Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Biologia
La biologia è la scienza che studia gli organismi viventi vegetali e animali, le loro caratteristiche, i
fenomeni e le relazioni che li riguardano, per comprendere i processi fisici e chimici alla base della
vita e individuarne le leggi universali. Come scienza autonoma rispetto alla medicina, la biologia si
definisce a partire dal XVII sec., grazie all’invenzione di microscopi sufficientemente potenti, e
compie i propri maggiori sviluppi dopo la scoperta del DNA a metà del XX sec.
Questi studi hanno individuato alcune caratteristiche condivise da tutti gli organismi definibili
viventi: complessa organizzazione interna, uso delle molecole organiche fondamentali (proteine,
carboidrati, lipidi, acidi nucleici) per compiti specifici, capacità di omeostasi (cioè di mantenersi a
condizioni costanti di temperatura, pH, pressione, concentrazione di acqua), risposta agli stimoli,
assunzione e trasformazione di energia, riproduzione, adattamento all’ambiente.
Composti organici
Fondamentale per la biologia è in particolare la chimica del carbonio, che permette di studiare i
composti organici.
I glucidi (detti anche glicidi, zuccheri o carboidrati) sono composti di carbonio, idrogeno e
ossigeno e in base alla complessità chimica si distinguono in monosaccaridi, disaccaridi e
polisaccaridi: i monosaccaridi o zuccheri semplici sono molecole inscindibili (per esempio,
glucosio e fruttosio), i disaccaridi (per esempio, lattosio e saccarosio) derivano dall’unione di due
molecole di monosaccaridi tramite un ponte di ossigeno e i polisaccaridi (per esempio, glicogeno e
amido) derivano dall’unione di molte molecole di uno stesso monosaccaride.
I lipidi (anche grassi) sono composti diversi accomunati dalla caratteristica di essere insolubili in
acqua e solubili nei solventi organici (per esempio, il cloroformio). I lipidi semplici sono composti
solo da idrogeno, carbonio e ossigeno, quelli complessi anche da azoto, zolfo e fosforo. A seconda
della loro struttura essi si distinguono in trigliceridi (riserve di energia), fosfolipidi (costituenti della
membrana cellulare), cere e steroidi. I trigliceridi, in particolare, sono composti da glicerolo e acidi
grassi e sono liquidi se gli acidi grassi sono insaturi (con doppi legami di carbonio), solidi se gli
acidi grassi sono saturi (senza doppi legami di carbonio).
Le proteine (o protidi) sono macromolecole costituite da catene polipeptidiche, cioè formate da
molecole di amminoacidi unite da legami peptidici tra l’azoto di una e il carbonio dell’altra. Tra gli
amminoacidi presenti in natura sono 20 quelli che, combinandosi, formano tutte le proteine
esistenti. Esse sono fondamentali per tutti i processi vitali, in particolare per le funzioni cellulari e di
supporto meccanico.
Gli acidi nucleici sono macromolecole composte da combinazioni di nucleotidi, si trovano nel
nucleo delle cellule e sono fondamentali per la trasmissione dell’informazione genetica. Esistono
due acidi nucleici: il DNA (acido desossiribonucleico), i cui nucleotidi sono composti da zucchero
desossiribosio, acido fosforico e una base azotata (adenina, guanina, citosina o timina), e l’RNA
(acido ribonucleico), i cui nucleotidi sono composti da zucchero ribosio, acido fosforico e una base
azotata (adenina, guanina, citosina o uracile). L’RNA è formato da un singolo filamento di
nucleotidi e può essere di tre tipi: RNA messaggero, cioè un filamento di RNA complementare a uno
di DNA, di cui trascrive e trasporta le informazioni nel citoplasma, RNA di trasporto, cioè un
filamento nel citoplasma in cui alcune basi si appaiano (adenina-uracile, citosina-guanina) e che
trasporta gli amminoacidi per metterli nella sequenza indicata dalle informazioni del DNA per
costruire le proteine, e infine RNA ribosomiale, che forma i ribosomi, cioè le particelle sferiche
dove avviene la sintesi delle proteine.
Le vitamine sono sostanze di vario tipo indispensabili per molte funzioni vitali, prodotte dalle
piante, ma non dall’uomo, che quindi deve assumerle tramite l’alimentazione. Esse si distinguono in
idrosolubili (solubili in acqua) e liposolubili (solubili nei grassi), queste ultime sono tossiche se si
accumulano nel grasso corporeo. Molte vitamine hanno la funzione di coenzimi, cioè aiutano gli
enzimi a innescare le reazioni chimiche fondamentali per i processi vitali.
Ecologia
L’ecologia studia i complessi rapporti fra gli organismi e l’ambiente, definito dalle condizioni
chimico-fisiche da un lato e biologiche dall’altro. Questo insieme di condizioni sono i fattori
ecologici di un ambiente e influenzano la distribuzione, la riproduzione, i comportamenti di una
specie.
L’insieme di un ambiente e degli organismi che lo abitano è definito ecosistema. L’habitat è
l’ambiente fisico proprio di una specie all’interno di un ecosistema. L’equilibrio di un ecosistema si
basa sullo scambio di energia tra gli organismi e con l’ambiente fisico, con la produzione e il
consumo di materia organica e inorganica regolati dalla catena alimentare: essa indica una
successione in cui ciascun organismo si nutre di quello successivo ed è nutrimento per quello
precedente. In ogni catena alimentare si distinguono i produttori, cioè gli organismi autotrofi, come
le piante, in grado di produrre energia da sé e renderla disponibile al resto dell’ecosistema, i
consumatori (erbivori, carnivori che si nutrono di erbivori, carnivori che si nutrono di altri
carnivori), e i decompositori, organismi che si nutrono di altri organismi morti e li trasformano in
materia riutilizzabile nei processi vitali dell’ecosistema.
Ogni ecosistema può sostenere un numero massimo di individui che dipende dalle risorse
disponibili (capacità biologica), perciò esistono meccanismi di resistenza ambientale (variazioni
climatiche, interazioni fra popolazioni e fra specie) che si oppongono alla crescita costante ed
esponenziale del numero di individui per mantenere l’equilibrio demografico.
Le popolazioni di individui della stessa specie o di specie diverse all’interno di uno stesso
ecosistema instaurano relazioni di tre tipi principali: competizione per le risorse, per il territorio o
per il partner, predazione, cioè uccisione a scopo alimentare, e simbiosi, cioè associazione tra due
organismi di specie diverse, con vantaggi per entrambi o uno solo.
L’insieme di tutti gli ecosistemi della Terra costituisce la biosfera, che può essere suddivisa in
raggruppamenti di ecosistemi con caratteristiche fisico-climatiche omogenee, detti biomi. Essi si
distinguono in biomi terrestri (tundra, foreste, prateria e deserto) e biomi acquatici (marini e di
acqua dolce).
La biosfera possiede una capacità di autoregolazione che le permette di mantenere un equilibrio tra
l’energia consumata e quella apportata e prodotta, ma l’azione dell’uomo altera questo equilibrio e
non rispetta i tempi di risanamento, determinando la distruzione di molti habitat e la riduzione della
biodiversità (numero di specie diverse presenti in un ambiente), soprattutto con l’inquinamento.
Etologia
L’etologia è la scienza che studia il comportamento animale, cioè il modo in cui gli animali
rispondono agli stimoli interni ed esterni e si relazionano con l’ambiente. Esso è determinato
innanzitutto dalle caratteristiche di ogni specie, cioè dal tipo di strutture nervose e di organi di senso
con cui ogni specie percepisce e gestisce le informazioni interne ed esterne. Su questa base si
distinguono poi comportamenti innati, cioè geneticamente ereditari, e comportamenti appresi con
l’esperienza.
I comportamenti innati sono più significativi per le specie meno evolute e si manifestano in
quattro forme:
• cinesi (variazioni di velocità di un movimento in risposta a uno stimolo ambientale);
• tassia (avvicinamento o allontanamento rispetto alla fonte di uno stimolo);
• riflesso (movimento rapido e involontario di una sola parte del corpo);
• modulo di azione fissa (sequenza fissa di movimenti generata da uno stimolo determinato e
portata a termine anche in caso di cessazione dello stimolo chiave).
I comportamenti appresi con l’esperienza, invece, determinano l’acquisizione di un modo di
agire che in passato si è rivelato utile o efficace in risposta a un certo stimolo, e si manifesta in sei
forme:
• imprinting (apprendimento determinante per il riconoscimento della specie, che si verifica
durante i primi giorni di vita e riguarda un elemento visivo, olfattivo o acustico nei confronti
del quale l’animale sviluppa un attaccamento particolare e una reazione istintiva);
• condizionamento (classico, quando un comportamento viene messo in atto come risposta a
uno stimolo che gli viene associato ripetutamente, operante, quando un comportamento
viene ripetuto perché seguito da una ricompensa);
• apprendimento per prove ed errori (comportamento appreso per tentativi);
• assuefazione (graduale scomparsa della reazione a uno stimolo non vantaggioso né dannoso,
quindi ignorabile);
• intuito (capacità di agire in maniera immediata per risolvere una situazione basandosi su
esperienze precedenti);
• apprendimento per imitazione (acquisizione di un comportamento osservato in altri membri
della propria specie).
Il comportamento animale, come dimostrano per esempio l’imprinting e l’apprendimento per
imitazione, ha anche un aspetto sociale, poiché la maggior parte degli animali vive in comunità e
deve sviluppare capacità di comunicazione sociale. Quest’ultima è fondamentale per garantire la
sopravvivenza e l’organizzazione della comunità (difesa, divisione delle risorse, gerarchizzazione,
riproduzione) e presenta diverse modalità:
• comunicazione chimica (emissione di sostanze chimiche, come per esempio i ferormoni,
utilizzati per marcare il territorio o manifestare un comportamento sessuale);
• comunicazione visiva (movimenti, posizioni, decorazioni del corpo, espressioni facciali);
• comunicazione uditiva (emissione di suoni);
• comunicazione tattile (contatto fisico).
Genetica
La genetica studia i geni, l’ereditarietà e la variabilità genetica negli organismi viventi. I
meccanismi che regolano questi fenomeni furono spiegati nel XIX sec. da Gregor Mendel,
considerato il padre della genetica. Pur non avendo molte informazioni (come l’esistenza dei
cromosomi), Mendel intuì l’ereditarietà di alcune caratteristiche dell’individuo. La genetica
spiegherà successivamente che il genotipo di un individuo è dato dal suo corredo genetico, mentre i
vari genotipi possibili producono un effetto visibile attraverso il fenotipo. Sebbene il fenotipo sia
importante, l’aspetto complessivo di un soggetto è completato dall’interazione con l’ambiente. Per
questo motivo due gemelli identici, pur con lo stesso patrimonio genetico, possono avere diverse
personalità.
Già nel 1869 il chimico tedesco Miescher estrasse dalle cellule un materiale vischioso che chiamò
nucleina poiché proveniva dal nucleo cellulare. Nel 1944 l’americano Avery dimostrò che il DNA è
responsabile dell’ereditarietà. La struttura a doppia elica del DNA fu scoperta nel 1953 da Crick e
Watson che segnarono così una tappa fondamentale nella biologia.
I cromosomi
All’interno del nucleo della cellula si trovano i cromosomi, all’interno dei quali le proteine della
cromatina organizzano il DNA, avvolgendolo in strutture ordinate.
L’aploidia è la condizione in cui nelle cellule è presente un unico set cromosomico, cioè un solo
cromosoma per ogni tipo. Nelle cellule diploidi sono due i patrimoni genetici, ereditati solitamente
dal padre e dalla madre.
Nell’uomo i cromosomi sono 46, suddivisi in 23 coppie, ovvero 22 coppie di autosomi (cioè non
contenenti informazioni genetiche specifiche alla caratterizzazione sessuale dell’individuo) e una di
cromosomi sessuali (cromosomi X e Y). L’ultima coppia determina il nostro sesso, a seconda che
sia XX (femmine) o XY (maschi).
Il DNA
Il DNA è un polimero formato da due lunghe catene di monomeri detti nucleotidi, a forma di elica,
intrecciate nella cosiddetta doppia elica a spirale.
Ogni nucleotide è formato a sua volta da unità alternantisi in carboidrati e gruppi fosforici con una
base azotata unita a unità di carboidrato. Nel DNA il carboidrato è il desossiribosio; le quattro basi
azotate sono l’adenina (A), la guanina (G), la timina (T) e la citosina (C). Le quattro basi in una
catena di acido nucleico si uniscono alle quattro basi dell’altra al fine di permettere l’appaiamento
dell’adenina con la timina e della guanina con la citosina. Le due catene sono unite da legami
idrogeno formatisi tra le coppie di basi azotate. Le basi in sequenza sono le componenti del codice
genetico (tre miliardi circa di unità di base).
I geni
Ogni gruppo di 3 nucleotidi del DNA (tripletta o codone) indica un determinato amminoacido, la
sequenza di triplette che codifica una proteina intera è detta gene. Il “significato” di ogni tripletta di
nucleotidi è uguale in tutti gli organismi viventi, per questo si dice che il codice genetico è
universale.
Il genoma è il corredo aploide dei cromosomi di una cellula, con i geni in essa contenuti. Il genoma
è stato studiato nell’ultimo decennio del XX sec. e la mappa del genoma umano è stata resa
pubblica nel 2001. Per chiarire il concetto di genoma si ricorre spesso all’analogia del libro.
Ogni cellula umana contiene in una zona specifica (il nucleo) un’intera libreria (il genoma) formata
da 23 coppie di libri (i cromosomi) divisi in capitoli (i geni) scritti in una lingua speciale (il DNA).
Ciascuna cellula dell’organismo contiene almeno una copia del genoma; nell’uomo l’unica
eccezione è rappresentata dai globuli rossi, che perdono il nucleo durante il loro sviluppo e perciò
sono privi di genoma.
La sintesi proteica
Il processo di creazione delle sequenze di amminoacidi indicate dal codice genetico viene detto
sintesi proteica; esso avviene nel citoplasma, dove le informazioni del DNA devono essere
trasportate dall’RNA. Innanzitutto quindi il DNA deve essere “trascritto”: la doppia elica di
nucleotidi si apre e un enzima, l’RNA-polimerasi, lega a uno dei due filamenti i nucleotidi liberi
complementari presenti nel citoplasma e forma l’RNA messaggero, che una volta terminata la
trascrizione si stacca e si sposta nel citoplasma. Qui esso si lega alla subunità minore di un
ribosoma per la traduzione: nella subunità maggiore l’RNA di trasporto conduce gli amminoacidi
indicati uno dopo l’altro dall’m-RNA, unendoli con il legame peptidico fino a formare una proteina
completa.
L'eredità genetica
I meccanismi di trasmissione dell’informazione genetica da una generazione all’altra vennero
studiati solo nella seconda metà dell’Ottocento grazie agli studi del biologo Mendel condotti
tramite esperimenti sulle piante di pisello. Queste ultime erano particolarmente adatte perché si
autoimpollinano, perciò non mescolano le proprie caratteristiche con quelle di altre piante, e perché
differiscono tra loro per alcuni caratteri che si presentano in due sole forme diverse, quindi con una
variabilità facilmente osservabile.
Mendel incrociò innanzitutto due piante di pisello che differivano per un solo carattere (generazione
P, pura perché non frutto di alcun incrocio), e ottenne una generazione filiale F1 (ibridi) formata da
piante tutte uguali, che presentavano il carattere di uno solo dei due genitori. Incrociando a loro
volta le piante figlie, Mendel ottenne invece una generazione filiale F2 formata per tre quarti da
piante con lo stesso carattere dei genitori, definito perciò dominante, e per un quarto da piante con
l’altro carattere della generazione P, che non si era manifestato in F1, definito perciò recessivo.
Da questi esperimenti Mendel dedusse che ogni carattere è determinato da una coppia di geni
ereditari, presenti nei cromosomi e trasmessi uno da ciascun genitore, in una forma (allele)
dominante oppure recessiva (che tende o meno a essere visibile nell’individuo). Ogni spermatozoo e
ogni cellula uovo possiedono solo un allele per ogni carattere, perciò la manifestazione di un
carattere dipende dalla combinazione casuale degli alleli a coppie con l’unione dei due gameti.
Grazie a queste conclusioni Mendel formulò le tre leggi di base della genetica, che valgono sia per
le piante sia per gli animali:
• legge della dominanza dei caratteri o dell’uniformità degli ibridi (incrociando due
individui che differiscono per un solo carattere si ottiene una prima generazione di ibridi
tutti uguali per quel carattere, perché possiedono tutti sia l’allele recessivo sia quello
dominante);
• legge della segregazione (incrociando fra loro gli ibridi si ottiene una seconda generazione
filiale in cui gli alleli dominante e recessivo si separano e si mescolano, perciò alcuni
esemplari hanno coppie di alleli dominanti, altri coppie di recessivi, altri ancora entrambi);
• legge dell’assortimento indipendente (incrociando individui che differiscono per più di un
carattere, gli alleli di ciascun carattere si distribuiscono in maniera indipendente da quelli
degli altri).
Quando un individuo possiede nel genotipo (insieme di alleli posseduti) sia l’allele recessivo sia
quello dominante di un carattere, manifesta quello dominante nel fenotipo (insieme dei caratteri
visibili). Perché si manifesti nel fenotipo la forma recessiva di un carattere è necessario che
l’individuo possieda due alleli recessivi per quel carattere.
Ci sono però alcune eccezioni alle leggi di Mendel: i casi di dominanza incompleta, in cui nessuno
dei due alleli domina sull’altro perciò il carattere si manifesta nei figli in una forma intermedia tra le
due dei genitori, la vicinanza di due geni sullo stesso cromosoma, per cui essi vengono trasmessi
insieme, in opposizione alla terza legge, e l’esistenza di caratteri determinati da più di due alleli.
Un meccanismo particolare di trasmissione dei caratteri riguarda la determinazione del sesso per la
specie umana (ma non solo): fra le 23 coppie di cromosomi caratteristiche dell’uomo ce n’è una
diversa tra maschi e femmine, infatti nei primi è costituita da un cromosoma a forma di X e uno a
forma di Y, nelle seconde invece da due X. Poiché i gameti possiedono solo metà dei cromosomi, le
cellule uovo avranno sempre il cromosoma X, mentre gli spermatozoi avranno metà il cromosoma
X e metà Y, perciò il sesso dell’individuo che nasce dall’unione di due gameti dipende dal
cromosoma dello spermatozoo.
Micologia
La micologia è la branca della biologia che studia i Funghi. Il campo di studio della micologia è
l’intero regno dei funghi: dai macromiceti, che possono raggiungere ragguardevoli dimensioni, ai
micromiceti, molto più numerosi dei primi ed infinitamente più piccoli.
Vivono come saprofiti, su sostanze organiche in decomposizione, o parassitamente su piante o
animali o in simbiosi con altri vegetali. Il loro corpo vegetativo è filamentoso, unicellulare o
pluricellulare; il singolo filamento fungino, più o meno ramificato e di lunghezza variabile, è detto
ifa e il loro complesso costituisce il micelio. Si riproduce agamicamente per frammentazione del
micelio o tramite spore (neutrospore) di vari tipi; la riproduzione sessuata può avvenire in diversi
modi a seconda dei vari gruppi, ossia con l’unione di gameti uguali o differenti, mobili o immobili,
di due cellule del tallo non differenziate in cellule sessuali.
I Funghi erano stati classificati da Linneo come Piante; ancora oggi la loro classificazione non è
definita e si tende generalmente a suddividerli in quattro divisioni: Ascomiceti, Basidiomiceti,
Chitridiomiceti e Zigomiceti. Le prime due comprendono funghi comunemente detti, mentre le
ultime due comprendono organismi inferiori (come per esempio molte specie di muffe e molti
parassiti).
Ascomiceti
Gli Ascomiceti sono una divisione che comprende i Funghi che producono spore in un caratteristico
tipo di sporangio chiamato asco. Sono Ascomiceti gran parte dei funghi che si associano ad alghe o
a cianobatteri per formare i licheni e parte dei funghi che mancano di evidenze morfologiche
relative alla riproduzione sessuale. Le specie più conosciute sono le morchelle (volgarmente dette
spugnole; tutte le specie sono commestibili solo dopo bollitura e velenose da crude), i tartufi,
i lieviti (se lo sviluppo dei microorganismi è spontaneo, il lievito viene detto naturale, se sono
coltivati, artificiale, differenti dal lievito minerale, costituito da sostanze chimiche si ha il lievito
minerale. I primi due tipi di lievito sono responsabili, per esempio, della lievitazione della birra,
dell’orzo e del pane) e i Penicillium (fra cui quelli utili per la fermentazione dei formaggi e quello
che produce l’antibiotico penicillina). I tartufi vengono anche coltivati, soprattutto in Francia e in
Italia, in tartufaie in boschi di piante opportune (querce, noccioli, salici ecc.). Sul terreno si
spargono corpi fruttiferi maturi con ascospore; la raccolta avviene solo a completa maturazione del
tartufo, essendo impossibile la maturazione artificiale del prodotto. I tartufi si raccolgono
utilizzando cani o maiali addestrati appositamente. In cucina il tartufo bianco si consuma crudo,
tagliato a fette sottilissime su risotti o piatti a base di formaggi; il tartufo nero (meno pregiato, in
quanto meno profumato) si consuma cotto, generalmente con secondi o in salse.
Basidiomiceti
I Basidiomiceti sono i Funghi che hanno micelio settato, riproduzione sessuata e asessuata con
produzione di basidi (strutture che portano all’esterno da una a quattro spore legate a piccole
appendici situate al loro apice) e spore non mobili.
I Basidiomiceti sono molto importanti per l’alimentazione, alcuni hanno anche proprietà medicinali,
altri sono impiegati per la produzione di aromi e nell’industria della carta e nei processi di
biorisanamento.
Importanti generi dei Basidiomiceti sono l’Amanita e il Boletus.
Al genere Amanita appartengono sia funghi estremamente velenosi (la falloide, gemmata, la
muscaria –anche detta ovolo malefico-, la verna, la virosa) sia funghi commestibili come l’Amanita
caesarea, che è considerata come il miglior fungo europeo.
Amanita falloide – Fonte: Wikimedia – by Amanita muscaria – Fonte: Wikimedia – by
Hankwang Chrumps
Al genere Boletus appartengono alcune specie commestibili molto note, fra cui il celeberrimo
porcino (Boletus edulis), commestibile di gusto prelibato, caratterizzato da un gambo cilindrico e
un cappello a due colori: bruno nella parte superiore, giallo in quella inferiore. Un altro porcino, il
Boletus satanas (porcino malefico), è invece velenoso.
I batteri
I batteri sono piccolissimi esseri viventi visibili solo all’ingrandimento microscopico, il cui corpo
risulta formato da una sola cellula; le loro dimensioni vanno da 0,2 a 30 micron di larghezza;
presentano una parete cellulare e non sono dotati di clorofille.
A seconda della loro forma si suddividono fondamentalmente in cocchi, se di forma ovulare, e
bacilli, se allungati e sottili a guisa di bastoncino. Entrambi i tipi frequentemente non sono isolati
poiché al momento della divisione cellulare la scissione di ogni cellula può dimostrarsi non
completa, dando luogo a diplococchi (cocchi in coppia), streptococchi (cocchi a catena),
stafilococchi (cocchi a grappolo) o a cocchi a tetrade. Anche i bacilli possono avere forme diverse:
a bastoncino, streptobacillari (raggruppamento di bacilli che si moltiplicano senza disgiungersi,
formando agglomerati simili a canne di bambù), fusiformi (con i lembi assottigliati), con una o due
curve o spirali (vibrioni o spirilli), con varie curve (spirochete).
I batteri si sviluppano generalmente per scissione binaria, cioè una cellula ne origina due con lo
stesso genotipo; questo tipo di generazione facilita la trasmissione immutata delle caratteristiche
ereditarie.
Rispetto al modo in cui si nutrono, si dividono in Schizomiceti autotrofi, che si servono di carbonio
e azoto, e Schizomiceti eterotrofi, che richiedono invece composti organici; di quest’ultima
categoria fanno parte tutti i batteri patogeni e alcuni batteri non patogeni. Le necessità nutritive sono
alla base di un’ulteriore differenziazione dei batteri in saprofiti, che conducono la loro vita su
sostanze inanimate e sono assai frequenti nel terreno, nelle acque e nella natura in genere, e
parassiti, che vivono su organismi viventi dai quali ricavano nutrimento. I parassiti si dividono a
loro volta in commensali (simbionti), se non causano malattie all’organismo ospite, e patogeni, se
provocano malattie o intossicazioni.
Un’altra importante suddivisione considera l’optimum di temperatura alla quale possono crescere.
Si suddividono in criofili (fra 0 e 20 °C), mesofili (fra 25 e 45 °C) e termofili (oltre i 45 °C fino a
circa 120 °C).
I batteri sono presenti su tutta l’area terrestre e rivestono grande importanza; possono vivere anche
in assenza di ossigeno, mentre molti di quelli che vivono su sostanze organiche, impiegano i
prodotti di scarto del metabolismo di altri organismi e, attraverso processi di fermentazione,
rilasciano carbonio, azoto e idrogeno.
I protozoi
I Protozoi sono animali unicellulari di dimensioni microscopiche (2-3 micron), appartenenti al
regno dei Protisti. Si nutrono di materiale organico e prediligono gli ambienti acquatici; alcuni sono
parassiti. La riproduzione dei Protozoi avviene per via sessuale e asessuale; alcuni sono dotati di
scheletro (interno o esterno).
La classificazione dei Protozoi è in continuo divenire; pertanto a livello generale è corretto
distinguere semplici gruppi tassonomici come Flagellati, Ciliati, Sporozoi, Sarcodini ecc.
I Flagellati vivono in colonie, altri sono parassiti dell’uomo, trasmessi dalle zanzare. Sono provvisti
di lunghe fruste chiamate flagelli che utilizzano per muoversi. Vivono in quasi tutti gli ambienti
acquatici e sono un importante anello della catena alimentare marina. Si distinguono organismi
autotrofi che hanno caratteristiche tipiche dei vegetali; eterotrofi con caratteristiche tipiche degli
animali e saprofiti con caratteristiche tipiche dei funghi. Esistono anche i dinoflagellati che
presentano caratteristiche a metà tra animali e vegetali (esempio tipico sono alcuni tipi di alghe).
Fra i Flagellati è tristemente famoso il tripanosoma, l’agente che trasmette la malattia del sonno.
I Ciliati hanno un corpo unicellulare con due nuclei; il micronucleo della riproduzione e il
macronucleo che si occupa dell’alimentazione. Di dimensioni microscopiche, sono provvisti di una
membrana, rivestita da ciglia vibratili che servono per il movimento, di un’apertura boccale e di
un’apertura anale. La riproduzione avviene sia per coniugazione che per fissione. Alcune specie di
Ciliati vivono nell’intestino di altri animali: a questi appartengono il paramecio e il balantidio;
quest’ultimo provoca nell’uomo un’infiammazione chiamata balantidiasi.
Gli Sporozoi sono organismi dotati di ciglia e flagelli quali organi per la locomozione e per la
fissazione agli organismi di cui sono parassiti; il plasmodio è l’agente patogeno della malaria.
Hanno riproduzione mista, ora agamica ora gametica con produzione di spore.
I Sarcodini sono specie munite di pseudopodi per la locomozione, quali le Amebe, specie
unicellulari tra cui anche parassiti dell’uomo, i Foraminiferi, protetti da un guscio calcareo, e i
Radiolari, muniti di guscio siliceo il cui accumulo forma i fanghi pelagici.
L’ameba è un organismo unicellulare che non ha una forma costante in quanto emette speciali
propaggini protoplasmatiche (pseudopodi) che utilizza per muoversi e per inglobare particelle
nutritive. Si trova, libera, nelle acque stagnanti; può essere parassita dell’uomo e di animali,
innocuo, come quella ospitata nell’intestino umano, oppure patogeno, come quella che provoca la
dissenteria amebica nelle zone tropicali.
I Radiolari hanno corpo sferico, divisibile in una parte intracapsulare con i nuclei, in una capsula
centrale con numerosi pori e in una extracapsulare con pseudopodi protoplasmatici filiformi.
Comprende animali marini appartenenti al microplancton. I loro scheletri formano sedimenti sui
fondali oceanici di tipo roccioso (radiolariti) o fangoso (farine fossili).
I Foraminiferi sono Protozoi la cui origine risale all’epoca della formazione del pianeta; vengono
perciò considerati fossili guida (nummuliti), soprattutto per quel che riguarda la ricerca delle
formazioni del petrolio. Sono formati da un guscio calcareo molto duro e resistente, con tanti fori
dai quali fuoriescono sottilissimi pseudopodi. Il loro ambiente è il mare, ove possono svolgere la
funzione di deposito dei loro gusci.
I virus
I virus (il termine deriva dal latino e significa tossina, veleno) possono avere svariate forme
(sferica, filamentosa, poliedrica) e i più semplici sono costituiti da un’unica molecola di acido
nucleico racchiusa da un involucro proteico. Sono parassiti obbligati.
Normalmente i virus sono fortemente specie e tessuto specifici (la replicazione virale si svolge cioè
preferenzialmente in un organo o apparato di esemplari di una specie); soltanto pochi virus causano
malattie sia nell’uomo che in alcuni animali, mentre sono pochissimi quelli in grado di infettare sia
animali che vegetali.
Le dimensioni dei virus variano da poche decine a poche centinaia di nanometri (milionesimi di
centimetro); per questo motivo non sono visibili al microscopio ottico, ma solo a quello elettronico.
Nell’uomo causano malattie come AIDS, epatite, herpes, mononucleosi, morbillo, parotite,
poliomielite, rosolia, vaiolo, varicella, alcuni tipi di tumori ecc. Negli animali provocano la rabbia,
l’afta epizootica e il colera suino. Tra i virus vegetali, che colpiscono le piante, il più noto è l’agente
del mosaico del tabacco (il primo virus scoperto alla fine del XIX sec.).
Ancora più semplici dei virus sono i prioni, glicoproteine prive di materiale genetico e costituite da
una sola molecola; furono scoperti negli anni ‘70 del XX sec. da Prusiner, dopo la morte di un suo
paziente per la malattia di Creutzfeldt-Jakob. Il prione può resistere a temperature elevate, fino a
360 °C. Nell’uomo è responsabile delle encefalopatie spongiformi.
Paleontologia
La paleontologia (il termine è derivato dal greco e significa studio delle creature antiche) è una
scienza che si situa a metà fra la biologia e la geologia. Mediante le loro spoglie (fossili), studia le
piante e gli animali vissuti sulla Terra in epoche anteriori alla presente.
La paleontologia è nata nel XVII e nel XVIII sec. grazie agli studi di Niccolò Stenone sulla natura
dei fossili e sulla stratigrafia e agli studi di anatomia comparata di Georges Cuvier.
Oltre ai fossili, la paleontologia studia anche tutte le altre possibili testimonianze relative alla vita
sulla Terra nel passato, le cosiddette tracce fossili (orme di locomozione e tane scavate nel suolo,
coproliti, cioè escrementi fossili, e segni lasciati dai pasti, (per esempio morsi su ossa).
I fossili
I principali processi di fossilizzazione sono la mineralizzazione (sostituzione delle sostanze
originali dell’organismo da parte di altre, causata dall’acqua circolante nel sedimento),
l’incrostazione (causata dai depositi lasciati dall’acqua ricca di bicarbonato di calcio sugli
organismi), la mummificazione (dovuta all’essicamento, cioè alla perdita di liquidi), l’inglobamento
(un elemento inglobante, per esempio ambra o ghiaccio, racchiude l’organismo prima che abbia
inizio la decomposizione) e la carbonizzazione (causata dalla decomposizione della materia
organica che lascia un residuo composto principalmente da carbonio).
Lo studio dei fossili ha permesso di ricostruire l’evoluzione della vita sul pianeta e la successiva sua
diffusione a partire dalle acque degli oceani fino a conquistare tutti i continenti emersi. Il processo
di trasformazione di un organismo vivente in un fossile può durare diversi milioni di anni.
I fossili si trovano inglobati nelle rocce sedimentarie abbondantemente presenti nella parte superiore
della crosta terrestre e risultano utilissimi per la datazione delle rocce calcaree mesozoiche. Le
rocce ignee sono invece sono prive di fossili mentre quelle vulcaniche effusive ne contengono
raramente.
Si parla di fossili viventi a proposito di specie che si sono mantenute inalterate fino ai nostri giorni
da ere geologiche remote; nel mondo vegetale un esempio è il Ginkgo biloba.
I dinosauri
I dinosauri sono un gruppo estinto di Rettili dell’era mesozoica suddiviso nei due ordini dei
Saurischi (simili ai coccodrilli) e degli Ornitischi (simili agli Uccelli). Molti esemplari erano di
dimensioni enormi (lunghi fino a 30 m) con arti posteriori sviluppati, coda lunga e robusta, testa
molto piccola e il corpo ricoperto di squame e spine. Vissero sia sul terreno che nell’acqua. Le
specie più note sono l’iguanodonte, il brontosauro, il tirannosauro. Scomparvero
improvvisamente e misteriosamente circa 65 milioni di anni fa, forse in seguito alle trasformazioni
geofisiche del pianeta. Un’altra ipotesi di estinzione si rifà all’impatto di un grosso meteorite sul
pianeta: ciò avrebbe sconvolto il clima a causa delle grandi quantità di polveri sollevate in
atmosfera, che rimasero in sospensione per un tempo così lungo da abbassare la temperatura
terrestre; i dinosauri e molte altre specie non sarebbero riusciti ad adattarsi ai cambiamenti che ne
derivarono.