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La pedagogia per molto tempo è stato un sapere che si è proposto come puro e esaltando la sua

universalità (sapere molto ancorato al filosofico e poco come sapere che si misura sul campo).

Positivismo: la pedagogia inizia un lento e radicale processo di trasformazione e un progressivo distacco


della disciplina dalla filosofia (prima si pensava alla pedagogia come ancella della filosofia, è sempre stata
appendice della filosofia). Con il positivismo la pedagogia diventa una scienza

Seconda metà del 900: la pedagogia ha delle innovazioni: affermarsi elle scienze dell’educazione, sviluppo
pedagogia critica e sociale (la sociale guarda ai problemi che si creano nelle realtà educative e non fa
speculazioni filosofiche astratte. In base alla realtà sceglie strumenti e approcci). Queste modifiche non
sono state prive di contrasti e ostacoli.

Fine 800 inizi 900: si sviluppa il nuovo modo di intendere l’educazione e di fare scuola

Nasce l’attivismo: movimento internazionale nato in nord america e giunto in Europa in seguito (ultima
Italia). L’attivismo pensa la scuola come istituzione chiave della società democratica. La scuola deve essere
libera e inclusiva (per renderla specchio della società).

L’attivismo guarda ad un apprendere attraverso il fare, il costruire, la pratica. L’attivismo attua un


rovesciamento radicale dell’educazione.

Principi fondamentali dell’attivismo Importanza al bambino, ai suoi bisogni e alle capacità, al fare che deve
precedere il conoscere (se il bambino non crea è difficile che arrivi poi a conoscere). L’apprendimento pone
al centro l’ambiente (inteso come contesto, la classe, la sezione). L’ambiente deve essere a misura di
bambino, deve essere accogliente e i bambini devono trovare gli oggetti che stimolino la creatività e
permettano al bambino di conoscere. Il pensiero dell’attivismo è ancora alla base dell’apprendimento che
avviene oggi nelle nostre scuole. I totalitarismo bloccano questo tipo di sapere per tornare a un sapere
speculativo, viene poi riadottato dal post 68. I più grandi pensatori dell’attivismo: Dewey, sperimentatore
più critico dell’educazione nuova. Capisce il ruolo politico della pedagogia (la pedagogia può portare alla
democratizzazione della società attraverso la scuola). La filosofia di D si articola attorno alla TEORIA
DELL’ESPERIENZA, ambito dello scambio tra soggetto e natura, scambio attivo che trasforma sia natura che
soggetto. Soggetto e natura non sono separati ma sono entità che interagiscono attivamente e trasformano
l’altro fattore e si trasformano loro stesse). Pragmatismo: fare, saper fare, scambio tra momento teorico e
pratico.

D capisce anche che La pedagogia ha bisogno di avere in constante confronto con altre discipline come
psicologia e sociologia. Attraverso il pensiero pedagogico di D si va verso la costruzione di una filosofia
dell’educazione dove però la pedagogia non è più appendice della filosofia ma a questa viene delegata la
funzione di uno SVILUPPO DEMOCRATICO DELLA SOCIETA’ (si deve formare il cittadino per fargli ottenere
una mentalità aperta e incline alla collaborazione). D affida alla scuola un compito centrale nella società:
quello di trasformare la società rendendola meno autoritaria e facendo quindi crescere negli individui una
capacità partecipativa e collaborativa (principi della democrazia) nelle scuole pensate da D il bambino è
molto preso dal fare.

Insegnante D dice che non deve essere autoritario, non è un dispensatore di saperi o controllore e
giudice degli apprendimenti ma deve essere guida della classe che organizza e regola i processi di ricerca
all’interno della classe. In pratica è animatore delle attività didattiche. L’insegnante non deve imporre idee
al fanciullo o formare in lui certi abiti ma deve essere membro della comunità (parte della classe, non ha il
sopravvento sugli altri) per assistere lo studente a reagire alle influenze che agiscono su di lui.
D è americano ma il suo pensiero arriva anche in Europa, dove altre studiose e studiosi approfondiscono il
suo pensiero e fondano scuole che promuovano la sua pedagogia e didattica attiva. (Slide)

Cousinet: grazie a questo volume in francia si avvia metodo didattico che permette agli alunni una
istruzione, apprendimento basato sull’agire, educarsi da se stessi sotto l’occhio di insegnante che debba
essere osservatore attento che interviene in caso di bisogno. Usa il metodo libero per gruppi (gli alunni non
lavorano da soli ma la pratica quotidiana è quella di stare in gruppo e lavorare insieme)

Pedagogia differenziale: approfondisce le didattiche per studenti con disabilità. In passato non si pensava
all’educazione dei disabili, erano posti ai margini della società

Metodo globale: processo top down, il processo di apprendimento deve avere un processo di top down
partendo dal generale (es nella lettura non si presentano prima le lettere poi le sillabe ecc ma si presenta
subito una frase). Questo metodo viene poi accantonato nel periodo della scuola gentiliana ma torna in
auge nel nostro paese negli anni 70 80. Oggi si nota che i bambini con disabilità apprendono meglio con
metodo sillabico che con metodo globale quindi non si usa più

Ferriere Educare alla libertà attraverso la libertà: come è possibile educare alla libertà attraverso l’autorità?
Se mi pongo come figura autoritaria (diverso da autorevole)

Ferriere Autogoverno: i bambini si mettono in gruppo, magari seduti in cerchio, e cercano insieme la
soluzione ai problemi quotidiani.

In italia: arriva l’attivismo anche se abbastanza in ritardo. Nascono anche qui le scuola nuove con l’idea che
ci debba essere continuità tra scuola e famiglia, bambino: artista spontaneo

Boschetti Alberti: Scuola serena: Far vivere ai bambini la serenità in contrapposizione alla rigidità e dalla
autorità dei metodi educativi precedenti

Agazzi: linguaggio molto vicino a quello religioso, sono molto cattoliche. Nelle scuole dell’infanzia (non la
chiamare asilo o scuola materna per carità). Asilo o scuola materna: solo accoglienza dei bambini, scuola
assistenziale perché le madri non sanno dove lasciarli.

Dall’89 i nuovi orientamenti per la scuola dell’infanzia si dà pieno diritto a bambini e bambini di avere una
scuola che pensi a loro, una scuola che si prenda cura dell’infanzia e non sia un parcheggio.

0-3 anni: nido d’infanzia, non è scuola ma servizio educativo

3-6 anni: scuola dell’infanzia

6-11: primaria

11-14: secondaria primo grado

14-19: secondaria secondo grado

Pizzigoni

Montessori: è divenuta famosa prima in altri stati che in Italia

Casa dei bambini

Percezione, tatto, movimento, 5 sensi sono al centro del metodo Montessori. Il metodo Montessori oggi è
di grande uso. Usa materiale a misura di bambino (seggioline, tavolini, tutto ino che carrino che palle sto
corso voglio uccidere i bambini)
Prima si pensava che la mente fosse tabula rasa e educare sia accrescere quantitativamente di info. M
scardina questo conetto parlando di mente assorbente: dice che i bambini apprendono anche nel momento
in cui non fanno niente e non hanno bisogno per forza dell’adulto per apprendere. Dice che i bimbi sono
delle spugne, assorbono anche senza l’azione dell’adulto.

Libertà e spontaneismo sono concetti diversi.

Spontaneismo: caos. è del tutto destrutturata, senza regole in assoluto

Libertà: il docente crea un ambiente, un contesto, una struttura con la quale l’allievo interagisce in modo
libero sotto la guida dell’adulto. L’attività è predisposta e l’adulto deve essere consapevole dei bisogni
dell’allievo.

Opere: Pedagogia scientifica (pedagogia come scienza)

Scuola pestalozzi: attivismo come elemento centrale

L’attivismo ha dato le basi per l’esperienza dello scoutismo (esperienza extrascolastica). La formazione
degli scout si basa sulla religione cattolica

20.04.2020

Idealismo e neoidealismo primi del novecento in ambito italiano.

L’attivismo è stato presente nel nostro contesto nazionale grazie alla montessori, anche se il suo pensiero
non ha terreno fertile in italia, quindi la M ha più successo altrove

In Italia per un lungo periodo il pensiero pedagogico e la struttura degli isìnsegnamenti è stato il pensiero di
Gentile (anche ministro sotto il fascismo, i suoi programmi hanno grande riscontro nel nostro paese, erano
molto strutturati e articolati che quindi fanno buona presa).

Gentile: elabora la filosofia dell’attualismo, riportando al centro dell’attenzione l’identità spirituale del
soggetto. L’attivismo dava rilievo all’attività pratica, al fare, all’agire, all’apprendere grazie alla
collaborazione. Gentile ha una idea nettamente diversa e dà valore all’aspetto filosofico che la pedagogia
aveva perso grazie al ositivismo

G si oppone alle concezioni pedagogiche a base positivistica, poiché esse non riconoscono la natura
spirituale dell’uomo. Individuo per G= soprattutto spirito e pensiero. Secondo questa visione la pedagogia
deve fermarsi all’atto speculativo di pensiero, di pensare l’educazione (in pratica la ricolloca nell’ambito
della filosofia). Gentile è ministro della istruzione tra 22 e 24 e la sua riforma scolastica risale al 23. Ha
concezione di fare scuola molto diverso dall’attivismo in quanto vede la mente del bambino come un vaso
in cui inserire un sacco di nozioni. Montessori e gli attivisti avevano invece aveva altra visione, si apprende
facendo. Per gentile lo studente deve invece ascoltare e recepire, il maestro è autoritario (si perde quindi
elemento democratico dell’educazione). Gli insegnanti hanno metodi coercitivi anche fisici es bacchetta. Si
hanno quasi esclusivamente lezioni frontali (dalla cattedra, che non era sullo stesso piano dei banchi ma su
una pedana così che il maestro vede tutta la classe e gestirne la disciplina, severa e violenta). Attivismo:
dava molta importanza alle discipline tecniche e scientifiche, con l’idealismo si ha invece il contrario,
maggiore importanza è data alle discipline umanistiche.

Per creare le figure di spicco italiane (posizioni di spicco, classi dirigenti ecc) si deve passare dal liceo
classico, anche per es per diventare medici.

Di fatto l’influenza dell’attualismo di Gentile si ha fino al 68. Nello stesso periodo di G la Montessori cerca di
mantenere viva la pedagogia dell’attivismo, anche se con scarso successo. Ci sono vari esponenti, inoltre, di
un neoidealismo (che all’inizio sono legati a G e poi si allontanano dal suo modo di pensare la pedagogia)
Radice e Codignola

Gentile era molto vicino alla ideologia fascista, mentre Codignola non lo è (si distacca dall’ideologia fascista.

Nel 45 nasce la scuola città pestalozzi. Con C si ha uno spostamento culturale che riguarda gli anni dopo la
seconda guerra mondiale pedagogia laica che trova spazio nell’università fiorentine grazie proprio al
pensiero di Codignola.

nel corso dei primi del 900 si hanno anche nuove teorie:

marxismo pedagogico non ci può essere formazione che non si rifà alla struttura economica òpolitica
della società e gli obiettivi dell’educazione si rifanno alle classi sociali che governano. L’educazione è
politica. In queste scuole mentre si fa scuola ci si prepara anche al mondo del lavoro, all’esperienza
lavorativa (l’eredità che abbiamo oggi è la presenza dei professionali).

Elemento di criticità: niente deve essere spontaneo.

Makarenko e Gramsci teorici della pedagogia marxista

Altra corrente pedagogica che ha dato imprinting che è rimasto nel nostro sistema è quello della pedagogia
cristiana (ne sono meno influenzati i paesi che hanno visto la riforma protestante). Secondo questa visione
la religione cristiana è alla base dell’educazione. È una teoria anche molto vicina al modello gentiliano. Di
fatto fino agli anni 70 moltissimi licei e altre classi es medie e elementari sono gestite dalla chiesa.
Soprattutto i figli degli alto borghesi vanno in queste scuole (spesso private) pensando che questa
educazione abbia valori più solidi e consistenti.

Riforma scolastica della Chiesa (1929) questo testo tra le varie cose dice che la cellula base della
educazione è la famiglia cristiana (che schifo).

Ancora oggi esistono scuole cristiane (anche in popolazioni lontane dalla nostra, considera ad esempio
l’opera dei missionari).

La chiesa vuole in pratica avere il primato dell’educazione e mettere l’educazione fornita dallo Stato in
subordinazione. In questa riforma la chiesa CONDANNA LA COOEDUCAZIONE DEI SESSI.

Fino agli anni 70/80 ci sono classi per ragazzi e ragazze (anche nelle scuole statali fino agli anni 60).

Altro tabù è l’educazione sessuale: IN ITALIA NON SI HA EDUCAZIONE DI GENERE E SESSUALE PERCHE’ LA
CLASSE POLITICA SI OPPONE A INTRODURLA, E’ ANCORA LEGATA ALL’IDEA CHE L’EDUCAZIONE SESSUALE E
DI GENERE RIGUARDI SOLO L’AMBITO FAMILIARE.

Movimenti contro ideologia del gender ecc (ad esempio family day) movimenti contro l’educazione di
genere: si dice che attraverso essa si disturbi la crescita e lo sviluppo e l’orientamento sessuale di bambini e
bambine. Si pensa che educando al rispetto tra i generi allora si educano all’omosessualità (come se fosse
vero e soprattutto come se fosse una colpa).

Scuola classista e discriminatoria denunciata da Milani: è una scuola lontana da chi ha più bisogno.

Lettera a una professoressa: dice che non si deve bocciare.

La scuola invece continua a bocciare e lasciare per la strada tantissimi ragazzi.


27.04.2020

Legge del 97 Il ministero dà linee guida generali su organizzazione scuole ma poi essa passa ai dirigenti,
che devono confrontarsi con contesto territoriale (utenza, necessità particolari ecc). ci sono quindi obiettivi
da raggiungere ma calati nella specificità del territorio, dell’ambiente ecc. l’autonomia non è solo
organizzativa ma anche didattica, deve essere calata nella realtà e tenere conto dei bisogni degli studenti.

Il nuovo profilo dell’insegnante si articola adesso attorno a 3 aree

- Dimensione normativa (l’insegnante deve conoscere la normativa di riferimento che si aggiorna


sempre) può riguardare molti aspetti, dalla didattica alla composizione delle classi ecc
- Dimensione teorica: guarda agli studi pedagogici e didattici e alla dimensione teorico- disciplinare.

Modello trasmissivo: è stato il più diffuso nelle scuole di tutti i gradi. Oggi non dovrebbe essere più il
modello esclusivo e privilegiato. Oggi la dimensione didattica

Libertà di insegnamento (nasce con la Costituzione italiana): nel periodo del fascismo nessun insegnante
poteva insegnare quello che on è scritto nei programmi scritti da Gentile.

Con la costituzione si ribadisce l’importanza della libertà di insegnamento, il sapere deve essere qualcosa di
aperto e non ridotto alle ideologie di un certo momento storico.

L’insegnante deve tenere presente che ogni scuola ha comunque il piano triennale dell’offerta formativa a
cui l’insegnante deve comunque attenersi. Quindi la libertà di insegnamento è da rapportare agli altri
oggetti, ad es alla libertà di apprendimento (se ho scelto il classico è perché ho la libertà di studiare certe
cose che mi piacciono e allora l’insegnante deve rispettare questo “patto”).

Insegnamento di qualità insegnamento che realizzano gli insegnanti in classe con gli studenti

Competenze pedagogiche e didattiche

Messaggio-tu quando ci si rivolge allo studente dicendo cosa non ha fatto bene

Messaggio-io messaggio in cui l’insegnante si mette a nudo, riporta le proprie sensazioni e emozioni. dice
quali sono i suoi limiti. In pratica dice “io oggi non sono in grado di fare la lezione” piuttosto che “siete i
soliti confusionari”. Questo per non far sentire il peso sullo studente, per non colpevolizzarlo sempre. Il
messaggio io può essere anche positivo.

28.04.2020

Competenze dell’insegnante e concetto di progettazione.

4 aree di competenza del docente: competenze pedagogiche, relazionali, contenutistiche,


psicopedagogiche. Al docente è richiesta sia formazione iniziale sia formazione in itinere, quindi via via
approfondirà e acquisirà le varie aree di competenza.

Competenze pedagogico-didattiche:

livelli di progettazione: possono essere macro (tutta la scuola) o micro (della classe in relazione a una
disciplina) meso (nell’istituto comprensivo, ad esempio, dove si hanno diversi gradi di istruzione. Un
progetto meso se riguardano solo uno dei vari livelli).

Ogni fase della progettazione non è correlata solo alla fase successiva ma a tutte le altre, devono
interfacciarsi tra sé

Abc: analisi del bisogno e del contesto. Da essa si parte per fare il progetto.
Focus group: piccolo gruppo con il quale mettere a punto strategie

Storia di vita: si utilizza in particolari contesti, per esempio nel caso in cui un bambino sia arrivato in italia da
poco e abbia quindi fatto un percorso precedente che va indagato.

I programmi nelle scuole non esistono più, esistono delle linee del ministero ma poi la didattica è libera

Dal 97 il ministero non manda più i programmi ma invita l’istituzione scolastica a costruire il curricolo
d’istituto. Con il decreto del 99 (dpr) si configura meglio il concetto di curricolo. Art 3 del decreto: viene poi
modificato dalla buona scuola (legge 107 del 2015).

Legge 107: non definisce più il curricolo con pof ma piano triennale dell’offerta formativa (il pof era di un
anno solo). Nel pof sono scritte le discipline e quello che gli insegnanti vogliono afre nel corso del percorso
formativo.

Ogni scuola può rivedere annualmente il ptof. Progettazione extracurricolare: progetti che intercettano
maggiormente i bisogni di quella classe/ del plesso scolastico. Non sono riconducibili ad una unica materia.

Scompaiono perciò i programmi ministeriali ma restano dei piani che permettono di identificare degli
obiettivi che tutti gli studenti devono acquisire.

Il curricolo prevede una didattica non più alla trasmissione di contenuti e conoscenze ma una acquisizione
delle competenze. SI PASSA QUINDI DALLA SCUOLA DEI CONTENUTI A QUELLA DELLE COMPETENZE.

Il concetto di curricolo ci arriva da lontano , addirittura da diui nel 1906. Viene poi messo a fuoco
successivamente, nella seconda metà del Novecento.

Imparare ad imparare: far capire che ogni esperienza insegna qualcosa, quindi l’apprendimento può esser
guidato dalla persona stessa e non solo dall’insegnante (questo concetto è sostenuto molto da Don Milani).

Sviluppare le iniziative degli studenti è indispensabile per fargli sviluppare imprenditorialità e spirito di
iniziativa (ad esempio questo può essere promosso molto nelle attività di scuola-lavoro).

Curricolo: organizzato in base a 4 assi.

Collegialità tra docenti: serve per creare l’interdisciplinarietà, indispensabile per qualsiasi percorso
formativo

04.05.2020

Dopo aver fatto analisi dei bisogni e del contesto (da cui do avvio all’intervento educativo) devo individuare
le competenze da raggiungere in un determinato anno scolastico (esse sono stabilite dal ministero). Le
competenze sono insieme di abilità e conoscenza, includono anche la parte emotiva dell’individuo. Dopo
aver capito quali competenze deve raggiungere l’alunno, definisco gli obiettivi (devo anche considerare le
differenti competenze degli alunni, devo ragionare le sue specificità nel gruppo classe)

Obiettivo: insieme di parole che descrivono ciò che l’allievo deve imparare a fare durante il percorso
educativo.

Tra obiettivo e valutazione ci deve essere una corrispondenza molto chiara, deve esserci una
corrispondenza (cioè io valuto in base al raggiungimento dell’obiettivo da parte dello studente)

Risorse per l’intervento: devono essere calibrate rispetto al contesto e ai dispositivi della scuola. Deve
esserci equivalenza tra il mio intervento e gli investimenti che si possono fare nel contesto

Urgenza: competenze da acquisire da parte dello studente, può essere importante obiettivo da inserire nel
progetto
Legge del 2015 sulla parità di genere e contro le discriminazioni di genere e educazione di genere: ha
scaturito tantissime critiche perché dice che questa legge vuole insegnare ai bambini ad essere omosessuali
e che queste tematiche devono essere insegnate in famiglia. La scuola invece può e deve parlare di queste
tematiche, deve sensibilizzare e dare rilievo a queste tematiche.

Pedagogia di genere: non c’ è come percorso per insegnanti che possa dare una formazione sulle tematiche
di genere.

EDUCARE FIN DA SUBITO ALLE DIFFERENZE, LA DIFFERENZA CONTRADDISTINGUE L’ESSERE UMANO, TUTTI
SIAMO DIVERSI, questo concetto va analizzato fin da subito e fin da subito bisogna educare alle differenze.

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