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MATRONE NELL’ETÀ MONARCHICA

Rivestono un ruolo passivo. Svolgevano un ruolo:


- Nella costituzione di alleanze politiche perché oggetto degli accordi matrimoniali pianificati dal
pater familias e in quanto generatrici di cives.
- All’interno delle domus, depositarie di una memoria familiare, patrimonio che tuttavia era stato
costruito nei secoli dalla componente maschile della famiglia (VEDI COSTRUIRE LA MEMORIA).

MATRONE NELLA TARDA REPUBBLICA


Periodo di guerre civili (II guerra punica)  le guerre civili allontanano dalle sedi della politica molti
protagonisti consentendo l’accesso anche alle matrone a spazi di azione pubblica e talvolta politica prima a
loro preclusi. Operano come esecutrici di disposizioni maschili, con gli uomini della loro famiglia ideando
strategie di azione oppure in autonomia.

Occasioni di interferenza in questioni politiche, occupazione spazi pubblici destinati agli uomini,
appropriazione di modalità di azione e comunicazioni tradizionalmente estranee alle donne, connotano le
rinnovate forme dell’agire matronale nella tarda repubblica. LA NUOVA REALTA’ DEL PRINCIPATO, ESITO
DELLA PROPENSIONE DI AUGUSTO ALLA NORMALIZZAZIONE MA ANCHE DI TEMPI SOSTANZIALMENTE
MUTATI, FORNIRA’ LA MISURA DI QUANTO TALE TRASFORMAZIONE FU RADICATA E ACCETTATA.

Tra la fine del II e il I secolo a.c intraprendono in prima persona iniziative che le resero protagoniste attive
dell’azione politica interferendo nella vita cittadina:

- Interferirono nelle strategie matrimoniali in termini di scelta del marito o di rifiuto di un legame
(VEDI QUELLA CHE RIFIUTA DI SPOSARE UOMO RICCO Cornelia) o di scioglimento di un vincolo
coniugale proprio o altrui (?)
- Furono promotrici di mediazioni di contenuto politico. Operavano presso parenti o per questi
ultimi presso individui esterni alla cerca familiare o mettendo in relazione soggetti con cui non
condividevano alcun legame di parentela.
Esempio: Ottavia sorella di Ottaviano e mogli di Antonio.
Esempio: nel 62 ac Cornelia (figlia di Lucio Cornelio Scipione Asiatico, fratello di Scipione l’Africano),
forse su sollecitazione del marito Publio Sestio, si rivolse a Terenzia perché presso il marito
Cicerone perorasse la riconferma di Sestio come proquestore di Macedonia mentre in Senato
stavano nominando un successore. La voce della matrona ottiene maggior credito rispetto a quella
del segretario e delle lettere autografe di Sestio.
- Agirono in tribunale (VEDI DISCORSI MATRONE) nelle vesti di testimoni o di avvocate di se stesse
Azioni promosse attraverso modalità espressive tradizionalmente femminili come la gestualità o
specificatamente maschili come la parola tradotta in discorso.
Esempio: 61 ac , Aurelia (Madre di Cesare) e Giulia (sorella di Cesare) testimoniano in tribunale
contro Publio Clodio (futuro suocero di Ottaviano, perché sposerà Fulvia, mamma di sua moglie
Clodia Pulcra) che aveva violato i riti della Bona Dea, in un processo di competenza femminile per il
carattere del culto violato da Clodio.

- Gestirono le spoglie dei loro parenti defunti *, e talvolta gestione dei funerali.
Azioni che hanno il potere di incidere sulla scena politica soprattutto se la marte era connessa a
guerre civili in corso e forma di valorizzazione a fini politici della memoria del defunto.
Esempio: Nel 52 ac. Fulvia, moglie di Clodio, ricevette il corpo del marito e Fulvia strumentalizzò il
cadavere inserendosi nella contrapposizione politica del tempo. Fulvia infatti espose, irritualmente,
il corpo di Clodio martoriato e non ricomposto, secondo quanto stabiliva invece il cerimoniale, per
fomentare la brama di vendetta dei suoi seguaci.
- Coinvolte nell’azione politica dei loro congiunti
 Ruolo di collegamento che assunsero in Roma per i loro parenti lontani garantendo
aggiornamenti sui fatti romani spesso decisivi per l’impostazione di programmi e strategie
d’azione da parte dei loro congiunti lontani perché a capo di eserciti e provincie o in fuga
perché condannati come nemici politici.
Esempio (Giunia, sorella di Marco Giunio Bruto, un assassino di Cesare, manteneva rapporti
con il marito Marco Emilio Lepido, trumviro del II triumvirato, in Gallia Narbonese).
 Intraprendenza matronale si traduce talvolta in concrete interferenze nell’ azione politica di
mariti, figli, fratelli.
Esempio: 82 ac contesto delle proscrizioni. Cecilia Metella accusata di indurre il marito Silla
a comprendere alcuni individui tra i proscritti al fine di impossessarsi dei loro beni.
-Interferenze nell’azione dei mariti anche in merito all’azione di questi in tribunale.
Esempio: Nel 61 ac Terenzia indusse Cicerone a testimoniare contro Publio Clodio (in
alleanza con sorella a madre di Cesare), il fratello di Clodia (di cui era gelosa) sui fatti della
Bona Dea. Cicerone testimoniò che il giorno del sacrilegio lui e Publio Clodio discussero a
Roma, smentendo quindi l’alibi che Publio Clodio non si trovasse in Città.
-Interferenza presso i familiari si esercita anche in merito alla carriera militare e
magistratuale di mariti e figli.
Esempio: ?
-Influenza sui parenti maschili attraverso consigli che le matrone davano, spesso ascoltati.
Nel 44 ac. Azia (Madre di Ottaviano), insieme al nuovo marito Filippo, suggerì a Ottaviano
come comportarsi in merito alle accuse che gli venivano mosse di aver svolto un ruolo
nell’attentato contro Antonio.
- Azione politica anche attraverso relazioni con il popolo
Tra il 40 ac e il 39 ac, il popolo, preoccupato del fatto che Sesto Pompeo (figlio di Gneo Pompeo
Magno), aveva impedito i rifornimenti a Roma, affamando così la città (per sfuggire alle proscrizioni
di Ottaviano contro uccisori di Cesare, Sesto occupa le isole e fa atti di pirateria bloccando i
rifornimenti, gli viene poi riconosciuto il governo delle isole d’Italia e consolato nel 35 ac. Trattato
suggellato da matrimonio di Ottaviano con Scribonia, sorella del suocero di Sesto Pompeo), chiede
l’aiuto della madre di Sesto Pompeo (Murcia), insieme all’azione della madre di Antonio, Giulia.

In questa progressiva trasformazione nella tarda repubblica di iniziative estemporanee in vera e propria
pratica di azione vanno analizzati tre/quattro aspetti:
- Tipologia delle occasioni in cui le matrone assunsero un ruolo attivo
- I contesti nei quali le iniziative presero corpo
- I linguaggi che esse adottarono.
Decisivi nella dialettica politica risultano i mezzi della comunicazione. Forme comunicative
femminili più diffuse nella tarda repubblica: gestualità adottata secondo una tradizione consolidata,
e comunicazione verbale articolata attraverso l’uso della parola in contesto pubblico, invece da
sempre prerogativa maschile. Pianti, urla, soprattutto in contesti di lutto, rappresentavano
l’applicazione di pratiche consolidate, ma discorso articolato pratica maschile.
Esempio : 43 ac dopo guerra di Modena, Fulvia cerca di evitare condanna del marito Antonio come
nemico pubblico (dopo assassinio di Cesare Antonio dichiarato nemico perché aveva occupato la
Gallia che spettava a Decimo Bruto nel 44 ac. Nella guerra di Modena, Antonio, dalla parte di
Cesare, vs Ottaviano, cesariano alleato con repubblicani, si scontra con le truppe del cesaricida
Bruto. Vittoria dei repubblicani che sconfissero Antonio. Presto situazione cambia perché Ottaviano
non ha appoggio senato per governare autonomo, quindi si allea con Antonio.). La donna si vestì
con abito di lutto espressando un messaggio di disperazione e valorizzando quindi la comunicazione
per immagini, con pianti e lamenti secondo il mos maiorum, ma allo stesso momento anche
suppliche e formulazione di parole e frasi (tipico maschile). Quindi nonostante Fulvia interferiva in
una questione di carattere politico agendo in contesti pubblici, lo faceva per alcuni aspetti
rispettando il mos maiorus per altri introducendo novità.
Anche l’assenza di linguaggio, e quindi l’afonia in donne attive politicamente, si può interpretare
come ritorno al mos maiorum.
Esempio: Porzia, moglie del cesaricida Bruto, perse la voce dopo essere stata informata del
cesaricidio e mentre si compiva e la recuperò dopo la morte del tiranno cesare quando sembrarono
ripristinarsi gli ordinamenti repubblicani.
Altro mezzo: scritti privati, come lettere con finalità politiche.
Esempio: Azia, mamma di Ottaviano, utilizzo le lettere per indirizzare le scelte di Ottavio dopo il
cesaricidio, per dissuaderlo dall’accettare la designazione testamentaria di Cesare e non fare scelte
avventate.
- I luoghi dove si esplicitarono le iniziative matronali
Da un lato valorizzazione in termini nuovi delle sedi tradizionali dell’azione femminile che
affiancarono alla loro funzione privata abituale, il ruolo di luogo deputato alla definizione di
questioni di interesse pubblico e politico.
Domus diventano allora anche sedi per l’elaborazione di strategie matrimoniali: cene politiche e
incontri organizzati per discutere di questioni di carattere pubblico o per siglare accordi. Matrone
erano testimoni e compartecipi. Nel 63 ac. Sempronia (moglie di Decimo Bruto, console e uno degli
assassini di Cesare. Bruto lontano da Roma. Sempronia viene ritratta nella congiura di Catilina)
ospitò i Catiliniani nella sua casa.
Dall’altro lato occupazione femminile anche di spazi pubblici prima destinati solo all’iniziativa
maschile: foro, strade della città, tribunali. Le donne agivano in forma individuale, in coppia o in
gruppo.
Esempio: matrone uscite dalle domus per sostenere abrogazione della Lex Oppia nel 195 ac.
(istituita nel 215 ac. Limita il possesso dei gioielli alle donne), venne quindi abolita.
Esempio: 42 ac. Discorso pubblico di Ortensia contro la tassazione straordinaria di 1400 matrone.
Prima tentano mediazione con Fulvia (non accetta) e Ottavia e Giulia (Madre di Antonio) poi si
presentano in tribunale. Le parole di Ortensia aderiscono comunque alla tradizionale ideologia
maschile e alle tradizionali gerarchie “le guerre civili le aveva rese senza potestà per uccisione
uomini della famiglia, non possono vivere se spogliate anche dei patrimoni”. (Affermazione
autocoscienza economica femminile).
Esempio: mentre si compiva il cesaricidio, Porzia (moglie del cesaricida Marco Giunio Bruto), si era
spinta per strada in attesa di notizie sulla sorte del marito. Carattere innovativo e trasgressivo della
sua azione stava nella compartecipazione politica alla congiura anticesariana pur senza un ruolo
operativo e anche nella modalità di azione violando il confine domestico.
*DONNE PROTAGONISTE DELLA MEMORIA
Nella tarda repubblica, le matrone sono coinvolte attivamente o passivamente nella costruzione della
memoria storica.

Esempi di come le matrone vennero coinvolte nella codificazione della memoria in modo passivo con
utilizzo della memoria femminile a fini politici dopo la morte delle donne:
- 40 ac Guerra di Perugia. Antonio e Ottaviano volevano escludere ogni responsabilità diretta in
questa guerra tra civili. A pochi mesi dalle ostilità Fulvia era morta e ciò assicurava la stipula di un
nuovo accordo matrimoniale, a quel punto opportuno (Antonio sposa Ottavia). Così fu Fulvia e non
Marco Antonio o suo fratello Lucio (che ancora poteva divenire triumviro), che diventò l’artefice
della guerra in quanto, a causa della sua gelosia, aveva fatto il possibile affinché il marito rientrasse
dall’Oriente per separarlo da Cleopatra. Venne anche resa responsabile dell’infelice gestione del
conflitto sul campo, nel ruolo di dux femina e quindi con l’appropriazione del comando militare
tradendo il suo status femminile. Sia Antonio che Ottaviano vedono una convergenza di interessi
nella delegittimazione della memoria di Fulvia.
- Esempi con Cesare protagonista: 69 ac, in occasione dei funerali della zia Giulia, Cesare aveva
pronunciato un’articolata orazione funebre sfruttando la pretestuosa opportunità di un’evocazione
celebrativa per ripercorrere le origini della propria famiglia. Alcuni mesi dopo tiene un’altra
orazione funebre per tessere le lodi della moglie Cornelia. Nonostante fosse morta giovane, la
donna aveva ottenuto un onore riservato alle anziane, sempre con lo scopo di affermazione. Nel 54
ac, alla morte della figlia Giulia, Cesare aveva sfruttato per i fini della sua politica, il sepolcro della
donna che era stato eretto non presso la villa del marito Pompeo, ma nel Campo Marzio.
L’ubicazione avrebbe concorso alla causa cesariana nella contrapposizione tra i due triumviri.

Esempio di come le matrone vennero coinvolte nella codificazione della memoria e nella
strumentalizzazione del ricordo in modo passivo attraverso la reputazione e quindi l’immagine delle
matrone in vita:
62 ac, Pompeo ripudia la moglie Murcia (che lo aveva tradito con Cesare), dopo essere rientrato vittorioso
dalla guerra, nonostante sapesse già che la moglie lo tradiva. Ripudiata la moglie, Pompeo sposò Giulia, la
figlia di Cesare, nozze che suggellano il I triumvirato. Murcia viene ritratta quindi come adultera e sembra
che sia stato Cesare e non Pompeo a caratterizzarla in questo modo dato che Pompeo non esplicitò mai il
motivo della separazione.

Fulvia, Giulia madre, Cornelia sorella, Giulia Figlia, Murcia, in forma passiva furono l’oggetto di un
condizionamento della memoria posto in essere da politici.

Vi sono però casi in cui le matrone si fanno interpreti e custodi in prima persona della storia nella politica
del loro tempo e nei tempi a seguire. Agiscono quindi in forma passiva come soggetti di un ricordo costruito
da altri o attivamente come interpreti esse stesse del passato attraverso:

 La gestione dei corpi dei loro parenti defunti e i funerali dei loro congiunti

In ambito funerario nella gestione dei corpi e del loro funerale


Le donne avevano un ruolo specifico nel rito dell’ossilegium.
Esempi: Fulvia (vedi sopra, corpo martoriato marito), a Calapurnia viene riconsegnato il corpo trafitto di
Cesare che dei servi riportarono nella sua casa, Agrippina accoglierà, in età imperiale, il cadavere del marito
Germanico.
La gestione dei corpi poteva concorrere al culto di quelle personalità, incidendo nei futuri equilibri.
Attraverso gli onori si codificava una precisa memoria di quell’individuo, che sarebbe rientrata nelle
strategie di azione dei suoi partigiani e che avrebbe condizionato le iniziative dei suoi nemici politici.
Nello svolgimento del rito del funerale erano però gli uomini ad assumere il ruolo di protagonisti attivi
anche se le donne non ne erano totalmente estranee. Esempio: Azia (nipote di zio di Giulio Cesare) era
stata investita da Cesare del compito di allestire il proprio funerale.

 L’educazione dei loro discendenti

I ritratti definiti attraverso la cura della salma e il funerale costituivano exempla del passato, custoditi dalla
tradizione orale ma anche dalla redazione scritta degli archivi familiari su cui si sarebbe fondata la
formazione impartita ai giovani e alle giovani aristocratici. Il mos maiorum affidava il ruolo di mediazione
culturale anche alle matrone e questo impegno educativo consentiva loro importanti margini di intervento
sulla memoria. Assolvimento di compiti educativi rientrava nella buona condotta secondo il mos maiorum.
Esempi di donne con una solida formazione culturale: prima fra tutte da ricordare è Cornelia, figlia
dell’Africano e madre dei Gracchi, Sempronia, moglie di Decimo Giunio Bruto, madre del cesaricida Bruto,
attiva nella congiura di Catilina (vedi sopra attività politica nelle domus).
Risvolti negativi  caso di Sempronia: la formazione culturale viene sfruttata dalle donne per fini giudicati
deprecabili in quanto pare che mise quindi le sue capacità oratorie al servizio dei catiliniari.
Risvolti positivi  una consapevole gestione da parte delle matrone del loro ruolo sociale, in una più
efficace amministrazione della casa, in un fattore di valorizzazione del prestigio della stessa famiglia di
origine e nell’educazione per i figli.
Ciò si sviluppa soprattutto a partire dal II sec ac, grazie alle benefiche conseguenze dell’espansione che
avevano cresciuto il benessere, liberato la componente femminile dalla famiglia e da incombenze assolte
ora dagli schiavi, portato a Roma pedagoghi e una nuova mentalità oltre ad agevolare la costruzione di
preziose biblioteche private a cui anche le matrone iniziavano ad avere accesso. Inoltre la situazione
politica di Roma negli ultimi due secoli della tarda repubblica, allontanarono gli uomini dalla città,
concorrendo ad accrescere il ruolo di educatrici delle mater familias.
Casi emblematici: Giulia nonna di Ottaviano, Giulia madre di Antonio, Terenzia moglie di Cicerone, Cornelia,
madre dei Gracchi, Aurelia madre di Cesare, Azia madre di Ottaviano, definite come esempi per il loro ruolo
di educatrici.
Cornelia: si occupò personalmente dell’educazione di figli e ciò la rese una figura modello tradizionale ma
allo stesso tempo anche un antimodello per coloro che erano contro l’azione dei Gracchi.
Gli interventi femminili nell’educazione dei giovani della famiglia, non si esaurivano nella trasmissione di
conoscenze disciplinari di base ma veicolavano anche la memoria familiare e incidevano sulla costruzione
del loro pensiero. Attraverso la costruzione della memoria della famiglia del marito, si attuava il ricordo
della famiglia di origine della donna facendo sì che la componente femminile, che faceva da ponte tra
gruppi diversi, generasse un patrimonio condiviso di notizie di origine gentilizia. Il recupero del passato
familiare assumeva quindi anche il carattere di una storia collettiva che poteva avere ricadute di carattere
pubblico e politico.
LE MATRONE DIVENTANO AUGUSTE
Con l’avvento del principato augusteo, il ruolo delle matrone si complica. La nuova struttura di potere è la
domus augustea, al contempo pubblica e privata, formata da matrimoni, divorzi, adozioni, amicizie, che si
inseriscono in una nuova area di mediazione, la domus appunto, tra il principe e la società. Si passa allora
dalla gens (gruppo di famiglie che si riconoscevano in un antenato comune e praticava culti comuni), alla
domus. La posizione femminile alla corte del principe è ambigua e lo dimostra il giudizio che Tacito esprime
dei confronti di Livia, parlandone positivamente con rispetto allo stato in quanto apportatrice di prosperità
secondo il modello positivo della maternità tradizionale, ma allo stesso tempo negativamente quando la
nuova casa imperiale si trasmette direttamente a un erede partorito dalla moglie dell’imperatore.
Livia ha un ruolo fondamentale nella progressiva creazione di una domus augusta divina, che diventa la
base del culto dinastico e del relativo consenso al potere imperiale.
Anche le donne della domus imperiale iniziano ad avere un ruolo fondamentale nelle dinamiche sociali e
politiche e vengono resi onori ai membri della famiglia imperiale, uomini e donne attraverso monumenti e
dediche che occupavano gli spazi pubblici della cità.
Il nuovo ruolo pubblico della donna rappresenta un modello ideale di comportamento che univa le
tradizionali virtù della maternità domestica repubblicana alla nuova ricchezza e imprenditorialità femminili
e alla possibilità per queste matrone intraprendenti di diventare attive in opere di sostegno della collettività
sia come modelli di comportamento che come benefattrici.

Livia
Conformemente al costume antico, Livia si è sempre allineata al tradizionale ruolo femminile all’interno
della vita domestica, mostrandosi però più compiacente e tollerante di quanto non fosse consentito alle
donne di età repubblicana, madre autoritaria e ambiziosa, moglie accondiscendente.
Il suo matrimonio con Ottaviano sancisce l’accordo di Ottaviano con parte dell’aristocrazia filo repubblicana
tradizionalista e in particolare con le influenti famiglie dei Claudi e dei Livi, nonostante Livia fosse incinta del
precedente marito, ancora una volta a dimostrare di quanto fosse importante il ruolo del matrimonio
all’interno dei rapporti politici.
Nel 35 ac., Livia e Ottavia ricevono probabilmente in seguito a un provvedimento del senato, la possibilità di
essere onorate con statue, l’esenzione dalla tutela e vengono insignite della sacrosantitas (inviolabilità).
Tuttavia Livia e Ottavia non sono state onorate per un atto che avevano compiuto loro stesse o per il loro
rango, ma perché il marito e fratello aveva ottenuto un trionfo avrebbero quindi goduto di un onore di
riflesso. E’ probabile che Ottaviano voglia concedere loro la sacrosantitas, al fine di proteggere quei corpi
che gli avrebbero potuto generare degli eredi e che voglia concedere loro delle garanzie e delle distinzioni
che le collocassero su di un piano diverso rispetto alle altre donne nobili del tempo.
La famiglia dei Giuli inizia allora ad essere presa ad esempio e identificata con l’intero corpo civico e il
benessere dei suoi esponenti coincide con il bene dello stato.
Tra il 18-17 ac, le leggi Iuliae ripropongono, dopo le guerre civili, il ritorno al modello positivo della moglie
federe, onesta e della mater familias, ma il rapposto tra le donne e la vita repubblicana e cittadina era
cambiato, se non altro il coinvolgimento femminile destinato ad aumentare nell’edilizia civica attraverso il
fenomeno dell’evergetismo e l’assenza della tutela a tutte le donne prolifiche.

Le leggi augustee sulla famiglia sono in stretta relazione con l’organizzazione dei ludi saeculares ovvero una
celebrazione dell’inizio di un nuovo secolo che ha il ruolo di celebrare il potere augusteo, capace
soprattutto di ampliare o confini dell’impero con il supporto divino alla missione imperialistica romana e
capace di instaurare gli antichi valori familiari. Augusto vuole sottolineare con queste celebrazioni, che la
felicità nel nuovo secolo non sarebbe soltanto dipesa dalla disposizione favorevole delle divinità, ma anche
e soprattutto dalla moralità dei Romani.
Allo scopo di promuovere le nuove e poco amate leggi sulla famiglia, viene dato uno specifico risalto alle
mater familias, per le quali sono allestiti appositi banchetti e cerimonie. Nello stesso anno, 17 ac, Augusto
adotta anche Gaio e Lucio Cesari, figli della figlia Giulia e di Agrippa, anno che viene quindi a occupare un
ruolo ben preciso nella politica della successione di Augusto.
L’obiettivo di Augusto è quello di ripristinare il mos maiorum attraverso l’incremento della natalità, al fine
di garantire e stabilizzare, dopo la crisi delle guerre civili, il regime della proprietà terriera con la
trasmissione a un erede legittimo (a tale scopo si perseguita l’adulterio)

Queste nuove donne sono chiamate a rappresentare da un lato il tradizionale modello ideale femminile,
imperniato sulla procreazione di legittimi eredi e sulla dedizione alla famiglia, ma al contempo si chiede loro
di essere parte integrante della comunità civica, attraverso un sostegno finanziario a opere di pubblica
utilità. Lo stesso operatore promuove il rifacimento e la costruzione di due edifici che fa intitolare alla
sorella e alla moglie.

Le statue femminili ascrivibili all’età repubblicana sono da collocarsi esclusivamente in contesto privato e
prevalentemente funerario. La concessione alla pubblica immagine a donne eminenti è quindi una
testimonianza del nuovo e del tutto ambiguo ruolo delle donne. L’ambito tradizionale era esclusivamente
quello domestico, mentre quello imperiale diventava anche pubblico e civico.

Il funerale di un membro della famiglia imperiale ha un ruolo fondamentale nella definizione della domus
Augusta in quanto diviene momento di formazione del conse3nso al progressivo riconoscimento della casa
regnante. Nato infatti come sepolcro familiare, il mausoleo diventa prima dinastico poi imperiale. Anche i
funerali femminili contribuiscono alla creazione della dinastia dei Giulio-claudi. Il genere letterario delle
consolationes, per lo più scritte per le madri in occasione della morte di un figlio, contribuisce a creare
modelli di comportamento funzionali alla dinastia. Ottavia rappresenta il modello retorico della madre
inconsolabile dopo la morte del figlio Marcello.
Augusto, conformemente alla tradizione repubblicana, cerca di ottenere alleanze nel corso della sua
azione politica, attraverso una diffusa rete di matrimoni dei suoi congiunti, soprattutto con gli esponenti
della vecchia aristocrazia supersite andando a creare complicati intrecci familiari. Augusto si era infatti
operato per amalgamare le due componenti della sua famiglia, La Giulia e la Claudia, (Le due gens si
intrecciano a partire da Tiberio con il quale ebbe inizio la dinastia giulio-claudia, proseguita
con Caligola e Claudio, e destinata a concludersi con Nerone).
Augusto adotta Tiberio, figlio di Livia, e induce Tiberio ad adottare Germanico (figlio di Druso Maggiore,
fratello di Tiberio quindi Germanico è il nipote di zio di Tiberio). Augusto adotta anche i figli di sua figlia
Giulia Maggiore.
Augusto ha gradualmente promosso Livia (e le donne della sua domus), verso una posizione pubblica e
eminente, ma non in modo autonomo, bensì in funzione e in relazione a un personaggio maschile, secondo
un comportamento proprio della tradizione repubblicana. La rilevanza dell’onore concesso va di pari passo
con la capacità femminile di assicurare la legittima discendenza. La concessione di un onore pubblico può
comportare una ridefinizione dei rapporti tra gli individui all’interno della famiglia che si fonda sul rispetto
dei ruoli e dei relativi obblighi pur rendendo evidente una progressiva emancipazione delle donne nei
confronti della stessa società.
In età imperiale, la domus privata di Augusto diventa la domus pubblica dove si esercita il potere
dell’imperatore, figura istituzionalmente innovativa. Le donne della famiglia privata di Augusto si trovano
quindi in una nuova dimensione pubblica che ha contribuito a caratterizzarle come donne di potere
travalicano quella linea di demarcazione tra privato e pubblico.

Quella delle donne è una posizione di fatto ambigua e contraddittoria in precario equilibrio tra il ruolo
pubblico che le imperatrici romane erano destinate ad avere e il ruolo domestico che il modello ideale della
matrona tradizionale che continuava a condizionare la loro rappresentazione. Il ruolo delle donne della
corte augustea è del tutto legato alla loro contingente possibilità di essere madri dell’erede dell’imperatore.
Il loro ruolo pubblico è quindi funzionale alla successione dinastica. Per un certo periodo infatti, il ruolo di
Livia non è stato funzionale alla successione dinastica di Augusto in quanto in questo momento ha una figlia
legittima, Giulia e soprattutto due figli maschi adottati come figli. Il nuovo ruolo rivestito dalle donne a
corte e nella società è esemplificato dal nome di Augusta , assunto per la prima volta da Livia in seguito alla
morte di Augusto e alla sua adozione da parte del marito nel 14 d.c. Ben presto essere Augusta significa
appartenere alla domus imperiale soprattutto nel ruolo di madre o moglie dell’imperatore. Non c’è stata
unanimità tra gli studiosi nell’intendere un effettivo ruolo istituzionale di Livia all’indomani della morte di
Augusto. Ottaviano aveva potuto acquisire lo stesso status giuridico dei figli naturali.
Lo scopo politico di queste adozioni (Livia diventa così equiparata a una figlia naturale) è quello di
rafforzare la successione di Tiberio in tal modo che egli potesse vantare di appartenere alle principale gens
e di discendere direttamente dal predecessore sia per parte di padre adottivo che di madre naturale.
L’elemento più importante è comunque la trasmissione del cognome di Augusto. Probabilmente Augusto
non voleva configurare un vero e proprio potere istituzionale per Livia, del tutto inammissibile per la
mentalità romana del tempo. E’ però evidente il ruolo fondamentale di Livia nella progressiva creazione di
una Domus Augusta divina, come base del culto dinastico e del consenso al potere imperiale. Livia è infatti
la prima sacerdotessa del culto del divo Augusto, una importante fonte di legittimazione al potere del
figlio Tiberio. Tale sacerdozio femminile consente il riconoscimento di una posizione formale alla Augusta
Livia.
In provincia Livia è onorata pubblicamente con il titolo di mater patriae e con il titolo di genetrix orbis ed è
quindi parte integrante di quel principato, retto dal figlio che deve garantire sicurezza e prosperità ai suoi
sudditi. Il futuro imperatore Galba nel suo breve principato, utilizzerà le monete che utilizzano
ideologicamente la figura di Livia per rappresentare l’idea del buon governo, stabile e sicuro, derivante
dalla continuità dinastica con il principato augusteo. A Livia sarà concesso dal figlio Tiberio di sedere in
teatro tra le Vestali e di utilizzare il carro a due ruote usato solo in occasioni solenni e sarà poi divinizzata
dal nipote Claudio nel 42 dc. S
ono stati tramandati dalle fonti antiche, diversi ritratti di Livia, ciascuno funzionale all’ideologia dello storico
antico, alcuni la descrivono come positiva e ammirevole, altri come scialba, altri come ambigua e
manipolatrice, intrigante. L’immagine femminile è sempre funzionale al ruolo storico e politico dei
famigliari maschi di riferimento. (VEDI COSTRUIRE LA MEMORIA).
Della Livia in carne ed Ossa sappiamo ben poco, nella documentazione epigrafica viene ricordata, oltre che
come moglie di o madre di, anche come figlia di e ciò la collega direttamente all’oligarchia senatoria. In ogni
modo, qualunque sia il ruolo svolto da Livia, esso va riferito sempre e comunque a un personaggio maschile
di riferimento. I vari mezzi di informazione del tempo (monumenti figurati, iscrizioni, pubbliche letture di
opere letterarie, monete, confermano che la famiglia di Augusto aveva assunto un ruolo pubblico e
conseguentemente anche le donne della famiglia diventano un modello di comportamento civico cui si
ispirano le donne della buona borghesia italica. Augusto impone modelli di comportamento femminili
all’interno della sua famiglia che devono essere riproposti dalle donne. La visibilità di alcune matrone
evidenzia la preminenza degli uomini delle loro famiglie nell’ambito politico. Tuttavia Augusto non riteneva
che questo ruolo fosse ancora esplicabile in un documento pur destinato allo stesso pubblico come le Res
Gestae , in cui nessuna donna del suo entourage viene menzionata.
Il ruolo pubblico di Livia sarà manifesto soltanto in età Tiberiana, nella sua nuova veste di figlia adottiva di
Augusto e con il nuovo nome di Iulia Augusta. In questo ruolo comparirà in documenti ufficiali e sulla
monetazione.
Il passaggio da repubblica a ordinamento monarchico è dimostrato dalla creazione di una dinastia familiare.
I successori di augusto cono scelti all’interno della sua famiglia e in questo contesto l’immagine femminile
viene potenziata dai media di allora. Livia ha avuto una funzione fondamentale nella progressiva creazione
di una domus augusta divina, base del culto dinastico e del relativo consenso al potere imperiale, e fondata
sul riconoscimento della trasmissione ai suoi membri del sangue di Augusto.

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