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(un po’ di storia non guasta)

PARTE PRIMA

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Dedico con riconoscenza ed affetto, questa mia cronistoria, a tutti
coloro che con impegno e disponibilità mi hanno accompagnato
nelle diverse fasi di questa stupenda avventura teatrale:

Silvia Amorosa, Daniela Dalmonte, Simona Stramenga, Gianpaolo


Galletti, Aldo Cioni, Giorgio Benfenati, Giancarlo Bragaglia, Franco Bisi,
Paolo Sensi, Matteo Bertacchini, Laura Bertacchini, Sarah Nascetti,
Davide Nascetti, Sergio Olimbo, Michele Trombetti, Vincenzo Caterino,
Giacomo Dalla, Lorenzo Bevacqua, Alessandro Bucci, Jacopo Jaffei,
Susanna Jaffei, Luca Cioni, Riccardo Pieralli, Sergio Scaramagli,
Alessandro Mengoli, Christian Previati, Arnaldo Righi, Sergio Strazzari,
Giordano Baldini, Enrico Guandalini, Gianpiero Galletti, Augusto
Manfredi, Giorgia Manfredini, Silvana Manfredini, Maria Mastrorocco,
Mariano Nasci, Giorgia Cocchi, Carlo Zanotti, Rita Bisi, Elisabetta
Cipolla, Paola Fiorini, Maurizio Minnella, Cecilia Giani, la Comunità
MASCI BOXII, la Parrocchia di San Giorgio di Varignana di Osteria
Grande.

Un ringraziamento particolare va rivolto all’amico Adriano Benfenati, che


dal Gennaio 2019 non è più tra noi, e che, per molti anni, è stato
l’indispensabile sostegno tecnico/impiantistico della compagnia,
adoperandosi sempre con grande disponibilità e competenza nelle
impegnative fasi degli allestimenti scenografici e nella realizzazione dei
più svariati materiali di scena.

“Se il teatro non ci fosse stato, lo avrei inventato per sopravvivere”


(Mario Scaccia)

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PARTE PRIMA

PREMESSA
La passione per il teatro mi ha sempre tormentato. Fin da ragazzo facevo sketch e
scenette al fuoco di bivacco nei campi scout e spesso in diversi teatrini parrocchiali
e sale di quartiere. Mi è sempre piaciuto far sorridere la gente e dopo tante e variegate
esperienze giovanili approdai ad un vero spettacolo nel 1967, realizzato dal mio
gruppo scout BOXII con la collaborazione di tanti cari amici: nacque così
“Catapirates”, una intensa rappresentazione che affrontò temi politico/sociali quale
interpretazione scenica della società di allora e, in un certo senso, segnò il passo in
un’epoca in cui si intravedevano le prime avvisaglie dell’imminente appuntamento
con il 1968. Questo spettacolo aprì definitivamente la strada alla mia perenne e
insana inclinazione. Usciti dal gruppo scout, ma sempre intimamente legati a tanti
amici….. è questo il destino di tutti coloro che hanno percorso il sentiero dello
scautismo; certo con alcuni ci si perde di vista, con altri si hanno rapporti sporadici,
ma basta poco per riconoscersi e riaccendere il desiderio di rivedersi. Infatti il
riconoscersi e il rivedersi non restò senza frutto e nel 1986 nacque la Comunità di
adulti scout BOXII. E sarà da questa comunità che il sottoscritto in tutti questi anni ha
attinto, ottenendo la proficua collaborazione di tanti tanti amici che hanno partecipato
e tuttora partecipano in qualità di attori, tecnici e sostenitori delle mie frequenti
peripezie teatrali. E’ una storia avvincente che dura da più di 20 anni, che ha visto il
passaggio di tantissime persone giovani, meno giovani che hanno condiviso e
fattivamente collaborato nei diversi spettacoli e che hanno caratterizzato questa
avvincente avventura. Va inoltre ricordato che questo numeroso gruppo di amici ha
anche rappresentato negli anni una importante emittente pubblicitaria delle diverse
attività teatrali realizzate, attraverso il mirato e regolare coinvolgimento di conoscenti,
parenti, colleghi di lavoro, figli, nipoti, ecc. garantendo sempre una numerosa e
qualificata presenza di spettatori.

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APELLE: l’impossibilità di essere normali
(un po’ di storia non guasta)

1. LA GENESI: “BASTA LA VISTA!!”


La nostra storia parte da molto lontano. Siamo nell’estate del 1997 e il sottoscritto,
pervaso da una prorompente passione per il teatro, chiama a raccolta alcuni storici
amici con l’intento di realizzare uno spettacolo. Nel frattempo, avevo già scritto una
prima bozza di spettacolo da sottoporre poi ai potenziali interessati. Infatti da subito
accetta il coinvolgimento Gianpaolo Galletti, detto Paolino, storico mio braccio destro,
in tanti sketch e scenette propinate ad amici e parenti fin dai tempi dell’adolescenza
trascorsa assieme negli scout. Si aggiungono poi Silvia Amorosa, cognata di
Gianpaolo, Paolo Sensi, anch’esso storico compagno di avventure scautistiche, i miei
due figli, Laura e Matteo e altri 2 giovani, Davide e Sarah Nascetti, figli di un nostro
caro amico. Dopo poco riuscimmo anche a coinvolgere due giovani musicisti di
Bologna: Sergio Olimbo e Michele Trombetti.
Trascorsi poi con Gianpaolo e Silvia parecchie serate leggendo e rileggendo la prima
bozza di copione e assieme, dopo svariati ragionamenti e correzioni, arrivammo al
varo del testo definitivo: ora si doveva
provare, ma dove? Ci voleva un teatro
che ci accogliesse per le prove e
successivamente per il debutto. Dopo
varie pensate si optò per verificare la
disponibilità del teatro della parrocchia
di Santa Maria Lacrimosa degli
Alemanni di Via Mazzini, 65 in
Bologna. Dopo un incontro con l’allora
parroco, Don Angelo Carboni,
ottenemmo l’autorizzazione per
effettuare settimanalmente le prove
con l’impegno di devolvere l’incasso del debutto alle case famiglia Santa Clelia e San
Francesco, fondate dalla parrocchia, per accogliere i parenti di ammalati gravi,
provenienti da altre regioni italiane, ricoverati per lunghi periodi di degenza presso
l’ospedale S.Orsola Malpighi.
Ci mancavano ancora due cose: un tecnico audio e un
tecnico luci. Tale duplice compito fu poi assunto da
Sarah Nascetti, coadiuvata da mio figlio Matteo, che si
dimostrò veramente all’altezza dell’incarico per la sua
innata precisione e tenacia organizzativa.
Contemporaneamente incaricammo Gianpiero Galletti,
marito di Silvia e provetto artefice nel bricolage, di
realizzare un grande televisore in compensato che
doveva campeggiare in fondo al palco quale simbolo
caratterizzante il tema centrale dello spettacolo:
l’invasività dei media e della televisione.
A proposito…. Il nostro spettacolo dopo una lunga
ricerca di un titolo accattivante, si chiamò “BASTA LA
VISTA!!” ed era una parodia umoristica del mondo della
comunicazione, dei media e dello sfrenato consumismo
(I rifiuti ci hanno sommerso – il linguaggio televisivo ha
stravolto gli usi, i costumi e l’esistenza di ognuno). Il personaggio “chiave”, che
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interpretavo, si trovava a vivere tra sportine di plastica e telecomandi della tv ed
entrava ed usciva in continuazione da un mondo artefatto e surreale fatto di un
susseguirsi di imprevedibili situazioni mediatiche.
Le prove in teatro iniziarono nel Settembre 1997 e continuarono ininterrottamente per
tutto l’inverno fino a quando, sicuri (o quasi) della nostra preparazione si decise di
debuttare la sera del 24 Gennaio 1998 alle ore 21.15. Si era fatta tanta pubblicità
(allora per posta cartacea) e tra amici, parenti e simpatizzanti riempimmo il teatro:
300 posti!
Lo spettacolo si articolava in innumerevoli quadri collegati trasversalmente dalle
singolari peripezie del sottoscritto che viveva situazioni surreali legate al mondo della
televisione, del consumismo più sfrenato e delle prime avvisaglie dell’era della
globalizzazione. Ecco alcuni di essi:
La nascita : il nostro personaggio usciva
da un grande sacco giallo di tessuto
elastico accompagnato prima da “Also
sprach Zarathustra” di R.Strauss poi da
una musica ritmata di Vangelis: era la
nascita dell’uomo tipo di quegli anni.
L’investitura: parodia della Genesi
della Bibbia dove l’Entità suprema
consegnava al nostro personaggio un
telecomando “sarà il tuo timone, il tuo
perenne punto di riferimento, ti
accompagnerà sempre......basta
premere un tasto......solo un tasto e il mondo cambia, gira, si colora, si trasforma, si
fa frizzante, violento, dolce, sensuale, animale.....virtuale….” e una sportina di
plastica “Tienila sempre con te, riempila, gonfiala di provviste, di trastulli, di
vettovaglie, di cose inutili e di ogni cosa che ti piacerà e che tu vorrai.......”
Infatti fu scritto <Così l'uomo abbandona il padre e la madre e si unisce alla sua
sportina....e i due diventano una cosa sola!!>".
La conoscenza: la scoperta delle varie funzioni del telecomando e il sottoscritto
pigiando e ripigiando i tasti entrava e usciva come in un sogno surreale nei vari
programmi televisivi di politica, di cultura generale, di sport, facendosi coinvolgere
direttamente.
Non è tempo per noi: canzone di Ligabue cantata da Sergio Olimbo e Michele
Trombetti alla tastiera.
The wall: il delirio dei rifiuti. Tutti gli
attori con maschere bianche tutte
uguali si muovevano come robot
con due sportine piene aggirandosi
sul palco come in preda di una
insana frenesia consumistica al
ritmo cadenzato di ”Another brickin
the wall” dei Pink Floid.
I funerali di Paperina: Testo e
musica di Sergio Olimbo
La morte imprevista: parodia del
set cinematografico dove un
gruppo di attori provano e riprovano una scena imprimendo alla scena 4 diverse
modalità di ripresa accompagnate da musiche appropriate: da più lenta a più veloce,
da più triste a più allegra.
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Bandiera Bianca: canzone di Battiato cantata da Sergio Olimbo e Michele Trombetti
alla tastiera.
Alla fermata: E’ blocco della circolazione per gli alti livelli d’inquinamento e si devono
assolutamente usare i mezzi
pubblici. Un folto gruppo di
persone fortemente caratterizzate
(Signora distinta, signore
attempato, signora con sporte
della spesa, giovanotto con jeans
e auricolari, ragazza) che
aspettano il bus alla fermata
accompagnati da un noto valzer di
Strauss. Tutti nell’attesa buttano
rifiuti: dagli inserti del giornale a
cartine di caramelle, da fazzoletti
di carta usati a tetrapack di succo,
ecc,). Ad un tratto uno spazzino che diligentemente raccoglie l’abbondante “rusco”
creato dalle persone si rivolge ad esse e dice: “Ma cosa aspettate......non passano
gli autobus.......oggi sono fermi anche loro per uno sciopero generale contro
l'aumento della tassa sui rifiuti.....a piedi...a piedi .....si va a piedi!!!"

Lo spettacolo conteneva poi alcune scene flash quali parodie comico/satiriche degli
allora spettacoli televisivi più noti da “Derrick” a “Chi l’ha visto”, dal Telegiornale a
“Robocop” e inoltre alcuni sketch sulla ritualità della spesa nei supermercati e anche,
sempre in chiave umoristica, sulla mercificazione mediatica del corpo della donna.
Lo spettacolo terminava poi con tutti gli attori che, come presi da improvviso raptus,
parlavano a ritmo serrato con il proprio cellulare camminando in modo caotico e
frenetico sul palco accompagnati dalla nota canzone “Partirò” di Boccelli,
preconizzando così l’imminente e travolgente avvento degli smartphone.
Fu un successone! Fummo tutti veramente contenti di constatare il gradimento del
pubblico e l’accoglienza che tutti ci avevano accordato. Fu l’inizio ufficiale della nostra
splendida avventura teatrale.
Lo spettacolo si replicò purtroppo una volta sola, il 21 Marzo, sempre al teatro degli
Alemanni.
Dare un continuum alle repliche è sempre stato un problema non solo per i diversi
impegni personali degli attori ma anche e soprattutto per una insana volontà di
studiare subito un nuovo spettacolo. Oserei dire che gli amici coinvolti hanno sempre
previlegiato il momento creativo al momento attuativo e cioè il ritrovarsi a progettare,
studiare, inventare storie è sempre stato più intrigante e appassionante rispetto alla
fase attuativa, ovvero le fasi del debutto e delle repliche.

Il regalo più grande di questo spettacolo fu quello di aver vissuto intensamente per
diversi mesi, condividendo divertimento, impegno e soddisfazioni con i miei 2 figli
Laura e Matteo, che in quel periodo avevano rispettivamente 20 e 17 anni: fu
veramente un’esperienza toccante e indimenticabile.

Questa prima importante esperienza mi fece riflettere su alcune questioni


fondamentali:

1. Il teatro è un potente strumento di socializzazione e fare teatro è un’attività


divertente e appassionante che fa bene alla mente e al corpo, allena la
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memoria e la concentrazione, accresce il valore dell’amicizia e delle relazioni
interpersonali: in una parola significa fare gruppo, condividere gioie e fatiche
in squadra! Mi resi subito conto del grande valore che poteva avere
un’iniziativa del genere e capii che poteva divenire strumento di incontro tra le
persone permettendo ai tanti amici e conoscenti di cimentarsi in questa
simpatica e positiva attività.
2. Il teatro può anche essere servizio verso il disagio e la sofferenza, ovvero
attraverso uno spettacolo possiamo soddisfare un duplice obiettivo: divertire e
al tempo stesso offrire solidarietà. Fu proprio dopo questa prima significativa
esperienza che si optò poi di devolvere sempre gli incassi dei nostri spettacoli
in beneficenza, offrendo quindi la nostra attività amatoriale a quelle realtà
associative che operano quotidianamente nella solidarietà e nel sostegno al
disagio sociale.
3. Mi resi subito conto della necessità di avere a sostegno dell’attività teatrale
una serie di figure di supporto organizzativo-logistico (ovviamente volontari
amici e/o parenti) quali impiantisti, mani abili per la realizzazione di oggetti e
materiali di scena, illuminotecnici, servizi di stampa per i manifesti, ecc.
4. Si doveva assolutamente risolvere il problema del dove fare regolarmente le
prove, insomma individuare una “base” che ci permettesse di operare con
calma e serenità nelle fasi di strutturazione e preparazione degli spettacoli.
5. Infine mi convinsi della bontà delle nostre idee e dei nostri lampi di inventiva e
creatività che, senza dubbio, promettevano un futuro ricco di progetti teatrali.

2. I TENTATIVI E LA RIPARTENZA
Dal momento in cui si spensero le luci del teatro Alemanni regnò il silenzio. Il gruppo
riunito con tanta fatica si sciolse e ognuno si rituffò nel tran tran quotidiano.
Ma la mia passione non cessava…. Scrivevo testi e cercavo di trovare soluzioni per
far ripartire la macchina teatrale. In questo periodo si susseguirono alcuni tentativi
falliti.
Poi nel 2000, aiutato da mio figlio Matteo, formammo un gruppo con alcuni capi scout
resisi disponibili e provammo per un po’ di tempo uno spettacolo che raccoglieva
alcuni divertenti sketch e che chiamammo “A qualcuno piace Freud”. Questa volta
fummo ospitati da Don Annunzio Gandolfi parroco di Sant’Ambrogio di Villanova di
Castenaso dove c’era un vecchio teatrino nel quale facevamo regolarmente le prove.
Questo tentativo si arenò alcuni mesi
dopo per incostanza e soprattutto per
poca motivazione. A questo punto io
ripiombai inesorabilmente nel Limbo.
Cercai di riagganciare Gianpaolo ma non
riuscii assolutamente a “quagliare”. Tutto
era fermo!
Passarono diversi anni fino a quando
scoppiò inaspettatamente una nuova
scintilla creativa: era l’estate 2003. Scrissi
un copione tutto per me, caratterizzato da
un insieme convulso di situazioni e
avvenimenti della vita di tutti i giorni tradotti in chiave comica e surreale: dall’avvento
delle nuove tecnologie al servizio sanitario, dalla globalizzazione alla conquista dello
spazio, dal mondo del lavoro alla televisione. Lo chiamai “Menopausa + Stress”.
Come spalla coinvolsi Paolo Sensi, che aveva già recitato in “Basta la vista!!”, e mio
figlio Matteo che assunse il ruolo di tecnico audio. Restava come sempre un
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problema! Dove fare le prove? Il teatro Alemanni non era
più agibile perché affittato ad una nota compagnia
dialettale bolognese che ne aveva monopolizzato
l’utilizzo. Dopo diversi contatti e insoddisfacenti ricerche
venni a sapere da un mio caro amico, Adriano Benfenati,
che aveva l’azienda a Osteria Grande, che presso
l’oratorio Don Bosco della parrocchia di San Giorgio di
Varignana, situato appunto in tale località, c’era un
piccolo teatro. Presi subito contatto con il parroco Don
Arnaldo Righi che dimostrò subito una grande
disponibilità e ci consentì di effettuare settimanalmente
le prove in questo teatro. Nacque così un duraturo
rapporto di amicizia che tutt’ora, dopo 18 anni, è ancora
in essere. Si ripartiva! Si metteva in scena un nuovo
spettacolo con solo 2 attori, ma si ripartiva!
Il 22 Maggio 2004 si andava in scena. Teatro pieno: 209 spettatori! Certo non era
uno spettacolo al pari di “Basta la vista!!” ma le diverse gag piacquero al pubblico e
devo dire che ci furono parecchi applausi e grasse risate. Di lì a poco il M.A.S.C.I.
(Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) mi chiese di fare una replica dello
spettacolo per offrire un contributo ad un progetto della Caritas denominato “Progetto
Visitazione” rivolto a giovani e a disabili di Sofia. Questa inaspettata richiesta mi diede
l’opportunità di ricontattare i vecchi amici di “Basta la vista!”: Silvia Amorosa e
Gianpaolo Galletti. Si fece così assieme un vero e proprio restyling di “Menopausa +
Stress”, si provarono a più non posso le scene e il 6 Novembre 2004 si debuttò con
il rinnovato spettacolo. Anche in questo caso facemmo l’en plein del teatro e si
riaccese nel trio il desiderio di realizzare un nuovo appassionante copione.

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3. 2005 IL DECOLLO: “TelenovHellas”
Tra il Dicembre 2004 e il Febbraio 2005 mi misi a scrivere un nuovo copione, una
parodia surreale della guerra di Troia. Tre eroi sbalestrati: Aiace (Aià)
condizionato dalla sua prestanza fisica (dedito al Body building); Achille (Achì)
ipocondriaco, mammone, bimbo viziato e Agamennone (Agà) sempre arrabbiato,
insoddisfatto, tradito dalla moglie e impotente di fronte alla disarmante fatuità dei
suoi amici. E la definii <una mitologia di sapore “demenziale”, contaminata da
inquietanti riti “metropolitani”>.
Completata la stesura del copione mi misi in caccia degli attori e dei tecnici di
supporto organizzativo. Per prima cosa contattai Gianpaolo e Silvia che si resero
subito disponibili con entusiasmo, poi mi ricordai di un certo Aldo Cioni che avevo
conosciuto in occasione delle attività del gruppo scout frequentato dai nostri figli.
Era un tipo pieno di sarcasmo e sempre pronto allo scherzo ironico e talvolta
pesante: mi sembrava la persona giusta per interpretare il personaggio aitante e
spaccone di Aià (Aiace). In poco tempo (Telefonate, incontri, mail, ecc.) si
compose il cast di TelenovHellas. Così si
aggiunsero: Daniela Dalmonte (Teti),
Giorgio Benfenati (Paride), Franco Bisi
(Menelao), Paolo Sensi (Flash Mercury
ovvero Hermes), Vincenzo Caterino (il
vate: finedicitore). Mancava però il coro
greco o meglio, la parvenza di un coro
greco: tre giovani intonati e prestanti che
in modo comico e scanzonato
accompagnassero e imprimessero ritmo
alle diverse scene dello spettacolo.
Pensai subito ad alcuni amici di mia figlia Elisa particolarmente dotati in campo
musicale e molto intonati: Giacomo Dalla, Lorenzo Bevacqua (attuale mio genero)
e Alessandro Bucci.
Il coro riproponeva, opportunamente rivisitate, notissime canzoni con il testo
opportunamente modificato in rapporto alle diverse fasi della narrazione teatrale.
Nacquero così: Aggamen (Sigla cartoon Fantaman), I Troiani noi siam (il rock di
Capitano Uncino), Vivao re Menelao (Cacao Meravigliao), e tante altre.
E chi avrebbe condotto
l’audio e le luci? Nella nostra
popolosa comunità di adulti
scout c’era una persona
fantastica, Adriano
Benfenati che aveva
un’impresa di grafica e di
cartellonistica, era un mito
nell’impiantistica e
nell’invenzione di adeguate
soluzioni tecnico/strutturali e con mia grande soddisfazione si rese subito
disponibile per darci una mano in campo illuminotecnico e non solo. Teniamo
presente che in quel tempo non avevamo un parco luci e dovevamo
assolutamente arrangiarci attraverso soluzioni “di fortuna” ottenendo comunque
lo stesso buoni risultati. La responsabilità dell’audio fu assunta dal figlio Jacopo
di un nostro caro e storico amico scout Carlo Alberto Jaffei. Per la prima volta
nella storia della nostra compagnia feci inenarrabili ricerche per trovare un fondale
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di 3x6mt al fine di ambientare opportunamente le scene dello spettacolo. Trovai
online una carta da parati (immagine in trompe l’oleil) composta da tre parti che
raffigurava la terrazza di un tempio greco affacciata su di un pittoresco laghetto:
immagine stupenda che dava ampia profondità al palcoscenico.
Le prove iniziarono nell’estate del 2005, prima presso la tavernetta di un nostro
amico, Augusto Manfredi, a Quarto Inferiore, poi si trasferirono presso il teatro
dell’oratorio “Don Bosco” della Parrocchia di San
Giorgio di Varignana a Osteria Grande. Dal
verbale da me redatto al termine di questa nuova
e appassionante avventura risultavano i seguenti
dati: Ore di prova: 102; Ore di riunioni della
compagnia e approntamenti tecnici: 42; Ore di
Preparazione testi, musiche, correzioni,
adattamenti, acquisti, ecc: 71.
Il debutto avvenne sabato 1 Aprile 2006 alle 21.00
presso il teatro di Osteria Grande: fu un grande
successo, oltre 200 presenze (tanti spettatori in
piedi e nei corselli della sala). Replicammo il 27
Maggio al teatro della Fiducia in Via Tacconi, 6 a
Bologna e anche in questo caso fu un grandissimo
successo e…. l’adrenalina del gruppo andò alle
stelle! Voglio ricordare che come è sempre stata
nostra tradizione l’intero ricavato di questi 2 spettacoli fu devoluto rispettivamente
al “PROGETTO "RISORGI ALBANIA" del MASCI nazionale per il rilancio di
strutture educative per adolescenti e per il sostegno delle missioni O.M.I. (Oblati
di Maria Immacolata) in Senegal.

Achì e Teti

Agà

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Paride, Elena e il Vate
Va qui ricordato che questa splendida avventura si è potuta realizzare anche per
le impareggiabili “mani abili” di Gianpiero Galletti, che ha costruito tutti i materiali
e gli oggetti fondamentali per la ottimale esecuzione di ogni scena. Per la prima
volta, a parte la martellante pubblicizzazione dello spettacolo via internet (e-mail
e You Tube), fu possibile stampare diversi manifesti per merito di un caro amico,
Augusto Manfredi, che, possedendo un super plotter, ci regalò la stampa in vari
formati.

Menelao Flash Mercury e Agà

Achì, Agà, Aià


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4. 2007 L’AVVENTURA CONTINUA:
UN’IMPREVEDIBILE BATTUTA D’ARRESTO

Anche se molto dispiaciuto per l’insana repulsione alle repliche da parte di alcuni
miei attori, infatti, come precedentemente detto, facemmo una sola replica di
TelenovHellas, ricominciai subito a pensare e a studiare nuove possibili piste
teatrali. Come da anni succede, anche allora dilagava in TV il “Grande Fratello”
e mi misi a scrivere una parodia di questo “format televisivo”. Va ricordato che
dopo la replica di TelenovHellas al teatro della Fiducia si creò un buon rapporto
con il parroco di questa parrocchia e da Gennaio 2007 iniziammo qui una
stagione di prove su di un palco molto più ampio rispetto a quello del piccolo
teatro di Osteria grande. Il gruppo degli attori e dei tecnici era lo stesso di
TelenovHellas. Si avvertì subito che questo spettacolo non “girava”: gli attori
erano poco motivati e le prove crearono più volte dissapori e tensioni. Per farla
breve nel Luglio del 2007 si interruppero le prove e questa iniziativa fu
definitivamente abbandonata. Il gruppo si disperse e il sottoscritto, molto avvilito,
si ritrovò nuovamente a pensare a nuove possibili perfomance teatrali.

5. AUTUNNO 2007 SI RIPARTE: “MERLINO&ARTU’, DI TUTTO DI PIU’!”

L’estate mi permise di mettere a punto un nuovo copione: il tema centrale (Re


Artù e la tavola rotonda) fu scelto grazie alle diverse chiacchierate fatte poi con
Gianpaolo e Silvia che stimolarono opportunamente la mia fantasia che si
indirizzò verso le leggendarie imprese dei cavalieri della tavola rotonda. Come
sempre cercai di abbinare temi ed eventi di attualità
con le diverse gag presenti nello spettacolo e così
sfornai “Merlino&Artù, di tutto di più!” Una parodia
che raccontava un regno di Camelot sull’orlo di una
devastante crisi: le finanze collassate, i cavalieri
della Tavola Rotonda con contratto a termine,
precari, si rivoltavano contro Re Artù, un Mago
Merlino completamente sordo e nel complesso
totalmente rincitrullito, Artù cornificato da Ginevra
che se la faceva con Lancillotto. Insomma uno
spettacolo comico-brillante ravvivato anche da
spassose performance musicali. Iniziarono le prove
con Gianpaolo Galletti, Franco Bisi, Silvia Amorosa,
Daniela Dalmonte, Aldo Cioni, Giacomo Dalla e
Lorenzo Bevacqua (Componenti del coro di
TelenovHellas) e un nuovo promettente attore
Giancarlo Bragaglia che aveva già collaborato come aiutante tecnico
nell’impiantistica strutturale dei precedenti spettacoli. All’audio fu messo Paolo
Sensi (il Flash Mercury di TelenovHellas) e alle luci l’impareggiabile factotum
Adriano Benfenati. Per la realizzazione di oggetti e materiali di scena si
prodigarono Gianpiero Galletti, Giancarlo Bragaglia e Adriano Benfenati
supportati da Rita Bisi, Silvana e Giorgia Manfredini per le lavorazioni di sartoria.
Anche in questo caso Giacomo e Lorenzo, vestiti da menestrelli medievali
riproponevano, rivisitate, notissime canzoni con il testo opportunamente
modificato in rapporto alle diverse fasi della narrazione teatrale. I 2 menestrelli
cantarono con grande successo “Ho visto un re” di Omicron e Dario Fo, “E’ la
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Domenica il giorno del Signore” de’ i Gufi, “Vecchio frack” di Domenico Modugno,
“il pullover” di Gianni Meccia, “Gioca Jouer” di Cecchetto tutte modificate per
l’occasione.
Le nostre prove si protrassero
dall’autunno 2007 fino a Maggio 2008,
ritrovandoci tutti i mercoledì sera presso
il teatro di Osteria grande.
Debuttammo, infatti, il 24 Maggio nel
piccolo teatro dell’oratorio “Don Bosco” di
Osteria Grande, riempiendo come
sempre il teatro (più di 200 presenze).
Tutto il ricavato dello spettacolo fu
devoluto a favore di un piccolo amico della Parrocchia di San Giorgio, affetto da
una grave patologia infantile, che necessitava di urgenti cure
medico/specialistiche.
Furono poi fatte ben 2 repliche: il 24 Gennaio 2009 sempre ad Osteria Grande.
Questa volta l’introito andò a favore dell’Associazione Nyumba Ali di Bologna per
realizzare una casa - famiglia nella città di Iringa (Tanzania) a favore di bambine e
ragazze con handicap fisico. La seconda replica si tenne il 7 Marzo 2009 nel teatro
di Nostra Signora della Fiducia in Bologna con la quale contribuimmo per la
seconda volta all’attività dei missionari OMI in Senegal. Un debutto e 2 repliche
fantastiche accolte da un numeroso e
applaudente pubblico. Anche questa volta
successo e grandi soddisfazioni non
mancarono, soprattutto per la strabiliante
interpretazione di Gianpaolo che si identificò
talmente con il personaggio del mago Merlino
da farlo diventare una figura buffa, esilarante
e dotata di una mimica travolgente e
irripetibile. Come sempre l’unico grande
rammarico fu il risicato numero di repliche: tanta fatica per nulla! Questa situazione
era purtroppo determinata sia dall’impossibilità di ottenere la disponibilità di tutti gli
attori e i collaboratori nel momento della replica ma anche da parte di alcuni per
un inspiegabile desiderio di inventare subito nuove storie e di ricominciare un
nuovo percorso progettuale.

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6. I FRATI NON FUNZIONANO: RIEN NE VA PLUS!
E Bertacchini riprendeva a ponzare…..il 26 Marzo del 2009, a soli 20 giorni dalla
seconda replica di “Merlino&Artù, di tutto di più!” mi incontrai con gli attori e i
tecnici per ragionare e valutare le eventuali scelte future.
L’incertezza e l’indeterminazione regnava in tutto il gruppo,
non scaturivano idee né ipotesi allettanti e meno che meno
la spinta per replicare ancora lo spettacolo di “Merlino”.
Passò un po’ di tempo e mi misi a scrivere una prima bozza
di un copione che trattava di uno strano convento di frati (Si
sarebbe chiamato “Giallo InChiostro”. Dalla Russia con
furore! Come sconvolgere la tranquilla vita di un convento di
frati). Fu proprio in questo periodo che “imbarcammo” alcuni
nuovi compagni di viaggio: Sergio Scaramagli, a cui affidai
il coordinamento organizzativo/logistico (Cambio scene, reperimento e presidio
oggetti e materiali di scena, ecc.) che divenne poi, nei successivi spettacoli, il
nostro bravo ed efficiente tecnico audio. Entrarono poi i giovanissimi Luca Cioni
e Riccardo Pieralli (23 anni) ai quali si aggiunse poi Christian Previati. Rientrò
anche Giorgio Benfenati che non aveva recitato in “Merlino”. Paolo Sensi e
Adriano Benfenati furono confermati rispettivamente all’audio e alle luci. Le prove
iniziarono il 22 Aprile 2009 e, nonostante le parecchie assenze e i continui alti e
bassi d’umore, continuarono fino al 10 Giugno, per poi fermarsi per la pausa
estiva di Luglio e Agosto. Alla ripresa di Settembre si avvertì subito l’insofferenza
e il malcontento della maggior parte della compagnia: l’impianto generale non
piaceva e non soddisfaceva appieno lo spirito “goliardico” e “allegrone” del nostro
gruppo. Si superò anche questo momento di incertezza e si proseguì fino
all’approssimarsi del Natale per poi riprendere a metà Gennaio 2010:
perseverare fu veramente diabolico!
Dopo alcuni dissapori e discussioni, a fine Marzo decisi di fermarmi
definitivamente e dopo mesi e mesi di prove, di lavoro assieme, di spese per i
costumi e i materiali, chiudemmo forzatamente e a malincuore “baracca e
burattini”! Ricorderò sempre il mio grande imbarazzo nel comunicare al parroco
di San Giorgio, don Arnaldo, la nostra decisione di chiudere questa deludente
esperienza. Erano anni che frequentavamo il piccolo teatro di Osteria Grande,
sempre a totale titolo gratuito, con l’impegno di realizzare il debutto dei nostri
spettacoli in questo teatro, devolvendo l’incasso della serata a favore d’iniziative
di solidarietà e di accoglienza messe in opera dalle associazioni e dalle diverse
realtà caritative presenti in questa parrocchia.
Era il secondo fallimento della compagnia APELLE!

Allego qui di seguito, a puro titolo di cronaca, la lettera che inviai il 9 Aprile 2010
a tutta la compagnia, all’indomani della nostra debacle.

LA STORIA DOPO “I FRATI”


Cari Amici,
sorbitevi questa mia mail con pazienza e non sbuffate.
1.E' vero anzichè frenare e farmi una ragione di tutto quello che era emerso in questi mesi ho
voluto strenuamente e caparbiamente procedere. Non che le colpe siano tutte dell'autore/regista
ma questa volta come quando tentammo la presa in giro del Grande Fratello ho molto
probabilmente (non sbagliato soggetti) errato il taglio dello spettacolo. Ho riletto i vostri interventi
e anche il susseguirsi di valutazioni e analisi dal Gennaio 2009: bisogna ritornare sui passi di
<TelenovHellas> dove la "chiave comica" e le "gag" nascono soprattutto dall'incrocio tra la vita

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quotidiana delle persone (Politica, pubblicità, tasse, problematiche sociali, ecc.) e uno specifico
contesto (Storico, sociale, locale, ecc.) individuato come "filo conduttore".
2. Le scene devono essere rappresentate da un min di 1/2 persone ad un max di 4 (non di più)
circoscritte come azione e, al tempo stesso, concatenate con il procedere della trama. Questo
consente soprattutto l'ottimizzazione delle singole prove e la movimentazione di 4 attori al max
per volta: il "cuore" di ogni scena deve essere caratterizzato da una ben precisa gag, equivoco,
evento surreale ecc. COMICO;
3. Nota dolente: mi è dispiaciuto immensamente per Sergio Strazzari e la parrocchia di San
Giorgio e voglio assolutamente recuperare.
4. Valutazioni sul tempo trascorso - Le criticità principali: la maggior parte non si è sentito dentro
al suo personaggio; fenomeno evidente di "Stanchezza"; progressivo allentamento del "divertirsi";
il testo fin dall'inizio non è piaciuto.
5. Per ultimo voglio ringraziare Luca e Riccardo che spero sinceramente di riavere nelle future
performances: siete stati sfortunati perché avete vissuto con noi il periodo peggiore in assoluto!
Grazie di cuore per l'impegno e l'aiuto psicologico che mi avete dato!!
In conclusione siccome io non demordo e siccome credo che si possa riprendere il nostro spirito
di avventura "goliardico" e riconquistare la nostra piena soddisfazione, sappiate tutti che presto
vi precetterò di nuovo.
Nonostante i patimenti, vi voglio un gran bene e vi ringrazio (anche se ogni tanto si potrebbe
tentare di aspirare a diventare un po' più attori e meno guitti!). Alla prossima!! Roberto

7. VERSO NUOVI ORIZZONTI: NASCE “VOILA! LA REVOLUTION!”


Dopo questa lettera, ripresi i contatti con Gianpaolo e Silvia per valutare nuovi
spunti di trama e trovare la via giusta per realizzare uno spettacolo che
rispondesse appieno alla tipologia “leggera e scanzonata” dei miei attori. Dopo
lunghe chiacchierate e varie ipotesi accantonate ecco sopraggiungere l’idea
chiave per il nuovo spettacolo: la rivoluzione francese. Mi misi a tavolino e dopo
diverse ricerche e approfondimenti storici iniziai a delineare l’impianto
complessivo di una parodia che sottolineasse in chiave umoristica e ironica
l’insieme degli avvenimenti di quel periodo storico. Nacquero così un Marat afflitto
da una insistente sindrome pruriginosa, un Danton che diventò “Denton” per i
suoi giganti incisivi e un Robespierre indifeso che
non sopportava la vista del sangue. Insomma, un
viaggio surreale nella Francia rivoluzionaria e del
terrore: una Rivoluzione “scherzosa” ricca di
amena e spensierata allegria.
L’impianto era composto da 14 Quadri.
PRIMO TEMPO
1. Le teste di Re Luigi e Antonietta deposte su di
un tavolo parlano tra loro e in un certo modo
anticipano gli eventi catastrofici;
2. Presentazione, a modo nostro, del Terzo Stato
in rivolta contro l’Ancien regime e della presa della
Bastiglia;
3. Un giornalista un po’ strano (la testa sul tavolo
il busto in piedi) commenta le ore di rivolta e
attraverso un percorso surreale ci porta all’avvento
della Repubblica.
4. Una bellissima canzone di Gaber che apre l’era repubblicana: <Si può>.
5. L’avvento del terrore si preannuncia con una scena surreale di Luigi e
Antonietta che si sono scambiati la testa.

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6. Presentazione dei tre “mascalzoni”
Denton, Marat, Robespierre attraverso
un defilè di moda che inaugura
l’avvento del Terrore;
7. I tre in ufficio che dispensano morte,
con il famoso “Zac!!”.
FINE PRIMO TEMPO
1. La ghigliottina: la TV del popolo
francese;
2. La donna sempre condizionata e
sfruttata: la moglie di Robespierre
casalinga esasperata e la morte di Robespierre;
3. Ah queste tecnologie: la ghigliottina si è inceppata. Morte di Danton;
4. Omicidio in casa Marat: Morte di Marat;
5. Canzone <Muore il Sig. G> di Gaber – Funerale dei tre;
6. Avvento del “nano” Napoleone;
7. La libertà (G. Gaber) Coro di chiusura di tutti gli attori.
Il finale Bertacchiniano: la macchina da scrivere di Jerry Lewis.
Le prove iniziarono nel Giugno 2010 e si protrassero fino al 5 Marzo 2011 data
del debutto presso il teatro di Osteria Grande. L’avventura di “Voilà! La
revolution!” segnò per la nostra compagnia un notevole salto di qualità: entrò a
far parte del nostro gruppo Alessandro Mengoli, un giovane appassionato di
illuminotecnica, competente e professionale, che in poco tempo cambiò volto,
con i suoi giochi di luce e la sua
inventiva scenografica, al nostro fare
teatro, imprimendogli un fascino
magico e una profondità mai ottenuta
prima d’ora. A questa nuova
realizzazione parteciparono Silvia
Amorosa, Daniela Dalmonte,
Gianpaolo Galletti, Giorgio Benfenati,
Aldo Cioni, Giancarlo Bragaglia, Luca
Cioni, Riccardo Pieralli, Vincenzo
Caterino, Giacomo Dalla (in qualità di
cantante) e il sottoscritto. Come assistenti di scena: Paolo Sensi, Christian
Previati e Franco Bisi. Sergio Scaramagli divenne ufficialmente il nostro tecnico
audio e Alessandro Mengoli il nostro provetto tecnico luci. Questo spettacolo
richiese la realizzazione di diversi materiali e oggetti di scena realizzati da
Gianpiero Galletti, Adriano Benfenati, Giancarlo Bragaglia, Sergio Scaramagli e
Mariano Nasci. La stampa dei manifesti e delle locandine fu, come sempre,
curata da Augusto Manfredi.
Il 26 Marzo 2011 replicammo lo spettacolo al teatro della Fiducia in Bologna.
L’incasso delle 2 rappresentazioni andò a sostegno di due importanti realtà:
L’associazione <COOPERAZIONE INTERNAZIONALE AMERICA LATINA ONLUS> e IL
<SERVIZIO DI CONSULENZA PER LA VITA FAMILIARE – CONSULTORIO UCIPEM> di
Bologna.
Eravamo al settimo cielo! Fu un grande successo e, soprattutto, ci eravamo
ampiamente riscattati dal precedente rovinoso fallimento.

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(un po’ di storia non guasta)
PARTE SECONDA

1
PARTE SECONDA

APELLE: l’impossibilità di essere normali


(un po’ di storia non guasta)

8. DALLA RIVOLUZIONE FRANCESE ALLA DANNAZIONE ETERNA: NASCE


“VAI ALL’INFERNO!”

L’avventura di “Voilà! La Revolution!”, terminò troppo presto, con solo una replica!
Questo problema delle poche repliche, che mi ha sempre assillato, non era
determinato solo dal ricorrente desiderio di alcuni attori di prediligere
prevalentemente la fase creativa e progettuale alla fase realizzativa (il debutto e le
repliche), ma era determinato anche dalla totale assenza di una vera e propria attività
atta a promuovere le nostre rappresentazioni verso altri teatri e/o associazioni. In
assenza di questa importante azione continuativa di pubbliche relazioni e pubblicità
mi sono sempre arrangiato come ho potuto, consolidando negli anni, rapporti con
alcune realtà associazionistiche e parrocchiali da tempo conosciute.
Dopo la replica del 5 Marzo 2011 passò diverso tempo, fino ad arrivare ai primi di
Ottobre quando, dopo una serie di incontri serali con Silvia e Gianpaolo, che mi
aiutarono a riflettere sulle principali caratteristiche della nostra compagnia, mi venne
improvvisamente un’idea fantastica: realizzare una
parodia dell’Inferno di Dante. Mi misi a scrivere e a
progettare l’impianto di dettaglio dello spettacolo. Ne
scaturì una trama molto simpatica e accattivante il cui tema
centrale era rappresentato dal viaggio di Dante Alighieri
all’Inferno organizzato dalla Virgilio Tour per 384,00 euro
“tutto compreso”.
Una delle idee più azzeccate, che diede ritmo e ravvivò le
scene dello spettacolo, fu l’inserimento di volta in volta di
brevi clip musicali di note canzoni degli anni 60/70 e non
solo. Questi brani venivano cantati dai diversi attori, in
playback, attraverso una mimica appropriata che ne
caratterizzava lo stretto legame con la specifica azione in
essere, scatenando momenti di vera ilarità.
Nel Novembre 2011 chiamai a raccolta tutti gli attori e i tecnici per verificare assieme
la percorribilità del nuovo spettacolo. Si resero subito disponibili: Silvia Amorosa,
Gianpaolo Galletti, Aldo Cioni, Franco Bisi, Giancarlo Bragaglia. Mancava ancora una
figura femminile e così coinvolsi Simona Stramenga, nostra cara amica, facente parte
della comunità MASCI BOXII, che accolse con entusiasmo l’invito. Ai posti di
manovra per l’audio e per le luci avevo il consolidato ed efficiente duetto di Sergio e
Alessandro.
A metà Gennaio 2012 iniziarono le
prove e contemporaneamente partì
la ricerca del fondale più
appropriato, la scelta e la
realizzazione dei costumi che
avrebbero poi indossato i vari
dannati e dei materiali di scena. I
costumi furono mirabilmente
realizzati dalle mani abili della
consuocera del nostro Giancarlo,
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Maria Mastrorocco, mentre gli oggetti di scena furono reperiti in gran parte dagli stessi
attori e in parte realizzati su misura dai nostri maghi carpentieri e “ciapinari”:
Gianpiero, Giancarlo e Sergio (da sempre non solo tecnico audio).
Le prove impegnarono la compagnia per quasi tutto l’anno, fino all’agognato debutto
del 27 Ottobre 2012 a Osteria Grande. Che dire, fu un successo di critica e di
pubblico, riuscì veramente un ottimo spettacolo e tutti ne furono ampiamente
soddisfatti. Non potevo permettere che questa splendida esperienza finisse qui e mi
diedi subito da fare per realizzare, quanto prima, una serie di repliche. Riuscimmo
così ad andare in scena altre tre volte: il 10 Novembre al teatro della Fiducia a
Bologna, il 10 Febbraio 2013 al teatro del circolo “il Campanile” della parrocchia del
Corpus Domini sempre a Bologna e il 23 Marzo 2013 al teatro comunale “Biagi
D’Antona” di Castel Maggiore con il patrocinio del Comune.
Come sempre devolvemmo l’intero introito degli spettacoli in beneficenza per le
seguenti iniziative:
1. ricostruzione dell’oratorio della parrocchia di Mirabello (Fe) reso inagibile dal
terremoto del 20 e 29 Maggio 2012;
2. servizio di consulenza per la vita famigliare – Consultorio UCIPEM di Bologna;
3. Fondazione “Le Chiavi di Casa” onlus che opera per il futuro sociale e
lavorativo di persone diversamente abili.
4. attività assistenziali della parrocchia del “Corpus Domini” – Bologna.

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INTERVALLO - <NEI SECOLI FEDELE!!>
No, non parlo dell’arma dei Carabinieri ma di Giancarlo Bragaglia…. A far data dal
2009, con lo spettacolo “Merlino&Artù, di tutto di più!” Giancarlo è sempre stato per
la compagnia una certezza. Il suo supporto tecnico, la sua inventiva, la sua capacità
di trovare soluzioni ai diversi problemi tecnico/logistici ci ha accompagnato fino ad
oggi. E che dire delle diverse e complesse movimentazioni tra una scena e l’altra:
coordinava e controllava che quanto era stato programmato fosse esattamente
eseguito. Ha sempre avuto un’attenzione millimetrica per gli aspetti estetici
contribuendo più volte con ottimali soluzioni tecniche in
ambito scenografico e anche individuando costumi ed
accessori ad hoc per quelle specifiche scene dello
spettacolo. Attraverso la sua inventiva e fantasia ha
costruito oggetti e materiali di scena su misura: non facevi
a tempo a dire <Qui ci vorrebbe…..> che dopo pochi giorni
si presentava con il manufatto richiesto esatto, preciso,
funzionale….. E le funamboliche fasi del montaggio dei
fondali? Giancarlo procedeva secondo un preciso piano
d’azione e guai a sgarrare…. Si sarebbe rovinato tutto! Non ammetteva azioni
frettolose e “buttate lì”, il rigore e la precisione dovevano accompagnare ogni fase del
montaggio. Insomma è stato per la nostra compagnia una indispensabile “macchina
da guerra”! Grazie Gianca!!

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9. DALLA STASI CREATIVA A “6 PERSONAGGI IN CERCA D’ARTURO”
Dopo l’ultima replica di “Vai all’inferno!” (23 Marzo 2013) si aprì una vera e propria
stasi creativa. Provai miriadi di spunti ma nulla! Ho spulciato trame di film famosi,
favole, racconti celebri, ho ragionato sui difetti e le manie compulsive delle persone
del nostro tempo, sui “radical chic”, ho pensato a parodie delle tragedie greche,
dell’orrido Nosferatu….. insomma niente di niente! Poi durante il mese di Agosto il
colpo di fulmine! <Non mi viene nessuna idea? Non riesco a ripartire? Perché non
portare, allora, in scena questa mia stasi creativa?> Fu così che nacque “6
personaggi in cerca d’Arturo” parafrasando, appunto, la
famosa commedia di Pirandello. La trama ruotava
sull'incapacità di Arturo, autore di testi teatrali, di scrivere
un nuovo spettacolo e sullo sconcerto e disperazione dei
suoi 6 attori che aspettavano ansiosi un nuovo copione,
per poter recitare, senza mai ottenerlo dall’inconcludente
Arturo. Questa idea mi consentì di imbastire un
susseguirsi di sketch e scene brillanti, di facile intuizione,
che rappresentavano gli innumerevoli tentativi fallimentari
di Arturo.
"6 personaggi in cerca d'Arturo" è il copione che forse mi
ha più impegnato in assoluto, vuoi per la minuziosa
ricerca ed elaborazione dei brani musicali (playback degli
attori) da inserire in modo coerente e d'effetto con i
dialoghi presenti nelle varie scene, vuoi per lo sforzo richiesto per creare un tutt'uno
integrato e gradevole dall'inizio alla fine della rappresentazione. Come spesso
avvenne, anche in questo caso, fu decisivo l'apporto creativo, i suggerimenti e il
mirato sostegno al mio lavoro da parte di Gianpaolo, Silvia, Sergio e Franco a cui va
il mio più sincero e perenne ringraziamento.
Furono 2 le caratteristiche peculiari di questo spettacolo:
1. L’ormai consolidato inserimento in playback di brevi stacchi musicali di famose
canzoni italiane. Questi brani venivano cantati dai diversi attori, ovviamente in
playback, attraverso una mimica
appropriata che ne caratterizzava lo
stretto legame con la specifica azione
in essere, scatenando momenti di
improvviso stupore e comicità.
2. La grande intuizione fu quella di creare
una lunga siepe in fondo al palco, dalla
quale uscivano, a seconda delle
diverse situazioni, due attori (coretto)
che ripetevano il ritornello di talune
canzoni o cantavano in playback un particolare motivo intimamente connesso
alla scena in questione. Questa siepe serviva anche da corridoio d’entrata per
gli attori, sottolineando così l’aspetto olistico e surreale dello spettacolo quale
traduzione scenica dello stato creativo confusionale di Arturo.
Le prove iniziarono a fine Settembre 2013 e si protrassero fino al 17 Maggio 2014,
data del debutto a Osteria Grande. Anche in questo caso non tardò ad arrivare un
pieno e gratificante successo. Furono tantissimi gli apprezzamenti e le e-mail di amici
e sostenitori che si congratulavano con tutti noi e sottolineavano il gradimento per le
singolari caratteristiche di questo spettacolo. Il morale della “truppa” era alto e ci si
preparava per affrontare tre importanti repliche: il 27 Settembre al teatro del circolo
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“il Campanile” della parrocchia del Corpus Domini in Bologna; il 26 Ottobre presso il
teatro Guardassoni in Bologna in occasione del 25° del Gruppo Scout BO 1 e del 60°
del MASCI; il 15 Novembre al teatro comunale “Biagi D’Antona” di Castel Maggiore.
Questa ennesima positiva avventura fu condotta egregiamente da 6 “storici” attori
della compagnia: Silvia Amorosa, Gianpaolo Galletti, Franco Bisi, Giancarlo
Bragaglia (fu indimenticabile la sua interpretazione della Monaca di Monza), il
“discolo” Aldo Cioni e Giorgio Benfenati. Il parco luci, sempre più affascinante e ricco
di effetti strabilianti, fu condotto, ovviamente, dal nostro bravo Alex alias Alessandro
Mengoli. E che dire della pazienza, tenacia e concentrazione del nostro super tecnico
audio, Sergio Scaramagli, che controllò, nel corso di ogni spettacolo, con millimetrica
precisione più di 80 brani musicali! Bravissimo!
Anche in questo caso la compagnia ha devoluto l’intero incasso a favore:
- Dell’Associazione Sentieri di Pace per la costruzione di strutture di
accoglienza per l’infanzia abbandonata a Marajò – Brasile;
- Del servizio di consulenza per la vita famigliare – Consultorio UCIPEM di
Bologna;
- Della Fondazione “Le Chiavi di Casa” onlus che opera per il futuro sociale e
lavorativo di persone diversamente abili.
- Della realizzazione della statua della “Madonna degli scout” posta presso la
chiesa di San Paolo di Ravone a ricordo del 25° del gruppo scout BO1 e del
60° del MASCI.

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10. UNA STAGIONE COMPLESSA: QUESTO SPETTACOLO NON S’HA
DA FARE!

Dopo una breve pausa iniziai a pensare al da farsi e nei primi mesi del 2015
mi misi al lavoro. Come prima ipotesi sondai la possibilità di realizzare una
parodia dell’Odissea che dopo poco tempo abbandonai. Intanto i mesi
passavano e intorno a Maggio del 2015 iniziai a creare un copione su “Robin
Hood”.
In una mia comunicazione agli attori scrivevo:
<Vorrei abbandonare la frammentazione delle scene (somma di sketch con il
sottoscritto che fa da anello di congiunzione: vedi Dante e Arturo) e puntare
ad una maggiore continuità del testo scenico (vedi TelenovHellas e
Merlino&Artù di tutto di più!);
Mi piacerebbe molto tentare di valorizzare (in alcune scene) di più la musica
quale elemento di riempimento, di sostegno e di fondamentale risalto della
scena.>
Questo copione aprì una deludente stagione, caratterizzata da frequenti alti e
bassi d’umore degli attori e dei tecnici. L’impianto generale fu oggetto di varie
modifiche che nel tempo logorarono il clima generale della compagnia. Ci si
era impantanati e non se ne veniva fuori. In questo periodo tentai anche di
integrare il parco attori con alcuni nuovi innesti senza però ottenere grandi
risultati. Anzi questo tentativo destabilizzò ulteriormente l’equilibrio già
alquanto instabile della compagnia. I continui cambiamenti delle scene, le
ricorrenti discussioni sull’efficacia o meno di
quella o quell’altra scena ci portarono ad una
vera e propria esasperazione: i dibattiti e le
riunioni presero il sopravvento e le prove in
poco tempo si sfilacciarono creando ulteriori
tensioni. Nel frattempo a seguito
dell’accavallarsi di decisioni prese e
frequenti smentite si erano via via realizzati
oggetti di scena che inesorabilmente
vennero accantonati con grande delusione
per chi li aveva progettati e realizzati.
Questa infinita situazione altalenante aveva,
poi, disamorato il tecnico audio che ad ogni
prova si trovava a fare i conti con continui
cambiamenti di testo e, peggio ancora, con
l’aggiunta o l’eliminazione dei brani musicali
stabiliti in precedenza. Insomma il copione
era in continua rivisitazione e anche gli attori stavano vivendo una fase critica
e instabile che portò alla definitiva sospensione delle prove. Questa
disgraziata avventura vide nella prima fase la presenza di Silvia Amorosa,
Gianpaolo Galletti, Aldo Cioni, Giancarlo Bragaglia e Paolo Sensi che di lì a
poco si ritirò. Poi entrò a far parte del gruppo, per un breve periodo, anche
Maria Campone. Per un certo periodo di tempo collaborarono con noi due
insegnanti di ginnastica, competenti in “Danze Medievali”, che ci aiutarono a
realizzare alcune semplici coreografie: Elisabetta Cipolla e Paola Fiorini.
Questo delirio collettivo ci accompagnò dal Settembre 2015 al Maggio 2016:
si era addirittura già fissata la data del debutto per il 19 Giugno 2016.

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11. IL VENTESIMO DELLA COMPAGNIA APELLE: IL RILANCIO.

E’ vero, i rapporti all’interno della compagnia si erano ingarbugliati e si doveva


ritrovare la distensione e il rilancio della voglia di stare assieme. L’idea fu quella di
realizzare uno spettacolo di “passaggio” che rinvigorisse la salute precaria della
compagnia. Nacque così “#akrepapelle”, spettacolo che voleva celebrare i 20 anni
della compagnia (1997 – 2017) attraverso la rappresentazione di alcune delle scene
maggiormente significative dei nostri tanti spettacoli. La proposta venne accolta
positivamente e dopo diversi incontri con Franco, Silvia, Gianpaolo, Giancarlo e Aldo
si individuarono le scene principali da inserire nello spettacolo e precisamente:
1. Il bozzolo: ovvero la nascita di Apelle – Scena di apertura di “Basta la vista!”
2. I Lussuriosi (Paolo e Francesca) – “Vai all’Inferno!”
3. Ugolino – “Vai all’Inferno!”
4. Merlino e Ginevra – “Merlino&Artù, di tutto di più!”
5. La morte di Marat – “Voilà! La revolution!”
6. La donna è mobile – “Volià! La revolution!”
7. Alla fermata – “Basta la vista!”
8. Mamy – “6 personaggi in cerca d’Arturo”
9. Il poeta russo Dimitri Batilov – “Basta la vista!”
10. Don Abbondio e i Bravi – “6 personaggi in cerca d’Arturo”
11. Gli automi – “Basta la vista!”
12. Infarto e telecomunicazioni – Menopausa + Stress
13. Typewriter: il mimo della macchina da scrivere.
Con mia grande soddisfazione decidemmo di aprire lo spettacolo
attraverso l’utilizzo di un simpatico “pupazzo”, realizzato a suo
tempo dal nostro Giancarlo per il precedente disgraziato
spettacolo su “Robin Hood”. Il “pupazzo”, manovrato dallo stesso
Giancarlo, interpretava il ruolo di Apelle, la mascotte della
compagnia, e apriva lo spettacolo
dopo un breve battibecco con il
sottoscritto, che veniva estromesso
dal ruolo di presentatore e illustrava
brevemente le ragioni della
rappresentazione: <Signori e signori,
buona sera!! Allora.... vediamo un po'.... Questi attorucoli
da strapazzo sono insieme da vent'anni! Eh si!! dal
1997.... Insomma, per celebrare questo evento hanno
pensato di presentare una carrellata delle scene più belle
realizzate ad oggi. Così è nata "#akrepApelle".... Non so
proprio se ce la faranno! Tra Cervicale, Artrite, Alzeimer,
Aerofagia, Colite spastica.... Amnesie.... le hanno tutte....
Ma in fin dei conti sono bravi e simpatici e la loro
spensieratezza li ha sempre aiutati!! Vabbè, vabbè mi sono preso il mio spazio!! Ora
sono proprio contento!! Anch'io ho fatto la mia parte!
Allora!! Signori!! Buona visione a tutti!! e.... mi raccomando... divertitevi!!>.
In quel periodo precettammo un altro nostro storico amico, Carlo Zanotti, per affidargli
il delicato compito di addetto all’occhio di bue, che Gianpaolo aveva di recente avuto
in regalo da parte dei suoi fratelli per il compleanno. Carlo fu prezioso anche per le
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sue doti di fotografo, infatti lo splendido fondale che usammo fu opera sua: una
bellissima immagine di un muro (sembrava vero) sul quale campeggiavano i manifesti
di tutti i nostri spettacoli.
Le prove iniziarono alla fine di Settembre 2016 per concludersi il 13 Maggio 2017 con
il debutto ad Osteria Grande. Seguirono poi 2 repliche rispettivamente il 30 Settembre
al Comunale di Castel Maggiore e il 21 Ottobre al teatro del circolo “il Campanile” di
Bologna.
Anche in questo caso l’introito dei 3 spettacoli fu interamente devoluto:
1. all’Associazione “Sentieri di pace” onlus;
2. alla parrocchia del “Corpus Domini” per le attività di solidarietà e accoglienza
verso il disagio e i più bisognosi;
3. alla Fondazione “Le Chiavi di Casa” onlus che opera per il futuro sociale e
lavorativo di persone diversamente abili.

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12. LA RESURREZIONE DI “ROBIN HOOD”: SOGNO DI UNA NOTTINGHAM
DI TERZA ETA’”
La debacle di “Robin Hood” non l’avevo ancora
digerita e dopo “#aKrepapelle” mi misi a pensare
come poter rivedere e rilanciare in modo più
accattivante il precedente soggetto. Ci misi alcuni
mesi, ma poi mi sembrò divertente riuscire a
raccontare di un Robin Hood anzianotto in una
Nottingham ancora soggiogata dallo strapotere del
principe Giovanni, che poi, improvvisamente veniva
detronizzato dalla “dolce” (si fa per dire) lady Marian,
aprendo così la strada ad imprevedibili e surreali gag.
Nacque così “Sogno di una Nottingham di terza età”.
Dopo una prima fase di verifica e di condivisione della
prima bozza del copione con Silvia, Gianpaolo, Franco
e Aldo, nel Marzo 2018 si decise di avviare le prove
con l’obiettivo di perfezionare, strada facendo, ogni
scena e dare poi una veste definitiva al testo. Alla fine di Maggio il restyling del
copione era concluso (nella speranza che non intervenissero più variazioni, cosa
molto improbabile nella nostra turbolenta compagnia di guitti!). Finalmente si decollò
con delle “vere” prove che, superata la stasi estiva, ripartirono a pieno regime dal 19
Settembre 2018. Dopo ripetuti rinvii e altalenanti fasi (Sergio era sull’orlo di una crisi
di nervi), si riuscì finalmente a debuttare il 21 Febbraio 2019 presso il teatro
dell’Oratorio Don Bosco di Osteria Grande. Seguirono 2 repliche la prima il 26
Febbraio al teatro del circolo “il Campanile” (Parrocchia Corpus Domini di Bologna)
e la seconda il 2 Marzo al teatro comunale di Castel Maggiore. Come sempre il
supporto audio fu impeccabile e le luci di Alessandro risultarono ancora più
incantevoli e magiche del solito. In questo spettacolo Giancarlo Bragaglia non recitò,
ma svolse, in modo puntuale, come sempre, il ruolo di coordinatore delle dinamiche
di scena, condusse i diversi momenti di allestimento scenografico dal
montaggio/smontaggio del fondale al presidio di ogni fase di imballaggio e riordino di
tutti i materiali dopo le rappresentazioni e, inoltre, costruì uno splendido
inginocchiatoio e riuscì a ricavare, anche, dalla torre precedentemente realizzata per
il fallimentare primo spettacolo di Robion Hood, un confessionale super tecnologico
che fu, poi, utilizzato durante la rappresentazione dallo sceriffo di Nottingham (Franco
Bisi). (Come dire….San Gianca ora pro nobis).
Indispensabile fu il supporto di Carlo Zanotti in qualità di “manovratore” dell’occhio di
bue (Seguipersone) utilizzato in diverse scene
dello spettacolo. Le mani abili di Gianpiero
Galletti realizzarono alcuni importanti oggetti di
scena quali 2 corone regali in similoro, 3
sacchetti vistosi di monete d’oro, una sedia
adattata a mo’ di trono e un piano su misura con
tovaglia da mettere e togliere sul tavolino pluriuso
che usavamo in più scene dello spettacolo.
L’incasso degli spettacoli andò a favore:
1. dell’Associazione “Sentieri di pace” per il recupero delle bambine di strada a
Citè Militaire ad Haiti;
2. della parrocchia del “Corpus Domini” per le attività di solidarietà e accoglienza
verso il disagio e i più bisognosi;
12
3. della Fondazione “Le Chiavi di Casa” onlus che opera per il futuro sociale e
lavorativo di persone diversamente abili.

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13. UNA GESTAZIONE INTERROTTA: “LA FRECCIA SPUNTATA”
Dal fallimento del primo “Robin Hood” alla chiusura delle repliche di “Sogno di una
Nottingham di terza età” vivemmo una vicenda alquanto complicata. Non voglio
entrare nel dettaglio ma la compagnia accusava già da tempo evidenti segni di
stanchezza e difficoltà nel procedere. Certo, ci furono momenti difficili, legati a
problemi di salute, di lavoro e di impegni gravosi quotidiani ma il clima non era più
sereno. Come spesso avviene anche nel mondo professionale dello spettacolo
abbiamo percorso periodi di grande intesa, animati dal successo e da tante
soddisfazioni, poi dopo una lunga fase creativa ci siamo un po’ disamorati e ha
prevalso la stanchezza, e forse nel tempo, si sono indebolite le ragioni che tanti anni
fa ci hanno unito. Al termine poi della stagione di “Sogno di una Nottingham di terza
età” si ritirava dalla compagnia il nostro bravo tecnico audio, Sergio Scaramagli e
come già detto, Giancarlo Bragaglia cessava il suo ruolo di attore pur restando
disponibile come eventuale supporto tecnico al gruppo. Intanto gradatamente
nasceva l’idea di un nuovo spettacolo che chiamai “La freccia spuntata – Tempi cupi
per Cupido” il cui tema centrale era la riscoperta dell’amore. Una trama brillante che,
in chiave umoristico/satirica doveva attraversare le vicende dei grandi amori nella
storia, quali ad esempio Ulisse e Penelope, Antonio e Cleopatra, Giulietta e Romeo,
e tanti tanti altri.
A fine Settembre contattai Silvia, Gianpaolo, Franco, Giorgio e Alessandro per
incontrarci presso l’Oratorio Don Bosco a Osteria Grande e verificare assieme la
percorribilità del nuovo soggetto teatrale. Facemmo così 2 incontri ai quali presero
parte anche 2 nuovi potenziali attori, Alice Rubino e Francesco Volpe e un nuovo
candidato al ruolo di tecnico audio: Paolo Rubino.
Poi arrivò la catastrofe del Corona virus e tutto inesorabilmente si fermò. Il nuovo
tecnico audio e Alice sparirono nel nulla. Ripresi poi i contatti con gli storici amici della
compagnia e con Francesco Volpe, per avviare una lunga sequela di incontri in
videoconferenza che ci consentirono di rivedere in modo puntuale l’intero impianto
dello spettacolo, così da confezionare in modo ottimale le diverse scene che lo
caratterizzavano: era Dicembre di quel maledetto anno 2020.
In conclusione, data la perdurante e deprimente situazione della pandemia da Covid
19, che ci ha impedito qualsivoglia attività e relazione, non ci restò che mettere in
pratica la famosa frase di Buddha che recita: “Non indugiare sul passato;
non sognare il futuro, concentra la mente sul momento presente.”

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(un po’ di storia non guasta)

PARTE TERZA

LE IMMAGINI

GLI ALLESTIMENTI - LE PROVE - I BACK STAGE

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Il teatro non è il paese della realtà: ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo
di cartapesta, diamanti di vetro, oro di carta stagnola, il rosso sulla guancia, un sole
che esce da sotto terra. Ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte,
cuori umani nella sala, cuori umani sul palco. (Victor Hugo)

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