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DECRETO INGIUNTIVO

PROCEDIMENTO INGIUNTIVO (DECRETO INGIUNTIVO) ARTICOLI 663 E SS  Ci troviamo di fronte ad un


giudizio di condanna, per cui l’obiettivo che si persegue è quello di ottenere un PROVVEDIMENTO DI TIPO
CONDANNATORIO. Altro tratto caratterizzante è la sommarietà della cognizione, compiuta dal giudice,
prima del cd decreto ingiuntivo. Abbiamo, fino ad ora, studiato il giudizio di cognizione pieno, cioè si decide
di un diritto soggettivo a valle di una cognizione piena. Con cognizione sommaria si fa riferimento a ipotesi
in cui, almeno fino ad un certo momento, si considerano le allegazioni e le domande di una sola delle parti,
per cui la COGNIZIONE È SOMMARIA PERCHE’ PRESCINDE DALLE POSSIBILI ECCEZIONI CHE UNA DELLE
PARTI POTREBBE SOLLEVARE. È un procedimento a struttura bifasica:

1) nella prima parte il giudice pronuncia il decreto ingiuntivo inaudita altera parte, cioè senza
attuazione del contraddittorio nei confronti della parte che subisce quel provvedimento. Non è una
sommarietà in cui il giudice sente tutte le parti, ma solo una parte.
2) A valle della pronuncia del decreto ingiuntivo, si può svolgere una seconda fase a cognizione piena,
su impulso della parte che subisce il decreto ingiuntivo, dinanzi lo stesso giudice che ha pronunciato
il decreto ingiuntivo. Il contraddittorio è posticipato e un certo sacrificio iniziale e l’ordinamento lo
tollera, purché si sia in presenza di prove scritte particolarmente qualificate, che fanno ritenere
fondata la domanda. È una seconda fase che ha le caratteristiche tipiche dell’impugnazione, perché
si propone una opposizione tesa ad ottenere la revoca di quel decreto, ma se ne discosta
profondamente perché si introduce un giudizio di primo grado e siamo dinanzi lo stesso giudice che
ha pronunciato il decreto ingiuntivo.

Il credito deve, nell’ipotesi in cui abbia una somma di denaro, essere liquido, cioè DETERMINATO NEL SUO
AMMONTARE, CIOE’ OCCORE CHE NON CI SIA UN CREDITO DI VALORE, MA UNA SOMMA LIQUIDA
DETERMINATA NEL SUO AMMONTARE. IL CREDITO DEVE ESSERE ESIGIBILE E ANCHE QUANDO ABBIA PER
OGGETTO COSE FUNGIBILI QUESTE DEVONO ESSERE DETERMINATE NELLA LORO QUANTIRA’, COSI’ COME
SE ABBIA AD OGGETTO UNA COSA MOBILE. Sempre con riferimento al diritto che si fa valere, il
procedimento monitorio deve essere fatto valere: crediti per onorari di avvocati, cancellieri o ufficiali
giudiziari e credi per onorari spettanti ai notai  possono per ottenere la rapida soddisfazione il
procedimento monitorio. Gli avvocati hanno a disposizione anche un altro strumento di tutela con il
decreto 150/2011.

Pronunciato inaudita altera parte perché il legislatore presume che il creditore stia facendo valere un diritto
di credito effettivamente esistente, perché fondato su una prova scritta particolarmente attendibile e si
ritiene di una tutela efficace, rapida che deroga anche al principio del contraddittorio. La disciplina si trova
all’articolo 634 e deve trattarsi necessariamente di una prova scritta e sono prove scritte idonee le polizze,
le promesse unilaterali per scrittura privata, i telegrammi anche se mancanti dei requisiti previsti nel codice
civile, gli estratti autentici delle scritture contabili etc  cosa ci dice questa norma? E’ NECESSARIA UNA
PROVA SCRITTA PER OTTENERE UN DECRETO INGIUNTIVO, MA LA NOZIONE E’ LEGGERMENTE PIU’ AMPIA
RISPETTO A QUELLA CHE E’ CONSIDERATA TALE NEL GIUDIZIO DI COGNIZIONE, MA PUO’ COSTITUIRE
PROVA SCRITTA ANCHE QUELLA PROVENIENTE DAL TERZO E ANCHE LE SCRITTURE CONTABILI, IN DEROGA
A CIO’ CHE VALE NEL GIUDIZIO DI COGNIZIONE ORDINARIO LE QUALI SCRITTURE CONTABILI POSSONO
ESSERE FATTE VALERE SOLO NEI CONFRONTI DI ALTRI IMPRENDITORI  NEL GIUDIZIO MONITORIO
POSSONO ESSERE FATTE VALERE ANCHE NEI CONFRONTI DI PERSONE CHE NON SIANO IMPRENDITORI
COMMERCIALI. Altra deroga riguarda il telegramma. Il legislatore ci dice che puoi ottenere il decreto
ingiuntivo se hai una prova scritta e dice anche di più cioè deroga ad alcune norme ordinarie, come nel caso
di scritture contabili o di scritti proveniente dal terzo. Poi c’è l’articolo 635 che detta una norma scritta nei
confronti dello stato e degli enti pubblici e nell’articolo 636 con riferimento ai crediti degli avvocati e degli
notai ci vuole parcella e parere della competente associazione salvo che si salvi di una parcella che rientri in
determinati parametri.

REQUISITO DI AMMISSIBILITA’ DEL DECRETO INGIUNTIVO: Affinché il giudice pronunci il decreto ingiuntivo
nei confronti della controparte, si dovrà dimostrare nel ricorso al decreto ingiuntivo di aver adempiuto alla
propria prestazione.

Vediamo come si introduce il decreto ingiuntivo. L’atto introduttivo del procedimento monitorio è un
RICORSO e il GIUDICE COMPETENTE, ai sensi dell’articolo 637 cpc, è il GIUDICE DI PACE o il TRIBUNALE IN
COMPOSIZIONE MONOCRATICA CHE SAREBBE COMPETENTE PER L’IPOTESI ORDINARIA. Competente per la
pronuncia del decreto ingiuntivo è sempre il tribunale in composizione monocratica. I requisiti indicati
nell’articolo 125 cioè requisiti di qualsiasi atto introduttivo del processo e l’indicazione delle prove che si
producono. Quel che conta è che trattandosi di ricorsi, una volta che l’ho scritto lo DEPOSITO NELLA
CANCELLERIA DEL TRIBUNALE COMPETENTE. IL RICORSO CONTIENE SOLO L’EDICTIO ACTIONIS E NON LA
VOCATIO IN IUS. Nell’ipotesi in cui il ricorso abbia per oggetto il diritto di credito alla consegna di una
quantità di cose fungibili, il ricorrente dovrà dichiarare la somma di denaro che si è disposti a considerare
liberatoria della controparte se si trova nell’impossibilità di eseguire la prestazione originariamente
pattuita. Quali sono i possibili provvedimenti che il giudice può emettere? Anzitutto il giudice potrà
rigettare la domanda, per cui non viene pronunciato alcun tipo di provvedimento. Ricordiamoci che il
creditore in questa fase nulla fa. Nell’articolo 640 disciplina il rigetto della domanda e se il giudice ritiene
insufficientemente ingiustificata la domanda può disporre che il cancelliere ne dia notizia al ricorrente, cioè
il giudice può AIUTARE IL RICORRENTE DICENDOGLI CHE LE PROVE SONO INSUFFICIENTI E LE DEVE
INTEGRARE ALTRIMENTI NON PUO’ PROVVEDERE  SE IL RICORRENTE NON RISPONDE ALL’INVITO O NON
RISPONDE AL RICORSO O SE LA DOMANDA NON E’ ACCOGLIBILE, IL GIUDICE LA RIGETTA CON DECRETO
MOTIVATO. L’ultimo comma dell’articolo 640 dispone che IL RIGETTO NON PRECLUDE LA RIPROPOSIZIONE
DELLA STESSA, ANCHE IN VIA ORDINARIA.  Tendenzialmente se la ripropongo deve presentare qualcosa
di nuovo. Primo possibile esito è il rigetto della domanda.

La seconda possibilità ex articolo 641 dispone che qualora sussistano le condizioni di ammissibilità, il
giudice pronuncia il decreto motivato e in questo provvedimento che ha la forma del decreto (la pronuncia
del decreto suppone una non attuazione del contraddittorio a monte: è una regola non scritta), emesso in
calce al ricorso con il quale il giudice ingiunge all’altra parte di pagare la somma di denaro o di consegnare
la cosa o la quantità di cose richieste. INGIUNGE ALLA CONTROPARTE DI PAGARE NEL TERMINE DI 40
GIORNI CON L’ESPRESSO AVVERTIMENTO CHE, IN QUEI 40 GIORNI, PUO’ ESSERE FATTA OPPOSIZIONE AL
DECRETO INGIUNTIVO STESSO E IN MANCANZA DI OPPOSIZIONE SI PROSEGUIRA’ AD ESECUZIONE
FORNZATA. Questo provvedimento gli dà notizia del fatto che, se vuole, può impugnare dinanzi allo stesso
giudice che ha pronunciato quel decreto, ma qualora non proponga non si opporrà quel decreto ingiuntivo
diviene titolo esecutivo a valle del decorso del 40 giorni senza proposizione dell’opposizione per cui la
controparte o adempie spontaneamente o fa ricorso entro 40 giorni o comincia a subire il procedimento
esecutivo. Questo termine di 40 giorni può essere ridotto se ricorrono giusti motivi, se si risiede in un altro
stato.. IL DECRETO E IL RICORSO VENGONO NOTIFICATI AL DEBITORE INGIUNTO CHE DETERMINA LA
PENDENZA DELLA LITE. LA LITE PENDE DAL MOMENTO IN CUI IL DECRETO VIENE NOTIFICATO ALLA
CONTROPARTE e a che fini interessa la pendenza della lite? Per la litispendenza, la connessione. Le liti sono
spesso incrociate, per cui c’è il creditore che propone un procedimento monitorio mentre il debitore in via
ordinaria propone un giudizio di accertamento negativo  per capire quale dei due giudizi può andare
avanti si guarda alla data dell’uno e dell’altro. La data rilevante è importante anche sul piano applicativo.
Pende la lite dalla data in cui il decreto ingiuntivo, a cura del ricorrente, viene notificato al debitore
ingiuntivo. In alcuni casi si può chiedere che il decreto sia provvisoriamente esecutivo già nel momento
della sua pronuncia, costituendo un titolo costitutivo grazie al quale si può procedere all’esecuzione
forzata. Gli arriva il decreto ingiuntivo con cui inizia l’esecuzione forzata. Ma a quale condizioni si può
ottenere un provvedimento di condanna già immediatamente esecutivo? Il giudice deve emettere una
forma ingiuntiva quando sia fondato su una prova scritta particolarmente qualificata, titolo di credito o atto
pubblico, il decreto ingiuntivo sarà già immediatamente esecutivo, INGIUNGENDO AL DEBITORE DI PAGARE
O CONSEGNARE SENZADILATAZIONE, cioè immediatamente fissando il termine di 40 giorni ai soli fini
difensivi. L’articolo 642 assegna al giudice la discrezione nel concedere la provvisoria esecutività cioè se c’è
pericolo di inadempimento o se c’è riconoscimento di debito da parte del debitore con prova scritta (se la
prova scritta è del debitore il giudice PUO’ e non DEVE come prima). A questo punto abbiamo questo
termine di 40 giorni che rileva ai fini dell’opposizione e in alcuni casi anche ai fini dell’esecutività  giudizio
ibrido perché dinanzi allo stesso giudice che ha pronunciato il decreto  è un giudizio ordinario di primo
grado, impugnabile con i mezzi ordinari di impugnazione. Essendo un giudizio di primo grado per
l’opposizione l’atto sarà quello di citazione con tutti i requisiti di cui l’articolo 163. Il fatto che si tratti di un
giudizio ordinario di cognizione, impone di considerare questo giudizio secondo le regole ordinarie anche
dal punto di vista dell’onere della prova. In questa opposizione che si propone con atto di citazione, l’attore
è il debitore mentre l’opposto sarà il creditore. L’oggetto del giudizio è un diritto di credito. Formalmente
l’attore è il debitore, mentre il creditore è il convenuto. In questo giudizio ordinario di cognizione però
spetterà al creditore, che è convenuto, provare i fatti costitutivi del diritto di credito, mentre al debitore,
che è l’attore, spetterà provare i fatti estintivi e modificativi e impeditivi  il creditore è già forte del
decreto ingiuntivo, ma ciò non di meno si svolge secondo le regole generali. L’opposizione può essere
proposta anche scaduto il termine di 40 giorni soltanto se l’intimato dimostra di non aver avuto tempestiva
conoscenza per irregolarità della notificazione per caso fortuito o forza ragione, altrimenti il decreto, così
come se l’opposizione viene rigettata con sentenza, diventa definito cioè acquista la definitività e
l’irretrattabilità tipica del giudicato. Se, invece, l’opposizione viene accolta, anche solo in parte, scatta
l’effetto sostitutivo della sentenza rispetto al decreto. Nel corso del giudizio di opposizione, se l’opposizione
non è fondata su prova scritta o di pronta esecuzione, il giudice potrà concedere l’esecutività non concessa
ab origine. Ciò che è importante da ricordare è la differenza che si ha secondo che l’opposizione venga
rigettata o anche accolta solo in parte, costituendo la fonte della regolamentazione del decreto tra le parti.
Se non era provvisoriamente esecutivo nel giudizio di opposizione può essere concessa la provvisorietà. E’
prevista anche la possibile conciliazione. I decreti dichiarati esecutivi, costituiscono titolo per l’iscrizione
dell’ipoteca giudiziale ed è la ragione per la quale se ad esempio il mio titolo si fonda su una cambiale
esercitare già l’esecuzione forzata essendo un titolo ma non dà la possibilità di iscrivere l’ipoteca giudiziaria
per questo chiedo direttamente il decreto ingiuntivo. (DOMANDA MOLTO FATTA ALL’ESAME DI
AVVOCATURA!)

PROCEDIMENTI CAUTELARI

La tutela cautelari è altra e diversa rispetto alla tutela di cognizione in senso proprio. La caratteristica è
quella, anche se sempre più attenuata, della STRUMENTALITA’, cioè SERVE AD ASSICURARE L’EFFICACIA DEL
PROVVEDIMENTO DI COGNIZIONE. Infatti, una delle condizioni di ammissibilità è il cd periculum in mora,
cioè è ammissibile la pronuncia di un provvedimento cautelare quando il diritto di cui si chiede la tutela
provochi un pregiudizio. Si consente al giudice la pronuncia di alcuni provvedimenti che garantiscano
l’effettività.

In che modo riesco a ottenere questo provvedimento fondato sul periculum in mora rapidamente?
L’ordinamento consente al giudice di pronunciare questo provvedimento con una COGNIZIONE SOMMARIA
CIRCA L’ESISTENZA DEL DIRITTO FATTO VALERE DAL RICORRENTE. È una sommarietà diversa. Nel
procedimento cautelare la sommarietà è nel senso di giudizio di verosomiglianza del giudizio fatto valere
dal ricorrente, una valutazione un pochino superficiale. Il giudice deve rapidamente effettuare una
valutazione, dopodiché si svolgerà il giudizio ordinario …..

La caratteristica è la strumentalità, cioè nella maggioranza dei casi si SVOLGERA’ IL GIUDIZIO ORDINARIO DI
COGNIZIONE, CHE SI SOSTITUIRA’ AL PROVVEDIMENTO CAUTELARE NEL FRATTEMPO EMESSO,
CONFERMANDOLO OPPURE SARA’ DI SEGNO OPPOSTO E CONTRARIO. Il provvedimento cautelare può
essere chiesto prima del giudizio ordinario di cognizione, proprio perché temo un giudizio ordinario di
cognizione, parlandosi di provvedimento cautelare chiesto ante causam.

Negli anni 2005/2006, a fronte della crisi della giustizia italiana, il legislatore introduce addirittura una
previsione che consente al provvedimento cautelare un provvedimento che regola definitivamente la
controversia, derogando alla necessaria strumentalità del provvedimento cautelare fondato sul fumus
bonus iuris  in alcuni casi il legislatore ammette che il provvedimento cautelare regoli definitivamente la
controversia, introducendosi quello che va sotto il nome della strumentalità attenuata. Quanti e quali sono i
provvedimenti cautelari nel nostro ordinamento? Sono molti e non sono regolati solo nel codice di
procedura civile, in cui ne sono regolati solo alcuni, ma, in realtà, nel codice civile e nelle leggi speciali sono
previste molte ipotesi. Nelle leggi speciali esistono molte tipologie di provvedimenti cautelari come, ad
esempio, nel codice di diritto industriale l’inibitoria o provvedimenti cautelari che riguardano l’utilizzo del
nome. Ciò che troviamo nel codice di procedura civile è il PROCEDIMENTO CAUTELARE UNIFORME, cioè la
disciplina del procedimento che bisogna seguire e che si applica a tutti i provvedimenti cautelari previsti
nell’ordinamento, salvo che le leggi speciali deroghino al procedimento generale previsto dal cpc. E’ una
tendenziale novità del codice, ragione per cui gli articolo solo dal 669 bis al 669 quater decies in cui è
enunciata la regola secondo cui le disposizioni di tale sezione si applicano ai provvedimenti previsti dal
codice di procedura civile, dal codice civile e dalle leggi speciali. Il procedimento lo troviamo nel codice di
procedura civile. I provvedimenti cautelari sono i SEQUESTRI (articolo 670 e ss) cioè SEQUESTRO
GIUDIZIARIO, SEQUESTRO GIUDIZIARIO DI PROVE, SEQUESTRO CONSERVATIVO E SEQUESTRO LIBERATORIO.
Poi ci occuperemo DEL PROVVEDIMENTO D’URGENZA previsto e disciplinato dall’articolo 700 del codice di
procedura civile.

PROCEDIMENTO UNIFORME: si trova la conferma dalla sua struttura che il provvedimento cautelare possa
essere chiesto prima della causa o durante la pendenza del giudizio. Si parla di competenza anteriore alla
causa e competenza in corso di causa e vediamo adesso che l’atto introduttivo è sempre un ricorso che si
deposita nella cancelleria del tribunale  la regola generale è la regola di buon senso, cioè secondo la
quale sarà COMPETENTE A EMANARE IL PROVVEDIMENTO CAUTELARE IL GIUDICE CHE SARA’ COMPETENTE
SUCCESSIVAMENTE NEL MERITO. Ferma questa regola generale, ci sono delle regolette che discendono dal
fatto che alcuni soggetti NON HANNO IL POTERE di pronunciare i provvedimenti cautelari, come il GIUDICE
DI PACE e GLI ARBITRI. Quando sono competenti gli arbitri per decidere nel merito, se si vuole chiedere un
provvedimento cautelare competente è il giudice. C’è un unico caso in cui il legislatore consente la
pronuncia del provvedimento cautelare da parte del giudice cioè quando c’è NECESSITA’ DI SOSPENDERE
UNA DELIBERA ASSEMBLEARE. Se la competenza è del giudice straniero togato, competente è il giudice di
fronte al quale il cautelare dovrebbe essere eseguito.

8 maggio 2018

Il presupposto per il provvedimento è la sussistenza del periculum in mora e del fumus bonis iuris ed è
ONERE DEL RICORRENTE DIMOSTRARE LA SUSSISTENZA DI ENTRAMBI I PRESUPPOSTI, PENA
INAMMISSIBILITA’ DELLA DOMANDA. Procedimento uniforme applicabile a tutti i procedimenti cautelari,
dettato nel 1990, anche se, poi, ogni procedimento in qualche modo deroga. Differenza tra provvedimenti
cautelari ante causam e provvedimenti cautelari chiesti in corso di causa. La regola generale è che sia
COMPETENTE AD ENUNCIARE IL PROVVEDIMENTO CAUTELARE LO STESSO GIUDICE CHE LO SAREBBE STATO
NEL MERITO, MA SE È COMPETENTE IL GIUDICE DI PACE IL PROVVIDEMENTO VIENE CHIESTO
ALL’ASSEMBLEA. Nel caso sia COMPETENTE UN GIUDICE NON ITALIANO, LA COMPETENZA È RADICATA
PRESSO IL GIUDICE DEL LUOGO DOVE IL PROVVEDIMENTO CAUTELARE DEVE ESSERE ESEGUITO. Se lo
chiede QUANDO PENDE UN GIUDIZIO ORDINARIO DI COGNIZIONE, QUANDO GIA’ LA CAUSA PENDE NEL
MERITO, regola generale è che SIA COMPETENTE A PRONUNCIARLO LO STESSO GIUDICE DINANZI A CUI
PENDE LA CAUSA. SE SIAMO DINANZI AL GIUDICE IN COMPOSIZIONE COLLEGIALE, regola generale è che SIA
COMPETENTE A PRONUNCIARE IL PROVVEDIMENTO IL GIUDICE ISTRUTTORE. Qualora PENDA NEL MERITO,
MA NON E’ STATO ANCORA DESIGNATO IL GIUDICE ISTRUTTORE, LA COMPETENZA AD EMETTERE IL
PROVVEDIMENTO SPETTA AL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE O DELLA SESSIONE. Per il giudice di pace,
valgono le stesse regole di prima. Se pende il termine per impugnare quella sentenza, la competenza spetta
al giudice che ha pronunciato la sentenza impugnanda, quindi al giudice a quo. Tutto ciò lo si trova
nell’articolo 669 quater.

Regola generale di tutti i procedimenti sommari e di tutti i procedimenti cautelari è la LIBERTA’ DELLE
FORME, sia pure nel rispetto dei principi costituzionali e, in particolare, del principio del contraddittorio. SI
CALIBRANO LE ESIGENZE DI EFFICIENZA CON I DIRITTI DI DIFESA DELLE PARTI. C’è, però, una totale
semplificazione  l’articolo 669 secsies dispone che IL GIUDICE, sentite le parti, omesse le formalità,
PROCEDE NEL MODO CHE RITIENE PIU’ OPPORTUNO AI FINI DEL PROVVEDIMENTO RICHIESTO il
legislatore affida al giudice la decisione del modo che ritiene più opportuno. Può svolgere anche un’attività
istruttoria, perché comunque c’è l’accertamento del fumus bonus iuris per cui può essere necessario anche
solo la valutazione dei documenti oppure si necessita un’ulteriore udienza oppure può ritenere opportuno
disporre due o tre udienze ravvicinate. Il MODELLO BASE DI SVOLGIMENTO È UN’ATTUAZIONE DEL
CONTRADDITTORIO TRA LE PARTI, IN FORMA SCRITTO OPPURE ORALE OPPURE IL GIUDICE DA’ AL
CONTRORICORRENTE UN BREVISSIMO TERMINE PER IL DEPOSITO DI MEMORIE DIFENSIVE. La decisione è
presa in forma di ordinanza. Il legislatore dà al giudice un’ulteriore possibilità: QUANDO LA CONVOCAZIONE
DELLA CONTROPARTE POTREBBE PREGIUDICARE IL PROVVEDIMENTO SPESSO IL LEGISLATORE DA’ AL
GIUDICE LA POSSIBILITA’ DI ENUNCIARE IL PROVVEDIMENTO CAUTELARE CON DECRETO, SENZA PREVIA
ATTUAZIONE DEL CONTRADDITTORIO, INAUDITA ALTERA PARTE. Come ad esempio nel caso di capi
contraffatti se si chiamasse la controparte questa potrebbe far sparire tutto prima dell’emanazione del
provvedimento  SI SACRIFICA IL DIRITTO DEL CONTRADDITTORIO A FAVORE DELL’EFFICACIA DELLA
TUTELA. Decreto è sinonimo di non attuazione del contraddittorio. IL DECRETO VIENE NOTIFICATO ALLA
CONTROPARTE E, NEL FRATTEMPO, VIENE CONVOCATA. L’articolo 669 secties dispone che il giudice fissa
con lo stesso decreto l’udienza di comparizione delle parti davanti a sé, entro un termine perentorio non
superiore a 15 giorni. Mentre nel primo caso si vede arrivare solo la convocazione per un’udienza, qui già
abbiamo un provvedimento cautelare. Tendenzialmente si trova un provvedimento già enunciato e una
convocazione di lì a pochi giorni. A valle della pronuncia inaudita altera parte, AL GIUDICE SPETTA
ENUNCIARE UN’ORDINANZA CON CUI REVOCE O MODIFICA IL DECRETO INAUDITA ALTERA PARTE. Al di là di
questa struttura bifasica, vediamo quale può essere il contenuto del provvedimento cautelare. Articolo 669
septies e articolo 669 octies. Provvedimento negativo  IL PROVVEDIEMENTO NEGATIVO PUO’ AVERE DUE
RAGIONI SOTTOSTANTI, DISTINTE PERCHE’ I COROLLARI APPLICATIVI SONO DIVERSI. SI PUO’ AVERE UN
PROVVEDIEMENTO NEGATIVO PER RAGIONI DI COMPETENZA, PERCHE’ IL GIUDICE DISPONE DI NON ESSERE
LUI A DOVER PRONUNCIARE IL PROVVEDIMENTO oppure un PROVVEDIMENTO NEGATIVO PERCHE’
MANCANO I PRESUPPOSTI PER L’EMANAZIONE DEL PROVVEDIMENTO CAUTELARE. SE E’ FONDATO SU
RAGIONI DI COMPETENENZA, E’ INUTILE IMPUGNARLO PERCHE’ NON PRECLUDE LA RIPROPOSIZIONE DELLA
DOMANDA. IN TUTTI GLI ALTRI CASI, quando cioè il rigetto è fondato su altre ragioni, LA DOMANDA
CAUTELARE SARA’ RIPROPONIBILE, MA SOLO A PATTO CHE IL RICORRENTE DIMOSTRI CHE SUSSISTANO
MUTAMENTI NELLE CIRCOSTANZE O NUOVE RAGIONI DI FATTO O DI DIRITTO, QUINDI LA DOMANDA SARA’
RIPROPONIBILE MA NON TALE E QUALE, MA, COMUNQUE. DOVRA’ CONTENERE LE MODIFICHE DOVUTE AI
MUTAMENTI DELLE CIRCOSTANZE. In ogni caso, si nota l’evidente differenza tra l’esito del provvedimento
cautelare e il giudizio ordinario di cognizione, perché, in questo caso, NON C’E’ ALCUNA EFFICACIA DI
GIUDICATO, NESSUNA EFFICACIA PRECLUSIVA NELLA RIPROPOSIZIONE. Originariamente si disponeva che
era inutile assegnare alle parti il potere di impugnare il provvedimento di rigetto, essendo la domanda
riproponibile, ma intervenne la corte costituzionale dichiarando incostituzionale la parte della norma in cui
non prevedeva l’impugnazione del provvedimento, perché era nocivo alle garanzie del ricorrente.
Poi c’è il PROVVEDIMENTO DI ACCOGLIMENTO  669 octies norma che detta la regola della cd
STRUMENTALITA’ TRA IL GIUDIZIO DI COGNIZIONE E PROVVEDIMENTO CAUTELARE E CONTIENE ANCHE LA
STRUMENTALITA’ ATTENUATA. L’ordinanza di accoglimento, ove la domanda sia stata proposta ante
causam, deve fissare un termine perentorio per l’inizio del giudizio di merito. In mancanza di fissazione del
termine perentorio, il termine sarà di 60 giorni. La regola della strumentalità dispone che il
PROVVEDIMENTO CAUTELARE È STRUMENTALE ALLA TUTELA DEL DIRITTO DI CUI CHIEDO LA TUTELA, IN
MODO CHE NON VENGA PREGIUDICATO. È a servizio e a funzione dell’effettività della tutela del giudizio
ordinario di cognizione. Dovrò, però, dare inizio, entro il termine che mi assegnerà il giudice o, comunque,
non oltre i 60 giorni un giudizio ordinario di cognizione. Bisogna leggere questa norma in combinato
disposto con l’articolo 669 nonies, che dispone che, a valle della pronuncia del provvedimento cautelare, la
parte debba dar inizio a un giudizio di cognizione a strumentalità piena. Se non lo inizio, il provvedimento
cautelare perde la sua efficacia. Questa è la REGOLA GENERALE DELLA STRUMENTALITA’: IL
PROVVEDIMENTO CAUTELARE ESISTE NELLA MISURA IN CUI SIA STRUMENTALE AD UN GIUDIZIO
ORDINARIO DI COGNIZIONE, PER CUI SE NON LO INIZIO IL PROVVEDIMENTO CAUTELARE NON HA RAGIONE
D’ESSERE. Il tratto caratterizzante era la strumentalità, ma, nel 2006, il legislatore, considerati tutti i
problemi della lentezza di giustizia nel nostro paese ha introdotto, sulla base di un modello francese, un
provvedimento a strumentalità attenuata, cioè il provvedimento conserva la sua efficacia anche se il
giudizio di merito non è iniziato. INTRODUZIONE DI UN MODELLO ALTERNATIVO, CIOE’ SI AMMETTE CHE IL
PROVVEDIMENTO CONSERVI LA SUA EFFICACIA ANCHE SE IL GIUDIZIO ORDINARIO DI COGNIZIONE NON SIA
INIZIATO. CONSERVA LA SUA EFFICACIA, MA BISOGNA RICORDARE CHE È UN’EFFICACIA PIU’ CIRCOSCRITTA
RISPETTO A QUELLA CHE SI OTTIENE DA UNA SENTENZA RESA ALL’ESITO DI UN GIUDIZIO ORDINARIO DI
COGNIZIONE, PERCHE’ NON AVRA’ MAI EFFICACIA DICHIARATIVA TIPICA DELLA SENTENZA, MA È
UN’EFFICACIA CHE SI COLLOCA SUL PIANO DELL’ATTUAZIONE DEL DIRITTO. Ciò che è IMPORTANTE È CHE,
IN QUESTE FATTISPECIE, IL MANCATO INIZIO DEL GIUDIZIO DI MERITO, NON FA VENIR MENO L’EFFICACIA
DEL PROVVEDIMENTO CAUTELARE. Ciò ce lo dice l’articolo 669 octies ultimo comma  ci dice che il
provvedimento cautelare non è invocabile in un altro processo e ciò altro non significa che non ha efficacia
di giudicato.

Ma come si fa a capire se siamo dinanzi a un provvedimento a strumentalità piena oppure attenuata? La


norma che sancisce e individua l’insieme dei provvedimenti cautelari a strumentalità attenuata è il 669
octies al sesto comma  l’AMBITO DI APPLICAZIONE DEI PROVVEDIMENTI CAUTELARI A STRUMENTALITA’
ATTENUATA SONO innanzitutto i PROVVEDIMENTI D’URGENZA di cui all’articolo 700 (si discute sul fatto che
non tutti i provvedimenti di urgenza siano a strumentalità attenuata) e dei cd PROVVEDIMENTI CAUTALI
ANTICIPATORI (categoria di non facile individuazione)  il provvedimento cautelare deve produrre gli stessi
effetti che produrrebbe a valle di un giudizio ordinario di cognizione e di qui l’esigenza di stabilizzazione del
provvedimento. I sequestri non hanno mai questa caratteristica anticipatoria, perché il provvedimento
enunciato a valle sarà del giudizio ordinario di cognizione, sarà il pagamento di una somma di denaro  il
sequestro dice ‘’non puoi disporre di un determinato bene’’, mentre a valle della cognizione si dispone il
pagamento di una somma di denaro  non c’è identità di contenuto. Diverso è invece il caso delle
inibitorie, che è quella tipologia di provvedimento emanabili dal giudice nel giudizio ordinario di cognizione
con cui il giudice vieta al convenuto di tenere un determinato comportamento. È di fatto una condanna a
non fare. Non esiste nel nostro ordinamento una tutela inibitoria tipica e generale, ma si trova, comunque,
nelle varie leggi, come nel codice del consumo o il codice di proprietà industriale oppure la disciplina sulla
concorrenza sleale  nel giudizio di merito la sentenza sarebbe un’inibitoria e il provvedimento cautelare
anticiperebbe gli effetti e avrebbe lo stesso identico contenuto perché il divieto di inserire la clausola
abusiva sarebbe contenuto prima nel provvedimento cautelare e poi nella sentenza. CONTENUTO
IDENTICO. Se il provvedimento è anticipatorio si può cristallizzare anche se non si inizia il giudizio di merito.
Non perdono efficacia. CONSERVA LA SUA EFFICACIA ANCHE SE NON INIZIO UN GIUDIZIO DI MERITO, ma
nessuno mi vieta di iniziarlo così da ottenere una sentenza con efficacia di giudicato. Molte volte il giudizio
di merito lo inizia la parte che ha subito il provvedimento  parliamo di strumentalità attenuata perché se
poi viene iniziato il giudizio ordinario di cognizione anche se non era obbligatorio da una qualsiasi delle
parti, l’esito del giudizio ordinario di cognizione prevarrà sullo stesso. Dal momento in cui il giudizio di
cognizione sia enunciato, prevale sullo stesso provvedimento. Potrà anche essere un giudizio di tenore
opposto e contrario, che provocherà la decadenza del provvedimento. SE IL PROVVEDIMENTO È
ANTICIPATORIO, IL GIUDICE PROVVEDE ANCHE SULLE SPESE, PERCHE’ PUO’ ESSERE CHE IL GIUDIZIO DI
COGNIZIONE NON CI SIA, MENTRE, AL CONTRARIO, LE SPESE SARANNO DETERMINATE DAL GIUDICE DEL
MERITO. 669 ocieties comma 8 è una precisazione perché dice che nel campo della strumentalità attenuata
puoi iniziare il giudizio, ma non sei obbligato a farlo per cui qualora lo inizi, l’estinzione del procedimento
non determina l’inefficacia del provvedimento. Il 669 novies primo comma quindi non si applica ai
provvedimenti a strumentalità attenuata. Importante articolo 669 novies terzo comma  LA SENTENZA
PREVALE SUL PROVVEDIMENTO, IL QUALE PERDE LA SUA EFFICACIA. Provvedimento cautelare quindi NON
SPIEGHERA’ MAI EFFICACIA DI GIUDICATO.

Altra caratteristica del provvedimento cautelare è che sia MODIFICABILE e REVOCABILE. È una delle
caratteristiche dei provvedimenti ordinari. I provvedimenti cautelari, a norma dell’articolo 669 decies,
POSSONO ESSERE MODIFICATI O REVOCATI DALLO STESSO GIUDICE DI MERITO, SE SI VERIFICANO
MUTAMENTI DELLE CIRCOSTANZE O SI DIMOSTRANO FATTI PREGRESSI DI CUI NON SI AVEVA CONOSCENZA.
Non è modificabilità o revocabilità libera come nei provvedimenti resi alla fine del giudice.

Il RECLAMO è il mezzo di impugnazione a critica libera a esito sostitutivo, che si PROPONE AL COLLEGIO DEL
QUALE NON PUO’ FARE PARTE IL GIUDICE CHE HA EMANATO IL PROVVEDIMENTO RECLAMATO. Il termine
per impugnare è di 15 giorni. È un procedimento rapido e deformalizzato. È sempre semplificazione e
tendenziale rapidità: IL COLLEGIO CONVOCA LE PARTI E DEVE PRONUNCIARSI NON OLTRE 20 GIORNI DAL
DEPOSITO DEL DECORSO E NON È REVOCABILE. LA PROPOSIZIONE DEL RECLAMMO NON HA EFFICACIA
SOSPENSIVA PER IL PROVVEDIMENTO CAUTELARE E OGGETTO DI RECLAMO PUO’ ESSERE SIA IL
PROVVEDIMENTO CHE ACCOGLIE SIA QUELLO CHE RESPINGE. Il provvedimento che respinge è
riproponibile, ma può essere anche impugnato nel termine di 15 giorni. Ultima precisazione: attuazione dei
provvedimenti cautelari (669 duedicies)  per l’attuazione del provvedimento cautelare occorre
disciplinarne l’attuazione e IL GIUDICE CHE LO HA PRONUNCIATO E’ COLUI CHE REGOLERA’ LA FASE
ATTUATIVA DEL PROVVEDIMENTO CAUTELARE, SALVO CHE SI TRATTI DI PROVVEDIEMNTI CHE DEVONO
ESSERE GESTITI DAL GIUDICE DELL’ESECUZIONE.

PROVVEDIMENTI CAUTELARI PREVISTI E DISCIPLINATI NEL CODICE DI PROCEDURA CIVILE: SEQUESTRO


GIUDIZIARIO, SEQUESTRO CONSERVATIVO, SEQUESTRO LIBERATORIO.

SEQUESTO GIUDIZIARIO art 670: il sequestro giudiziario è quel PROVVEDIEMNTO CAUTELARE UTILIZZATO
QUANDO C’E’ UNA CONTROVERSIA SULLA PROPRIETA’ O SUL POSSESSO DI UN BENE. A e B affermano
entrambi di essere proprietari dello stesso bene, se non che quel bene spesso è nella disponibilità di uno
dei due e la controparte teme che ciò possa pregiudicare l’effettività della tutela resa a valle della sentenza
di merito che verrà pronunciata. Se quel bene sono titoli chi esercita i diritti incorporati in quell’azione
potrebbe esercitarli in modo diverso rispetto a come io vorrei, per cui il giudice può DISPORRE IL
SEQUESTRO GIUDIZIARIO DI BENI MOBILI, IMMOBILI, AZIENDE E ALTRE UNIVERSALITA’ DI BENI AFFIDANDO
LA CUSTODIA AD UN SOGGETTO TERZO. Il giudice può AUTORIZZARE IL SEQUESTRO GIUDIZIARIO DI LIBRI,
CAMPIONI O OGNI ALTRA COSA DA CUI SI INTENDE DESUMERE ARGOMENTO DI PROVA, CIOE’ L’OGGETTO
DEL SEQUESTRO SONO DOCUMENTI CHE POTREBBRO RIVESTIRE EFFICACIA PROBATORIA NEL GIUDIZIO DI
MERITO, MA NON E’ ANCORA AMMESSO  NON E’ AL SERVIZIO DEL PROVVEDIMENTO DI MERITO, MA
DELL’ATTIVITA’ ISTRUTTORIA.

SEQUESTRO CONSERVATIVO ART 671: I mezzi di conservazione del patrimonio, rimembrando le nozioni di
diritto privato, sono l’azione revocatoria, l’azione surrogatoria e il sequestro conservativo. Il sequestro
conservativo È UN VINCOLO DI INDISPONIBILITA’, CHE IMPLICA CHE, PER EFFETTO DELLA PRONUNCIA DEL
SEQUESTRO, OGNI ATTO DISPOSITIVO È INOPPONIBILE AL CREDITORE CHE HA OTTENUTO IL SEQUESTRO.
Se il debitore compie atti dispositivi, per il creditore è inopponibile. NON E’ UN SEQUESTRO FISICO, MA
RIGUARDA L’IMPOSSIBILITA’ A DISPORRE ATTI DISPOSITIVI. Può esserci il sequestro presso terzi, così come
abbiamo visto il pignoramento presso terzi. Nel sequestro giudiziario ho un custode, qui no.

SEQUESTRO LIBERATORIO ART. 687: il debitore non sa se deve pagare Tizio o Caio, ma nel frattempo non
sta lì ad aspettare per cui chiede di poter DEPOSITARE LE SOMME CHE POI SARANNO ASSEGNATE A CHI
SARA’ TITOLARE DEL DIRITTO DI CUI SI DISCUTE.

PROVVEDIMENTO D’URGENZA: ART 700  la cosa più importante è che sia un PROVVEDIMENTO ATIPICO
e di NATURA SUSSIDIARIA, cioè il legislatore dice che si può ottenere un provvedimento di urgenza solo se
NON ESISTE UN PROVVEDIMENTO TIPICO GIA’ DISCIPLINATO NELL’ORDINAMENTO. CHI CHIEDE UN
PROVVEDIMENTO DI URGENZA DEVE DIRE CHE L’ORDINAMENTO NON PREVEDE UN PROVVEDIMENTO
CAUTELARE TIPICO PER QUEL FINE. NON HA UN CONTENUTO PREDETERMINATO, ma qualora esista un
provvedimento cautelare tipico non sarà ammissibile. Pregiudizio irreparabile ed imminente. Nella prima
parte si trova la stessa definizione di periculum in mora, però è precisato e definito in modo specifico nella
parte in cui il legislatore ci dice che il pericolo del diritto che sto facendo valere sia imminente e
irreparabile. IL PRESUPPOSTO E’ L’IRREPARABILITA’ DEL PREGIUDIZIO. Il diritto di credito che ha per oggetto
una somma di denaro e una certa quantità di beni fungibili è insuscettibile di un pregiudizio irreparabile
perché c’è la tutela per equivalenza  in poche pronunce si è ammessa l’irreparabilità di un diritto di
credito, ma solo nella misura in cui sia necessario garantire un diritto soggettivo. Bisogna dimostrare che
l’immediata tutela di un diritto di credito sia in realtà l’immediata tutela di un diritto soggettivo e
inviolabile. TENDENZIALMENTE L’IRREPARABILITA’ INDICA UN DANNO CHE NON SAREBBE RISARCIBILE IN
TOTO CON LA TUTELA EQUIVALENTE. Altro requisito va letto nella parte in cui l’articolo 700 secondo cui nel
momento in cui chiedo la concessione del provvedimento di urgenza bisogna annunciare e dire, come
condizione di ammissibilità, quale sarà il giudizio ordinario di cognizione che mi accingo a produrre, perché
devo far valere un diritto suscettibile di tutela nell’ambito della cognizione. Una volta ottenuto il 700 non
sono obbligato a introdurre un giudizio di cognizione, ma devo dimostrare, nel momento in cui chiedo il
provvedimento, che il diritto che sto facendo valere sia suscettibile di tutela nel giudizio di cognizione. Non
si può chiedere in via cautelare qualcosa che in via ordinaria non potrei chiedere. Il provvedimento che
posso chiedere al giudice, può avere un contenuto molto vario. Bisogna dimostrare la TUTELABILITA’ DEL
DIRITTO FATTO VALERE in via ordinaria. Dopodiché può essere un provvedimento anticipatorio, che ha
dunque lo stesso contenuto della sentenza che chiederei in via ordinaria ed è per questo che si discute che
tutti i provvedimenti di urgenza rientrino nella categoria della strumentalità attenuata. Bisogna che ci sia un
periculum in mora molto qualificato e la necessaria formulazione del provvedimento che, in via ordinaria, si
chiederebbe a tutela di quel diritto. Dopodichè il contenuto non è determinato dal legislatore, ma è affidato
alla fantasia del ricorrente. Si discute se possano essere funzionale ad anticipare tutela meramente
accertativa o dichiarativa e si ammette la concessione del provvedimento d’urgenza a tutela della mera
tutela costitutiva e dichiarativa.

PROCEDIMENTO SOMMARIO DI COGNIZIONE E DISPOSIZIONI COMUNI AI PROCEDIMENTI IN CAMERA DI


CONSIGLIO

Il procedimento sommario di cognizione è stato introdotto con la riforma del 2009, funzionale a rendere il
processo civile più rapido ed efficiente. PUO’ ESSERE AUTORIZZATO SU INIZIATIVA DELL’ATTORE IN TUTTE
QUELLE IPOTESI IN CUI IN TRIBUNALE GIUDICHI IN COMPOSIZIONE MONOCRATICA, ESCLUSI I CASI DI CUI
AL 50-BIS. A questo potere di scelta, affidato all’attore, il legislatore, nel 2014, ha aggiunto l’articolo 183 bis,
rubricato PASSAGGIO DAL RITO ORDINARIO A RITO SOMMARIO DI COGNIZIONE, attribuendo al giudice il
POTERE DI DISPORRE LUI, CON ORDINANZA NON IMPUGNABILE, LA CONVERSIZIONE DEL RITO DA
ORDINARIO A SOMMARIO, PREVIA ATTUAZIONE DEL CONTRADDITTORIO quando il giudice può deciderlo
e l’attore può disporre questa cosa? Per le cause semplici, cioè qualora non ci sia complessità soprattutto
nella fase istruttoria. CAUSA CHE SI RILEVA MOLTO SEMPLICE. È un presupposto che deve avere ben
presente anche l’attore perché, qualora ci siano delle complessità, una causa, introdotta con rito sommario
viene trasformato, poi, in ordinario. PRESUPPOSTO UFFICIALME E’ CHE IL TRIBUNALE GIUDICHI IN
COMPOSIZIONE MONOCRATICA, MENTRE QUELLO UFFICIOSO E’ CHE SI TRATTI DI UNA CAUSA SEMPLICE.
Sommarietà della cognizione a fronte del fatto che il provvedimento reso a fronte dello stesso possa
acquisire l’efficacia di giudicato. Si basa sempre su un modello francese esattamente come i provvedimenti
visti ieri, che però non hanno mai efficacia di giudicato.

L’atto introduttivo è il ricorso, rivolto al giudice, che con decreto fissa l’udienza e notifica al convenuto del
ricorso e udienza. Valgono le stesse decadenze del giudizio ordinario di cognizione. Il ricorso deve essere
notificato almeno 30 giorni prima per la data fissata per la sua costituzione. Sostanzialmente al convenuto il
ricorso dovrà essere notificato almeno 40 giorni prima dell’udienza. Naturalmente si nota che ci sia una
falla del legislatore, perché dovrebbe essere rapido, ma in realtà per la fissazione dell’udienza ci sono tempi
piuttosto lunghi. Il convenuto abbiamo una classica comparsa di risposta da depositarsi 10 giorni prima, per
cui maturano le classiche decadenze. DAL PUNTO DI VISTA DELLA CHIAMATA DEL TERZO, SCATTA PER IL
CONVENUTO SOLO LA DECADENZA PER LA CHIAMATA IN GARANZIA DEL TERZO. PER CHIAMARE IL TERZO
BISOGNA INTRODURRE UN GIUDIZIO ORDINARIO DI COGNIZIONE, MA, PER ALCUNI, QUESTO È
INCOSTITUZIONALE, ANCHE SE LA MATERIA SUL PUNTO NON È ANCORA STABILIZZATA, PERCHE’ NON C’E’
ALCUNA PRONUNCIA DELLA CASSAZIONE. All’articolo 702 ter abbiamo la disciplina di questo procedimento:
al terzo comma si trovano molte analogie con il 669 secsies  potere del giudice di disciplinare e scandire il
procedimento adattandolo al caso concreto come ritiene più opportuno, basti che si rispetti il
contraddittorio  libertà delle forme che dovrebbe concordare una certa rapidità, vista la semplicità della
controversia. Dopodiché potrebbe succedere che il ricorrente abbia errato nell’introdurre il ricorso, questo
si dichiara inammissibile. Può succedere che la domanda riconvenzionale sia inammissibile perché rientri
nella competenza del tribunale in composizione collegiale o perché introdurre una causa complessa e
insuscettibile di essere trattata con il procedimento sommario  a questo punto può essere che la
domanda riconvenzionale sia separata, procedendo autonomamente. Può, poi, succedere che il giudice non
ritenga opportuno il procedimento scelto dall’attore, rientrando casomai la causa in altro procedimento
perché, dalle difese del convenuto, ad esempio, sembra essere complesso. Il giudice può convertire il rito
da sommario ad ordinario e viceversa. Nel caso di conversazione da sommario a ordinario c’è tutta una
discussione sulle preclusioni formulate nel frattempo, ragione per cui i giudici raramente convertono,
perché si fa diventare la causa ancora più complessa di quello che è. LA FORMA DEL PROVVEDIMENTO E’
QUELLA DELL’ORDINANZA, PROVVISORIAMENTE ESECUTIVA, CHE COSTITUISCE TITOLO PER L’ISCRIZIONE
DELL’IPOTECA GIUDIZIARIA. ORDINANZA DEL TUTTO EQUIVALENTE AD UNA SENTENZA, PERCHE’
L’ORDINANZA EMESSA PRODUCE GLI EFFETTI DI CUI ALL’ARTICOLO 2909 DEL CODICE CIVILE SE NON E’
APPELLATA ENTRO 30 GIORNI, CHE DECORRONO DALLA COMUNICAZIONE DELL’ORDINANZA  è come se il
legislatore avesse detto che il termine lungo non decorre. IL LEGISLATORE, A QUESTO PUNTO, DICE CHE,
SVOLGENDOSI IL GIUDIZIO IN FORMA SEMPLIFICATA E MOLTO RAPIDAMENTE E AVENDOSI UN’ORDINANZA
CON EFFICACIA SUSCETTIBILE DI DIVENIRE IRRETRATTABILE, DICE CHE, NEL GIUDIZIO DI APPELLO, SONO
AMMESSI NUOVI MEZZI DI PROVA, QUANDO SONO IMPORTANTI PER LA DECISIONE o qualora la parte
dimostri di non averle potute produrre  il legislatore consente la FORMULAZIONE DELLE NUOVE ISTANZE
ISTRUTTORIE, PURCHE’ il collegio le consideri INDISPENSABILI alla fine della decisione (prima al posto di
indispensabili c’era rilevanti)  prima questa formula la si trovava anche nel giudizio di appello. Cosa
significa indispensabili alla fine della decisione? Indispensabili solo se dimostrare se, ove assunte, possono
ribaltare la decisione ad esempio ma la Cassazione, pronunciatosi lo scorso anno, dà una lettura intermedia
di questa formula  non è indispensabile che verrebbe sconfessata la decisione di primo grado al 100%
ma comunque deve esserci la rilevanza. (COLLEGALO CON L’APPELLO QUANDO PARLI DELLE NUOVE
DOMANDE, ECCEZIONI E PROVE). Il legislatore tutela la parte dalla sommarietà del giudizio.

All’inizio è stato utilizzato con grande prudenza dagli avvocati, mentre adesso sta prendendo sempre più
piede ed è sempre più utilizzato.

DISPOSIZIONI COMUNI AI PROCEDIMENTI IN CAMERA DI CONSIGLIO

È la disciplina di un procedimento in camera di consiglio, utilizzato a vari fini e in varie sedi. Articolo 737
Originariamente era per la disciplina dei provvedimenti di volontaria giurisdizione, che è quel settore che è
sì coinvolta l’autorità giudiziaria ma il giudice non svolge la funzione tipica giudicante, ma INTEGRATIVA DEI
POTERI DELLE PARTI NELL’AMBITO DELL’AUTONOMIA PRIVATA, CONSENTENDO L’ESERCIZIO DI DIRITTI
POTESTATIVI CHE IL PRIVATO NON PUO’ SVOLGERE LIBERAMENTE SENZA L’INTERVENTO DELL’AUTORITA’
GIUDIZIARIA. Sono tutti quei provvedimenti che riguardano i profili di gestioni delle attività commerciali,
affinché fattispecie di diritti sostanziale si perfezioni. Le disposizioni comuni ai procedimenti in camera di
consiglio, possono essere utilizzati alla disciplina di tutti i provvedimenti svolti in camera di consiglio. Come
bisogna farlo? Queste norme ci dicono di fare il ricorso, depositarlo, poi c’è il reclamo, ma non siamo
dinanzi a dei giudizi, MA IL GIUDICE INTEGRA I POTERI DELLE PARTI nell’ambito di accettazione di eredità
con beneficio di inventario, accettazione di gestione delle attività commerciali etc. Dopodiché questa
struttura viene utilizzata per disciplinare i procedimenti previsti nell’ambito di leggi speciali, che sfociano in
provvedimenti decisori e per rinvio espresso sono disciplinati da queste norme. Per certi versi disciplinano
un altro procedimento sommario di cognizione, perché sfocia in un provvedimento, ma i termini e la
disciplina sono diversi.

Sono delle norme comuni che regolano tutti i provvedimenti in camera di consigli, ma possono essere
semplici provvedimenti di volontà della giurisdizione ma sono anche utilizzati per procedimenti che hanno
ad oggetto altri diritti.

Caratteristiche fondamentali: PROCEDIMENTI IN FORMA SEMPLIFICATA, MA MOLTO DELICATI


NELL’OGGETTO, TANTO CHE, SPESSO, TROVIAMO LA PRESENZA DEL PM. Il provvedimento che il giudice
rende alla fine del procedimento in camera di consiglio è il decreto che, alla fine, avrà efficacia decisoria
oppure non decisoria. I decreti resi nell’ambito di questi procedimenti sono sempre reclamabili entro un
termine molto breve, di massimo 10 giorni e la Corte di appello decide con decreto non impugnabile e
impugnabile in cassazione ex articolo 107 comma sette. Ex articolo 742  possono essere SEMPRE
MODIFICATI O REVOCATI. Dice la norma che, però, RESTANO SALVI I DIRITTI ACQUISITI IN BUONA FEDE DAI
TERZI. C’è la doppia caratteristica tipica dei provvedimenti cautelari, cioè reclamabilità e contestualmente
revocabilità e modificabilità ma dal punto di vista applicativo ci sono molti problemi qualora questa
disciplina venga utilizzata nell’ambito dei diritti soggettivi. Reclamabilità entro 10 giorni.

Come tutti i procedimenti sommaria abbiamo la libertà delle forme e decisione con decreto.

NEGOZIAZIONE ASSISTITA E MEDIAZIONE:

In alcuni casi sono condizioni di procedibilità. Sono degli istituti giovani: mediazione introdotta nel 2010,
mentre la negoziazione nel 2014 con obiettivo deflattivo. Rientrano nella categoria degli strumenti di
risoluzione delle controversie diversi dinanzi l’autorità giudiziaria. Esiste da tempo immemorabile un
istituto non processuale per risolvere le controversie, che è la TRANSAZIONE che, dal punto di vista della
sua efficacia, sostanzialmente è uguale a una sentenza. Guardando al di fuori dei confini italiani, il
legislatore introduce, nel 2010, la MEDIAZIONE, rendendola in alcuni casi obbligatoria perché il legislatore
aveva constatato che se in alcuni casi non fosse stata resa obbligatoria, ma fosse stata asciata soltanto
all’iniziativa delle parti, la cultura della mediazione, nel nostro paese non si sarebbe mai sviluppata.
Esistono
1) una mediazione obbligatoria in certe materie ed è OBBLIGATORIA NEL SENSO CHE IL MANCATO
ESPERIMENTO DI UNA CONCILIAZIONE RENDE IMPROCEDIBILE LA DOMANDA,
2) una mediazione volontaria basta che oggetto siano i diritti disponibili delle parti e
3) una mediazione delegata cioè è il giudice che spedisce dalle parti il mediatore al fine di far
raggiungere una conciliazione.

La disciplina del 2010 ha creato dei veri e propri organismi di mediazione, che devono avere determinati
requisiti. Iter di formazione del mediatore, che dovrebbe avere delle caratteristiche molto diverse dal
giudice e dall’avvocato, ma i suoi corsi di formazione vengono impartiti in alcune lezioni di psicologia,
perché la tecnica di mediazione è molto difficile. Può divenire, poi, mediatore chiunque sia in possesso di
una laurea triennale in qualunque settore. Le parti, poi, POSSONO LIBERAMENTE SCEGLIERE IN QUALE
ORGANISMO ESPERIRE IL TENTATIVO DI CONCILIAZIONE E INVITARE LA CONTROPARTE DINANZI AL
MEDIATORE. C’è proprio la tecnica prima cioè incontri separati delle parti con il mediatore e poi incontri
congiunti. In quali controversie la mediazione è obbligatoria? La disciplina la si trova nel decreto legislativo
4 marzo 2010 n.28  le materie sono indicate all’articolo 5 all’articolo 1 bis:

1) nelle liti di condominio,


2) diritti reali (distanze, vicinanze etc e qui si discute se il diritto reale debba essere oggetto esso
stesso, poi si discute se sono diritti reali anche marchi, brevetti),
3) divisioni,
4) successioni ereditarie,
5) patti di famiglia,
6) locazione (c’è anche un rito speciale),
7) comodato,
8) affitto di aziende,
9) risarcimento del danno derivante da responsabilità medica e sanitaria,
10) diffamazione a mezzo di stampa o altro mezzo di stampa,
11) contratti assicurativi, bancari e finanziari.

In questi casi il tentativo di mediazione è condizione necessaria di procedibilità della domanda. Necessaria
l’assistenza dell’avvocato. Accanto alla mediazione ci sono altre adr specifiche, che se non utilizzate il
convenuto può eccepire. LA MEDIAZIONE NON E’ CONDIZIONE DI PROCEDIBILITA’ RISPETTO AL DECRETO
INGIUNTIVO E ALLA RICHIESTA DI PROVVEDIMENTI CAUTELARI PUR RIENTRANDO LA CONTROVERSIA NELLA
CATEGORIA PER CUI LA MEDIAZIONE E’ OBBLIGATORIA. E condizione di procedibilità in che senso? Vuol dire
che il giudice dice ‘’andate dal mediatore’’, non è che il processo si arresti ma le parti devono tornare una
volta che hanno esperito il tentativo. Il tentativo di mediazione, che si svolge dinanzi al mediatore, può
avere un esito positivo e se riesce (la mediazione non può essere superiore ai 3 mesi) sfocia in un verbale di
conciliazione in cui il mediatore da atto dell’amichevole accordo delle parti accondandovi l’accordo. Il
verbale va sottoscritto dalle parti e dagli avvocati e costituisce titolo esecutivo. Il legislatore vorrebbe che
tutto finisse qui. Rispetto alla transazione è che qui siamo già sul piano processuale e costituisce già titolo
esecutivo. Ci sono anche degli incentivi fiscali per spingere le parti ad andare dal mediatore. Il legislatore ha
introdotto anche una previsione che dovrebbe spingere le parti a raggiungere un accordo: il mediatore
aiuta le parti e le convince, ma PUO’, nel corso della mediazione, essendosi fatta un’idea, FORMULARE ALLE
PARTI UN’IDEA DI ACCORDO, se le parti non riescono a raggiungerla ma se le parti non accettano, tutto
finisce lì. Questa proposta può avere un riflesso indiretto nel giudizio ordinario di cognizione, perché se la
decisione ha lo stesso tenore dell’accordo proposto dal mediatore, ci sarà un aggravamento nelle spese del
giudizio. Di solito i mediatori formulano l’idea di accordo con molta cautela. La norma non è di facilissima
applicare, ma l’idea del legislatore è apprezzabile. La cultura della mediazione non è ancora davvero dentro.
Spesso si notifica l’atto di citazione indicando un’udienza molto lontana nel tempo e contemporaneamente
si fa la mediazione, che non può durare più di tre mesi. Sono ancora casi eccezionali. L’avvocato deve
rendere nota l’esistenza della mediazione, perché altrimenti il cliente potrebbe chiedere l’annullamento del
mandato professionale.

La negoziazione assistita è stata introdotta nel 2014. La convenzione di negoziazione assistita è un


ACCORDO MEDIANTE IL QUALE LE PARTI DECIDONO DI COOPERARE IN BUONA FEDE E SECONDO LEALTA’
PER RISOLVERE LA CONTROVERSIA AMICHEVOLMENTE. È condizione di procedibilità rispetto alle
controversie in materia di RISARCIMENTO DEL DANNO IN MATERIA DI VEICOLI E NATANTI E TUTTE LE
CONTROVERSIE IN CUI SI INTENDE PROPORRE IN GIUDIZIO UNA DOMANDA DI SOMME NON ECCEDENTI
50000 EURO. Dare atto del fatto che ci sia stato un tentativo, è condizione di procedibilità. Sostanzialmente
la parte che intende proporre una negoziazione, invia una domanda alla controparte che può accettare
oppure rifiutarsi di accettarla. Anche la negoziazione assistita ha la caratteristica che nell’ipotesi in cui si
raggiunga un accordo, l’accordo che compone la controversia sottoscritto dalle parti costituisce titolo
esecutivo. Scegliere questa strada significa raggiungere un titolo esecutivo.

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