 - Diritto al rispetto della vita privata e familiare.

1. Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata e familiare, del suo domicilio e della sua
corrispondenza.

2. Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell'esercizio di tale diritto a meno che tale
ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria
per la sicurezza nazionale, per la pubblica sicurezza, per il benessere economico del paese, per la difesa
dell'ordine e per la prevenzione dei reati, per la protezione della salute o della morale, o per la protezione
dei diritti e delle libertà altrui.

Articolo 9 - Libertà di pensiero, di coscienza e di religione.


1. Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà
di cambiare religione o credo, così come la libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo
individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche
e l'osservanza dei riti.

2. La libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo non può essere oggetto di restrizioni
diverse da quelle che sono stabilite dalla legge e costituiscono misure necessarie, in una società
democratica, per la pubblica sicurezza, la protezione dell'ordine, della salute o della morale pubblica, o
per la protezione dei diritti e della libertà altrui.

Articolo 10 - Libertà di espressione.


1. Ogni persona ha diritto alla libertà d'espressione. Tale diritto include la libertà d'opinione e la libertà di
ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità
pubbliche e senza considerazione di frontiera. Il presente articolo non impedisce agli Stati di sottoporre
a un regime di autorizzazione le imprese di radiodiffusione, di cinema o di televisione.

2. L'esercizio di queste libertà, poiché comporta doveri e responsabilità, può essere sottoposto alle
formalità, condizioni, restrizioni o sanzioni che sono previste dalla legge e che costituiscono misure
necessarie, in una società democratica, per la sicurezza nazionale, per l'integrità territoriale o per la
pubblica sicurezza, per la difesa dell'ordine e per la prevenzione dei reati, per la protezione della salute o
della morale, per la protezione della reputazione o dei diritti altrui, per impedire la divulgazione di
informazioni riservate o per garantire l'autorità e l'imparzialità del potere giudiziario.

Articolo 11 - Libertà di riunione e di associazione.


1. Ogni persona ha diritto alla libertà di riunione pacifica e alla libertà d'associazione, ivi compreso il
diritto di partecipare alla costituzione di sindacati e di aderire ad essi per la difesa dei propri interessi.

2. L'esercizio di questi diritti non può essere oggetto di restrizioni diverse da quelle che sono stabilite
dalla legge e costituiscono misure necessarie, in una società democratica, per la sicurezza nazionale,
per la pubblica sicurezza, per la difesa dell'ordine e la prevenzione dei reati, per la protezione della
salute o della morale e per la protezione dei diritti e delle libertà altrui. Il presente articolo non vieta che
restrizioni legittime siano imposte all'esercizio di questi diritti da parte dei membri delle forze armate,
della polizia o dell'amministrazione dello Stato.

Articolo 12 - Diritto al matrimonio.


Uomini e donne, in età matrimoniale, hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia secondo le
leggi nazionali che regolano l'esercizio di tale diritto.

Articolo 13 - Diritto ad un ricorso effettivo.

Ogni persona i cui diritti e le cui libertà riconosciuti nella presente Convenzione siano stati violati, ha
diritto ad un ricorso effettivo davanti ad un'istanza nazionale, anche quando la violazione sia stata
commessa da persone che agiscono nell'esercizio delle loro funzioni ufficiali.

Articolo 14 - Divieto di discriminazione.


Il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella presente Convenzione deve essere assicurato
senza nessuna discriminazione, in particolare quelle fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la
religione, le opinioni politiche o di altro genere, l'origine nazionale o sociale, l'appartenenza a una
minoranza nazionale, la ricchezza, la nascita o ogni altra condizione.

Articolo 15 - Deroga in caso di stato di urgenza.


1. In caso di guerra o in caso di altro pericolo pubblico che minacci la vita della nazione, ogni Alta Parte
Contraente può prendere misure in deroga agli obblighi previsti dalla presente Convenzione, nella stretta
misura in cui la situazione lo richieda e a condizione che tali misure non siano in contraddizione con gli
altri obblighi derivanti dal diritto internazionale.

2. La disposizione precedente non autorizza alcuna deroga all'articolo 2, salvo per il caso di decesso
causato da legittimi atti di guerra, e agli articoli 3, 4 (paragrafo 1) e 7.

3. Ogni Alta Parte Contraente che eserciti tale diritto di deroga tiene informato nel modo più completo il
Segretario Generale del Consiglio d'Europa sulle misure prese e sui motivi che le hanno determinate.
Deve ugualmente informare il Segretario Generale del Consiglio d'Europa della data in cui queste misure
cessano d'essere in vigore e in cui le disposizioni della Convenzione riacquistano piena applicazione.

Articolo 16 - Restrizioni all’attività politica degli stranieri.


Nessuna delle disposizioni degli articoli 10, 11 e 14 può essere considerata come un divieto per le Alte
Parti Contraenti di porre restrizioni all'attività politica degli stranieri.

Articolo 17 - Divieto dell'abuso del diritto.

Nessuna disposizione della presente Convenzione può essere interpretata come implicante il diritto per
uno Stato, un gruppo o un individuo di esercitare un'attività o compiere un atto che miri alla distruzione
dei diritti o delle libertà riconosciuti nella presente Convenzione o porre a questi diritti e a queste libertà
limitazioni più ampie di quelle previste in detta Convenzione.

Articolo 18 - Restrizione dell’uso di restrizioni ai diritti.


Le restrizioni che, in base alla presente Convenzione, sono poste a detti diritti e libertà possono essere
applicate solo allo scopo per cui sono state previste.

Protocollo 7 entrato in vigore il 1 novembre 1988 in tema di garanzie procedurali in caso di espulsione
di stranieri—uno straniero residente regolarmente nel territorio di uno stato non può espulso se non in
esecuzione di una decisione giurisdizionale o di una autorità amministrativa competente presa in
conformità della legge rispetto alla quale lo straniero da espellere deve far valere le proprie ragioni
ostative alla sua espulsione e far esaminare il suo caso e farsi rappresentare ai fini difesa davanti
all’autorità competente — diritto di avere un difensore.

Uno straniero può essere espulso senza considerare le garanzie sopra citate qualora l’espulsione sia
assolutamente necessaria nell’interesse dell’ordine pubblico o sia motivata da ragioni di sicurezza
nazionale (es terrorista).

CARTA SOCIALE EUROPEA


Articolo 19
Diritto dei lavoratori migranti e delle loro famiglie alla protezione ed all’assistenza

Per assicurare il concreto esercizio del diritto dei lavoratori migranti e delle loro famiglie alla protezione
ed all’assistenza sul territorio di ogni altra Parte, le Parti s’impegnano:

1 a mantenere o ad accertarsi dell’esistenza di adeguati servizi gratuiti incaricati di assistere tali


lavoratori ed in particolare di fornire loro informazioni esatte e di adottare ogni misura utile a condizione
che la legislazione e la regolamentazione nazionale lo consentano, contro ogni propaganda ingannevole
sull’emigrazione e l’immigrazione;

2 a prendere, nei limiti della loro giurisdizione, adeguati provvedimenti per agevolare la partenza, il
viaggio, e l’accoglienza di questi lavoratori e delle loro famiglie e garantire loro, nei limiti della
giurisdizione, i servizi sanitari e medici necessari durante il viaggio, nonché buone condizioni d’igiene;

3 a promuovere la collaborazione tra i servizi sociali, pubblici o privati a seconda dei casi dei paesi di
emigrazione e d’immigrazione;

4 a garantire ai lavoratori di cui sopra che si trovano legalmente sul loro territorio, a condizione che tali
materie siano disciplinate dalla legislazione o dalla regolamentazione o sottoposte al controllo delle
autorità amministrative, un trattamento non meno favorevole di quello concesso ai loro connazionali per
le seguenti materie:

a retribuzione e altre condizioni d’impiego e di lavoro;

b affiliazione alle organizzazioni sindacali e godimento dei

vantaggi offerti dalle convenzioni collettive;

c abitazione;

5 a garantire ai lavoratori che si trovano legalmente sul loro territorio un trattamento non meno
favorevole di quello concesso ai loro cittadini per quanto riguarda le tasse, le imposte ed i contributi
inerenti al lavoro percepiti a titolo del lavoratore;

6 ad agevolare per quanto possibile il ricongiungimento familiare del lavoratore migrante autorizzato a
stabilirsi sul territorio;

7 a garantire ai lavoratori che si trovano legalmente sul loro territorio un trattamento non meno
favorevole di quello concesso ai loro cittadini per le azioni legali vertenti su questioni con- template dal
presente articolo;

8 a garantire ai lavoratori che risiedono regolarmente sul loro territorio che potranno essere espulsi solo
se minacciano la sicurezza dello Stato o contravvengono all’ordine pubblico o al buoncostume;

9 ad autorizzare, entro i limiti stabiliti dalla legislazione, il trasferimento di qualsiasi parte dei guadagni e
dei risparmi dei lavora- tori migranti che questi ultimi desiderano trasferire;

10 ad estendere la protezione e l’assistenza previste dal presente articolo ai lavoratori migranti che
lavorano in proprio, a condizione che le misure in oggetto siano applicabili a tale categoria;

11 a favorire ed a facilitare l’insegnamento della lingua nazionale dello Stato di accoglienza oppure se vi
sono diverse lingue, di una di esse, ai lavoratori migranti ed ai loro familiari;

12 a favorire ed a facilitare per quanto possibile, l’insegnamento della lingua materna del lavoratore
migrante ai suoi figli.

CONVENZIONE DI SCHENGEN
Lo spazio Schengen, uno degli avanzamenti più concreti dell’Unione europea, è una zona di libera
circolazione dove i controlli alle frontiere sono stati aboliti per tutti i viaggiatori, salvo circostanze
eccezionali. Lo spazio Schengen è attualmente composto da 26 paesi, di cui 22 membri dell’Unione
europea e quattro non membri (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera). Non ne fanno parte
Bulgaria, Cipro, Croazia, e Romania, per cui il trattato non è ancora entrato in vigore, e Irlanda e Regno
Unito, che non hanno aderito alla convenzione esercitando la cosiddetta clausola di esclusione (opt-
out).

La storia. L’area di libera circolazione è entrata progressivamente in vigore a partire dal 1985, data di un
accordo di massima concluso da un gruppo di governi europei nella località lussemburghese di
Schengen. La prima soppressione effettiva dei controlli alle frontiere è arrivata nel 1996 tra Belgio,
Germania, Spagna, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Portogallo.

All’atto pratico, all’interno di questa zona i cittadini dell’Unione europea e quelli di paesi terzi possono
spostarsi liberamente senza essere sottoposti a controlli alle frontiere. Di contro, un volo interno all’Ue
che collega uno stato Schengen a uno stato non-Schengen è sottoposto a controlli alle frontiere. La
caduta delle frontiere interne ha per corollario il rafforzamento delle frontiere esterne dello spazio
Schengen. Gli stati membri che si trovano ai suoi confini hanno dunque la responsabilità di organizzare
controlli rigorosi alle frontiere e assegnare all’occorrenza visti di breve durata alle persone che vi fanno
ingresso.

Modifica all’ingresso dei Paesi tramite aereo — arrivo diverso se arrivi da Paese che ha firmato il trattato
o no.

L’appartenenza a Schengen implica una cooperazione di polizia tra tutti i membri per combattere la
criminalità organizzata o il terrorismo, attraverso una condivisione dei dati (per esempio con il sistema
d’informazione condiviso Schengen, o Sis). Una delle conseguenze di questa cooperazione è il
cosiddetto “inseguimento transfrontaliero”, ovvero il diritto della polizia di inseguire un sospetto in un
altro stato Schengen in caso di flagranza di reato per infrazioni gravi. Anche se le frontiere interne
dovrebbero esistere soltanto sulla carta, i membri dello spazio Schengen hanno comunque la possibilità
di ristabilire controlli eccezionali e temporanei. Questa decisione dev’essere giustificata da una
“minaccia grave per l’ordine pubblico e la sicurezza interna” o da “gravi lacune relative al controllo delle
frontiere esterne” che potrebbero mettere in pericolo “il funzionamento generale dello spazio
Schengen”, come si legge nella documentazione della Commissione europea.

CONVENZIONE SULLA PARTECIPAZIONE DEGLI STRANIERI ALLA VITA PUBBLICA A LIVELLO


LOCALE - convenzione di Strasburgo
Formato da tre capitoli:

A. Libertà di espressione, di riunione e di associazione a) il diritto alla libertà di espressione; tale diritto
comprende la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza
l'interferenza delle Autorità pubbliche ed a prescindere da considerazioni relative alle frontiere. Il
presente articolo non impedisce agli Stati di assoggettare le imprese di radio-trasmissione, di
televisione o di cinema ad un regime di autorizzazione; b) il diritto alla libertà di riunirsi
pacificamente, ed alla libertà di associazione, compreso il diritto di fondare sindacati assieme ad
altri, e di affiliarsi a sindacati per la difesa dei propri interessi. In particolar modo, il diritto alla libertà
di associazione implica il diritto per i residenti stranieri, di creare le loro associazioni locali a fini di
assistenza reciproca, di conservazione e di espressione della loro identità culturale o di difesa dei
loro interessi riguardo a questioni di competenza della collettività locale, nonché il diritto di aderire
ad ogni associazione.

B. Organi consultivi volti a rappresentare i residenti stranieri a livello locale — Le Parti si impegnano,
con riserva delle disposizioni dell'art. 9, paragrafo 1: a) a vigilare affinché nessun ostacolo legale o di
altra natura impedisca alle collettività locali che hanno nei loro rispettivi territori un numero
significativo di residenti stranieri, di creare organi consultivi o di adottare altre disposizioni
appropriate a livello istituzionale per:i) provvedere ai collegamenti tra esse ed i predetti residenti; ii)
fornire un'istanza per il dibattito e la formulazione delle opinioni, degli auspici e delle preoccupazioni
dei residenti stranieri sui temi della vita politica locale che li concernono da vicino, comprese le
attività e le responsabilità della collettività locale interessata; iii) promuovere la loro integrazione
generale nella vita della collettività; b) incoraggiare ed agevolare la costituzione di determinati organi
consultivi o l'attuazione di altre adeguate disposizioni a livello istituzionale al fine di una adeguata
rappresentanza dei residenti stranieri nelle collettività locali che hanno nel proprio territorio un
numero significativo di residenti stranieri. Ciascuna Parte vigila affinché i rappresentanti dei residenti
stranieri che partecipano agli organi consultivi o ad altri dispositivi di ordine istituzionale di cui al
paragrafo 1 possano essere eletti dai residenti stranieri della collettività locale o nominati dalle varie
associazioni di residenti stranieri.

C. Diritto di voto alle elezioni locali — Ciascuna Parte si impegna con riserva delle disposizioni dell'art.
9, paragrafo 1, a concedere il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni locali ad ogni residente
straniero, a condizione che questi soddisfi alle stesse condizioni di quelle prescritte per i cittadini ed
inoltre che abbia risieduto legalmente ed abitualmente nello Stato in questione nei cinque anni
precedenti le elezioni.

Italia ha ratificato solo i primi due capitoli.

CARTA EUROPEA DEI DIRITTI UMANI NELLA CITTÀ

La Convenzione europea (1950) offre la cosiddetta garanzia giurisdizionale. Nondimeno, numerosi diritti
non sono sempre “ effettivi “ e i cittadini mal si riconoscono nelle intricate procedure amministrative e
giuridiche.

Come garantire meglio? Come agire meglio? Come predisporre in modo migliore le condizioni pubbliche
necessarie all’appagamento del desiderio di felicità privata di ciascuno?

È qui che emerge il ruolo della Città.

Dappertutto, laddove il popolo delle campagne prosegue la sua lunga marcia verso le città ed esse
accolgono un numero sempre maggiore di viaggiatori di passaggio, ma ugualmente e soprattutto di
stranieri alla ricerca della libertà, di un lavoro e di scambi di conoscenze, la città è diventata il futuro
dell’umanità.

È oggi il luogo di ogni incontro e pertanto di tutti i possibili. È ugualmente il terreno di tutte le
contraddizioni, e quindi di tutti i pericoli: è entro lo spazio urbano dalle frontiere mal definite che si
ritrovano le discriminazioni legate alla disoccupazione, alla povertà, al disprezzo delle differenze
culturali, ma nel contempo è lì che si delineano e si moltiplicano delle prassi civiche e sociali di
solidarietà.

È pur vero che la città oggi ci impone di precisare meglio certi diritti, perché è il luogo dove abitiamo,
dove cerchiamo del lavoro, dove ci spostiamo. Impone ugualmente di riconoscere nuovi diritti: il rispetto
dell’ambiente, la garanzia di un cibo sano, di tranquillità, di possibilità di scambi e di svaghi, ecc.

È poi vero che, di fronte alla crisi che colpisce la concezione delegataria della democrazia a livello degli
Stati nazionali e all’inquietudine che suscitano le burocrazie europee, la città appare come la risorsa di
un nuovo spazio politico e sociale.

Là si prospettano le condizioni di una democrazia di prossimità. Là viene offerta l’occasione di una


partecipazione al diritto di cittadinanza di tutti gli abitanti: una cittadinanza a livello cittadino. Se è vero
che viene riconosciuto ad ogni persona ognuno dei diritti definiti, spetta ugualmente a ciascun cittadino,
libero e solidale, di garantirli tutti.

L’impegno che noi affermiamo qui è rivolto alle donne e agli uomini del nostro tempo. Non pretende di
essere esauriente e la sua portata dipenderà dal modo in cui gli abitanti delle città se ne sentiranno
investiti. Si presenta come una risposta alle aspettative dei cittadini, per le quali le città costituiscono sia
l’ambito naturale in cui si manifestano, che l’elemento rivelatore. La presente Carta sarà per loro, come
per quelli che li governano a livello comunale, quindi in base al principio di sussidiarietà, un insieme di
costanti di riferimento sulle quali far poggiare i loro diritti, riconoscerne le eventuali violazioni e farle
cessare.

Tali costanti sono altrettante occasioni di superare le difficoltà e di conciliare le logiche talvolta
contraddittorie che si ritrovano all’interno della vita stessa della città.

Una volontà: inserire il legame sociale, in modo duraturo, nello spazio pubblico.

Un principio: l’uguaglianza.

Un obiettivo: l’accresciuta consapevolezza politica di tutti gli abitanti.

TRATTATO DI MAASTRICHT
La cittadinanza dell'Unione europea è stata istituita dal Trattato di Maastricht del 1992. Completa e non
sostituisce la cittadinanza statale. Con l'acquisizione della cittadinanza di un paese facente parte
dell'Unione europea si acquista, automaticamente, anche la cittadinanza europea.

I diritti ad essa connessi non arricchiscono il patrimonio giuridico soggettivo all'interno dell'ordinamento
nazionale ma:

Entro l'ordinamento di altri Stati membri UE:

• Libertà di circolazione e di soggiorno di ogni cittadino europeo nel territorio di uno Stato membro.

• Diritto di voto attivo e passivo nelle elezioni comunali nello Stato membro in cui risiede, alla pari
dei cittadini di tale Stato, e nelle elezioni europee.

• Diritto di petizione davanti al Parlamento Europeo.

Entro l'ordinamento internazionale:

• Tutela diplomatica e consolare nei paesi extra-europei nei quali il suo Stato non è rappresentato
da parte delle autorità degli altri Stati membri.

Entro la sfera dell'ordinamento comunitario:

• Diritto di petizione al Parlamento europeo.

• Diritto di rivolgersi al mediatore europeo.

• Diritto di scrivere alle istituzioni e ad alcuni organi comunitari in una delle lingue ufficiali della
stessa e di ricevere risposta nella stessa lingua.

Gli Stati membri dell'Unione europea usano anche un passaporto comune, di color rosso bordeaux con
impresso il nome dello Stato membro, il timbro ed il titolo "Unione europea" debitamente tradotto.

TRATTATO DI AMSTERDAM
Il trattato di Amsterdam è uno dei trattati fondamentali dell'Unione europea ed è il primo tentativo di
riformare le istituzioni europee in vista dell'allargamento dell'Unione europea. Venne firmato il 2 ottobre
1997 dagli allora 15 paesi dell'Unione europea ed è entrato in vigore il 1º maggio 1999. Contiene
innovazioni che vanno nella direzione di rafforzare l'unione politica, con nuove disposizioni nelle
politiche di Libertà, sicurezza e giustizia, compresa la nascita della cooperazione di polizia e giudiziaria
in materia penale, oltre all'integrazione di Schengen. Altre disposizioni chiarificano l'assetto della Politica
estera e di sicurezza comune, con la quasi-integrazione dell'UEO, mentre viene data una rinfrescata
(insufficiente) al sistema istituzionale, in vista dell'adesione dei nuovi membri dell’est.

Estratto Titolo terzo trattato di Amsterdam

VISTI, ASILO, IMMIGRAZIONE ED ALTRE POLITICHE CONNESSE CON LA LIBERA CIRCOLAZIONE


DELLE PERSONE

Allo scopo di istituire progressivamente uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, il Consiglio adotta:

a) entro un periodo di cinque anni a decorrere dall'entrata in vigore del trattato di Amsterdam, misure
volte ad assicurare la libera circolazione delle persone a norma dell'articolo 7 A, insieme a misure di
accompagnamento direttamente collegate in materia di controlli alle frontiere esterne, asilo e
immigrazione, a norma dell'articolo 73 J, paragrafi 2 e 3 e dell'articolo 73 K, paragrafo 1, lettera a) e
paragrafo 2, lettera a), nonché misure per prevenire e combattere la criminalità, a norma dell'articolo
K.3, lettera e) del trattato sull'Unione europea;

b) altre misure nei settori dell'asilo, dell'immigrazione e della salvaguardia dei diritti dei cittadini dei
paesi terzi, a norma dell'articolo 73 K;

Il Consiglio, deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 73 O, entro un periodo di cinque anni a
decorrere dall'entrata in vigore del trattato di Amsterdam adotta:

1) misure volte a garantire, in conformità all'articolo 7 A, che non vi siano controlli sulle persone, sia
cittadini dell'Unione sia cittadini di paesi terzi, all'atto dell'attraversa- mento delle frontiere interne;

2) misure relative all'attraversamento delle frontiere esterne degli Stati membri, che definiscono:

a) norme e procedure cui gli Stati membri devono attenersi per l'effettuazione di controlli sulle persone
alle suddette frontiere;

b) regole in materia di visti relativi a soggiorni previsti di durata non superiore a tre mesi, che
comprendono:

i) un elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto al- l'atto
dell'attraversamento delle frontiere esterne e di quelli i cui cittadini sono esenti da tale obbligo;

TRATTATO DI LISBONA
Il Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009, aumenta i poteri del Parlamento europeo e
prevede diverse novità per adeguare le Istituzioni europee all'allargamento dell’UE. Si è cercato di
introdurre e rafforzare i principi di democraticità e trasparenza all’interno delle istituzioni europee in forza
dei quali si è rafforzato l’obbiettivo e principio multiplo su cui si basa l’unione europea ovvero mantenere
i diritti esistenti e introdurne di nuovi, garantendo nel contempo i principi sanciti dalla carta dei diritti
fondamentali rendendoli vincolati.

Tratta:

Libertà, sicurezza

Lotta comunitari contro il terrorismo e minacce comunitarie

Aiuti umanitari e salute pubblica

TRATTATO UL FUNZIONAMENTO DELL’UNIONE


Controlli sulle frontier articolo 77

1.   L'Unione sviluppa una politica volta a:

A) garantire l'assenza di qualsiasi controllo sulle persone, a prescindere dalla nazionalità, all'atto
dell'attraversamento delle frontiere interne;

B) garantire il controllo delle persone e la sorveglianza efficace dell'attraversamento delle frontiere


esterne;

C) instaurare progressivamente un sistema integrato di gestione delle frontiere esterne.

Politica comune dell’immigrazione (parte degli articoli)

Articolo 78

L'Unione sviluppa una politica comune in materia di asilo, di protezione sussidiaria e di protezione
temporanea, volta a offrire uno status appropriato a qualsiasi cittadino di un paese terzo che necessita
di protezione internazionale e a garantire il rispetto del principio di non respingimento.

Articolo 79

L'Unione sviluppa una politica comune dell'immigrazione intesa ad assicurare, in ogni fase, la gestione
efficace dei flussi migratori, l'equo trattamento dei cittadini dei paesi terzi regolarmente soggiornanti
negli Stati membri e la prevenzione e il contrasto rafforzato dell'immigrazione illegale e della tratta degli
esseri umani.

LEZIONE AUDIO 7 CARTELLA


DECRETO SALVINI
E' stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 3 dicembre 2018, n. 281 il testo del decreto-legge 4 ottobre
2018, n. 113, coordinato con la legge di conversione 1º dicembre 2018, n. 132, recante «Disposizioni
urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la
funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per
l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata».

Si compone di tre titoli:

1. Diritto di asilo e cittadinanza

2. Sicurezza pubblica e prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata

3. L’amministrazione e la gestione dei beni confiscati alla mafia

Abolizione della protezione umanitaria. Il primo articolo contiene nuove disposizioni in materia della
concessione dell’asilo e prevede di fatto l’abrogazione della protezione per motivi umanitari che era
prevista dal Testo unico sull’immigrazione. Oggi la legge prevede che la questura conceda un permesso
di soggiorno ai cittadini stranieri che presentano “seri motivi, in particolare di carattere umanitario o
risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello stato italiano”, oppure alle persone che fuggono
da emergenze come conflitti, disastri naturali o altri eventi di particolare gravità in paesi non
appartenenti all’Unione europea.

La protezione umanitaria può essere riconosciuta anche a cittadini stranieri che non è possibile
espellere perché potrebbero essere oggetto di persecuzione nel loro paese (articolo 19 della legge
sull’immigrazione) o in caso siano vittime di sfruttamento lavorativo o di tratta. In questi casi il permesso
ha caratteristiche differenti. La durata è variabile da sei mesi a due anni ed è rinnovabile. Questa tutela è
stata introdotta in Italia nel 1998.

Estensione del trattenimento nei Cpr. Ora gli stranieri che sono trattenuti nei Centri di permanenza per
il rimpatrio (Cpr), ex Cie, in attesa di essere rimpatriati possono essere trattenuti al massimo per 90
giorni. Con il decreto Salvini (articolo 2) il limite si sposta fino a un massimo di 180 giorni.

Trattenimento dei richiedenti asilo e degli irregolari ai valichi di frontiera. L’articolo 3 del decreto
prevede che i richiedenti asilo possano essere trattenuti per un periodo di al massimo trenta giorni nei
cosiddetti hotspot per accertarne l’identità e la cittadinanza. Il richiedente asilo può essere trattenuto,
inoltre, per al massimo 180 giorni all’interno dei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr). L’articolo 4,
infine, prevede che gli irregolari possano essere trattenuti negli uffici di frontiera, oltre ai Cpr, qualora non
ci sia disponibilità di posti nei Cpr e con l’autorizzazione del giudice di pace, su richiesta del questore.

Più fondi per i rimpatri. All’articolo 6 è previsto lo stanziamento di più fondi per i rimpatri: 500mila euro
nel 2018, un milione e mezzo di euro nel 2019 e un altro milione e mezzo nel 2020.

Revoca o diniego della protezione internazionale e dello status di rifugiato. Il decreto estende la
lista dei reati che comportano la revoca dello status di rifugiato o della protezione sussidiaria: saranno
inclusi anche i reati come violenza sessuale, produzione, detenzione e traffico di sostanze stupefacenti,
rapina ed estorsione, furto, furto in appartamento, minaccia o violenza a pubblico ufficiale. La domanda
potrà inoltre essere sospesa quando il richiedente abbia in corso un procedimento penale per uno dei
reati che in caso di condanna definitiva comporterebbe il diniego dell’asilo. Inoltre, se il rifugiato tornerà
nel paese d’origine, anche temporaneamente, perderà la protezione internazionale e quella sussidiaria.

Restrizione del sistema di accoglienza. Il Sistema per l’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati
(Sprar), il sistema di accoglienza ordinario che è gestito dai comuni italiani, sarà limitato solo a chi è già
titolare di protezione internazionale o ai minori stranieri non accompagnati. Sarà quindi ridimensionato e
cambierà nome.

Braccialetto elettronico. L’articolo 17 del decreto estende le ipotesi di reato che consentono al giudice
di adottare il provvedimento di allontanamento dalla casa di famiglia e prevede inoltre l’uso del
braccialetto elettronico anche per imputati dei reati di maltrattamento domestico e stalking.

Taser. L’articolo 21 stabilisce che le polizie municipali dei comuni con più di centomila abitanti possono
sperimentare l’uso dei taser, cioè di armi a impulsi elettrici.

Estensione dei daspo. I daspo, cioè i divieti di accedere a manifestazioni sportive, saranno estesi
anche a chi è indiziato per reati connessi al terrorismo. Il cosiddetto “daspo urbano”, introdotto dal
decreto Minniti sulla sicurezza nel 2017, si potrà applicare anche nei presidi sanitari, in aree in cui si
stanno svolgendo fiere, mercati e spettacoli pubblici. Infine il blocco stradale tornerà a essere un reato
invece che una violazione amministrativa.

Criminalità organizzata e beni confiscati alla mafia. L’ultima parte del decreto contiene disposizioni
sul contrasto alla criminalità organizzata e alla gestione dei beni confiscati alla mafia. È rafforzato lo
scambio di informazioni tra le diverse amministrazioni interessate al fenomeno della criminalità
organizzata. I subappalti sono sanzionati con la reclusione da uno a cinque anni, l’apertura dei cantieri
dovrà essere comunicata al prefetto per i controlli antimafia, sarà rafforzato lo scambio di informazioni
tra i diversi organi di polizia, la possibilità di nominare commissari antimafia nei comuni in cui sono
emerse irregolarità, inasprimento delle sanzioni (reclusione fino a quattro anni e multa) nei confronti di
chi organizza l’occupazione di immobili, possibilità di usare lo strumento di intercettazioni nelle inchieste
su chi occupa degli immobili, riorganizzazione dell’agenzia che si occupa della gestione dei beni
confiscati dalla mafia.

CARTELLA + VEDI BAUMANN LIBRO


William Shakespeare “ ma quando penso a te mio caro amico, ciò che era perduto , è ritrovato e ogni
dolore ha fine”

Louise “ l’amicizia nasce nel momento in cui una persona dice a un’altra - Cosa? Anche tu? Credevo di
essere l’unico” l’amicizia risulta coprire un luogo vitale in questa nostra società completamente
individualizzata, priva di supporti tradizionali atti a garantire la coesione sociale. L’amicizia diventa una
scelta naturale, una sorta di guardia del corpo sociale della vita tardo moderna.

Oliver James — Baumann “avvelenati da un senso di mancanza degli altri nella vita con sensazioni di
pericoloso vuoto, di solitudine e di abbandono. Ecco perchè noi non dobbiamo essere gettati tra i rifiuti,
non dobbiamo affrontare gli orrori dell’esclusione dati dalle forze della globalizzazione”.

Legge penale speciale 110 del 1975 articolo 4 Porto di armi od oggetti atti ad offendere.

Non possono essere portati, fuori della propria abitazione o delle appartenenze di essa, armi, mazze
ferrate o bastoni ferrati, sfollagente, noccoliere.

Senza giustificato motivo, non possono portarsi, fuori della propria abitazione o delle appartenenze di
essa, bastoni muniti di puntale acuminato, strumenti da punta o da taglio atti ad offendere, mazze, tubi,
catene, fionde, bulloni, sfere metalliche, nonché qualsiasi altro strumento non considerato
espressamente come arma da punta o da taglio, chiaramente utilizzabile, per le circostanze di tempo e
di luogo, per l'offesa alla persona.

Il contravventore è punito con l'arresto da un mese ad un anno e con l'ammenda da lire 100.000 a lire
400.000. Nei casi di lieve entità, riferibili al porto dei soli oggetti atti ad offendere, può essere irrogata la
sola pena dell’ammenda.

Pluralismo culturale e religioso, sicurezza pubblica — integrazione e valori del mondo occidentale

SIKH CONDANNATO PER PORTO DEL KIRPAN: UNA DISCUTIBILE SENTENZA DELLA CASSAZIONE
SU IMMIGRAZIONE E "VALORI DEL MONDO OCCIDENTALE”

Con la sentenza qui annotata, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di porto
d’armi ex art. 4, comma 2, della legge n. 110/1975 inflitta dal Tribunale di Mantova a un indiano di
religione Sikh che portava con sé il kirpan, il pugnale rituale costituente uno dei simboli di quel culto. La
pronuncia ha suscitato una grande eco mediatica, in particolare per il richiamo della Corte all’obbligo,
per l’immigrato, “di conformare i propri valori a quelli del mondo occidentale”. Secondo la Corte, infatti,
non sarebbe tollerabile che la società multietnica, pur costituendo una necessità, portasse alla
formazione di “arcipelaghi culturali confliggenti”, ostandovi l’unicità del tessuto culturale e giuridico del
nostro Paese che individua la sicurezza pubblica come un bene da tutelare.

L’imputato era stato fermato per strada dalla polizia locale, che lo aveva trovato in possesso di un
coltello, portato alla cintura, dalla lunghezza complessiva di 18,5 cm e ritenuto, di conseguenza, idoneo
all’offesa. Alla richiesta delle forze dell’ordine di consegnarlo, questi si era rifiutato, sostenendo che il
porto del coltello gli fosse imposto dai precetti della sua religione, essendo egli un Sikh praticante.

Il giudice di primo grado aveva condannato l’imputato: in particolare, il Tribunale aveva ritenuto che le
usanze religiose di ciascuno non integrassero che mere consuetudini, e dunque fossero incapaci di
produrre alcun effetto abrogativo di norme penali.

L’imputato aveva quindi adito la Suprema Corte e chiesto l’annullamento della sentenza, invocando l’art.
19 della Costituzione. Il coltello che stava portando, infatti, era il kirpan, un simbolo del suo culto, il cui
porto sarebbe stato giustificato, appunto, dalla sua religione.

La pronuncia della Corte di Cassazione, che ha confermato la sentenza di condanna, si rifà ad un


recente orientamento della giurisprudenza di legittimità sul punto. Nel 2016, infatti, la Suprema Corte è
intervenuta in due distinte occasioni sul tema del porto in pubblico del kirpan da parte dei fedeli Sikh,
affermando in entrambi i casi che il motivo religioso non potesse giustificare la condotta.

Nessun credo religioso può legittimare il porto in luogo pubblico di armi o di oggetti atti ad offendere. In
una società multietnica, la convivenza tra soggetti di etnia diversa richiede necessariamente
l'identificazione di un nucleo comune in cui immigrati e società di accoglienza si debbono riconoscere.
Se l'integrazione non impone l'abbandono della cultura di origine, in consonanza con la previsione
dell'art. 2 Cost., il limite invalicabile è costituito dal rispetto dei diritti umani e della civiltà giuridica della
società ospitante, per cui l'immigrato deve conformare i propri valori a quelli del mondo occidentale, in
cui ha liberamente scelto di inserirsi, e di verificare preventivamente la compatibilità dei propri
comportamenti con i principi che la regolano e quindi della liceità di essi in relazione all'ordinamento
giuridico che la disciplina. (Fattispecie in cui non è stato ritenuto giustificato dal credo religioso –
l’imputato era un indiano Sikh - il porto di uno strumento atto ad offendere, quale il coltello kirpan). La
società multietnica è una necessità, ma non può portare alla formazione di arcipelaghi culturali
configgenti, a seconda delle etnie che la compongono, ostandovi l'unicità del tessuto culturale e
giuridico del nostro paese che individua la sicurezza pubblica come un bene da tutelare e, a tal fine,
pone il divieto del porto di armi e di oggetti atti ad offendere.

AUDIO LEZIONE 8
Poesia pubblicata nel volume “Poesia in forma di rosa” dedicata da Pier Paolo Pasolini a Jean Paul
Sartre. Analisi tra Nord e Sud e tra cristianesimo e marxismo.

Alì dagli Occhi Azzurri

uno dei tanti figli di figli,

scenderà da Algeri, su navi

a vela e a remi. Saranno

con lui migliaia di uomini

coi corpicini e gli occhi

di poveri cani dei padri

sulle barche varate nei Regni della Fame.

Porteranno con sé i bambini,

e il pane e il formaggio,

nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.

Porteranno le nonne e gli asini,

sulle triremi rubate ai porti coloniali.

Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,

a milioni, vestiti di stracci

asiatici, e di camicie americane.

Subito i Calabresi diranno,

come da malandrini a malandrini:

” Ecco i vecchi fratelli,

coi figli e il pane e formaggio!”

Da Crotone o Palmi saliranno

a Napoli, e da lì a Barcellona,

a Salonicco e a Marsiglia,

nelle Città della Malavita.

Anime e angeli, topi e pidocchi,

col germe della Storia Antica

voleranno davanti alle willaye.

Prefigura un cambiamento radicale degli orizzonti politici e culturali della nostra Italia degli anni 60 in
particolare modo nei confronti dell’Africa. Negli anni 60 il fenomeno che noi viviamo e conosciamo bene
era sconosciuto e impensabile.

Se vogliamo dare la cifra dell’immigrazione e dell’approccio iniziale dell’immigrazione e alcune


caratteristiche della stessa tipologia di fenomeno per quanto riguarda la penisola, le quattro parole
chiave sono:

1. Sanatoria — fenomeno nuovo dalle dimensioni impensabili ha determinato nelle autorità competenti
un ritardo e una iniziale incomprensione, una non piene presa di coscienza, mancanza di
consapevolezza anche all’interno della stessa società italiana rispetto al ruolo dell’immigrazione
straniera. Si è capito che non eravamo pronti anche a livello culturale e ideologico a questo
fenomeno perchè il principale strumento di politica migratoria fino agli inizi degli anni 70 è stato
quello della sanatoria. Ovvero quello di regolarizzare ex-post l’arrivo di soggetti privi del titolo per
poter arrivare in Italia e rimanervi. Indicatore di squilibrio tra intensità crescente e la incapacità
iniziale di voler governare questo fenomeno.

2. Velocità di diffusione dell’immigrazione ed eccezionale dinamismo — immigrazione ha avuto dei


picchi di radicamento e ritmo così sorprendenti. Italia grazie all’immigrazione ha avuto un guadagno
a livello anagrafico di 3.5 milioni di unità 6% tra il 1990 e il 2008.

3. Diffidenza — sinonimo di xenofobia di paura dello straniero. Prima per via orale o scritto poi dopo
Dicembre 2011 a Firenze 2 immigrati senegalesi sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco da un
sostenitore di un’organizzazione neo fascista presso il mercato di piazza Dalmazia, si è passati a un
comportamento di diffidenza e xenofobia. Dopo il 2011 ci sono stati vari episodi anche di cronaca
nera che hanno contraddistinto il comportamento di parte della popolazione italiana nel confronto
degli stranieri. Altro episodio febbraio 2018 attentata strage di Macerata. Estremista neofascista di
destra ha colpito indiscriminatamente degli stranieri all’interno di un bar provocando 6 feriti gravi.
Intenzione era ucciderli.

4. Negro — Testo: premesso che sono privo di giudizi razziali e che non provo assolutamente nessuna
ripugnanza nello stringere una mano di un negro purché sia pulita, volevo chiederle signor direttore
se le sembra giusto che il governo italiano, trascurando molti studenti italiani poveri che sono
costretti ad interrompere gli studi per mancanza di mezzi, provare invece a mantenere a Roma quei
somali che, a meno da quanto appare nei giornali, preferiscono la vita brillante dei night club a quella
austera delle aule universitarie, spendendo il denaro che il governo esordisce loro per mantenersi, in
maniera che forse i brillanti ideatori della faccenda non avevano previsto. Lettera al direttore della
rivista Lo specchio in data 29/09/1959, ma poteva essere stata scritta benissimo ieri. Risposta:
potrebbe essere giunto il momento di rivedere tutta la questione dell’immigrazione e concedere
l’ospitalità solo a quanti mostrino di meritarla.

Un ulteriore elemento che connota il fenomeno migratorio recente in Italia è quello determinato dal
protagonismo pubblico degli immigrati stranieri che appena prima e immediatamente dopo la legge
Martelli 28/02/1990 numero 39, iniziano a rivendicare diritti e tutele che fino ad allora erano state loro
negate. È una fase matura come fase di protesta pubblica posta in essere dai cittadini stranieri perchè
sono proteste abbastanza capillari e diffuse sul territorio nazionale da nord a sud e perchè i soggetti che
protestano con ferme civili e qualche degenerazione, non vanno più visti semplicemente come degli
immigrati bensì come dei lavoratori che rivendicano un riconoscimento nell’ambito dello spazio pubblico
ma anche soprattutto hanno degli scopi e degli obiettivi strettamente connessi alle loro condizioni
sociali. Questa nuova modalità di presenzialismo dell’immigrato nel contesto sociale italiano si può
desumere in almeno tre settori: agricoltura, logistica e diritto ad abitare.

Agricoltura. Vediamo più in dettaglio la rivendicazione di diritti e potestà in capo agli immigrati. Le
mobilitazioni che hanno contraddistinto gli immigrati nell’ambito dell’agricoltura sono scaturite
prevalentemente dalla necessità di avere una regolamentazione e una tutela delle loro condizioni di
lavoro perchè è chiaro che avere una regolamentazione precisa a livello normativo e una tendenziale
capacità a migliorare le loro condizioni professionali è strettamente connessa a migliorare le condizioni
di vita in generale. Cesura storica importante: sciopero di Nardò ( Lecce ) agosto 2011 —braccianti
impiegati nella raccolta delle angurie e del pomodoro decisero di incrociare le braccia in massa per due
settimane. Forma di mobilitazione molto ampia, parteciparono circa 400 persone capace di mettere in
crisi con la loro azione il modello produttivo basato sul capolarato, fino ad allora sottovalutato, taciuto,
nascosto e sopportato dagli immigrati era relativo alle forme di reclutamento della manodopera negli
orari molto lunghi, molto duri del lavoro e poi sul carico del lavoro e anche nell’assenza di contratti di
lavoro tipizzati e regolari. Si può parlare di attivismo politico dei braccianti che poi ha coinvolto anche
altri settori economici.

Logistica. Campo gestito da TNT, GLS, Bartolini, SDA, DHL. Dove abbiamo assisto negli ultimi anni dal
2008 da mobilitazioni di massa con un ampia partecipazione di operatori di origine straniera, anch’essi
lamentando di lavori precari, paghe molto basse e carichi di lavoro molto pesanti. Forma di lotta
sindacale in senso lato. È da notare come i dipendenti stranieri che si sono mobilitati sono circa il 20%
dei soggetti che hanno protestato per alleggerire le loro condizioni di lavoro.

Abitazioni. Diritto all’abitare. Il tema della casa dove vivere con la propria famiglia ha caratterizzato la
storia della migrazione straniera dalla fine degli anni 80. Si parlò all’epoca di apertura di graduatorie di
assegnazione delle case popolari anche a cittadini stranieri ad opera delle amministrazioni locali. Diritto
abitazione uno dei punti di debolezza del sistema di integrazione italiana. Il mercato immobilizzare
italiano è caratterizzato dalla dimensione tendenzialmente ridotta della abitazioni disponibili e da canoni
di locazione abbastanza esosi. Case popolari — insufficienza di patrimonio da offrire ai richiedenti tanto
che la richiesta di abitazione da parte dei migranti e il diritto di abitare è diventata veramente dilagante.

Centri sociali hanno avuto necessità di utilizzare delle case in cui vivono migranti di nuove e vecchie
generazioni— sgombero. Cronaca: episodio di sgombero violento che si ebbe in un palazzo occupato
da diverse persone a Roma nel 2017. Molte delle persone sgomberate erano titolari di protezione
internazionale.

LEGGE MARTELLI

Il riconoscimento dello status di rifugiato ai sensi della Convenzione di Ginevra del 1951, convenzione
alla quale l’Italia ha aderito nel 1954, è regolato solo dall'articolo 1 della Legge 39/90 (la cosiddetta
"Legge Martelli") e da un decreto (DPR 136/90) che definisce soltanto alcuni aspetti della procedura di
determinazione dello status di rifugiato.

Norme urgenti in materia di asilo politico, d’ingresso e soggiorno dei cittadini extracomunitari e di
regolarizzazione dei cittadini extracomunitari ed apolidi già presenti nel territorio dello Stato.

La legge Martelli introduce alcuni elementi innovativi.

1. Innanzitutto abolisce la riserva geografica e i richiedenti asilo possono presentare la domanda una
volta in Italia indipendentemente dalla loro provenienza. Cambiano le tipologie dei permessi di
soggiorno che sono suddivise a seconda delle motivazioni del rilascio.

2. La legge concepisce anche una sanatoria per le persone che dimostrano di risiedere in Italia dal 31
dicembre 1989. Vengono regolarizzate circa 225.000 persone la maggior parte delle quali
attraverso l'iscrizione alle liste di collocamento "con riserva". Se a due anni dall'iscrizione nelle
liste non risultano occupati perdono il permesso di soggiorno.

3. Alle Regioni sono date le competenze in materia di integrazione.

4. Il governo si impegna a superare il principio della sanatoria avviando una programmazione annuale 

dei flussi di ingresso. 


Tra i principali aspetti della normativa in esame possiamo ricordare i seguenti:

a) introduzione di alcuni nuovi tipi di permesso di soggiorno (per lavoro auto- nomo, per commercianti
ambulanti stranieri, per turismo e per motivi di culto);

b) assegnazione al giudice amministrativo della competenza per tutti i ricorsi attinenti i diritti degli
immigrati;

c) costituzione dei centri di prima accoglienza;

d) riconoscimento delle associazioni degli immigrati e delle associazioni operanti sul versante
dell’immigrazione;

e) introduzione dell’istituto dell’espulsione del cittadino extracomunitario,

f) Automatizza l’accesso alla sanità nel momento in cui viene concesso il permesso di soggiorno,

g) Migliorata la situazione di studenti stranieri con l’istituzione di borse di studio o di altre leggi
particolarmente favorevoli,

h) Istituzione di specifici fondi destinati alle politiche dell’immigrazione;

i) Distinzione tra provvedimenti di espulsione (unico mezzo di allontanamento del cittadino straniero su
territorio) e provvedimenti di respingimento (frontiere).

L’espulsione era prevista per coloro che erano condannati per reati gravi o per violazione delle
disposizioni in materia di ingresso e di soggiorno.

LEGGE BOSSI-FINI legge 189 del 2002


• Espulsioni immediate con accompagnamento alla frontiera. L’espulsione degli immigrati
irregolari (in assenza di permesso di soggiorno e senza validi documenti d’identità) viene emessa in
via amministrativa e deve essere immediatamente eseguita con l’accompagnamento alla frontiera
da parte della forza pubblica. Gli immigrati irregolari privi di documenti di identità validi, vengono
portati in centri di permanenza temporanea, istituiti dalla legge Turco-Napolitano, al fine di essere
identificati e poi respinti.

• Permesso di soggiorno solo con certificato di lavoro. L’ingresso e la permanenza degli


immigrati sono rigidamente subordinati all’esercizio di un’attività lavorativa, che deve essere
certificata tramite il contratto di soggiorno e il rilascio di un permesso di soggiorno della durata fino
a due anni per i rapporti a tempo indeterminato (fino a un anno negli altri casi). Il diniego del visto di
ingresso non deve essere più motivato, salvo alcune eccezioni. Possono entrare solo se in
possesso di un contratto di lavoro già firmato. La permanenza in Italia è vincolata al contratto di
soggiorno, e nel caso di disdetta del contratto di lavoro si perde il permesso di soggiorno. Inoltre
tale legge restringe la cerchia dei familiari per cui è possibile chiedere il ricongiungimento. 

Novità sono introdotte anche in materia di allontanamento dal territorio.

• Restrizioni nella durata del permesso e dei criteri per restare in Italia. La legge ha ristretto la
durata del permesso di soggiorno degli immigrati disoccupati (da dodici mesi a sei mesi). Ha inoltre
aumentato il numero degli anni (da cinque a sei) necessari per ottenere la carta di soggiorno (il
requisito è stato successivamente riportato a cinque anni per l’adeguamento a una direttiva
europea).

• Respingimenti in acque extraterritoriali e reato di favoreggiamento. La norma ammette i


respingimenti al paese di origine in acque extraterritoriali, in base ad accordi bilaterali fra Italia e
paesi limitrofi. L’intenzione è far sì che le imbarcazioni che trasportano migranti non attracchino
sulle coste italiane e che l’identificazione degli aventi diritto all’asilo politico e a prestazioni di cure
mediche e assistenza avvenga direttamente in mare, sui natanti delle forze dell’ordine. Chi aiuta i
migranti a entrare nel paese rischia l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina,
reato punito con la reclusione fino a tre anni e con una multa fino a 15mila euro per ogni persona
“favorita”.

• Impronte digitali e restrizioni delle tutele. La Bossi-Fini ha inoltre introdotto l’obbligo di


rilevamento e registrazione delle impronte digitali degli immigrati al momento del rilascio o del
rinnovo del permesso di soggiorno. Ha inoltre imposto restrizioni alla possibilità di tutela in caso di
respingimento e ha innalzato da 30 a 60 giorni il tempo massimo di trattenimento nei centri di
permanenza temporanea. Il tetto è stato stabilito fino ad un massimo di 180 giorni dal pacchetto
sicurezza del 2009.

• La durata massima di permanenza nei Centri di Permanenza Temporanei è estesa da 30 a 60


giorni e l'espulsione dello straniero viene immediatamente eseguita con il suo accompagnamento
alla frontiera. Se l'espulsione non viene eseguita, se la persona non può essere rinchiusa in un
centro di Permanenza Temporaneo, l’immigrato deve essere espulso nei successivi 5 giorni, pena
l’arresto. Questa legge, in materia di allontanamento, prevede anche la possibilità di respingere in
mare in acque extraterritoriali le imbarcazioni con migranti a bordo, previo accordo bilaterale con i
paesi limitrofi.


AUDIO LEZIONE 9

Legge sull’immigrazione inizia ad apparire nel nostro Paese solo negli anni 80 dello scorso secolo per
adeguarsi alle normative dell’UE.

Nel mondo antico allo straniero veniva negata qualunque possibilità e qualunque tipologia di diritto
veniva infatti considerato come nemico.

Nell’antica Grecia ai tempi di Temistocle la negazione di diritti e di facoltà allo straniero era talmente
assoluta tanto che allo straniero era vietato partecipare ai giochi olimpici.

Mondo romano — ius gentium (precursore del diritto internazionale) — nel suo diritto civile lol straniero
si vedeva negato dei suoi diritti più basici tanto che i beni posseduti dallo straniero venivano considerati
beni che potevano entrare nella proprietà di qualunque altra persona. I rapporti giuridici conclusi tra un
cittadino straniero e un cittadino romano non avevano alcun carattere vincolante.

Questa situazione si mantenne fino alla caduta dell’impero quindi intorno 4-5 secolo d.C.. comunque i
rapporti con l’impero e i polli sottomessi portarono all’istituzione del Municipium (principio secondo il cui
gli abitanti di una comunità avevano la cittadinanza romana completa senza però la possibilità di voto) e
del ius gentium. Dopo l’editto di Caracalla la cittadinanza romana venne estesa a tutti gli stranieri.

Diritto di albinaggio di epoca feudale — istituto giuridico avversato dalla chiesa e che venne abolito in
Francia con la prima costituente nel 1790 in forza del quale i beni posseduti da uno straniero che moriva
in un paese non suo non ricadevano in successione ereditaria in capo ai suoi discendenti ma venivano
fatti propri dal sovrano ovvero dai signori feudali o vari principi o duchi dei vari stati di cui si componeva
l’Europa del tempo. Il diritto di albinaggio da Albus termine di origine latina che significa straniero venne
abolito intorno alla fine del XXVIII secolo in seguito della rivoluzione francese.

Italia — disciplina del regime fascista determinava ad esempio nei confronti dello straniero continui
controlli una volta entrato nel territorio nazionale, erano molto facili le espulsioni e tuttavia veniva
prevista in maniera originale e innovativa una serie di istituti favorevoli alla straniero come l’attività
assistenziale, per cui non vi era la distinzione tra cittadino e straniero tale per cui il cittadino straniero
poteva godere dell’assicurazione obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia oppure la disoccupazione
involontaria. Questo sistema di norme non perfettamente organico e uniforme, venne a trovare conferma
nei primi anni dell’epoca repubblicana, perchè quest’ultima dopo il 1946 venne caratterizzata da una
serie di circolari, tanto che si parla dei regimi circolari che riflettevano di volta in volta i partiti politici del
momento.

Fino al 1987 abbiamo avuto una materia semplicemente regolata da alcuni articoli di pubblica sicurezza
e dal regio decreto 18 giugno 1931 n 773 Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.

Circolare ministero del lavoro n 51 del dicembre 1964 “ norme per l’impiego in Italia di lavoratori
subordinati e stranieri”. Era consentito nel nostro territorio l’impiego di lavoratori che giungevano nella
penisola provvisti di un regolare contratto di lavoro, di un’autorizzazione al lavoro, di un nulla osta da
parte della questura e del visto di ingresso per motivi di lavoro. Questa normativa riporta ad una
polemica attualissima posta in essere dal ministro di Italia Viva, Teresa Bellanova la quale ha chiesto la
regolarizzazione di circa 600 mila immigrati clandestini per permettere loro di costituire una nuova forza
lavoro. Per quanto riguarda il lavoro domestico una circolare interessante è la numero 141 del 1980 che
stabiliva che qualora entro tre mesi dalla presentazione di una nuova domanda di lavoro il lavoratore
straniero che non avesse stipulato un nuovo contratto di lavoro domestico, l’ufficio provinciale del lavoro
doveva darne comunicazione all’ufficio di pubblica sicurezza per un obbligatorio rimpatrio.

Rivista nella legge Bossi-Fini.

LEGGI DA RICORDARE:

Legge 30 dicembre 1986 n 943 — Norme in materia di collocamento e di trattamento dei lavoratori
extracomunitari immigrati e contro le immigrazioni clandestine. Prima legge in assoluto che ha trattato
l’immigrazione. Riconosce alcuni diritti in capo allo straniero però non ha alcuna capacità di
programmazione. L’accesso al lavoro dello straniero viene disciplinato caso per caso per esempio.
Istituto della sanatoria. Riconoscimento diritti quali utilizzo dei servizi sanitari nazionali, al
mantenimento dell’identità culturale dello straniero, diritto alla scuola, disponibilità all’abitazione.
Istituzione di una consulta per i problemi dei lavoratori extracomunitari e delle loro famiglie.
Introduzione permessi di soggiorno per motivi di studio e di turismo. Legge ricongiungimento
famigliare.

Legge 28 febbraio 1990 n 39 legge Martelli. si integrava la legislazione precedente con la


regolamentazione dell’ingresso e del soggiorno dei cittadini stranieri per motivi di lavoro, di studio, di
famiglia, di cura e di culto. In particolare veniva poi disciplinato l’accesso al lavoro autonomo, alle
libere professioni e si prevedeva la possibilità di costituire cooperative di lavoro. Venivano dettate
nuove norme sull’espulsione e si regolamentava la materia relativa ai rifugiati politici, abolendo la
riserva geografica che garantiva ai soli cittadini europei il diritto d’asilo politico.

Legge 5 febbraio 1992 n 91 che disciplina la cittadinanza.

Legge Turco-Napolitano del 6 marzo 1998 n 40. Il primo tentativo di organizzazione in Italia è quella
che conosciamo come sistema di SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati),
introdotta dalla legge Turco-Napolitano, e si rivolge alle persone prive dei mezzi di sussistenza. Lo
SPRAR nasce come iniziativa presentata direttamente da uno o più comuni (eventualmente in
collaborazione, o in collaborazione con attori del terzo settore, come associazioni, ONLUS etc.) per
realizzare progetti di accoglienza, atti a garantire l’accoglienza e la successiva integrazione degli
interessati. Lo SPRAR è un complesso di servizi molto articolato che ha come fine principale la
fornitura di un minimo vitale (cibo, abiti, necessaire per l’igiene personale, pocket money, servizi in
coordinamento con le agenzie per il lavoro, corsi di italiano...). Contrasto all’immigrazione clandestina.
Espulsione degli immigrati irregolari privi di permesso di soggiorno ma con validi documenti d’identità
viene emessa in via amministrativa e deve essere immediatamente eseguita con l’accompagnamento
alla frontiera da parte della forza pubblica. Gli immigrati irregolari ma privi di documenti di identità
validi vengono portati in Centri di permanenza temporanea.
Decreto legislativo 25 luglio 1998 n 286 Testo Unico (cerca titolo 9) che definisce per la prima volta
una disciplina realmente e autenticamente l’immigrazione. Il sistema introdotto dalla legge e dal Testo
Unico del 1998 si basa sulla programmazione triennale e sulla definizione annuale dei flussi di
ingresso. Nelle quote viene preso in considerazione il numero di stranieri da ammettere per lavoro a
tempo indeterminato, determinato a carattere stagionale, e per lavoro autonomo, ma non vengono
ricompresi gli stranieri che entrano in Italia per ricongiungimento familiare e quelli che fruiscono di
permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale. Si determinano delle liste dalle quali
nominativamente i datori di lavoro scelgono i lavoratori stranieri che, previa concessione del visto
d’ingresso da parte della rappresentanza diplomatica o consolare, potranno venire a lavorare in Italia. I
requisiti per l’ingresso nel territorio dello Stato sono il possesso di passaporto valido o documento
equivalente e il visto d’ingresso, nei casi in cui il soggetto provenga da uno Stato inserito nella lista di
paesi per i quali è ritenuto necessario il visto d’ingresso, rilasciato dal Ministero degli affari esteri,
attraverso le proprie sedi consolari. Composto da circa 50 articoli, diviso in 6 principi: 1 principi di
carattere generale (diritti e doveri degli stranieri), 2 disposizioni in merito all’ingresso, al soggiorno e
all’allontanamento dello straniero dal territorio dello stato, 3 disciplina inerente al lavoro, 4 diritto
all’unità familiare e tutela dei minori, 5 disciplina la sanità, il diritto all’istruzione, all’alloggio, alla
partecipazione alla vita pubblica, necessità interramento sociale evitando discriminazioni, 6 norme
finali di compendio. Il D.Lgs. 286/98 (Testo Unico sull'Immigrazione) istituisce presso ogni Prefettura –
Ufficio territoriale del Governo uno Sportello Unico per l’immigrazione. Tale Ufficio è competente in
relazione al disbrigo delle pratiche relative alle procedure di prima assunzione dei lavoratori extra-
comunitari. Lo Sportello Unico è responsabile dell'intero procedimento di assunzione dei lavoratori
subordinati stranieri a tempo determinato ed indeterminato. Durata soggiorno di lavoro e
ricongiungimento familiare.

Decreto legislativo n 251 del 19 novembre 2007 di un’attuazione di una direttiva comunitaria e in
particolare della direttiva 2004/83 della comunità europea, la quale reca norme minime all’attribuzione
a cittadini di paesi terzi o apolidi della qualifica di rifugiato o della persona bisognosa comunque di
protezione internazionale + norme sulla protezione riconosciuta.

Pacchetto sicurezza composto dalla legge 125 del 2008 e dalla legge 94 del 2009 GOVERNO
BERLUSCONI— hanno introdotto un reato nuovo - il cosiddetto reato di immigrazione clandestina che è
andato a inserirsi nel corpus del decreto legislativo 286 del 1998 con uno specifico articolo (articolo 10
bis). La legge 15 luglio 2009 numero 94 (il cosiddetto pacchetto sicurezza) aveva introdotto il reato di
immigrazione clandestina, che prevedeva un’ammenda da cinquemila a diecimila euro per lo straniero
che entra illegalmente nel territorio italiano. Le sanzioni penali — Varie disposizioni aggravano le
sanzioni per infrazioni connesse con l’immigrazione, o creano nuove fattispecie criminose. Di
particolare rilievo il reato di ingresso e soggiorno illegale, introdotto dalla legge sulla sicurezza.Inoltre,
la legge 94/2009 introduceva una nuova circostanza aggravante comune, che comportava l’aumento
della pena fino ad un terzo, se il reato fosse stato commesso da soggetto che si trovasse illegalmente
sul territorio nazionale (mod. art. 61 c.p.); la Corte costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità di tale
disposizione in quanto il rigoroso rispetto dei diritti inviolabili implica – secondo la Corte - l’illegittimità
di trattamenti penali più severi fondati su qualità personali dei soggetti che derivino dal precedente
compimento di atti del tutto estranei al fatto-reato (sent. 249/2010). L’espulsione — Sono ridefinite
anche le regole relative all’espulsione: la legge sulla sicurezza da un lato rende più stringente il rispetto
del principio per cui l’espulsione deve essere eseguita di norma con l’accompagnamento forzato alla
frontiera e solo in casi ben precisi con il foglio di via; dall’altro reca una complessiva riformulazione dei
reati legati all’inottemperanza all’ordine di lasciare il territorio dello Stato. Si è previsto anche un
inasprimento della pena per lo straniero rintracciato nel territorio nazionale dopo essere già stato
espulso per non aver ottemperato a una precedente intimazione di allontanamento, ma sulla relativa
disposizione è intervenuta la Corte costituzionale dichiarandone la parziale incostituzionalità (sen.
359/2010). È istituito un Fondo rimpatri per finanziare le spese di rimpatrio degli stranieri verso i Paesi
di origine o di provenienza. Inoltre, il sindaco può segnalare alle competenti autorità, giudiziaria o di
pubblica sicurezza, la condizione irregolare dello straniero, per l’eventuale adozione di provvedimenti
di espulsione. La legge aveva previsto la conoscenza della lingua italiana per il rilascio del permesso di
soggiorno — esigenza imprescindibile.

DIRITTO DI ASILO
Il diritto di asilo è tra i diritti fondamentali dell’uomo riconosciuti dalla nostra Costituzione. L’articolo 10,
terzo comma, della Costituzione prevede, infatti, che lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese
l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto di asilo nel
territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. L’art. 10 Cost. che garantisce il
diritto dell’asilo politico agli stranieri e all’esecuzione delle convenzioni internazionali tentando di
conciliare il tema della sicurezza con quello dell’accoglienza.

La L. 189/2002– oltre a intervenire sulla disciplina generale dell’immigrazione, attraverso una revisione
del testo unico del 1998– ha integrato le disposizioni sul diritto di asilo contenute nella legge Martelli.

I punti caratterizzanti del testo sono i seguenti:

! il riconoscimento del diritto di asilo non soltanto a coloro che sono qualificati come rifugiati secondo
le Convenzioni internazionali, ma anche a tutti coloro ai quali nel loro paese di origine sono conculcate
le libertà democratiche, ossia a coloro cui è impedito l’effettivo esercizio del diritto di espressione e di
libertà politiche e democratiche;

! l’estensione dei diritto di asilo anche al coniuge e al convivente;

! la costituzione di commissioni competenti ad esaminare le domande di asilo articolate sul territorio


che garantiscono tempi più rapidi rispetto alla commissione unica nazionale;

! la garanzia ai richiedenti l’asilo dell’assistenza tecnico-giuridica e di tempi ragionevoli per l’esame


della domanda;

! la disciplina dei centri di identificazione e introduzione della convalida da parte dell’autorità giudiziaria
nel caso di trattenimento dei richiedenti asilo;

! la possibilità di ricorrere davanti all’autorità giudiziaria in caso di rigetto della domanda.

DIRETTIVA 2003/109/CE del 25 novembre 2003 relativa allo status dei cittadini di paesi terzi che siano
soggiornanti di lungo periodo. Disciplina i soggiornanti di lungo periodo. Viene recepita in Italia con una
direttiva del 2008. Prevede un permesso di soggiorno europeo per i soggiornanti di lungo periodo, con il
quale instaurare rapporti di lavoro all’interno dell’Unione ed il soggiorno inferiore a tre mesi in esenzione
del visto; inoltre stabilisce i termini e le condizioni di concessione e ritiro dello status di soggiornante di
lungo periodo ai cittadini di Paesi terzi, i diritti degli individui ai quali è concesso tale status e le
condizioni di trasferimento da un Paese UE e l’altro (art.1 del testo).

IMMIGRAZIONE CLANDESTINA

Di fianco al reato di immigrazione clandestina (o meglio, di ingresso e soggiorno illegale nello Stato), ve
ne sono due sanzionati molto più severamente: quello di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina
e quello di favoreggiamento della permanenza illegale.

il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, che consiste nella condotta di chi promuove,
dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato ovvero compie altri
atti diretti a procurarne illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato, ovvero anche di altro Stato del
quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente. La pena prevista è la
reclusione da uno a cinque anni e la multa di quindicimila euro per ogni persona fatta entrare
illegalmente nel territorio dello Stato

la legge non punisce solamente il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina inteso come insieme
delle condotte che permettono, agevolano o quantomeno tentano di realizzare l’ingresso illegittimo in
Italia, ma anche tutti quei comportamenti che consentono il permanere della situazione di illegalità sul
territorio.

Secondo la legge, chiunque, al fine di trarre un ingiusto profitto dalla condizione di illegalità dello
straniero, favorisce la permanenza di stranieri irregolari nel territorio dello Stato, è punito con la
reclusione fino a quattro anni e con la multa fino a euro 15.493. La pena è aumentata se il fatto è
commesso in concorso da due o più persone, ovvero se riguarda la permanenza di cinque o più
persone.

DIRETTIVA 2009/50 UE
Sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente
qualificati.

Recepita in Italia con un decreto legislativo del 28 Giugno 2012 n 108 che ha introdotto due nuovi
articoli al testo unico il 27 quater (ingresso e soggiorno per lavoratori altamente qualificati, rilascio della
carta blu UE) e il 9 ter (status di soggiornante di lungo periodo per i titolari di carta blu UE).

Obiettivo CARTA BLU UE: attirare, facilitandone ovviamente l’ingresso nel territorio nazionale, e di
mantenere nello stesso territorio lavoratori stranieri altamente qualificati. Garantisce loro delle
facilitazioni come il ricongiungimento familiare. Procedura assai snella che prescinde dalla
programmazione delle quote di ingresso annuale simile in tutti gli stati della comunità europea. Non
dipende dai flussi per cui ogni anno il singolo datore di lavoro italiano potrà richiedere l’ingresso di un
lavoratore straniero altamente qualificato il quale dovrà dimostrare di avere queste qualifiche. Problema:
non sempre i titoli di studio specie in ambito sanitario scientifico sono riconosciuti come equipollenti nel
nostro ordinamento e quindi validi a tutti gli effetti per poter poi soggiornare liberamente e in maniera
prolungata nel nostro territorio.

LEZIONE AUDIO 10

DEFINIZIONE DI RIFUGIATO Art. 1 A – Convenzione di Ginevra del 1951

“Colui che temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità,
appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese
di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo
Paese”.

Decreto legislativo 19 novembre 2007, n. 251 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale 4 gennaio 2008, n. 3)
con il quale viene recepita la direttiva 2004/83/CE.

In particolare, il provvedimento inserisce anche nel nostro ordinamento l'istituto della protezione
sussidiaria.

La protezione sussidiaria è un'ulteriore forma di protezione internazionale. Chi ne è titolare – pur non


possedendo i requisiti per il riconoscimento dello status di rifugiato – viene protetto in quanto, se
ritornasse nel Paese di origine, andrebbe incontro al rischio di subire un danno grave.

Status di protezione sussidiaria


Cittadino di un paese terzo o apolide che non possiede i requisiti per essere riconosciuto come rifugiato
ma nei cui confronti sussistono fondati motivi di ritenere che, se ritornasse nel suo paese di origine, o
nel caso di apolide, se ritornasse nel paese nel quale aveva precedentemente la dimora abituale,
correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno come definito dall’art. 15 e al quale non si
applica l’art. 17, paragrafi 1 e 2, e il quale non può o a causa di tale rischio, non vuole avvalersi della
protezione di detto paese

Definizione di atti di persecuzione


- Atti di violenza fisica o psichica (compresa la violenza sessuale)

- Provvedimenti amministrativi, legislativi, giudiziari o di polizia attuati in modo discriminatorio

- Sanzioni penali sproporzionate

- Negazione di accesso alla tutela giurisdizionale

- Sanzioni penali a seguito del rifiuto del servizio militare in un conflitto se richiesta la commissione di
crimini

- Atti specifici contro un sesso o contro l’infanzia.

Definizione dei motivi di persecuzione


- Razza

- Nazionalità

- Particolare gruppo sociale

- Religione

- Opinione politica

Definizione degli agenti persecutori


- Stato

- Soggetti non statali ma legittimati dal diritto interno

- Agenti terzi (es. comunità o famiglia) quando i soggetti che offrono protezione non vogliono o non
possono fornirla

Tra gli effetti del riconoscimento dello status di rifugiato sono previsti:

• diritto al ricongiungimento familiare;

• permesso di soggiorno o titolo di viaggio;

• parificazione sanitaria e scolastica con il cittadino italiano.

Sono inoltre previsti i casi di esclusione dalla concessione dello status di rifugiato:

• straniero che abbia commesso un crimine contro la pace, un crimine di guerra o un crimine contro
l'umanità;

• straniero che abbia commesso al di fuori del territorio italiano, prima del rilascio del permesso di
soggiorno in qualità' di rifugiato, un reato grave ovvero che abbia commesso atti particolarmente
crudeli, anche se perpetrati con un dichiarato obiettivo politico, che possano essere classificati
quali reati gravi;

• straniero che si sia reso colpevole di atti contrari alle finalità e ai principi delle Nazioni Unite.

Ente competente in maniera funzionale ad esaminare la domanda è la commissione territoriale per il


riconoscimento della protezione internazionale. Si trovano presso le prefetture (articolazioni governo
nelle singole province). Veneto — Venezia.

Per I minori non accompagnati è competente il ministero della solidarietà sociale.

Esiste una commissione nazionale unica e centrale che è nominata secondo il principio della parità di
genere con decreto del presidente del consiglio dei ministri + ministro interni e affari esteri.
Commissione preceduta da un prefetto.

- Revocare o far cessare lo status di protezione internazionale già riconosciuta

- Indirizzo e coordinamento delle varie commissioni territoriali

- Costituisce e aggiorna una banca dati informatica che contiene tutte le informazioni utili alle richieste
d’asilo e al loro monitoraggio

- Raccolta informazioni paese origine richiedente asilo — controllare veridicità richiesta

- Curare la formazione degli interpreti di cui si avvalgono le commissioni (inglese, francese, tedesco,
arabo e cinese)

- Punto di contatto con commissione europea e altri enti competenti

Gazzetta Ufficiale 3 dicembre 2018, n. 281  il testo del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113,
coordinato con la  legge di conversione 1º dicembre 2018, n. 132, recante «Disposizioni urgenti in
materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la
funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per
l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata». 

Il provvedimento interviene, innanzitutto, al fine di eliminare la sproporzione tra il numero di


riconoscimenti delle forme di  protezione internazionale  già disciplinate a livello europeo, come
lo  status  di rifugiato  e la protezione sussidiaria, ed il numero di  permessi di soggiorno rilasciati per
motivi umanitari, eliminando la discrezionalità nella concessione della tutela umanitaria, ed introducendo
una tipizzazione dei casi di tutela, con indicazione di specifici requisiti per i soggetti richiedenti. Nei casi
di rischio in cui il soggetto richiedente potrebbe incorrere come conseguenza del provvedimento di
espulsione le Commissioni territoriali potranno valutare la sussistenza di altri presupposti ostativi al
respingimento.

Si prevede una specifica procedura per le domande presentate alla frontiera dopo che il cittadino
straniero sia stato fermato per avere eluso o tentato di eludere i controlli, con la previsione del
trattenimento dei richiedenti asilo al fine di accertare l'identità o la cittadinanza del richiedente.

Viene ampliato il numero di reati che, in caso di condanna definitiva o nell'ipotesi di imputato ritenuto
pericoloso socialmente, comportano la  revoca  o il  diniego della protezione internazionale. Per queste
tipologie di reati si prevede, in caso di condanna in primo grado, la sospensione del procedimento per la
concessione della protezione e l'espulsione del cittadino straniero.

Abolita la protezione sussidiaria e umanitaria.

Ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato


La legge 15 luglio 2009, n. 94, recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” è stata pubblicata
sul supplemento della Gazzetta Ufficiale del 24 luglio 2009, ed entrerà in vigore dall’ 8 luglio 2009. La
legge contiene restrizioni della condizione giuridica degli stranieri, con l’inserimento del reato di
immigrazione clandestina.

Clausola di salvaguardia: salvo che il fatto costituisca più grave reato

Entrata e permanenza illegali nel nostro territorio sono punibili allorché non siano contemplati in altre
fattispecie più gravi di reati quando la condotta di ingresso e permanenza illegale è l’elemento
costitutivo del reato.

Reato proprio.

No clausola del giustificato motivo — rilevanza penale no esclusa

I presupposti di applicazione
L’illecito in esame si applica al soggetto che, nonostante la mancanza del permesso di soggiorno o
comunque titolo equivalente, abbia fatto ingresso o si trovi sul territorio dello Stato. Rientrano in tale
ipotesi non solo 1) gli extracomunitari clandestini entrati illegalmente o 2) quelli già espulsi ma anche 3) il
comunitario allontanato dal territorio dello stato o 4) l'immigrato in genere che, a qualunque titolo, abbia
fatto i scadere il permesso di soggiorno a tempo determinato.

Dal punto di vista soggettivo, la condotta del reo deve essere contraddistinta dal dolo semplice, ovvero
dalla consapevolezza e volontà di introdursi o permanere nel nostro Stato senza alcun valido titolo di
soggiorno. Infine, L’illecito in esame si consuma nel momento in cui o il clandestino entri
illegittimamente in Italia o nel momento in cui scada il precedente e valido titolo di soggiorno e lo
stesso, nonostante ciò, si trattenga sul nostro territorio.

Gli effetti della commissione dell'illecito


A seguito dell’accertamento dell’illecito in esame, il reo viene condannato al pagamento di una
ammenda compresa tra € 5.000 ed € 10.000. Reato meno grave.

Eccezioni:

- straniero temporaneamente ammesso nel territorio nazionale per necessità di pubblico soccorso

- Se ingresso avviene per cause non addebitabili allo straniero (naufragio)

- Entrato in modo incolpevole perchè vittima di traffico umano

- Straniero soccorso in acque internazionali

- Straniero presenta spontaneamente la domanda di protezione internazionale al momento


dell’ingresso in Italia

- Straniero in attesa del rinnovo permesso di soggiorno

- Ricongiungimento familiare

Art 357 cp

Agli effetti della legge penale, sono pubblici ufficiali coloro i quali esercitano una pubblica funzione
legislativa, giudiziaria o amministrativa.

Medici e operatori sanitari non hanno l’obbligo di denuncia — si vuole evitare che lo straniero bisognoso
di cure ometta di farsi curare per paura di essere denunciato

Giudice di pace quale magistrato onorario territorialmente competente — soggetto competente a


dichiarare reato immigrazione clandestina.

Polizia giudiziaria chiedono al pubblico ministero l’autorizzazione a presentare immediatamente


l’imputato a giudizio innanzi al giudice di pace. A meno che non ritenga di chieder l’archiviazione perchè
il fatto di per se non è penalmente rilevante, lo stesso pubblico ministero autorizza la presentazione
immediata dello straniero clandestino nei 15 giorni successivi innanzi al giudice di pace e viene
nominato a garanzia della sua difesa (art 24 C) un difensore d’ufficio.

Per i reati procedibili d’ufficio, in caso di flagranza di reato ovvero quando la prova è evidente, la polizia
giudiziaria chiede al pubblico ministero l’autorizzazione a presentare immediatamente l’imputato a
giudizio dinanzi al giudice di pace.

2. La richiesta di cui al comma 1, depositata presso la segreteria del pubblico ministero, contiene: a) le
generalità dell’imputato e del suo difensore, ove nominato; b) l’indicazione delle persone offese dal
reato; c) la descrizione, in forma chiara e precisa, del fatto che si addebita all’imputato, con l’indicazione
degli articoli di legge che si assumono violati; d) l’indicazione delle fonti di prova a sostegno della
richiesta, nonchè le generalità dei testimoni e dei consulenti tecnici, con espressa indicazione delle
circostanze su cui deve vertere l’esame; e) la richiesta di fissazione dell’udienza per procedere nei
confronti delle persone citate a giudizio.

3. Salvo che ritenga di richiedere l’archiviazione, il pubblico ministero autorizza la presentazione


immediata nei quindici giorni successivi, indicando la data e l’ora del giudizio dinanzi al giudice di pace
e nominando un difensore d’ufficio all’imputato che ne è privo. Se non ritiene sussistere i presupposti
per la presentazione immediata o se ritiene la richiesta manifestamente infondata ovvero presentata
dinanzi ad un giudice di pace incompetente per territorio, il pubblico ministero provvede ai sensi
dell’articolo 25, comma 2.

4. L’ufficiale giudiziario notifica senza ritardo all’imputato e al suo difensore copia della richiesta di cui al
comma 2 e dell’autorizzazione del pubblico ministero contenente:

a) l’avviso all’imputato che se non compare sarà giudicato in contumacia;

b) l’avviso all’imputato che ha diritto di nominare un difensore di fiducia e che in mancanza sarà
assistito da difensore di ufficio;

c) l’avviso che il fascicolo relativo alle indagini è depositato presso la segreteria del pubblico
ministero e che le parti e i loro difensori hanno facoltà di prenderne visione e di estrarne copia.

5. Si applica l’articolo 20, comma 5. Art. 20-ter. - (Citazione contestuale dell’imputato in udienza in casi
particolari). - 1. Nei casi previsti dall’articolo 20-bis, comma 1, quando ricorrono gravi e comprovate
ragioni di urgenza che non consentono di attendere la fissazione dell’udienza ai sensi del comma 3 del
medesimo articolo, ovvero se l’imputato si trova a qualsiasi titolo sottoposto a misure di limitazione o
privazione della libertà personale, la polizia giudiziaria formula altresì richiesta di citazione contestuale
per l’udienza. 2. Se ritiene sussistere i presupposti di cui al comma 1, il pubblico ministero rinvia
l’imputato direttamente dinanzi al giudice di pace con citazione per l’udienza contestuale
all’autorizzazione di cui all’articolo 20-bis, comma 3, primo periodo; altrimenti provvede ai sensi del
comma 3, secondo periodo, del medesimo articolo. 3. Quando il pubblico ministero dispone la citazione
ai sensi del comma 2, la polizia giudiziaria conduce l’imputato che si trova a qualsiasi titolo sottoposto a
misure di limitazione o privazione della libertà personale direttamente dinanzi al giudice di pace per la
trattazione del procedimento, salvo che egli espressamente rinunzi a partecipare all’udienza. Se
l’imputato non si trova sottoposto a misure di limitazione o privazione della libertà personale, la polizia
giudiziaria notifica immediatamente allo stesso la richiesta di cui al comma 1 e il provvedimento del
pubblico ministero. Copia della richiesta e del provvedimento del pubblico ministero sono altresì
comunicati immediatamente al difensore»; c) dopo l’articolo 32 è inserito il seguente: «Art. 32-bis. -
(Svolgimento del giudizio a presentazione immediata). - 1. Nel corso del giudizio a presentazione
immediata di cui agli articoli 20-bis e 20-ter si osservano le disposizioni dell’articolo 32. 2. La persona
offesa e i testimoni possono essere citati anche oralmente dall’ufficiale giudiziario nel corso del giudizio
a presentazione immediata di cui all’articolo 20-bis. Nel corso del giudizio a citazione contestuale di cui
all’articolo 20-ter la persona offesa e i testimoni possono essere citati anche oralmente dall’ufficiale
giudiziario ovvero dalla polizia giudiziaria. 3. Il pubblico ministero, l’imputato e la parte civile presentano
direttamente a dibattimento i propri testimoni e consulenti tecnici. 4. Il pubblico ministero dà lettura
dell’imputazione. 5. L’imputato è avvisato della facoltà di chiedere un termine a difesa non superiore a
sette giorni. Quando l’imputato si avvale di tale facoltà, il dibattimento è sospeso fino all’udienza
immediatamente successiva alla scadenza del termine. Nel caso previsto dall’articolo 20-ter, il termine
non può essere superiore a quarantotto ore»; d) nel titolo II, dopo l’articolo 62 è inserito il seguente: «Art.
62-bis. - (Espulsione a titolo di sanzione sostitutiva). - 1. Nei casi stabiliti dalla legge, il giudice di pace
applica la misura sostitutiva di cui all’articolo 16 del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio
1998, n. 286».

Nei Centri di Identificazione e Espulsione (CIE), che sono andati a sostituire i Centri di Permanenza
Temporanea (CPT), i c.d. “clandestini” possono essere trattenuti fino a sei mesi; il tempo definito
necessario per espletare le pratiche dell’espulsione o dell’identificazione.

REATO DI FAVOREGGIAMENTO ALL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA

La disciplina in Italia

Il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è stato introdotto in Italia con il decreto


legislativo n. 286 del 1998 (Testo unico sull’immigrazione), che all’art. 12 prevede che chiunque
“promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato ovvero
compie altri atti diretti a procurarne illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato, ovvero di altro Stato
del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente, è punito con la reclusione
da uno a cinque anni e con la multa di 15.000 euro per ogni persona”. In sostanza, aiutare uno straniero
sprovvisto di permesso di soggiorno, cittadinanza o altro titolo a fare ingresso in Italia costituisce reato.
La pena detentiva prevista per questo reato, inizialmente fissata a un massimo di 3 anni, è stata
aumentata con il decreto-legge 241/2004.

Ma non solo: in seguito alle modifiche apportate al Testo unico sull’immigrazione dalla legge Bossi-Fini
(legge n. 189/2002), la norma in questione punisce anche chi favorisce l’ingresso illegale di uno straniero
in altri Stati. L’obiettivo di questa modifica è contrastare il passaggio nel territorio nazionale degli
stranieri che non intendono entrare illegalmente nel territorio italiano per rimanervi, ma vogliono solo
transitare in Italia al fine di raggiungere la loro destinazione finale in un altro Paese dell’Unione Europea.

La legge Bossi-Fini ha inserito inoltre alcune ipotesi di favoreggiamento aggravato, punite con la
reclusione da 5 a 15 anni e la multa di 15.000 per ogni persona. Si tratta delle ipotesi in cui si favorisce
l’ingresso illegale di 5 o più stranieri, si utilizzano documenti contraffatti, o si trasporta lo straniero
esponendolo a pericolo per la sua vita sottoponendolo a trattamento inumano o degradante. La pena è
invece aumentata da un terzo alla metà e si applica una multa di 25.000 euro se il favoreggiamento è
compiuto al fine di reclutare persone da destinare alla prostituzione o comunque allo sfruttamento
sessuale, se riguarda l’ingresso di minori da impiegare in attività illecite al fine di favorirne lo
sfruttamento, oppure se è finalizzato a trarne profitto, anche indiretto. Su quest’ultimo punto è anche
intervenuta la Corte di Cassazione, affermando che in questi casi non è rilevante che l’attività del
favoreggiatore sia stata remunerata anche solo con un compenso minimo.

La Corte, pronunciandosi in maniera più generale sulle modifiche apportate al Testo unico
sull’immigrazione dalla legge Bossi-Fini, ha inoltre affermato che queste “hanno accentuato il carattere
di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica (…) in parte capovolgendo la visione solidaristica in una
esclusivamente repressiva”.

Quando si applica
Il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina può essere posto in essere da qualunque
individuo, sia italiano che straniero, poiché è un reato “comune”. Si tratta inoltre di un reato a condotta
libera. Questo significa che il favoreggiamento può avvenire nei modi più svariati: facilitando l’ingresso
clandestino di stranieri alla frontiera, fornendo allo straniero di documenti falsi, o omettendo di segnalare
all’autorità di frontiera la presenza di stranieri non autorizzati a bordo del proprio veicolo. Secondo
l’interpretazione della giurisprudenza, inoltre, il favoreggiamento è un reato di pericolo, nel senso che,
affinché si configuri, è sufficiente aver posto in essere un’attività diretta ad agevolare l’arrivo dello
straniero, indipendentemente dall’effettivo ingresso di quest’ultimo nel territorio nazionale.

Non rientrano invece nell’ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina le attività poste in


essere in un momento successivo all’ingresso dello straniero in Italia, come ad esempio il trasporto di
immigrati clandestini da una località all’altra nel territorio nazionale.

Ci sono inoltre dei casi in cui far entrare uno straniero privo di titolo nel territorio dello Stato non è reato.
Il secondo comma dell’art. 12 del Testo unico sull’immigrazione prevede infatti che “non costituiscono
reato le attività di soccorso e assistenza umanitaria prestate in Italia nei confronti degli stranieri in
condizioni di bisogno comunque presenti nel territorio dello Stato”. Nonostante l’esistenza di questa
disposizione – nota come “clausola umanitaria” – negli ultimi tempi l’accusa di  favoreggiamento
dell’immigrazione illegale è stata tuttavia utilizzata tanto contro alcune ONG impegnate nei soccorsi nel
Mediterraneo, quanto contro semplici cittadini e attivisti che, portando aiuto a migranti, sono stati
perseguiti come se fossero trafficanti di essere umani.

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