finalmente in casa sua, lo spalmò d’olio, gli fece indossare un bel mantello e una tunica. 155 Allora Atena dette al suo volto una grande bellezza, lo rese più alto e più robusto a vedersi; sul suo capo lasciò fluire la folta chioma, simile al fiore del giacinto. Come quando un uomo assai abile, cui Efesto e Pallade Atena hanno insegnato ogni tipo di arte, 160 versa sull’argento fili d’oro (e costruisce oggetti incantevoli); così Atena riversò grazie sul suo volto e sul suo corpo. Lui uscì dal bagno, bello come gli Dei immortali, di nuovo tornò al sedile da cui si era alzato, di fronte a sua moglie, e le fece questo discorso: 165 “Donna crudele! Gli Dei che abitano l’Olimpo ti fecero un cuore più duro delle altre donne deboli. Nessun’altra donna starebbe, con cuore ostinato, lontana da un marito che ritorna nella terra dei padri dopo venti anni, dopo avere patito molte sventure. 170 Serva, stendimi il letto, perché possa dormire da solo: mia moglie ha nel petto un cuore di ferro”. Gli rispose allora la saggia Penelope: «Sciagurato! Non sono altezzosa o sprezzante né sono stupita oltre misura: so molto bene come eri 175 salpando da Itaca sopra la nave dai lunghi remi. Orsù, Euriclea, stendigli il solido letto fuori del talamo ben costruito che costruì lui stesso; portate fuori il solido letto e mettete sopra il giaciglio pelli, coltri e coperte lucenti”. 180 Disse così per mettere alla prova il marito; Odisseo, sdegnato, disse alla moglie dai saggi pensieri: “Donna, è assai doloroso quello che hai detto. Chi mise altrove il mio letto? Sarebbe stato difficile anche a chi è accorto, a meno che non venga a spostarlo 185 un nume (di sua volontà e senza difficoltà) in un luogo diverso. Nessun uomo mortale, da vivo, anche se giovane e forte, lo smuoverebbe con facilità: perché vi è un grande segreto nel letto lavorato con arte; lo costruii io stesso e non altri. Nel recinto cresceva un ulivo dalle foglie sottili, 190 rigoglioso e fiorente: era grosso come una colonna. Intorno ad esso costruii il mio talamo, finché non lo finii con pietre connesse e coprii la stanza con buon tetto; vi apposi una porta ben salda, ben connessa. Quindi, tagliai la chioma all’ulivo dalle foglie sottili: 195 sgrossai dalla base il suo tronco, lo piallai con il bronzo con competenza e perizia e lo livellai con il filo; ottenuto un piede di letto traforai tutto con gli strumenti. Iniziando da questo piallai la lettiera, finché la finii, decorandola d’oro, d’argento e d’avorio. 200 All’interno tesi le cinghie di bue, splendenti di porpora. Ti rivelo così questo segno, o donna; non so se il mio letto è fisso tuttora o se un uomo, tagliando il tronco d’ulivo alla base, lo mise altrove”. Così disse; a Penelope si sciolsero ginocchia e cuore 205 nel riconoscere i segni sicuri che Odisseo le rivelò. Piangendo gli corse incontro, gettò le braccia al collo di Odisseo, gli baciò il capo e disse: “Non adirarti con me, Odisseo, tu che sei il più saggio di tutti gli uomini!
[…]
Non arrabbiarti, non ti offendere se io
non ti ho manifestato subito il mio affetto. Il mio animo aveva sempre timore in petto che qualche mortale 215 venisse ad ingannarmi con le chiacchiere:
[…]
Ma ora che hai elencato i segni chiarissimi 225
del nostro letto, che nessun altro mortale ha visto (ma solo io, te ed un’unica ancella, figlia di Attore, che mio padre mi diede prima di venire qui e che custodiva la porta della camera matrimoniale), ora hai convinto il mio animo, benché assai duro”. 230 Disse così e in lui suscitò ancor di più il desiderio di piangere: piangeva stringendo la sposa bella e saggia. Con la stessa gioia con cui i naufraghi vedono terra, quelli a cui Poseidone ha frantumato la solida nave, travolta dal vento e dalle grandi onde 235 (in pochi si sono salvati, nel mare bianco di spuma; hanno raggiunto a nuoto la riva, con la pelle incrostata di sale ma felici di aver evitato la morte); con la stessa gioia lei guardava il suo sposo, non staccava dal suo collo le sue candide braccia.