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COLLABORATOÌil ORDUVARI:
D oti. A nselm o A nselm i — D on . E ugenio A nzillotti — S. E. A ntonio A zara
— P rof. G aetano A zzariti — S. E. P rof. A lfredo B accelli — P ro f. A ldo
B ertele — On. A w . G iuseppe B evione — S. E. P ro f. B runo B iagi —
P rof. F ederico B occhetti — P rof. G iangastone B olla ^ S. E. P rof. G iu
seppe B ottai — Dott. Giui-io C alamani — D o n . E rnesto C ampese —
On. P rof. N icolò Castellino — G iuseppe Ceccarelli (Ceccarius) — S. E. A l -
PREDO CioFFi — P rof. L u igi C lerici — S. E. Ing. G iuseppe C obolli-G igli __
S. E . P rof. M ariano D ’A melio S. E. A ugusto D e M arsanich — Dott. D o
menico D e R itis — S. E. Sen. R oberto D e V ito — On. A w . G iacomo D i G ia
como — G. A . F anelli — On. A w . A medeo F ani — S. E. D onato F aggella —
À
On. A w . F elice F elicioni — A w . M ario F resa — P rof. Cesare G iannini —
D otn G uido G iorgi — P rof. P ietro G orgolini — S. E. A w . M ario Jannelli
— Dott. E liseo ,?andolo — f P rof. A rcangelo I lvento — S. E. D o n . F er
ruccio Cantini — Dott. G iuseppe L<»m bì ;assa — Dott. G iuseppe G uido L o-
scHiAvo — D ott. G iacomo L ufrani — A w . L uigi M aggi P ecoraro — P ro f. M a
rio M ariani — S. E. A w . G iovan B attista M arziali — P rof. P aolo M edola-
GHi — Dott. G iovanni M onaco — On. P rof. E ugenio M orelli — On. Dott. G io-
VANNI M orselli — R rof. A ntonio N avarra — On. A w . G ino O livetti
O n. P r o f. Sergio P anunzio — D ott. F ilippo P edotf, — S. E. P rof G iovanni
P etragnani — P rof. M ariano P ierro ^ P rof. Silvio P ivano — Dott. M anlio
P ompei — S. E, T ito P reda — S. E. E utim io R anelletti — D ott R iccardo
R iva On. P rof. A rrigo Serpieri — S. E. P rof. A rrigo Solm i _ P rof F ran
cesco Spinedi — P rof. F. Stella M aranca — S. E. P ro f. G iuseppe T assi
nari — P rof. V irgilio T esta — S. E. D ott. P aolo T haon D i R evel —
On. Sen. Ing, A driano T ournon .
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R O B E RT O ROBERTI
LA RIFORMA
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CIVILE
Con prefazione di A R R I G O S O L M I
linistro Guardasigilli
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P R E F A Z I O N E
N ovem bre a. X V I .
IL D I R I T T O F A S C I S T A
E LA SUA C O D I F I C A Z I O N E
* * *
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Concludendo noi riteniamo che la riforma dei codici sia matura nello
spirito e nei presupposti politici e che la elaborazione dei nuovi testi
debba continuare senza precipitazione ma anche senza interruzioni e
senza dubbiezze.
Circa il metodo dei lavori per la preparazione dei testi, è evidente
che spetta a decidere unicamente al Ministro della Giustizia che ha la
responsabilità tecnica e politica della riforma e segue naturalmente in
questo compito così impegnativo le direttive di Capo. Egli ha annun
ciato di avere in animo di costituire una commissione di studio compo
sta di elementi insieme politici e tecnici, tratti oltre che dal Parlamento,
dalla Magistratura e dalle Università, anche dal Foro, dalle Confedera
zioni e dal Partito. Tutte le correnti di pensiero, tutte le opinioni che
hanno un qualche peso, tutte le energie spirituali, anche quelle che ope
rano in settori diversi, potrebbero così manifestarsi in sede opportuna
ed essere raccolte, vagliate, incanalate verso una utile collaborazione;
che questa Commissione di studio formulerebbe voti e proposte che sa
rebbero sottoposti alla Commissione parlamentare prima di trasformarsi
in articoli del progetto definitivo.
Questo proponimento del Ministro Solmi ci pare quanto mai saggio
ed opportuno e ci meraviglia che sia stato affacciato da qualcuno il dub
bio della possibilità di un conflitto di funzioni con la Commissione par
lamentare, mentre è evidente che la Commissione di studio avrebbe ori
gini, natura e compiti essenzialmente diversi da quelli della Commis
sione parlamentare, della quale sarebbe, per così dire, un organo sus
sidiario e di collegamento.
Dei resto questo feticismo della integrità funzionale delle Commis
sioni parlamentari appare per lo meno fuor di posto nel nostro ordina
mento politico, soprattutto da parte di coloro che già considerano supe
rato l ’ attuale istituto parlamentare fino al punto da negargli la compe
tenza ad approvare la riforma.
♦ * ♦
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mo decidente. Questa sua interpretazione e questa sua valutazione deve
portare poi in seno al collegio d ie decide.
Quanti... jiassaggi di iniziative e di responsabilità! Quanti diafram
mi e quante interferenze fra il giudice che ha emanato la prima senten
za interlocutoria ed il giudice che pronuncia la sentenza definitiva! La
volontà del decidente si diluisce, per così dire, attraverso i successivi
interventi di altri giudici, ciascuno dei quali lascia naturalmente un
segno della personalità negli atti che compie ed ecco che la causa non
ha pù linea direttiva unica, non è più un complesso omogeneo, ma una
specie di mosaico spirituale.
La nuova procedura assegna invece ad ogni causa il suo giudice ed
è Io stesso giudice che dirige la istruttoria e che pronuncia la sentenza de
finitiva. Questo sistema assicura la continuità, la omogeneità, la sempli
cità e la celerità del giudizio (1).
Naturalmete i vantaggi del giudice unico sono legati direttamente
al nuovo sistema processuale: un giudice unico senza i poteri e le ini
ziative che gli sono attribuiti dalla nuova procedura sarebbe un anacro
nismo. Ed è questa la ragione per la quale l ’ esperimento del 1913 non ha
avuto successo : perchè è stato un espediente per rimediare alla penuria
di personale, che non poteva non naufragare dato che il vecchio sistema
processuale è tutto imperniato sulla collegialità del giudice (parliamo
naturalmente dei giudizi di Tribunale) e non dà al giudice — come sin
golo — che funzioni preparatorie ed accessorie (2).
Del resto la innovazione del giudice unico... non è una innovazione
perchè il giudice è nato con la nostra vecchia procedura (tanto per non
risalire troppo lontano nel cammino della storia) nei giudizi pretorili.
Ha quindi anche il conforto della esperienza e della tradizione.
Se il Pretore come il giudice unico può conoscere di tutte le cause
(Il Le manchevolezze del nnxtro codice di rito sono state messe in rilievo duranle la di
scussione per la riforrtta della procedura per le vertenze individuali del lavoro dinanzi l’ As
semblea del Consiglio l'iazionale delle Corporazioni. In quella occasione (ved i resoconto ste.
nografico del discorso pronunciato il 18 gennaio 1933-XIl lo scrivente ha auspicato « una
le procedura snella e rapida, che sostituisca alla figura del giudice sìmile ad un Budda che as-
« siste con le braccia incrociale alle dispute che si svolgono dinanzi a lui e non può intervenire
a se non a colpi di sentenze, la figura del giudice che non assiste al dibattimento ma lo di-
<t rige, e regola fin da principio l’ attività delle parti e la ricerca delle prove » . Si comprende
quindi il nostro entusiasmo per una rijorma che appaga pienamente questi voti.
(2) 7ii occasione della soppressione del Giudice Unico nel 1914 la Commissione parla
mentare presieduta da Ludovico Mortara ha riconosciuto esplicitamente che la legge del
1912 non aveva avuto « origine dal proposito di risoiuere praticamente in m odo definitivo
<1 rontica controversia circa la preferenza da dare al Giudice singolo a paragone del Colle-
* * *
Sorge a questo punto nel mìo spirito una osservazione che molti fa
ranno a sè stessi. E se il giudice non è capace? Il collegio in questo caso
svolge, sopratutto per l ’ autorità del Presidente, un’ opera moderatrice
ed integratrice. Senza il Collegio e quindi senza quest’ opera la decisione
resta imperfetta.
Non possiamo negare il valore deH’ obbiezione: che non riguarda
però il sistema ma le persone. Si capisce che se i giudici non sono capa
ci, la giustìzia è scadente quale che sia il sistema processuale, perchè il
sistema non è che un meccanismo, ma la giustizia è il prodotto della vo
lontà e della intelligenza del giudice.
Questione dunque di persone, e perciò facilmente superabile con
opportuni provvedimenti, e non di sistema : ecco perchè noi abbiamo
avvertito fin da princìpio che il criterio informatore della nuova p ro
cedura è quello della responsabilità.
Ma chi può dubitare che ì Giudici italiani, educati allo spirito ar
dente e purificatore del fascismo, non sappiano assumere questa nuova
responsabilità? (3).
(1) In verità quslctino dubil», perché nelle polemiche sorte a qtiesto proposito ogni
tanto si affaccia anche questo argomento com e... il più decisivo. Ma si tratta di una immeri
tata ingiuria alla magistratura italiana, dovuta a quel sentimento della propria superiorità
che è tipico di certi ipercritici...
LA PE0FBS8I0NB FOEBNSE
B L A E I F O E M A
quali spesse volle hanno una finalità che |)uò non essere precisamente
quella della giuslizia, non imporla la niorlificazione e lanlo meno la
soppressione della iniziativa delle parli, ma una disciplina di questa ini
ziativa per ottenere una più retta, rapida e conclusiva indagine ai fini
della giustizia. Non è soltanto nel campo penale che sussiste e si manife
sta l ’interesse pubblico della funzione della giustizia: la funzione della
giustizia come una delle espressioni più salienti della attività dello Stato
è sempre di interesse pubblico, anche nel procedimento civile.
E’ dunque per la difesa di questo interesse superiore che l ’ attività
delle parti che contendono deve essere non compressa o limitata, ma
guidata dal giudice che appunto perchè rappresenta la forza dello Stato
e ne interpreta la volontà, è l ’ organo idoneo a tale direzione. Fra pa-
rentisi osserviamo che questa è un’ altra ragione che giustifica e reclama
la sostituzione del giudice unico al giudice collegiale almeno nei proce
dimenti di prima istanza, perchè chi dirige non può essere che uno. N o
tiamo inoltre, tanto per soffermarci ancora brevemente sulla questione
che a noi pare oramai pacifica della opportunità del giudice unico, che
la osservazione fatta da un autorevole scrittore che il collegio sta al giu
dice unico come due occhi a un occhio solo, non ha che 1 apparenza del
la verità. Il monocolo vede meno di quegli che ha tutti e due gli occhi
perchè la natura ha distribuito la capacità visiva fra tutti e due gli occhi,
ciascuno dei quali rappresenta quindi la parte di un tutto; non è cosi dei
giudici perchè la volontà e la intelligenza sono qualità individuali e non
collegiali. Chiudiamo la parentesi.
Il contradittorio dunque si effettua sotto la direzione del giudice
ma per iniziativa dèlie parti e con la partecipazione dei patroni. Il giu
dice tutto al più, e questo non può considerarsi un difetto del sistema,
può completare o perfezionare le richieste delle parti per quanto sì attie
ne all’ istruttoria. Se egli cioè ritiene che la prova offerta sia insufficiente
alla definizione della lite, egli manifesterà questo suo pensiero con una
(jrdinanza da dettarsi in udienza e quindi metterà immediatamente le
parli in condizioni di provvedere, piuttosto che pronunciare dopo lunghi
mesi di vane scaramucce una di quelle sentenze che oggi si chiamano
preparatorie, perchè non risolvono la lite ma preparano la futura so
luzione.
Anche neiratluale sistema è il giudice che ha Tultima parola che
esprime con una sua sentenza, perchè quando egli ammette o nega
una prova o dichiara di non poter decidere per mancanza di elementi
o dì documenti, egli non fa che dirigere il dibattimento cioè guidare la
iniziativa e l ’ attività delle parti. Senonchè oggi il giudice non può adem
piere a questa sua funzione che è essenziale per le finalità del processo se
non attraverso sentenze con la perdita di tempo e di danaro che è a tutti
— 19 —
« « «E
Questo sistema porta ad una svalutazione, per così dire, della col
laborazione degli avvocati? Quale avvocato e quale studioso, io non ho
mancato di pormi la domanda.
Una risposta affermativa nel senso di una effettiva limitazione della
funzione forense non potrebbe lasciarci tranquilli non solo e non tanto
per l ’ interesse professionale che è indubbiamente cospicuo, ma per l ’in
teresse stesso della giustizia. Gli avvocati fascisti saprebbero certamente
sopportare senza lamentele una diminuita efficienza professionale
con conseguente danno economico se ciò fosse richiesto — il che
è assurdo — per aumentare il prestigio e l ’ efficienza dell’ amrainistra-
zione della giustizia, ma poiché l ’ attività forense è uno degli elementi
essenziali per rendere la giustizia - come vuole il Duce — sempre più
aderente ai bisogni ed alla sensibilità del popolo, non si può pensare di
comprimere o di limitare tale attività senza pregiudizio dell’ efficienza
della giustizia.
Ora non credo di errare affermando che nella progettata riforma
non c è nulla che possa costituire un attentato a questa concezione —
— 2fl — ,
che è pro 2>ria del nostro teni2»o e dei nostro Regime — della collabora
zione fra il giudice ed il patrono. L’ uno e Tallro tendono sostanzial
mente allo stesso fine: alla ricerca ed alla affermazione della verità e del
la giustizia. Questi raccogliendo gli elementi della causa, illustrando i
punti di dissenso, combattendo, anche, perchè il processo è sempre una
battaglia fra due tesi, fra due volontà, fra due interessi; l ’ altro assecon
dando e dirigendo questa battaglia perchè non esca fuori dai limiti e
dalle forme che la civiltà ha consacrati, e in fine giudicando cioè ade
rendo attraverso un lento processo di maturazione del proprio pensiero
a una tesi od all’ altra.
L ’ intervento dell’ avvocato dunque non è considerato accessorio, o
sussidiario ma essenziale ed ispirato non tanto all’ interesse economico
della categoria quanto all’interesse superiore della giustìzia.
Anzi il carattere dì questa funzione di collaborazione presuppone
una dignità e una maturità professionale sempre più elevati, il che non
può che lusingarci perchè queste virtù sono per nostra ventura retag
gio e patrimonio incontestabile della classe forense italiana.
Certo nel nuovo procedimento civile non c ’ è posto per i cavilli
processuali, per le abilità curialesche, per le istanze defatigatorie, per
tutto quel lavorio oscuro e tortuoso che gli avvocati degni di questo
nome disdegnano : potrà anche darsi che quantitativamente il numero
delle cause diminuisca perchè non ci saranno più le cause relative alle
forme, ai termini ed alle prove come non ci saranno le cause che nascono
dalle cause e che rappresentano il pesante e mortificante fardello di tut
te le giurisdizioni, perchè esse non tendono alla ricerca e alla afferma
zione di un diritto e di una verità sostanziali, ma alla ricerca dei mezzi
per allontanare l ’ affermazione del diritto e rendere più difficile la ri
cerca della verità. Una procedura lenta, faticosa ed equivoca è difatti lo
strumento efficace nelle mani del debitore inadempiente e del contraente
infedele.
Ma il fenomeno del ricorso al giudice come manifestazione di ri
nata fiducia verso l ’ amministrazione della giustizia aumenterà.
A ben considerare le cose, la procedura lenta, ingarbugliata, piena
di soprusi e dì trabocchetti che operano a volontà delle parti, senza
possibilità di direttive e di controllo è un elemento negativo ai fini del
lavoro professionale, perchè anche quegli che ha una domanda giudizia
le da far valere, spesse volte preferisce sopportare il danno iniziale del
la prepotenza o della inadempienza altrui, piuttosto che correre il ri
schio, pur avendo ragione, di sopportare il danno, di cui non può es
sere neanche valutata la estensione, dì una serie di giudizi che possono
complicarsi ed estendersi anche contro la sua volontà.
Inoltre l’ avvocato avrà dinanzi a sè il compito più vasto e più de-
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* >|(
* * *
Vi
LA P R E P A R A Z I O N E MORALE
E PROFESSIONALE DEL GIUDICE
chè la natura ha assegnato tale funzione a due organi che sono appunto
gli occhi, ma che non vale nel caso in esame perchè l ’intelligenza, la
volontà e la coscienza che sono gli attributi necessari per la funzione
hv
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* * *
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dice che sarà chiamalo a giudicare non più come membro di un colle
gio, ma come individuo, avrà le qualità necessarie e sufficienti.''
Il cammino che egli deve percorrere attraverso gli studi universi
tari, la selezione del concorso, la preparazione morale e professionale
dei corsi di perfezionamento per giungere alla dignità e alla responsa
bilità del giudice ne danno pieno affidamento. Certo non pochi si arre
steranno lungo la via e saranno destinati ad uffici di minore responsa
bilità. E’ il destino di tutte le carriere e di tutte le competizioni uma
ne; ma, appunto per questo, coloro che giungeranno fino alla fine e cioè
coloro che assumeranno la dignità e la responsabilità del giudice po
tranno e sapranno adempiere alla loro funzione con quella garanzia per
i litiganti e sopratutto per lo Stato che i troppo timidi o i troppo mali
ziosi avversari del Giudice unico ritengono, a torto, riposta neiristituto
del giudice Collegiale.
L A R I F O R M A
B LE E S P E R I E N Z E S I N D A C A L I
Non sembri fuori posto scrivere della riforma del Codice di Pro
cedura Civile in un giornale schiettamente sindacale; prima di tutto
perchè, come ho avuto occasione di scrivere altrove, tutto ciò che si at
tiene alla formazione del diritto ed alla amministrazione della giustizia
in un Regime totalitario come il nostro ha carattere politico prima an
cora che tecnico e interessa perciò tutta la comunità nazionale della qua
le i lavoratori che leggono questo foglio sono parte fondamentale: in
secondo luogo perchè alcune delle più interessanti esperienze che sono
state fatte proprio nell’ ambito dei rapporti di lavoro hanno contribuito
a dare il suo carattere alla riforma.
Ricordiamo che è stato proprio in occasione della discussione sul
le norme per la risoluzione delle vertenze individuali del lavoro, nel-
1 assembleai del Consiglio nazionale delle corporazioni del gennaio
1933-XI, che il Duce ha manifestato il suo pensiero sui caratteri di un
sistema procedurale in senso fascista. « La giustizia — ha detto allora
il Duce — per essere efficinte deve essere comoda e rapida : cioè chi
chiede giustizia non deve essere soffocato da troppo complicate proce
dure. La giustizia deve essere resa nel più breve tempo possibile )>.
L indirizzo e la finalità della riforma che il Ministro Solmi ha predispo
sto e il cui progetto preliminare è stato da qualche mese distribuito agli
Enti chiamati a dare il loro parere, sono stati dunque precisati dal Duce
in occasione di una discussione che interessava direttamente i lavora
tori. Aggiungiamo anzi che la procedura per le vertenze individuali del
lavoro può considerarsi, in un certo senso, come il nocciolo dal quale
si è poi sviluppato con le necessarie integrazioni e amplificazioni 11 com
plesso delle norme che costituisce il nuovo codice che assorbe natural
mente anche le norme particolari per le vertenze di lavoro.
La iniziativa nata nell’ ambito dei rapporti di lavoro, l ’ esperienza
compiuta attraverso la risoluzione delle vertenze di lavoro che sono sta-
* * *
Ora il progetto, che è stato distribuito agli Enti per il prescritto pa
rere, è un progetto preliminare, cioè non definitivo, cioè suscettibile di
perfezionamenti. Se il Regime vuole compiere la riforma, della cui ne
cessità e della cui urgenza nessun uomo di senno può dubitare, attraverso
la collaborazione anche di coloro che non hanno la diretta responsabi
lità della riforma stessa, se è stato chiesto il parere di tanti e così nume
rosi Enti, è seguo evidente che non c’ è nessun impedimento, uè morale,
nè giuridico, nè politico ad accogliere quelle proposte che risulteranno
utili ai perfezionamento del progetto.
* * *
procedura randamento della causa è lasciala all’ arbitrio delle parti che
possono dosare ed anche negare le possibilità di ricerca della verità; il
nuovo sistema trasferisce il potere di direzione dalle parti al Giudice
appunto perchè anche in materia civile Tamministrazione della giusti
zia non è un affare privato che interessi soltanto i litiganti, ma è una fu n
zione di Stato che interessa quindi la collettività nazionale prima an
cora che i privati.
S’ intende che in materia civile l ’ interesse del singolo ha un parti
colare rilievo perchè l ’ azione giudiziaria non è d’ ordine pubblico ma
di iniziativa privala e perciò il progetto lascia al singolo la facoltà di
determinare l ’ ogetto della domanda, i fatti e gli elementi di diritto sui
quali si fonda ed i mezzi di prova dei quali intende valersi (art. 131).
Ma determinato così |»er iniziativa e per volontà delle parti 1 oget-
lo della domanda, è il Giudice, al quale la parte si è rivolta, che do
vrà prendere tutti i provvedimenti atti a raggiungere la finalità del pro
cesso (art. 158) senza attendere Io stimolo che può anche ritardare o
mancare delle parti. Si è rilevato che può accadere che la parte ed il
patrono non siano in grado fin dall’ inizio, di indicare tutte le prove a
sostegno della domanda, ma a (juesta possibilità provvede rarlicolo 176
che consente alla parte — a seguito delle risultanze della prova già esau
rita — di chiedere il completamento della prova stessa od anche al
tro mezzo istruttorio. La nonna che l ’ atto introduttivo del giudizio deb
ba contenere l ’ indicazione delle [U'ove e l ’ offerta dei dociiinenli men
tre giova ad impostare l ’ azione fin dall’ inizio su di ima base certa e chia
ra e ad impedire quindi l’ ingresso ad azioni cervellotiche, temerarie, o
comunque sfornite di ogni elemento di prova, non preclude una suc
cessiva istruttoria che può essere fatta a richiesta della parte o di u f
ficio (art. 176).
II timore ((uindi che per la negligenza o per la incapacità del patro
no nello stillare l’ atto di citazione (ipotesi anche questa da considerare
soltanto come una rara eccezione come quella del giudice... partigiano)
possano essere irrimediabilmente compromessi gli interessi della parte,
non è fondato, perchè il progetto consente la richiesta di nuova prova
anche ad istruttoria iniziata.
Sul secondo punto e cioè sulla pretesa mortificazione della funzio
ne della difesa, ammettiamo che qualche norma troppo rigorosa possa
essere modificata, come quella relativa alle penalità previste per le parti
e per i patroni che non ottemperino agli ordini del giudice, penalità che
potranno essere nel caso dei patroni comminate dall’ organo sindacale
che è già investilo dagli opportuni poteri disciplinari. Del resto l ’ attuale
codice prevede penalità a carico dei patroni. Ricordiamo quella dell’ ar
ticolo 243, che commina nn ammenda fino a L. 25 e l’ espulsione dal-
— 44 —
( !) Ci piace ricordare un dato sUitistico, l.’esperimento del Giudice Unico nel 1912
ha avuto com e conseguema {anzi com e finaUlà) la riduzione di 200 Giudici e di 50 Pre$iden-
li di Sezione. N oi sosteniamo invece che la riforma del Codice di rito dovrà essere accom
pagnata dalla riforma dell’ ordinamento giudiziario allo scopo di aumenlare il numero dei
giudici e perfezionarne la preparazione tecnica e culturale.
— 45 ~
del conforto della opinione <lì altri due colleghi, se cioè si ritiene che
mentre singoli individui possono assumere ben diversa responsabilità
nel campo delle pubbliche amministrazioni, della politica, della guer
ra, ecc., non possano decidere da soli questioni di carattere patrimoniale
con una sentenza che non è definitiva, ma che può essere ancora og
getto di riesame in appello e in cassazione, se si ritiene questo, allora bi
sogna riformare nel senso collegiale tutto il sistema a cominciare da quel
lo dei giudizi pretorili perchè non si può fare una differenza qualitativa
fra la giustizia del Pretore e quella del Tribunale (1).
Queste osservazioni, ed altre che sorgono spontanee alla mente de
gli esperti di cose giudiziarie, valgono anche per la proposta fatta da
altre parti di adottare il Giudice iiuico per i comuni giudizi e di riservare
il collegio per i giudizi nei t[uali è interessato lo Stalo. Questa concezione
di una giustizia diversa sia pure formalmente in rapporto alle persone
dei litiganti, ha evidentemente un atroce carattere medioevale. Senza
contare che il giudice delle cause nelle quali non è interessato lo Stato
è il Giudice più vicino al popolo, il Giudice al quale il popolo nella sua
gran massa si rivolge più frequentemente, e perciò deve avere le mag
giori qualità e deve dare le migliori garanzie.
Concludendo : il sistema del giudice unico è il più convìncente, il
più semplice, il più redditìzio per una amministrazione della giustizia
rapida e comoda, come è richiesta dalla nostra sensibilità e dalla no
stra coscienza fascista. E non si preoccupino gli eterni brontoloni e gli
eterni laudatori dei vecchi sistemi : non sarà difficile aumentare il nu
mero dei Cancellieri e sistemare in aule decorose i vari giudici di cia
scun Tribunale! , / i
Non sono questi problemi di ordinaria amministrazione (che per
altro non devono e non saranno trascurati) che possono influire sul de
stino di una riforma che bisogna considerare proiettata nel tempo. Nè
la deficienza di un certo numero di uffici giudiziari può apparire come
un ostacolo in questo tempo mussoliniano che vede sorgere dal nulla,
di anno in anno, intere città. ; - w,- ; „ i Ca I
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VA R E S g ì
( l ì C i si potrebbe obictlnre: perchè allorii il progciio mantiene la forma collegiale, il
p er i giudizi cH appello? Rispondiamo che la natura del giudizio di appello è diversa in
guanto i fatti della causa sono già stali appurati e risullaiw da una sentenza. Si tratta di
riesaminare la definizione giuridica dei fatti stessi e le conseguenze economiche che ne
derivano e queste sono quislioni alta cui soluzione può contribuire efficacemente uno scambio
di idee in seno al collegio.