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Lezione 2

IL SIMBOLISMO IMPRESSIONISTA DI DEBUSSY E LA FALSA PARENTELA CON L’ESOTISMO


NEOCLASSICO DI RAVEL

DEBUSSY: sensibilità ottocentesca, profonda e complessa. Insofferenza verso accademismo;


dai 12 anni si interessa sempre più allo studio della composizione che a quello del pianoforte.
A 18 anni entra in contatto con la baronessa von Meck, che lo prende alle sue dipendenze e
sarà la sua madrina culturale. Attraverso la baronessa, infatti, viene influenzato dalla musica
di Mussorgsky, così come dalla primavera di Botticelli durante la permanenza Firenze.
Nel 1884 vince il Prix de Rome con la composizione “Printemps”, e durante la sua permanenza
a Villa Medici scopre la polifonia di Palestrina e il gusto modale.
La sua sensibilità è associata all’impressionismo. Debussy mette in atto un processo di
proscioglimento estatico contemplativo, stimolato dall’osservazione della realtà da parte della
coscienza, la quale si abissa poi in una evocazione interiore. Una ricerca evocativa
introspettiva.
Privilegia la relazione di colori e armonie sul disegno della melodia, ma detesta l’etichetta di
impressionista, temendo che fosse percepita come una componente iconografica. Un’altra
corrente che lo influenza è quella del simbolismo, attraverso la quale coglie i simboli della
realtà e li fa rivivere nell’arte. Si può dire che Debussy sia un compositore simbolista che usa
una tavolozza impressionista.
Influenzato dalla composizione “Jeux d’eau”, di Ravel (1901), da quel momento si impegna in
modo precipuo sulla composizione per pianoforte.
Abbiamo ascoltato i due compositori a confronto nei brani “Ondine” di Ravel e “Reflets d’un
l’eau” di Debussy.

Caratteristiche del linguaggio di Debussy:


- Modalismo
- Melodie su relazioni armoniche e timbriche più che intervalari.
- Visione estatica e epifanica. Rifiuta lo sviluppo consequenziale e in divenire e la visione
rettilinea.
- Uso di scale per toni interi, esatonali o pentatonali. Influenzato dalla musica Javanese.
- Tocco nebulizzante, brume sonora.
- Uso di lievi dissonanze sugli acuti inseriti sugli armonici di risonanza dei bassi. Crea un
trasalimento che viene poi prosciolto dagli stessi armonici dei bassi.

La sua carriera si può dividere in 3 stadi:


- Dal 1887 al 1902: il suo linguaggio non presenta ancora tutte le componenti (Suite
Bergamasca)
- Dal 1903 al 1912: periodo delle brume sonore.
- Dal 1913 in poi: prosciugamento modernistico.

Debussy prende da Wagner l’estenuata tensione eroica a forma di inquietudine, e la risolve in


un proscioglimento estatico. Al “Tristano e Isotta” si ispira anche l’opera anti-melodrammatica
“Pelléas et Mélisande”
Ascolto: “Prelude à l’après-midì d’un faune”; prima sensazioni di torbida sensualità, poi
trasalimenti e inquietudine.
Per Debussy l’orizzonte metafisico riappare in quello metapsichico, aldilà della psiche, e si
colloca sul versante delle origini emozionali.
Lavora anche con d’Annunzio, musicando “Il martirio di San Sebastiano”. Trai due c’è però un
abisso. Mentre d’Annunzio è un decadente con uno sguardo al passato, Debussy è un
decadente con capacità di guardare alla modernità e con asciuttezza.
Punti di contatto più fedeli sono invece quelli con la poesia di Montale, dove avviene un
incontro tra ermetismo linguistico e musicale. Abbiamo ascoltato “I suoni e i profumi che
pervadono l’ora della sera” di Debussy, seguita da una poesia di Montale tratta da “Ossi di
seppia”.
A partire dal 1912 avviene la svolta del prosciugamento decostruzionistico, che lo porta agli
studi scritti nel ‘15, a partire dal secondo libro dei preludi.
Ascolto: “La puerta del vino”: scomposizione cubistica. Armonia secca e tagliente, ma dai ritmi
straordinari. E’ costruita sul ritmo dell’Habanera.
Negli ultimi anni raccoglie i frutti più maturi della poetica simbolista e li converge in
un’economia classica. E’ un processo di fusione della componente emozionale e metapsichica
riportati in una dimensione del costrutto classico.
Con la “Sonata per violino e pianoforte” ad esempio, compie un processo di sintesi formale: il
pianoforte rimane su armonie Debussyane, mentre il violino segue uno sviluppo più
tradizionale.
Debussy ha avuto una propensione al possesso e alla ricerca dell’essenza. Si può pensare che
abbia avuto un ruolo nello sviluppo della coscienza in relazione all’orizzonte metafisico.
Rappresenta inoltre il ritorno dell’idea a se stessa, non più teoretica, come sosteneva Bach, ma
metapsichica.

RAVEL: sensibilità novecentesca, poetica del piacere epidermico, dal carattere mimetico.
Neoclassico con dilatazione allucinata. Non si può definire epigono di Debussy.
Mette in atto un panismo sensuale e sensistico avvolgente su armonie lineari. Infatti, le sue
composizioni rispecchiano la contraddizione novecentesca dove, da un lato ci sono la
secchezza e l’asciuttezza razionalistiche, antiromantiche e disilluse; dall’altro ci sono, invece,
la tensione e la ricerca e della voluttà psichica avvolgente, espressione emozionale sensistica
e esasperanda (ultra emozionale). Due realtà in conflitto insomma. Questo si riscontra anche
in Debussy, ma in una visione più psichica.
ASCOLTO: allegro per arpa, quartetto d’archi, flauto e clarinetti – introduzione (1906). Grande
raffinatezza che rifiuta di entrare nella profondità della coscienza.
Per Ravel la percezione della realtà è filtrata dal gusto per l’esotismo storico. Riconduce
l’oggettività del reale ad una dimensione di cornice ambientale.
Ascolti:
- Incipit della “Pavane pour une infante défunte” (?)
- “Concerto per pianoforte in Sol maggiore”. Sentiamo elementi jazzistici, ispirati dalla
conoscenza di Gershwin. Notiamo inoltre la componente della timbricità dilatata e allucinata.

Nella svolta modernistica viene superato da Debussy . Abbiamo confrontato la “Sonata per
violino e piano” di entrambi (vedi Debussy). La “sonata per vilino e piano” di Ravel (1927) è
seducente, scanzonata, ironica e dissimulatrice.
Ravel esprime l’eleganza dandystica estenuata e dissimulata del ‘900 (atteggiamento alla
Oscar Wild).

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