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RAVEL: sensibilità novecentesca, poetica del piacere epidermico, dal carattere mimetico.
Neoclassico con dilatazione allucinata. Non si può definire epigono di Debussy.
Mette in atto un panismo sensuale e sensistico avvolgente su armonie lineari. Infatti, le sue
composizioni rispecchiano la contraddizione novecentesca dove, da un lato ci sono la
secchezza e l’asciuttezza razionalistiche, antiromantiche e disilluse; dall’altro ci sono, invece,
la tensione e la ricerca e della voluttà psichica avvolgente, espressione emozionale sensistica
e esasperanda (ultra emozionale). Due realtà in conflitto insomma. Questo si riscontra anche
in Debussy, ma in una visione più psichica.
ASCOLTO: allegro per arpa, quartetto d’archi, flauto e clarinetti – introduzione (1906). Grande
raffinatezza che rifiuta di entrare nella profondità della coscienza.
Per Ravel la percezione della realtà è filtrata dal gusto per l’esotismo storico. Riconduce
l’oggettività del reale ad una dimensione di cornice ambientale.
Ascolti:
- Incipit della “Pavane pour une infante défunte” (?)
- “Concerto per pianoforte in Sol maggiore”. Sentiamo elementi jazzistici, ispirati dalla
conoscenza di Gershwin. Notiamo inoltre la componente della timbricità dilatata e allucinata.
Nella svolta modernistica viene superato da Debussy . Abbiamo confrontato la “Sonata per
violino e piano” di entrambi (vedi Debussy). La “sonata per vilino e piano” di Ravel (1927) è
seducente, scanzonata, ironica e dissimulatrice.
Ravel esprime l’eleganza dandystica estenuata e dissimulata del ‘900 (atteggiamento alla
Oscar Wild).