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Come va? Male? E chissenefrega.

Un diffusissimo modo di approcciare chi non si vede da un po’ di


tempo è porre una domanda del tipo “Come va”, o “Come stai”, o
“Tutto bene?”.
Si tratta di un tipo di domanda che moltissime persone fanno
scordandosi che si tratta proprio di una domanda, tant’è vero che
non si stupiscono se l’interlocutore risponde semplicemente con
un “Ciao” aggiungendo qualcosa che non c’entra nulla con gli
accadimenti della propria vita.
E’ convinzione diffusa che queste domande sono convenievoli che hanno perso il loro
significato originario ed equivalgono a un semplice saluto, così come “How do you do” in
inglese non significa “Come fai?”, ma “Piacere di conoscerti”.

In realtà non è sempre così…

La domanda “Come va?”, anche se detta con gentilezza, certo non risveglia belle
sensazioni se la vita dell’interlocutore sta andando male. Perciò non è adatto il suddetto
paragone con la lingua inglese. E’ molto più calzante l’analogia in cui si considera la frase
“mi dai una mano?”, innocua e comunemente usata, che giustamente riempirebbe
d’imbarazzo chi l’ha pronunciata se subito dopo realizzasse di avere come interlocutore
un uomo che ha subito l’amputazione di una mano.

Nel caso di una gaffe del genere normalmente la persona chiede scusa.

Perché dopo aver involontariamente portato alla coscienza di una persona un fatto
negativo, cercare di rimediare dovrebbe essere ovvio… Però stranamente in qualche
caso il comportamento è perversamente opposto, altro che ovvio.

Nel caso di un “Come stai?” domandato a una persona che risponde spiegando di non
stare affatto bene (per motivi familiari, fisici, sociali, lavorativi o altro), la reazione di molti è
sciaguratamente peggiorativa: ri-rispondere minimizzando o addirittura cercare di buttarla
sul ridere.

Oggi ad esempio sono stato contattato in chat da una persona che mi ha chiesto come
va. Riporto di seguito alcune delle poche battute che ci siamo scambiati…

- Come va?
– Ogni tanto ho un po’ di mal di schiena e cervicalgia, nonché dolore al pollice destro. Per
il resto bene
– E meno male…devi farti benedire però!!! Ahahaah

Non dico che in assoluto e sempre sia sbagliato minimizzare o buttarla sul ridere quando
una persona ti racconta di un guaio. Dico che se vuoi farlo devi avere la sicurezza (o
almeno la quasi-sicurezza) di essere efficace. Altrimenti la tua domanda + il tuo
commento sortiranno un peggioramento del suo stato emozionale. Magari sembra una
sciocchezza a te, ma all’interlocutore no. Ecco cosa intendo per “efficace”:

- nel caso tu stia minimizzando devi essere convincente, cioè grazie alle tue parole
l’interlocutore deve realmente credere che il guaio di cui si lamentava è meno grave di
quello che pensava;
- nel caso si tratti di una battuta spiritosa, deve essere così spiritosa da far ridere
l’interlocutore; ridere perché gli viene veramente da ridere, non perché vuole essere
gentile con te.

Quando ritieni di non poter riuscire in questo, segui queste semplicissime regole:

1) Visto che l’educazione non lo impone, chiedi “Come va?” o simili solo se

t’interessa veramente saperlo


+
hai voglia ad ascoltare una eventuale risposta “non formale”

1 di 2 10/01/2013 18:08
Come va? Male? E chissenefrega. | Psicoperformancehttp://www.psicoperformance.com/come-va-male-e...

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nel caso in cui la persona risponda che sta passando qualche guaio e fai presente
che sei disponibile per un aiuto (piccolo o grande).

2) Evita di minimizzare o fare battute sulle sventure che ti vengono raccontate in


risposta alla tua domanda.

Rivisitare il proprio linguaggio abolendo quelle forme di comunicazione usate un po’ per
abitudine e un po’ perché non si sa cosa dire è qualcosa che non solo risparmia
all’interlocutore un potenziale disagio più o meno grande, ma contribuisce anche a
coltivare la tua attenzione verso gli altri in generale rendendoti più cosciente e trasparente
sul vostro rapporto. E inoltre evitare frasi cosiddette “di circostanza” e battute che non
sanno di nulla ti fa sembrare anche più intelligente.

2 di 2 10/01/2013 18:08

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