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N. 01201/2010 REG.DEC.
N. 01942/2009 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Sesta)

ha pronunciato la presente

DECISIONE

sul ricorso numero di registro generale


1942 del 2009, proposto dal Ministero
per i Beni e le Attività Culturali e dalla
Soprintendenza per i Beni Architettonici
e Paesaggio di Parma; rappresentati e
difesi dall'Avvocatura Generale dello
Stato, presso i cui uffici sono per legge
domiciliati in Roma, via dei Portoghesi
12;
contro
Immobiliare Verdi s.r.l., rappresentata e
difesa dagli avv.ti Letizia Mazzarelli e
Luigi Medugno, con domicilio eletto
presso lo studio di quest’ultimo in
Roma, via Panama, 58;
per la riforma, previa sospensione della
esecuzione, della sentenza del tar
emilia romagna - parma n. 00105/2008,
resa tra le parti, concernente
dichiarazione di interesse culturale di
fabbricato da ristrutturare.

Visto il ricorso in appello con i relativi


allegati;
Visto l'atto di costituzione in giudizio e
vista la memoria della Immobiliare
Verdi s.r.l.;
Visti tutti gli atti della causa;
Nell'udienza pubblica del giorno 15
dicembre 2009, relatore il Consigliere
Domenico Cafini, uditi per le parti
l'avv.to dello Stato Paola Saulino e
l'avv.to Mazzarelli;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto
quanto segue.

FATTO
1.Con il ricorso di primo grado la
Immobiliare Verdi s.r.l. adiva il T.a.r.
dell’Emilia Romagna, Sezione di Parma,
impugnando la nota 18.4.2007, n. 2366
della Soprintendenza per i Beni
Architettonici e per il Paesaggio delle
Province di Parma e Piacenza, recante
avvio del procedimento di dichiarazione
di interesse culturale del fabbricato “ex
ENEL”, di proprietà della medesima
società, sito in Parma, piazzale Della
Chiesa, nonché la nota 19.4.2007 n.
2404 della stessa Soprintendenza,
concernente la sospensione dei lavori di
ristrutturazione del menzionato
fabbricato.
Nel proposto gravame esponeva, in
particolare, la società ricorrente che,
quale proprietaria del menzionato
edificio - classificato nel vigente
strumento urbanistico come attrezzatura
confermata e di progetto, con possibilità
anche di interventi di demolizione e
ricostruzione - aveva presentato, in data
2.5.2006, apposita DIA finalizzata alla
ristrutturazione del detto fabbricato, per
adibirlo agli accennati usi, e che,
tuttavia, a distanza di vari mesi dalla
data di inizio lavori di ristrutturazione,
la Soprintendenza per i Beni
Architettonici e per il Paesaggio delle
Province di Parma e Piacenza aveva
comunicato alla società istante l’avvio
del procedimento di dichiarazione di
interesse culturale del fabbricato in
parola, disponendo la sospensione dei
lavori medesimi.
Ciò premesso, la società ricorrente
chiedeva l’annullamento degli atti
suddetti, deducendo i seguenti motivi in
diritto: a) violazione degli artt. 13 e
segg. del D. Lgs. n. 42 del 2004;
Eccesso di potere per contraddittorietà
ed illogicità; violazione del principio
dell’affidamento; b) eccesso di potere
per illogicità manifesta, violazione del
principio dell’affidamento e del
principio di proporzionalità,
travisamento di fatto; c) eccesso di
potere per difetto di istruttoria; d)
eccesso di potere per falso presupposto
di fatto e per travisamento.
La ricorrente avanzava, altresì, richiesta
di risarcimento dei danni subiti,
essendole derivato dagli atti impugnati
un notevole pregiudizio economico,
attesi i cospicui investimenti effettuati e
gli ingenti danni causati all’impresa per
essere stata costretta al non utilizzo delle
proprie maestranze.
Successivamente, con motivi aggiunti, la
s.r.l. Immobiliare Verdi impugnava
anche il provvedimento del 26.10.2007,
con cui la Direzione regionale per i Beni
Culturali e Paesaggistici dell’Emilia-
Romagna aveva dichiarato l’interesse
culturale del detto fabbricato ex ENEL
di Parma, deducendo i seguenti ulteriori
rilievi: e) violazione dell’art. 10 L.
n.241/1990 e dell’art. 14 D. Lgs. n.
42/2004; eccesso di potere per difetto di
motivazione e falso presupposto di fatto;
f) eccesso di potere per contraddittorietà,
illogicità, falso presupposto di fatto,
difetto di istruttoria e violazione del
principio di proporzionalità.
Ribadiva, in ogni caso, la società
ricorrente la richiesta di risarcimento dei
danni subiti, derivando dal
provvedimento impugnato ingenti danni
economici nei propri confronti. Il
Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, costituitosi in giudizio,
chiedeva la reiezione sia del ricorso
principale che di quello per motivi
aggiunti in quanto ritenuti infondati.
2. Con la sentenza in epigrafe
specificata, l’adito T.a.r. accoglieva la
proposta impugnativa, ritenendo fondati
il secondo e il terzo motivo del ricorso
principale, nonché il primo dei motivi
aggiunti come sopra specificati. 3.
Avverso tale sentenza è stato interposto
l’odierno appello, affidato dal Ministero
per i Beni e per le Attività Culturali e
dalla Soprintendenza per i Beni
Culturali e Paesaggistici dell’Emilia-
Romagna ai seguenti motivi di diritto:
A) eccesso di potere per difetto di
istruttoria e falso presupposto; e ciò in
quanto, da una parte, la comunicazione
di avvio del procedimento e il decreto
impositivo del vincolo culturale sul
fabbricato in questione sono stati
motivati “per relationem”, mediante
espresso richiamo alla relazione storico
artistica della Soprintendenza, allegata
ad entrambi gli atti, e in quanto avrebbe
errato il T.a.r. nel ritenere che la
relazione anzidetta risultava
“oggettivamente carente nella
descrizione e valutazione tecnica
dell’immobile riferite alla situazione
attuale del bene”, essendo stata fornita,
al contrario, nella detta relazione
un’accurata descrizione dello stato
attuale del fabbricato; dall’altra, la
trasformazione subita nel tempo
dall’immobile in questione non è stata
giudicata tale da avere cancellato
l’interesse culturale e architettonico di
cui il menzionato palazzo ex ENEL è
testimonianza ed, inoltre, sarebbe errata
l’affermazione del T.a.r. circa la
mancanza nella relazione artistica di
osservazioni e valutazioni degli
interventi di rimaneggiamento e delle
modificazioni subite dall’edificio di cui
trattasi nel periodo in cui è stato adibito
a sede permanente dell’ENEL; B)
eccesso di potere sotto il profilo della
non congruità della motivazione in
riferimento alle osservazioni presentate
dalla società, atteso che deve escludersi
nel caso in esame che
l’Amministrazione abbia ignorato le
osservazioni e le controdeduzioni
formulate dalla società medesima, non
potendosi affermare, in mancanza di
adeguate prove, che non abbia valutato
“eventuali punti di vista della proprietà”,
ed avendo comunque preso in
considerazione sia la sussistenza degli
interventi edilizi già effettuati che di
quelli in corso nell’immobile sopra
indicato..
Ricostituitosi il contraddittorio
nell’attuale fase processuale, la società
appellata. ha replicato nell’atto di
costituzione e nella successiva articolata
memoria ai motivi ex adverso formulati
nel ricorso in esame, riproducendo
anche i motivi assorbiti in primo grado e
chiedendo, nelle conclusioni, la
reiezione della proposta impugnativa.
Nella camera di consiglio del 31 .3.2009
l’esame della istanza cautelare è stato
rinviato alla trattazione nel merito della
controversia.
4. La causa è stata assunta, infine, in
decisione nella pubblica udienza del 15
dicembre 2009 , su concorde richiesta
delle parti.
DIRITTO
1.Va premesso in punto di fatto che la
società Immobiliare Verdi, dovendo
ristrutturare per un utilizzo residenziale,
consentito dai vigenti strumenti
urbanistici, un immobile (già
appartenuto all’ENEL) di cui era
proprietaria in Parma, aveva presentato
in data 2.5.2006 ai competenti uffici
comunali apposita DIA, integrata da un
richiesta di variante datata 3.8.2006,
ottenendo dal Comune di Parma i
necessari titoli per procedere alla detta
ristrutturazione, ma che, tuttavia, mentre
erano in corso i relativi lavori, la
Soprintendenza per i Beni Culturali e
Paesaggistici dell’Emilia-Romagna,
aveva comunicato, con nota in data
18.4.2007, alla società richiedente
l’avvio del procedimento di
dichiarazione di interesse culturale del
fabbricato suddetto (basata su specifica
relazione storico-artistica) e, dopo circa
un mese, anche un ordine di sospensione
dei lavori in corso nel medesimo
fabbricato.
Dal che derivava, da un canto, il
giudizio introdotto innanzi al T.a.r.
dell’Emilia Romagna, Sezione di Parma,
da parte della società interessata, nel
corso del quale, veniva svolto apposito
sopralluogo (da cui emergeva lo stato
avanzato dei lavori da eseguire
nell’immobile in questione, oltre alla
circostanza che nello stesso erano state
effettuate in precedenza varie modifiche,
soprattutto nel corso della pregressa
destinazione ad uffici dell’ENEL, e
veniva effettuato anche un incontro, con
successivo scambio di corrispondenza
conclusosi con l’invio in data 15.6.2007
di ulteriori documentate osservazioni, e,
dall’altro, la notifica del decreto
26.10.2007 n. 1310 della Direzione
Regionale per i Beni Culturali e
Paesaggistici dell'Emilia Romagna che
dichiarava l'interesse culturale del
menzionato immobile, provvedimento
poi contestata dalla interessata attraverso
i motivi aggiunti sopra descritti.
Occorre premettere, altresì, che dopo la
pubblicazione della sentenza in epigrafe,
di accoglimento del ricorso di primo
grado, la società istante ha continuato la
esecuzione dei programma di lavori
edilizi, portandoli in fase di ultimazione.
2. Ciò premesso, occorre procedere
all’esame dell’odierno appello, con il
quale si criticano, con i due motivi di
diritto come sopra formulati al punto 3
lett.A) e B), le statuizioni rese dai primi
giudici nell’accogliere il secondo e il
terzo motivo del ricorso principale, oltre
che il primo dei motivi aggiunti,
statuizioni secondo le quali, da un lato,
vi sarebbe stata “una evidente carenza”
della relazione storico artistica alla base
dell’atto di avvio del procedimento ed
allegata al provvedimento impugnato,
con riguardo allo stato attuale del
fabbricato in questione, trasformato nel
tempo per via della sua adibizione ad
uffici dell’ENEL e per via anche delle
modifiche apportate nel frattempo dalla
società ricorrente (per rendere il
fabbricato stesso idoneo ai fini
residenziali sulla base dei progetti
presentati agli uffici comunali); e,
dall’altro, non sarebbe stata corretta
l’affermazione del gravato decreto di
vincolo secondo cui l’odierna appellata
non aveva presentato alcuna
osservazione nel termine assegnato, in
quanto, successivamente alla
comunicazione dell’avvio del
procedimento, la s.r.l. Immobiliare
Verdi, nel corso del suddetto sopralluogo
in contraddittorio tra le parti, aveva
avanzato invece le proprie osservazioni
in relazione alla situazione esistente,
osservazioni delle quali doveva tenersi
comunque conto anche se pervenute in
ritardo all’Amministrazione procedente.
3. Più specificamente,
l’Amministrazione appellante osserva
nei propri rilievi che i primi giudici
avrebbero errato:
- nel considerare la suddetta relazione
(allegata sia all’atto di comunicazione
dell’avvio del procedimento sia al
conclusivo decreto di vincolo) “carente
nella descrizione e valutazione tecnica
dell’immobile riferita alla situazione
attuale”, giacché la relazione medesima,
al contrario, faceva cenno alla presenza
perdurante di molte delle sue
significative originarie caratteristiche
architettoniche (ad esempio: scalinata e
vestibolo su prospetto principale) che
giustificherebbero l’imposizione dl
vincolo;
- nel ritenere la mancanza nella
menzionata relazione della indicazione
delle modifiche apportate nel periodo
precedente all’acquisto dell’edificio di
cui trattasi da parte dell’Immobiliare
Verdi s.r.l., atteso che in essa si dà atto,
al contrario, dei diversi usi a cui era
stato adibito l’edificio stesso;
- nel mancare di far cenno alla
ristrutturazione in corso di svolgimento
al momento dell’avvio del
procedimento, essendosi dato atto dei
lavori effettuati;
- nel prendere in considerazione il
contraddittorio suddetto, in ordine al
quale non esiste un verbale idoneo a
rappresentare tempestivamente
all’Amministrazione le ragioni della
società, giacché il sopralluogo a cui il
contraddittorio si riferisce sarebbe stato
esclusivamente propedeutico alla
sicurezza del cantiere;
- nel considerare irrilevante il ritardo
nella presentazione delle osservazioni da
parte della società immobiliare
anzidetta;
- nel ritenere sussistente a carico della
P.A. un obbligo giuridico di confutare le
osservazioni pervenute dal privato e nel
non aver tenuto conto delle deduzioni
svolte nel ricorso originario avverso
l’atto di avvio, risultando lo stato
dell’immobile “accertato al di fuori di
ogni dubbio”.
4. Tali censure non possono essere
condivise.
4.1. Ed invero, quanto al rilievo con cui
si sostiene che, diversamente da quanto
rilevato dai primi giudici, la relazione
storico artistica suddetta non sarebbe
carente con riguardo alla situazione
attuale, il Collegio deve osservare come
dal detto documento emerga invece, con
chiarezza, che l’Amministrazione, oltre
a non dare puntualmente atto di tutte le
consistenti modifiche già realizzate, si
sia soffermata in effetti unicamente,
come evidenziato nella gravata
pronuncia, su alcuni residui elementi,
persistenti anche dopo l’avvio della
ristrutturazione.
La medesima relazione non indica in
alcun modo, peraltro, le ragioni per cui i
detti residuali elementi avrebbero potuto
indurre ad imporre il vincolo di cui
trattasi su un immobile che nel
frattempo si era del tutto “snaturato”,
specialmente sotto il profilo
architettonico da tutelare, per effetto dei
“rimaneggiamenti subiti nel corso di
oltre un mezzo secolo”; come
evidenziato appunto dalla parte
appellata; né può ritenersi sufficiente il
generico riferimento a lavori di
ristrutturazione in corso al momento
dell’avvio del procedimento,
specialmente se si tiene conto che nella
specie si trattava di lavori autorizzati,
svolti, da vari mesi, nel rispetto delle
previsioni urbanistiche vigenti, da parte
della società interessata.
Sulla base di quanto ora esposto non può
essere, dunque, positivamente valutate le
censure sopra indicate, sintetizzate nel
dedotto eccesso di potere per difetto di
istruttoria e falso presupposto.
4.2. Ad analoghe conclusioni deve
pervenirsi con riguardo alla circostanza
rilevata dalla parte appellante che nella
relazione suddetta era stato fatto
esplicito accenno alle pregresse
utilizzazioni dell’immobile, circostanza
che, invero, deve ritenersi priva di
rilievo, atteso che ciò che deve avere
rilevanza sono le trasformazioni
effettuate nel corso degli anni
all’edificio per renderlo man mano
idoneo agli usi a cui era destinato, delle
quali invece non vi è traccia nel decreto
di vincolo e nemmeno nella relazione
sopra menzionata, come sottolineato
nella memoria della società odierna
appellata.
4.3. Anche la tesi dell’insussistenza del
vizio procedimentale proposta
nell’odierno appello deve essere, infine,
disattesa.
Correttamente, infatti, il Giudice di
primo grado ha ritenuto nella specie che
l’Amministrazione sia tenuta a valutare
le osservazioni comunque pervenute dal
destinatario del provvedimento
conclusivo del procedimento, ancorché
in ritardo e senza rispettare, dunque,
l’assegnato termine, ma prima
comunque dell’adozione dell’atto finale
del relativo procedimento, secondo un
orientamento che appare coerente sia col
principio di cui all’art.97 Cost, sia con
quello di trasparenza, al quale l’azione
amministrativa deve ispirarsi; e ciò
prescindere dalla considerazione che
dall’inosservanza del termine di trenta
giorni indicato, all’art.14, dal D.Lgs.
n.42/2004, non deriva alcuna
comminatoria di decadenza, sicché il
termine stesso deve ritenersi non
perentorio.
In definitiva i primi giudici, nello
statuire che nel decreto di imposizione
del vincolo non veniva fatta menzione
delle osservazioni espresse dalla soc.
Immobiliare Verdi (rappresentate anche
in occasione del sopralluogo svoltosi in
contraddittorio con la Soprintendenza e
della proposizione del ricorso avverso
l’atto di avvio del procedimento) hanno
giustamente ritenuto violati nella specie
i principi dettati in materia di
partecipazione al procedimento dalla
legge n.241/1990.
Pertanto anche la censura di eccesso di
potere sotto il profilo della non congruità
della motivazione in riferimento alle
osservazioni presentate dalla società
originaria ricorrente non può essere
positivamente valutata.
5. Alla stregua delle considerazioni che
precedono il ricorso in appello deve
essere respinto.
Quanto alle spese del giudizio, ritiene il
Collegio che sussistano nella specie, in
relazione alla particolarità della
controversia, giusti motivi per disporne,
tra le parti in causa, la integrale
compensazione.
P.Q.M.
Il Consiglio di Stato, in sede
giurisdizionale, Sezione VI,
definitivamente pronunciando sul
ricorso in epigrafe specificato, lo
respinge.
Spese compensate.
Ordina che la presente decisione sia
eseguita dall'autorità amministrativa.
Così deciso in Roma nella camera di
consiglio del giorno 15 dicembre 2009
con l'intervento dei Signori:
Claudio Varrone, Presidente
Paolo Buonvino, Consigliere
Domenico Cafini, Consigliere,
Estensore
Roberto Chieppa, Consigliere
Roberto Garofoli, Consigliere

L'ESTENSORE IL PRESIDENTE

Il Segretario

DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 02/03/2010
(Art. 55, L. 27/4/1982, n. 186)
Il Dirigente della Sezione

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