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Thomas Hobbes nasce il 5 aprile del 1588 a Westport in Inghilterra. Studia a Oxford
e viaggia moltissimo nella sua vita, in modo particolare a Parigi dove conosce diversi
esponenti di spicco della cultura francese e dove fa recapitare una lettera a Cartesio
con le sue obiezioni alle Meditazioni cartesiane. Diciamo che Hobbes non fu
polemico solo nei confronti di Cartesio ma continuò le sue critiche verso diversi
argomenti e autori fino alla sua morte avvenuta, pensa, a 91, il 4 dicembre del
1679. Quindi, insomma, ebbe una vita molto lunga e diciamo anche abbastanza
prolifica dal punto di vista delle opere che scrisse. Sicuramente l’opera più
importante e famosa di Hobbes è il Leviatano, pubblicata nel 1651 di cui parleremo
nelle prossime puntate. Rilevante è anche la trilogia composta da Il cittadino (1642),
Il corpo (1655) e L’uomo (1658) dove il filosofo espone il suo sistema filosofico.
Perché Hobbes è così conosciuto e studiato? Perché l’obiettivo della filosofia di
Hobbes è stato quello di cercare le basi per una comunità dove regnano l’ordine e
la pace. Iniziamo col dire che gli esseri umani ma anche gli animali, secondo
Hobbes, possiedono la ragione. Ma la grande differenza tra esseri umani e gli
animali è che noi abbiamo un linguaggio molto più evoluto di loro che ci consente
di rappresentarci il mondo interno ed esterno a noi in modo molto preciso grazie
all’utilizzo di simboli convenzionali scelti da una determinata popolazione. Infatti, il
linguaggio è una serie di segni che sono stati selezionati convenzionalmente da un
dato popolo per indicare quella determinata cosa. Prendiamo per esempio la
parola “libro”. Noi sappiamo cosa significa la parola libro prima di tutto perché
siamo italiani e anche perché abbiamo imparato che per libro si intende un
supporto cartaceo dove ci sono all’interno dei contenuti scritti da un autore. Il
linguaggio ci consente di conversare con gli altri nel presente ma ci consente anche
di proiettarci verso il futuro facendo pianificazioni astratte sul nostro avvenire.
Quindi, in sostanza, il consente il ragionamento, un ragionamento molto più
raffinato di quello degli altri animali che è un vero e proprio calcolo, perché
consiste nell’addizione e sottrazione di concetti. Il ragionamento passa attraverso
la forma del sillogismo ipotetico. Facciamo l’esempio di Hobbes per capire meglio:
“Se qualcosa è uomo, è anche animale. Se qualcosa è animale, è anche corpo. Se
qualcosa è uomo, è anche corpo”. Nella prima proposizione l’uomo è uguale
all’animale, nella seconda l’animale è uguale al corpo e quindi, visto che l’uomo è
anche animale e l’animale è anche corpo, per il calcolo dettato dall’addizione e
sottrazione dei concetti, anche l’uomo è corpo. In questo caso è un’addizione.
Come puoi notare il sillogismo ipotetico delinea quelle che sono le cause di un
determinato evento o di una specifica cosa. e qui dobbiamo distinguere tra: 1. ciò di
cui conosciamo la causa 2. E ciò di cui non conosciamo la causa 1. iniziamo con ciò
di cui conosciamo la causa. Secondo Hobbes, conosciamo la causa ultima di ciò che
è opera dell’uomo. E per lui le scienze matematiche e le scienze morali, tra le quali
la politica e l’etica hanno questa caratteristica. Se conosci la causa puoi fare una
dimostrazione a priori, deducendo dalla causa l’effetto che quella causa provoca.
Infatti, questo processo è un processo deduttivo perché dalla causa deduco
l’effetto. Le conclusioni a cui giunge sono conclusioni necessarie e, come abbiamo
detto, sono inerenti oggetti che nascono dall’uomo. Le scienze matematiche sono
frutto di un pensiero razionale dell’uomo che ha scelto che quello è un triangolo,
che quell’altro è un quadrato ecc. ma anche la politica e l’etica sono frutto del
ragionamento umano. 2. invece poi ci sono quelle cause che noi non conosciamo ed
è presto detto che queste cause riguardano eventi e cose naturali che sono state
prodotte da Dio e solo lui ne sa la causa originaria. Noi non possiamo saperlo ma
conosciamo l’effetto, il risultato di questa causa. E quindi qui il processo è inverso
rispetto a quello precedente e implica una dimostrazione a posteriori, partendo
dagli effetti per arrivare alle cause. Questo processo è un processo induttivo perché
il mio ragionamento parte dagli effetti per arrivare alle cause. Il punto è che, in
questo caso non possiamo arrivare a delle conclusioni necessarie e certe ma a delle
conclusioni probabili perché gli oggetti di riferimento non sono prodotti dall’uomo e
quindi possiamo solo supporre le sue cause senza averne una certezza.