essenzialmente per la scelta dell’uso di una lingua latina pura: l’autore, infatti, evita di inserire nei suoi discorsi grecismi o termini poetici e rari. I periodi dell’oratore sono caratterizzati da strutture chiare e articolate, l’ipotassi è preferita alla paratassi. Inoltre, il periodo ciceroniano è caratterizzato da ampiezza e armoniosità tra le varie parti del discorso. La complessa e accurata costruzione di ognuno dei periodi è evidenziata dall’utilizzo di figure di linguaggio specifiche quali l’antitesi, la simmetria e l’assonanza. A volte si notano incisi o membri, brevi frasi atte a spezzare il ritmo del discorso. L’autore utilizza, inoltre, una varietà di registri stilistici che, di volta in volta, si adattano alle diverse parti dell’orazione. Quando scrive in prosa, invece, Cicerone utilizza molto metafore, comparazioni e parallelismi. I latino delle orazioni e dei trattati filosofici di Cicerone è il latino che oggi si insegna a scuola. Cicerone ha formato il suo modello stilistico con l’esperienza e nel corso degli anni. Il suo periodo giovanile, come lui stesso affermava, è stato una juvenilis redundantia (letteralmente, frondosità giovanile), che rendeva il suo stile retorico e gonfio, costantemente alla ricerca di effetti formali grazie a ripetizioni e non mirato ad esigenze di argomentazione. Successivamente Cicerone si è moderato, giungendo così al massimo potenziale delle sue personali facoltà. Con la maturità Cicerone mette in rilievo la sua sensibilità stilistica, dominando la sintassi in maniera egregia fino alla perfetta costruzione del periodo seguendo giochi di parallelismi e contrapposizioni. Col suo lavoro Cicerone mira ad avere uno stile chiaro, quasi geometrico, lucido e capace di impressionare chi lo ascolta o lo legge sfruttando al massimo il ritmo che le figure retoriche possono conferire al discorso.