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FOSCOLO

Foscolo nasce nell’isola di Zante che a quel tempo era sotto la repubblica di Venezia e 14 anni si sposta a
Venezia. Successivamente Napoleone scende in Italia e instaura un governo democratico filofrancese,
inizialmente Foscolo è un sostenitore di Napoleone, infatti aderisce anche sono al movimento dei giacobini.
Però dopo il trattato di Campoformio Foscolo perde tutta la sua ammirazione nei confronti di Napoleone,
con questo trattato infatti Venezia veniva ceduta all’Austria. Si trasferisce poi a Milano dove frequenta peti
come il Parini e Monti. Poi si spostò a Bologna dove cominciò la scrittura delle ultime lettere di Jacopo Ortis
e successivamente si spostò anche a Firenze dove lavorò alle grazie.

I SEPOLCRI
I sepolcri è un poemetto in endecasillabi sciolti sotto forma di epistola poetica, infatti è indirizzata ad ippolito
pindemonte e l’occasione della scrittura fu una discussione avvenuta con ippolito a Venezia dopo l'editto
Napoleonico di saint-cloud del 1804. Tramite questo editto si ponevano le sepolture fuori dai comuni delle
città e si regolamentavano le iscrizioni sulle lapidi. Pindemonte proponeva un punto di vista più cristiano
infatti sosteneva il valore della sepoltura da un punto di vista spirituale e religioso, invece Foscolo
sosteneva più le proprie tesi da un punto di vista materialistico. Infatti sosteneva che la morte comportasse
la totale distruzione del corpo e dell’essere e quindi, solo inizialmente però, non dava molta importanza alle
tombe. Poi però nei sepolcri rivaluta l’importanza delle tombe superando il nichilismo, e comincia a ritenerle
un mezzo per la sopravvivenza di un individuo anche dopo la morte, perché si conserva un ricordo tra i vivi.
Quindi la tomba assume un valore fondamentale anche per la civiltà perché prima di tutto rappresenta il
centro degli affetti familiari e poi è anche centro dei valori civili, perché conservando diciamo le tombe dei
più grandi e delle persone più virtuose si puo essere ispirati a condurre una vita altrettanto importante.

LE GRAZIE
Le grazie è un poemetto didascalico a cui Foscolo lavora in vari momenti della sua vita, infatti più volte lo
riprende in mano, fino successivamente alla sua morte, motivo per cui l’opera rimane incompiuta. Cominciò
a scriverlo nel 1803 inserendo piccole parti di questo poema nel commento alla traduzione latina di catullo
di “chioma di berenice” di Callimaco. La stesura vera e propria però avviene nel 1812 mentre era in
soggiorno alla villa di bellosguardo e inoltre alcune parti della sua opera comparvero anche in una
“dissertazione di un antico inno alle grazie” che pubblicò nel 1822. Ma comunque alla fine Foscolo non
realizzò mai un’opera unitaria, ma rimase frammentata (come la molte altre sue opere), sia a causa
dell’esilio, sia a causa di conflitti interiori ovvero la preponderanza dell’io si minimizza. Il suo obiettivo nella
scrittura delle “grazie” era quello di comporre degli inni appunto alle grazie, dal momento che le riteneva
diciamo in grado di avviare l’umanità verso un processo di civilizzazione. In particolare rivolge il gli inni, che
inizialmente dovevano essere solamente uno, a tre grazie, Venere (dea della bellezza), Vesta (dea dei
valori civili e sociali) e Pallade (dea delle arti e della poesia). Ah e poi prima mi sono dimenticata di dire che
quest’opera è stata dedicata a Canova, che negli anni della stesura da parte di Foscolo stava realizzando
la scultura delle tre grazie.

CONTENUTO
Il primo inno, dedicato alla dea venere, descrive il momento in cui venere, vedendo che gli uomini non
riuscivano a migliorare la propria condizione, nasce dalle acque del mar ionio assieme ad altre grazie. In
questo modo, quando gli abitanti di un’isola vicino le videro diventano uomini civilizzati e non più selvaggi.
Successivamente le dee si recano in tutta la Grecia per diciamo migliorare tutti gli uomini.
Il secondo inno, dedicato a Vesta, descrive invece la celebrazione di un rito in onore delle grazie che si
svolge a Bellosguardo e viene celebrato da tre donne che rappresentano la poesia, la musica e la danza.
Qui avviene un passaggio dalla Grecia, dell’inno precedente all’Italia e questo sta a significare che anche
l’Italia ha diciamo ottenuto quella civilizzazione che aveva la Grecia.
Il terzo inno, è dedicato alla dea Pallade, e narra della dea che cerca rifugio nell’isola di Atlantide dal
momento che le passioni degli uomini avevano preso il sopravvento e gli uomini non potevano accedere a
quest’isola. Pallade fa poi tessere un velo alle grazie un velo che sia in grado di le protegga dalle passioni
degli uomini cosicché possano ritornare tre essi e riportare la civilizzazione. Qui invece il passaggio all’isola
di Atlantide rappresenta il potere delle arti sulle passioni dell’uomo.
TEMI E STILE COME LE ODI
In quest'opera è presente un disegno concettuale che verte attorno alla bellezza e all’armonia. Nella
stesura dell’opera Foscolo ha come obiettivo la ricerca un’armoniositá musicale e anche l’obiettivo di
permettere al lettore di visualizzare delle immagini vivide del contenuto

L’ALLEGORIA
La poesia di Foscolo è una poesia allegorica, sostiene infatti che la poesia incentrata totalmente sulla verità
risulterebbe una poesia fredda e poco fantasiosa, mentre con l’uso dell’allegria è possibile suscitare più
emozioni, che ritiene essere quello ci cui gli uomini avrebbero più bisogno in un'epoca come quella del suo
tempo che sosteneva aver bisogno di un ordine più umano e civile, e infatti come avevo detto anche prima
le arti e la poesia secondo Foscolo sono il grado di portare la civilizzazione.

L’IMPEGNO CIVILE
Nonostante tutto ciò però Foscolo non è che abbandona la poesia civile, infatti inserisce dei richiami alla
società del suo tempo in cui si stavano svolgendo le guerre imperialistiche di Napoleone e gli uomini
avevano animi aggressivi. Inoltre anche l’idealizzazione della bellezza che potrebbe essere vista come un
distacco dalla realtà, invece per Foscolo è una critica alla sua attualità.

ROMANTICISMO E NEOCLASSICISMO
Le tendenze neoclassiche e romantiche di Foscolo non sono in contrapposizione, ma anzi sono collegate
dal “reo tempo” (tempo colpevole, che distrugge ogni cosa e che tormenta l’uomo), infatti le tendenze
romaniche sono presenti dal momento che Foscolo si ritrova deluso dall’epoca storica in cui sta vivendo e
questo comporta anche dei conflitti interni, mentre le tendenze neoclassiche sono derivate dal fatto che egli
voglia contrapporre a questo mondo uno migliore è caratterizzato dalla bellezza.

IL PROEMIO
Nella scrittura del proemio diciamo che Foscolo prende come modello i grandi poemi classici come quelli di
Omero e Virgilio, infatti invoca le grazie affinché gli diano ispirazione nella scrittura dei versi. Inoltre nel
proemio dedica l’opera al Canova. Quello che c’è di diverso però dai poemi a cui si ispira è che in questo
caso le grazie invocate coincidono con l’argomento del testo.

Oh Grazie, cantando delle virtù divine


con cui il cielo vi abbellisce, e della gioia
che voi caste date alla terra,
oh, belle vergini! a voi chiedo la misteriosa
armonia del verso capace di dipingere
la vostra bellezza; in modo che all'Italia
afflitta dalla guerra dei re stranieri
voli rapida la mia poesia a rallegrarla.
Nella valle dove le colline si alzano fino al cielo
di Bellosguardo dove io innalzo
fra la quiete dell'ombra di mille
giovani cipressi alle tre dee
un altare cinto di acqua limpida, e un sacro cespuglio di lauri
lo protegge come fosse un tempio, al dolce rito
vieni, oh Canova, e a cantare gl'inni. Al mio cuore ne fece
dono la bella Dea che tu consacrasti
qui sull'Arno, oh custode delle belle arti,
ed essa di luce immortale e di ambrosia
la sua sacra immagine avvolse.
Forse (io lo spero!) oh creatore di dèi,
insieme a me darai nuova vita a quelle Grazie
che ora per mano tua escono fuori dal marmo: anch'io
dipingo, e do vita alle immagini che creo;
e disprezzo quella poesia la cui melodia non è in grado di creare;
perché Apollo mi disse: io per primo Fidia
ed Apelle ispirai con la mia cetra.

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