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I due sposi si ritrovano

libro XXIII, vv. 153-210; 213-216; 225-240.

La dispensiera Eurinome lavò il glorioso Odisseo,


finalmente in casa sua, lo spalmò d’olio,
gli fece indossare un bel mantello e una tunica.                                                                         155
Allora Atena dette al suo volto una grande bellezza,
lo rese più alto e più robusto a vedersi; sul suo capo
lasciò fluire la folta chioma, simile al fiore del giacinto.
Come quando un uomo assai abile, cui Efesto
e Pallade Atena hanno insegnato ogni tipo di arte,                                                                   160
versa sull’argento fili d’oro (e costruisce oggetti incantevoli);
così Atena riversò grazie sul suo volto e sul suo corpo.
Lui uscì dal bagno, bello come gli Dei immortali,
di nuovo tornò al sedile da cui si era alzato,
di fronte a sua moglie, e le fece questo discorso:                                                                       165
“Donna crudele! Gli Dei che abitano l’Olimpo ti fecero
un cuore più duro delle altre donne deboli.
Nessun’altra donna starebbe, con cuore ostinato,
lontana da un marito che ritorna nella terra dei padri
dopo venti anni, dopo avere patito molte sventure.                                                                  170
Serva, stendimi il letto, perché possa dormire
da solo: mia moglie ha nel petto un cuore di ferro”.
Gli rispose allora la saggia Penelope:
«Sciagurato! Non sono altezzosa o sprezzante
né sono stupita oltre misura: so molto bene come eri                                                               175
salpando da Itaca sopra la nave dai lunghi remi.
Orsù, Euriclea, stendigli il solido letto
fuori del talamo ben costruito che costruì lui stesso;
portate fuori il solido letto e mettete sopra
il giaciglio pelli, coltri e coperte lucenti”.                                                                                   180
Disse così per mettere alla prova il marito; Odisseo,
sdegnato, disse alla moglie dai saggi pensieri:
“Donna, è assai doloroso quello che hai detto.
Chi mise altrove il mio letto? Sarebbe stato difficile
anche a chi è accorto, a meno che non venga a spostarlo                                                         185
un nume (di sua volontà e senza difficoltà) in un luogo diverso.
Nessun uomo mortale, da vivo, anche se giovane e forte,
lo smuoverebbe con facilità: perché vi è un grande segreto
nel letto lavorato con arte; lo costruii io stesso e non altri.
Nel recinto cresceva un ulivo dalle foglie sottili,                                                                       190
rigoglioso e fiorente: era grosso come una colonna.
Intorno ad esso costruii il mio talamo, finché non lo finii
con pietre connesse e coprii la stanza con buon tetto;
vi apposi una porta ben salda, ben connessa.
Quindi, tagliai la chioma all’ulivo dalle foglie sottili:                                                                195
sgrossai dalla base il suo tronco, lo piallai con il bronzo
con competenza e perizia e lo livellai con il filo;
ottenuto un piede di letto traforai tutto con gli strumenti.
Iniziando da questo piallai la lettiera, finché la finii,
decorandola d’oro, d’argento e d’avorio.                                                                                    200
All’interno tesi le cinghie di bue, splendenti di porpora.
Ti rivelo così questo segno, o donna; non so
se il mio letto è fisso tuttora o se un uomo,
tagliando il tronco d’ulivo alla base, lo mise altrove”.
Così disse; a Penelope si sciolsero ginocchia e cuore                                                               205
nel riconoscere i segni sicuri che Odisseo le rivelò.
Piangendo gli corse incontro, gettò le braccia
al collo di Odisseo, gli baciò il capo e disse:
“Non adirarti con me, Odisseo, tu che sei
il più saggio di tutti gli uomini! 

[…]

Non arrabbiarti, non ti offendere se io


non ti ho manifestato subito il mio affetto.
Il mio animo aveva sempre timore in petto che qualche mortale                                           215
venisse ad ingannarmi con le chiacchiere:

[…]

Ma ora che hai elencato i segni chiarissimi                                                                                225


del nostro letto, che nessun altro mortale ha visto
(ma solo io, te ed un’unica ancella, figlia di Attore,
che mio padre mi diede prima di venire qui e che
custodiva la porta della camera matrimoniale),
ora hai convinto il mio animo, benché assai duro”.                                                                  230
Disse così e in lui suscitò ancor di più il desiderio di piangere:
piangeva stringendo la sposa bella e saggia.
Con la stessa gioia con cui i naufraghi vedono terra,
quelli a cui Poseidone ha frantumato la solida nave,
travolta dal vento e dalle grandi onde                                                                                         235
(in pochi si sono salvati, nel mare bianco di spuma;
hanno raggiunto a nuoto la riva, con la pelle incrostata
di sale ma felici di aver evitato la morte);
con la stessa gioia lei guardava il suo sposo,
non staccava dal suo collo le sue candide braccia.         

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