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Italian Hacking ed eredità

La ragione costruzionista da Giambattista Vico a Luciano Floridi


di Giacomo Pezzano*

abstract
In this paper, I discuss the peculiarity of the Italian philosophy of the “impure reason” by
highlighting the connection between the ideas of a “classic” Italian philosopher and the works
of a contemporary Italian philosopher: Giambattista Vico and Luciano Floridi. With this aim, I
present a defence of “constructionism” from an epistemological and conceptual point of view
(§ 2), and then I claim that, in an anthropological and philosophical perspective, to inherit means
constructing or reconstructing, that is, hacking (§ 3).
_ Contributo ricevuto su invito il 10/07/2019. Sottoposto a peer review, accettato il 02/09/2019.

1 _ Una filosofia della ragione impura1 In parole povere, il «pensiero viven-


te»4 consiste in una sorta di «filosofia

A
l di là delle sue svariate de- della ragione impura»5, in ragione del
clinazioni, uno degli assi fatto che in essa la praxis viene consi-
più rilevanti di ciò che è derata come una forma di conoscen-
stato ribattezzato Italian Thought o Ita- za peculiare, prima ancora che come
lian Theory2 è l’attenzione alla machiavel- un semplice agire (contrapposto a o
liana «verità effettuale della cosa»: in altri quantomeno separato dal conoscere).
termini, la filosofia italiana si contraddi- In questa filosofia del concreto, inteso
stinguerebbe per un’attitudine spiccata- come quel cum-crescere in cui consiste
mente rivolta alla vita, alla produttività, il gioco delle cose effettivamente o effet-
alla potenza, alla concretezza – insomma, tualmente reali, episteme e praxis, teoria
al farsi reale delle cose. Da questo pun- ed esperienza, non sono separate, sen-
doi: 10.4399/97888255278034

to di vista, si potrebbe persino dire che za che questo equivalga – come discu-
novembre 2019, pp. 89-106

il «canone minore» filosofico concentrato terò – a far venire meno criteri di verità:
sulla tematizzazione della processualità in piuttosto, questi vengono trasformati,
senso creativo troverebbe – in modo più cioè concepiti diversamente. Per la filo-
o meno diretto – un significativo spazio sofia della ragione impura, da ultimo, le
espressivo proprio nel pensiero italiano3. cose sono qualcosa che chiama in causa:

* Università degli Studi di Torino.

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un terreno di confronto e interazione, 2 _ Critica della ragione costruzionista


prima ancora che og-getti posti di fron-
te ai sog-getti – le cose sono ciò con cui 2.1. Verità e operazione. La storia delle
si ha a che fare. vicende della maker’s knowledge, una
Ora, sostenere che questi aspetti ap- storia che, pur andando – icasticamente
partengano solo al pensiero “italiano” è – da Anassagora a Rorty, Deleuze e Slo-
certamente eccessivo6, fosse anche sol- terdijk, è tutt’altro che fortunata, avreb-
tanto per il fatto che si rischia di definire be in Vico una delle figure più significa-
circolarmente il pensiero “impuro” come tive, come suggerisce Floridi stesso8. In-
“italiano” e viceversa, sovrapponendo fatti, il principio del verum ipsum factum
un’ipotetica collocazione geografico-cul- o verum et factum convertuntur, per il
turale con una supposta connotazione quale «il vero umano è ciò che l’uomo,
filosofico-concettuale7. Tuttavia, resta mentre conosce, compone e fa» e «la
vero che nelle vicende della riflessione scienza è la conoscenza della genesi, cioè
italiana troviamo a tutti gli effetti degli del modo con cui la cosa è fatta, e per
esponenti di spicco di questa postura la quale, mentre la mente ne conosce il
filosofica ben disposta nei confronti del modo, perché compone gli elementi, fa
“farsi delle cose”. la cosa»9, rappresenta una chiara formu-
In particolare, in queste pagine pongo lazione della conoscenza intesa – sempre
in evidenza il filo rosso che unisce alcuni nei termini di Floridi – quale design. Si
concetti fondamentali di due pensatori tratta dell’affresco dei lineamenti fon-
italiani, che cronologicamente si pongo- damentali del costruzionismo, distinto
no lungo due ipotetici estremi, in quanto tanto dal realismo ingenuo quanto dal
il primo è “classico” e il secondo è “con- costruttivismo ingenuo.
temporaneo”: mi riferisco a Giambatti- Mi soffermo intanto su Vico, in quan-
sta Vico e a Luciano Floridi. Nel trac- to a mio giudizio la sua posizione non è
ciare questo filo rosso, sollevo sul piano semplicemente una tra tante nel percorso
epistemologico-concettuale il tema della difficoltoso del costruzionismo – come
difesa delle (quantomeno possibili) ra- mi sembra Floridi tenda invece a ritene-
gioni di una prospettiva genuinamente re; piuttosto, essa va considerata decisi-
costruzionista (§ 2), per poi spiegare in va, almeno per tre ragioni, forse banali
che senso da versante antropologico-fi- se isolate l’una dall’altra, ma che prese
losofico ereditare significhi costruire o insieme rivelano una notevole portata.
ricostruire (§ 3). La prima ragione sta in questo: quan-
do Vico afferma che «dimostriamo le
cose geometriche perché le facciamo» e
«se potessimo dimostrare le cose fisiche,
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le faremmo»10, egli sta apertamente pren- ingegnosità, cioè come – diremmo oggi
dendo posizione contro il cogito di Car- – “specie creativa”. Questo significa che
tesio – suo riferimento polemico pres- l’uomo non viene connotato innanzitut-
soché costante11. Questo significa non to come un essere razionale capace di
semplicemente criticare una connotazio- cogliere le cose per come sono nel mon-
ne astratta della soggettività o la pretesa do “là fuori”, ma si presenta come esse-
di una conoscenza razionale-deduttiva, re capace di fare qualcosa delle cose che
bensì – più radicalmente – smarcarsi da incontra, capace innanzitutto di fare “se
un modello di conoscenza per il quale si stesso” interagendo con le cose “là fuo-
giunge a un certo punto a stabilire un ri- ri”. Non a caso, altro aspetto da sottoli-
ferimento “fondamentale”, un che di già neare, per Vico la fantasia gioca un ruolo
dato, “chiaro e distinto” (soggettivo od cardine nella vita umana: l’immaginazio-
oggettivo che sia), rispetto al quale non ne è poetica, ossia poietica, produttiva e
occorre altro che “adeguarsi”. generativa, prima ancora che meramente
La seconda ragione è poi che Vico – rappresentativa (magari in maniera deli-
difensore della «filologia» oltre che del- rante e imperfetta), e la dimensione poe-
la «filosofia» – esprime una concezione tica possiede una propria «logica», tanto
dinamica della vita associata: per lui, da poter dire che è più vero affermare
le vicende umane sono protagoniste di homo non intelligendo fit omnia anziché
una genuina storia, fatta di mutamenti homo intelligendo fit omnia13.
e oscillazioni. Dare risalto alla storicità È proprio unendo questi tre aspetti,
permette di riconoscere almeno due ele- che in Vico sono appunto tutti ben pre-
menti rilevanti, connotabili come trasfor- senti, che si riesce a cogliere appieno la
mabilità e relazionalità: da una parte si portata del pensiero del filosofo italiano
tiene presente che le cose cambiano (non e il suo contributo “pioneristico” alla
solo nel campo delle imprese umane, in possibile elaborazione di una critica del-
fondo); dall’altra parte si considera che la ragione costruzionista. In particolare,
si diventa umani tra gli uomini, vale a è importante sottolineare la grande capa-
dire socialmente. In tal modo, al centro cità di Vico di cogliere le buone ragioni
della scena troviamo il gioco mobile del- di una concezione della verità diversa da
le interazioni. quella “corrispondentista”, canonica-
La terza ragione, infine, è che quan- mente riassunta dal movimento di ada-
do Vico evidenzia che «ingenium è lo equatio rei et intellectus. Questo vale so-
stesso che natura» in quanto «l’ingegno prattutto se consideriamo che quest’ul-
è la natura propria dell’uomo», tanto timo modello è centrale nel cammino
che «l’uomo è il Dio delle cose artificia- della filosofia, se è vero che lo si troverà
li»12, sta definendo l’uomo in termini di in opera, pur con le dovute distinzioni,
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per esempio anche nella teoria della veri- è stato fatto, provare mediante le cause
tà come corrispondenza di A. Tarski. è lo stesso che fare; e così la causa e la
Per restare sempre al panorama fi- faccenda saranno la stessa cosa, cioè l’o-
losofico italiano, muovendosi nel solco perazione; e la stessa cosa saranno il vero
dell’ontologizzazione dell’ermeneutica e il fatto, cioè l’effetto»18. Essere vero si-
già intrapresa da Heidegger14 e appro- gnifica prima di tutto essere sorto, cioè
fondendo tramite Gadamer il problema essere venuto realmente a essere: essere
canonico dell’irriducibilità delle scienze veri significa essere nati, potremmo dire.
dello spirito alle scienze della natura, si Evidentemente, tutto questo sembra
è cercato di ridefinire la verità in termini avere poco a che fare con la “verità”;
di esperienza trasformativa, vale a dire ma questo accade fintantoché essa viene
di trasformazione effettiva15. Questo è concepita in termini mimetico-rappre-
avvenuto anche in polemica con un cer- sentativi, ricalcando il modello del lin-
to modo di concepire il (nuovo) realismo guaggio che “rispecchia” le cose a cui si
come aderenza, adesione e adeguazione riferisce. Sotto questo riguardo, il gesto
alle cose, ossia come corrispondenza alla vichiano è davvero radicale, nel suo pro-
datità di fatto e attestazione del carattere fondo – diremmo oggi – pragmatismo19:
di «inemendabilità» della realtà16. non si tratta di limitarsi a evidenziare che
Si è così insistito sulla distinzione tra conosciamo soltanto ciò che facciamo,
Realität e Wirklichkeit17, cioè sulla diffe- come se potessimo rappresentarci sol-
renza tra la realtà del dato attuale e la re- tanto le cose che facciamo e a cose fatte,
altà della capacità di effettuazione: la ve- perché in questo modo il nesso tra co-
rità non starebbe soltanto dal lato della noscenza, verità e rappresentazione non
prima, perché anche la seconda possiede verrebbe minimamente scalfito. Il punto
un proprio modo di verità, cioè una pro- è invece pensare il conoscere come in-
pria maniera di “essere” vera, totalmente trinsecamente legato al fare: sostenere la
irriducibile all’altra. causa di una ragione costruzionista im-
Senza certo usare questi termini, lo plica l’impegno di smettere di pensare il
sforzo che già Vico invitava a fare è co- conoscere in termini rappresentativi, per
minciare a concepire la verità in termini giungere a fare coincidere il “vero” e il
di operatività e non di corrispondenza in “conoscere” con un movimento di effet-
senso rappresentativo. Infatti, egli sotto- tuale/effettivo design.
linea che «caussa e negocium od opera- In breve, è l’idea per cui esse sequitur
zione sono la stessa cosa» e l’effectum è operari; ma “segue” non equivale ad “ar-
«ciò che nasce dalla causa», cosa piena- rivare dopo”, bensì a “procedere passo
mente coerente con il principio del ve- passo con”, cioè a qualcosa di simile al
rum ipsum factum: «se è vero che ciò che movimento con cui si “asseconda” (cfr.
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infra, § 3.1): l’essere asseconda l’operare; è una faccenda innanzitutto di attiva in-
l’essere è fatto, ma non per questo non è terazione, non di passiva ricezione o di
vero, anzi, proprio perciò è effettivamente arbitraria invenzione.
vero. Secondo Floridi, la filosofia (a partire
È qui che il “classico” Vico incontra il da Platone) e il senso comune si muo-
“contemporaneo” Floridi. vono prevalentemente nei confini della
prospettiva della user’s knowledge, per
la quale la conoscenza viene concepi-
2.2. Verità e interazione. In un progetto ta sul modello dell’uso, cioè dell’utiliz-
complessivo dibattuto da anni a livello zo di qualcosa che in quanto tale è già
internazionale, Floridi si sta dedicando dato – lasciando aperto il problema della
alla costruzione di una filosofia dell’in- sua costituzione, cioè della natura effet-
formazione che sappia fornire una trat- tiva di tale “datità”. In altri termini, se
tazione fondativa dei concetti e dei feno- conoscere può significare adeguarsi alla
meni soggiacenti alla rivoluzione dell’in- cosa, è perché esso viene inteso a partire
formazione, che starebbe cambiando il dall’esperienza fondamentale dell’“ac-
mondo in maniera profonda e irreversi- coglimento” di qualcosa che è “già lì”
bile, rendendo la creazione, la gestione soltanto in quanto prodotto da qualcun
e l’utilizzo dell’informazione questioni altro.
vitali. A tal fine, oltre ad alcuni lavori Questo modello lascia appunto in se-
introduttivi di taglio maggiormente di- condo piano il fatto fondamentale che le
vulgativo20, il pensatore italiano ha dato cose “emergono”, ossia che non c’è user
vita a un’opera generale che prevede senza maker: la prospettiva della maker’s
una filosofia dell’informazione21, un’etica knowledge, invece, considera che cono-
dell’informazione22, una politica dell’in- scere significa essere in grado di intera-
formazione (ancora in preparazione) e gire con il “dato”, cioè di ricavare atti-
una logica dell’informazione23. vamente informazione attraverso esso,
Senza poter ora discutere l’insieme di di produrla a tutti gli effetti. Una delle
questa impresa, mi concentro su alcune convinzioni principali di Floridi è che
pagine dell’ultimo di questi volumi, nel- oggi non sia più possibile ignorare que-
le quali per supportare la tesi che la filo- sto carattere interattivo del lavoro della
sofia è una forma di design concettuale, conoscenza, proprio per via della rivolu-
cioè di costruzione effettiva di concetti, zione dell’informazione e della correlata
l’autore – questione che qui mi interes- esplosione di discipline in cui il design
sa maggiormente esplicitare – difende le in senso ampio, come l’utilizzo della tec-
ragioni del costruzionismo, ossia della nologia, sono parte integrante del lavoro
prospettiva per la quale la conoscenza della conoscenza.
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Detta altrimenti, non si può più non credibile. Bisogna dunque proprio met-
accorgersi che conoscere consiste non tere in discussione una simile dicotomia,
nel «ricevere un messaggio dal mondo», per sottolineare che la conoscenza «né
bensì nel «negoziare» (proprio come vo- descrive né prescrive» il modo in cui è
leva Vico) «il giusto tipo di comunica- fatto il mondo: piuttosto, conoscere si-
zione con esso»24, in maniera ogni volta gnifica «inscrivere» qualcosa nel mondo
“prudente” in senso pieno, cioè attenti a attraverso l’interazione con le sue affor-
“saggiare” e “sperimentare”25. dances27.
Proprio l’insistenza su questo caratte- Questa iscrizione è genuinamente rela-
re “negoziale” della conoscenza fa sì che zionale senza con ciò essere “relativista”,
Floridi sia molto attento a non propor- cioè scettica o lassista: il costruzionismo
re un mero slittamento da un realismo è in quanto tale «realisticamente orienta-
ingenuo a un “irrealismo” altrettanto to», fintantoché si coglie che la sua real-
ingenuo: il costruzionismo che egli pro- tà è quella del “fatto” in senso letterale,
pone si distingue altrettanto nettamente cioè legata a criteri che emergono lungo
da ogni forma di «costruttivismo», tipi- lo stesso processo interattivo, ogni volta
co già dell’idealismo del Romanticismo, situato in un qualche “spazio di proble-
prima ancora che dell’atteggiamento mi”. Un simile campo è impossibile da
postmoderno. Infatti, il costruttivismo definire a priori, in maniera indipendente
accetta i presupposti stessi del realismo, dall’esperienza, ma può essere colto solo
ossia che l’alternativa secca, tertium mettendosi nella prospettiva delle cose
non datur, sia tra negare qualsiasi tipo che “si stanno facendo”, nemmeno dun-
di carattere «poietico» all’attività della que in quella a posteriori delle cose “già
conoscenza in favore della sua natura fatte”, che vanno poi soltanto ricevute e
meramente «mimetica» oppure negare accolte. Non si è fruitori o spettatori, ma
qualsiasi tipo di esistenza di un «mondo attori o meglio inter-attori, in una cornice
esterno». Lo scenario si riduce così a una in cui ci orienta piuttosto «ab anteriori»:
scelta tra «scoperta» (trovo quel che già sulla base di congetture di volta in volta
c’è) e «invenzione» (pongo in essere dal avanzate come in un continuo tentativo,
nulla)26. nel quale si sperimentano e saggiano le
Sotto questo riguardo, il costruttivi- cose per poi aprirsi alle loro retro-azioni,
smo finisce per essere qualcosa come il e via discorrendo28.
«miglior nemico» che il modello user-o- Le cose accadono «non prima e nem-
riented possa sperare di avere, perché la meno dopo ma attraverso l’esperienza»29.
presenza del primo non farà altro che Ancora più precisamente, allora, bisogna
rinforzare la posizione di quest’ultimo, tenere separata la prospettiva del pro-
rivelandosi incapace di porre una sfida duttore da un lato da quella del fruitore e
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dall’altro lato da quella dell’osservatore: vi ed errori e consumano tempo», così


ci si mette invece nei panni di chi intera- che il loro svolgimento si presenta come
gisce in senso pieno, cioè di chi si riap- «un’impresa collaborativa di crescita e
propria di quel che incontra in maniera raffinamento in un sistema multi-agente
attiva, e non semplicemente lo “dissol- (l’umanità) attraverso le generazioni»32.
ve” (come un consumatore) o lo “riceve” I significati prendono forma trasforman-
(come un contemplatore). Infatti, tanto dosi: quella dell’interazione è in ultima
chi usa quanto chi osserva sono per così istanza una logica della trasformazione.
dire “parassiti” rispetto a chi fa o pro- Per comprendere questo andamento,
duce, il quale si qualifica propriamente occorre una logica del tutto peculiare,
come prosumer o produmer30: per lui, la propria del design: questa si contraddi-
produzione e l’utilizzo sono momenti di stingue per il fatto di non essere né ri-
un medesimo processo interattivo. volta in chiave genetico-retrospettiva al
Questo tipo di conoscenza ab anterio- passato, né concentrata in chiave anali-
ri è «necessariamente storica», sia perché tico-descrittiva sul presente. Entrambe
vive della continuità diacronica del pro- queste logiche (kantiana la prima, he-
cesso in cui è presa, sia perché vive della geliana la seconda – per Floridi) con-
condivisione interattiva tra i gli agenti dividono il medesimo atteggiamento di
che ne vengono coinvolti31. Sotto questo fondo per cui un sistema è stretto nelle
riguardo, essere designer e non semplici maglie delle necessità, di ciò che è stato
“creazionisti” (costruttivisti) vuol dire in un caso e di ciò che non può non es-
essere nel mezzo di processi semantici di sere dall’altro: si guarda alle cose come
natura inevitabilmente storica; ma dire se fossero comunque già date. Piuttosto,
“storica” significa dire al contempo so- giunge a sostenere Floridi, occorre una
ciale, sia perché diversi agenti possono logica capace di orientarsi verso le futu-
dar vita a significati diversi, sia perché re possibilità di un sistema, interrogando
questi diversi significati si distendono, in maniera poietica e non mimetica le
intersecano e stratificano, dipanandosi sue «condizioni di praticabilità [feasibi-
nel tempo. lity]», cioè elaborando degli schemi di
Da una parte, dunque, “una stes- possibile intervento e interazione, sulla
sa cosa” per due inter-attori può avere base di congetture che individuano ogni
due significati diversi, ma dall’altra par- volta i requirements del caso33.
te è proprio la continua interazione tra Questo tipo di logica, mutuando i ter-
significati diversi a fare da motore ai mini del dibattito sulla natura della ra-
processi semantici e dunque a generare gione all’interno degli spazi pubblici34,
il significato in senso proprio. Insomma, mi sembra qualifichi in ultima istanza
i processi semantici «richiedono tentati- una ragione «ricostruttiva» o ricostruzio-
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nista. Si tratta di una razionalità che sì Insomma, la storia in quanto storia di


problematizza il modello mimetico-rap- “hackeraggi” è una faccenda di inter-a-
presentativo improntato sul rapporto di zione, né di “ricezione”, né di “consuma-
adeguazione tra parola che dice e cosa zione”.
che viene detta, ma non per sostituirlo È proprio questo aspetto che mi in-
con un gesto meramente decostruttivo teressa ora discutere: il riconoscimento
o con un modello costruttivo nel senso della specificità della “ragione costru-
costruttivista, per il quale si creano si- zionista” è decisiva per comprendere il
gnificati ogni volta dal nulla. Invece, si modo in cui lavorano i processi di tra-
apre lo spazio peculiare della ricostru- smissione ereditari, cioè per capire la
zione, inteso non come lavoro “archivi- nostra eredità, che cosa significa per noi
stico” rivolto al passato, ma come attiva “ereditare”.
esplorazione delle risorse effettivamente
a disposizione, per individuare le loro
possibilità attuali e cercare di rimetterle 3 _ La (ri)costruzione dell’eredità
in moto, interagendo con esse prima an-
cora che agendo su di esse. 3.1. Hackerare. La mia idea è quindi che
Nei termini più contemporanei adotta- una critica della ragione costruzionista
ti da Floridi, nell’ottica maker-oriented si risulti decisiva per riuscire a comprende-
esplicita a pieno titolo che noi esseri umani re la natura dei processi di trasmissione
agiamo alla stregua di «data hackers» che culturali, ossia il modo in cui funzionano
si trasmettono gli esiti di questi “hacke- i nostri meccanismi ereditari, anzi – più
raggi” lamarckianamente «attraverso le precisamente – la componente più stret-
generazioni», dando vita a un «apprendi- tamente socio-culturale della nostra ere-
mento cumulativo»35. Il costruzionismo è dità. Infatti, nell’evoluzione degli esseri
pertanto un continuo processo di “hacke- umani interagiscono perlomeno tre tipi di
raggio” delle cose, che contraddistingue eredità – a seconda del tipo di distinzio-
il modo umano di interfacciarsi con le ne che si sceglie di tracciare36: un’eredità
cose e gli altri, andando da ultimo a ca- biologica (memoria di specie), un’eredità
ratterizzare il ritmo dell’andamento della culturale (memoria di gruppo) e un’eredi-
storia, della cultura: la storia è in quanto tà individuale (memoria del singolo).
tale una storia di data-hacking, di “hacke- Fermo restando dunque il riferimen-
raggi” trasmessi di generazione in genera- to più diretto alle ultime due tra queste
zione, in modo tale che – proprio essen- “memorie”, ritengo che il modo costru-
do “hackeraggi” – questa trasmissione è zionista di intendere la verità apra le
sempre costitutivamente una faccenda di porte della comprensione della verità
“interpolazione” e “manipolazione”. dell’eredità, cioè della maniera in cui
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agisce il meccanismo plurale e stratifica- magistrale (dall’insegnante agli allievi,


to della trasmissione dell’informazione tradizionalmente), e iii) la trasmissione
(significati, pratiche, valori, ecc.) dei vi- molti-a-uno o concertata (da un gruppo
venti umani. Oppure, se si preferisce, è a un iniziato, tradizionalmente)37. Ma –
in gioco la possibilità di mettere in luce potremmo dire – esistono ormai anche la
l’atteggiamento fondamentale che chi trasmissione “molti-a-molti” (interattiva,
eredita assume nei confronti di ciò che tipica p.e. del web) e la trasmissione “re-
eredita – ogni volta in modo più o meno tro-attiva” (come quella che avviene dal
esplicito, consapevole e accentuato. nipote “digitalizzato” al nonno “analfa-
Come indicato in precedenza (cfr. su- beta informatico”).
pra, § 2.1), ritengo che già Vico fornisca Nel complesso, l’evoluzione culturale
gli strumenti per delineare la questione umana si caratterizza per un aspetto de-
nel suo complesso: infatti, dal punto di cisivo, con tutte le oscillazioni e le am-
vista filosofico-concettuale, non è una biguità correlate: da un lato il passato
coincidenza che la critica alla verità del viene “ricevuto”, ma dall’altro lato que-
“chiaro e distinto” si leghi all’afferma- sta ricezione non può che essere “agita”.
zione dell’esigenza di circoscrivere iuxta Detta diversamente, il passato non può
propria principia l’andamento della sto- che essere oggetto di un’interazione con-
ria, cioè la struttura in quanto tale della tinua, e non può mai rivelarsi come un
storia, materiale come istituzionale, tec- mero dato da attestare, ossia come qual-
nica come simbolica. cosa rispetto a cui adeguarsi.
Se seguiamo l’intuizione fondamenta- Certo, tema che ora può essere solo
le di Vico, possiamo accorgerci che dare suggerito, ci sono fasi storiche più len-
il giusto risalto concettuale all’operati- te (fredde), nelle quali l’adaequatio rei
vità del vero fa tutt’uno con la tematiz- et intellectus o adaequatio praeteriti tem-
zazione del funzionamento della storia, pi et praesenti tempi è preponderante e
cioè della nostra evoluzione cultura- sufficiente a far procedere le cose con la
le, nella quale il ventaglio dei canali di giusta regolarità, e fasi storiche più velo-
trasmissione è ricco e aperto e il flusso ci (calde), nelle quali – come stiamo at-
delle “materie prime” avviene in svariati tualmente vivendo – una certa «de-coin-
modi. Difatti, esistono: i) la trasmissione cidenza» è non solo più opportuna, ma
uno-a-uno, in senso verticale (dal genito- persino inevitabile38.
re al figlio, tradizionalmente), orizzonta- Ciò era stato ben compreso già da
le (da un adulto a un adulto di medesime Machiavelli, che osservava che vi sono
generazioni, p.e.) e obliquo (da un adul- periodi storici – massimamente impuri,
to a un giovane di generazioni diverse, potremmo dire – contraddistinti dalla
p.e.), ii) la trasmissione uno-a-molti o «variazione grande delle cose che si son
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viste e veggonsi ogni dì, fuora di ogni tanto disparate e contrastanti che gli es-
umana coniettura»39: in tali circostanze, seri umani hanno avuto e hanno nei con-
ciò che giunge dal passato non è suffi- fronti delle faccende legate all’eredità
ciente per “tenere il passo” con ciò che – dunque connesse al problema aperto
sta accadendo, così da interrompere ogni di cosa significhi rapportarsi al passato.
(supposta) adeguazione. Questo è vero dal versante economico,
Tuttavia, anche nelle fasi più statiche come da quelli sociale, culturale e – in
possibili, resta sempre vero che – per modo ormai sempre più pressante – eti-
quanto in maniera sotterranea e imper- co-politico41.
cettibile – un’adeguazione piena e com- Nel momento in cui, come accade
pleta non esiste, proprio perché non è oggi nell’epoca del data storage, siamo
adeguandosi nel senso mimetico-rappre- chiamati in maniera diretta a decidere
sentativo che le vicende storiche fanno il non più soltanto che cosa vale la pena
proprio corso e l’eredità agisce. Questo conservare, ma anche che cosa bisogna
punto può ricevere svariate formulazio- cancellare, esplicitare la natura dello
ni, che certamente evidenziano ciascuna hacking culturale è un compito da pren-
una diversa sfumatura importante: ade- dere sul serio. Senza dubbio, parlare di
guarsi significa rilanciare; corrispondere hacking può suscitare perplessità e sem-
significa dissomigliare; ripetere significa brare una semplice provocazione, ma a
differenziare; imitare significa riattivare; mio giudizio tale espressione consente di
rappresentare significa ri-presentificare; evidenziare e tenere insieme due compo-
rispecchiare significa raddoppiare; ri- nenti fondamentali42.
produrre significa produrre; ecc. Mi riferisco al fatto che – da una parte
Ciò che però in questa sede mi inte- – hackerare significa “violare”, cioè dar
ressa rimarcare è l’elemento di fondo per vita a un ingresso imprevisto in un siste-
il quale – mi sia concessa la formulazione ma, finendo per perturbare la sua stabili-
icastica – per comprendere l’eredità biso- tà e per interpolare i suoi dati: è in gioco
gna rivolgersi non a Cartesio ma a Vico: una manomissione in senso letterale, cioè
è nell’eredità che vediamo con chiarezza un “mettere mano”, un maneggiare, un
che verum ipsum factum. L’eredità è una farci qualcosa. Dall’altra parte, però, per
faccenda di hacking. poter “farci qualcosa” occorre una peri-
Se parlavo sopra di oscillazioni e am- zia persino esasperata, ed è esattamente
biguità, è perché questa fondamentale in tal senso che hackerare richiede innan-
tensione tra “ricezione” e “scarto”, che zitutto una conoscenza quanto più con-
ritroviamo più quotidianamente all’ope- sistente possibile del sistema che si in-
ra in ogni contesto in senso ampio tradut- tende manomettere. In altre parole, non
tivo40, è la causa profonda delle reazioni si può hackerare un sistema dal di fuori,
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ma soltanto dal di dentro, cioè sforzando- Questo movimento equivale – volen-


si di farci ingresso. do – al “seguire”, che si distingue radi-
Per metterla in termini più filosofici, calmente dal semplice “imitare”: infatti,
potremmo dire che hackerare significa seguire consiste in un “corpo a corpo”
“assecondare”, con tutto il suo carico di volto a catturare i segreti di qualcosa per
ambivalenza: ciò che è “secondo” proce- impadronirsene, animati dall’esigenza di
de sì dal “primo”, in continuità con esso, scovare qualcosa e ricavare qualcosa di
ma in modo tale da ritornarvi sopra in re- nuovo. In tal senso, si segue per pro-se-
lazione a quanto si smarca da esso, al suo guire, si segue per apprendere, cioè per
scarto. Il secondo non segna però una imparare qualcosa di diverso – innanzi-
cesura nel corso del primo, bensì traccia tutto perché riguarda proprio se stessi:
una sua piegatura, stante che il primo seguire non è un gesto meramente arbi-
è concepito esso stesso come “procedi- trario, perché per trasformare bisogna
mento”, ossia come un processo, non in esplorare, inventariare le risorse a dispo-
termini statici. Ciò significa che, non ap- sizione, le quali a loro volta esistono sol-
pena si abbozza un ritorno sul preceden- tanto lungo il movimento che le sonda.
te svolgimento, si verifica una piegatura Hackerare è dunque un po’ come se-
della direzione intrapresa e si libera, in guire passo per passo i segni e le tracce
seno a quella stessa ricorrenza, una nuo- che un assassino ha lasciato sulla scena
va possibilità43. del crimine, per ricostruire movente e di-
Il secondo dunque non ha la prece- namica del fatto e catturare il colpevole,
denza o la pretesa del primo e si pensa dimostrando così di essere riusciti a su-
solo in riferimento e all’ombra di quan- perarlo sul suo stesso campo, di aver sa-
to lo ha preceduto, così da trarre valore puto fare buon uso di ciò che aveva inav-
da ciò che riprendendo il primo non si vertitamente o meno lasciato. La cosa
limita a ripeterlo (sennò non se ne distin- importante da tenere ben presente è che
guerebbe), ma gli conferisce un futuro si ha a che fare, per così dire, con un re-
che altrimenti non avrebbe: un avvenire, plicare e non con un ricopiare: la ripresa
un ridispiegamento. La secondarietà ri- implica infatti sempre una “piega” e non
conosce insomma la propria “relatività” una “copia” – un po’ come quando per
rispetto alla “primitività”; eppure, pro- “replicare” a un’obiezione dobbiamo se-
prio così la porta più avanti, facendo ap- guirne il filo, per farlo però sfociare in
parire in che cosa riesce a prolungarla: altro da sé. Hackerare significa da ultimo
resa possibile da quel primo, la ripresa vi distaccarsi, stare al passo-con ma per
trova il suo punto d’appoggio per inven- non-aderire-a.
tarsi deviando da essa, insistendo sulla
sua stessa deviazione interna.
100  _  Italian Hacking ed eredità

3.2. Il pozzo dell’eredità. Nella tensione Come che sia, in questa prospettiva,
fondamentale espressa da questo “asse- l’eredità è una faccenda di design nel
condamento” troviamo insomma il cuo- senso già precedentemente chiamato in
re dell’ereditarietà, vale a dire – in termi- causa: non si dà un progetto fondativo ex
ni semplici: non si può alterare il passato nihilo, ma si è sempre presi da riproget-
che ereditandolo; non si può ereditare il tazione e rimediazione, attenti alla cura
passato che alterandolo. dei dettagli (nei quali si annida il diavo-
È esattamente qui che possiamo far lo della “separazione”), in un processo
valere le ragioni di un’ottica maker-o- che chiama in questione gli usi di qual-
riented: l’atteggiamento di chi eredita cosa di “dato” alla maniera di materia in
non coincide né con quello del riceven- questione, di materia che concerne, che
te di un messaggio già dato (quasi come interessa46. Per il design, il “dato” è un
un osservatore distaccato), né con quello problema, un compito: si profila – è stato
del consumatore di un prodotto già dato rimarcato – un atteggiamento che non dà
(quasi come un predatore disinvolto). O, più per assodato che le cose si affermino
forse meglio, se questi due ultimi atteg- «in forza di una tradizione», per manife-
giamenti possono connotare “l’erede” stare piuttosto una volontà «di una nuo-
quali estremi di un campo di possibili va versione di tutte le cose», mossa dallo
posture, è solo perché l’eredità è innan- spirito «di un domandare radicale»47.
zitutto altro, ossia qualcosa che si fa, il Ereditare è insomma un processo
termine di un’interazione: qualcosa che intimamente costruzionista, anzi rico-
ci interessa, in cui e da cui siamo coin- struzionista: non si può in nessun caso
volti44. procedere ex nihilo e “da zero”, nemme-
Forse meglio ancora, per evitare la no quando i riferimenti del passato sem-
contrapposizione tra “usare” (passivo) brano totalmente incapaci di fornire un
e “fare” (attivo) e mettere realmente al punto di appoggio nel presente, perché
centro l’interattività, potremmo ricorre- anche in quel momento si devono pur
re all’espressione italiana fare uso, che sempre fare i conti con quella specifica
appunto unisce il fare e l’usare in un incapacità; non si può in nessun caso
medesimo processo, nel quale l’utiliz- ridursi a imitare il passato ponendosi
zare diventa un’azione vera e propria e quali meri specchi neutri, o a disporne
il produrre diventa un atto innanzitutto ergendosi a suoi semplici destinatari fi-
ricettivo. Dell’eredità si fa uso: soggetto nali, nemmeno quando le cose del pre-
e oggetto si configurano interattivamen- sente sembrano ineluttabilmente uguali
te, non c’è già l’uno che prende possesso a quelle del passato. Si sta sempre “son-
dell’altro o viceversa come fossero dati dando”: (re)interrogare equivale a (ri)
in partenza45. mettere in questione.
Giacomo Pezzano  _  101

L’eredità non si può cancellare: questo “slegare”, quei vincoli dai quali non ci si
non solo non nega ma anzi rende possi- può liberare – altrimenti «deformo i miei
bile il fatto che l’eredità si può (si deve) rapporti attuali»49.
alterare. Riconoscere l’impossibilità di Dall’altra parte, simile critica “impu-
una semplice ricezione da un lato e di ra” non perciò impegna a sottoscrivere
una semplice dissoluzione dall’altro lato quel programma di totale disfacimento
significa – sul piano storico-filosofico – dell’eredità per il quale i «bambini» del
da una parte dare ragione alla denuncia futuro, «monelli insolenti» e «buoni a
di Nietzsche dei rischi del peso eccessivo nulla» rispetto all’apparente buon sen-
della storia sulla vita, senza però lasciar- so tramandato, «non si lasceranno più
si prendere dalla rivoluzionaria – con le abbindolare con chiacchiere e piagnistei
celebri parole hegeliane – «furia del di- e non proveranno alcuna simpatia per
leguare»48. tutte le scemenze per le quali voi vi esal-
Pertanto, una critica “impura” della tate e di cui vaneggiate da sempre»: essi
ragione (ri)costruzionista può assolvere invece «aboliranno il diritto ereditario,
a un doppio compito. cioè non vorranno ereditare le vostre stu-
Da una parte essa consente di pro- pidate che voi invece avete ereditato dai
blematizzare l’idea per cui «tutti noi ci vostri antenati», al punto che «cancelle-
accostiamo alle circostanze della nostra ranno il peccato originale», che appunto
esistenza in quanto portatori di una spe- «si trasmette per via ereditaria»50.
cifica identità sociale», fatta di apparte- Dal primo versante l’innovazione ri-
nenza a determinati ruoli, così che «quel sulta sempre sacrificata al sostegno e alla
che è bene per me dovrà essere bene per riproposizione dell’eredità intesa come
una persona che occupa questi ruoli». In tradizione, alla quale si è chiamati in ul-
base a questa convinzione, «ciò che sono tima istanza ad aderire, per appropriarsi
è in una parte fondamentale ciò che ho della propria essenza. Dal secondo ver-
ereditato», così che «che mi piaccia o no, sante la causa fondata sul nulla rischia
che ne sia consapevole o no, sono uno pericolosamente di affondarci su quel
dei portatori di una tradizione»: «io ere- nulla, in nome di una radicale esigenza
dito dal passato della mia famiglia, della di discontinuità che appunto dissolve
mia città, tribù, nazione, una determina- ogni possibile continuazione. In entram-
ta gamma di debiti, patrimoni ereditari, bi i casi agisce però la medesima logica,
aspettative e obblighi legittimi». Questi perché l’eredità è comunque considerata
finiscono per rappresentare non soltan- una “cosa” e non un “processo”, è cioè
to «l’elemento dato della mia vita, il mio concepita staticamente come essenza/
punto di partenza», ma anche e soprat- identità (da affermare o da negare) e non
tutto quel passato dal quale non ci si può dinamicamente come tendenza/operati-
102  _  Italian Hacking ed eredità

vità: essa resta pur sempre qualcosa che potrebbe allora consistere proprio nelle
“(si) è” e non qualcosa che “(si) fa”. risorse per comprendere iuxta propria
L’Italian Hacking può dunque tenere principia la storia stessa, se questa è re-
ugualmente a distanza quelli che sono almente qualcosa che si fa, senza che vi
stati connotati come fallimento dell’ere- siano programmi già scritti (in una men-
dità di destra e fallimento dell’eredità di te divina, in un corredo genetico, nelle
sinistra51. Il primo assimila l’eredità alla intenzioni umane, e così via).
mera ripetizione di ciò che è già stato, al Nel confrontarsi ogni volta con l’ere-
semplice assorbimento del dato, del già dità, gli esseri umani hanno affrontato e
avvenuto, schiacciandola sotto il peso devono affrontare il fatto che si è inevi-
del passato; il secondo assimila l’eredità tabilmente chiamati a fare i conti con la
al suo annullamento, cioè alla recisione “provenienza”, ma «profondo è il pozzo
di ogni legame con il passato, al rifiuto del passato», al punto che «non dovrem-
di tutto ciò che sarebbe stato, in favore mo dirlo insondabile?»52. Il fatto è che
di una radicale forma di partenogenesi, un pozzo è un luogo in cui si nascondo-
di auto-generazione. Entrambi gli atteg- no risorse, è un luogo da sondare, senza
giamenti, essere schiacciati dal debito e che sia già scritto l’esito di questa “risol-
rifiutare ogni debito, hanno in comune lecitazione” e in modo tale da lasciare a
il fatto di non tenere adeguatamente in propria volta qualcosa che a chi seguirà
conto che ereditare significa entrare in apparirà ugualmente insondabile – ep-
rapporto con il passato, con il “proprio” pure irrinunciabilmente da sondare.
passato. Questa relazione è una dinami- L’Italian Hacking può in ultima istan-
ca interattiva, nella quale né la clonazio- za metterci con forza di fronte a un dato
ne né la rivolta trovano propriamente fondamentale del modo umano di stare
spazio: si tratta di far proprio ciò di cui al mondo: se ciò che appartiene alla na-
si è al contempo propri, di appropriarsi tura umana è la storia, cioè – come rias-
di ciò che al contempo si appropria di sé. sunse l’abilità letteraria di Bergson – l’a-
In altre parole, connettere il vero e bitudine di prendere abitudini, allora la
il fare quando si considerano le nostre tradizione umana più antica possibile, la
vicende culturali, la nostra eredità, per- “tradizione delle tradizioni”, è quella di
mette di rendere ragione di una prospet- discostarsi dalle tradizioni, affrontando
tiva storica ma non storicista, in quanto tutte le conseguenze che ciò comporta53.
concentrata sulla comprensione delle Perché discostarsi non significa né ade-
dinamiche della storia senza però ricon- guarsi né opporsi: significa interagire, o
durre queste all’azione di una qualche anche – seguendo ancora due pensato-
Origine – come di un(a) qualche Fine. ri italiani54 – significa dar vita a una so-
L’eredità “impura” del pensiero italiano miglianza, a un’analogia, anziché mera-
Giacomo Pezzano  _  103

mente riprodurre un’identità o rifiutare 4  _ R. Esposito, Pensiero vivente. Origine e


un legame. attualità della filosofia italiana, Einaudi, Torino
La “tradizione delle tradizioni” per 2010.
gli uomini è insomma hackerare: l’eredità 5  _ R. Bodei, Una filosofia della ragione im-
che ci trasmettiamo in quanto umani con- pura: il pensiero italiano, in E. Lisciani-Petrini,
siste innanzitutto in questa capacità ed G. Strummiello, Effetto Italian Thought, Quo-
esigenza di hackerare, di fare il vero, vale dlibet, Macerata 2017, pp. 55-70: 57-59.
a dire nella ricchezza aperta della ragione 6  _  Lo ha notato in modo anche sferzante
costruzionista. In fondo, tutti sappiamo C.A. Viano, La filosofia italiana è un problema
che un entusiasta “sì!” e uno sprezzante nazionale?, «Iride. Filosofia e discussione pub-
“no!” sono acritici allo stesso modo: la blica» 25 (2012) 65, pp. 142-153.
differenza si fa sempre lungo i crinali del- 7  _ Con tutta la correlata ambiguità della
le sfumature, dei modi in cui si interagisce possibile connotazione “meridiana” di tale pen-
e usa ciò con cui si è in rapporto. siero vivente: per il dibattito cfr. F. Cassano, Il
Hackerare, in definitiva, vuol dire pro- pensiero meridiano, Laterza, Roma-Bari 1996; e
prio mettere alla prova e mettersi alla pro- F. Tedesco, Mediterraneismo. Il pensiero antime-
va per fare qualcosa di nuovo con quello ridiano, Meltemi, Roma 2017.
che c’è e c’era55. Potrebbe forse essere 8  _ Cfr. per es. L. Floridi, A Defence of
proprio questo un insegnamento della Constructionism: Philosophy as Conceptual En-
«filosofia della ragione impura» italiana gineering, «Metaphilosophy» 42 (2011) 3, pp.
di notevole rilevanza contemporanea. 282-304: 300.
9  _ G. Vico, De antiquissima Italorum sa-
pientia, cap. I, § I. Per le opere di Vico ho fat-
_ NOTE to riferimento all’edizione Opere, Utet, Torino
1  _  Il presente testo è parte integrante di un 1968.
lavoro dal titolo Il concetto di eredità. Tra tradi- 10  _  Id., De nostri temporis studiorum ratio-
zione e contemporaneità, svolto nell’ambito di ne, § IV.
una borsa di ricerca annuale (2019) dell’Istituto 11  _ Cfr. J. Trabant, La scienza nuova dei
Italiano per gli Studi Filosofici. segni antichi. La sematologia di Vico (1994), trad.
2  _  Cfr. perlomeno D. Gentili, Italian The- it. di D. Di Cesare, Laterza, Roma-Bari 1996, pp.
ory. Dall’operaismo alla biopolitica, il Mulino, 7-36.
Bologna 2012; D. Gentili, E. Stimilli (a cura 12  _ G. Vico, De antiquissima Italorum sa-
di), Differenze italiane. Politica e filosofia: mappe pientia, cap. VII, § IV.
e sconfinamenti, DeriveApprodi, Roma 2015. 13  _  Id., La scienza Nuova, libro II, cap. II,
3  _ Vedi non a caso R. Ronchi, Il canone §§ I-II.
minore. Per una filosofia della natura, Feltrinelli, 14  _ È l’esplicita rivendicazione ribadita
Milano 2017. ancora recentemente da G. Vattimo, Essere e
104  _  Italian Hacking ed eredità

dintorni, La nave di Teseo, Milano 2018, pp. 22  _  Id., The Ethics of Information, Oxford
71-73. University Press, Oxford 2013.
15  _ Alludo per esempio a G. Chiurazzi, 23  _  Id., The Logic of Information: A Theory
L’esperienza della verità, Mimesis, Milano-Udi- of Philosophy as Conceptual Design, Oxford Uni-
ne 2011; e prima ancora a G. Vattimo, La verità versity Press, Oxford 2019.
dell’ermeneutica, in Id., Oltre l’interpretazione. Il 24  _  Ivi, pp. 27-52, 171-187.
significato dell’ermeneutica per la filosofia, Later- 25  _  In tal senso, in un’intervista contenu-
za, Roma-Bari 1994, pp. 95-120. ta in un volume incentrato proprio sulle idee
16  _  Cfr. già M. Ferraris, Il mondo esterno, più rilevanti del panorama filosofico italiano
Bompiani, Milano 2000. contemporaneo, Floridi ha evidenziato la cen-
17  _ Vedi G. Chiurazzi, Dynamis. Onto- tralità del design per la comprensione della
logia dell’incommensurabile, Guerini, Milano contemporaneità, in quanto in esso la creazio-
2018; e G. Vattimo, Della realtà. Fini della filo- ne avviene non come atto soggettivo che estrae
sofia, Garzanti, Milano 2012. A onor del vero, su una forma dal nulla, bensì come composizione
tale distinzione ha fatto leva anche lo stesso M. e ricomposizione che fa congiuntamente leva
Ferraris, Realismo positivo, Rosenberg & Sellier, su vincoli e opportunità: cfr. G. Barbera (a
Torino 2013, pp. 85-103. cura di), Idee viventi. Il pensiero filosofico in
18  _ G. Vico, De antiquissima Italorum sa- Italia oggi, Mimesis, Milano-Udine 2018, pp.
pientia, cap. III. 135-150.
19  _ Questa connotazione pragmatista od 26  _ L. Floridi, The Logic of Information,
operazionista del pensiero di Vico viene talora cit., p. 30.
riscontrata evidenziandone le criticità, nel sen- 27  _  Ibidem.
so che il principio verum ipsum factum sarebbe 28  _  Ivi, pp. 37 e 178.
uno degli assunti filosofici a fondamento espli- 29  _  Ivi, p. 183.
cito dell’avventura tecnoscientifica moderna e – 30  _  Cfr. ivi, p. 33.
cosa che sarebbe più inquietante – della deriva 31  _  Ivi, p. 186.
ultra-tecnologica contemporanea: cfr. per es. H. 32  _  Ivi, p. 36.
Martins, Experimentum humanum. Civilizacão 33  _  Ivi, pp. 188-205.
tecnológica e condiçao humana, Relógio D’Água, 34  _ Rimando perlomeno a G. Lingua, Il
Lisbona 2011, pp. 79-119. principio ricostruttivo. Comunicazione ed etica
20  _ L. Floridi, La rivoluzione dell’informa- nel pensiero di Jean-Marc Ferry, ETS, Pisa 2012.
zione (2010), trad. it. di M. Durante, Codice, To- 35  _ L. Floridi, The Logic of Information,
rino 2012; Id., La quarta rivoluzione. Come l’in- cit., pp. 71 e 89-92.
fosfera sta trasformando il mondo (2014), trad. it. 36  _  Mi permetto di rinviare, anche per ri-
di M. Durante, Cortina, Milano 2017. ferimenti bibliografici, a G. Pezzano, Pesci fuor
21  _  Id., The Philosophy of Information, d’acqua. Per un’antropologia critica degli immagi-
Oxford University Press, Oxford 2011. nari sociali, ETS, Pisa 2018, pp. 35-133.
Giacomo Pezzano  _  105

37  _  Sulle forme della trasmissione culturale way to build something is, hackers would ra-
un riferimento resta L.L. Cavalli Sforza, Geni, ther just prototype something and see what
popoli e lingue, Adelphi, Milano 1996, pp. 257- works» (M. Zuckenberg, Letter for Facebook
270. IPO, 01/02/2012).
38  _  Sul concetto di “de-coincidenza” vedi 43  _ Sull’assecondamento si è soffermato
F. Jullien, Il gioco dell’esistenza. De-coincidenza F. Jullien, Una seconda vita. Come cominciare a
e libertà (2017), trad. it. di M. Guareschi, Feltri- esistere davvero (2017), trad. it. di M. Guareschi,
nelli, Milano 2019. Feltrinelli, Milano 2017.
39  _ N. Machiavelli, Il Principe, cap. XXV 44  _  Sulla rivalutazione del concetto di inte-
(ed. Einaudi, Torino 2005). resse – ormai sempre più opportuna a mio giudi-
40  _ Dove si tratta di fare, dire, pensare, zio – segnalo qui quantomeno M. Santarelli, La
ecc. quasi la stessa cosa: cfr. perlomeno U. Eco, vita interessata. Una proposta teorica a partire da
Dire quasi la stessa cosa. Esperienze di traduzione, John Dewey, Quodlibet, Macerata 2019.
Bompiani, Milano 2003. 45  _  Tale modo di concepire l’uso percorre
41  _  Su tutti questi aspetti, mi permetto di anche le riflessioni di G. Agamben, L’uso dei corpi.
rimandare al volume G. Pezzano, Venturi aevi ”Homo sacer”, IV, 2, Neri Pozza, Vicenza 2014.
non immemor. Che cosa significa ereditare? (in 46  _ Cfr. B. Latour, Un Prometeo cauto?
preparazione). Primi passi verso una filosofia del design (2008),
42  _ Che in qualche modo vengono con- trad. it. di A. Mattozzi, «E|C» 3 (2009) 3-4, pp.
densate, con tutte le ambiguità del caso, dalla 255-263.
Hacker Way su cui si impernia la “filosofia” di 47  _ P. Sloterdijk, L’imperativo estetico.
Facebook: «the Hacker Way is an approach to Scritti sull’arte (2007), trad. it. di P. Montani,
building that involves continuous improvement Cortina, Milano 2017, pp. 77-79.
and iteration. Hackers believe that something 48  _ Tendenza che sarebbe il cuore più o
can always be better, and that nothing is ever meno nascosto dell’«esperimento anti-genealo-
complete. They just have to go fix it — often gico della modernità», secondo il sottotitolo di
in the face of people who say it’s impossible or una rilevante opera di Peter Sloterdijk, che ho
are content with the status quo. Hackers try to analizzato in G. Pezzano, Figli che generano i
build the best services over the long term by propri genitori? Analisi critica di “P. Sloterdijk, I
quickly releasing and learning from smaller ite- figli impossibili della nuova era”, «Lessico di Eti-
rations rather than trying to get everything ri- ca pubblica» 9 (2018) 2, pp. 110-121.
ght all at once. […] We have the words “Done 49  _  È la posizione di A. MacIntyre, Dopo
is better than perfect” painted on our walls la virtù (1981), trad. it. di P. Capriolo, Feltrinelli,
to remind ourselves to always keep shipping. Milano 1988, soprattutto pp. 249-266.
Hacking is also an inherently hands-on and 50  _  Sono i proclami lanciati da M. Stirner,
active discipline. Instead of debating for days L’Unico e la sua proprietà (1844), trad. it. di L.
whether a new idea is possible or what the best Amoroso, Adelphi, Milano 1979, p. 90.
106  _  Italian Hacking ed eredità

51  _ Seguo M. Recalcati, Il complesso di fusamente in Id., Vico eversivo, il Mulino, Bo-
Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del pa- logna 2011.
dre, Feltrinelli, Milano 2013, pp. 124-141. 54  _ Mi riferisco a due significativi lavori
52 _ T. Mann, Le storie di Giacobbe (1933), come E. Melandri, La linea e il circolo. Studio
trad. it. di B. Arzeni, Mondadori, Milano 1963, p. 9. logico-filosofico sull’analogia, Quodlibet, Mace-
53  _  Cfr. G. Zanetti, Filosofia della vulne- rata 2004; e F. Remotti, Somiglianza. Una via per
rabilità. Percezione, discriminazione, diritto, Ca- la convivenza, Laterza, Roma-Bari 2019.
rocci, Roma 2019, pp. 111-117, che fa valere, 55  _  Su questa connessione tra hacking e fare si
cose non secondaria in questo contesto, quello veda anche M. Lallement, L’âge du faire. Hacking,
spirito “eversivo” vichiano ricostruito più dif- travail, anarchie, Éditions du Seuil, Paris 2015.

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