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LE MINIERE D’ORO DI 200 MILA ANNI FA… OVVERO ESERCIZI DI DEBUNKING FACILI

FACILI
Ancora con queste miniere d’oro direte? Eh lo so, il punto è che quando mi
intestardisco non posso resistere alla tentazione di sviscerare la questione. Siccome
l'argomento è di nuovo “caldo” per via del lancio del documentario di Siusy Blady, da
tempo folgorata sulla via della paleo astronautica complottista, sono andato a vedermi
le fonti web di questo tormentone.
Ci imbattiamo in questo articolo risalente al 2009, articolo che vi invito a leggere e
che ora commenterò passo passo per dimostrare che già una lettura un minimo
attenta è sufficiente per comprendere che qualcosa che non va nella teoria ventilata,
anche in assenza di ulteriori informazioni, che poi comunque fornirò. Ecco il link:
http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=282
Gli articoli che periodicamente sono comparsi in seguito sono o veri e propri “copia
incolla” di questo o loro sunti con pochissime varianti e senza vere informazioni
aggiuntive. Spiace constatare che anche la stampa “seria” non specializzata,
evidentemente alla rincorsa anch'essa del sensazionalismo a buon mercato, a volte
non resiste alla tentazione di rilanciare “notizie” in maniera imprecisa e fuorviante
contribuendo così a fare disinformazione.
Come sempre quando ci si accinge a debunkerare le tesi paleoastronautiche occorre
fare attenzione perché spesso esse sono costruite mescolando una serie di dati e
considerazioni, alcuni dei quali possono anche essere di per sé veri. Il punto è che non
hanno collegamenti logici e probanti in relazione alla tesi finale che si intende
veicolare. Nel caso specifico ad esempio esistono in un'area del Sudafrica i resti di
strutture prevalentemente circolari in pietra? La risposta è sì, esistono. L'azzardo è da
questo dato vero voler ricavare una ipotesi secondo la quale ciò testimonierebbe la
presenza di una attività di estrazione dell'oro risalente a 200 mila anni fa e per di più
gestita da una stirpe di extraterrestri umanoidi. In realtà non vi è alcun collegamento
tra il dato iniziale e la tesi finale, ma coloro che confezionano queste ipotesi fanno
credere il contrario al lettore disattento e/o “intenzionato a credervi”.
Analizziamo quindi l'articolo linkato sopra. Il titolo è di quelli che fanno colpo. Parla di
una metropoli di 200 mila anni fa. Il concetto viene ribadito e precisato nelle prime
righe:
“Qualcosa di straordinario è stato scoperto in una zona del Sud Africa, circa 280 km
verso l'interno, ad ovest del porto di Maputo (la capitale del Mozambico). Sono i resti
d’una grande metropoli che misurava, secondo stime prudenti, circa 5000 km
quadrati. Faceva parte di una comunità ancora più ampia, di circa 35.000 chilometri
quadrati, che sembra essere stata costruita – siete pronti? - dal 160000 al 200000
a.C.!”.
Lasciamo perdere per un momento la questione della datazione e concentriamoci sulle
dimensioni di questa fantomatica metropoli preistorica: 5000 km quadrati la città vera
e propria, 35000 km quadrati se consideriamo i sobborghi e l'area di influenza. Tutto
questo ovviamente secondo l'autore dell'articolo. Se confrontiamo questo dato con la
superficie attuale di New York, 784 km quadrati, balza all'occhio che qualcosa non va.
Non va perfino se ci mettiamo dal punto di vista di chi sostiene la tesi
paleoastronautica.
Se avete letto l'articolo linkato fino alla fine saprete infatti che il suo autore ipotizza un
collegamento con le tesi di Zecharia Sitchin. Costui sosteneva che le divinità
sumero/accadiche, gli Anunnaki, fossero in realtà degli extraterrestri umanoidi molto
interessati all'oro terrestre. Per un certo periodo l'attività estrattiva fu affidata agli
Igigi, degli extraterrestri di “bassa forza” per Sitchin. Quando costoro si stufarono del
duro lavoro e si ammutinarono, gli Anunnaki ebbero l'idea di modificare
geneticamente i primitivi umanoidi terrestri attorno a 300 mila anni fa. Fummo così
creati noi, l'homo Sapiens, e fummo messi a lavorare in miniera. Questa in due parole
la tesi centrale di Sitchin.
La cosa divertente è che sempre secondo lo scomparso scrittore di origine azera gli
Anunnaki e gli Igigi complessivamente non potevano essere più di qualche migliaio.
Quindi, anche a voler supporre che fossero tutti quanti concentrati in quell'area
dell'attuale Sudafrica (e secondo Sitchin così non era dal momento che la maggior
parte doveva comunque stare in Medio Oriente!), mi spiegate il senso di una metropoli
grande 8 volte New York? Per di più con un circondario enormemente più esteso?
Qualcuno mi risponderà: “beh, ma dobbiamo considerare anche la manovalanza
umana”. Va bene, teniamone pure conto. Ma quanti erano questi minatori umani?
Milioni? Una civiltà avanzatissima in grado di viaggiare nello Spazio e di colonizzare
altri Pianeti poi aveva bisogno di milioni di schiavi ospitati in una metropoli per
un'attività mineraria che oggi nella stessa area viene efficacemente condotta da
alcune migliaia di persone senza bisogno di enormi agglomerati urbani?
Quindi, tornando al punto di partenza, non ci resta che concludere che il termine
“metropoli” qui viene utilizzato a sproposito. Sarebbe stato meglio se l'autore
dell'articolo avesse impiegato termini più corretti, scrivendo che “in un'area di 5000
km quadrati sono stati individuati qua e là i resti di strutture in pietra
prevalentemente circolari, mentre in un'area più vasta di 35 mila km quadrati tali resti
e i segni di antichi terrazzamenti (agricoltura) sono altresì presenti ma più radi”.
Suona diverso descrivere le cose come stanno, vero? Certo, non è così
sensazionalistico come parlare di una “metropoli preistorica”. Il dato archeologico
nudo e crudo ci parla di una cultura che utilizza la pietra come materiale da
costruzione, senza l'impiego di tecniche costruttive avanzate, senza indizi di
tecnologie “anomale”.
Proseguiamo nella lettura dell'articolo:
“Negli ultimi 20 anni, persone come Cyril Hromnik, Richard Wade, Johan Heine e una
manciata d’altri hanno scoperto che queste strutture in pietra non sono ciò che
sembrano essere. In realtà questi sono ora ritenuti i resti di antichi templi e
osservatori astronomici di antiche civiltà perdute, che risalgono a molte migliaia di
anni fa”.
In realtà, con una piccola ricerca, anche limitata ad internet, non pare che le cose
stiano così. In questo sito sudafricano ad esempio, che pur menziona le fantasiose
suggestioni paleo astronautiche, si riportano le cose alla realtà: una cultura
sviluppatasi in loco per circa 300 anni e fino al XIX secolo (non certo 200 mila anni
fa!!!), interessata da contatti di vario tipo con i mercanti arabi della costa orientale
africana: https://mg.co.za/article/2015-02-26-the-bokoni-story-unearthed.
In questo testo (https://www.loot.co.za/product/books-llc-former-settlements-in-
south-africa/sskj-1374-g7a0) le rovine di pietra di Blaauboschkraal (the
Blaauboschkraal stone ruins) che sono la principale “fonte ispiratrice” delle teorie
“esotiche” di Michael Tellinger (l'autoproclamato esperto di archeologia sudafricana e il
principale veicolatore dell'ipotesi “200 mila anni fa”) sono verosimilmente associate ad
una cultura autoctona medioevale che utilizzava sia il legno che la pietra. Se di
contaminazioni culturali dobbiamo parlare, di nuovo è più facile che qualcosa sia
filtrato dagli avamposti arabi delle costa sull'Oceano Indiano e dalle migrazioni dei
Bantu provenienti da nord, non certo da antichissimi alieni schiavisti a caccia di oro.
Del resto, la parola Afrikaans “Blaauboschkraal” contiene il termine “kraal”, che indica
proprio una recinzione per il bestiame. Per questo basta Wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Kraal. Insomma, la denominazione del luogo contiene la
spiegazione, semplice semplice: questi recinti erano costruiti per ospitarvi il bestiame
e per tenerlo al riparo dai leoni e da altri predatori abbondanti nell'area. Altro che basi
Anunnaki! In altri casi, come sembra attestato dalle prime relazioni dei missionari e
degli esploratori bianchi, recinti simili venivano realizzati anche per proteggere gli
agglomerati di capanne degli uomini. Non c'è altro.
Veniamo alla questione centrale, la datazione a 200 mila anni fa, che viene data per
scontata fin dal titolo dell'articolo qui sotto esame ma che in realtà viene desunta in
modo alquanto rocambolesco. Leggiamo:
“Ecco come Tellinger la descrive: Johan Heine scoprì il “Calendario Adam” (il nome con
cui lo stesso Tellinger chiama le rovine di pietra di Blaauboschkraal n.d.r.) nel 2003,
quasi per caso. Andava a cercare uno dei suoi piloti che si era schiantato con l'aereo
sul bordo dell’altopiano. Accanto al luogo dello schianto Johan notò un gruppo molto
strano di grosse pietre, sporgenti dal terreno. Mentre portava in salvo il pilota ferito
da circa 20 metri sotto il bordo della rupe, Johan si avvicinò ai monoliti e subito si rese
conto che erano allineati ai punti cardinali della Terra - nord, sud, est e ovest. C’erano
almeno tre monoliti allineati verso il sorgere del sole, ma sul lato ovest dei monoliti
allineati c'era un misterioso buco nella terra - mancava qualcosa. Dopo settimane e
mesi di misurazioni e di osservazioni, Johan concluse che le rocce erano
perfettamente allineate con il sorgere e il tramonto del sole. Determinava i solstizi e
gli equinozi. Ma il misterioso buco nel terreno era rimasto come un grande puzzle. Un
giorno, mentre pensava alla ragione di quel foro, l'esperto locale di piste a cavallo,
Christo, arrivò a cavallo e spiegò rapidamente a Johan che c'era una pietra dalla
strana forma, che era stata rimossa dal luogo qualche tempo prima. Apparentemente
era da qualche parte vicino all'ingresso della riserva naturale. Dopo una lunga ricerca,
Johan trovò la pietra antropomorfica...I primi calcoli dell’età del calendario sono stati
effettuati in base al sorgere di Orione, una costellazione conosciuta per le sue tre
stelle luminose che formano la "cintura" del mitico cacciatore. La Terra oscilla sul suo
asse e quindi le stelle e le costellazioni cambiano il loro angolo di presentazione nel
cielo notturno, in base alla congiuntura. Questa rotazione, denominata precessione,
completa un ciclo ogni 26000 anni circa. Se possiamo stabilire quando le tre stelle
della cintura di Orione erano posizionati in orizzontale contro l'orizzonte, possiamo
stimare il momento in cui le tre pietre del calendario erano in linea con queste stelle
visibili. Il primo calcolo approssimativo fu di almeno 25000 anni fa. Ma le misure
nuove e più precise tendevano ad aumentare l'età. Il calcolo successivo è stato
compiuto da un maestro archeo-astronomo, che vuole rimanere anonimo, per paura
del ridicolo dalla Fraternità accademica. Il suo calcolo si è basato sul sorgere di Orione
e ha suggerito un’età di almeno 75000 anni. Il calcolo più recente e più preciso, fatto
nel giugno del 2009, suggerisce un’età di almeno 160000 anni, sulla base del sorgere
apparente di Orione all'orizzonte”.
Insomma, dovremmo basarci su questa traballante catena di deduzioni ed intuizioni:
1) essere certi che le pietre in questione rappresentino un calendario; 2) collegare tale
calendario ad Orione; 3) fidarci di quello che ci dice questo Tellinger il quale cita i
calcoli di un “archeo-astronomo” che vuole restare anonimo; 4) ammesso che
l'esperto in questione esista realmente, fidarci dei suoi calcoli alquanto ballerini che
hanno prodotto risultati oscillanti tra 25 mila anni e 160 mila anni fa. Ditemi voi.
Infine, anche se io finora avessi avuto torto e i vari Tellinger di turno ragione su tutta
la linea, resterebbe comunque lo scoglio finale: per quale motivo tutto questo
dovrebbe provare l'esistenza di una antichissima cultura incentrata sull'estrazione
dell'oro per ordine di extraterrestri umanoidi? Eh sì, perché alla fine l'unico
“collegamento” (ho messo il termine tra virgolette non a caso) sta nel fatto che
nell'area in questione vi sono giacimenti auriferi. Non vi è altro.
E' qui che casca definitivamente l'asino. Chi ha scritto l'articolo sotto esame aveva
evidentemente una tesi precostituita da puntellare: la tesi di Sitchin e la sua
personalissima interpretazione del testo mesopotamico Atrahasis. Il bello ancora una
volta è che il brano riportato da Atrahasis nello stesso articolo non menziona
specificatamente l'oro ma piuttosto i lavori agricoli e di manutenzione della
canalizzazione connessa, così vitali per la sopravvivenza della società mesopotamica
del II millennio a.C.:
“Gli dèi dovevano scavare i canali
Dovevano tenere puliti i canali,
le arterie vitali della terra,
Gli dèi scavarono il letto del fiume Tigri
E poi hanno quello dell'Eufrate. - (Dalley 9, Atrahasis)”
Segue la descrizione a cui già accennavo dello sciopero e delle lamentele degli Igigi
(gli Dei minori costretti a lavorare per gli Anunnaki).
L'Atrahasis insomma è un testo propagandistico in cui si spiega ideologicamente (è
volontà degli Dei), tra le altre cose, perché i contadini devono lavorare la terra e
provvedere alla manutenzione dei canali. Le miniere del Sudafrica e i cerchi di pietra
(sempre del Sudafrica) c'entrano come i cavoli a merenda.

Massimiliano Paleari

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