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Dipartimento Politecnico di Ingegneria e Architettura

Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Meccanica

CENTRALE IDROELETTRICA DI EDOLO

Relazione per il corso di Sistemi per la Produzione di Energia

A.A. 2020/2021

Fabrici Davide 120358


Montoya Francisco 124790
Indice

SOMMARIO ........................................................................................................................................... 2

1. I SISTEMI DI POMPAGGIO IN ITALIA .................................................................................................... 3

2. COROGRAFIA GENERALE E DESCRIZIONE IMPIANTI PRINCIPALI ............................................................ 5

2.1 IMPIANTO DI TEMÙ ............................................................................................................................... 7


2.2 IMPIANTO DI SONICO ............................................................................................................................. 8
2.3 IMPIANTO DI CEDEGOLO ....................................................................................................................... 10
2.4 IMPIANTO IDROELETTRICO DI GENERAZIONE E POMPAGGIO DI SAN FIORANO ..................................................... 11
2.5 ALTRI IMPIANTI .................................................................................................................................. 15

3. IMPIANTO IDROELETTRICO DI GENERAZIONE E POMPAGGIO DI EDOLO ............................................. 16

3.1 BACINO DEL LAGO D’AVIO..................................................................................................................... 18


3.2 SBARRAMENTO E OPERA DI PRESA DAL LAGO D’AVIO ................................................................................... 20
3.3 GALLERIA DI DERIVAZIONE ..................................................................................................................... 20
3.4 POZZO PIEZOMETRICO DI MONTE ............................................................................................................ 20
3.5 CONDOTTA FORZATA ........................................................................................................................... 22
3.6 VALVOLE A FARFALLA ........................................................................................................................... 22
3.7 POZZO PIEZOMETRICO DI VALLE .............................................................................................................. 23
3.8 GENERATORE-MOTORE ........................................................................................................................ 24
3.8.1 SISTEMA REFRIGERANTE ............................................................................................................................... 25
3.9 TRASFORMATORI ELEVATORI.................................................................................................................. 25
3.10 GRUPPO TURBINA-POMPA.................................................................................................................. 27
3.11 VALVOLE ROTATIVE ........................................................................................................................... 33
3.11.1 REGOLAZIONE GRUPPI ................................................................................................................................ 34
3.12 MODALITÀ E LIMITAZIONI NELL’ESERCIZIO DELLA CENTRALE ......................................................................... 35
3.12.1 FUNZIONAMENTO IN PRODUZIONE ............................................................................................................... 36
3.12.2 FUNZIONAMENTO IN POMPAGGIO ................................................................................................................ 37
3.13 GALLERIA DI RESTITUZIONE E OPERA DI SCARICO........................................................................................ 37
3.14 CONSIDERAZIONI AMBIENTALI .............................................................................................................. 38

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Sommario
La relazione si pone come obiettivo quello di fare una panoramica della situazione idroelettrica
nell’alta Val Camonica con un breve accenno alle più importanti centrali dell’asta dell’Oglio, con
maggiore attenzione all’impianto di San Fiorano. Successivamente, si procede con la descrizione
particolareggiata dell’impianto di generazione e pompaggio di Edolo.

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1. I sistemi di pompaggio in Italia
Gli impianti di pompaggio sono del tutto simili ai tradizionali impianti idroelettrici a deflusso
regolato.
Il loro funzionamento si basa sostanzialmente sulla possibilità di generare un flusso ciclico d’acqua
tra due invasi, posti a quote differenti, caratterizzato da due possibili fasi di esercizio: una di
generazione e l’altra di pompaggio.

Figura 1. Schema tipico degli impianti di accumulo mediante pompaggio.

La fase di generazione avviene nelle ore di punta dei consumi, generalmente diurne, quando l’acqua
immagazzinata nel serbatoio superiore viene fatta defluire lungo le condotte per mettere in
movimento le turbine della centrale, ciascuna delle quali è accoppiata ad un alternatore. L’acqua
utilizzata, anziché essere rilasciata nell’alveo a valle, è quindi accumulata nel serbatoio inferiore
dell’impianto idroelettrico.
Nelle ore in cui c’è maggiore disponibilità di energia a basso costo (di solito notturne e/o festive),
l’acqua accumulata nel serbatoio inferiore viene inviata nell’invaso superiore mediante pompe
azionate dal rispettivo alternatore accoppiato, che in questa fase però funziona come motore.
Questo processo consente di ripristinare nell’invaso superiore un volume d’acqua tale da rendere
economicamente conveniente la successiva fase di generazione, appiattendo la curva di carico
prevista nel corso della giornata successiva.
Il bilancio energetico per questo tipo di impianti è ovviamente sfavorevole, in quanto a causa delle
perdite di conversione e di carico, dovute anche all’evaporazione dalla superficie del serbatoio, il
sollevamento della medesima quantità di acqua richiede più energia di quanta la stessa quantità ne
produca quando viene rilasciata e turbinata.

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Nonostante ciò, la differenza di prezzo tra ore di alta e bassa richiesta rende ancora in generale
favorevole il bilancio economico, poiché l’energia assorbita nella fase di pompaggio ha un costo
inferiore, variabile all’incirca tra il 45% e il 70%, di quella immessa nella rete in fase di generazione.
La situazione in Italia, che ha una modesta capacità di accumulo da pompaggio installata, pari a circa
7,3 GW (dati TERNA), ha registrato per contro negli ultimi anni una forte diminuzione della
produzione degli impianti di pompaggio e ha raggiunto il picco negativo nel 2015, producendo meno
di 1,5 TWh, contro gli 8 TWh prodotti nel 2002, picco storico di utilizzo.

Figura 2. Produzione di energia idroelettrica da apporti di pompaggio [dati TERNA]

Il fattore principale di questo crollo è da ricercarsi nell’introduzione, nei primissimi anni 2000, della
borsa elettrica, con la quale il prezzo dell’energia non viene più fissato a priori ma varia
continuativamente all’interno della giornata come incrocio di domanda ed offerta, rendendo spesso
meno conveniente l’aggravio di costo conseguente alla richiesta energetica per il pompaggio. Un
ulteriore fattore che può aver contribuito è la crescente importanza degli impianti a gas e a ciclo
combinato, caratterizzati da costi di gestione competitivi e soprattutto da grande flessibilità di
funzionamento.

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2. Corografia generale e descrizione impianti principali

La zona dell’alta Val Camonica e delle piccole valli tributarie (quali la Val Saviore), è stata sfruttata
per la produzione idroelettrica sin da subito: alcune centrali, tra cui le centrali di Temù, di Campellio
e di Isola, sono state costruite nel decennio 1910-1920, ed alcune sono ancora in esercizio.

La motivazione principale si può ritrovare nella grande numerosità di corsi d’acqua: si contano infatti
circa 76 tra torrenti e canali afferenti l’asta del fiume Oglio.
Questa forte vocazione nell’utilizzo dell’energia idroelettrica ha portato, nel corso degli anni, alla
costruzione di una molteplicità di bacini artificiali e centrali più o meno grandi per sfruttare
l’idrografia del territorio, e nell’ultimo periodo, con la spinta e l’avanzamento tecnologico del mini
e micro-idroelettrico, si è assistito ad una vera e propria esplosione di piccoli e piccolissimi impianti,
spesso autogestiti, per lo sfruttamento energetico delle acque di questo bacino.

Figura 3. Costruzione di nuovi impianti di piccola taglia in Val Camonica

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Figura 4. Corografia generale del bacino imbrifero elaborato dalla centrale di Edolo e mappa delle principali
centrali

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2.1 Impianto di Temù

La prima centrale ad essere operativa fu quella di Temù, ultimata nel 1922. Essa utilizzava il lago
d’Avio, allora di origine naturale, come serbatoio per immagazzinare, nel periodo estivo dello sgelo
e dei periodi piovosi, tutta l’acqua eccedente il consumo normale della centrale, in modo di avere
disponibile una conveniente riserva d’acqua durante il periodo di magra invernale. Il sottostante
laghetto d’Avio fungeva da bacino di carico vero e proprio, collegato con un canale derivatore in
pressione al sovrastante lago d’Avio. Per incrementare e controllare la capacità di quest’ultimo
venne costruita, nel 1929, la diga d’Avio, opera civile a gravità che permise l’incremento di capacità
da 16,5 a circa 22 milioni di m3 d’acqua.
Dallo sbocco del canale derivatore l’acqua prosegue al pozzo piezometrico di 22 m di altezza,
completamente scavato nella roccia. Successivamente si procede alla condotta forzata, da cui
l’acqua è derivata alla fine del salto di 755 m tramite 5 saracinesche a comando idraulico, per 5
gruppi turbina Pelton-alternatore. I primi 3 erano gruppi Riva da 8,2 MW con alternatore da 9,6
MVA, gli ultimi 2 erano gruppi Riva da 12 MW con alternatore da 16 MVA.
Negli anni successivi al secondo conflitto bellico, il sistema idroelettrico della valle fu potenziato con
la creazione dei bacini del lago Benedetto, del lago Pantano d’Avio e del lago Venerocolo, i quali
essendo tutti collocati a una quota maggiore costituiscono parte del bacino del lago d’Avio.
La centrale di Temù venne dismessa negli anni Ottanta, quando venne realizzata la centrale
idroelettrica di Edolo, alimentata direttamente dalle acque del bacino del lago d’Avio.

Figura 5. Centrale di Temù

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Figura 6. Sala Macchine della centrale di Temù

2.2 Impianto di Sonico

L’impianto idroelettrico di Sonico, a bacino con regolazione giornaliera, utilizza le acque del fiume
Oglio e dei suoi affluenti Vallaro, Val Grande, Val Paghera, Val Finale e Val Moriana.
Venne costruito nel 1925 ed entrò in esercizio nel 1928.

Figura 7. Centrale di Sonico

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L’opera di sbarramento principale si trova a Temù ed è costituita da una traversa tracimabile dotata
di tre bocche di presa tramite le quali l’acqua viene immessa in un bacino di compensazione da
90.000 m3.

Figura 8. Traversa di Temù

Da tale bacino ha inizio un canale di lunghezza complessiva di circa 12 km, quasi per intero in galleria,
lungo il quale si immettono le acque di quattro affluenti di sinistra (rio Vallaro, rio Val Paghera, rio
Val Moriana e rio Val Finale) ed uno in destra (rio Val Grande).
Il canale termina in una vasca di carico con capacità di 20.000 m³.
Dalla vasca di carico iniziano le due condotte forzate, lunghe 852 m e diametro variabile tra 1,7 m e
1,3 m. In testa alle condotte c’è una paratoia circolare, una valvola a farfalla ed un tubo d’aspirazione
aria.

Figura 9. Condotte forzate dell’impianto di Sonico

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Nella centrale sono installati due gruppi Pelton di potenza pari a 30 MW ciascuno, la centrale è
gestita in teleconduzione dalla centrale di Cedegolo.

Figura 10. Sala Macchine centrale di Sonico

Lo scarico della centrale è costituito da un canale in parte sotterraneo, che consente di immettere
l’acqua sia nella galleria d’adduzione del sottostante impianto Cedegolo sia nel fiume Oglio.
Attualmente di proprietà Edison.

2.3 Impianto di Cedegolo

L’impianto di Cedegolo, costruito ed entrato in funzione nel secondo dopoguerra (1947-1950),


sostituisce un precedente impianto risalente al 1909-1910. Utilizza le acque di scarico della centrale
di Sonico, direttamente immesse nella galleria d’adduzione, le acque di scarico dell’impianto Enel di
Edolo e le acque degli affluenti di sinistra dell’Oglio (Val Rabbia, Remulo e Val Zazza e Poglia)
L’opera di presa più a monte, sul fiume Oglio, è una traversa di proprietà Enel da cui diparte un
canale di derivazione sotterraneo nel quale vengono immesse le acque di scarico dell’impianto di
Edolo e le portate scaricate dalla centrale di Sonico.
Il canale è lungo circa 12,5 km, e recapita le acque nel serbatoio del Poglia, costruito sull’omonimo
torrente, affluente di sinistra dell’Oglio.
Il serbatoio del Poglia, che consente la regolazione giornaliera della produzione dell’impianto
Cedegolo, è stato creato tramite una diga a gravità alleggerita. La diga ha un’altezza di 42 m ed una
lunghezza del coronamento di circa 100 m.

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Figura 11. Diga del Poglia

L’opera di presa è situata sulla sponda sinistra, da cui le acque vengono convogliate in galleria verso
il pozzo piezometrico e quindi nella condotta forzata.
In sala macchine, realizzata interamente in caverna, sono installati i tre gruppi generatori ad asse
verticale, costituiti ciascuno da una turbina Francis e da un alternatore (3 gruppi da 24 MW
ciascuno).
Inoltre, sono presenti due gruppi ad asse orizzontale, con turbine Pelton ed alternatori, per
l’alimentazione dei servizi ausiliari della centrale.
Il canale di scarico è lungo 374 m ed è scavato in galleria. Immette le acque turbinate direttamente
nel canale di adduzione del sottostante impianto Cividate, ma è possibile anche deviare le acque
restituendole nell’Oglio.
Attualmente di proprietà Edison.

2.4 Impianto idroelettrico di generazione e pompaggio di San Fiorano

L’impianto idroelettrico di generazione e pompaggio di San Fiorano è il secondo grande impianto


dell’asta dell’Oglio, con una potenza di generazione installata di 560 MW, ed è anche l’unico, oltre
all’impianto di Edolo, con capacità di pompaggio delle acque turbinate, con potenza di 210 MW.
Entrò in esercizio nel 1973, comportando la chiusura della preesistente centrale di Isola.
L’impianto di San Fiorano utilizza le acque afferenti all’esistente serbatoio del lago d’Arno in una
centrale in caverna ubicata sulla sponda sinistra del fiume Oglio, poco a monte dell’abitato di Capo
di Ponte in provincia di Brescia.
Una apposita vasca creata in una piana alluvionale in prossimità della centrale permette l’accumulo
delle acque da sollevare in fase di pompaggio.

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Figura 12. Vasca di accumulazione e stazione 380 kV

L’impianto può quindi svolgere i seguenti servizi:

 generazione, mediante l’utilizzazione dei deflussi di un bacino imbrifero di 68,2 km2: la


producibilità media annua è di 317,6 GWh e può essere concentrata per la maggior parte nel
periodo invernale;
 riqualificazione dell’energia, con ciclo giornaliero;
 riserva rotante.

La differenza di livello tra il lago d’Arno e la vasca di accumulazione risulta:

 1439,70 m massima;
 1361,50 m minima;

Tali valori la portano ad essere la centrale idroelettrica con il maggiore salto utile in Italia.

La portata massima derivabile complessivamente dalle quattro turbine è di 45 m3/s, quella delle due
pompe multistadio di circa 13,5 m3/s, con potenza globale installata corrispondente di 560 MW in
generazione e di 210 MW in pompaggio.

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Figura 13. Profilo dell'impianto di San Fiorano

Il serbatoio esistente del lago d’Arno che sottende un bacino imbrifero diretto di 14,5 km2 ed
allacciato di 53,7 km2, per complessivi 68,2 km2, ha una capacità totale di 38 milioni di m3, di cui
36,6 utilizzabili.
Lo sbarramento, a pianta leggermente arcuata, misura al coronamento 159 m e la sua altezza, nel
punto più depresso delle fondazioni raggiunge 40 m.

Figura 14. Diga del lago d'Arno

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La galleria di derivazione in pressione ha sezione circolare del diametro di 3,60 m ed è lunga 4080
m; il rivestimento è in calcestruzzo, armato dove necessario, salvo in alcuni tratti nei quali le
condizioni della roccia hanno imposto un rivestimento metallico.
L’opera di presa, situata sulla sponda orientale del lago è costituita da un manufatto in calcestruzzo
con soglia di imbocco a quota 1744 m.
La condotta forzata che segue il pozzo piezometrico è costituita nel primo tratto in galleria sub-
orizzontale da una tubazione metallica con diametro interno di 3,50 m lunga circa 168 m; in
prossimità della camera delle valvole si dirama in due distinte tubazioni con diametro variabile da
2,30 a 2,15 m. Queste diramazioni alimentano le macchine idrauliche dell’impianto.
Nella sala macchine sono installati due gruppi di generazione (turbina Pelton-generatore) e due
gruppi ternari (pompa centrifuga, turbina Pelton, generatore/motore), tutti ad asse verticale.

Le turbine dei gruppi di generazione sono munite ciascuna di una girante in acciaio inossidabile, a
sbalzo, azionata da tre getti, con:

 salto netto 1403,80 m


 portata 11,35 m3/s
 potenza 140 MW
 velocità 500 giri/min

Le turbine dei gruppi ternari hanno salto, portata e potenza eguali alle turbine descritte sopra; esse
sono però azionate da 4 getti ed hanno una velocità di 600 giri/min. Ogni turbina è collegata al
distributore della condotta forzata tramite una valvola sferica a rotazione.
Le due pompe centrifughe hanno 6 stadi, una valvola a farfalla sull’aspirazione e due valvole sferiche
sulla mandata ed operano alle seguenti condizioni:

 prevalenza manometrica massima 1438,70 m


 portata massima 6,91 m3/s
 potenza massima 106 MW
 velocità 600 giri/min

Le pompe vengono accoppiate alle turbine a gruppo fermo, mediante giunti a corone dentate.

I generatori dei gruppi di generazione hanno le seguenti caratteristiche:

 potenza nominale 155 MW


 tensione nominale 17 kV
 velocità nominale 500 giri/min

I generatori/motori dei gruppi ternari hanno potenza, tensione e fattore di potenza nominali ed
inerzia specifica uguali ai generatori dei gruppi di cui sopra, ma sono caratterizzati da:

 velocità nominale 600 giri/min

I locali dei trasformatori sono due, in caverna, paralleli alla sala macchine e situati ai lati della galleria
di accesso.

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Ciascun locale contiene tre trasformatori monofase da 103 MW; i trasformatori sono collegati alla
stazione da 380 kV annessa alla centrale mediante due terne di cavi ad olio fluido ed un breve tratto
di linea aerea a doppia terna, che attraversa il fiume Oglio.
Il canale di scarico e di aspirazione si sviluppa in galleria per una lunghezza di circa 623 m.
Al termine sbocca nel canale derivatore degli impianti Cedegolo e Cividate, la cui portata massima
è di circa 37 m3/s, attraverso una paratoia che regola opportunamente le portate immesse nel
canale stesso.

2.5 Altri impianti

Come premesso, nell’alta Val Camonica ed afferenti sono presenti moltissime altre centrali, di
importanza più o meno grande, che sfruttano i flussi d’acqua dei vari canali ed affluenti. Non
verranno qui trattate, se ne citano solo alcune per importanza storica e completezza:
 Centrale Pantano d’Avio;
 Centrale di Campellio;
 Centrale di Forno;
 Centrale di Cividate;

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3. Impianto idroelettrico di generazione e pompaggio di Edolo
L’impianto idroelettrico di generazione e pompaggio di Edolo, in Val Camonica, utilizza le acque
affluenti all’esistente serbatoio del lago d’Avio in una centrale in caverna ubicata sulla sponda
sinistra del fiume Oglio, immediatamente a valle dell’abitato di Edolo, in provincia di Brescia.
L’impianto, che sostituisce completamente il vecchio impianto di Temù e parzialmente quello di
Sonico, è stato dimensionato in modo da utilizzare interamente le vantaggiose condizioni
morfologiche e topografiche del territorio.
A tale scopo la centrale è stata dotata di gruppi binari reversibili che, nelle ore di basso carico,
possono ritrasferire al lago d’Avio una parte delle acque turbinate nelle ore di punta e trattenute da
un’apposita vasca di accumulazione.

Figura 15. Vasca di accumulo della centrale di Edolo

Il limite dell’incremento di potenza è dato dalla quantità di energia che può essere messa in circolo
tra il serbatoio inferiore e quello superiore e, nel caso specifico dell’impianto di Edolo, dalla capacità
della vasca inferiore, il cui valore massimo è determinato dallo spazio a disposizione nella zona in
cui sorge.
L’impianto può quindi svolgere i seguenti servizi:

 generazione, mediante l’utilizzazione dei deflussi di un bacino imbrifero di 49,50 km2, con una
producibilità media annua di 219 GWh che può essere concentrata nel periodo invernale;
 riqualificazione dell’energia, con ciclo giornaliero: la produzione realizzabile con l’utilizzazione
dell’energia accumulata mediante pompaggio di 1000 ore all’anno, è di 737 GWh, mentre
l’energia assorbita dal pompaggio è di 1021 GWh; il rendimento dell’impianto risulta pertanto
pari a circa 0,72;

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 riserva: l’energia accumulata nei serbatoi (capacità utile 39,87 × 106 m3), con livello massimo di
esercizio normale, è di 113 GWh;
Vengono di seguito riportati i valori di salto statico lordo, portata massima e potenza massima:

massimo 1265,60 m
 Salto statico lordo medio 1236,43 m
minimo 1209,20 m

 Portata massima turbinata 94 m3/s


pompata 70 m3/s

 Potenza massima resa 1000 MW


assorbita 1000 MW

La sala macchine, a quota 612,40 m s.l.m., ha pianta rettangolare lunga circa 175 m e larga 16 m.
Nella sala macchine sono installati otto gruppi reversibili ad asse verticale; ciascun gruppo è
costituito da una pompa-turbina a cinque stadi con distributore fisso e da un generatore-motore
fisso della potenza apparente di 160 MVA a 600 giri/min.
L’avviamento in pompaggio dei gruppi avviene mediante trascinamento sincrono a frequenza
variabile (back-to-back) e viene effettuato con girante in acqua e valvola rotativa chiusa: ciascun
gruppo da avviare in pompaggio viene direttamente collegato, tramite una sbarra ausiliaria a
tensione di macchina, ad un gruppo gemello della stessa centrale, il quale, avviandosi in generazione
ed accelerando fino al raggiungimento della velocità nominale, svolge la funzione di trascinante; a
questo punto avviene l’inserzione in rete del gruppo avviato e l’arresto dell’avviatore. La manovra
di parallelo viene eseguita mediante l’interruttore A.T. per consentire la messa in tensione graduale
del trasformatore elevatore.
L’inversione del verso di rotazione del gruppo è resa possibile da un sistema di sbarre con doppio
interruttore, che consente lo scambio di connessioni tra la macchina sincrona e la rete.
Il sistema descritto consente l’avviamento in pompaggio di soli sette gruppi, per una potenza
assorbita di circa 1000 MW.
Nel funzionamento contemporaneo in produzione di tutti gli otto gruppi, la potenza attiva generata
complessivamente è pari ancora a circa 1000 MW.
Il controllo della velocità delle macchine durante le fasi di avviamento viene effettuato da un
dispositivo che regola il grado di apertura delle valvole rotative di manovra e dei relativi by-pass.
Al piano inferiore di una caverna parallela a quella delle macchine e disposta simmetricamente
rispetto alla galleria d’accesso, sono posizionati gli otto trasformatori elevatori trifase, della potenza
apparente di 160 MVA con rapporto di trasformazione 15,5/400 kV, collegati ciascuno alla propria
macchina sincrona da una terna di sbarre blindate.
Al piano superiore della stessa caverna è installata la stazione a 380 kV, composta da otto stalli di
gruppo e da due stalli di partenza cavi.
All’esterno si trovano gli stalli di partenza delle due linee aeree di trasporto a 380 kV.

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Figura 16. Profilo longitudinale dell'impianto.

3.1 Bacino del lago d’Avio

L’impianto di Edolo utilizza i deflussi di un bacino imbrifero di 49,5 km2, regolati dal serbatoio del
lago d’Avio, che riceve le acque dai laghi artificiali Benedetto, Pantano d’Avio, Venerocolo e lago
d’Aviolo.

Figura 17. Laghi d'Avio (dietro) e Benedetto (davanti)

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Il serbatoio del lago d’Avio ha le seguenti caratteristiche:

 quota massima di invaso e di esercizio nominale 1908,60 m s.l.m.;


 quota minima di esercizio con 8 gruppi in generazione 1865 m s.l.m.; con 4 gruppi in generazione
1858,50 m s.l.m.;
 volume totale dell’invaso 21,24∙106 m3;
 volume di invaso utilizzabile 17,04∙106 m3;

Figura 18.Opera di presa e galleria in pressione dal lago d'Aviolo

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3.2 Sbarramento e opera di presa dal lago d’Avio

Lo sbarramento, costituito da una diga del tipo a gravità a pianta leggermente arcuata misura al
coronamento 299 m di sviluppo ed ha un’altezza, nel punto più depresso delle fondazioni, di 39 m.
La presa è costituita da un imbocco a luce rettangolare con quota di soglia 1852,00 m s.l.m.

Figura 19. Diga del lago d'Avio

3.3 Galleria di derivazione

La galleria di derivazione in pressione ha sezione circolare di diametro 5,40 m ed è lunga 8125 m. il


rivestimento è in prevalenza in calcestruzzo non armato, salvo per alcuni tratti nei quali le condizioni
della roccia hanno richiesto un manto impermeabile supplementare.

3.4 Pozzo piezometrico di monte

Il pozzo piezometrico, posto in asse alla galleria di derivazione all’inizio della condotta forzata, è
costruito in calcestruzzo precompresso, ha un’altezza di 95 m circa ed ha un diametro interno di 18
m.
Il pozzo piezometrico è dimensionato per manovre per funzionamento in produzione, in pompaggio
e miste. Il massimo sovralzo previsto (1925,33 m s.l.m.) corrisponde alla manovra di stacco di 8
turbine e attacco di 4 pompe, con serbatoio a quota 1908,60 m s.l.m.; la massima discesa prevista
invece (1828,38 m s.l.m.) corrisponde alla manovra tripla di attacco, stacco e riattacco di 8 turbine
con serbatoio a quota 1863 m s.l.m.

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Alla base del pozzo piezometrico è posizionato un trasduttore di pressione di precisione, che nel
caso di anormale sopraelevazione del livello nel pozzo, comanda l’arresto dei gruppi. Questo può
verificarsi solo nel funzionamento in pompaggio, nell’ipotesi catastrofica di ostruzione della galleria
di derivazione.
Il volume contenuto nella galleria, nel pozzo piezometrico di monte e nell’immissione dell’Aviolo
fino a quota 1908,60 pari a 207.000 m3.

Figura 20. Pozzo piezometrico di monte

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3.5 Condotta forzata

La condotta forzata, che segue il pozzo piezometrico, è costituita da un primo tratto a tubazione
unica libera in galleria, del diametro interno di 4,85 m lunga complessivamente 499 m.
Successivamente la condotta si dirama in due distinte tubazioni e immediatamente a valle della
biforcazione è ubicata la camera delle valvole a farfalla.

Figura 21. Condotte forzate della centrale di Edolo

3.6 Valvole a farfalla

Ciascuna condotta, a valle della biforcazione, è provvista di una valvola a farfalla avente le seguenti
caratteristiche:

 diametro della luce 3400 mm;


 lunghezza del corpo 2100 mm;
 carico idraulico massimo, compreso il colpo d’ariete 338 m;

La tenuta perimetrale della valvola è realizzata in gomma altamente antinvecchiante. È installato un


sistema di lubrificazione centralizzato con pompa. La chiusura è ottenuta per gravità per l’azione dei
contrappesi. Ad acqua ferma la chiusura avviene in circa 58 secondi; l’apertura avviene per mezzo
di due servomotori oleodinamici e la durata della manovra è di circa 12÷13 minuti.

Lo sgancio automatico della valvola è comandato in caso di:

 perdite della condotta forzata;


 minima pressione condotta forzata;
 sovravelocità dell’acqua in condotta;

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Figura 22. Valvole a farfalla

3.7 Pozzo piezometrico di valle

Gli scarichi dei gruppi, intercettati da paratoie piane, sono indipendenti fino allo sbocco in un’unica
galleria circolare del diametro di 5,50 m, in prossimità del quale è inserito, lateralmente, il pozzo
piezometrico di valle (del diametro di 18 m).
Il volume compreso fra il massimo sovralzo (670,00 m s.l.m.) ed il minimo livello dinamico (627,50
m s.l.m.) è pari a 11.000 m3.

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Figura 23. Pozzo piezometrico di valle

3.8 Generatore-motore

Le macchine sincrone sono di fornitura ANSALDO-MARELLI e TIBB ed hanno le seguenti


caratteristiche comuni:

 potenza nominale 160 MVA


 tensione nominale 15,5 ± 10% kV
 frequenza 50 Hz
 velocità nominale 600 rpm
 n°coppie polari 5
 corrente di eccitazione 1160 A

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Figura 24. Rotore disassemblato.

3.8.1 Sistema refrigerante

La macchina è raffreddata ad aria in circuito chiuso. Per la circolazione dell’aria sono installati 16
motoventilatori. Di questi, metà sono disposti negli alloggiamenti ricavati superiormente lungo la
carcassa e metà nella parte inferiore della stessa e vengono avviati a gruppi di quattro intervallati
con piccolo ritardo.
L’aria calda, espulsa dalla macchina, viene raffreddata per mezzo di 8 refrigeratori ad acqua disposti
lungo la periferia della macchina.
Il sistema di raffreddamento è dimensionato in modo da garantire le prestazioni nominali della
macchina anche in caso di indisponibilità di un motoventilatore o di un refrigeratore.
Il sistema è retroazionato per mezzo di una serie di termoelementi disposti sulle parti attive del
generatore atti a monitorare costantemente la temperatura.

3.9 Trasformatori elevatori

Gli otto trasformatori elevatori sono per metà di fornitura IEL e metà di fornitura ITALTRAFO con le
seguenti caratteristiche:

 potenza nominale 160 MVA


 tensioni nominali
 avvolgimento di alta tensione 400 kV
 avvolgimento di bassa tensione 15,5 kV

I trasformatori sono installati nelle apposite celle dotate di impianto di raffreddamento dell’aria
ambiente a ciclo chiuso.
Il raffreddamento di ciascun trasformatore è ottenuto per mezzo di 3 refrigeratori ad acqua,
separati, con circolazione forzata dell’olio isolante.

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Ciascun refrigeratore è previsto per una portata nominale d’acqua di 850 l/min ed è corredato di
una motopompa per la circolazione dell’olio con motore da 10 kW-380 V.
Due saracinesche a monte e a valle del refrigeratore consentono di intercettare l’olio del
trasformatore mentre un’apposita saracinesca di fondo permette il vuotamento del corpo del
refrigeratore stesso.
Il sistema di raffreddamento è dimensionato per permettere il funzionamento del trasformatore
alla potenza nominale anche con due soli refrigeratori.

26
3.10 Gruppo Turbina-Pompa

I gruppi di produzione sono 8 (alimentati 4 a 4 dalle due diramazioni della condotta forzata, come
ben visibile in Fig. 25) e tutti costituiti da una turbina Francis a cinque stadi accoppiata con un
alternatore/motore.

Figura 25. Pianta della centrale di Edolo

27
Figura 26. Uno degli otto gruppi di potenza da 127 MW.

I gruppi 1-2 sono di costruzione DPEW (De Pretto-Escher Wyss) mentre i gruppi 3-4-5-6-7-8 sono di
costruzione Hydroart. Tutti erogano ai morsetti, in regime nominale, una potenza di circa 127 MW,
per una potenza complessiva di all’incirca 1000 MW sia in produzione che in pompaggio.

Figura 27. Targa dati di un gruppo DPEW

Nelle Fig. 28-29 sono riportate le curve caratteristiche di un gruppo Hydroart e DPEW
rispettivamente, mentre nelle Fig. 30-31 sono riportati i dati relativi al funzionamento in regime di
produzione/pompaggio per un numero diverso di gruppi in funzione.

28
Figura 28. Curve caratteristiche gruppo Hydroart- Riva Calzoni

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Figura 29. Curve caratteristiche gruppo DPEW

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Figura 30. Dati tabulati relativi a due gruppi in turbinaggio

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Figura 31. Dati tabulati relativi alle variazioni dovute all'inserimento in funzione di più gruppi

32
Per le operazioni di avviamento e di ricerca del parallelo vengono utilizzati come organi regolanti la
valvola rotativa di manovra ed il relativo by-pass, entrambi pilotati attraverso circuiti dedicati.
Questi organi verranno analizzati brevemente nei prossimi paragrafi.
In pompaggio l’avviamento viene effettuato con girante sommersa mediante trascinamento da
parte di un qualsiasi altro gruppo della centrale (back to back), quindi si possono avviare in
pompaggio solo 7 gruppi.

3.11 Valvole Rotative

Ricoprono un ruolo fondamentale per un corretto funzionamento dell’impianto e per la sua


regolazione. Inoltre, si sottolineerà nella descrizione seguente, gli intervalli di tempo delle varie
manovre sono molto brevi rispetto alle altre tipologie di centrali per la produzione di energia
elettrica.

Figura 32. Valvola rotativa del gruppo 4 della centrale

A monte di ciascuna pompa-turbina sono installate due valvole rotative, una di guardia ed una di
manovra. La rotativa di manovra svolge le funzioni di intercettazione del flusso e regolazione della
velocità nelle fasi di accelerazione e ricerca del parallelo. Tale regolazione è attuata mediante
l’apertura parzializzata della rotativa e di un suo apposito by-pass, che permette una regolazione
fine della portata transitante in turbina (quest’ultimo solo in caso di funzionamento in produzione).
La rotativa di guardia ha la funzione di riserva nei confronti della valvola di manovra e permette
eventuali ispezioni e manutenzioni alla tenuta di esercizio e alle guarnizioni sui perni del corpo
rotante senza necessariamente vuotare la condotta forzata.
Le rotative hanno diametro interno utile di 1100 mm e sono previste per una pressione massima di
esercizio di 15 Mpa (in pompa a bocca chiusa). Entrambe le valvole vengono regolate agendo
tramite elettrovalvole e circuiti oleodinamici dedicati. La regolazione avviene sia in automatico che
in manuale per azioni straordinarie e di emergenza. In particolare, è presente un comando a leva
per la chiusura d’emergenza della rotativa di guardia che produce anche il blocco del gruppo.

33
Nella fig. 33 si riportano, a titolo informativo, alcune tempistiche importanti sul funzionamento delle
valvole rotative (le misurazioni sono state effettuate durante le prove di avviamento, blocco e
arresto, sia in regime di produzione che di pompaggio).

Figura 33. Tempi di manovra rotative per i gruppi 1-3. Gli altri gruppi hanno tempistiche analoghe.

Durante le operazioni di avviamento e ricerca del parallelo è richiesto il controllo e la regolazione


della velocità del gruppo; queste azioni vengono attuate con dei programmatori-regolatori
automatici.
Di seguito si elencano le manovre caratteristiche.

3.11.1 Regolazione gruppi

Per l’esecuzione dell’avviamento in produzione si procede come segue:

 apertura programmata della valvola rotativa fino al raggiungimento del 65% della velocità
nominale;
 a partire dal 65% della velocità nominale viene attivata la funzione di regolazione della velocità;
 al raggiungimento del 75% della velocità nominale il comando viene tolto alla rotativa e viene
abilitato il by-pass fino alla sincronizzazione con la rete.

Il tempo impiegato per portare il gruppo alla velocità di sincronismo è di circa 130 s a partire
dall’istante di invio del comando al programmatore-regolatore.

34
Con l’esecuzione del parallelo la valvola rotativa viene aperta completamente ed a manovra
ultimata viene chiuso il by-pass; il tempo impiegato per completare la manovra d’apertura della
rotativa è di circa 100 s.
Per l’avviamento in back to back viene comandata la sola rotativa di manovra con le seguenti
modalità:

 apertura programmata fino al raggiungimento del 65% della velocità nominale;


 regolazione di velocità fino alla sincronizzazione con la rete.

L’intervallo di tempo intercorrente tra l’istante di sincronizzazione iniziale dei gruppi e l’inserzione
del parallelo automatico è di circa 150 s.
Nel caso dei gruppi DPEW si ha una procedura più complicata, che però, come si può notare dalle
tempistiche in fig. 32, portano ad un avviamento tipicamente più rapido rispetto ai gruppi Hydroart
(circa 60 s contro 100 s in turbinaggio e 90 s contro 150 s in pompaggio.)

3.12 Modalità e limitazioni nell’esercizio della centrale

L’esercizio della centrale è soggetto a limitazioni, riguardo al numero dei gruppi funzionanti ed allo
stato d’esercizio, in relazione all’assetto idraulico dell’impianto mostrato nelle Fig. 34-35.

Figura 34. Limitazioni d'esercizio lago d'Avio (bacino di monte).

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Figura 35. Limitazioni di esercizio vasca di accumulo

3.12.1 Funzionamento in produzione

Con assetto di centrale normale il numero di gruppi utilizzabili in produzione dipende dal livello del
lago d’Avio secondo il seguente criterio:

 con livello del lago d’Avio superiore alla quota 1863 sono utilizzabili tutti gli 8 gruppi in
generazione senza alcuna limitazione;
 con livello del lago d’Avio compreso tra le quote 1863 e 1861 sono utilizzabili al massimo sei
gruppi;
 con livello del lago d’Avio compreso tra le quote 1861 e 1858,5 sono utilizzabili al massimo
quattro gruppi.

Tali limitazioni sono legate alla necessità di garantire la quota minima di sommersione all’opera di
presa e di evitare oscillazioni negative nel pozzo piezometrico di monte che possano scoprirne la
base, in caso di stacco e riattacco contemporaneo dei gruppi.
Il minimo livello d’esercizio del lago d’Avio è stato determinato in modo da garantire un’adeguata
sommersione all’opera di presa con il funzionamento di quattro gruppi in produzione.
È possibile operare la centrale per quote d’invaso inferiori comprese tra 1857 m (1 turbina) e 1858,4
m (3 turbine) ma tale gestione va effettuata in manuale e non più in automatico.

36
3.12.2 Funzionamento in pompaggio

Con assetto di centrale normale il numero di gruppi utilizzabili in pompaggio e la sequenza di


avviamento dipende dal livello del lago d’Avio come segue:

 con livello del lago d’Avio compreso tra le quote 1908,6 e 1875 sono sfruttabili tutti i 7 gruppi
invertiti senza alcuna limitazione;
 con livello del lago d’Avio compreso tra le quote 1875 e 1865 sono sfruttabili al massimo sei
gruppi;
 con livello del lago d’Avio inferiore alla quota 1865 sono sfruttabili al massimo cinque gruppi.

In questo caso non è possibile bypassare la protezione automatica in quanto


lo stacco contemporaneo di tutte le pompe con pozzo in oscillazione per il precedente attacco
darebbe origine ad una depressione in condotta.
Si fa notare che le limitazioni sono comunque sottoposte anche al livello della vasca di accumulo di
valle.

3.13 Galleria di restituzione e opera di scarico

Gli scarichi delle turbine, a valle dei diffusori, confluiscono in un’unica galleria che può riversare le
portate turbinate nella vasca di accumulazione, nel canale derivatore dell’impianto Sonico-
Cedegolo, ovvero nel fiume Oglio: due diramazioni consentono di immettere la portata scaricata
dalla centrale o direttamente nel fiume Oglio by-passando la vasca tramite una tubazione metallica
o nel nuovo canale di derivazione dell’impianto Sonico-Cedegolo II, che alimenta le omonime
centrali menzionate ad inizio relazione.
I principali dati caratteristici della galleria di scarico sono:

 lunghezza 1146,88 m;
 sezione circolare di diametro 5,50 m;
 volume contenuto nella galleria e nel pozzo di valle fino a quota 655,80 m, 40.000 m3;

L’opera di scarico (fig. 36) è costituita da un manufatto in calcestruzzo avente in pianta le dimensioni
di 26 x 22 m circa; in esso sono ricavate dieci bocche di 5,10 m di base e 2,60 m di altezza, protette
da griglie fisse con barre verticali.

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Figura 36. Opera di scarico di valle

3.14 Considerazioni ambientali

La tutela del paesaggio e dell’ambiente naturale dell’alta Val Camonica è stata tenuta in particolare
considerazione. Numerose opere, quali la galleria di derivazione, la maggior parte della condotta
forzata, la centrale, la stazione 380 kV ed il canale di scarico sono in sotterraneo.
La vasca è ubicata in una zona abbastanza lontana dal centro dell’abitato e non altera il paesaggio
locale essendo il paramento esterno costituito in prevalenza da rilevati inerbiti e a pendenza
naturale.
Le uniche opere visibili da alcuni punti della valle, ma solo in minima parte da Edolo, sono il breve
tronco esterno della condotta forzata ed alcuni tratti della relativa strada di servizio.
L’andamento topografico del pendio della montagna ha permesso peraltro di costruire la condotta
con limitati scavi.

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