Pitagora è originario di Samo e si trasferisce in Calabria a Crotone per fondare la
scuola Pitagorica. L’archè per Pitagora sono i numeri. Galileo Galilei sosteneva che la natura è un libro scritto da Dio con caratteri numerici e concordo con lui perché ogni cosa sulla terra dalla più piccola alla più maestosa è fatta in modo perfetto e con un’accuratezza eccellente, i numeri ci circondano fin da prima che i Greci li scoprissero. Un esempio banale di matematica nella natura è il broccolo romanesco che è proprio così di natura e non ha subito alcuna deformazione genetica per essere perfetto. Il broccolo romanesco, innanzitutto, è un frattale, ossia quello che in geometria si definisce un oggetto dotato di omotetia interna: la sua forma globale si ripete allo stesso modo su scale diverse. Ogni singola rosetta (piccola cima) del broccolo romanesco, in altre parole, ha la forma di un piccolo broccolo. Ma la cosa più stupefacente è che il numero di rosette che compongono il broccolo romanesco è sempre un numero di Fibonacci. Anche le donne giovani potevano essere ammesse nella scuola Pitagorica. Gli studenti della scuola pitagorica non potevano parlare per 10 anni e potevano solo ascoltare e passati i seguenti anni potevano iniziare a parlare ed essere così matematici, i giovani in questo periodo di transizione venivano chiamati acusmatici. Pitagora scopre l’irrazionale e lo nasconde perché quest’ultimo è fonte di caos. I Greci quando scoprirono che non tutto ciò che li circondavano era razionale “uscirono pazzi” e non potevano crederci. Un esempio di irrazionalità è la radice quadrata di un quadrato avente come lato 2. Se noi andiamo a svolgere il tutto ci troveremo sotto la radice il numero 8, ma come sappiamo il numero otto non da un numero finito ma un numero infinito e di conseguenza irrazionale. Per i Greci erano tutto, erano la loro fonte di vita. Per i Greci i numeri pari erano numeri negativi e di imperfezione, mentre i numeri dispari erano positivi e indicavano la perfezione. La numerazione Greca non iniziava come a noi oggi cioè dallo zero ma dal numero uno perché per i Greci il numero zero non esisteva.