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“Caro
Marco,
forse
tu
mi
puoi
aiutare
a
capire
meglio
i
modi
musicali.
La
lezione
sui
modi
l'ho
fatta.
Ma
non
ho
ancora
capito
se
esitono
brani
modali.
Esistono
scale
modali
che
per
lo
più
vengono
suonato
su
dei
brani
che
però
sono
tonali...e
qui
coltrane
insegna....ma
io
un
brano
modale
ancora
non
l'ho
sentito....Iner
urge
forse???
aiutami
a
capire
ti
prego...non
ho
ancora
sentito
un
brano
chessò...locrio!!!
o
frigio....
ho
studiato
i
modi
e
ne
ho
capito
il
meccanismo
ma
alla
fine
li
utilizzi
su
brani
che
sono
tonali.
Un
brano
che
tu
possa
dire...questo
è
un
brano
modale:
qual
è?
pensa
che
nell'esame
di
ammissione
di
Siena
jazz
si
chiede
di
suonare
un
brano
dove
mostri
la
tua
conoscenza
dei
modi.
ti
consigliano
iner
urge.
A
me
iner
urge
non
sembra
un
brano
modale
Ti
ringrazio
infinitamente.
D…..”
PREMESSA.
TEORIA
-‐
il
termine
teoria
indica,
nel
linguaggio
comune,
un'idea
nata
in
base
ad
una
qualche
ipotesi,
congettura,
speculazione
o
supposizione,
anche
astratte
rispetto
alla
realtà.
Gli
esseri
umani
costruiscono
teorie
per
spiegare,
predire
e
comprendere
appieno
vari
fenomeni.
In
molti
casi,
si
tratta
di
modelli
della
realtà
e
dunque
non
di
teorie.
Un
modello,
infatti,
può
includere
proposizioni
su
eventi
singolari
o
descritti
qualitativamente
mentre
una
teoria
è
un
insieme
di
proposizioni
aventi
pretesa
di
validità
generale.
Una
teoria
fa
delle
generalizzazioni
a
partire
da
alcune
osservazioni,
e
consiste
di
un
insieme
coerente
e
legato
di
relazioni
fra
proposizioni
generali.
Stephen
Hawking:
“Nel
processo
di
verifica
e
di
aggiornamento
dei
modelli
si
affina
la
descrizione
perfezionando
i
modelli
e
si
confrontano
e
si
connettono
le
diverse
leggi
relative
a
fenomeni
simili,
costruendo
gradualmente
una
rete
di
connessioni
che,
da
un
lato,
rafforza
la
struttura
del
nostro
sapere
e,
dall'altro,
porta
a
mettere
in
luce
quei
concetti
fondamentali
dai
quali
è
possibile
dedurre,
con
i
metodi
della
logica
(e
della
matematica
QUESTE
PARENTESI
SONO
‘MIE’),
l'intera
rete
delle
leggi
relative
a
un
dato
ambito
di
studio;
si
costruiscono
così
le
teorie”.
In
entrambe
i
casi
mi
sembra
che
la
parola
chiave
sia
modello
e
cioè
una
struttura
pre-‐
determinata
culturalmente.
Tutte
le
teorie
sono
‘culturali’
e
in
quanto
tali
vanno
contestualizzate
all’interno
di
un
ambito
storico
e
sociale
che
le
abbia
generate.
Ogni
cultura
-‐
in
senso
lato
-‐
produce
una
propria
tecnica
–tekne`
-‐
cioè
un’idea
del
conoscere
come
‘fare’,
rivolto
alla
soddisfazione
di
bisogni
individuali
e
sociali.
In
questa
ottica
la
tecnica
costituisce
l'esito
necessario
della
conoscenza
condivisa
da
una
comunita’
di
praticanti.
Di
tale
conoscenza
condivisa
fanno
anche
parte
i
mezzi
tecnici
‘meccanici’
e
ambientali
di
quel
particolare
momento/situazione.
La
‘tecnologia’
–
a
volte
–
prima
della
TECNOLOGIA.
Se
per
‘tecnica’
dunque
intendiamo
mezzi
e
azioni
atti
a
risolvere
questioni
ed
appianare
impedimenti,
appare
evidente
come
in
contesti
differenti
ciò
che
in
un
ambito
e`
problematico
–
fuori
contesto
–
altrove
e`
invece
idiomatico,
caratteristica
costitutiva
ed
identificativa
di
tale
ambito.
Quando
da
praticante
ci
si
avvicina
/
ci
si
vuole
avvicinare
ad
una
certa
tecnica
bisognerebbe
innanzi
tutto
chiedersi
‘perché’;
‘cosa
mi
serve’
e
‘cosa
me
ne
faccio
/
farò
di
questo
sapere’
(?).
Quest’ultima
domanda
non
è
pretestuosa
dato
che
in
ogni
forma
di
artigianato
artistico
(
e
non…)
la
conoscenza
non
è
‘ciò
che
si
sa’
ma
quello
che
–
di
‘ciò
che
si
sa’
–
ciascuno
di
noi
ne
fa.
Una
sorta
di
teca
mentale
in
cui
preservare
un
bagaglio
di
nozioni
è
un
modo
per
neutralizzare
il
sapere
stesso
–
o
come
molto
prosaicamente
diceva
(berciava)
un
mio
allenatore
di
basket
durante
la
mia
adolescenza:“Non
lasciate
i
coglioni
nello
spogliatoio!”.
L’utilizzo
del
sapere
rende
lo
stesso
dinamico,
vitale
e,
in
ultima
analisi,
utile:
ciascuno
di
noi
SA
veramente
qualcosa
quando
la
utilizza….
“Music
is
not
primarily
a
thing
or
a
collection
of
things
but
an
activity
in
which
we
engage.
One
might
say
that
is
not
properly
a
noun
at
all,
but
a
verb
(musiking).”
-
(Chistopher
Small).
La
tecnica
assoluta
–
cioè
slegata
da
un
ambito
storico,
e
sociale
non
è
solo
nozionismo
ma,
peggio,
colonialismo
culturale,
la
globalizzazione
post-‐moderna
nel
suo
momento
di
massima
–
peggiore
(!?)
–
penetrazione
devastante.
Bibliografia:
Guy
Debord,
La
società
dello
spettacolo.
Milano,
Baldini
Castoldi
Dalai,
2001.
Propaganda
Edward
Louis
Bernays,
Propaganda.
Della
manipolazione
dell'opinione
pubblica
in
democrazia.
Bologna,
Logo
Fausto
Lupetti,
2008.
Marshall
McLuhan
&
Quentin
Fiore,
The
Medium
is
the
Message.
Berkeley,
Gingko
Press,
2005.
Fredric
Jameson,
Postmodernism,
or,
The
Cultural
Logic
of
Late
Capitalism.
Durham,
Duke
University
Press,
1990.
MODO
(tradizione
Occidentale):
Una
successione
di
intervalli
determinante
un
numero
di
altezze
che
privilegi
alcune
funzioni
legate
a
dei
‘suoni
di
riferimento’.
Per
due
compositori
più
vicino
a
noi
(Olivier
Messiaen
e
George
A.
Russell)
un
‘sistema
modale’
può
anche
essere
una
costruzione
razionale
concepita
e
corretta
dallo
studioso
(compositore/improvvisatore);
oppure
può
essere
un
assemblaggio
tradizionale
di
entità
musicali
utilizzato
e
sfruttato
dal
musicista
attivo.
E
qui
mettiamo
anche
Igor
Stravinskij:
la
‘Sagra
della
Primavera’
è
concepita
attorno
ad
una
successione
–
modo
–
ortofonico.
E’
da
notare
che
la
denominazione
e
la
classificazione
dei
modi
hanno
seguito
strade
divergenti
legate
alle
varie
teorie
–
derivate
come
sempre
dalla
pratica…..
–
elaborate
attraverso
i
secoli.
Tra
Aristosseno,
Pierluigi
da
Palestrina
e
John
Coltrane
il
nome
Misolidio
rappresenta
tre
oggetti
musicali
/
unità
lessicali
differenti.
E
NON
potrebbe
essere
altrimenti……..
Non
fosse
altro
perché
nel
sistema
musicale
del
‘500
(Pierluigi
da
Palestrina)
NON
esisteva
ancora
l’accordatura
‘temperata’
(http://it.wikipedia.org/wiki/Temperamento_equabile)
&
(http://it.wikipedia.org/wiki/Temperamento_%28musica%29).
Cioè
12
semitoni
uguali
all’interno
dell’8va.
La
differenziazione
tra
Dorico
e
ipo-‐Misolidio
sarebbe
oggi,
per
noi,
di
ben
più
difficile
definizione.
Si
tratterebbe
,
in
pratica
di
usare
le
7
note
(d,e,f,g,a,b,c)in
due
modi
differenti:
in
un
caso
cadenzando
(clausola)
sul
d
(la
finalis
del
Dorico)
e
nell’altro
cadenzando
sul
‘g’.
In
area
‘germanica’,
dove
la
prassi
tonale
si
era
sviluppato
in
modo
più
articolato
e
complesso
con
la
grande
stagione
classico-‐romantica
fino
a
dissolversi
nel
cromatismo
wagneriano
(Tristan
und
Isolde
1859.
http://www.youtube.com/watch?v=6OKwzIHX3bQ)
il
neo-
modalismo
non
va
oltre
la
citazione
e
viene
reinterpretato
in
chiave
tonale:
Beethoven,
4etto
in
la
minore
op.132
–
III
mov.:
Canzone
di
ringraziamento
in
modo
Lidio(http://www.youtube.com/watch?v=ouNyvk5Whuo);
Liszt,
sonata
per
pianoforte
in
si
minore
(http://www.youtube.com/watch?v=5u016YaZthQ).
E’
dopo
la
seconda
metà
del
XIX
secolo
che
riemerge
l’uso
dei
Modi,
derivanti
dal
canto
liturgico;
dalle
musiche
di
tradizione
orale;
re-‐inventati
dai
compositori.
Ai
margini
dell’influenza
musicale
Austro-‐Tedesca
–
nel
Nord
e
nell’Est
dell’Europa
ed
in
Francia
–
il
recupero
di
un
concetto
di
modalità
è
più
forte.
Per
esempio
Mussorgsky
(http://www.youtube.com/watch?v=MnlAVjQK3wo)
e,
ponte
verso
il
moderno,
Debussy.
In
Debussy
appaiono
tre
utilizzi
della
modalità:
scale
modali
di
7
suoni;
scale
pentatoniche
e
scale
esatonali.
‘Il
Martirio
di
San
Sebastiano’
-‐
http://www.youtube.com/watch?v=iQc5Gu7vVHY.
‘Estampes’
-‐
http://www.youtube.com/watch?v=dRw0YNvpZMU.
‘Quartetto
per
archi
in
sol
minore’
(
ma
di
‘che’
sol
minore
stiamo
parlando?)-‐
http://www.youtube.com/watch?v=D-‐_U5S_3t0E&feature=related
Ma
il
musicista
da
investigare
come
ponte
tra
Europa
e
musica
Afro-‐Americana
è
però,
secondo
me,
Olivier
Messiaen.
La
sua
Technique
de
mon
langage
musical
è
disponibile
in
Italiano
(Tecnica
del
mio
linguaggio
musicale:
testo
con
esempi
musicali,
tradotto
da
Lucia
Ronchetti,
Parigi,
Leduc,
1999)………..
Perché
Messiaen,
che
non
ha
mai
preteso
di
scrivere
qualcosa
di
simil-‐jazzistico
e
non
–
chissà…
-‐
Stravinskij,
Hindemith,
Weill,
Krenék,
o
Shostakovich
che
invece
hanno
lasciato
delle
opere
che
hanno
‘strizzato
l’occhio’
alla
musica
Afro-‐Americana?
Perché
Messiaen
pur
non
avendo
mai
sentito
la
necessità
di
parodiare
il
‘jazz’,
è
arrivato
ad
sistema
musicale
vicino
alle
sonorità
della
musica
Afro-‐Americana,
e
fu
per
tutta
la
vita
un
‘improvvisatore’
–
fu
organista
nella
chiesa
della
Sainte-‐Trinitè
a
Parigi
per
61
anni
(!)
–
risulta
così
in
qualche
misura
più
‘puro’,
una
fonte
di
ispirazione
diversissima
da
Miles
Davis,
‘Duke’
Ellington,
George
Russell
o
Coltrane
ma
più
‘verace’
da
una
prospettiva
Europea
che
non
conosce
l’Afro-‐America
e
piuttosto
che
scimmiottarla
la
ignora,
rispettandola.
Aggiungo
che
tra
i
suoi
allievi
spiccano
Karlheinz
Stockhausen
e
Pierre
Boulez…..
Ritornando
al
caso
‘specifico’,
minimo
vorrei
dire,
i
libri
che
consigliavo
all’epoca
delle
mie
lezioni
mi
sembrano
ancora
interessanti:
Azzaroni,
Loris
–
Canone
Infinito.
Lineamenti
di
teoria
della
musica.
Bologna,
CLUEB,
1997.
Bolling,
Mark
–
The
Jazz
Theory
Workbook.
Rottenburg
am
Neckar,
Advance
Music.
Russell,
George
Allan
-‐
http://www.lydianchromaticconcept.com/main.html
Pullig,
Ken
–
Modern
Jazz
Voicings:
Arranging
for
Small
and
Medium
Ensembles.
Boston,
Berklee
Press.
Dionisi,
R.
e
Zanolini
B.
–
La
tecnica
del
contrappunto
vocale
nel
Cinquecento.
Milano,
Suvini-‐
Zerboni.
Siron,
Jacques
–
La
Partition
Interieure.
Paris,
Outre
Mesure,
2008.
Bene
detto/scritto
questo
mi
verrebbe
da
notare
che
la
prima
sezione
di
Inner
Urge
presenta
4
scale
Lidie
(secondo
George
Russell)
C,
F,
e
Eb
lidie
&
F
lidia
augmented;
potremmo
anche
pensare
a
un
remoto
G
come
‘centro
tonale’,
cioè:
Gmaj.;
G7;
G
Aeolian
e
G7b5.
E
così
il
bridge
parte
ad
un
‘tritono’
di
distanza…..
Liebman
ha
scritto
un
articolo
su
Joe
Henderson
come
compositore:
http://www.daveliebman.com/Feature_Articles/joehen.htm
E
per
finire
vorrei
ricordare
che
’suonare
modale’
o
suonare
su
di
un
‘pedale’
NON
sono
la
stessa
cosa,
ma
ormai
questo
è
chiaro……….
Buon
Lavoro
e
‘break
a
leg!’
In
Music,
Marco
V.P.
.