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Dice così il Catechismo della Chiesa Cattolica, nel numero 631, “Gesù «era
disceso nelle regioni inferiori della terra. Colui che discese è lo stesso che anche ascese»
(Efeseni 4,10). Il Simbolo degli Apostoli professa in uno stesso articolo di fede
la discesa di Cristo agli inferi e la sua risurrezione dai morti il terzo giorno,
perché nella sua Pasqua egli dall'abisso della morte ha fatto scaturire la
vita.
con queste parole del Catechismo diamo inizio al tema “Disceso nel regno
della morte”.
La redenzione degli uomini prevede che Gesù Cristo assaggi la
morte, che sperimenti completamente la condizione di essere morto.
Oggi non è facile comprendere questo articolo di fede. Per gli uomini
di questo tempo, con una mentalità così appassionata alle scienze esatte e
all'informatica, è strano l’idea di un regno della morte, di un mondo
inferiore, oppure di un inferno. Questo è molto lontano dalle nostre idee
postmoderne. La Chiesa dai tempi più antichi ha mantenuto questa
confessione. Deve adattare il suo linguaggio a questo tempo.
Inferno, regno della morte, mondo inferiore sono i nomi che indicano
la dimora dei morti, chiamata in ebraico Sheol. È il luogo dove si trovano le
anime dei defunti dopo la morte.
Ci sono diversi passi del Nuovo Testamento che parlano di questo
teologumeno:
Atti degli apostoli 2,31 “Non fu abbandonato negli inferi, né il suo corpo subì la corruzione”
Romani 10,7 “Chi discenderà nell’abisso? Questo significa far risalire Cristo dai morti”
Efesini 4,10 “Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per
essere pienezza di tutte le cose”.
Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio
perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha
svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli
inferi.
Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli
che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze
Adamo ed Eva che si trovano in prigione.
Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide,
percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo
rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo:
«Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà… «Svegliati, tu
che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà… Svegliati, tu che dormi!
Infatti, non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai
morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani!...
La missione di Cristo sulla terra non è ancora del tutto compiuta, egli
deve ancora andare presso i morti. Non sono ancora redenti tutti i giusti e il
Pastore (Cristo) non ha ancora riunito tutte le pecore, mancano ancora i
giusti dell’Antico Testamento, primo fra tutti Adamo, il progenitore.
Gesù si è inserito nell’albero genealogico del genero umano
peccatore, per redimere tutti fino a Adamo, il progenitore di tutti gli
uomini.
Cristo chiama ora alla resurrezione i morti con i quali si è mostrato
solidale nella morte. La morte non riesce a trattenere il Figlio di Dio morto.
Il suo ingresso nel mondo degli inferi diventa il suo percorso trionfale.
Quindi, l’icona dell’Anastasis lo rende visibile e lo attualizza questo
mistero. Cristo, nel pieno centro del dominio della morte, ha superato la
morte.
c. La discesa agli inferi per solidarietà con il destino degli uomini.
“Perciò si deve concludere che nei tre giorni della sua morte Cristo fu tutto intero
nel sepolcro, perché tutta la sua persona era là per il corpo a essa unito; così pure
fu tutto intero all’inferno, perché tutta la persona di Cristo era là per l’anima che a
lui era unita…”