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1
Residori S., Donne violente e donne lacerate. L’identità femminile durante il secondo conflitto mondiale, in Quaderni
Istrevi, n. 1/2006 p. 14
2
Mafai M ., Pane nero. Donne e vita quotidiana nella seconda guerra mondiale, Milano, Mondari, 1987, p.262.
3
1. Giuditta Anna nata il 26.07.1895
2. Romano Marco nato il 02.11.1896
3.Anna Maria nata l’11.10.1896
4. Pietro nata il 03.08.1900
5. Maria Erminia nata il 28.03.1904
6. Ilario nato il; 21.03.1906
7. Giovanni nasce il 05.05.1908
8. Ester Maddalena nasce il 05.12.1910.
A dieci anni il marito muore e la giovane vedova deve allevare la
numerosa prole da sola, la piccola Ermina per sopravvivere si reca
nelle trincee per una gavetta di minestra4 e ben presto deve cercare
un lavoro, per cui si presenta presso i lanifici scledensi Rossi e
Conte e viene assunta.
Qui inizia a respirare le idee socialiste e, in breve tempo, le sposa.
La giovane ha un carattere deciso e puntiglioso e meticolosa sia
sul lavoro che ,nella vita privata, grande fumatrice.
7
Militare scelto della sezione staccata di Padova Caporale p.211
8
Militare Scelto della Sezione di Este Caporale p.212
9
Dogo Baricolo T., Ritorno a Palazzo Giusti, op. cit., confessione di Umberto Usai, in Appendice IV, P. 213.
10
guadagnare tempo, ma i militi repubblicani la spingono via e la
minacciano di compiere atti efferati.
Non appena viene confermata l’identità, gli uomini della Banda
iniziano a percuoterlo allo scopo di fargli confessare il luogo dove
si svolgono le riunioni, dov’è nascosta la radio e, soprattutto, dove
sono nascosti “Alberto, Lisi, Carlo e il Maggiore Freccia. 11
Dal momento che l’uomo nega e resiste, gli inquisitori gli
applicano la "macchinetta" ai pollici e lo scuotono mediante
corrente elettrica.
“Sotto lo spasimo della corrente elettrica e a percosse orribili sono
arrivato a Vicenza”, qui le torture continuano e gli viene chiesto di
confessare il nascondiglio della radio con cui lo accusano di aver
chiesto agli alleati di bombardare, il 23 novembre, la città di
Vicenza.
Visto che l’uomo si ostina a tacere lo conducono, insieme alla
giovane traditrice, in carcere a Vicenza.
I due incontrano Erminia, che fa finta di non conoscerli. Per i tre
inizia un lungo calvario fatto di alternarsi d’interrogatori e torture
con la conseguenza che provano un profondo smarrimento ed
Erminia si sente “ definitivamente perduta, rassegnata a sentirmi
in minuto sritolare dagli artigli di quegli innominabili briganti
senza dio e senza legge, dalle amni insanguinate e dalla bocca
sporca”.
L’indomani e per circa due giorni i tre vengono condotti al
numero 13 di via Fratelli Albensi, dove sorge la sede della sezione
staccata della Banda e dove vengono condotti gli interrogatori.
11
Alberto è il nome di battaglia di Nello Boscagli, comandante di tutte le formazioni partigiane garibaldine del
vicentino; Lisi è il nome in codice di Lino Marega, commissario politico delle Brigate Garemi; Carlo è Alberto Sartori,
ispettore delle Brigate Garemi; il Maggiore Freccia è il Maggiore inglese John Pretoce Wilkinson.
Qui per circa tre giorni consecutivi vengono sottoposti a
incessanti e massacranti interrogatori, Erminia viene sottoposta “
alla denudazione ed elettrizzata molto”12, mentre Giacomo viene
percorso selvaggiamente. I due tacciono, mentre la giovane,
intimidita e impaurita, rivela nomi e indicazioni utili.
Al terzo giorno si decide di condurre il trio a Padova, al numero
55 di via San Francesco, dove sorge Palazzo Giusti, divenuto,
dopo il ripiegamento della Banda Carità da Firenze, sede centrale
del gruppo.
Qui incontrano persone di “alto e universale valore letterario e
scientifico come i professori Egidio Meneghetti, Luigi Palmieri,
Gianfranco Volpato; Giovanni Ponti, “Ascanio” alias Attilio
Gombia, membro del Triumvirato Insurrezionale Veneto; Luigi
Faccio, ultimo sindaco di Vicenza prima dell’ascesa del Fascismo,
e tanti altri che con le loro sagge parole sapevano rinforzare la
nostra tempra, rinsaldare la nostra volontà, riaccendere la
speranza, risollevarsi al di sopra del fango nel quale dovevamo
vivere, trascorrendo con profondi sospiri lenti e lunghi minuti
degli snervanti interrogatori e delle torture sempre nuove e
perfezionate, fatte per strapparsi nello spasimo del dolore qualche
indicazione, qualche nome, qualche piano”. 13
Erminia è ben consapevole che basta “ pronunciare un nome per
provocare la catastrofe di un paese, per gettare nel rogo della
rappresaglia persone, famiglie, paesi. L’enorme responsabilità
della segretezza pesava sulla nostra coscienza e ci rendeva più
forti della ferocia fascista. Tutto finiva nell’assoluto silenzio,
unica sperimentata salvezza”.
12
Dogo Baricolo T. (a cura di), Ritorno a Palazzo Giusti….,cit., Confessione di Umberto Usai, in Appendice, p. 213
13
Il medesimo atteggiamento viene tenuto da Dal Maso che viene
battuto con una sbarra di ferro che gli procura una lesione
permanente alla spina dorsale.
Dopo l’ultimo pestaggio le condizioni peggiorano, per cui viene
condotto prima in cella e dopo presso l’Ospedale Militare Tedesco
di Abano proprio per le percosse mentre la ragazza ribadisce le
accuse nei loro confronti esponendoli a nuove torture, fino al 27
aprile 1945, quando i partigiani entrano nell’edificio e li liberano.
Erminia e le altre detenute, vengono condotte dietro
interessamento del Patriarca di Venezia, del Vescovo di Padova e
del Questore di PAdova, presso l'Istituto delle Suore Canossiane.
Due giorni “ torna libera al suo paese” e puo riabbracciare i suoi
cari e testimoniare agli amici, attraverso i segni delle torture
subite, la sofferenza , la fede e il contributo alla causa della libertà.
Il prof. Arnaldo Giovanrdi, medico di Thiene, testimonia quanto
segue “ prima di tutto l’hanno fatta spogliare nuda per metterla in
difficoltà e creare un handicap psicologico. Dopo di che tutti i
presenti hanno abusato di lei. Poi sono state spente sigarette sul
suo corpo. Quindi le hanno attaccato dei fili elettrici nelle parti più
delicate e sottoposta a scosse elettriche, e ancora il ferro da stiro
sulla schiena e sui capezzol. E questo è stato ripetuto non una sola
volta, ma per giorni, per notti intere con incessanti interrogatori”.
14