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IL VULCANISMO

Il Vulcano è una spaccatura della crosta terrestre, attraverso la quale il magma sale fino a
riversarsi in superficie tramite un’eruzione. Un Vulcano è formato da:
-una camera magmatica, alimentata dal magma proveniente dal mantello; quando questa di
svuota in seguito ad un’eruzione, il Vulcano può accasciarsi e dar vita ad una caldera;
-un camino principale, luogo di transito del magma dalla camera magmatica verso la
superficie;
-un cratere sommitale, dove sgorga il camino principale.
-delle fessure laterali, che sono delle fratture longitudinali sul fianco del vulcano, provocate
dal suo rigonfiamento o sgonfiamento.
Il Vulcano è una spaccatura della crosta terrestre dalla quale fuoriesce un materiale
incandescente, che è un miscuglio di parti solide, liquide e gassose, che si chiama lava.
Quando la lava è ancora all’interno della crosta terrestre invece parliamo di magma.

Il MAGMA è un miscuglio eterogeneo, costituito da:


- una fase liquida prevalente, “il fuso”;
- da una o più fase solide minerali;
- ed eventualmente da una fase gassosa.
Il magma è composto prevalentemente da SILICATI, minerali composti da silicio e ossigeno.
I magmi si classificano in base a: quantità di silicio, quantità di gas e temperatura.
In particolare abbiamo due grandi tipologie di magmi:
MAGMI DI TIPO ACIDO ( granitico ) MAGMI DI TIPO BASALTICO
Temperature relativamente basse(600-700) Temperature più alte (1200-1400 gradi)
Sono ricchi di silicio Sono poveri di silicio
Molto viscoso, poco denso Poco viscoso, più denso
originano le rocce plutoniche, così definite
perché solidificano all’interno della crosta
terrestre
genesi -> magmi primari. Profondità di genesi-> magmi secondari (anatettici)
origine minore: si forma più in superficie. Profondità di origine maggiore.
-il magma basaltico tende a raggiungere la -il magma acido solidifica avvicinandosi
superficie allo stato fluido, cioè man mano alla superficie, in quanto la temperatura di
che diminuisce la pressione diminuisce fusione aumenta.
anche il punto di fusione.

La composizione di un magma è sempre silicatica e può avere una notevole variabilità.


I SILICATI si legano agli ioni di Ossigeno a formare dei tetraedri. Agli atomi di Ossigeno si
possono poi legare ulteriori cariche positive. Via via che il magma si raffredda si assemblano
più silicati. Se:
il raffreddamento è rapido i silicati non riescono a raggrupparsi .
il raffreddamento è lento riescono a raggrupparsi più facilmente, formando strutture
più grandi.
Il magma ACIDO è molto viscoso e quando sale lentamente i silicati riescono a formare
grandi raggruppamenti: per questo le rocce solidificano già all’interno della crosta terrestre.
Il magma BASALTICO è più fluido e quindi sale più velocemente, per questo i silicati non si
raggruppano così facilmente. Quindi le rocce solidificano al di fuori della crosta terrestre.
Ciò che determina il movimento di un magma sono:
 la viscosità, la quale dipende dal contenuto di silicio. Più è alto il contenuto di silicio,
più è viscoso il magma;
 la densità, che dipende dalle condizioni di temperature e pressione, è praticamente
l’inverso: più è alto il contenuto di silicio, meno denso è il magma. Massa/Volume
Per questo motivo i magmi acidi, ricchi di silicio, sono meno densi e più viscosi; mentre i
magmi basici sono più densi e meno viscosi.

Il magma che ha raggiunto la superficie degassa (perde i gas) e si trasforma in LAVA, che
presenta caratteristiche diverse dal magma da cui deriva, questo perchè man mano che
risale il magma cambia la sua composizione, subendo cambiamenti sia fisici che chimici: ad
esempio parte dei materiali che solidificano possono allontanarsi dal magma; poi può
succedere che il magma nella risalita vada ad incorporare i minerali presenti nelle rocce
incassanti; potrebbe anche incorporare acqua, la quale fa abbassare il punto di fusione e di
conseguenza il magma tenderà a tornare fuso.

GENESI MAGMI: I magmi si formano attraverso il processo di fusione parziale di rocce,


di materiale incandescente all’interno della crosta terrestre.
Esistono due tipi di magmi in base alla loro genesi, formazione.
1) la maggior parte dei magmi, di composizione basica, sono magmi primari, e sono quelli
che derivano direttamente dal mantello;
2) i magmi secondari, ovvero quelli anatettici, di composizione granitica, che derivano dalla
fusione di rocce preesistenti, grazie a un processo chiamato anatessi crostale: parte della
crosta terrestre scivola, arrivando a profondità tali da raggiungere il punto di fusione che poi
porterà alla formazione di questo tipo di magma granitico.
Nei due tipi di magma, la pressione influisce in modo opposto sulla temperatura di fusione :
-il magma basaltico tende a raggiungere la superficie allo stato fluido, cioè man mano che
diminuisce la pressione diminuisce anche il punto di fusione;
-il magma acido solidifica avvicinandosi alla superficie, in quanto la temperatura di fusione
aumenta.
Questo è importante perché il tipo di magma va ad influenzare quello che è la tipologia di
eruzione.

Come un magma cambia composizione man mano che risale in superficie:


CRISTALLIZZAZIONE MAGMATICA E DIFFERENZIAZIONE MAGMATICA
La risalita dei magmi comporta il loro raffreddamento, che determina la progressiva
cristallizzazione dei diversi minerali.
Dai cristalli hanno origine le rocce, le quali si formano man mano che il magma risale. Il
magma, nella sua risalita, subisce una diminuzione di pressione e temperatura. La roccia ha
origine in quanto essa si trova in equilibrio a quella determinata temperatura e a quelle
determinata pressione. Infatti, quando cambiano la temperatura e la pressione si formeranno
altri tipi di minerali: è tutta una questione di equilibrio, ed è proprio in base a questo che si
verifica la cristallizzazione di materiali diversi.
Dunque da un magma iniziale possono poi formarsi diversi tipi di magma, con composizioni
di cristalli differenti. Una successione ordinata di cambiamenti nella cristallizzazione
magmatica è detta serie di reazione In particolare, all’interno di un magma avvengono due
tipi di reazione:
- si parla di reazione continua, quando il minerale formatosi per primo cambia
gradualmente composizione mediante sostituzione di ioni.
-Si parla di reazione discontinua, quando la cristallizzazione procede da una specie
minerale all’altra con cambiamento di struttura cristallina.
La risalita dei magmi basici dal mantello verso la crosta è dovuta alla minore densità dei fusi
magmatici rispetto alle rocce peridotitiche circostanti. La risalita è più facile se i magmi sono poco
viscosi. Giunti nella crosta, che ha minore densità, i magmi rallentano la loro risalita. La risalita dei
magmi comporta il loro raffreddamento, che determina la progressiva cristallizzazione dei diversi
minerali. La differenziazione magmatica è il processo nel quale il magma originario viene
separato a formare rocce di differente composizione mineralogica. La composizione
mineralogica di una roccia ignea dipende sia dalle caratteristiche del fuso iniziale, sia dalle
modalità del processo di cristallizzazione.

I VULCANI Il Vulcano è una spaccatura della crosta terrestre, attraverso la quale il


magma sale fino a riversarsi in superficie tramite un’eruzione.
Possiamo classificare i vulcani per diversi parametri:
1) per la forma delle spaccature(lineari e centrali)
2) per il tipo di attività(attivo quiescente è spento)
3) per il tipo di eruzione vulcanica(eruzioni effusive, miste ed esplosive)
4) per le forme degli edifici vulcanici( a scudo, a strati, peleano).
1)Possiamo avere il classico vulcano conico (centrale), che presenta vari elementi
caratteristici: abbiamo la camera magmatica nella quale giace in una situazione di equilibrio
il magma, quando cambiano le condizioni di equilibrio il magma risale all’interno di un
camino vulcanico che collega la camera magmatica al cratere. Il camino vulcanico è
contenuto all’interno dell’edificio vulcanico.
Poi ci sono anche i vulcani lineari dove la spaccatura della crosta terrestre è molto lunga e
stretta. Questi vulcani lineari si trovano principalmente al livello delle dorsali oceaniche, che
sono delle spaccature della crosta che si trovano sul fondale oceanico, da cui esce materiale
incandescente(=lava) e fa sì che le placche terrestri si allontanino l’una dall'altra, perchè
cresce nuova crosta e via via si allontanano. Tra l’America del Sud e l’Africa c’è una grande
dorsale oceanica, la dorsale medio-atlantica: da qui, questi due continenti inizialmente
attaccati, a seguito della formazione di questa dorsale si sono via via separati. Altre volte
però, i vulcani lineari si trovano anche sulla terraferma, come per esempio in Islanda: ciò che
si verifica è la medesima cosa, vale a dire l’allontanamento di una placca dall’altra.
Altre dorsali oceaniche sono quella collocata tra l’Arabia Saudita e l’Africa, e quella che si
sta creando presso il sistema delle Rift Valley africane.
2)Possiamo poi classificare un vulcano in base al tipo di attività. È:
- attivo se ha eruttato in epoca storia o negli ultimi 10 mila anni; (Vesuvio)
- quiescente se il tempo di riposo attuale è inferiore al più lungo periodo di riposo registrato
in precedenza
- è spento/estinto se l’ultima eruzione risale a oltre 10 mila anni fa. (in Italia, tutti i colli
Albani)
I vulcani attivi sulla terra sono oltre 500, spesso distribuiti in corrispondenza dei margini di
placca.

3) I parametri che si devono tener conto per valutare la modalità di eruzione sono:
- la composizione del magma (più è ricco in silicio, pìù è viscoso e solidifica internamente);
-la temperatura (maggiore è la temperatura maggiore sarà la parte fusa di un magma)
-la componente volatile (la presenza di gas). Quando appunto si determina una
variazione dell’equilibrio si ha l’eruzione vulcanica , cioè l’emissione all’esterno di
materiale magmatico solido, liquido e aeriforme. Un altro meccanismo che rimette il magma
in movimento è la variazione di pressione che può essere determinata o da un aumento
della pressione all’interno della camera magmatica o da una diminuzione di quella esterna.
Quando gas sfuggono dal magma si localizzano in superficie, premono e vi è l’esplosione.

L’attività eruttiva è condizionata dalla presenza di gas e dall’abbondanza di silice nel


magma Esistono due principali tipi di attività eruttiva: .

 un’attività effusiva (riguarda i magmi basici, fluidi con assenza di gas).


Esempi di eruzioni effusive sono le islandiche e le hawaiane. In Islanda, la quale è
attraversata da una dorsale, la lava è molto fluida, basica e si localizza su grandi
tavolati portando alla formazione di plateau basaltici, grandi distese laviche
pianeggianti. Questi sono caratteristici dei fondi oceanici.
Anche nelle Hawai troviamo un magma molto fluido, ovvero un magma basaltico che
scorre molto velocemente. Le eruzioni hawaiane portano alla formazione di vulcani a
scudo, ovvero con un edificio vulcanico con fianchi poco ripidi e base larga.

 un’attività esplosiva, ( riguarda i magmi di tipo fersico/acidi).


Il grado di esplosione può essere diverso:
- a basso grado di esplosione sono le eruzioni stromboliane, il cui magma è a
composizione mista, proprio come quello delle eruzioni vulcaniane: la differenza tra le
due è che le eruzioni stromboliane avvengono con maggiore frequenza, quindi la
parte solida del magma è minore di quelle vulcaniane: quindi l’esplosività è minore
perché vengono eruttati meno materiali solidi.
- ad alto grado di esplosione sono le eruzioni pliniane (da Plinio Il Giovane) e le
eruzioni peleane: se durante un'eruzione di tipo pliniano il corpo principale della nube
ardente esce dal cratere sommitale e va verso l'alto, durante un'eruzione di tipo
peléeano, il vulcano erutta non centralmente dal cratere ma lateralmente
smembrando parte dell'edificio vulcanico. Le eruzioni peleane sono caratterizzate da
pericolose esplosioni capaci di generare nubi ardenti, che formano strato-vulcani,
caldere, guglie, che sono edifici vulcanici a punta che derivano da lave molto viscose
che solidificano all’interno del condotto vulcanico e vengono spinte in alto formando
queste strutture appuntite. Le caldere si formano quando la camera magmatica si
svuota completamente a seguito di un’eruzione, la quale è così forte tanto da rompere
la parte superiore di un edificio vulcanico portando alla formazione di grandi
depressioni , le caldere appunto, che poi vengono occupate dalle acque piovane e si
formano dei laghi(lago di Bracciano, lago dei colli Albani) .
Le eruzioni pliniane che formano strato-vulcani, caldere e soprattutto coni di
cenere, che sono edifici di vulcani di piccole dimensioni che derivano da attività molto
esplosiva e sono caratterizzati esclusivamente da piroclasti.

 Abbiamo poi tanti tipi di attività miste (riguarda magmi intermedi)

Studi recenti hanno dimostrato che non è tanto la tipologia di magma a determinare il
tipo di eruzione, bensì la presenza o meno di gas. Più gas sono presenti più l’attività sarà
esplosiva, meno gas saranno presenti più l’attività sarà effusiva.

Durante un’attività esplosiva si producono, gas, magmi riolitici, molto viscosi e questo
magma va a solidificarsi all’interno già del camino vulcanico, addirittura a volte nella camera
magmatica e quando i gas raggiungono delle pressioni così elevate abbiamo l’esplosione sia
di gas, sia di materiale piroclastico. I piroclasti sono rocce ignee di diverse dimensioni.
Possiamo avere delle rocce ignee piccolissime, ossia le ceneri oppure i lapilli, o bombe e
blocchi ancora più grandi.
I depositi piroclastici derivano da tre differenti meccanismi di deposizione :
-caduta gravitativa, ossia i piroclasti cadono attirati a terra dalla forza di gravità: quindi i
piroclasti di maggiori dimensioni ricadono nelle vicinanze del cratere, quelli più piccoli
possono essere trasportati dal vento anche a grandi distanze. Le piroclastiti che si formano
per caduta gravitativa sono, per granulometria crescente: le cineriti, i tufi vulcanici e le
brecce vulcaniche. Se i piroclasti finiscono in mare si formano le tufiti.
-Abbiamo poi le colate piroclastiche, o nubi ardenti, sono un insieme di rocce, ricche di
gas, incandescenti che vanno rasoterra lungo le pendici del vulcano e distruggono quello
che trovano. I depositi da colata piroclastica sono privi di stratificazione e si accumulano
nelle depressioni tendendo quindi a livellare il terreno.
-Poi possiamo avere le ondate basali, che sono flussi molto diluiti di gas e materiale
piroclastico che si espandono radialmente e rasoterra dal condotto vulcanico.
- Alcune volte avere anche delle colate di fango, che sono provocati dallo svolgimento di
neve o ghiaccio presenti nei pressi del cratere.

L’attività effusiva è tipica dei magmi basaltici , che danno origine a diversi tipo di prodotti.
-Per esempio le lave scoriacee, che derivano da un magma basico molto fluido , ma
contemporaneamente molto ricco di gas e quindi genera scorie bollose dovute alla
fuoriuscita dei gas in raffreddamento e origina lave dalla superficie appuntita e irregolare.
-Se il magma non presenta gas, invece, ed è sempre basaltico, scorre, la parte in superficie
si raffredda più velocemente rispetto a quella più in profondità e quindi si vanno a formare
delle striature, che si chiamano lave a corda.
- Quando , invece l’eruzione di tipo effusiva è subacquea , il magma che giunge a contatto
con l’acqua si raffredda e solidifica rapidamente formando strutture rotonde che si
ammassano una sull’altra e vengono dette lave a cuscini.

4) Altri apparati vulcanici, che derivano sempre da magma acido, sono caratterizzati dalle
cupole di ristagno , che sono accumuli molto piatti che ristagnano all’interno di un cratere
fungendone da tappo e che solidificano in prossimità del cratere. I diatremi, invece, sono
edifici vulcanici che si vanno a riempire di brecce a seguito di eruzioni esplosive.
Importanti sono anche le manifestazioni gassose, ossia l’attività vulcanica secondaria,
che non prevede né piroclastici ne lava, che sono importanti sia come risorsa energetica sia
per il rischio vulcanico e possono portare anche benefici a livello salutare. Derivano
principalmente dall’ infiltrazione di acqua, che raggiunge zone molto più calde, nei pressi
della camera magmatica e questo fa sì che l’acqua aumenti la sua temperatura e possa
risalire sia sotto forma di sorgenti termali, che hanno proprietà benefiche, oppure possono
risalire sotto forma di vapore acqueo con le fumarole oppure sotto forma di getti intermittenti
di acqua bollente, i geyser oppure anche le solfatare che sono emissioni di vapore acqueo
misto ad acido solfidrico e i soffioni, vapore acqueo con acido borico. Possiamo avere
anche le salse che sono vulcanetti di fango che si formano per fenomeni vulcanici secondari
in terreni argillosi.

RISCHIO:Il rischio è data dalla moltiplicazione di tre parametri:


1. la pericolosità (la probabilità che si verifichi un evento)
2. la vulnerabilità (la capacità di resistere all’evento)
3. l’esposizione (cioè la presenza nei pressi dell’evento che si sta manifestando).
Per portare a 0 il rischio deve essere 0 almeno uno di questi 3 fattori.
1. La pericolosità è un parametro che NON si può controllare e quindi NON si può azzerare
2. La vulnerabilità non azzera mai, perché ci saranno sempre dei momenti di vulnerabilità.
3. Per mantenere il rischio costante si deve cercare di azzerare l’esposizione, evitando di
sostare nei pressi di un vulcano.
Per ridurre la pericolosità esiste una forte rete di monitoraggio , il Vesuvio, ad esempio, è
fortemente monitorato, vengono monitorati i terremoti le esalazioni gassose, sollevamenti e
deformazioni del suolo. La sorveglianza del vulcano si effettua mediante campionamenti e
rilevazioni strumentali e satellitari.
I vulcani attivi in Italia sono il Vesuvio, la cui ultima eruzione risale al 1944, Stromboli,
l’Etna, costantemente attivo ,poi abbiamo Vulcano, ultima eruzione 1890, Campi Flegrei
1500, Ischia 1300 .Poi ci sono numerosi vulcani sommersi che creano grande
preoccupazione( Marsili e Palinuri).
Il Vesuvio 18000 anni fa non era come oggi ,si chiamava Monte Somma, che era un
vulcano 3 volte più grande del Vesuvio e a seguito di eruzioni, prima delle Pomici di base,
poi delle Pomici di Mercato e poi delle Pomici di Avellino, si formò una grande caldera di
sprofondamento e all’interno di questa caldera è nato il Vesuvio. Il Vesuvio nel corso della
sua storia ha alternato periodi a condotto aperto(con frequenti eruzioni effusive) e periodi a
condotto chiuso, caratterizzati da stasi lunghe . Il passaggio da una fase a condotto chiuso
ad una a condotto aperto è sempre caratterizzata da un’eruzione molto violenta.
I campi flegrei sono un’area vulcanica caratterizzata da numerosi vulcani a cono che hanno
dato luogo ad eruzioni prevalentemente esplosive.
Poi abbiamo Ischia caratterizzata da numerosi centri monogenici e dal Monte Epomeo che
NON è un vulcano , ma è dovuto a sollevamento del terreno.
(Zone Vesuvio) Quando ci sono probabilità di eruzioni alte , da settimane a mesi, viene
evacuata tutta la zona rossa, i centri di controllo vengono spostati nei comuni della zona
gialla, viene controllato il territorio evacuato per evitare saccheggiamenti. Nel momento in cui
l’eruzione è in atto viene evacuata anche la zona gialla e la zona blu, che possono essere
soggette ad esplosioni.

I TERREMOTI
I terremoti sono scosse del terreno, anche detti sismi o scosse telluriche. La sismologia è
la scienza che studia i terremoti, e le onde sismiche, ovvero le onde che si propagano dal
punto di partenza del terremoto.
I terremoti possono distinguersi in base al loro punto di origine: profondi(da 300 a 700 km),
intermedi(da 70 a 300 km), superficiali(fino a 70 km).
Quando una placca va in subduzione, raggiunge temperature elevate e il materiale fuso
risale e porta alla formazione di vulcani. La stessa risalita del magma comporta movimenti
del terreno, che vengono percepiti come terremoti. I movimenti tettonici analizzano
l’andamento delle placche, quando infatti una placca si muove verso l’altra, a un certo punto
supera il carico di rottura e la roccia si spacca.
Per comprendere ciò che si verifica nella terra, dobbiamo classificare la materia. Quando è
plastica all’applicazione di una forza, subisce una deformazione permanente, se invece è
elastica all’applicazione di una forza, subisce una deformazione proporzionale alla forza, e
al cessare di questa, recupera la forma iniziale. Un oggetto non può essere tirato all’infinito,
altrimenti si rompe, e questo tipo di comportamento è detto fragile e la rottura dell’oggetto
sprigiona molta energia. I terremoti sono fenomeni ciclici, una volta che si è dissipata
l’energia elastica accumulata, permane la forza, e le rocce si deformano nuovamente, e
iniziano allora a deformarsi fin quando non si rompono, rilasciando poi energia sotto forma di
onde sismiche. Più ravvicinati sono i terremoti, minore è l’energia elastica accumulata e
minore è l’entità delle scosse. Più lungo è l’intervallo di tempo tra due eventi sismici (50, 100,
200 anni), più violento e disastroso è il sisma che si produce, perché maggiore è l’energia
accumulata nel frattempo. Questa è definita la teoria del rimbalzo elastico.
Le onde che si originano sono diverse a partire dall’ipocentro, il punto di partenza del
terremoto. Il punto in corrispondenza dell’ipocentro sulla superficie è detto epicentro. Le
onde sonore sono invece forti boati e si propagano nell’aria, muovendo masse di aria che
provocano rumore.
In ogni corpo solido possono propagarsi due tipi di onde indipendenti tra loro:
- Onde longitudinali: portano a movimenti delle particelle nella stessa direzione di
propagazione dell’onda e portano a una variazione di volume nella roccia
(comprimono e dilatano). Sono anche dette onde P, perché sono più veloci e
raggiungono per prime le stazioni sismografiche, inoltre si propagano nei solidi e nei
liquidi.
- Onde trasversali: innescano movimenti perpendicolari alla direzione di propagazione
delle onde e non portano a variazione di volume, ma a variazione di forma. Sono
dette anche onde S, perché raggiungono le stazioni sismografiche per seconde e si
propagano solo nei solidi. .
Ci sono anche le onde Rayleigh, o onde R, che sono denominate come onde di superficie,
e si tratta di quelle maggiormente dannose, infatti creano dei movimenti circolari. Sono
inoltre sempre perpendicolari a livello orizzontale.
Quando un terremoto si origina all’interno di un oceano, può generare maremoti o tsunami.
Infatti si propagano come sulla terra ferma. Quando le onde si avvicinano alla costa, si
riduce lo spessore dell’acqua, causando onde vertiginosamente alte che raggiungono i
200km.
Le onde sismiche sono registrate mediante appositi strumenti, i sismografi.
Il funzionamento del sismografo si basa sul principio d’inerzia. Nel sismografo è presente
un corpo di massa elevata, non vincolato al terreno che, per inerzia, tende a mantenere il
proprio stato di quiete. Al corpo è collegato un pennino che scrive su un rullo di carta solidale
al terreno, il quale scorre con velocità costante. Al passaggio delle onde sismiche la massa
pesante tende a rimanere immobile e registra lo spostamento del terreno che vibra.
Esiste un sismografo per la misura di oscillazioni verticali e un sismografo per la misura di
oscillazioni orizzontali. Il sismografo per la misura delle oscillazioni verticali, è formato
principalmente da un tamburo rotante, una massa sospesa e un sopporto solidale con il
suolo. Invece quello per le oscillazioni orizzontali, da un pendolo vincolato, un supporto
solidale con il suolo e un tamburo rotante.
Il sismografo rileva il passaggio delle onde sismiche, le registra e produce un
sismogramma, che è un grafico dei movimenti del terreno. Dalla sua lettura si ricavano le
caratteristiche del terremoto: energia, distanza dell’epicentro, profondità dell’ipocentro.

Determinazione dell’epicentro di un terremoto


Al passare del tempo e all’aumentare della distanza dall’epicentro, la maggiore velocità di
propagazione delle onde P rispetto alle onde S determina un aumento del ritardo di queste
ultime rispetto alle P. Il tempo che intercorre tra l’arrivo delle onde P e quello delle onde S ci
fornisce la distanza dell’epicentro. È dunque calcolato il ritardo, in minuti, tra i tempi di arrivo
delle onde P e delle onde S.
Il sismogramma è utile anche per capire la distanza della stazione sismografica
dall’epicentro, basandosi sull’utilizzo di curve dette dromocrone. Le dromocrone sono curve
tracciate su un piano spazio-tempo, utilizzando dati relativi alla velocità delle onde sismiche.
Le dromocrone indicano i tempi di propagazione delle onde in funzione della distanza. Si
riportano sul grafico delle dromocrone i sismogrammi, in modo da far coincidere i momenti di
arrivo delle onde P e S con le rispettive dromocrone. Inoltre poi in ascissa si legge la
distanza dell’epicentro del terremoto.
Con tre sismogrammi dello stesso evento, registrati da tre diverse stazioni è possibile, una
volta calcolate le rispettive distanze epicentrali, determinare la posizione dell’epicentro.

Dove avvengono i terremoti


I terremoti si verificano solo in corrispondenza di determinate zone della superficie terrestre,
mentre in altre aree sono praticamente assenti. Queste fasce sismiche coincidono con le
dorsali oceaniche, dove esiste anche un elevato rischio vulcanico. In queste zone i
terremoti sono superficiali, e sono dovuti al fatto che il magma risale, si allontanano due
placche. Le fosse oceaniche, dove una placca va in subduzione rispetto ad un’altra, qui
abbiamo terremoti superficiali, intermedi e profondi. I terremoti possono originarsi anche a
causa di formazioni di vulcani, come le cordigliere, che si creano se abbiamo la subduzione
di una placca oceanica sotto una placca continentale. Ancora poi nel caso degli arti insulari,
come la cintura di fuoco, se abbiamo la subduzione di una placca oceanica al di sotto di
un’altra oceanica. La maggioranza dei terremoti si verifica nei pressi delle fosse tettoniche,
l’equivalente delle dorsali oceaniche sulla terraferma. Allo scontro di due placche continentali
possono innescarsi forti terremoti, non eruzioni vulcaniche, infatti ad esempio lo scontro di
due placche continentali ha portato alla formazione della Alpi, con conseguente terremoto
devastante. Altro terremoto particolarmente violento si ha nei pressi delle faglie
trascorrenti, come la faglia di Sant’ Andrea, soprattutto nei pressi delle dorsali oceaniche ci
sono zone in cui due placche viaggiano una in un verso e una in un altro, e tale
scivolamento continuo porta a numerosi terremoti. A causa della continua mobilità delle
placche litosferiche, il massimo della pericolosità sismica è in corrispondenza dei margini di
placca.
Così come nel caso dei vulcani, esistono della mappe che separano le zone ad alto rischio
sismico, da quelle a basso rischio sismico.
Abbiamo due scale di misura per decifrare l’intensità di un terremoto. La scala Richter ci
consente di conoscere a fondo la forza di un terremoto, invece la scala Mercalli, valuta i
danni che un terremoto produce su abitazioni e persone. La prima è una scala logaritmica,
dove il passaggio dal grado 1 al grado 2, comporta l’aumento di 10 volte l’intensità della
scossa, dunque la differenza di un solo grado è molto consistente. La magnitudo può essere
valutata tramite l’ampiezza massima delle onde rilevate sul sismografo, e dopo di che, si
procede a un rapporto tra l’ampiezza massima delle onde, e un’ampiezza di riferimento,
definita come ampiezza zero. L’ampiezza di riferimento corrisponde all’ampiezza massima
registrata, ma tale A con zero funziona se ci si trova a 100km dall’epicentro, pertanto
esistono diversi A con zero in base alla distanza dall’epicentro. Dunque quando la nostra
oscillazione massima è identica all’oscillazione A con zero, il rapporto sarà di uno, e il
logaritmo di uno è uguale a zero. Si parlerà quindi di magnitudo zero, fatta eccezione se le
oscillazioni rilevate non siano più piccole di 0.01 millimetro. Nella scala Richter risalta in
conclusione il fatto che un terremoto di grado zero rispetto a uno di grado 1, presenterà
un’intensità dieci volte superiore.
La scala Mercalli, invece, si base sugli effetti di un terremoto, ad esempio il grado uno non è
affatto percepito dall’uomo, ma soltanto dai sismografi. Seguendo una relazione di dove si
verifichi, infatti un terremoto di grado 5 nella scala Richter potrebbe avere un grado 1 nella
scala Mercalli, perché probabilmente il terremoto si è scatenato in una zona isolata. Può
anche accadere che un terremoto invece di bassa intensità Richter, ma che si verifica in una
zona molto trafficata, può essere catalogato con un grado maggiore nella scala Mercalli.
I terremoti sono tracciati su mappe , dove i punti che presentano lo stesso grado saranno
uniti. Il rischio sismico è molto simile a quello vulcanico, e può essere determinato in due
modi diversi, dapprima quello probabilistico, quindi individuare una zona che presenta
maggiori probabilità di rischio sismico, rispetto a un’altra. Invece la previsione determinista
difficilmente può essere fatta, perché malgrado ci sia una ciclicità negli eventi sismici, non
esistono tuttavia fenomeni premonitori efficaci tanto come nel caso di un’esplosione, e non ci
consentono di sapere dove e quando ci saranno dei terremoti. Considerando infatti la
formula del rischio, ovvero pericolosità, per vulnerabilità, per esposizione, nel caso del
rischio vulcanico, si va ad agire sull’esposizione, ma per quanto riguarda il rischio sismico,
non si può ridurre l’esposizione, poiché non si sa con certezza dove si può verificare un
terremoto. Per i terremoti si agisce quindi sulla vulnerabilità, dunque puntando sulla
costruzione di edifici antisismici, che dovrebbero solo oscillare, e non crollare, senza
arrecare danni alle persone e agli ambienti circostanti.

LA TETTONICA A PLACCHE
Questa recente teoria chiamata tettonica a zolle o a placche, convalida l’Ipotesi di Wegner
della deriva dei continenti. Wegner affermava che il Sudamerica e l’Africa fossero come
due pezzi di un puzzle, andando quindi ad agganciarle sarebbero state combacianti. Ipotesi
non avvalorata perché mancavano prove riguardo il movimento della placca. La deriva dei
continenti afferma che la crosta terrestre è suddivisa in zolle o placche che spostandosi
provocano la formazione di montagne e oceani e danno origine a terremoti e fenomeni
vulcanici.

Cos’è una placca litosferica


Per placca litosferica si intende una struttura tridimensionale che si dilunga in larghezza e
in lunghezza, ma poco in spessore. La zolla è una struttura tridimensionale, in cui lo
spessore è più o meno uguale alle altre dimensioni. La litosfera è suddivisa in una decina di
placche tettoniche principali (di varia forma e dimensione) e più numerose altre micro
placche; queste placche , seguendo il principio della spinta di Archimede, stanno in equilibrio
isostatico sullo strato immediatamente sottostante del mantello superiore, l’astenosfera.
(La terra è suddivisa in una serie di gusci concentrici, la crosta in superficie, suddivisa in
crosta oceanica e crosta continentale. Poi vi è il mantello sottostante molto spesso
rispetto alla crosta, suddiviso a sua volta in una serie di zone. Nella zona più alta del
mantello, definita astenosfera, parte parzialmente fusa, direttamente collegata alla crosta. Il
mantello inferiore che risulta essere più solido. Poi vi è un nucleo esterno fluido e liquido,
dove non si propagano le onde S, e un nucleo interno solido dove si propagano le onde S.
La crosta continentale, con composizione chimica maggiormente granitica, più acida, è
molto più spessa, e più leggera e meno densa rispetto alla crosta oceanica. Dal principio di
isostasia deriva il fatto che tanto più si trova in alto un oggetto rispetto al livello di base,
tanto più si sprofonda nell’interno, ciò si verifica perché ogni corpo riceve una spinta dal
basso verso l’alto, pari alla quantità di fluido spostato. Dunque tanto più si sposta, tanto più
si viene sollevato.
La crosta oceanica non è in rilievo, ma resta nel fondale, con composizione chimica più
basica.
Che cosa provoca il movimento delle zolle?
Attualmente la maggior parte degli scienziati concorda sul fatto che il motore degli
spostamenti delle zolle oceaniche e continentali siano le correnti convettive del mantello.
Il mantello infatti è formato da materiali densi, semiliquidi che, a contatto col nucleo
sottostante caldissimo, si comportano in modo simile all'acqua che bolle in una pentola
posta sul fuoco. I materiali più profondi del mantello si riscaldano, diventano più leggeri e
salgono (correnti ascendenti), prendendo il posto dei materiali più freddi e densi, che, al
contrario, scendono (correnti discendenti).
I possibili meccanismi che permettono il movimento delle placche ad oggi ipotizzati sono
quattro: trascinamento gravitazionale, attrito, punti caldi, approccio globale
La fredda litosfera oceanica ha una densità maggiore della sottostante astenosfera: quando
la placca comincia a scendere in corrispondenza di una fossa, la porzione pesante che
affonda trascina con sé il resto della litosfera, ed è quindi la causa del suo movimento. Altra
teoria sostiene che le placche vengono trascinate per attrito dalle correnti convettive
presenti nel mantello sottostante.
E poi i pennacchi ascendenti, che sulla superficie terrestre sono evidenziati dai punti caldi,
che potrebbero essere la causa della spinta laterale che muove le placche. Tali pennacchi
caldi si originerebbero al confine tra mantello e nucleo: raggiunta la base della litosfera, si
espanderebbero e trascinerebbero via le placche dalla zona di risalita. Dall'analisi dei
terremoti si evince che le placche scendono fino a 700 km circa prima di essere riassorbite,
ne consegue che una parte considerevole del mantello è coinvolta nelle correnti convettive; il
materiale che sale in corrispondenza delle zone di espansione viene perciò dà profondità
elevate ed è assai caldo. Questo materiale, allontanandosi dalla zona di espansione, si
raffredda nella parte superficiale e diventa la dura e rigida litosfera che, raffreddandosi e
appesantendosi sempre più, sprofonda di nuovo nel mantello, dove è assimilata. Questa
ipotesi in definitiva considera la litosfera e le placche come parte integrante del meccanismo
convettivo. Ci sono placche che si muovono molto più velocemente, e altre più lentamente.
Nella cintura di fuoco una placca scende sotto l’altra e si consuma, come anche nella
dorsale medioatlantica. Nelle dorsali oceaniche oltre al \fenomeno del tirare, abbiamo anche
una spinta a partire dalle dorsali. Inoltre abbiamo il trascinamento a partire dalle correnti
convettive. Non c’è in realtà un aumento di crosta di anno in anno, allora tanta crosta si
produrrà, tanta crosta verrà consumata. Dunque si produce crosta a livello delle dorsali, e si
consuma crosta a livello delle croste oceaniche.
I margini delle placche possono essere divergenti, quando si ha l’allontanamento di zolle
continentali come nel caso delle dorsali oceaniche, dove le placche si allontanano in modo
reciproco. Sono invece trasformi nel caso delle faglie, dove non si ha distruzione di crosta,
ma un movimento reciproco o inverso. I margini sono invece convergenti per lo scontro tra
due zolle oceaniche, lo scontro tra due zolle continentali e lo scontro tra zolle continentali e
oceaniche.
Nel caso dei margini divergenti, dove dal mantello risalgono le correnti convettive, esce del
materiale e si formano plateau basaltici, i magmi profondi risalgono lungo le grandi
fratturazioni che vengono a crearsi e danno origine ad una intensa attività vulcanica, hanno
origine le rift valley, cioè una fossa tettonica. Quando il fondo della depressione raggiunge il
livello del mare, le acque lo invadono, e si forma una dorsale oceanica. Questo accade in
Islanda dove abbiamo una dorsale oceanica, e si formano continuamente nuove fosse
tettoniche. A livello della dorsale, la zona della cresta delle dorsali è quella più accidentata,
perché vi sono dei vulcani, in una vera e proprio fossa tettonica caratterizzata da terremoti
con ipocentro poco profondo, e attività vulcanica effusiva e il magma è basaltico. Il flusso di
calore è elevato lungo le dorsali e via via va a diminuire, spostandoci dalle dorsali, lungo le
coste oceaniche. Ogni dorsale lavora per sé, e il problema risiede proprio nel fatto che tra
una dorsale e l’altra ci sono pezzi di crosta che vanno in direzioni opposte. Invece quando si
parla di margini trasformi, il movimento reciproco delle zolle non vede né subduzione né
accavallamento, ma scivolamento, scorrimento laterale, senza che i due blocchi si avvicinino
o si allontanino, un esempio sono le faglie trasformi. La faglia è una frattura della crosta
terrestre, originata da forze tettoniche, in corrispondenza della quale si verifica un moto di
scorrimento parallelo al piano di frattura. La faglia di Sant’Andrea, la più famosa, provoca
moltissimi terremoti con ingenti danni. Qui ci sono a livello della dorsale medioatlantica
margini trasformi.
I margini convergenti, invece, sono due margini di placca che si avvicinano tra di loro. In
base alla crosta che portano queste due placche possiamo avere diversi tipi di scontri:
- scontri di crosta oceanica con crosta oceanica: è il caso della placca pacifica.
Entrambe le croste hanno un’elevata densità, ma la crosta oceanica più antica sarà più
densa rispetto a una crosta oceanica più giovane; l’una andrà in subduzione rispetto all’altra
e si formerà una fossa oceanica, ossia una zona più profonda della terra, all’intero delle
quali si trova una placca che va in subduzione rispetto ad un’altra. La placca che va in
subduzione scende, attraversa la litosfera e l’astenosfera e man mano che va giù aumenta
la temperatura e quindi inizierà un processo di fusione della crosta oceanica che va in
subduzione, fusione che porterà a del materiale ad avere una minore densità , che risale e
porta alla formazione di una serie di vulcani, che essendo in mare aperto, si chiamano archi
vulcanici insulari, la cosiddetta cintura di fuoco del Pacifico. Il piano inclinato che permette
alla placca di andare in subduzione è detto piano di Benioff, che può avere un inclinazione
tra i 15 e i 70 gradi ed è legato ad una sismicità importante. In particolare possiamo avere
terremoti ad epicentro profondo, medio e superficiale. Poi vi è una zona molto tranquilla , alle
spalle dell’arco vulcanico detto bacino di retroarco e poi il margine continentale inattivo.
(sistema arco-fossa)
- Scontro tra crosta oceanica con crosta continentale: la crosta oceanica ha una densità
maggiore rispetto alla crosta continentale e quindi la crosta oceanica è quella che va in
subduzione e vi è una fusione parziale del materiale che risale, ma risalendo porta alla
formazione di vulcani costieri sul continente, quindi una cordigliera(fenomeno
dell’orogenesi, cordigliera della Ande). Anche qui si ha un sistema arco-fossa, solo che non
vi è il bacino di retroarco, ma semplicemente una depressione continentale.
- Scontro tra crosta continentale con crosta continentale: poiché la crosta continentale è
poco densa nessuna delle due va in subduzione e da questo scontro vi è il sollevamento
della crosta continentale ed è lo stesso che ha dato origine sia alla Alpi che alla catena
dell’Himalaya . Questo scontro causa terremoti molto forti e violenti.

FONDALI OCEANICI
La teoria dell’espansione dei fondali oceanici è stata formulata inizialmente da Hess ,
secondo il quale a partire dalle dorsali oceaniche abbiamo un’espansione dei fondali, mentre
a livello delle fosse oceaniche abbiamo una distruzione di parte di litosfera.
PERCHÉ SI ESPANDONO I FONDALI OCEANICI?
I fondali oceanici si espandono perché lo spazio che si crea nella rift valley,fossa tettonica
,della dorsale è occupato da nuova crosta. L’espansione dei dorsali oceanici è compensata
dalla scomparsa della litosfera all’interno delle fosse. A partire dalla dorsale oceanica il
materiale viene riversato a destra e sinistra.
QUALI PROVE POSSIAMO AVERE A SOSTEGNO DEI FONDALI OCEANICI?
Una è in relazione ai sedimenti pelagici, che sono dei resti di gusci calcarei di scheletri,
animali, che vanno a depositarsi sul fondale oceanico. Quindi se questo è vero sicuramente
mano mano che ci si sposta dalla dorsale oceanica si avrà uno spessore sempre maggiore
di sedimenti pelagici. Inoltre abbiamo anche un rapporto età-profondità , perché mano
mano che ci si sposta dalla dorsale l’età della crosta oceanica dovrebbe essere maggiore e
tanto più la roccia è distante, tanto più sarà densa , perché sarà fredda e un materiale più
freddo è più denso di un materiale più caldo e quindi sarà leggermente più in basso rispetto
alla crosta oceanica , quindi mano mano che ci si sposta dalla dorsale aumenta la profondità
dell’oceano, raggiungendo il massimo a livello delle fosse oceaniche.
Un’altra prova è quella data del paleomagnetismo.
(All’interno del nucleo terrestre è come se avessimo un grande magnete che genera un
campo magnetico , registrato costantemente. Il campo magnetico è visibile in tanti punti, in
particolare a livello delle rocce, perché le rocce che contengono minerali ricchi di ferro si
vanno ad orientare secondo le linee del campo magnetico. Il nucleo terrestre ogni 30000
anni inverte la polarità, quindi i minerali solidificati 30000 anni fa avranno una polarità
inversa rispetto ad oggi). Questo significa che il materiale fuso che esce dalla dorsale
oceanica solidifica a destra e sinistra e dopo 30000 anni vi è l’inversione dell’orientamento di
questi minerali. Quindi ai lati dei fondali oceanici abbiamo delle fasce di magnetismo
parallele , con orientamento positivo e negativo che deriva dal fatto che durante la 2 guerra
mondiale stavano cercando dei canali per inviare le informazioni con dei sottomarini e
stavano andando ad analizzare i fondali oceanici e avevano notato che c’erano dei difetti
nella rivelazione del campo magnetico, alcune volte era maggiore rispetto a quelle che si
trovava sulla terra ferma e altre volte negativo. Questo perché al campo magnetico oceanico
in caso di magnetizzazione positiva i campi magnetici si vanno a sommare e quindi si avrà
un’anomalia positiva (si registra un campo magnetico maggiore rispetto a quello sulla terra
ferma, dove i vari minerali sono un po’ più disordinati) ,oppure un’anomalia negativa ,
perché questo campo magnetico era inferiore rispetto al campo magnetico che si registra
sulla terraferma. Questo processo(paleomagnetismo) ha permesso agli studiosi di verificare
e di avere un’ulteriore prova sull’espansione dei fondali oceanici.
Un’ulteriore prova è la presenza di questi hotspot , tra cui le Hawaii, che sono punti caldi
che risalendo danno origine ad un vulcano e poiché la placca è in movimento si avrà su
questa una serie di vulcani in fila che saranno via via spenti rispetto al vulcano oggi attivo,
perché l’hotspot rimane fisso , la placca si muove su di esso e quando il vulcano non è più
alimentato dall’hotspot , questo si spegne. Questo significa che il Vulcano diminuisce la
propria altezza, perché soggetto ad eruzione, si formeranno dei vulcani tronchi, detti guyot
e questo spiega per esempio le Hawaii.
Quindi l’orientazione delle isole vulcaniche è un indicatore della direzione della placca
nel tempo e l’età delle rocce vulcaniche può essere utilizzata per determinare la
velocità delle placche.

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