nella formazione di ogni studente che ,forse “obbligato scolasticamente” negli anni giovanili ad un
apprendimento forzato, finisce per minimizzare sia la figura dell’autore sia la sua opera letteraria.
In particolare, la sintesi delle idee illuministiche formatrici dei primi anni con quelle cristiane
successive caratterizzeranno l’evoluzione tematica e spirituale . Si passerà quindi attraverso il rifiuto
del materialismo ateo di Foscolo e Leopardi a quello prepotente delle idee illuministiche di giustizia,
libertà, uguaglianza, fraternità, le quali però vengono per così dire "battezzate" da una religiosità
cattolico- giansenista, non dogmatica, ma critica, aperta alle idee democratiche e laiche del suo
tempo, austera e rigorosa sul piano morale con posizione netta nei confronti della Chiesa
nonostante la conversione alla religione cristiana(1810)
L'idea religiosa dominante è quella della provvidenza, grazie alla quale anche il male -secondo il
Manzoni- può essere ricompreso in una visione più globale della storia. Il dolore che gli uomini
soffrono a causa delle ingiustizie e delle oppressioni non può mai essere disperato se si ripone
fiducia nella provvidenza divina. Chi vuole compiere il male è guardato dal Manzoni non con
disprezzo ma con ironia, appunto perché il credente sa in anticipo che il corso della storia non può
essere modificato.(predestinazione /giansenismo).
In tal modo il Manzoni coniuga le idee illuministiche verso tematiche concrete nella società con i
temi romantici delle classi oppresse ,degli ultimi ,delle emozioni e che insieme coniugano
l’impegno civile con la speranza di una divina provvidenza che sempre accorre.
Per il Manzoni sembra in uno spirito positivo che esista un legame tra i progetti umani e la volontà
divina che sembra sostenere e portare a compimento i progetti stessi. Ma il fallimento dei moti
rivoluzionari del 1821 lo porteranno invece ad un atteggiamento di deciso pessimismo storico.
Infine, il problema della lingua che Manzoni affrontò in un primo tempo per ragioni artistiche e
religiose, e in un secondo tempo per ragioni civili e patriottiche. La soluzione si pose nella
composizione de “I Promessi Sposi” in cui il contenuto di carattere universale richiedeva un
linguaggio semplice ,diffuso e fruibile per tutti, in altre parole popolare e che nel contesto storico
dell’autore fosse parametro unificatore dell’Italia
L’espressione “quindicennio creativo” si riferisce ad un arco temporale(1810-1825)in cui Manzoni
produsse la maggior parte delle sue opere impegnandosi tra poesia religiosa e civile, saggi filosofici,
tragedie e una prima stesura del primo romanzo storico italiano.
Sono del 1812 gli “Inni Sacri” di cui ne portò a compimento solo alcuni dei previsti. in questi il
Manzoni ancora influenzato dalla formazione classicheggiante sceglie il “vero” per soggetto e in
questa specie sceglie la religione in quanto elemento radicato e popolare . Manzoni in questi Inni,
come ebbe e a commentare Bonghi ”esprime una fede schietta, sincera, che non era solo la sua, ma
che a lui pareva utile, per sé e per gli altri, d'esprimere».
Nel 1814 mentre l’Italia precipitava, dopo la disfatta di Napoleone e la caduta del suo governo in
Italia, nella dominazione austriaca, Manzoni compone le Odi Civili (Marzo 1821 e 5 Maggio). Nella
prima, dedicata ai moti e alla speranza che l’esercito piemontese si unisse a quello lombardo
per ottenere l’indipendenza nazionale e all’entusiasmo patriottico si unisce il tema biblico
del Dio guerriero e vendicatore, che approva le guerre giuste e punisce gli oppressori.
Invece in “5 Maggio “ la morte di Napoleone Bonaparte offre al Manzoni lo spunto per affrontare un
tema ampio e profondo :quello delle caducità della vita ,delle sue espressioni di forza e di debolezza
e tenta di farne un bilancio che dal politico si riduce al religioso. Una salma immobile al confronto
della sua storia , dei suoi successi e delle sconfitte, dell’altare e della polvere. Tutto questo si annulla
nel silenzio del tempo delle azioni umane ma non nel tempo della presenza divina.
Decisiva fu poi l’impronta che Manzoni lasciò nell’impianto delle sue tragedie. Nell’abbandonare il
dogma dell’unita aristotelica (lettera a Chauvet) il nostro autore definisce i temi, i contenuti e la
poetica della sua produzione teatrale. L’interruzione degli Inni Sacri si accompagna ad un momento
di crisi spirituale, in cui si accentua l’amara coscienza della debolezza umana, della sua incapacità di
realizzare la giustizia nella storia.
L’Adelchi riprende episodi degli ultimi due anni (772-774) della dominazione longobarda in Italia.
Carlo Magno, re dei Franchi, ripudia la moglie Emengarda figlia di Desiderio, re dei Longobardi, e
sorella di Adelchi. Ma il primo pensa solo a vendicarsi dell’affronto recato a lui, mentre il secondo
comprende il dolore della sorella e la conforta. Intanto Carlo accorre in aiuto del pontefice, le cui
terre sono state occupate da Desiderio. I duchi longobardi si affrettano a schierarsi dalla parte del re
dei Franchi, tradendo Desiderio, che viene fatto prigioniero. Adelchi e Ermengarda, moriranno,
trovando finalmente la pace nella tomba. Anche in questa tragedia la storia è contemplata
attraverso il dramma dei protagonisti e la riflessione sulla Salvezza e sulla Provvida sventura diventa
il nucleo materico-simbolico di quello che poi sarà il capolavoro manzoniano
“I Promessi Sposi” costituiscono il più famoso romanzo storico italiano. Preceduto da “ Fermo e
Lucia” romanzo considerato a sè, conobbe un’edizione del 1827(la ventisettana)ed una successiva
,rivista nel linguaggio del 1840/1842 detta Quarantana. Si basa su avvenimenti di realtà storica (la
peste del 1629/31)e spunti di cronaca vera(la Monaca di Monza).Anche l’episodio delle minacce ad
un curato per obbligarlo a non celebrare un matrimonio pare sia stato attinto da Manzoni da
riferimenti di cronaca.
A parte la struttura narrativa più pesante e la scarsa scorrevolezza, “Fermo e Lucia” rappresentano
comunque un perfetto laboratorio linguistico di “composto indigesto “di toscano, latino, francese e
lombardo” a cui Manzoni decide di rinunciare ed emblematica risulta il suo” risciacquare i panni in
Arno” al fine di una composizione del romanzo dove un ulteriore elemento unificante fosse una
lingua univoca e riconosciuta per una nazione italiana in fieri.
Ciò che in onore del” vero storico “poneva in secondo piano il” vero poetico “(le tragedie)nel
romanzo trova il capovolgimento di questi elementi. I principali personaggi sono realisticamente
disegnati e sono modelli assoluti di comportamento religioso e morale, in senso negativo o positivo.
Lucia e Padre Cristoforo sono le forme in cui l’autore più palesemente cala la sua concezione etico-
religiosa.
I Promessi sposi sono l’opera in cui più profondamente ed esplicitamente si realizza l’ideale
romantico di una letteratura popolare nei contenuti e negli indirizzi. Il realismo manzoniano è
soprattutto capacità di inquadrare e rappresentare la vita ed i sentimenti delle classi umili, sentite
come espressione di un’umanità più vera e sincera, anche se apparentemente ingenua ed
elementare.
Manzoni si fa così interprete dei canoni romantici evidenziando l’interesse per le classi popolari e
degli umili quasi sempre vittime dell’eterna violenza della storia e dei soprusi nella vita che quasi a
compensazione sono i più vicini a Dio. Questa vicinanza è l’incombenza della divina Provvidenza che
diventa la protagonista non in quanto tale ma nel senso motorio delle coscienze umane. Manzoni
forte della sua fervida fede cattolica eleva Dio come progettista e regista delle vicende umane e dei
suoi protagonisti ; sono quest’ultimi con le loro gambe che alla fine renderanno ragione del piano
divino e della sua provvidenza.
Perché il Manzoni? Personalmente ho sempre amato questo autore in tutta la sua produzione
letteraria .Forse la mia personale sensibilità ed il mio credo religioso hanno sempre ispirato la mia
professione in un percorso di desiderio umano di attenzione alla sofferenza umana e di vicinanza ai
bisogni degli altri. Ritengo come il Manzoni che ognuno di noi, per quanto gli compete, debba
credere e avanzare fermamente verso l’affermazione di valori positivi in cui gli altri possano
raggiungere o riappropriarsi del diritto di dignità e di quant’altro spetta loro.
Tridente Nicolò