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La loro flessibilità consente le modificazioni nella forma della cellula che hanno
luogo durante la crescita e il movimento. Poichè le membrane sono selettivamente
permeabili, esse consentono di mantenere alcuni composti o ioni all’interno della
cellula o all’interno di specifici compartimenti e di escluderne altri. Le membrane
non sono soltanto barriere passive, esse contengono una serie di proteine
specializzate che promuovono o catalizzano un gran numero di processi cellulari.
Nelle cellule eucariotiche possiedono una struttura membranosa molte componenti,
come la membrana cellulare, il reticolo endoplasmatico, gli apparati di Golgi, la
membrana nucleare, oltre a diversi organuli, quali i mitocondri, i cloroplasti, i
centrioli, i lisosomi, i vacuoli ed i perossisomi.
Membrana plasmatica di 44 52 4
fegato di topo
Membrana plasmatica di 54 42 4
ameba
Membrana interna 76 24 0
mitocondriale
Membrana mielinica 18 79 3
I LIPIDI DI MEMBRANA
Glicerofosfolipidi: sono i più abbondanti e sono formati da: glicerolo – acidi grassi –
gruppo fosfato.
In questi lipidi di membrana i due acidi grassi sono legati con legame estere al primo
e al secondo atomo di carbonio del glicerolo, mentre un gruppo molto polare, o
carico, è legato tramite un legame fosfodiestere al terzo atomo di carbonio.
LE PROTEINE DI MEMBRANA
● proteine integrali;
● proteine periferiche;
● proteine ancorate covalentemente ai lipidi.
Fig 7: Proteine integrali di membrana: Nei tipi I e II la proteina ha una sola elica transmembrana; il dominio N-
terminale è all’esterno della cellula nel tipo I e all’interno nel tipo II. Nel tipo III le eliche transmembrana sono
numerose, ma fanno parte tutte della stessa catena polipeptidica. Nel tipo IV i domini transmembrana di diverse catene
polipeptidiche si uniscono per formare un canale che attraversa la membrana. Nel tipo V le proteine sono legate
covalentemente ai lipidi che le ancorano al doppio strato. Nel tipo VI le proteine hanno sia eliche transmembrana sia
ancore lipidiche.
Fig 8: dominio misto: Tin barrel formato da 8 filamenti β paralleli connessi ad altrettante α eliche.
Le micelle sono strutture sferiche che contengono da una decina a qualche centinaio
di molecole disposte con le regioni idrofobiche raggruppate all’interno della sfera e
quindi non a contatto con l’acqua, e con le teste polari idrofiliche esposte sulla
superficie, a contatto con l’acqua.
Le membrane sono impermeabili alla maggior patre dei soluti carichi o polari, ma
sono permeabili ai composti non polari; hanno uno spessore che varia da 5 a 8 nm e
quando si osserva una loro sezione trasversale al microscopio elettronico appaiono
trilamellari. Sulla base di dati sperimentali ottenuti al microscopio elettronico, di
studi sulla composizione chimica e di studi fisici sulla permeabilità e sugli
spostamenti di singole molecole proteiche o lipidiche all’interno della membrana, si è
arrivati alla formulazione del modello a mosaico fluido per la struttura delle
membrane biologiche. I fosfolipidi formano un doppio strato in cui le regioni non
polari dei lipidi sono disposte all’interno della struttura e le teste polari guardano
invece verso l’esterno, interagendo con la fase acquosa su entrambi i lati. Le proteine
sono immerse in questo foglietto lipidico a doppio strato a intervalli irregolari e sono
mantenute nella posizione corretta da interazioni idrofobiche tra i lipidi di membrana
e i domini idrofobici delle proteine. Alcune proteine sporgono solo da un lato o
dall’altro della membrana; altre hanno domini esposti su entrambi i lati del foglietto
lipidico. Le subuniàt proteiche e lipidiche presenti in una membrana formano un
mosaico fluido che quindi è libero di modificarsi continuamente. La fluidità del
mosaico di membrana è dato dal fatto che le interazioni tra i suoi componenti sono
non covalentim, cioè deboli.
Fig 10: Modello a mosaico fluido di una membrana biologica che mostra il doppio strato lipidico e le proteine di
membrana disposte sia sulla superficie interna che su quella esterna, attraversando l’intero spessore della membrana.
Le funzioni della membrana cellulare
Diffusione semplice
I meccanismi di trasporto
I composti polari più grandi del glicerolo non possono passare per diffusione
attraverso il doppio strato fosfolipidico apolare. Pertanto, il passaggio di molte
molecole idrofile attraverso la membrana avviene mediante proteine integrali di
membrana (permeasi o carriers).
Fig 12: Classificazione dei sistemi di trasporto in relazione al numero ed alla direzione del trasporto dei substrati.
Diffusione facilitata
Fig 13: Diffusione semplice e diffusione facilitata confrontate in relazione all’energia di attivazione. Nella diffusione
facilitata l’energia di attivazione appare nettamente inferiore.
● presentano una specificità per uno ione, ma non sono saturabili, quindi la
velocità di flusso degli ioni tende ad un massimo;
● possiedono una maggiore velocità di flusso rispetto a quella prodotta dai
trasportatori;
● possono essere aperti o chiusi sulla base di eventi cellulari .
Alcuni esempi di canali ionici sono il canale per il K+ è costituito da quattro subunità
identiche che attraversano la membrana e danno origine ad un poro a forma di cono
circondato da una struttura proteica anch’essa a forma di cono, con la base posta sulla
faccia extracellulare della membrana. Ogni subunità ha due α eliche transmembrana e
una terza elica, più corta delle altre, che contribuisce a formare la regione del poro.
Dalla struttura del canale si possono comprendere la sua specificità ionica e l’alta
velocità del passaggio di ioni al suo interno. Sulla superficie interna ed esterna della
membrana plasmatica i punti di ingresso al canale contengono alcune catene laterali
di residui cariche negativamente; queste probabilmente servono ad aumentare la
concentrazione locale di cationi. A circa due terzi del percorso, nella regione del filtro
di selettività, il canale si restringe, forzando lo ione a lasciare le sue molecole di
acqua di idratazione. Questa interazione favorevole con il filtro non è possibile per lo
ione Na+, che ha dimensioni troppo piccole.
Trasporto attivo
Nel trasporto passivo la specie trasportata si sposta sempre secondo gradiente e non si
ha accumulo oltre la concentrazione di equilibrio. Il trasporto attivo, al contrario,
accumula il soluto su un lato della membrana oltre il punto di equilibrio. Il trasporto
attivo è termodinamicamente sfavorito (endoergonico) e si verifica soltanto se è
accoppiato (direttamente o indirettamente) a un processo esoergonico, come
l’assorbimento della luce solare, una reazione di ossidazione, la scissione di ATP
oppure il flusso concomitante di un’altra specie nella direzione del suo
gradiente. Le membrane cellulari, a causa della porzione idrocarburica centrale, si
caratterizzano per un’alta resistenza elettrica, che impedisce agli ioni di attraversarla.
Questo fatto genera una diversa distribuzione delle cariche elettriche, dentro e fuori la
cellula, e ciò si traduce in una differenza di potenziale, nota come potenziale di
membrana, che ha numerose e importanti implicazioni sulla funzionalità cellulare
quali, le attività di nervi e muscoli.
● L’ATPasi Na+ K+ delle cellule degli animali (un antiporto per gli ioni sodio e
potassio).
● L’ATPasi H+ della membrana plasmatica delle piante e dei funghi
determinano il potenziale elettrochimico transmembrana nelle cellule,
generando gradienti ionici tra le due facce della membrana plasmatica.
● Nei tessuti animali, la pompa ATPasi per il calcio del reticolo
endoplasmatico e sarcoplasmatico (SERCA)
● La pompa Ca2+-ATPasi della membrana plasmatica sono uniporti per gli ioni
Ca2+ che mantengono il livello citosolico del calcio al di sotto di 1μM.
Fig 15: Struttura generale delle ATPasi di tipo P. Sono presenti tre domini citoplasmatici (A, N, e P) e due
dominitransmembrana (T ed S) costituiti da molte eliche. Il dominio N (nucleotide) lega l’ATP e il Mg ++e possiede
un’attività protein chinasica che fosforila il residuo di Asp specifico che si trova nel dominio P (fosforilato) di tutte le
ATPasi di tipo P. Il dominio A (attuatorio) ha un’attività di proteina fosfatasi che rimuove il gruppo fosforico dal
residuo Asp a ogni ciclo catalitico della pompa. Un dominio di trasporto con sei eliche transmembrana (T) comprende
la struttura di trasporto dello ione, mentre quattro ulteriori eliche transmembrana formano il dominio di trasporto, ma
può svolgere anche altri tipi di funzioni specializzate in alcuni tipi di ATPasi di tipo P.
Nelle pompe SERCA, ad ogni ciclo catalitico si trasferiscono due ioni Ca 2+ attraverso
la membrana e si converte un ATP in ADP e P i. L’ATP ha due ruoli in questo
meccanismo, uno catalitico e uno di modulazione. La funzione del legame e del
trasferimento del gruppo fosforico all’enzima è quella di indurre l’interconversione di
due conformazioni (E1 ed E2) del trasportatore. Nella conformazione E1 i due siti per
il legame del Ca2+ sono esposti verso il lato citosolico dell’ER o del reticolo
sarcoplasmatico e legano il calcio con grande affinità. Il legame dell’ATP e la
fosforilazione dell’aspartato provocano una variazione conformazionale di E 1 in E2,
in cui i siti di legame del calcio sono esposti verso il lato luminale della membrana e
la loro affinità per il calcio viene fortemente ridotta, provocando il rilascio del Ca 2+
nel lume.
La pompa sodio – potassio è uno dei meccanismi più noti di trasporto attivo, in
cui lo ione Na+ è spinto fuori dalla cellula, mentre lo ione K + è pompato al suo
interno. Dal momento che i due ioni sono veicolati in direzioni opposte, la pompa
forma un antiporto. La pompa è tanto efficace che la concentrazione intracellulare di
K+ è superiore di oltre dieci volte rispetto a quella esterna.
Ione Concentrazione Concentrazione
intracellulare (mM) extracellulare (mM)
Sodio 5-15 145
Potassio 150 4
Cloro 5-15 110
Calcio 10-4 2,5-5
L’enzima che permette lo scambio di questi ioni tra la cellula e l’ambiente circostante
è detto Na+ K+ ATPasi. Tale proteina di membrana è formata da due subunità e
fa parte della classe delle pompe i cui peptidi sono fosforilati durante il
trasporto.
Il processo inizia con il legame di tre ioni Na + intracellulari con tre siti specifici ad
alta affinità del carrier rivolto verso l’interno; questo legame causa la fosforilazione
da parte dell’ATP della pompa e ne modifica la conformazione, per cui i siti di
legame per il Na+ sono spinti all’esterno della membrana. Questa conformazione del
carrier ha una ridotta affinità per gli ioni Na+ che, in seguito, sono liberati
nell’ambiente extracellulare.
Mentre i tre ioni Na+ sono liberati all’esterno, due ioni K+ si legano con due siti
specifici presenti sul carrier rivolto verso l’ambiente extracellulare; questo comporta
la defosforilazione del carrier che riacquista la conformazione originale che consente
il rilascio degli ioni K+ all’interno della cellula. La pompa Na+ K+ produce una
differenza di potenziale tra l’ambiente intra ed extracellulare (pari a 50 – 70 mV).
Riassumendo: quando tre ioni Na+ si legano con la porzione del carrier rivolta sulla
superficie interna si ha l’idrolisi dell’ATP e la fosforilazione del carrier stesso. Il
carrier cambia la sua conformazione libera all’esterno della cellula i tre ioni Na +. A
questo punto due ioni K+ si legano con il carrier causandone la defosforilazione. La
perdita del fosfato cambia la conformazione del carrier che ritornando nella
situazione originaria. I due ioni K+ sono liberati nel citosol. Il processo è
schematizzabile in questo modo:
Fig 17: Schema della pompa sodio e potassio. Quando tre ioni Na+ si legano con la porzione del carrier rivolta sulla
superficie interna (1), si ha l’idrolisi dell’ATP e la fosforilazione del carrier stesso (2). Il carrier cambia la sua
conformazione che sposta all’esterno della cellula tre ioni Na+ (3). A questo punto due ioni K+ si legano con il carrier
(4) causandone la deformazione (5), che cambia la conformazione del carrier e sposta all’interno due ioni K + (6).
Acquaporine
Come visto in precedenza solo le sostanze che si sciolgono nei lipidi possono
attraversare le membrane cellulari; l’acqua costituisce un’importante eccezione a
questa regola. Infatti, essa, pur non essendo liposolubile, può attraversare facilmente
la maggior parte delle membrane biologiche.
L’osmosi è il flusso spontaneo di acqua che si ha da una soluzione più diluita verso
quella più concentrata fino al raggiungimento dell’equilibrio. Quando l’acqua passa
per osmosi attraverso una membrana cellulare genera una pressione, detta pressione
osmotica, che in alcuni casi può essere tanto forte da far scoppiare la cellula. Questo
è dovuto al fatto che il citoplasma di una cellula tipica è una soluzione ricca di sali,
zuccheri e altre sostanze. Pertanto, quando una cellula viene a contatto con una
soluzione più diluita rispetto a quella del suo citoplasma, cioè una soluzione
isotonica, si verifica il rapido passaggio di acqua dalla soluzione esterna verso
l’interno della cellula. Se questo processo non viene in qualche modo controllato la
cellula continua a gonfiarsi fino a scoppiare. Quando una cellula, invece, viene a
contatto con una soluzione più concentrata rispetto al suo citoplasma (soluzione
ipertonica) si ha la fuoriuscita di acqua dalla cellula verso la soluzione esterna. La
cellula si raggrinzisce e, se il processo continua, si può arrivare al suo collasso. Se
una cellula viene posta in una soluzione che ha la stessa concentrazione del suo
citoplasma (soluzione isotonica) l’acqua entra ed esce dalla cellula in uguale misura
e quindi non si osserva un trasporto netto di acqua.
Endocitosi
La finalità di questo processo varia notevolmente dal tipo cellulare coinvolto. Negli
organismi unicellulari svolge un ruolo nutrizionale in quanto mediante la fagocitosi
vengono internalizzate particelle che forniscono materia ed energia, come batteri,
alghe e lieviti. Negli organismi pluricellulari più complessi ha il compito di eliminare
gli elementi cellulari invecchiati o alterati e di costituire un’efficace difesa nei
confronti di agenti microbici esterni. E’ presente solo nei fagociti (macrofagi e
microfagi).