Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Nel capitolo precedente si è visto che il BJT può essere impiegato per lavorare in una delle
quattro regioni di funzionamento, le cui definizioni qui di seguito riassumiamo:
(*)
Più in generale, un BJT si trova a lavorare nella regione di interdizione quando la
giunzione C-B è polarizzata inversamente, mentre la giunzione B-E risulta polarizzata
inversamente oppure direttamente ma al di sotto della tensione di soglia Vγ, in modo da
poter ritenere trascurabile la corrente di base IB (da cui consegue IC ≅ 0).
( E − V BE ) E
IB = ≅
RB RB
se, come normalmente si verifica, è E >> VBE (altrimenti si può porre per VBE il normale
valore di 0,7 V). L’equazione alla maglia di uscita dà luogo all’equazione della retta di
carico, con pendenza 1/RC nel piano IC – VCE :
VCE = E – R IC
E RC
IC = β IB ≅ β e V CE = E − R C I C = E 1 − β
RB RB
da cui si evince che per avere il funzionamento in zona attiva con questo schema, deve
certamente essere β RC < RB (condizione necessaria affinché sia VCE > 0).
Per quanto riguarda il problema della “fuga termica”, la potenza dissipata sul collettore
vale:
G. Lullo, S. Riva Sanseverino - Applicazioni dei transistori bipolari a giunzione VII . 4
P C = V CE I C = ( E − R C β I B ) β I B = E β I B − R C β 2
I B2
dP C dβ dβ dβ
= I B (E − 2 RC β I B ) = I B (E − 2 RC I C ) = I B ( 2 V CE − E )
dT dT dT dT
e dato che dβ / dT è senz’altro maggiore di 0, al fine di verificare una delle condizioni per la
stabilità termica, è opportuno scegliere il punto di riposo in modo che VCE sia minore di E/2 .
Esercizio: Dimostrare che nel circuito di fig.1 per una buona stabilità deve verificarsi che
RB/2 < β RC < RB .
RC IC
(VCE – VBE) / RB = IB
IC - VCE, il punto di riposo si troverà alla intersezione tra la suddetta retta ed il luogo dei punti
(curva di polarizzazione) per i quali vale:
Se è noto il β del transistore (il che equivale ad avere una terza relazione da aggiungere per
risolvere il sistema con 3 incognite), dalle [1] e [2] si trovano facilmente le tre quantità che
identificano il punto di riposo del transistore, cioè IC, IB e VCE .
Con riferimento alla stabilità termica, si può affermare che con questa rete è
nettamente migliorata rispetto al caso precedente in quanto un aumento della temperatura e
quindi del β, fa aumentare in un primo tempo la corrente di collettore che a sua volta
determina un decremento della VCE che fa diminuire la corrente IB; in questa rete, attraverso
la resistenza RB collegata tra uscita ed ingresso, si innesca una reazione di tipo negativo e
quindi stabilizzante.
R1 R 2 R2
R eq = ed E eq = E
R1 + R 2 R1 + R 2
E E
R1 RC IC RC IC
IB + Req IB +
VCE VCE
+
VBE
R2
Eeq
RE IE RE IE
a) b)
Fig. 3
IE
Dato che I B = , si ottiene:
1+ β
R eq
E eq = +RE I E + V BE
1 + β
E eq − V BE
IE =
R eq
+RE
1+ β
Dato che IC ≅ IE, scrivendo l’equazione alla maglia di uscita si trova VCE ; è infatti:
Al fine di rendere la IE (e quindi la IC e la VCE) insensibile alla variazioni della temperatura, del
β e più in generale alla “dispersione” dei parametri del transistore, è necessario che si
verifichino le seguenti disuguaglianze:
Infatti in tal caso si avrebbe che IE = Eeq / RE ed i valori delle grandezze che individuano
il punto di riposo sarebbero totalmente indipendenti dal BJT. Si osservi però che la tensione
sulla base Eeq non può, per data tensione di alimentazione E, essere molto elevata, in
quanto maggiore è Eeq, minore è la somma della tensione collettore-base e della tensione ai
capi di RC. D’altronde, per avere una grande dinamica del segnale sul collettore, la caduta di
tensione statica su RC è bene che sia elevata, come pure la tensione VCB; un buon
compromesso tra queste contrastanti esigenze si ottiene scegliendo una partizione di E tra
le tre cadute di tensione in modo che un terzo cada su RC , un terzo ai capi di VCE ed un terzo
cada su RE.
Con riguardo alla seconda disuguaglianza, si potrebbero scegliere le resistenze del
partitore in modo da ottenere una Req piccola; questa scelta però, oltre a far aumentare la
corrente assorbita dall’alimentatore, abbassa la resistenza d’ingresso in funzionamento
dinamico. A questo punto si potrebbe pensare che una buona scelta sarebbe quella di far
ricorso a resistenze di valore elevato; però, al fine di assicurare una buona stabilità dal punto
di vista termico, è necessario progettare il partitore come se funzionasse a vuoto, cioè la
corrente che scorre nella serie delle due resistenze R1 ed R2 deve essere maggiore della
corrente IB spillata dalla base. Anche in questo caso un buon compromesso si raggiunge
facendo in modo che la corrente che scorre nel partitore sia pari a (0,1 ÷ 1)IE. Con questa
ipotesi e con i normali valori di β, la tensione del terminale di base rispetto a massa è
costante e pari ad Eeq; al crescere della temperatura e quindi del β, aumenta la corrente di
collettore che a sua volta determina un aumento della tensione ai capi di RE con una
conseguente diminuzione della VBE che pilota il BJT. Ancora una volta questo è un esempio
di reazione negativa o stabilizzante in grado di neutralizzare le variazioni di temperatura. Si
osservi che, come verrà chiarito in seguito, la resistenza RE può parzializzarsi con una
capacità in parallelo, al fine di realizzare un buon compromesso tra la stabilità termica ed
una buona amplificazione nel funzionamento per piccolo segnale.
Esercizio: Trovare il punto di riposo per il BJT di fig.3.a, assumendo che il β del
transistore sia 100, che l’alimentazione sia di 15 V e che R1 = 100 kΩ,
R2 = 50 kΩ, RC = 5 kΩ ed RE = 3 kΩ. Ripetere il calcolo con β = 120.
G. Lullo, S. Riva Sanseverino - Applicazioni dei transistori bipolari a giunzione VII . 8
Esercizio: Si calcolino i valori di polarizzazione statica dei due transistori del circuito di
fig.4, verificando che ambedue i BJT siano in zona attiva. Si supponga che i
transistori abbiano un β di 100, la linea di alimentazione E sia a 15 V e che i
componenti abbiano i seguenti valori:
R1 = 100 kΩ, R2 = 50 kΩ, RC1 = 5 kΩ, RE1 = 3 kΩ, RE2 = 2 kΩ, RC2 = 2,7 kΩ. Si
ripeta il calcolo, assumendo per β il valore di 150.
E − V BE
IC1 = − I B1 − I B 2
RC1 IC1
IB1 IB2
se E >> VBE e IC1 >> IB1 + IB2, si ottiene che Q1 Q2
+ +
IC1 ≅ E/R1 = cost. VBE VBE
E
E − V CE 1
IC1 = −2IB
RC1
RC1 RC2 IC2
ed anche
Fig. 6
G. Lullo, S. Riva Sanseverino - Applicazioni dei transistori bipolari a giunzione VII . 10
se E >> VBE e E / RC1 >> IB1 (RB1 / RC1 + 2), si ha, come nello schema precedente, che
IC1 ≅ E / RC1, ma poiché è IC1 = IC2, anche in questo caso la corrente di polarizzazione del
collettore del secondo transistore è indipendente dallo stesso. In questo schema, se si
sceglie RC2 = RC1 / 2 , si ottiene per il secondo transistore Q2 che la tensione di collettore è
molto prossima a E / 2 e quindi al centro della zona attiva, senza le limitazioni derivanti dalla
connessione a diodo del primo transistore dello schema precedente (in cui si ha
VCE1 = VBE = 0,7 V).
Una configurazione molto utilizzata nei circuiti integrati è quella che impiega due BJT
con gli emettitori accoppiati, chiamata anche “coppia differenziale”, secondo lo schema
di fig.7; in questo schema il generatore di corrente IE nel quale confluiscono le correnti dei
due emettitori può essere realizzato con uno specchio di corrente. Per l’analisi del
funzionamento del circuito si assuma anche in questo caso che i due BJT siano identici e
che le resistenze di collettore RC1 e RC2 siano eguali.
Considerando la maglia
formata dai due generatori esterni E
q V BE 1 q V BE 2
I C 1 ≅ α I EO 1 e kT ed I C 2 ≅ α I EO 2 e kT
q ( V BE 1 − V BE 2 )
IC1
=e kT ;
IC2
ma dalla [3] si ha che VBE1 - VBE2 = v1 – v2 = vD , cioè la tensione “differenza” tra le due
tensioni applicate ai due ingressi e quindi si può scrivere che
qvD vD
IC1 VT
=e kT =e ;
IC2
avendo indicato con VT = kT/q la “tensione equivalente alla temperatura T”. La corrente IE
del generatore di corrente è data da:
IE IE
IC1 = α e IC 2 = α
vD vD
−
VT VT
1+e 1+e
i cui andamenti, in funzione di vD sono riportati in fig.8. Come è facile notare, il circuito è
molto sensibile alla differenza tra le due tensioni d’ingresso (per questo motivo, come già
sopra si è detto, il circuito è chiamato coppia differenziale) ed ha un campo di linearità molto
ristretto nell’intorno del valore
VT: allorché la tensione IC1 IC2
differenza vD supera in valore α IE
assoluto la quantità 4VT, uno dei
IC1
due transistori va in interdizione
e tutta la corrente del generatore
scorre nell’altro. α IE /2
Le tensioni di uscita del
circuito valgono:
IC2
vO1 = E – IC1 RC1
vD [VT]
vO2 = E – IC2 RC2 -5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
Fig. 8
G. Lullo, S. Riva Sanseverino - Applicazioni dei transistori bipolari a giunzione VII . 12
Quindi se vD > 4VT, la corrente IE passa tutta nel primo BJT, la cui uscita si può fare
piccola con una opportuna scelta della resistenza RC e la tensione di uscita del secondo
BJT (interdetto) assume il valore della tensione di alimentazione E .In tal modo il circuito può
funzionare in commutazione, simulando bene il comportamento da interruttore.
αR IC α IE
Un primo modello del
transistore è stato ideato da Ebers e IE IC
Moll utlizzando il principio di
E C
sovrapposizione degli effetti, di cui si
è vista una applicazione particolare +
(IE0) (IC0)
+
IB
nel capitolo precedente, al fine di
VEB VCB
fornire una descrizione completa del
B
funzionamento del transistore sotto
Fig. 9
l’aspetto propriamente “elettrico” o
circuitale. Da questo punto di vista, l’effetto transistorico può essere descritto come segue.
La corrente che attraversa ciascuna delle giunzioni è scomponibile in due parti: una è la
corrente “propria” della giunzione, quella, cioè, che si calcola in base alla polarizzazione
della giunzione in assenza di corrente nell’altra giunzione; l’altra componente è una frazione
(α o αR) della corrente che fluisce nella giunzione adiacente. Ciò equivale a scomporre il
transistore in due bipoli, ciascuno formato da due rami in parallelo: un ramo rappresenta il
diodo corrispondente alla giunzione considerata, l’altro è un generatore ideale di corrente,
comandato dalla corrente nell’altra giunzione. Con queste considerazioni è possibile ricavare
un modello circuitale, indicato in fig.9, per un transistore n-p-n.
Per questo modello valgono le seguenti equazioni:
− V CB − V EB
VT VT
I C = α I E − I CO e −1 e I E = α R I C − I EO e −1
G. Lullo, S. Riva Sanseverino - Applicazioni dei transistori bipolari a giunzione VII . 13
v BE
VT
i C = α i E = α i EO e
supponendo che in funzionamento dinamico per piccolo segnale i valori di α e β sono eguali
a quelli determinati in continua e sostituendo in quest’ultima espressione la precedente, si
ottiene:
V BE v be v be
VT VT VT
i C = α i EO e e = IC e
iC IC I C v be
iB = = + =IB +ib
β β β VT
I C v be v be g m
dove i b = = ; quindi la resistenza dinamica vista dalla base vale:
β VT β
v be β
= = rπ
ib gm
G. Lullo, S. Riva Sanseverino - Applicazioni dei transistori bipolari a giunzione VII . 15
VEB
iC IC ic
iE = = + =IE +ie a)
α α α B
gm veb
I C v eb IE
ma poiché i e = = v eb , si ha: re
α VT VT E C
+ ic
v eb VT VT α rπ ib
re = = =α = ≅
ie IE IC gm β
veb
b)
B
Fig. 13
G. Lullo, S. Riva Sanseverino - Applicazioni dei transistori bipolari a giunzione VII . 16
da cui è possibile disegnare il circuito equivalente lineare per piccoli segnali nella
configurazione a base comune (fig.13 b).
Quindi, riassumendo, una volta noto il punto di riposo ed il β del transistore, è possibile
conoscere i parametri del circuito equivalente dinamico:
gm = IC / VT rπ = β / gm re = rπ / β
ib rbb’ rµ ic
dell’uscita sull’ingresso e quindi B’
del fatto che il BJT è un B C
+
dispositivo bilaterale. Con vb’e gm vb’e ro
rπ
riguardo ai valori normali di
queste due resistenze, mentre
la prima è dell’ordine dei E
10 ÷ 100 Ω, la seconda è Fig. 15
dell’ordine del MΩ.
Lo schema equivalente, completato con queste due resistenze, assume l’aspetto
indicato in fig.15.
ro = ∞ , ro = 10 kΩ.
3V
Supponendo nota, E
secondo quanto indicato nel par.
7.2, l’analisi statica, da questa è R1 RC
C2
possibile conoscere i parametri
RS C1
gm ed rπ del circuito equivalente
in funzionamento dinamico ed in +
+ RL
vo
bassa frequenza, trascurando in vs R2
prima approssimazione la RE
resistenza dinamica di uscita rO.
Con queste ipotesi il circuito
completo in regime di piccoli
segnali è quello riportato in Fig. 16
fig.17. Val la pena di ricordare
che, in questo tipo di funzionamento, la linea di alimentazione E, dato che la variazione nel
tempo di una tensione continua è, per definizione, nulla, si deve intendere connessa al
potenziale di massa. Di conseguenza, R1 si trova ad essere in parallelo ad R2, e la resistenza
risultante è stata indicata nello schema come Req.
Nel circuito di fig.17, oltre al generatore di ingresso con tensione vS e resistenza
interna RS, alla tensione di uscita vO e le correlate correnti d’ingresso ii e di uscita iO, sono
indicate le coppie di terminali ai quali vengono definite le resistenze d’ingresso Ri e di uscita
RO. Si ricordi che per il calcolo della resistenza di uscita RO, va cortocircuitato il generatore
di tensione vS, va inserito un generatore di servizio ai terminali di uscita e calcolato il
RS ib ic io
+ +
vbe rπ gm vbe
vs Req RC RL Fig
RE
Ri Ro
Fig. 17
G. Lullo, S. Riva Sanseverino - Applicazioni dei transistori bipolari a giunzione VII . 20
rapporto tra la tensione di questo generatore e la corrente assorbita dal circuito. Trascurando
la resistenza interna RS del generatore di ingresso, per la maglia di ingresso si può scrivere:
vS = ib rπ + (1 + β ) RE ib
rb = rπ + (1 + β ) RE
cioè la resistenza propria presentata dal BJT rπ viene notevolmente incrementata dalla
resistenza posta sull’emettitore moltiplicata per il β del BJT. La resistenza d’ingresso Ri
dell’amplificatore risulta essere rb in parallelo ad Req.
La resistenza di uscita RO è pari ad RC, in quanto il circuito d’ingresso è inattivo perché
esclusivamente alimentato attraverso un generatore ideale di corrente gmvbe il cui parametro
di controllo è nullo. Naturalmente diverso sarebbe stato il risultato nel caso si fosse
considerata la presenza della resistenza di uscita del BJT, pari ad rO, in quanto attraverso
questo ramo si sarebbe potuta realizzare l’alimentazione del circuito d’ingresso da parte del
generatore indipendente.
Per il calcolo della amplificazione di tensione, si può scrivere per la maglia di uscita:
e dato che
v s rπ
v be =
[ r π + (1 + β ) R E ]
si ha:
vo − g m rπ (RC // R L )
AV = =
vs [ r π + (1 + β ) R E ]
Da quest’ultima espressione si può osservare che l’amplificazione di tensione si può
aumentare scegliendo RL >> RC e cortocircuitando a massa la RE tramite una capacità di
elevato valore; in tal caso si avrebbe che
AV,max = - gm RC
G. Lullo, S. Riva Sanseverino - Applicazioni dei transistori bipolari a giunzione VII . 21
Questo vantaggio si paga, oltre che per il fatto che l’amplificazione di tensione
dipenderebbe dal gm del BJT, con una minore resistenza d’ingresso, la quale, anche con una
opportuna scelta delle resistenze del partitore sulla base, si ridurrebbe ad rπ.
Nel caso in cui si desideri una amplificazione indipendente dal particolare BJT
impiegato, bisogna lasciare al suo posto la RE e fare in modo che sia (1 + β ) RE >> rπ. In tal
caso l’amplificazione di tensione diventa:
R C // R L
AV ≅ −
RE
R1 RC
C2
RS C1
+
+ RL
vo
vs R2
RE1
RE2 CE
Fig. 18
G. Lullo, S. Riva Sanseverino - Applicazioni dei transistori bipolari a giunzione VII . 22
vS = ib rπ + ib (1 + β ) RE // RL
RS ib ic
+ +
vbe rπ gm vbe
io
vi Req
+
RE RL vo
Ri rb Ro
Fig. 20
G. Lullo, S. Riva Sanseverino - Applicazioni dei transistori bipolari a giunzione VII . 23
rb = vs /ib = rπ + (1 + β ) RE // RL
quindi la resistenza d’ingresso Ri sarà pari al parallelo tra questa resistenza rb e la resistenza
equivalente Req.
Per il calcolo dell’amplificazione di tensione, la tensione di uscita vale:
vo = ib (1 + β ) (RE // RL)
vo (1 + β )( R E // R L )
AV = = ≅1
vs [ r π + (1 + β )( R E // R L ) ]
Per la resistenza di uscita, si può applicare un generatore indipendente di tensione v
al posto di RL e valutare il rapporto tra questa
tensione e la corrente i assorbita dal circuito
+
con vS = 0, così come indicato nel circuito
vbe rπ gm vbe
dinamico di fig.21. i
Dato che v = - vbe, si ha:
+
i = v / RE + v / rπ + gm v = RE v
= v (1 / RE + 1 / rπ + gm)
+
+
vs RE RC RL
vo
R2 R1
E
CB
Fig. 22
AV = vO / vS = (RC//RL) / re
Il problema di modificare lo schema equivalente lineare per piccoli segnali del BJT, la
cui validità era limitata al campo delle basse frequenze, nasce dalla osservazione che la
risposta del BJT nel campo delle alte frequenze non è istantanea; fisicamente questo fatto
G. Lullo, S. Riva Sanseverino - Applicazioni dei transistori bipolari a giunzione VII . 25
C∆
ib rbb’ ic
B C
+ rµ
vb’e rπ Cd gm vb’e ro
Fig. 24
dipende dal fenomeno della diffusione dei portatori minoritari iniettati dall’emettitore nella
regione di base e poiché tali portatori impiegano un tempo non nullo (tempo di transito nella
base), si registra un ritardo del segnale di uscita rispetto al segnale di ingresso.
La rappresentazione fedele di tutti i fenomeni presenti nel BJT nel funzionamento in
alta frequenza rende assai complicata la loro schematizzazione in un circuito equivalente
che sia valido anche in quel campo di frequenze; d’altronde uno schema circuitale è
senz’altro utile per prevedere teoricamente la risposta del BJT nel campo delle alte
frequenze. Noi ci limiteremo a descrivere il modello di Giacoletto in quanto si ricava
facilmente dal precedente modello in bassa frequenza e dalla fisica del BJT studiata nel
cap.VI; inoltre il modello di Giacoletto fornisce risultati teorici molto vicini a quelli ricavabili
sperimentalmente.
Con riferimento allo schema equivalente già rappresentato in fig.15, per dedurre il
modello di Giacoletto è sufficiente inserire le due capacità presenti nel BJT ed esattamente
la capacità di diffusione CD ai capi della giunzione B-E polarizzata direttamente e della
capacità di barriera C∆ ai capi della giunzione C-B polarizzata inversamente, così come
rappresentato in fig.24. [Si ricordi quanto già riferito a proposito del terminale rappresen-
tativo della base interna].
Di solito nei “data-sheet” dei BJT il costruttore fornisce l’andamento del guadagno di
corrente del transistore al
variare della frequenza con ib rbb’ C∆ ic
l’uscita del BJT in corto circuito; B C
in queste condizioni il circuito si +
vb’e rπ Cd gm vb’e
semplifica in quello
rappresentato in fig.25, in cui si
sono omesse le resistenze rµ
E
Fig. 25
G. Lullo, S. Riva Sanseverino - Applicazioni dei transistori bipolari a giunzione VII . 26
Ii = Ib = Vb’e [ 1/rπ + s CT ];
Ai =
Io
=
[ g m − s C∆ ] ;
Ii [1 / rπ + s CT ]
dato che alle frequenze di interesse è normalmente gm >> s C∆, si ha:
g m rπ β β
Ai = = =
[1 + s rπ CT ] [1 + s rπ CT ] [1 + jω rπ CT ]
β β
Ai = = .
jω j f
1 + 1 +
ωβ fβ
Spesso sui “data sheet” dei BJT, al posto di fβ viene fornito il dato sulla frequenza di
transizione fT , definita come quella frequenza alla quale il modulo del guadagno di corrente
con uscita in corto circuito vale 1 ed è semplice dimostrare che:
fT = β fβ
e pertanto fT vale
gm
fT = .
2 π CT