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FONDAZIONE DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI,

PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI


DELLA PROVINCIA DI MILANO Cc.178/itinerari

Quartiere Ifacp Ettore Ponti / 1939-1941 /


Franco Albini, Renato Camus, Giancarlo Palanti Quartiere Ifacp Ettore Ponti / 1939-1941 / F. Albini, R. Camus, G. Palanti

via Maspero, via del Turchino, via Monte Cimone e via Varsavia, Milano
concorrono ad un esito di minor qualità scala i volumi puri e le geometrie nette –
rispetto alle altre realizzazioni del gruppo. conclusi in altezza da tetti piani – trovano
Terzo e ultimo quartiere commissionato architetti – il “Fabio Filzi” (1935-1938) e All’interno del lotto aperto, contrappunto nell’estroflessione oltre il filo
ad Albini, Giancarlo Palanti e Renato il “Gabriele D’Annunzio” (1938-1941) – parallelamente all’asse di via Maspero e di facciata dei blocchi contenenti le unità
Camus dall’Istituto Fascista Case Popolari l’insediamento intitolato a Ettore Ponti, in accordo con l’ordine solare, vengono bagno-cucina-loggia.
(Ifacp), viene costruito alla periferia sud-est rappresenta l’occasione per dare una organizzate undici schiere di edifici a Lo sfalsamento degli edifici dettato
della città, in un’area collocata ai margini struttura igienica e innovativa a un nuovo quattro o cinque piani equidistanti tra loro dall’andamento diagonale del lotto verso via
del nucleo urbano e dove alla fine degli brano di città, destinato ad ospitare oltre e composte da tipi edilizi unici o accoppiati, Del Turchino è occasione progettuale per
anni Cinquanta l’insediamento del nuovo cinquecento alloggi. Tuttavia gli alti indici per un totale di 22 edifici. Lungo l’asse di lo studio del fronte più riuscito dell’intero
Ortomercato di Milano (1959) causerà di densità richiesti, l’esiguità di risorse via Monte Cimone, il ritmo delle schiere è intervento, una successione ritmica di
la parziale demolizione del quartiere. Al messe a disposizione dall’Ifacp e uno scandito dall’alternanza di corpi più corti volumi stereometrici di grande impatto.
pari dei due precedenti progettati dai tre sviluppo penalizzante del lotto di progetto (uno ogni tre) che, liberando lo spazio Un risultato ottenuto anche attraverso
centrale, permettono l’apertura di spazi alcune accortezze nello studio dei prospetti
I CORPI EDILIZI DEL QUARTIERE (FOTO DI STEFANO SURIANO) verdi interni al lotto. maggiori, le cui fasce laterali in prossimità
Il tipo edilizio di base è risolto degli spigoli sono semplicemente intonacate
felicemente in maniera simile a quello del e mantenute sgombre da aperture, che sono
quartiere “Fabio Filzi”, con l’accostamento invece ritagliate sulle testate minori. Inoltre
del blocco bagno-cucinotto aperto sul una cornice delimita i prospetti maggiori
soggiorno, che funge da disimpegno per di ogni edificio, amplificando con un netto
le eventuali stanze aggiuntive e che è effetto chiaroscurale la plasticità dei volumi.
illuminato da una loggia. L’aumento della
CARLO VENEGONI
densità abitativa dettato dalle esigenze
dell’Ifacp forza i progettisti a incrementare
il numero di alloggi per piano serviti SCHEMA PLANIMETRICO DEL QUARTIERE
(IMMAGINE DA FONDAZIONE FRANCO ALBINI
da una scala (da 3 a 4): ne consegue
l’impossibilità di dotare gli appartamenti
del doppio affaccio, alla quale gli architetti
pongono rimedio mediante l’installazione
di serramenti di ingresso apribili nei
sovraporta, studiati per favorire il riscontro
d’aria. Lo studio dei prospetti degli edifici
mantiene quella severità già sperimentata
nei precedenti quartieri, con qualche piccola
variazione: sul fronte opposto ai vani

FRANCO ALBINI E MILANO FRANCO ALBINI E MILANO

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