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RISTRUTTURARE CON
I BONUS FISCALI
non solo software
www.logical.it
I Quaderni Tecnici di Logical Soft
INDICE
INTRODUZIONE 2
CAPITOLO 1 - L’edilizia esistente 3
1.1 I bonus nella ristrutturazione edilizia 5
1.2 La ristrutturazione edilizia per le norme urbanistiche 6
1.3 La ristrutturazione edilizia per le norme tecniche 7
CAPITOLO 2 - Sismabonus 9
2.1 La Classe di Rischio Sismico 11
2.2 Sismabonus e interventi locali 15
2.3 Dimensionamento di un tirante – caso pratico 17
2.4 Sopraelevazione: come sfruttare il Sismabonus – caso pratico 19
2.5 Sismabonus ed Ecobonus per i condomini 25
Di seguito ricostruiamo una mappa dei bonus fiscali presenti ad oggi per gli interventi strutturali di
riqualificazione del patrimonio edilizio esistente:
bonus nella ristrutturazione edilizia
Sismabonus
Sismabonus e interventi locali
Sismabonus ed Ecobonus per i Condomini
la cessione del credito
le novità del ‘Decreto Crescita’
Nella pratica professionale l’edilizia esistente rappresenta quindi una costante e un campo sul quale si
confrontano temi come la riqualificazione, il riuso, il non consumo di suolo. Gli strumenti fiscali che
vedremo in seguito vanno anche in questa direzione, ovvero verso l’attenzione per l’ambiente. L’altra
direzione principale verso la quale lavorano i bonus fiscali è ovviamente la sicurezza dell’edilizia esistente.
La principale criticità di un edificio esistente è la conoscenza dello stato di fatto e ancora di più la
conoscenza del livello di sicurezza che può garantire, delle capacità di risposta alle azioni che possiede.
Così trasformare un edificio, recuperare un sottotetto o intervenire anche localmente non può prescindere
dalla sicurezza della struttura esistente; valutazione che segue dal punto di vista tecnico le indicazioni delle
Norme Tecniche per le Costruzioni e che prevede una conoscenza delle capacità della struttura prima e
dopo l’intervento edilizio e spesso analizzare lo stato di fatto può portare a scoprire la struttura incapace di
resistere alle condizioni limiti di un terremoto di modesta o elevata intensità, a prescindere dall’intervento
di modifica o trasformazione ipotizzato. Questa doppia valutazione di sicurezza è la chiave di applicazione
dei bonus fiscali per gli interventi strutturali.
Per un professionista intervenire sull’esistente vuol dire anche conoscere e saper intersecare tra loro le
diverse discipline normative: quelle dei bonus fiscali, quelle tecniche e quelle urbanistiche. Tratteggiamo
3 – Bonus fiscali per gli interventi strutturali
allora un quadro dei principali riferimenti normativi, delle novità che li riguardano e, con degli esempi,
come sovrapporre e attuare queste conoscenze.
I bonus fiscali rappresentano da più di un ventennio un’importante vettore di opportunità nel settore
dell’edilizia. Si differenziano in base alle migliori prestazioni che è possibile far raggiungere ad un edificio. Si
va quindi dalla semplice ristrutturazione che da ‘nuova vita’ ad una struttura in disuso o con scarsi livelli di
comfort agli interventi che danno nuove capacità energetiche o strutturali ad un’immobile.
Il bonus fiscale consiste in una detrazione sulle imposte. È possibile detrarre dall’IRPEF (l’imposta sul
reddito delle persone fisiche) una parte dei costi sostenuti per ristrutturare le abitazioni e le parti comuni
degli edifici residenziali situati nel territorio dello Stato.
È possibile usufruire delle detrazioni che vanno dal 50% all’85% delle spese sostenute (bonifici effettuati)
fino al 31 dicembre 2019, con un limite massimo di spesa di che può arrivare fino a 136.000 euro per
ciascuna unità immobiliare, somme che saranno pagate dal 1° gennaio 2020. L’agevolazione può essere
richiesta per le spese sostenute nell’anno, secondo il criterio di cassa, e va suddivisa fra tutti i contribuenti
che possiedono o detengono, sulla base di un titolo idoneo, l’immobile sul quale sono effettuati gli
interventi.
La detrazione deve essere ripartita in 5 o 10 quote annuali di pari importo, nell’anno in cui è sostenuta la
spesa e in quelli successivi.
Per conoscere gli ultimi aggiornamenti sui bonus fiscali attuabili, come utilizzarli e con quali limiti è
opportuno fare riferimento alle guide redatte e costantemente aggiornate dall’Agenzie delle Entrate.
Quali sono gli interventi per i quali si può accedere alle detrazioni fiscali? Per la definizione degli interventi
si fa riferimento al DPR 380:
manutenzione ordinaria, solo per gli interventi sulle parti comuni dei condomini: le opere di
riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici, quelle necessarie a integrare o
mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti, la sostituzione di pavimenti, infissi e
serramenti, la tinteggiatura di pareti, soffitti, infissi interni ed esterni, il rifacimento di intonaci
interni, l’impermeabilizzazione di tetti e terrazze, la verniciatura delle porte dei garage;
manutenzione straordinaria:
installazione di ascensori e scale di sicurezza, realizzazione e miglioramento dei servizi igienici,
sostituzione di infissi esterni e serramenti o persiane con serrande e con modifica di materiale o
tipologia di infisso, rifacimento di scale e rampe, interventi finalizzati al risparmio energetico,
recinzione dell’area privata, costruzione di scale interne.
restauro e risanamento conservativo:
interventi mirati all’eliminazione e alla prevenzione di situazioni di degrado, adeguamento delle
altezze dei solai nel rispetto delle volumetrie esistenti, apertura di finestre per esigenze di
aerazione dei locali.
ristrutturazione edilizia:
demolizione e ricostruzione con la stessa volumetria dell’immobile preesistente, modifica della
facciata, realizzazione di una mansarda o di un balcone, trasformazione della soffitta in mansarda o
del balcone in veranda, apertura di nuove porte e finestre, costruzione dei servizi igienici in
ampliamento delle superfici e dei volumi esistenti.
ricostruzione o ripristino dell’immobile danneggiato a seguito di eventi calamitosi in territori in cui
è dichiarato lo stato di emergenza;
adozione di misure antisismiche;
Tra gli interventi per i quali è possibile accedere alle detrazioni fiscali ve ne sono alcuni che non riguardano
in genere le parti strutturali, ma che riportiamo per completezza:
eliminare le barriere architettoniche o favorire la mobilità a persone con disabilità gravi;
prevenire il rischio del compimento di atti illeciti da parte di terzi: rafforzamento, sostituzione o
installazione di cancellate o recinzioni murarie degli edifici, apposizione di grate sulle finestre o loro
sostituzione, porte blindate o rinforzate, apposizione o sostituzione di serrature, lucchetti,
catenacci, spioncini, installazione di rilevatori di apertura e di effrazione sui serramenti, apposizione
di saracinesche, tapparelle metalliche con bloccaggi, vetri antisfondamento, casseforti a muro,
fotocamere o cineprese collegate con centri di vigilanza privati, apparecchi rilevatori di prevenzione
antifurto e relative centraline;
cablatura degli edifici e contenimento dell’inquinamento acustico
conseguimento di risparmi energetici
adozione di misure antisismiche
bonifica dell’amianto e di esecuzione di opere volte a evitare gli infortuni domestici.
Il riferimento tecnico per la valutazione della sicurezza del patrimonio esistente è il capitolo 8 delle Norme
Tecniche per le Costruzioni. Un riferimento che guida i professionisti con la consapevolezza che
riqualificare il patrimonio esistente è un obiettivo necessario. Obiettivo che può essere raggiunto attraverso
diverse tipologie di intervento in funzione della valutazione o dell’eventuale modifica che si sta apportando
alla struttura. Così gli interventi di riparazione o locali, di miglioramento e l’adeguamento sismico
definiscono i processi per raggiungere un livello di sicurezza congruo o quantomeno migliore di quello di
partenza.
Anche la Circolare Applicativa fornisce utili indicazioni su come distinguere, classificare e qualificare un
intervento su una struttura esistente, in particolare in riferimento alla valutazione delle casistiche per le
quali è necessario valutare l’adeguamento sismico di una struttura.
In generale è necessario porsi le corrette domande circa l’intervento che si sta operando, ad esempio:
L’intervento modifica il comportamento globale della struttura? Modifica le risposta della struttura o di sue
parti in termini di resistenza o di rigidezza? Gli elementi non strutturali subiscono conseguenze in termini di
vulnerabilità e quindi di rischio? A queste domande è necessario poi rispondere giustificando anche la
propria scelta e in questo le Norme Tecniche prescrivono la strada da percorrere.
Per le spese di miglioramento della sicurezza antisismica degli edifici spetta una detrazione del 50%. La
detrazione va calcolata su un ammontare complessivo di 96.000 euro per unità immobiliare per ciascun
anno e deve essere ripartita in 5 quote annuali di pari importo, nell’anno in cui sono state sostenute le
spese e in quelli successivi.
Si può usufruire di una maggiore detrazione nei seguenti casi:
quando dalla realizzazione degli interventi deriva una riduzione del rischio sismico, che determini il
passaggio ad una classe di rischio inferiore, la detrazione spetta nella misura del 70% delle spese
sostenute,
9 – Bonus fiscali per gli interventi strutturali
se dall’intervento deriva il passaggio a due classi di rischio inferiori, la detrazione spetta nella
misura dell’80% delle spese sostenute.
Il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 28 febbraio 2017 ha stabilito le linee guida
per la classificazione di rischio sismico delle costruzioni e le modalità per l’attestazione, da parte di
professionisti abilitati, dell’efficacia degli interventi effettuati. In particolare, il progettista dell’intervento
strutturale deve asseverare (secondo il modello contenuto nell’allegato B del decreto) la classe di rischio
dell’edificio prima dei lavori e quella conseguibile dopo l’esecuzione dell’intervento progettato.
Anche per gli interventi antisismici effettuati sulle parti comuni di edifici condominiali sono previste
detrazioni più elevate se, a seguito della loro realizzazione, si è ottenuto una riduzione del rischio sismico.
In particolare, le detrazioni spettano nelle seguenti misure:
75% delle spese sostenute, nel caso di passaggio a una classe di rischio inferiore
85% delle spese sostenute, quando si passa a due classi di rischio inferiori.
La detrazione va calcolata su un ammontare delle spese non superiore a 96.000 euro moltiplicato per il
numero delle unità immobiliari di ciascun edificio e va ripartita in 5 quote annuali di pari importo.
È bene ricordare che l’applicazione di queste regole in termini di agevolazione fiscale si intrecciano
nell’ambito professionale con le regole e le normative in ambito urbanistico e tecnico. È utile approfondire
con un esempio e un caso applicativo questa sovrapposizione di regole.
Le agevolazioni del Sismabonus sono applicabili anche per l’acquisto di case antisismiche. Le condizioni di
applicabilità sono:
immobili demoliti e ricostruiti,
immobili si trovino nei Comuni che in zone classificate a “rischio sismico 1”,
10 – Bonus fiscali per gli interventi strutturali
chi compra l’immobile nell’edificio ricostruito può usufruire di una detrazione pari al:
75% del prezzo di acquisto della singola unità immobiliare, come riportato nell’atto pubblico di
compravendita, se dalla realizzazione degli interventi deriva una riduzione del rischio sismico che
determini il passaggio a una classe di rischio inferiore,
85% del prezzo della singola unità immobiliare, risultante nell’atto pubblico di compravendita, se la
realizzazione degli interventi comporta una riduzione del rischio sismico che determini il passaggio
a due classi di rischio inferiore.
La detrazione deve essere ripartita in 5 rate annuali di pari importo e la spesa su cui applicare la
percentuale non può superare il limite di 96.000 euro per unità immobiliare per ciascun anno.
La ricostruzione dell’edificio può determinare anche un aumento volumetrico rispetto a quello
preesistente, sempre che le norme urbanistiche in vigore permettano tale variazione.
Gli interventi, inoltre, devono essere eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che
provvedano, entro 18 mesi dalla data di conclusione dei lavori, alla successiva alienazione dell’immobile.
L’obiettivo del Sismabonus è quello di promuovere una maggiore cultura della sicurezza e della
prevenzione dal rischio sismico con l’intento di attuare una reale politica di prevenzione piuttosto che di
ricostruzione a seguito di un evento sismico. Da un interessante studio effettuato dal "Consiglio Nazionale
degli Ingegneri", è emerso che gli stanziamenti dello Stato per la ricostruzione a seguito dei terremoti
verificatisi in Italia negli ultimi 50 anni (fino al novembre 2014), ammontano a più di 120 miliardi di euro:
dal sisma siciliano del Belice nel 1968, all’ultimo di maggio 2012 in Emilia Romagna, passando per quello del
Friuli del 1976, quello dell'Irpinia del 1980, il primo avvenuto in Umbria e Marche del 1997, quello del
Molise del 2002 e quello dell'Aquila nel 2009. E’ dunque evidente che investire sugli interventi che
migliorano le prestazioni sismiche dei nostri edifici conviene; e prima di tutto conviene alla collettività: il
vantaggio immediato è indubbiamente la salvaguardia della vita che non ha prezzo, ma non solo. I costi di
ricostruzione e ripristino delle attività produttive sono molto ingenti, certamente superiori ai costi che è
necessario sostenere preventivamente per la messa in sicurezza dell’immobile. E’ opportuno sottolineare
però che i primi sono a carico dello Stato e ricadono di fatto sulla collettività come costo sociale, i secondi
invece ricadono su ciascun proprietario, ma il loro effetto ha benefici che si estendono oltre i limiti della
singola proprietà. Da qui l’importanza di avere incentivi fiscali capaci di premiare le pratiche virtuose di
mitigazione del rischio sismico.
Inoltre, per poter usufruire dell’incentivo fiscale, il Sismabonus ha introdotto un parametro che assegna
una classe di rischio sismico alle strutture: questo parametro ha il vantaggio di fornire una misura chiara e
condivisibile della qualità della costruzione. Edifici di classe elevata diventano più appetibili sul mercato
immobiliare mentre per quelli con classe scadente è possibile valutare la bontà dell’intervento di
ristrutturazione in progetto proprio confrontando il valore della classe di rischio nello stato di fatto ed in
quello di progetto.
Con il DM 65 del 07/03/2017 sono state emanate come strumento attuativo del Sismbonus le Linee guida
per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni. La classificazione sismica rappresenta lo
strumento attraverso il quale si attesta la riduzione del rischio sismico e la possibilità di accedere agli
incentivi fiscali. Questa analisi porta a un indicatore di classe di rischio sismico molto affine alla
classificazione energetica degli edifici.
Le linee guida introducono due distinti parametri in base ai quali classificare il rischio: PAM e IS-V. Il primo,
di tipo economico, indica la Perdita Annuale Media attesa, ovvero le perdite economiche dovute ai
Con il Modulo CLASSIFICAZIONE di TRAVILOG è possibile valutare la Classe di Rischio delle costruzioni
secondo il metodo convenzionale e il metodo semplificato definiti dalle Linee Guida per la
classificazione del rischio sismico delle costruzioni.
La semplice interfaccia del Modulo CLASSIFICAZIONE guida l’utente nell'applicazione dei due diversi
metodi di valutazione della classe di rischio sismico fino a redigere il documento che attesta la classe
dell'edificio in funzione della Perdita Annuale Media attesa "PAM" e dell'Indice di Sicurezza "IS-V".
La valutazione con il metodo semplificato consente in pochi passaggi di associare alla tipologia
costruttiva di un edificio in muratura una classe di vulnerabilità e quindi la Classe PAM*
corrispondente.
Scegliendo invece il metodo convenzionale è possibile inserire le capacità raggiunte dalla struttura sia
in termini di accelerazione di picco al suolo PGAC che di tempo di ritorno TrC per ciascuno stato limite,
oppure solo per gli Stati Limite di Salvaguardia della Vita SLV e di Danno SLD applicando le indicazioni
delle Linee Guida, fino a valutare i due parametri PAM e IS-V e la corrispondente Classe di Rischio.
Utilizzato come programma indipendente il Modulo CLASSIFICAZIONE consente l'inserimento tabellare
dei dati utili al calcolo della Classe di Rischio. Abbinato ai Moduli CEMENTO ARMATO e MURATURE di
TRAVILOG valuta in automatico la Classe di Rischio in base ai risultati dell'analisi lineare o non lineare
eseguita con il software.
Il metodo semplificato si presta a indagini di tipo locale e di conseguenza a interventi sulla struttura sempre
di tipo locale. È per questa ragione che nelle Linee Guida il metodo semplificato è considerato applicabile
solo agli edifici in muratura.
Con questo metodo il parametro che viene determinato è il PAM associando quindi alla classe di
vulnerabilità della struttura una Classe PAM*; qui di seguito sono illustrati i passaggi da seguire:
si individua la tipologia strutturale che meglio descrive la costruzione e la relativa classe di vulnerabilità
media,
si considerano eventuali fattori che determinano un peggioramento della classe di vulnerabilità media
di partenza.
Le Linee Guida forniscono una tabella di riferimento sulla quale applicare queste considerazioni.
Definita la Classe di Rischio di una costruzione in muratura è possibile valutarne gli eventuali interventi di
miglioramento e di mitigazione del rischio, ma l'applicazione del metodo semplificato pone alcune
condizioni. Il passaggio è previsto solo alla Classe di Rischio immediatamente superiore e solo se
l'intervento è definibile come locale; nelle Linee Guida vengono quindi esplicitate le condizioni per il
passaggio della Classe di Rischio.
Classe di rischio sismico di un edificio in muratura dopo l’intervento di tirantatura della parete di facciata –
metodo semplificato con il Modulo CLASSIFICAZIONE di TRAVILOG
A seguito dell’intervento di messa in sicurezza della struttura, si ottiene il passaggio di una classe di rischio
e alla possibilità di accedere all’incentivo fiscale.
13 – Bonus fiscali per gli interventi strutturali
Il metodo convenzionale si basa sulla valutazione della Classe di Rischio per entrambe i parametri: PAM e
IS-V. La Classe di Rischio della struttura sarà identificata dalla Classe di Rischio peggiore tra le due
individuate. Questo metodo, a differenza di quello semplificato, non ha limiti di applicazione ed è riferito
all’identità strutturale nella sua interezza e non ad una singola unità immobiliare. Qui di seguito sono
illustrati i passaggi che portano da seguire:
si effettua l’analisi della struttura e si determinano i valori delle accelerazioni al suolo di capacità
PGAC che portano al raggiungimento degli stati limite SLC, SLV, SLD e SLO,
si determinano i periodi di ritorno TrC associati alle capacità in accelerazione,
si determina il valore della frequenza media annua di superamento λ come reciproco del periodo di
ritorno,
si associa a ciascuno stato limite la percentuale del costo di ricostruzione RC che si dovrebbe
sostenere per il ripristino della struttura al raggiungimento dello stesso stato limite,
si determina la linea che congiunge le coppie di punti λ, RC per ciascuno stato limite,
si valuta il parametro PAM come l’area sottesa dalla linea appena determinata, al parametro PAM
viene associata una Classe di Rischio definita dalle Linee Guida,
si determina il parametro IS-V come rapporto tra la capacità in accelerazione e in domanda per lo
stato limite SLV, al parametro IS-V viene associata una Classe di Rischio definita dalle Linee Guida,
si individua la Classe di Rischio della costruzione come la peggiore tra la Classe PAM e la Classe IS-V.
Classe di rischio sismico di un edificio – metodo convenzionale con il Modulo CLASSIFICAZIONE di TRAVILOG
Tra gli interventi individuati di quelli che danno accesso alle detrazioni fiscali ve ne sono alcuni che
prevedono piccole modifiche all’edificio. Questi interventi hanno spese contenute e sono di larga diffusione
tra le tipologie di intervento sul patrimonio edilizio esistente. Sono tipici i casi di apertura o allargamento di
finestre e porte o di realizzazione di fori nei solai.
Per questi semplici interventi esistono specifiche regole anche in normativa urbanistica e tecnica e vale la
pena approfondire il tema degli interventi locali per cogliere le opportunità messe in campo dalla
agevolazioni fiscali.
Le opere per la mitigazione del rischio sono generalmente percepite come eccessivamente invasive,
costose e valutabili solo a valle di complesse analisi globali. In realtà è possibile migliorare il
comportamento sismico di un edificio intervenendo anche localmente su singoli elementi strutturali. Tali
interventi sono definiti dalle NTC 2018 come interventi locali. Gli interventi locali previsti dal §8.4.1 delle
NTC 2018 hanno diversi scopi, tra questi vale la pena sottolineare due obiettivi fondamentali:
- Perseguire un comportamento d’insieme dell’edificio, sufficientemente regolare e scatolare.
- Posticipare l’attivazione dei meccanismi locali e/o fuori del piano, rispetto all’attivazione dei
meccanismi globali.
NTC 2018 §8.4.1. RIPARAZIONE O INTERVENTO LOCALE
Gli interventi di questo tipo riguarderanno singole parti e/o elementi della struttura. Essi non debbono
cambiare significativamente il comportamento globale della costruzione e sono volti a conseguire una o più
delle seguenti finalità:
- ripristinare, rispetto alla configurazione precedente al danno, le caratteristiche iniziali di elementi o
parti danneggiate;
- migliorare le caratteristiche di resistenza e/o di duttilità di elementi o parti, anche non danneggiati;
- impedire meccanismi di collasso locale;
- modificare un elemento o una porzione limitata della struttura.
Intervento locale per impedire meccanismi di ribaltamento fuori piano - Modulo RINFORZI di TRAVILOG
(foto: Piedilama -Arquata del Tronto - Dicembre 2016 foto: Ing. Stefania Arangio)
L’edificio è caratterizzato da una tessitura muraria non regolare, composta da pietre sbozzate e ha subito
interventi di legatura delle facciate prima dell’evento sismico. Intervenire su edifici in muratura esistenti,
con opere di legatura mediante l’applicazione di cavi in acciaio, ha i seguenti vantaggi:
non altera la distribuzione delle rigidezze e delle masse dell’edificio quindi può essere calcolato
come un intervento locale.
è un intervento poco invasivo.
è relativamente economico.
Vediamo nel seguito come si procede al dimensionamento di un tirante.
Le verifiche per la messa in opera di un tirante in un muro esistente qui di seguito riportate sono condotte
con il modulo RINFORZI di TRAVILOG con la finalità di ripristinare attraverso un intervento locale un
adeguato livello di sicurezza per la porzione di edificio interessata dall’intervento.
Con il Modulo RINFORZI di TRAVILOG è possibile valutare l’applicazione di un tirante su setti murari
esistenti in maniera semplice senza modellare l’intero edificio.
Modulo RINFORZI guida il progettista in tutte le fasi dell'intervento: la scelta del rinforzo idoneo, la
verifica e la compilazione dei dati necessari al calcolo. Grazie al comodo Wizard si definiscono in pochi
semplici passi le geometrie della parete e del sistema di rinforzo, le azioni che agiscono sulla muratura
fino all'esito delle verifiche. Le tipologie di rinforzo e le scelte geometriche possono essere valutate
anche grazie ad una comoda rappresentazione grafica tridimensionale. Modulo RINFORZI può essere
utilizzato come modulo indipendente oppure in abbinamento a ogni altro modulo di TRAVILOG.
Per il progetto del tirante TRAVILOG valuta il dimensionamento di un tirante per il ripristino della
stabilità o la messa in sicurezza di una parete in muratura. Dopo avere modellato la parete con
materiale e geometrie, si definiscono il tipo di tirante e il sistema di chiusura; per il capochiave è
possibile scegliere una piastra circolare, rettangolare o il sistema a paletto. Le verifiche vengono
eseguite distinguendo le capacità della muratura e del tirante:
Tirante: si valuta la resistenza a trazione del tirante in acciaio.
Muratura: si considera la resistenza a taglio della parete secondo tre distinti meccanismi di
rottura: rottura per distacco di un cuneo con linee di frattura inclinate a 45°; rottura con linee
di frattura mediane rispetto alle linee di frattura precedenti; rottura per schiacciamento da
pressione orizzontale.
Capochiave: in questo caso si confronta la tensione che si sviluppa nel sistema di chiusura con
la tensione di calcolo a snervamento dell'acciaio.
Le verifiche vengono condotte secondo quattro distinti criteri in accordo alle specifiche delle Norme
Tecniche per le Costruzioni ai capitoli 8.7.1 e 8.7.4 e alla Circolare 617 del 2009 nei capitoli C8.7.1.8 e
C8.A.5.1.:
Resistenza del tirante. Il primo criterio riguarda il dimensionamento del tirante in funzione della
trazione necessaria a mettere in sicurezza il meccanismo di instabilità.
Resistenza della muratura a taglio, modo 1. Questo criterio riguarda il dimensionamento del
sistema capochiave/tirante valutando la resistenza massima offerta dalla muratura secondo un
modello di rottura per distacco di un cuneo con linee di frattura inclinate a 45º
Resistenza della muratura a taglio, modo 2. In questo caso il dimensionamento del sistema
capochiave/tirante viene confrontato con la resistenza massima offerta dalla muratura secondo un
modello di rottura con linee di frattura mediane rispetto alle linee di frattura del modello con linee
di frattura inclinate a 45º, in seguito questa verifica verrà citata come ‘verifica a punzonamento’ per
una più immediata distinzione in questa relazione di calcolo.
Modello di rottura per distacco di un cuneo con linee di frattura mediane - Verifiche di resistenza del
TIRANTE condotte con il Modulo RINFORZI di TRAVILOG
Resistenza della muratura a schiacciamento. Per questa verifica il sistema capochiave/tirante viene
confrontato con la resistenza massima offerta dalla muratura all’azione di pressione della piastra
del capochiave, nel caso di chiusura del tirante con un sistema a paletto tale verifica non viene
considerata
Resistenza della piastra o del paletto. Da ultimo viene verificata la resistenza del sistema di
chiusura capochiave/tirante ovvero viene valutata la capacità della piastra combinando le azioni di
flessione e taglio che si sviluppano per l’azione di trazione del tirante. Le due sollecitazioni vengono
combinate e viene determinata la tensione che sviluppa in campo elastico nella sezione centrale
della piastra, sezione che considera gli irrigiditori se presenti e che corrisponde al punto di innesto
del tirante
Il caso che qui di seguito è di sopraelevazione di un edificio in muratura. Valutando la sicurezza della
struttura, in accordo con i riferimenti normativi sopra riportati, si è in un caso di adeguamento sismico.
L’adeguamento sismico di per sé non prevede la valutazione esplicita delle capacità della struttura allo
stato di fatto, ma richiede comunque la conoscenza della struttura esistente sia in termini di dettagli
costruttivi che di capacità resistenti così da poter determinare e garantire le capacità della struttura allo
stato di progetto. È però vero che una volta in possesso delle informazioni che caratterizzano la costruzione
esistente, valutare la sicurezza della struttura allo stato di fatto è un passaggio aggiuntivo poco oneroso e
costituisce il punto di partenza per valutare il miglioramento della capacità sismica dell’edificio.
La finalità del lavoro diventa dunque duplice: da una parte garantire le capacità della struttura una volta
realizzata la sopraelevazione, dall’altra accedere al sistema di incentivi previsti dal Sismabonus per la
messa in sicurezza della struttura rispetto allo stato attuale.
L’edificio in esame è una struttura in muratura portante sita in Rozzano e costituita da due piani fuori terra
ed un piano seminterrato, con elementi di ripartizione dei carichi gravitazionali in calcestruzzo armato.
Il progetto di intervento prevede una riqualificazione dell’edificio mantenendo la destinazione d’uso a
‘uffici’, migliorando l’accesso ai diversi livelli dello stabile e realizzando una sopraelevazione in acciaio
rispetto al piano di copertura attuale.
Mantenendo come sfondo il riferimento normativo, in particolare il capitolo 8.5 delle norme Tecniche per
le Costruzioni, è stata effettuata la valutazione della sicurezza passando per la conoscenza della struttura
e di tutti gli aspetti che definiscono i materiali, le geometrie, le azioni ed il modello di calcolo.
Le indagini geognostiche, le prove in situ ed il rilievo sono in questo caso presenti nella documentazione
disponibile.
L’analisi condotta è sia di tipo lineare che non lineare, per un miglior confronto con la soluzione finale di
progetto. Vengono qui di seguito mostrati i risultati per un’analisi lineare dinamica modale con spettro di
progetto e fattore di comportamento imposto pari a q = 2,25.
I risultati sono mostrati per la combinazione SLV.
Classificazione del Rischio Sismico allo stato di fatto – Modulo CLASSIFICAZIONE di TRAVILOG
con G come Classe di Rischio Sismico per l’edificio, definita dall’indice PAM.
Durante la fase di rilievo e di caratterizzazione della struttura è emerso in modo evidente che la struttura
allo stato di fatto non disponesse di una buona capacità di risposta alle azioni orizzontali. La Valutazione
della Sicurezza ha confermato tale valutazione qualitativa e ha portato alla necessaria definizione di
elementi in grado di garantire un miglioramento sismico della costruzione.
La scelta degli interventi è stata armonizzata con la fase di progetto così da poter ottenere un
miglioramento sismico dello stato di fatto anche con elementi architettonici e strutturali pensati per una
miglior fruizione dell’edificio.
Un nuovo blocco ascensore esterno è stato così ripensato e invece di essere in acciaio e vetro viene
progettato in calcestruzzo armato con connessioni ai solai esistenti. Cosi anche un nuovo blocco vano
scale che interseca gli impalcati esistenti della struttura.
Queste soluzioni insieme al ripristino dei solai a mezzo di cappa collaborante e all’inserimento di setti in
calcestruzzo armato connessi ai solai rappresentano il quadro di interventi pensati per la struttura.
La sopraelevazione diventa così un elemento aggiuntivo al sistema di interventi e la valutazione della
sicurezza è svolta in due tempi: per prima cosa viene garantita la capacità sismica della struttura con gli
interventi di miglioramento (setti in calcestruzzo armato); successivamente si eseguono le verifiche
relative agli elementi strutturali della sopraelevazione in acciaio.
L’analisi condotta è di tipo lineare e non lineare. Analizzate le 16 combinazioni di calcolo viene determinata
la capacità minima della struttura. In questo caso vengono mostrati i risultati dell’analisi non lineare di tipo
Pushover per una combinazione tipo.
Curva di capacità e cerniere plastiche per una combinazione di calcolo – Modulo MURATURE di
TRAVILOG
Dall’analisi non lineare viene determinata la capacità in termini di Accelerazione di Picco al Suolo e di
tempo di Ritorno dell’evento sismico.
Per la combinazione SLV si ottiene una capacità PGAC=0,094g rispetto ad una domanda pari a PGAD=0,062g,
con ζE = 1,52. Da questi parametri, insieme alle verifiche per la combinazione SLD sia ha:
un valore dell’indice di sicurezza strutturale (IS-V) pari a 127 %
un valore della Perdita Annuale Media (PAM) paria a 0,45 %.
Classificazione del Rischio Sismico allo stato di progetto – Modulo CLASSIFICAZIONE di TRAVILOG
con A+ come Classe di Rischio Sismico per l’edificio, definita dall’indice PAM.
24 – Bonus fiscali per gli interventi strutturali
In questo caso si parte quindi da un vantaggio inverso: si richiede di realizzare un intervento su una
struttura; la Norma prescrive di eseguire l’adeguamento sismico dell’intero edificio, ma il professionista
dimostra che l’intervento migliora anche la risposta alle azioni sismiche della costruzione rispetto allo
stato di fatto. Oltre ad aver dunque risposto alla richiesta di sopraelevare l’edificio, si è riusciti a contenere
i costi complessivi dell’opera grazie ai vantaggi del Sismabonus: per un tetto massimo di spesa pari a 96000
euro, il committente accede a detrazioni fiscali pari all’80% della spesa sostenuta per la realizzazione degli
interventi indicati. La detrazione fiscale è distribuita sui successivi 5 anni ed è così significativa (80%) per
aver migliorato la sicurezza dell’edificio di più di 2 Classi di Rischio Sismico rispetto allo stato di fatto. Le
spese per la sopraelevazione ovviamente non sono contemplate nel calcolo degli incentivi.
Allegato B – DM 65/2017
La legge di bilancio 2018 ha introdotto una nuova detrazione quando si realizzano interventi su parti
comuni di edifici condominiali, ricadenti nelle zone sismiche 1, 2 e 3, finalizzati congiuntamente:
alla riduzione del rischio sismico
alla riqualificazione energetica.
La detrazione va ripartita in 10 quote annuali di pari importo e si applica su un ammontare delle spese non
superiore a 136.000 euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari di ciascun edificio.
Queste detrazioni possono essere richieste in alternativa a quelle già previste per gli interventi antisismici
sulle parti condominiali precedentemente indicate (75 o 85% su un ammontare non superiore a 96.000
euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari di ciascun edificio) e a quelle già previste per la
riqualificazione energetica degli edifici condominiali (pari al 70 o 75% su un ammontare complessivo non
superiore a 40.000 euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio).
Dal 1º gennaio 2017, in luogo della detrazione del 75% o dell’85%, tutti i beneficiari possono scegliere di
cedere il corrispondente credito ai fornitori che hanno effettuato gli interventi o ad “altri soggetti privati”
Non è possibile, invece, cederlo a istituti di credito, intermediari finanziari e amministrazioni pubbliche.
La possibilità di cedere il credito riguarda tutti i potenziali beneficiari della detrazione, compresi coloro che,
in concreto, non potrebbero fruirne in quanto non sono tenuti al versamento dell’imposta. Hanno la stessa
facoltà i soggetti IRES e i cessionari del credito che possono, a loro volta, cedere il credito ottenuto.
La cessione del credito deve intendersi limitata ad una sola eventuale cessione successiva a quella
originaria.
Il condomino può cedere l’intera detrazione calcolata o sulla base della spesa approvata dalla delibera
assembleare per l’esecuzione dei lavori, per la quota a lui imputabile, o sulla base delle spese sostenute nel
periodo d’imposta dal condominio, anche sotto forma di cessione del credito d’imposta ai fornitori, per la
quota a lui imputabile. La cessione deve riguardare l’intera detrazione in quanto il condomino non può
cedere rate residue di detrazione.
Il condomino che cede il credito, se i dati della cessione non sono già stati indicati nella delibera
condominiale che approva gli interventi, deve comunicare all’amministratore del condominio, entro il 31
dicembre del periodo d’imposta di riferimento, l’avvenuta cessione del credito e la relativa accettazione da
parte del cessionario, indicando, oltre ai propri dati, la denominazione e il codice fiscale di quest’ultimo.
L’amministratore del condominio effettua le seguenti operazioni:
comunica annualmente all’Agenzia delle Entrate i dati del cessionario, l’accettazione da parte di
quest’ultimo del credito ceduto e l’importo dello stesso, spettante sulla base delle spese sostenute
dal condominio entro il 31 dicembre dell’anno precedente. In mancanza di questa comunicazione la
cessione del credito è inefficace
consegna al condomino la certificazione delle spese a lui imputabili, indicando il protocollo
telematico con il quale ha effettuato la comunicazione all’Agenzia.
Una novità importante in tema di cessione del credito è il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate del 19
Aprile 2019 che introduce la possibilità di cedere il credito anche per interventi eseguiti su edifici privati
non condominiali o comunque su interventi che non riguardano le parti comuni di un immobile.
Un’apertura questa che rende ancora più fruibili i bonus fiscali e le opportunità di riqualificazione del
patrimonio immobiliare. Nel provvedimento viene anche ricordata l’obbligatorietà della comunicazione
della cessione del credito all’Agenzia delle Entrate eventualmente anche con il modulo fornito dall’Agenzia
stessa.
Il Decreto Legislativo n. 32 del 18 Aprile 2019 chiamato anche ‘Decreto Crescita’ o ‘Sblocca Cantieri’
introduce tra le altre novità per l’edilizia anche due aspetti che riguardano i bonus fiscali. Nello specifico:
l’estensione alle zone sismiche 2 e 3, oltre che alla 1, di poter usufruire del Sismabonus anche per
l’acquisto di immobili,
di poter accedere ad uno sconto sull’importo lavori in alternativa alla cessione del credito.
La prima novità è di estendere ai comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico nelle zone 2 e 3 le
detrazioni per le spese di rafforzamento antisismico nel caso di demolizione e ricostruzione di interi edifici,
anche con variazione volumetrica rispetto a quella preesistente, eseguiti da imprese di costruzione o
ristrutturazione immobiliare, che provvedono, entro 18 mesi dal termine lavori, alla successiva alienazione
dell’immobile. La detrazione è calcolata come il 75% (a fronte della riduzione del rischio sismico che
determini il passaggio ad una classe di rischio inferiore) o l’85% (a fronte della riduzione del rischio sismico
che determini il passaggio a due classi di rischio inferiore) del prezzo di acquisto dell’unità immobiliare,
calcolato su un ammontare massimo di spesa non superiore a 96.000 euro. È possibile in alternativa cedere
il credito maturato dall’acquisto.
La seconda novità riguarda gli interventi di efficientamento energetico e di messa in sicurezza delle
strutture e la possibilità di accedere direttamente ad uno sconto sull’importo dei lavori pari alla detrazione
fiscali maturabile. Questa misura permette di non dover disporre di una piena liquidità per poter eseguire i
lavori e ha come intento una maggior applicazione degli stessi strumenti di agevolazione fiscale. Lo sconto
sull’importo dei lavori è effettuato dal fornitore della prestazione di intervento al quale verrà corrisposta la
somma scontata all’importo lavori sotto forma di credito d’imposta. Tale credito potrà essere utilizzato in
compensazione, in cinque quote annuali di pari importo, senza l'applicazione dei limiti di compensabilità.
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