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ANDREA ZANNINI
BUROCRAZIA E BUROCRATI
A VENEZIA IN ETÂ MODERNA:
I CİHADINI ORIGINARI
(SEC. XVI-XVIII)
In copertina: da P. G radenigo , Pregi e fregi
de’ cancellieri veneti, Biblioteca del
Museo Civico Correr di Venezia,
Mss. Gradenigo, 66, c. 215r.
ISTITUTO VENETO
DI S C I E N Z E , L E T T E R E E D A R T I
MEMORIE
CLASSE DI SCIENZE MORALİ, LETTERE ED ARTI
Volüme XLVII
ANDREA ZANNINI
BUROCRAZIA E BUROCRATI
A VENEZIA IN ETÂ MODERNA:
I CITTADINI ORIGINARI
(sec. XVI-XVIII)
VENEZI A
1993
ISSN 0393-845X
ISBN 88-86166-02-8
Introduzione .................................................................................... » 11
Bibliografia....................................................................................... » 301
La Commissione giudicatrice
G aetano C ozzi
U go T ucci
G in o B e n z o n i
ELENCO DELLE TABELLE
Avvertenza
A Venezia l’anno iniziava il primo marzo. Tutte le date sono State
uniformate al calendario moderno.
Abbreviazioni
ASV Archivio di Stato di Venezia
BCU Biblioteca Civica di Udine
BNM Biblioteca Nazionale Marciana - Venezia
BMCC Biblioteca del Museo Civico Correr - Venezia
INTRODUZIONE*
1 G.A. Muazzo, Historia del Governo antico e presente della Repubblica di Venetia,
BNM, Mss. Italiani, cl. VII, 966 (8406), p. 87,
INTRODUZIONE 13
5 R. M ousnier, La venalite des office sous Henry IV et Louis XIII, Paris 1971, p. 667;
H. Rosemberg, Bureaucracy, Aristocracy and Autocracy. The Prussian Experience 1660-
1815, Cambridge, Mass. 1958, pp. VII-IX, 1-14. Cfr. anche J.A. Armstrong, Old-Regime
Governors: Bureaucrats and Patrimonial Attributes, in «Comparative Studies in Society and
History», 14 (1972), pp. 2-29; G.E. Aylmer, The King’s Servants. The Civil Service of
Charles I 1615-1642, London and Boston 1974, pp. 459-463, e il commento relativo di
V.I. C omparato, Uffici e societâ a Napoli (1600-1647). Aspetti dell’ideologia del magistrato
nell’etâ moderna, Firenze 1974, pp. 37-38. Vari spunti anche in R. Burr Litchfield ,
Emergence of a Bureaucracy. The Florentine Patricians 1530-1790, Princeton 1986, pp.
65-83 e R. Mancini, La corruzione. Usi ed ahusi di un termine storiografico, in «Ricerche
storiche», 21, 1 (genn.-apr. 1991), pp. 3-33.
6 Sull’origine del concetto di burocrazia cfr. M. Albrow, La burocrazia, trad. it.
Bologna 1973 (London 1970). Una discussione storica della tesi weberiana e in E.
Kamenka, Bureaucracy, Oxford-Cambridge, Mass. 1989, pp. 76-91; cfr. anche A. Musı,
Stato moderno e mediazione burocratica, in «Archivio storico italiano», 143, 1 (1986), pp.
75-96. Sull’applicazione concreta del concetto di burocrazia sono essenziali le pagine di
Aylmer, The King’s cit., pp. 459-463. La piü completa rassegna sul personale amministra
tivo europeo e W. F ischer-P. L undgreen, II reclutamento e l’addestramento del personale
tecnico e amministrativo, in C. T illy (a cura di), La formazione degli stati nazionali
nell’Europa occidentale, trad. it. Bologna 1984 (Princeton 1975); cfr. anche J.A. Arm
strong, The European Administrative Elite, Princeton 1973. Per il rapporto tra burocra-
tizzazione e nascita dello stato moderno e d’obbligo citare J. Vicens Vives, La struttara
amministrativa statale nei secoli XVI e XVII, in E. Rotelli-P. Schiera (a cura di), Lo
Stato moderno. Vol. I: Dal Medioevo all’etâ moderna, Bologna (1971), pp. 221-246 e F.
C habod, Esiste uno Stato del Rinascimento?, in İ dem, Şeritti sul Rinascimento, Torino
19672, pp. 591-623. Vari spunti sulle piü attuali tendenze degli studi sulla burocrazia in A.
Breton -R. W introbe, La logica del comportamento burocratico. IJn'analisi economica
della concorrenza, dello scambio e dell’efficienza nelle organizzazioni private e pubbliche,
18 INTRODUZIONE
trad. it. Bologna 1988 (Cambridge 1982) e R. Mancini, I persuasori. Discussione sulla
formazione del burocrate moderno, in La mediazione («Laboratorio di storia», 5), Firenze
1992, pp. 70-102.
7 G. T rebbi, La cancelleria veneta nei secoli XVI e XVII, «Annali della Fondazione
Luigi Einaudi», XIV (1980), pp. 65-125.
INTRODUZIONE 19
8 Cfr. B. Canal, II Collegio, l’ufficio e l’Archivio dei Dieci Savi aile Derime in Rialto,
in «Nuovo Archivio Veneto», nuova serie, tomo 16 (1908), parte II, p. 297, e soprattutto
R. D erosas, Moralitâ e giustizia a Venezia nel ’500-’600. Gli Esecutori contro la bestemmia,
in G. Cozzı (a cura di), Stato, sorietâ e giustizia nella Repubblica veneta (sec. XV-XVIII),
Roma-1980, pp. 475-528.
9 R. Mousnier, La venalite des offices d Venise de la fin du XV' â la fin du XVIII'
siecle, in «Bulletin de la Societe d’histoire moderne», dixieme serie, 17 (novembre-decem-
bre 1949), pp. 8-13, ripubblicato con il titolo Le trafic des offices d Venise, in «Revue
historique de Droit français et etranger» (1952), ora in İ dem, La plume, la faurille et le
marteau. Institutions et Societe en France du Moyen Age d la Revolution, Paris 1970, pp.
387-401.
20 INTRODUZIONE
10 V. Sandi , Principj di storia çivile della repubblica di Venezia dalla sua fondazione
sino all’anno di N.S. 1700, III, Venezia 1755, pp. 345-346. La fonte del Sandi per questo
passo dovrebbe esser stata una scrittura del cancellier grande Angelo Zon presentata ai
Capi del consiglio dei Dieci il 1 settembre 1719, nella quale il capo della cancelleria
rifletteva come fosse «sempre stato a cuore della Vostra Serenitâ che questo corpo
comparisca purgato, e çivile e come un conservatorio de’ soggetti da valersene nelle
pubbliche occorrenze»; ASV, Cancellier grande, b. 19, cc. non numerate.
11 A. Zannini, Un ceto di funzionari amministrativi: i cittadini originari veneziani,
1569-1730, in corso di pubblicazione in «Studi Veneziani».
INTRODUZIONE 21
3 G. Z ordan, Le persone nella storia del diritto veneziano prestatutario, Padova 1973,
pp. 119-124; G. C racco, Un «altro mondo». Venezia nel Medioevo dal secolo XI al secolo
XIV, Torino 1986, p. 67. Questa divisione non ne eselude altre basate su criteri politici -
nobiltâ-popolo - o economici e sociali - maiores-mediocres-minores.
4 Zordan, Le persone cit., p. 120.
5 «II diritto di cittadinanza non abbracciö tutti gli elementi sociali viventi entro certi
limiti territoriali, ma il diritto comunale creö una moltitudine di sudditi che non erano
cittadini, ne ritenne necessario che ognuno avesse una cittadinanza». D. Bizzarri,
Ricerche sul diritto di cittadinanza nella costituzione comunale, in Eadem, Studi di storia del
diritto italiano, Torino 1937, p. 79. Sul diritto di cittadinanza in epoca medievale cfr.
LA FORMAZIONE DELL’ORDINE CITTADINESCO 25
anche: E. Besta, Le persone nella storia del diritto italiano, Padova 1931, pp. 23-28; E.
Cortese, voce Cittadinanza (diritto intermedio), in Enciclopedia del diritto, VII, Milano
1960, pp. 132-140.
6 Nel caso non fosse nato da giuste nozze valeva la norma romana per cui era
sufficiente che la madre fosse cittadina al momento del parto. Z ordan, Le persone cit., p.
120; Besta, Le persone cit., p. 23.
7 ASV, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. Comune, 28 ottobre 1258, in R. Cessi
(a cura di), Deliberazioni del Maggior Consiglio di Venezia, Bologna 1931, II, p. 145.
8 Bizzarri, Ricerche cit., p. 83; Cortese, voce Cittadinanza cit., p. 138.
9 Vi entrarono a far parte anche persone che non vi avevano mai preso posto, scelte
da un’apposita commissione. Cozzı, Politica cit., p. 135.
10 Cfr. F.C. Lane, Storia di Venezia, trad. it. Torino 1978 (Baltimore 1973), p. 135;
D. Romano, Patricians and Popolani. The Social Foundations o f the Venetian Renaissance
State, Baltimore-London 1987, p. 28; S. C hojnacki, In Search o f the Venetian Patriciate,
in J.R. H ale (ed. by), Renaissance Venice, London 1973, pp. 49-50 e passim.
26 BUROCRAZIA E BUROCRATI ■ CAPITOLO I
16 E ll, Citizenship cit., p. 50-53 e Cozzı, Politica cit., p. 135, sembrano essere tra i
pochi a spiegare con chiarezza questa doppia procedura, mentre molti si sono fatti trarre
in inganno da Ferro, Dizionario cit., p. 189: «In Venezia la Cittadinanza e di due şorta,
cioe roriginaria, e la conceduta per grazia». Spiegazioni lacunose o ingannevoli sono in P.
M olmenti, La storia di Venezia nella vita privata dalle origini alla caduta della repubblica,
I, Bergamo 1905, p. 172 e in A. D a Mosto, L ’Archivio di Stato di Venezia, I, Roma 1937,
p. 73. In realtâ anche la cittadinanza originaria poteva essere concessa per grazia: E ll,
Citizenship cit., p. 32, ha registrato 74 di questi casi per il periodo 1305-1500 su un totale
di 2823 concessioni, mentre M. C asini, La cittadinanza originaria a Venezia tra i secoli X V
e XVI. Una linea interpretativa, in Studi veneti offerti a Gaetano Cozzi, Venezia 1992, pp.
149-150, registra 72 casi su 3500. Riguardo all’efficacia dei due canali di ottenimento della
cittadinanza acquisitiva, E ll, Citizenship cit., p. 28, riporta che le concessioni «per grazia»
furono circa 1000 nel periodo da lui esaminato. Alcuni esempi di concessione di
cittadinanza originaria per grazia del secondo ’400 sono in ASV, Senato, Privilegi, reg. 2 e
in ivi, Avogaria di Comun, b. 186, fasc. 6, «Esteri creati nobili e cittadini 1301-1561 e sec.
XVII-XVIII», pp. n.n.
17 G. Luzzatto, Storia economica di Venezia dall’X I al X VI secolo, Venezia 1961, pp.
123-127.
LA FORMAZIONE DELL’ORDINE CITTADINESCO 29
23 marzo 1382; cc. 37r-v, legge maggior Consiglio 7 maggio 1391; cc. 45v-46r, legge
Maggior Consiglio 5 luglio 1407.
27 Solo nel XIV secolo furono promulgate leggi di questo tipo il 28 agosto 1350, il 6
novembre 1361, il 5 gennaio 1371, nel 1381 e l’l agosto 1389; E ll, Citizenship cit., p.
217; ASV, Provveditori de Comun, b. 1, Capitolare, cc. 21v-22r e passim.
28 M ueller, Aspetti cit., p. 74.
29 Le tabelle aile pp. 115, 170 e 192 sulla distribuzione delle occupazioni tra i nuovi
cittadini presentano valori mancanti che variano tra il 50 e 65%.
32 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO I
che originarij son detti ... L’altro genere e di quei Cittadini, de’ quali non
consta che fossero tali anco i maggiori; ma essi perö ö sono nati, et allevati, ö
almeno come hâ la legge ultimamente statuito, sieno stati per dieci anni â
Venetia, e fermatici la casa loro, e sede permanente. Godono questi i
privilegi de cittadini in Venetia ne’ datij dell’entrata et uscita, et altri che
pagano per meta di quello che fanno i forestieri, et esterni. Mâ non e punto
necessario, che si astengano dall’arti mechaniche, e sordide. Peroche non e
loro aperta la strada â quelli officij, e carichi che sono â gli originarij e non
ad altri conceduti30.
Nel 1693, poi, i Provveditori di Comun annotavano che secondo
«antiche pubbliche ordinationi» il privilegio della cittadinanza de
intus consisteva nel «beneficio e libertâ non solo di navigare con
merci per il Levante, ma insieme l’agevolezza nel pagamento del
dacio alla Doğana d’Entrata per l’introduzione delle loro merci», ed
«avantaggio» anche nell’esportazione per quella de intus et extra. Non
dunque un titolo di esclusivo prestigio sociale, ma piuttosto un
semplice privilegio daziario.
Se risulta sufficientemente chiaro cosa si intendesse per «cittadino
per privilegio» nella Venezia del Trecento, non e altrettanto chiaro
quali requisiti e quali procedure permettessero il riconoscimento della
cittadinanza originaria. A gettare qualche luce sul problema puö
aiutare una supplica presentata nel 1323 da tal «Albertinus dictus
Zovene»31; costui, dichiarandosi «Venetus» e sposato ad una donna
veneta, dopo quindici anni di assenza dalla cittâ si lagnava che molti,
volendolo «mittere... per mare ad lucrandum», dubitassero che egli
potesse essere riconosciuto per Veneto. Per provare il proprio status
egli si limitava a dichiarare: «quod olim Marcus de ca Zovene, qui
fuit pater Leonini de ca Zovene olim patris mei, fuit natione venetus
de dicta contrata sanctorum apostolorum; ita quod ego propterea
sum filius veneti scilicet dicti Leonini filii dicti Marci». E la prosapia,
la discendenza da padre e avo nati a Venezia l’unico requisito
connotante la cittadinanza originaria o «de natione». Non aveva di
per se valore la sola nascita in cittâ, come si e visto riguardo alla legge
36 R.C. M ueller , Effetti della guerra di Chioggia (1378-1381) sulla vita economica e
sociale di Venezia, in «Ateneo Veneto», nuova serie, 19 (1981), p. 29.
37 L uzzatto, Storia cit., p. 144.
LA FORMAZIONE DELL’ORDINE CITTADINESCO 35
44 Sandi , Principj cit., III, pp. 345-346. Le pagine di Cristoforo Tentori sulla
cittadinanza originaria, in Saggio cit., pp. 108-115, sono in larga misura copiate dal Sandi,
da cui trassero spunto molti altri autori.
45 Sulla societâ veneziana del ’400 cfr. le ormai classiche öpere di U. Tuccı,
L ’economia veneziana nel Quattrocento, in V. Brança (a cura di), Storia della civiltâ
veneziana. II. Autunno del Medioevo e Rinascimento, Firenze 1979, pp. 155-167 e la
raccolta di saggi a cura di J. G oimard , Venise au temps des galeres, Paris 1968. Cfr. anche
il recente lavoro di E. C rouzet -Pavan, «Sopra le acque salse». Espace, pouvoir et societe a
Venise â la fin du Moyen Age, 2 voli., Roma 1992.
46 M ueller , Effetti cit., p. 37.
38 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO I
47 B. P ullan, La politica sociale della Repubblica di Venezia 1500-1620, trad. it. Roma
1982 (Oxford 1971), pp. 41-210; R.C. M ueller, Charitable lnstitutions, the ]eıvish
Community, and Venetian Society. A Discussion of the Recent Volüme by Brian Pullan, in
«Bollettino dell’Istituto di storia della societâ e dello stato veneziano», 14 (1972), pp.
37-82.
48 T rebbi, La cancelleria cit., p. 67.
49 P ullan, La politica cit., p. 125.
LA FORMAZIONE DELL’ORDINE CITTADINESCO 39
58 Ibidem, p. 70.
59 Secondo una legge del Consiglio dei Dieci del 14 novembre 1459: «quod ipsi
notari vestri (cioe deü’Avogaria) non probentur per ipsum consilium de Quadriginta, sed
quod solum subiaceant probis et conditionibus notariorum cancelleriae nostrae», ASV,
Avogaria di Comun, b. 13, c. 5v.
60 Casini, La cittadinanza cit., p. 144; N eff , Chancellery cit., p. 15.
61 ASV, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 25, c. 183r, 28 giugno 1521: «Non
possi esser elletto alcun Prete in Cancelleria Inferior ne receptor, coadiutor, o altro di
quell’ufficio, ne nodaro, scrivan över altro delle Procuratie nostre, ma siano elletti H
Cittadini nostri originari».
62 Ibidem, reg. 27, cc. 49r-v, legge 7 gennaio 1539.
65 I. Cervelli, Machiavelli e la erişi dello stato veneziano, Napoli 1974, p. 432 e sgg.
spiega con precisione i termini della legge 8 marzo 1510 che deliberö la vendita degli uffici
intermedi ma ne sottovaluta le conseguenze sul piano sociale. La sua analisi, centrata sulla
venalitâ come fenomeno «circoscritto sostanzialmente alTambito del patriziato» (p. 428) e
aile sue conseguenze politiche, conclude che a Venezia «la venalitâ degli uffici non ebbe
alcuna portata sul piano sociale» (p. 419), senza evidentemente tener conto del significato
storico che il provvedimento del 1510 ebbe nella formazione dell’ordine cittadinesco.
Diverso il parere di R. F inlay, La vita politica nella Venezia del Rinascimento, trad. it.
42 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO I
Milano 1982 (New Brunswick 1980), pp. 211 e sgg., secondo cui il sistema delle vendite di
cariche patrizie mediante i «prestiti» trasformö «le relazioni esistenti tra i principali organi
consiliari dello stato, nonche la concezione che i nobili avevano della costituzione» (p.
233). Ma anche lo storico statunitense non accenna aile vendite di uffici non patrizi.
64 La natura, il numero e l’importanza di questi uffici saranno oggetto di analisi nel
capitolo quarto.
65 C asini , La cittadinanza cit., p. 144. N eff , Chancellery cit., pp. 15-16 sostiene che
«original citizenship did not, in the early sixteenth century, presuppose three generations
of citizenship» e che il requisito richiesto nella succitata legge del 1507 «is clearly an
exception». La storica americana, tuttavia, sembra non tener conto che sia il concetto
due-trecentesco di cittadinanza originaria sia la concezione posteriore individuavano nella
discendenza da originari il carattere cardine di questo status. II fatto che nelle domande di
ammissione alla cancelleria tale requisito venisse accertato molto informalmente non
sembra argomento sufficiente per confutarne l’importanza.
LA FORMAZIONE DELL’ORDINE CITTADINESCO 43
66 Nel 1531 venne deliberato che gli aspiranti agli «uffici intermedi» dovessero
presentare una scrittura autentica del cancellier grande e dei cancellieri inferiori che
provasse la propria «sufficienza», «come s’osserva nel tuor dei nodari estraordinari in
cancelleria nostra». ASV, Senato, Terra, reg. 26, cc. 147r-148r, 27 aprile 1531. II caso del
1448 e citato in A. Viggiano , Fra governanti e governati. Legittimitâ del potere ed esercizio
deli'autoritâ sovrana nella Terraferma veneta della prima etd moderna, Venezia 1993, p. 64.
67 M. Sanudo il giovane, De origine, situ et magistratibus urbis venetae ovvero La cittâ
di Venetia (1493-1500), edizione critica di A. Caracciolo Arico, Milano 1980, p.114.
68 Cozzı, Politica cit., pp. 138-140.
69 ASV, Senato, Terra, cc. 145v-146v, 22 agosto 1549.
44 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO I
70 ASV, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 28, cc. 17r-18r, 21 agosto 1552.
71 G. Cozzı, Domenico Morosini e il «De bene imtituita re publica», in «Studi
Veneziani», 12 (1970), pp. 430-431.
72 D erosas, Moralitâ cit., pp. 450-453.
73 La piiı lucida e completa disamina della stratificazione sociale veneziana e delle
possibilitâ di mobilitâ interna e U. Tuccı, Carriere popolane e dinastie di mestiere a
Venezia, in Gerarchie ecorıomiche e gerarehie sociali secoli XII-XVIII, Atti della «Dodicesi-
ma Settimana di Studi» dell’Istituto Internazionale di Storia Economica «F. Datini», Prato
18-23 aprile 1980, a cura di A. Guarducci, Firenze 1990, pp. 815-851. Una sintetica ma
precisa deserizione dei ceti veneziani d’epoca moderna, forse sfuggita a molti, e in
M aranini, La Costituzione cit., p. 66, n. 1.
74 T rebbi, La cancelleria cit., p. 70.
LA FORMAZIONE DELL’ORDINE CITTADINESCO 45
78 Come nota Trifon Gabriele, un personaggio del dialogo Della repubblica de’
Viniziani del fiorentino Donato Giannotti, in Öpere politiche a cura di F. Diaz, I, Milano
1974, p. 69: «Non so anco che, ne’ tempi nostri, sia legge alcuna che proibisca che un
cittadino non gentiluomo non possa essere dagli elettori preso, e poi nel Consiglio
(videlicet-, Maggior Consiglio) ballottato. Anzi, talvolta e avvenuto che un elettore ha preso
uno cittadino non gentiluomo; ma non ha poi avuto tanto concorso degli altri elettori, che
basti a fare che in Consiglio sia ballottato». Per quest’ordine di problemi cfr. Tuccı,
Ranke storico cit., pp. 33-41.
LA FORMAZIONE DELL’ORDINE CITTADINESCO 47
societâ e dello stato veneziano», 5-6 (1963-64), pp. 215-294; İ dem, Domenico Morosini
cit.; P. D el N egro , Forme e istituzioni del discorso politico veneziano, in Storia della
cultura veneta cit., vol. 4, torao II, pp. 407-436; G. F asoli, Nascita di un mito, in Studi
storici in onore di Gioacchino Volpe, I, Firenze, 1958, pp. 445-479; F. G aeta, Alcune
considerazioni sul mito di Venezia, in «Bibliotheque d’Humanisme et Renaissance», 23
(1961), pp. 58-75; İ dem , L ’idea di Venezia, in Storia della cultura veneta cit., vol. 3, tomo
III, pp. 565-641; F. G ilbert, The Venetian Constitution in Florentine Political Thought in
N. Rubinstein (ed. by), Florentine Studies, Politics and Society in Renaissance Florence,
London 1968, pp. 463-500; F. G ilbert, Religion and Politics in the Thought o f Gasparo
Contarini, in T.K. Rabb - J.E. Seigel (ed. by), Action and Convinction in Early Modern
Europe: Essays in Memory of E.H. Harbison, Princeton 1968, pp. 90-116; M.L. King ,
Emanesimo e patriziato a Venezia nel Quattrocento, trad. it. Roma 1989 (Princeton 1986);
Ventura, Introduzione cit.
80 Ventura, Scrittori cit., p. 523.
81 G aeta, Alcune considerazioni cit., pp. 60-62.
LA FORMAZIONE DELL'ORDINE CITTADINESCO 49
Una voce che uscı dal coro laudativo degli apologeti della repub-
blica fu quella di Domenico Morosini, un patrizio che dopo aver
ricoperto importanti cariche ed aver raggiunto la dignitâ di procura-
tore di San Marco, mise mano, ormai anziano, ad un’operetta polidca
che si staglia per spessore cridco ed originalitâ di proposte, il De bene
instituta re publica9697. Utilizzando il consueto paravento della descri-
zione di una repubblica ideale, Morosini rivolge una cridca serrata
aile istituzioni repubblicane accusate di essere ormai stravolte dal
maneggio delle elezioni e dal dilagare del broglio e snaturate nei
criteri fondamentali di giustizia. La polemica morosiniana e rivolta
contro la politica espansionistica e guerrafondaia, originata a suo dire
dal crescente potere nelle assemblee patrizie dei «giovani», i nobili
sotto i quarant’anni. La sua proposta di riforma e radicale: allargare
l’assemblea generale ai «cives mediocres et potentiores», escludendo-
ne il popolo minuto, quindi di fatto aprendola anche a soggetti non
patrizi; riservare a questo consesso le sole elezioni di cariche minori;
vietare l’ingresso in senato ai «giovani»; rendere la carica senatoda
vitalizia e delegare a questo consiglio le nomine aile cariche maggiori;
ridurre il numero delle magistrature e dei rappresentanti in terrafer-
ma. Tale allargamento della base politica era il presupposto per una
contrazione oligarchica del potere; in questo senso Gaetano Cozzi ha
compiutamente spiegato come le critiche dell’autore del De bene
instituta re publica rientrassero in quel dibattito tra una concezione
allargata, «repubblicana», del regime aristocratico e una visione ri-
stretta, oligarchica delle istituzioni, che peraltro trovava sostegno nel
continuo espandersi delle prerogative di un consiglio ristretto come i
Dieci, verso il cui ruolo Morosini espresse tutta la propria ammirazio-
ne9/. Ma la costruzione politica del Morosini doveva rimanere «un
abbozzo confuso e incompiuto, che non uscı mai dalle carte di
famiglia»98, non rientrava nell’abito mentale del senatöre veneziano ne
nel costume politico patrizio sollevare critiche esplicite e pubbliche
agli ordinamenti della repubblica.
Nel terzo decennio del Cinquecento vide la luce il trattato De
117 A. M illedonne , Storia del Concilio di Trento, BNM, Mss. Italiani, d. VII, 1790
(7677); cfr. anche A. P ertusi, Gli inizi della storiografia umanistica nel Quattrocento, in
İ dem , La storiografia cit., pp, 269-332; Kin g , Umanesimo cit., I e II, passinr, Ventura ,
Introduzione cit., pp. XXXIII-XXXVIII; T rebbi, La cancelleria cit., pp. 93-95.
60 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO I
2 G ilbert , The Venetian Constitution cit., p. 481. Cfr. anche l’intervento di Sergio
Bertelli in Gerarchie economiche cit., pp. 920-922.
3 ASV, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 72, cc. 187v-188r, 17 agosto 1622.
4 Due casi interessanti lasciano intendere come per nascita in cittâ si intendesse
nascita nel Dogado, che comprendeva la cittâ, le isole della laguna e una limitata porzione
di terraferma prospicente alla laguna: nel 1585 i fratelli Zuan Domenico e Giulio Tescario
«desiderano provare davanti le W . Signorie la Civiltâ nostra originaria della terra di
Cavarzere locco del suo Dogado»; vennero approvati cittadini originari, seppure dopo
qualche difficoltâ a giudicare dai due anni che la pratica impiegö per essere licenziata; ivi,
Avogaria di Comun, b. 372, fasc. 60. Nel 1673 Bortolo e Giovan Domenico Nodari, zio e
nipote, originari di Cologna Veneta, nel Veronese, richiesero ed ottennero, pur anch’essi
con qualche difficoltâ, la cittadinanza originaria, in virtu del privilegio della cittâ di
Cologna che al tempo della sua dedizione a Venezia ottenne che i suoi cittadini fossero
64 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO II
considerati cittadini di Venezia. II fatto che sbloccö la pratica fu in questo caso l’otteni-
mento, da parte dei supplicanti, di una fede del Consiglio dei Dieci in cui si certificava
che «Cologna e in dogado». Ibidem, b. 390, fasc. 100.
5 Ibidem, b. 366, fasc. 63.
6 Ibidem, b. 370, fasc. 66; b. 375, fasc. 1.
7 Ivi, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 38, cc. 56v-57r, 28 marzo 1632.
8 lvi, Avogaria di Comun, b. 378, fac. 94; b. 379, fasc. 24.
IL PROFILO SOCIALE DELL’ORDINE 65
11 «Si provava la legittimitâ con le sole attestazioni de’ parrochi, o sacristi a pretesto
di essersi smarriti, o incendiati i libri»; T en tori , Saggio cit., I, p. 113; cfr. anche Sandi ,
Principj cit., VI, p. 351.
12 Ne son State trovate solo due, una del 1674, l’altra del 1692, ASV, Avogaria di
Comun, b. 390, fasc. 99, b. 397, fasc. 33.
13 Una raccolta sintetica delle leggi a riguardo e in ibidem, b. 16, cc. 39r e sgg. Una
donna che volesse farsi provare «abile maritandosi in patrizio a procrear figli capaci del
Maggior Consiglio» doveva «provarsi» prima dello sposalizio davanti al Collegio Minöre.
Dopo le nozze aveva ancora la possibilitâ di essere riconosciuta idonea, questa volta perö
dal Collegio Solenne, composto dai dieci magistrati del Collegio Minöre piü altri nove.
Sono conservate 302 dichiarazioni di idoneitâ di donne non patrizie in ibidem, b. 110.
IL PROFILO SOCIALE DELL'ORDINE 67
14 Su questo argomento cfr. A. C owan , Rich and Poor Among the Ratriciate in Early
Modern Venice, in «Studi Veneziani», 6 (1982), pp. 147-160.
15 V. H unecke , Matrimonio e demografla del patriziato veneziano (secc. XVII-XVIII),
in «Studi Veneziani», 21 (1991), pp. 269-319.
68 BUROCRAZIA E BUROCRATI • CAPITOLO II
veneziana nel XVII secolo, Atti del convegno, 27 giugno-2 luglio 1957, Venezia-Roma 1961;
D. Sella, Commerci e industrie a Venezia nel secolo XVII, Venezia-Roma 1961; D.
Beltrami, La penetrazione economica dei Veneziani in terraferma. Forze di lavoro e proprietd
fondiaria nelle campagne venete dei secoli XVII e XVIII, Venezia-Roma 1961; B. P ullan
(ed. by), Crisis and Change in the Venetian Economy in the 16th and 17th Centuries, London
1968; Tuccı, La psicologia cit.; R.T. Rapp , Industria e decadenza economica a Venezia nel
XVII secolo, trad. it. Roma 1986 (Cambridge-Mass. 1976). Indicazioni innovative sono
presenti nell’ancora inedito lavoro di V. P anciera , L ’industria della lana nella Repubblica di
Venezia in etâ moderna, tesi di dottorato in Storia economica e sociale presso l’Universitâ
commerciale «L. Bocconi», II ciclo.
18 Per questi argomenti sono fondamentali le pagine di Ventura , Nobiltâ cit., pp.
300-330; M. Berengo , Nobiltâ e mercanti nella Lucca del Cinquecento, Torino 1965, pp.
256-257; C. D onati , L ’idea di nobiltâ in Italia secoli XIV-XVIII, Roma-Bari 1988, pp.
113-128. Cfr. anche G. P o liti , Aristocrazia e potere politico nella Cremona di Filippo II,
Milano 1975, pp. 446-451; G. Borelli, Patriziato della Dominante e patriziati della Terrafer
ma, in A. T agliaferri (a cura di), Venezia e la Terraferma attraverso le relazioni dei rettori,
Atti del convegno, Trieste 23-24 ottobre 1980, p. 86; G. Borelli, Un patriziato della
terraferma veneta tra XVII e XVIII secolo. Ricerche sulla nobiltâ veronese, Milano 1974, pp. 357
e sgg., e il dibattito in C. M ozzarelli-P. Schiera (a cura di), Patriziati e aristocrazie nobiliari.
Ceti dominanti e organizzazione del potere nellTtalia centro-settentrionale dal X VI al XVIII
secolo, Atti del seminario tenuto a Trento il 9-10 dicembre 1977, Trento (1978), pp. 81-199.
19 Cfr. G. D oria -R. Savelli, « C itta d in i d i governo» a G enova: ricchezza e p o tere tra
C inque e Seicento, in G erarchie econom icbe cit., pp. 445-533.
20 G. Muzio, II G e n tilh u o m o , Venezia 1571, p. 129. A riguardo cfr. D onati , L ’idea
cit., pp. 126-128.
21 ASV, C onsiglio d e iD ie c i, C om uni, reg. 91, cc. 80v-81r, 20 marzo 1641: gli aspiranti
cittadini originari «siano tenuti di portar fede del Purgo, dell’Arte della Seta, et della
Giustitia Vecchia, che li loro avi et padri non habbino esercitato arte alcuna». T rebbi, La
cancelleria cit., p. 72 n. 17, e stato il primo a precisare il significato e l’importanza di
questa disposizione.
70 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO II
R. Cose de medicine che ’l pesava con le balanze hora lui, hora li suoi
zoveni segondo le occorrenze.
I. Havete visto detto Zuan Bernardo operar manualmente nella sua
bottega delle cose de spitiaria?
R. Si, l’ho visto et operar et anche vender qualche volta come li
mancarono li zoveni de botega et pesar2'.
Pur alla terza votazione, a sette mesi dalla presentazione, la
domanda fu approvata; l’esercizio anche manuale in una farmacia,
svolto tanto piû dall’avo dei supplicanti, non dovette in definitiva
compromettere l’onorevolezza dei fratelli Franceschi, ne ostacolö il
riconoscimento nel 1578, in un caso simile, di Sebastiano Marsilio che
si esercitava a «far delle pirole» in una «spitiaria de medicine»2728.
Piû grave appariva l’ingerirsi manualmente in una bottega di
tessuti. Per Giovanni Marco Maffeis, titolare di una merceria, doveva
ad esempio risultare quasi fatale la testimonianza di tal Cosmo
Garimbolda, un sensale di biave, che a suo riguardo depose: «el
vende, el compra, el pesa e misura e fa tutte cose che se fa in simili
botteghe» aggiungendo püre che il padre del Maffeis «el fu prima
garzon di quelli dalle azze al ponte di S. Lio e arlevö la e poi levö
bottega dove l’hanno adesso». La domanda, presentata nell’aprile
1645, venne riproposta piû volte alla votazione degli Avogadori e
venne approvata solo otto anni dopo, nel luglio 165329.
Alcune pratiche manuali erano inevitabilmente insite nell’esercizio
di determinate professioni, come risulta dalla deposizione di Marco
Berti, «mercante da lana», nel processetto del 1677 di Francesco Del
Re, il cui padre era «voltaruol a Rialto»:
I.R. II mercante da lana fa lavorar lui li panni et il voltarol attende nelle
volte â vender panni, e tutti hanno li suoi gioveni, e li mercanti gli danno
un tanto per panno.
I. Se li voltaruoli s’impieghino manualmente.
R. Qualche volta aiutano a mostrar li panni, buttar man a misurarli, e li
bollano secondo che li vendono, io non l’ho mai veduto questo a far tal
funzione, ma suppongo ch’anco lui facesse quello che fanno tutti li
altri30.
teneva li suoi giovani, stava fuori del banco con la sua romana attorno
nobilmente, ne vendeva niente affatto, stava sentato sopra una banchetta e la
sera gli contavano il denaro,
era considerata una sanatoria non solo della pena ma anche della
colpa.
La tendenza di lungo periodo che emerge, quindi, e quella di un
progressivo allentamento del filtro operato dalle autoritâ patrizie sulla
procedura di riconoscimento della cittadinanza originaria, un fenome-
no in contraddizione con quanto rilevato da alcuni autori che hanno
viceversa ipotizzato che tale filtro sia diventato sempre piü selettivo tra
’5 e ’70082. E certo possibile cogliere in questo lasso di tempo un
graduale affinamento del concetto legislativo di cittadinanza originaria
e questa maggiore precisione normativa puö essere scambiata per un
indurimento dei criteri di selezione; in realtâ se si analizza nel concreto
l’applicazione di queste leggi, operazione tanto piü necessaria stante la
prassi tradizionale veneziana che lasciava ampi spazi all’arbitrio dei
magistrati patrizi, appare viceversa sufficientemente chiaro che tale
progressivo restringimento dei criteri di giudizio non vi fu.
Una verifica «quantitativa» di questa ipotesi e stata possibile
riunendo le domande di cittadinanza approvate in presenza di una
grazia di esenzione dal requisito della nascita e, piü in generale quelle
che vennero respinte dalla votazione negativa degli Avogadori assieme
a quelle che rimasero «pendenti», vale a dire bocciate ad una prima
votazione e mai piü riproposte al voto e a quelle «inespedite», che
cioe non giunsero nemmeno alla «ballottatione» (che chiameremo
tutte insieme «domande respinte»)83. Se si confrontano i risultati
espressi nella tab. II.l e nel grafico II.l, appare con evidenza che, per
quanto riguarda il requisito della nascita in Venezia, la legislazione
mirata a limitare il fenomeno delle grazie non riuscı ad invertire una
tendenza ben precisa: dal secondo quarto del Seicento divenne sem
pre piü comune e piü facile ottenere la cittadinanza originaria anche
se la provenienza propria o di un ascendente diretto non fosse stata
veneziana. Sul piano generale, poi, la diminuzione consistente di
domande che non giunsero a conclusione positiva testimonia esplici-
82 T rebbi, La catıcelleria cit., pp. 76-77; N eff , Chancellery cit., pp. 13-16.
83 E opportuno segnalare che a differenza delle approvazioni per le quali esiste un
registro che certifica la completezza della serie, per le domande respinte non si ha la
certezza che quelle schedate siano effettivamente la totalitâ delle domande non approvate.
Tuttavia per la qualitâ delle fonti, per il criterio con cui furono archiviate e il loro stato di
conservazione e nostra opinione che la serie rappresenti in maniera piü che attendibile tale
fenomeno.
IL PROFILO SOCIALE DELL’OKDINE 87
Tabella II. 1 - Percentuale d i «dom ande respinte» rispetto aile dom ande pre-
sentate
A B C % di B
D om a n d e D om a n d e T otale rispetto
approvate respinte a C
l'organo che aveva autoritâ sulla cancelleria, il 31 marzo dello stesso anno ASV, Consiglio
dei Dieci, Comuni, reg. 83, cc. 69v-71v. Per le conseguenze di questo provvedimento sul
funzionamento della cancelleria cfr. il capitolo seguente.
86 Nel registro delle cittadinanze originarie tenuto dai notai deli’Avogaria, ivi, Avoga
ria di Commı, b. 440, a piü riprese sono annotate approvazioni deliberate unicamente nel
collegio dei Nove, in un caso (c. 62v) con la seguente nota «Delli infrascritti sette vi sono
li processi ma non vi sono terminationi de gli eccellentissimi Avogadori, ne vi e alcuna
nota sopra li processi, ma nel libro tenuto da Primarii Probationum ad Cancelleriam vi e
la prova di tutti sette, all’eccellentissimo Collegio di 9, come si dirâ ad uno ad uno».
87 La fonte principale per questa ricostruzione e stata: BNM, Mss. Italiani, cl. VII,
1667 (8459), Tabelle nominative e cronologiche dei segretari della Cancelleria Ducale, che e
stato confrontato con altre liste di personale di cancelleria: ivi, 601 (7950), cc. 121 e sgg.;
BMCC, Mss. Gradenigo, 192, c. 299, Segretari dell’Eccellentissimo Consiglio dei Dieci eletti
da detto Consiglio; Mss. P.D., Malvezzi, 138, cc. 75v-78r, Denaro che si spende nella
Cancellaria per salarii del cancellier Grando secretarii et altri-, Mss. Dona, 180, cc. 293r e
sgg-
88 L’interesse di alcuni studiosi otto-novecenteschi per i cittadini veneziani ha fruttato
una serie articolata di indici di cognomi di famiglie cittadinesche, compilati sulla scorta
delle numerose, manoscritte «storie delle famiglie cittadinesche» presenti negli archivi
veneziani: E.A. C icogna , Saggio del catalogo dei codici di E.A. Cicogna, in «Archivio
Veneto», 4 (1872), pp. 378 e sgg.; L. A rtelli, Delle famiglie cittadinesche veneziane, in
«Archivio Veneto», 10 (1875), pp. 71-80; G. T assini, Famiglie cittadinesche veneziane, in
«Archivio Veneto», 10 (1875), pp. 355-357; G. D olcetti , II libro d’argento delle famiglie
venete. Nobili - cittadine - popolari, Venezia 1922-28, 6 voli.; D a M osto , L ’archivio cit.,
I, pp. 74-77. Per la nostra ricerca questi elenchi si sono rivelati inutili perche non
distinguono i differenti tipi di cittadinanza.
90 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO II
1569-1601 10 giorni
1602-1634 24 giorni
1635-1667 46 giorni
1668-1700 29 giorni
valori relativi agli anni della peşte del 1575-77: nel 1576 vi furono 27
approvazioni e ben 24 domande che rimasero sospese o vennero
scartate, l’anno seguente solo 24 approvazioni e 13 rifiuti, nel 1578
solo 18 domande approvate e 3 respinte; evidentemente la ripresa
non fu similmente contraddistinta da una forte richiesta di originari,
oppure pochi potenziali cittadini si preoccuparono di farsi ricono-
scere.
Nemmeno le disposizioni legislative che perfezionarono la proce-
dura all’Avogaria dimostrano di aver avuto considerevoli ripercussio-
ni sulla serie, in conclusione e quindi lecito supporre che la decisio-
ne di veder riconosciuta la propria cittadiııanza originaria dipendesse
piû dalle scelte professionali, dalle strategie patrimoniali o generazio-
nali interne ad ogni singola famiglia piuttosto che da motivazioni di
carattere generale.
Aggregando i dati annuali in modo da smorzare le fluttuazioni di
breve periodo e cogliere le dinamiche di medio e lungo periodo
(grafico II.l), la serie storica delle approvazioni rimane comunque di
difficile interpretazione. Appaiono con nitidezza l’alto numero medio
di domande approvate negli anni iniziali, quando molti regolarizzaro-
no la propria situazione, e l’«altezza» del picco raggiunto nelle
annate successive alla peşte del 1630-31. Per il resto sembrano
delinearsi, a partire da meta Seicento, due cicli ascesa-discesa di
difficile spiegazione.
E giunto il momento di introdurre una categoria di dati di natura
diversa rispetto a quelli sino a qui considerati: le statistiche sulla
consistenza demografica dell’ordine cittadinesco ricavate dai censi-
menti promossi in diversi periodi dalle autoritâ pubbliche90.
90 Cfr. B. Cecchetti , Delle fonti della Statistica negli Archivi di Venezia, in «Atti del
Regio Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti», serie IV, 1 (1871-72), dispensa VI, pp.
1031-1050, dispensa VII, pp. 1183-1281; E. M orpurgo , Nuovi documenti di demografla
veneta, in Ibidem, serie V, 6 (1879-80), dispensa III, pp. 105-140; A. C on ten to , II
censimento della popolazione sotto la Repubblica Veneta, in «Nuovo Archivio Veneto», 19
(1900), parte I, pp. 5-42, parte II, pp. 179-210, 20 (1900), parte I, pp. 5-96, parte II, pp.
171-235; K.J. Beloch , La popolazione di Venezia nei secoli XVI e XVII, in Ibidem, nuova
serie, 2 (1902), pp. 5-49; D. Beltrami, Lineamenti di storia della popolazione di Venezia
nei secoli XVI, XVII, XVIII, in «Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti», 109
(1950-51), pp. 9-40; İ dem , Storia della popolazione di Venezia dalla fine del secolo XVI alla
caduta della Repubblica, Padova 1954; K.J. Beloch , Bevölkerungsgeschichte Italiens, Berlin
III, 1961, pp. 1-23; P. P reto , Peşte e societâ a Venezia nel 1576, Vicenza, 1978, pp.
\o
K)
In corsivo i valori frutto di estrapolazione o stima; % = percentuale sul totale della popolazione.
Fonte: A. Z a n n in i , Un censimento inedito della popolazione e la erişi economica veneziana d ’inizi '600, in corso di pubblicazione su «Studi
Veneziani».
IL PROFILO SOCIALE DELL’ORDINE 93
111-119; İ d em , Peşte e demografia. L ’etâ moderna: le due peşti del 1575-77 e 1630-31, in
Venezia e la peşte cit., pp. 97-98; P. U lvioni , II castigo di Dio. Carestie ed epidemie a
Venezia e nella Terraferma 1628-1632, Milano 1989, pp. 9-23, 101-105.
91 Per il censimento del 1607 resta il solo registro del sestiere di S. Polo, in BMCC,
Mss. Dona, 351, fasc. 1. C onten to , II censimento cit., p. 222 aveva posto l’attenzione
sull’accezione del termine cittadino, le cui conseguenze non furono in seguito colte da
nessuno, neppure da P. Burke, Scene di vita quotidiana nell’Italia moderna, Roma-Bari
1988, p. 42 che püre rileva la non coincidenza tra questa definizione di cittadinanza e
quella «strettamente giuridica».
94 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO II
93 ASV, Senato, Terra, filza 347 aliegata alla parte 9 marzo 1633. Sulla scrittura cfr.
anche T rebbi, La cancelleria cit., pp. 76-77.
94 II rapporto stretto tra la produzione manifatturiera e il commercio internazionale e
stato affrontato per la prima volta da D. Sella, Les mouvements longs de l’industrie
laniere d Venise, in «Annales ESC», 12 (1957), pp. 29-45, poi rivisto e infine definitiva-
mente proposto con il titolo The Rise and Fail of the Venetian Woollen Industry, in
P ullan , Crisis and Change cit., pp. 106-126. P anciera , L ’industria della lana cit., pp.
36-57, sulla scorta di nuovi documenti ha spostato in avanti, attorno alla meta degli anni
’20 del ’600, l’inizio del «grande declino» dell’industria laniera lagunare, che Sella invece
colloca nei primi anni del XVII secolo.
96 BUROCRAZIA E BUROCRATI • CAPITOLO II
n ı ı i ı i ı ı i i ı i ı ı ı r
70 80 90 16^0 10 20 30 40 ^ 60 70 80 90 ^ 10 20
100 Gli avvocati staordinari - gli ordinari essendo patrizi - potevano essere cittadini
originari, veneziani di nascita, sudditi con domicilio in cittâ da dieci anni o forestieri con
domicilio da quindici anni; F erro , Dizionario cit., I, p. 137; G. Cozzı, La politica del
diritto nella Repubblica di Venezia, in İ dem , Repubblica di Venezia e Stati italiani. Politica
e giustizia dal secolo X VI al secolo XVIII, Torino 1982, pp. 316-317, 325-326. All’abilita-
zione alla professione medica sovrintendevano i due collegi dei medici chirurghi e dei
medici fisici, e a molti medici stranieri che esercitavano a Venezia veniva concessa la
cittadinanza de intus et extra\ G. M igliardi O ’Riordan C olasanti, Le professioni
sanitarie, in Difesa della sanitâ a Venezia secoli XIII-XIX, Catalogo della mostra documen-
taria 23 giugno-30 settembre 1979, a cura del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali
e deli’Archiviö di Stato di Venezia, Venezia 1979, pp. 80-82.
101 ASV, Senato, Terra, reg. 18, cc. 132v-134r, 3 maggio 1514.
102 «Quelli che vorranno esser admessi nel Collegio debbano presentar fede dell’Offi-
cio dell’Avogaria di esser nati in Venetia di legitimo matrimonio e di non haver essi, ne
padri loro essercitata arte mecanica, o patita nota d’infamia, le quali prove siano fatte
secondo l’uso dell’officio dell’Avogaria suddetto», ibidem, reg. 106, cc. 230v-231v, 28
febbraio 1632.
103 lvi, Avogaria di Comun, b. 400, fasc. 19; b. 404, fasc. 90; b. 405, fasc. 3; b. 405,
fasc. 10; b. 405, fasc. 11.
104 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO II
It did not mean bastardy but lack of official recognition as a patrician». Questo e vero
solo in parte, nel senso che era considerato «illegittimo» ed escluso dalla possibilitâ di
mantenere lo stato aristocratico paterno non solo il figlio di relazioni adulterine o
pre-matrimoniali ma anche colui che nasceva da unioni con donne non considerate «abili
a procreare figli capaci del Maggior Consiglio». Un figlio naturale di un nobile poteva
quindi essere «illegittimo» pur essendo nato da legittimo matrimonio, come püre poteva
essere «illegittimo» e bastardo. Tutti e tre i termini, illegittimo, bastardo e naturale,
venivano utilizzati nel linguaggio corrente e nei documenti ufficiali per definire queste
persone.
Numerosi casi di illegittimi in BMCC, Mss. Gradenigo, 185, cc. 371r-375r, Alcuni
figlioli bastardi de’ nobili veneti illustri.
IL PROFILO SOCIALE DELL'ORDINE 109
Caterina «che ebbe donzella», la tenne prima in casa sua, poi perlo-
pıu «in villa» ed ebbe da lei tre maschi e una femmina naturali,
«tegnendo la donna come se fusse stata sposata»115. Paolo Baseggio
«barcariol» della famiglia di Marin Dona veniva cosı interrogato nel
1629 sul suo padrone:
I. Hallo fioli?
R. Sı, cinque sie sette.
I. Sono legittimi o naturali?
R. Credo quasi legittimi.
I. Fra questi ve n’e uno nominato Vincenzo?
R. Sı.
I. Con chi l’ha avuto?
R. Con la Cecilia che e una donna che el la tien in casa da 30 anni in
qua116.
Alcune di queste unioni sembrano in tutto e per tutto legami
coniugali. Piero Basadonna supplica nel 1633 la cittadinanza per il
figlioletto Andrea Zuane natogli da pochi mesi da «una donna libera
tenuta del continuo in casa mia»; i testimoni riferiscono che la tiene
«seratissima» e «con ogni sorte di ritiratezza»117. Anche Almorö
Barbaro richiede nel 1644 la cittadinanza per il figlioletto Marco
avuto da una certa Lucietta «da lui tenuta in casa sua propria per sua
donna», «e quando va via» cioe quando Almorö parte per un incarico
fuori cittâ «la va con lui»118.
In molti altri casi la madre del neo-cittadino non viveva nella casa
nobile ma era tenuta dal gentilhuomo «a sua posta» in qualche
abitazione. Spesso si trattava anche in questo caso di una donna
conosciuta in reggimento e trasferita a Venezia. Paolo Boldu, ad
esempio, mentre si trovava Provveditore alla fortezza di Grabusa a
Creta ebbe un figlio da una tal Veronica «capitata in mia mano
dongiella li primi del luglio 1636» come ricorda egli stesso quando
supplica l’approvazione del figlio Nicolö, «et e stata sempre â mia
acquisitione sino che la maritai che fu un anno in circa dopo che mi
nacque detto figlio», vale a dire, come spiega un testimone nobile,
«l’ha maritata nel suo cancelliero»119. In molti processetti, perö, le
tenuto appresso di se questo figliolo ... in Venetia e fuori nei reggimenti ...
herede ugualmente con altri suoi fratelli nati doppo dalla medesima don-
na123.
Se a questi numerosi figli «legittimati per susseguente matrimo-
nio» come si diceva allora, aggiungiamo i frequenti casi in cui il padre
nobile sposava una donna «incapace» di generare figli nobili, se si
tiene conto che tutti questi figli provati cittadini originari non sono
che una minima porzione dei figli di nobili che persero lo stato
nobiliare pur essendo legitdmi, allora il matrimonio patrizio assume
una fisionomia piu complessa e la tesi secondo cui il declino demo-
grafico del ceto nobiliare veneziano sarebbe imputabile alla politica di
limitare i matrimoni appare insoddisfacente.
Prima di passare a considerare in che maniera il giovane figlio
naturale venisse trattato all’intemo della famiglia nobile, e opportuno
chiedersi se le testimonianze presentate in Avogaria non possano
essere in parte viziate dall’intento di far apparire l’illegittimo ben
accetto nella casa patrizia per favorime l’approvazione in originario;
tuttavia quanto si depone davanti ad un magistrato, non e quanto si
ritiene possa essere creduto, quanto in definitiva e comunemente
accettato? Anche in questo senso, dunque, le nostre testimonianze,
pur se «forzate», possono essere indicative di comportamenti plausi-
bili e comuni.
Non tutti i patrizi dimostrarono la «grandissima allegrezza» che, a
detta di un testimone, manifesto Pietro Diedo alla nascita, nel 1620,
del figlio Paolo124, ne tutti riconobbero subito alla fonte battesimale la
paternitâ del neonato. Domenico Zorzi mentre era podestâ a Piove di
Sacco tra 1637 e 1638 fece battezzare il figlio «di nascosto», perche,
come riferisce un testimone incalzato dagli Avogadori,
non voleva che si sapesse e la ragione fu perche questo figlio gli nacque da
una donna che la haveva condotta da Venezia, el la tegniva in palazzo ma
nol la lasciava praticar ad alcuna delle altre donne del castello, ne el voleva
che si sapesse che fosse sua donna; et cosı il figlio fu battezzato in nome di
Zuan Battista, ma non fu messo il nome del padre125.
1 ASV, Senato, Terra, filza 785, Scrittura del cancellier grande Domenico Balların
allegata a parte del Senato del 21 ottobre 1667. La legge in cui si definisce la cancelleria
cuore dello stato e wi, Consiglio dei Dieci, Misti, reg. 15, cc. 168v-169r, 24 gennaio 1459.
120 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IH
La ricerca archivistica e stata imperniata sulle disposizione di legge dei Dieci e del
Senato, rintracciate attraverso ASV, Compilazione Leggi, bb. 107-108, e sul materiale del
fondo ivi, Cancellier Grande. Numerosi manoscritti conservati in BNM e BMCC hanno
corredato l’indagine, ed in particolar modo: BMCC, Mss. Gradenigo, 192 e ivi, Mss.
Gradenigo Dolfin, 74, 225.
4 ASV, Consiglio dei Dieci, Misti, reg. 25, cc. 113r-115v.
122 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IH
13 ASV, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 56, cc. 135v-140v, 25 settembre 1606.
126 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO III
14 Ibidem, reg. 38, cc. 46v-47r, 23 settembre 1578; reg. 39, cc. 72v-73r, 11 marzo
1587.
15 Ibidem, reg. 64, c. 209v, 18 dicembre 1614; reg. 66, c. 83r, 11 maggio 1616.
16 Ibidem, reg. 69, cc. 301r-302v, 15 novembre 1619; im, Compilazione leggi, b. 108,
c. 119r, legge approvata «Tra consiglieri» il 15 luglio 1639.
17 İvi, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 93, cc. 240r-241r, 29 ottobre 1643.
18 Ibidem, reg. 94, cc. 69r-v, 9 marzo 1644.
19 İvi, Senato, Terra, filza 574, Scrittura del cancellier grande Agostino Vianol allegata
alla parte del 29 febbraio 1651.
LA CANCELLERLA DUCALE 127
23 ASV, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 56, cc. 135v-140v, 25 settembre 1606.
24 Per N eff , Chancellery cit., p. 75: «One of the underlying causes, in fact, for the
chronic disorder of the Chancellery may well have been the lack of any effective means of
control by the chancellor över his staff».
25 T rebbi, La cancelleria cit., p. 107.
26 BNM, Mss. Italiani, cl. VII, 709 (8403), Dialogo de Antonio Milledonne con uno
amico suo. Che la repulsa delli honori non sia cosa mala, cc. 55r-65r, il passo cit. e a c. 61 r,
sulTattribuzione del quale allo stesso Milledonne, assieme al giâ citato Ragionamento, la
critica e concorde: cfr. D avis, The Decline cit., p. 24 n. 20; P. e G. Z orzanello (a cura
di), Inventari dei manoscritti delle bihlioteche d’Italia, vol. LXXXV, Venezia. Bihlioteca
LA CANCELLERIA DUCALE 129
Marciana. Mss. Italiani - classe VII (nn. 501-1001), Firenze 1963, p. 62; T rebbi, La
cancelleria cit., p. 107 n. 128.
27 ASV, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 81, cc. 320r-321r, 19 gennaio 1632.
28 Particolare cura veniva posta nel controllo degli straordinari, sulla cui attitudine e
profitto negli studi il cancellier grande doveva riferire dopo essersi informato dall’inse-
gnante della scuola di cancelleria, le cui lezioni, peraltro, andavano spesso deserte. Gli
straordinari che avessero raccolto meno della meta dei voti avrebbero servito un anno
senza salario e, in caso di una seconda votazione insufficiente, sarebbero stati espulsi dal
corpo, ibidem, reg. 85, cc. 227v-228v, 13 agosto 1635.
130 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO III
sto concorre a spiegare uno degli aspetti piu importanti del rapporto
tra il ceto cittadinesco della cancelleria e il potere patrizio, i consigli
nobiliari si limitarono a comandare dal di fuori la cancelleria, la cui
gestione pratica quotidiana rimase sempre nelle mani dei funzionari
stessi, con la conseguenza che il governo aristocratico rinunciö ad un
servizio forse migliore per il vantaggio di disporre di un nucleo di
funzionari fedeli e devoti.
1456 -----40.......
1481 -----57.......
1487 53
1506 30 -----50-......
1551 -----50-----
1577 20 30
1577 .......50.......
1581 101
1585 3 28 20 24 5 1 (81)
1587 24 21 23 5 1
1589 30 20 25 4 1
1631 34 24 25 4 1 88
1633 34 21 ........25........
1651 24
1668-71 43 23
1673 6 30 22 ------28........ 1 (87)
1705 25
1713 18 24 24 6 1
1716 12 38 24 25 4 1 (104)
1729 19* 38 23
1740 1.4** 38 23
1781 9 38 23
Nota: i totali tra parentesı sono ricavati sommando tutte le voci; * = di cui 9 in aspettativa e
10 «soprannumerari»; ** = di cui 9 in aspettativa e 5 «soprannumerari».
Fonti: 1456 e 1481: N eff , Chancellery cit., p. 38; 1487: T rebbi, La cancelleria cit., p. 82;
1506: ASV, Consiglio deiDieci, Misti, reg. 31, c. 116, 16 settembre 1506; 1551: ivi, Consiglio
deiDieci, Comuni, reg. 60, c. 19r, 14 marzo 1551; 1577: ibidem, reg. 33, c. 71v, 23 settembre
1577; 1577: ibidem, cc. 96v-97v, 27 novembre 1577; 1581: M illedonne , Ragionamento
cit., cc. 44r-v; 1585: BMCC, Mss. Dona delle Rose, 180, cc. 293r-v; 1587: ibidem, cc. 294r-v;
1589: ivi, Mss. P.D., Malvezzi, 138, cc. 75v-78r; 1631: T rebbi, La cancelleria, cit., p. 83, n.
49; 1633: ASV, Consiglio deiDieci, Comuni, reg. 83, cc. 69v-71v, 31 marzo 1633; 1651: ivi,
Senato, Terra, filza 574, Scrittura del cancellier grande A. Vianol del 27 ottobre 1651 allegata
alla parte 29 febbraio 1651; 1668-71 (tra settembre 1668 e aprile 1671): BMCC, Mss.
Morosini-Grimani, 485, fasc. 160, cc. lr-v; 1673: ivi, Mss. P.D., 308, fasc. XXXIII; 1705:
ASV, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 45, cc. 16r-17r, 22 marzo 1705; 1713: ivi,
Compilazione Leggi, b. 107, cc. 702-705; 1716: BMCC, Mss. Gradenigo, 192, cc. 216r-v;
1729: ivi, Mss. P.D., 308, fasc. XXXIII; 1740: ASV, Senato, Terra, filza 998, Scrittura del
cancellier grande G.M. Vincenti del 5 maggio 1740 allegata alla parte 18 maggio 1740; 1781:
ivi, Consiglio dei Dieci, Comuni, filza 1229, Scrittura del cancellier grande G. Zuccato allegata
alla parte 18 settembre 1781.
132 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO III
senza partirsi da palazzo, sopra quella materia che gli viene data», BNM, Mss. Italiani, cl.
VII, 709 (8403), M illedonne , Rcıgionamento cit., c. 45r-v. Per il M uazzo, Historia cit.,
p. 92, che scrive nel secondo ’600, I’esame per diventare segretari: «consiste nell’estesa di
una lettera secondo il mottivo che le dâ il Reformatore (vale a dire il “Riformatore dello
studio di Padova” che seguiva l’esame), e deve esser fatta nella lingua naturale e latina». A
fine 700 l’esame sostenuto per diventar segretario del Senato da Francesco Foscolo
consistette nella stesura di una lettera di condoglianze a Federico III re di Prussia per la
morte dello zio Federico II, e di conseguenti felicitazioni per la sua salita al trono, e nella
traduzione, in veritâ rnolto libera, della stessa in latino, BMCC, Mss. P.D., 492-c, fasc. 14.
32 ASV, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 40, cc. 179r-v, 13 luglio 1589.
LA CANCELLERIA DUCALE 133
37 Ibidem.
38 Ibidem, reg. 90, cc. 178r-180r, 12 novembre 1640.
39 Ivi, Senato, Terra, filza 574, Scrittura del cancellier grande A. Vianol cit.
LA CANCELLERIA DUCALE 135
inizi del ’500 questo tipo di procedura ebbe una certa frequenza,
lasciando poi a lungo posto ai concorsi selettivi40. A piû riprese il
legislatore veneziano deliberö suU’argomento restringendo le «strettez-
ze» necessarie per ottenere una grazia di ammissione e quindi, in teoria,
occludendo sempre piû questo canale di reclutamento41. In realtâ grazie
alla pratica delle votazioni consecutive delle parti «pendenti», e
naturalmente, solo in virtü di forti appoggi all’interno dei Dieci, rimase
sempre possibile ottenere una grazia, anzi dal secondo decennio del
Seicento la pratica delle assunzioni per grazia divenne via via piû
diffusa fino all’emblematica situazione del 1705 quando si trovavano in
servizio 25 straordinari di rispetto tutti assunti sotto questa forma42.
La consuetudine di saltare i consueti meccanisini di avanzamento
riguardava anche la progressione da un grado al successivo, come nel
caso di Aldo di Paolo Manuzio nominato straordinario di rispetto «per
parte» il 28 marzo 1576 alla seconda votazione, e dopo solo diciotto
mesi, sempre per grazia, nominato ordinario di rispetto pur non
essendo ancora straordinario attuale43. Anche a questo riguardo i Dieci
intervennero piû volte a rendere piû difficile l’approvazione di grazie di
questo tipo, tuttavia se ancora negli anni ’40 del ’600 erano sporadici i
casi di notai straordinari dispensati dell’ordinariato e promossi diretta-
mente segretari, questa pratica divenne sempre piû diffusa nei due
decenni successivi, a conferma che la volontâ delle due parti interessate
(patrizi consiglieri e cittadini segretari) di delegittimare il metodo
complicato ma in qualche modo rigoroso della progressione delle
carriere per concorso, era divenuta piû forte di ogni deliberazione
legislativa44.
ibidem, reg. 103, cc. 102v-103r, 18 aprile 1653. Intanto nel 1646 una legge aveva concesso
tali grazie anche agli aspiranti alla segreteria dei Dieci, BMCC, Mss. P.D., Morosini-Grima-
ni, 515, cc. 123r-126r, Scrittura del cancellier grande Domenico Balların del 4 gennaio 1673.
■*5 ASV, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 109, c. 322r, 20 febbraio 1660.
46 ibidem, reg. 97, cc. 259v-260r, 18 dicembre 1647.
41 Ivi, Senato, Terra, filza 574, Scrittura del cancellier grande A. Vianol cit.
■*8 ibidem, reg. 306, cc. 185r-187r, 29 aprile 1734.
Ivi, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 191, cc. 172v-175v, 30 agosto 1741.
LA CANCELLERIA DUCALE 137
3. ha retribuzione
segretario aile voci e che vide aumentare, nel giro di qualche anno, il
proprio stipendio da poche decine a 244 ducati all’anno59. Nel 1669
al circospetto Lodovico Franceschi, «deputato aile leggi» che seguiva
giornalmente le riunioni della Signoria, del Maggior Consiglio, Senato
e Collegio, che aveva «numerosa famiglia, aggravata da sette figlioli»
venne addirittura concesso una şorta di cottimo per ogni «espedizione
di causa» o «accettazione di supplica» effettuata60.
E importante osservare che questi aumenti, soprattutto quelli piu
cospicui inerenti aile cariche principali, erano sempre deliberati «alla
persona» e non alla carica: questo permetteva, da una parte, di
mantenere il rapporto tra organi di controllo e funzionari di cancelle-
ria su un piano tutto personale, paternalistico, dall’altra impediva
l’aumento incontrollato della spesa statale. La determinazione, poi, a
partire dagli anni ’80 del ’400, di una somma globale per il salario del
personale di cancelleria, correlata ad una definizione numerica del-
l’organico (anche se entrambi i «tetti» furono piu volte sfondati),
raggiunse lo scopo di stabilizzare la struttura della cancelleria ducale
evitando che un aumento incontrollato del personale modificasse le
funzioni e deprimesse la qualificazione professionale.
Una seconda, importante voce nella retribuzione del personale di
cancelleria era costituita dalle «provvisioni», emolumenti anche cospi
cui concessi per grazia per un numero determinato d ’anni o, piu
frequentemente, a vita. Questa pratica, tipica delle amministrazioni
d ’antico regime e diffusa per antica consuetudine a Venezia nei
riguardi di persone di tutte le fasce sociali, era prerogativa soprattutto
del consiglio dei Dieci, l’organo che gestiva il personale di cancelleria,
il quale, secondo il principio della «giustizia distributiva», operava
«con proportion tale, che non restringendosi li benefici in poche
persone, possano molti, et quelli che piû ne sono meritevoli, esser con
piu facilitâ riconosciuti e premiati»61.
Una rilevazione affidabile, relativa all’estate del 1589 (vedi tabella
III.2), indica che le provvisioni assegnate dal consiglio dei Dieci e dal
Senato raggiungevano una somma pari all’incirca alla meta di quanto
era corrisposto al personale di cancelleria attraverso i salari. Una
59 Ibidem, reg. 64, c. 209v, 18 dicembre 1614; reg. 66, c. 180r, 10 gennaio 1617; ivi,
Compilazione leggi, b. 108, c. 119r, legge Consiglio dei Dieci, 19 giugno 1619.
60 ivi, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 119, c. 206r, 30 ottobre 1669.
61 Ibidem, reg. 53, cc. 91r-92r, 16 giugno 1605.
LA CANCELLERIA DUCALE 141
1481 4.460
1581 9.600"
1587 9.600"
1589 7.287 2.172 1.418
1609-10 10.400
1639 23.500
1667 24.012**
1669 24.880**
1671 5.019:5***
1713 10.607:11
Note: * = per tutta la cancelleria, compreso quindi il personale subalterno. ** = Dalle casse
dei Camerlenghi di Comun, Rason Nuove e Tre Savii. *** = Le provvisioni della Cassa del
consiglio dei Dieci a «persone benemerite» ammontavano a d.ti 9.653:14, di cui 5.019:5 a
persone «che sono nell’ordine della Cancelleria Ducale»; 2.251:14 a persone «che non sono
nell’ordine»; 2.382:19 «a Nobili che erano dell’ordine della Cancelleria Ducale».
Fonti: 1481: ASV, Consiglio dei Dieci, Misti, reg. 20, cc. 83r-84r, 8 febbraio 1481; 1581: ivi,
Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 35, c. 212v, 11 luglio 1581; 1587: F. Besta (a cura di),
Bilanci generali della Repubblica di Venezia, vol. I, tomo I, Venezia 1912, p. 352; 1589:
BMCC, Mss. P.D., Malvezzi, 138, cc. 75-78; 1609-10: ASV, Senato, Terra, reg. 122, cc.
42v-43v, 1 marzo 1649; 1633: ibidem, reg. 109 c. 50r, 9 marzo 1633; 1639: ibidem, reg. 122,
cc. 42v-43v, 1 marzo 1640; 1667: ivi, Senato, Terra, filza 785, Scrittura del cancellier grande
D. Ballarin cit.; 1669: ibidem, filza 812, Scrittura del cancellier grande D. Ballarin allegata alla
parte 12 giugno 1669; 1671: ibidem, filza 680, Scrittura dello scontro della Cassa del consiglio
dei Dieci Asdrubale Fiorelli del 12 maggio 1671 allegata alla parte 21 maggio 1671; 1713: ivi,
Compilazione Leggi, b. 107, cc. 702-703.
legge del 1633 deliberö sensibili aumenti nei salari fissi del personale
di cancelleria: i salari-base dei notai straordinari passarono da 34 a
100 ducati, quelli degli ordinari da 50 a 150, quadruplicarono invece i
salari dei segretari, fermi ancora a 50 ducati62. La somma destinata ai
salari aumentö quindi considerevolmente, non in proporzione eguale,
tuttavia, all’aumento che tra queste due date si verificö nelle provvi
sioni e soprattutto in quelle concesse dal Senato che passarono da
1.418 ducati a 10.400 del 1609-10 a 23.500 del 1639, mentre staziona-
rie rimasero quele assegnate dal consiglio dei Dieci.
63 Ivi, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 47, cc. 96v-97r, 16 luglio 1597.
M Ibidem, reg. 81, cc. 197r-198r, 4 settembre 1631.
65 Ivi, Senato, Terra, reg. 122, cc. 42v-43v, 1 marzo 1640.
LA CANCELLERIA DUCALE 143
72 Ibidem, reg. 121, cc. 96r-98v, 15 aprile 1671; ivi, Compilazione Leggi, b. 107, alla
stessa data.
73 Una disposizione del 1620, İvi, Consiglio deiDieci, Comuni, reg. 70, cc. 261r-v, 27
novembre 1620, escludeva dal beneficio Agostino de Franceschi, segretario aile voci,
perche ancora «estraordinario» in virtû di una disposizione del Maggior Consiglio del 13
luglio 1455. Periodicamente veniva adeguato l’intero tariffario, cfr. ad esempio la «Refor-
matio tariffae Cancellariae» del 1572 in BMCC, Mss. Gradenigo-Dolfin 74, 225, cc.
198-214.
14 ASV, Senato, Terra, fılza 812, Scrittura del cancellier grande D. Balların cit.
75 İvi, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 191, cc. 172v-175r, 30 agosto 1741.
76 İvi, Senato, Terra, Scrittura del cancellier grande D. Ballarin dell'8 giugno 1669 cit.
146 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO III
88 Ivi, Consiglio dei Dieci, Misti, reg. 19, c. 232v, 24 maggio 1480.
89 Un’altra strada che si propose (ma che non venne seguita) fu di trovare attraverso
la magistratura dei Riformatori dello studio di Padova posto nei collegi di quella cittâ per
dodici giovani dai 13 ai 18 anni «di buona nascita» affinche si formassero culturalmente
per ritornare poi utili nelTamministrazione, ivi, Senato, Terra, filza 109, c. 50r.
90 Su quest’ordine di argomenti e incentrato I’ultimo paragrafo del capitolo che
segue.
150 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO III
quelle di Marcantonio De Franceschi (circa 1510-prima del 1580), XXXVI, pp. 38-39;
Giovanfrancesco De Franceschi (circa 1510-1572), XXXVI, pp. 35-36: Andrea De France
schi, XXXVI, pp. 24-26; Pietro Dölce (1604-prima del 1657), in corso di pubblicazione;
Alemante Angelo Donini (1626-1706), in corso di pubblicazione.
C asini, Realtâ e simboli cit., p. 232 e sgg., ha ricostruito la carriera di quattro
cancellieri grandi seicenteschi: Gian Battista Padavin (1560-1639), Marco Ottobon (1568-
1646), Marcantonio Busenello (1589-1651) e Agostino Vianol (1590-1660). Notizie su
Roberto Lio (1562-circa 1640) in E.A. C icogna , Delle inscrizioni veneziane, VI, Venezia
1824-1853, pp. 58-64. Interessanti sono gli şeritti autobiografici di Francesco Girardo
(1532-dopo 1595), BNM, Mss. Italiani, cl. VII, 183 (8161), cc. 100-105, e di Giovan
Francesco Paolucci (1591-dopo 1573), ASV, Quarantia Crinıinal, b. 233, fasc. 6.
% Benzon i , voce Girolamo Cavazza cit.
LA CANCELLERIA DUCALE 153
99 ASV, Cancellier Grande, b. 13, fasc. IV, 1605 30 maggio. Memorie riguardanti il
Cancellier Grande Bonifacio Antelmi eletto il deto giorno, cc. n.n. All’indomani della
elezione deli Antelmi i Dieci vietarono la diffusione di scritture o stampe autobiografiche
in occasione di brogli per il cancellierato o per l’elezione a segretario; G radenigo ,
Memorie concernenti cit., cc. 79v-82v.
100 Stella , voce Bonifacio Antelmi cit., p. 441.
LA CANCELLERIA DUCALE 155
101 Anche il Milledonne aveva annotato di aver perduto a 57 anni l’uso della mano
destra per le «fatiche dello scrivere» e di essersi adattato a scrivere con l’altra mano,
M illedonne, Ragionamento cit., c. 55r.
158 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO III
provvisione del 1579, uno sullo stipendio «oltre il debito che e di circa
due anni», una supplica per un donativo. Dopo tante «strettezze» nel
1587 lo raggiunge e sostituisce Giulio Girardi: «mi partii da quella
corte molto honorato con dei figlioli maschi et la moglie gravida».
Ritornato nell’ambiente della cancelleria, Bonifacio, ormai quaran-
tacinquenne, puö aspirare ai gradi piu alti della gerarchia cancellere-
sca; non gli mancano ne la capacitâ, ne l’ambizione, ne gli appoggi
influenti, anche se, stando aile sue parole, nella cerchia dei segretari si
erano creati malumori nei suoi confronti. «E cosa degna di memoria»,
scrive il futuro cancellier grande a proposito di una sua nuova
richiesta di aver prorogata in vita la grazia del 1579, «che havendo il
clarissimo Gran Cancellier et Signori Segretari tutti del Consiglio de’
Dieci fatto congiura per farmi licentiare con la oltrascritta domanda
da dieci ducati, che avevano fatta solo per altri otto anni, fui
chiamato, et havendome gli Ulustrissimi Signori Capi persuaso a
retirarmi, e tener la via del Pregadi, io mi lassai di maniera intendere,
che le loro eccellenze terminarono ch’io facessi notar tutto quello
ch’io volessi, önde feci notar in vita et cosı fu preso».
Nonostante l’opposizione interna che gli veniva mossa, dunque, i
suoi appoggi tra i consiglieri dei Dieci erano robusti, tali da sconfig-
gere la fronda dei colleghi. Questi appoggi dovevano tuttavia rivelarsi
insufficienti nei suoi primi due assalti alla carica di segretario dei
Dieci. Nel 1588 e nel 1589, mentre con ogni probabilitâ era in
missione in Toscana, per la morte del Milledonne ed il bando di
Carlo Berengo vennero a liberarsi due posti presso l’eccelso Consi
glio, ai quali furono eletti Lunardo Ottobon e Nicolö Padavin. 11
passo relativo nelle memorie e tra i piû interessanti.
«La mia assentia quasi perpetua dalla cittâ, per li continui servitii
prestati fuori, mi ha reso di maniera impuro aile cose di Venetia, et
inetto â far broglio, che nelle supradette due ballottationi si e
benissimo conosciuta la mia imperitia, poi che, non havendo io fatto
alcun offitio prima nella lunga malattia del Milledonne, et dappoi
mentre si processava il Berengo, ne tampoco incappati li mezzi con li
ballottati, e occorso che havendo li miei concorrenti fatte grandissime
pratiche inanti che venisse il caso, quando io ho cominciato a
maneggiarmi, gl’altri havevano finito il tutto; önde ritrovai tutti li
luoghi occupati, e tutti li mezzi incaparati. Nell’avenire si fara anco da
me quello che fanno gli altri».
LA CANCELLERIA DUCALE 159
102 Secondo Stella , voce Bonifacio Antelmi cit., p. 442 (che püre confonde la carica
di segretario dei Dieci con quella di cancelliere grande) il Girardi fece annullare Tuluma
votazione al cancellierato dell’Antelmi, che comunque prevalse definitivamente in seguito.
103 II «caso anomalo» cinquecentesco e Gian Francesco Ottobon, lo zio del quale,
Nicolö, era segretario, quello seicentesco Agostino Vianol.
104 G radenigo, Memorie concernenti cit.
160 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO III
105 BCU, Fondo Manin, ms. 153 (ex 205), Lettere e memorie di Roberto Lio Secretario
dell’Eccelso Consiglio di X. Sul Lio notizie in Cicogna, Delle inscrizioni cit., VI, pp.
58-64.
162 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO III
106 L’anonimo Discorsetto in propositione de’ Broglio e citato da F inlay, La vita cit.,
p. 255 e commentato ampiamente da D.E. Q ueller, II patriziato veneziano. La realtâ con-
tro il mito, trad. it. Roma 1987 (Urbana and Chicago 1987), pp. 106 e sgg., il quale forni-
sce un’ampia documentazione su brogli e corruzioni in epoca tardo medievale, in cui so-
vente sono coinvolti anche cittadini. Sulla filosofia di base di quest’ultimo studio cfr. perö
la recensione di P. D el N egro, in «Societâ e Storia», 45 (1989), pp. 763-766.
LA CANCELLERLA DUCALE 163
107 Sulle «correzioni» o «riforme» del consiglio dei Dieci fondamentali sono le pagine
di Cozzı, îl doge Nicolâ Contarini cit., pp. 2-10, 229-283 e İ dem , II Consiglio dei X cit.;
Ventura, Introduzione cit., pp. XXX-XXXI; Tuccı, Ranke storico cit., pp. 33-36. Una
lettura originale della correzione del 1582-83 e Lowry, The Reform cit. Gli aspetti di
politica finanziaria sono trattati da Stella, La regolazione cit., a cui vanno aggiunte le
osservazioni di L. P ezzolo, L ’oro dello Stato. Societâ, finanza e fisco nella Repubblica
veneta del secondo ’500, Venezia 1990, pp. 20-24. L’importanza delle correzioni per la
cancelleria e minutamente considerata nei due citati lavori di T rebbi, La cancelleria, pp.
115-125 e İ dem, II segretario, pp. 54 e passim ai quali si fara piü volte riferimento.
164 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO III
donne che, per l’esperienza nel servizio dello stato che aveva accumu-
lato, per la «sbrigativa franchezza» con cui era solito trattare un po’
tutti e con la quale, come segretario aile leggi, aveva applicato i
regolamenti, era inviso a quella parte della nobiltâ che vedeva nella
concentrazione dei poteri nel consiglio dei Dieci un pericolo per la
stabilitâ delle istituzioni repubblicane108. Tale risentimento trovö sfo-
go nel 1581 nella bocciatura del Milledonne al cancellierato e rinvigo-
rı una polarizzazione all’interno del patriziato fra «giovani» e «vec-
chi», divisione che trovö nella revisione delle funzioni del consiglio
dei Dieci del 1582-83 una prima occasione palese di manifestarsi.
La correzione del 1582-83 ridusse la concentrazione di potere
nelle mani dei Dieci: la giunta, «Zonta», che ne affiancava i lavori
non venne piü eletta e le materie finanziarie e diplomatiche tornarono
alla competenza del Senato; non venne tuttavia eliminata del tutto la
posizione di privilegio del consiglio, başata anche, in una parte non
trascurabile, sulla responsabilitâ esclusiva del consiglio stesso nella
gestione del personale di cancelleria e sulla nomina dei segretari del
Senato e del Collegio109. Che la condizione particolare dei segretari
cittadini all’interno del consiglio fosse perö ormai tenuta sott’occhio e
percepibile anche da una disposizione, poco conosciuta, del 1594 che,
con la scusa di adoperarsi affinche i segretari fossero «trattati, et
reconosciuti di qual modo, che si suol far li Nobili nostri» vietö
l’elezione a segretario dei Dieci a «tutti quelli che per sangue si
cacciassero da capello con qualche segretario nostro», vale a dire che
fossero in rapporti di stretta parentela: e evidente l’intenzione di
impedire che in un organo cosı importante potessero nascere perico-
lose consorterie familiari110.
Fu il consiglio stesso, nel 1619, a dar vita ad «un interessante
tentativo di autoriforma» che mirava da un lato a lasciare al Senato
108 G.A. Venier , Storia delle rivoluzioni seguite nel governo della repubblica di
Venezia e della istituzione dell’ecc.so Consiglio dei Dieci sino alla sua regolazione, BNM,
Mss. Italiani, d. VII, 774 (7284), c. 48r; BNM, Mss. Italiani, d. VII, 709 (8403), Dialogo
de Antonio Milledonne cit.
109 E interessante osservare che il doge Andrea Gritti nel 1532 aveva dichiarato di
voler disporre della cancelleria a suo piacimento, a riprova che ogni tentativo di accentra-
mento di potere, a Venezia non poteva non passare attraverso il controllo di questo
cruciale settore amministrativo; F inlay, La vita cit., p. 153.
110 ASV, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 44, cc. 22r-v, 28 aprile 1594.
LA CANCELLERIA DUCALE 165
111 Secondo il cronista G iovanni Sivos, Cronaca veneta, BMCC, Mss. Cicogna, 2121,
tomo IV, c. 168r, il consiglio rese periodica la carica di segretario per punire il segretario
Pietro Darduin, «huomo molto astuto e sagace, se ben di qualche valore perö molto
odiato dalla nobiltâ, per la cattiva vita che teneva, et per altri aspetti». Un’altra fonte non
identificata, un appunto anonimo, forse anche questo tratto da qualche cronaca, riporta:
«Esta ditto, ch’el dose per malevolenza contra el Darduin omo de gran arroganza nel
amministrazion publiche abbi fatto questo motivo (cioe la legge suddetta)», ivi, Mss.
Gradenigo, 192, c. 300r.
112 P ovolo, Aspetti e problemi cit., pp. 250-251.
166 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO III
125 Per ogni famiglia si riporteranno informazioni tratte da varie fonti, in primo luogo
da alcuni manoscritti che presentano le suppliche e le parti relative aile aggregazioni:
BNM, Mss. Italiani, cl. VII, 948 (8958) e 183 (8161); ASV, Miscellanea Codici II, Codici
Soranzo, reg. 8; a questa fonte sono State collegate notizie desunte da T oderini ,
Genealogia cit. e G. T assini, Cittadini, ASV, Miscellanea Codici I, Storia Veneta, bb. 9-16,
altre raccolte nel fondo ASV, Avogaria di Comun, Cittadinanze originarie, e altre servite
per il lavoro sulla cancelleria. Si indicheranno quindi i soli riferimenti indispensabili.
124 Ben zon i , voce Girolamo Cavazza cit.
125 BMCC, Mss. P.D., 613 c/IV, Origine delle famiglie aggregate per l’offerte nella
guerra di Candia nel 1646, c. 13.
LA CANCELLERIA DUCALE 171
Giovan Francesco Paolucci ricorda nel 1673 che tra «padre, figliolo e nipote un morto
due vivi, senza li nostri antenati habbiamo 162 anni di servitîı prestata» e recrimina di
LA CANCELLERIA DUCALE 173
Se si presta ascolto aU’anonimo autore, fra gli anni ’70 ed ’80 del
XVII secolo, di un pamphlet sul patriziato, l’aggregazione di famiglie
cancelleresche provocö carenza di personale qualificato in cancelleria
e l’immissione di «persone nuove e senza talento»131. In realtâ le
aggregazioni di funzionari si distribuirono lungo un arco abbastanza
ampio di tempo: furono 4 nel 1646, 3 nel 1648, 3 nel 1652 e
altrettante l’anno dopo, 2 nel 1658, 1 nel 1662, 3 nel 1667, 1 nel
1689, 2 nel 1695 e 4 nel 1717132. L’unico periodo in cui la loro
incidenza nell’organico dovette esser percepibile probabilmente fu tra
il 1646 e il 1653, quando un cancellier grande, il novantaduenne
Marco Ottobon, cinque segretari, e tre notai passarono tra le fila dei
patrizi; per il resto gli «abbandoni» furono talmente diluiti che
difficilmente poterono generare difficoltâ di ricambio o una caduta
del livello qualitativo del personale di cancelleria, anzi forse furono
causa di una ben accolta mobilitâ.
Ben altre possono invece essere State le conseguenze di queste
nobilitazioni sul piano psicologico e sociale per coloro, soprattutto i
membri di famiglie che servivano nella cancelleria da secoli e che non
godere di cırca 500 ducati annui provenienti da uffici avuti in grazia mentre la sua casa e
stata «percossa da gravissimi spogli, fattigli da adversa fortuna», ASV, Çhıarantia Criminal,
b. 233, fasc. 6. Significativa la testimonianza di Vicenzo Vico di Giacomo, fratello di
segretari del Senato e membro di una famiglia di antica tradizione cancelleresca. Nel 1669
chiede di poter alienare due uffici di fante posseduti dalla famiglia, perche la morte dei
fratelli Tadio e Domenico, entrambi residentı l’uno a Milano, l’altro a Napoli, l’avevano
lasciato «circondato da mille angustie», ibidem, b. 216, fasc. 35.
131 BNM, Mss. îtaliani, cl. VII, 2226 (9205). Distintioni secrete che corrono tra le
casate nobili, c. 45v. Per la datazione cfr. D el N egro , Forme e istituzioni cit., p. 411, n.
22 e Sabbadini, II nuovo patriziato cit., p. 62, n. 31. Cfr. anche Romanin , Storia cit., p.
461.
132 1646: Marco di Marc’Antonio Ottobon, cancellier grande; Marc’Antonio di
Marco, segretario del Senato; Valerio e Antonio di Bonifacio Antelmi, segretari dei Dıeci;
1648: Andrea di Domenico Surian, segretario del Senato, Marco e Antonio di Domenico,
notai straordinari; 1652: Pier'Antonio di Gerolamo Zon, segretario dei Dieci, e i fratelli
Zuane, segretario del Senato, e Michele, notaio ordinario; 1653: Ottavian di Francesco
Medici, segretario del Senato; Gerolamo di Zuane Cavazza, segretario dei Dieci; Domeni
co di Nicolö Condulmer, notaio ordinario; 1658: Giovan Ferdinando di Agustin Vianol,
notaio. ordinario; Zuane di Agostin Dölce, segretario del Senato; 1662: Zuane di Alvise
Ferro, notaio ordinario; 1667: Francesco di Costantin Verdizzotti, segretario dei Dieci;
Alemante Angelo di Zuane Donini, segretario dei Dieci; Iseppo di Maffio Albrizzi, notaio
straordinario; 1689: Pietro di Marc’Antonio Trevisan, segretario dei Dieci; 1695: Felice
Gallo, segretario del Senato e Gio Batta Gallo, notaio ordinario; 1717: Carlo, Gio Batta,
Costantin e Domenico di Lodovico Franceschi.
174 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO III
133 BMCC, Mss. P.D., 613 c/FV, Origine delle famiglie aggregate cit., c. 31.
134 ASV, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 12, cc. 161v-162v.
135 Ibidem, reg. 40, cc. 179r-v, 13 luglio 1589.
LA CANCELLERIA DUCALE 175
144 ASV, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 83, cc. 69v-71v.
145 Ibidem, reg. 132, cc. 63v-64v, 5 marzo 1682.
178 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO III
1579-99 46 23 21
1637-49 49 24 25
1689-99 50 43 2
Rendita e
amministraz. Amm.ne Commercio Prof.
Periodo Rendita statale statale artigianato liberali T ot.
1579-99 3 2 3 4 2 16
1637-49 4 0 7 3 8 22
Nota: non sono stati accertati con sicurezza 5 casi per il primo periodo e 3 per il secondo.
148 In un certo numero di casi, vedi tabella III.4, e stato possibile scoprire anche la
professione del padre dei neo-assunti provenienti da famiglie estranee ai posti della
cancelleria. E difficilmente comparabile a questa, l’analisi presentata da T rebbi, II
segretario cit., p. 44, che ha riscontrato in 34 dei 57 notai straordinari assunti tra 1590 e
1610 «un significativo grado di parentela con funzionari della cancelleria ducale». Mary
Neff ha invece registrato per il periodo 1450-1533 solo 6 casi in cui due giovani della
stessa famiglia «remain employees of the Chancellery for a considerable period», N eff ,
Chancellery cit., p. 32.
149 ASV, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 45, cc. 16r-17r, 22 marzo 1705.
150 Ibidem, reg. 46, cc. 76r-77r, 23 aprile 1719.
180 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO III
153 Non e stato possibile rintracciare l’intromissione nei registri e nelle filze del fondo
Maggior Consiglio; una copia della disposizione si trova in BMCC, Mss. P.D., 308, aile
date 3 e 17 gennaio 1731.
CAPITOLO IV
Prima fascia
88 (nel 1631) Uffici della cancelleria du- Cittadini originari Consiglio dei Die
cale: o famiglie di can ci (Maggior Con
notai straordinari, ordi- celleria siglio per il can
nari segretari del Senato, cellier grande)
del consiglio dei Dieci,
cancellier grande
8 Notai dell’Avogaria di Cittadini originari Avogadori di
Coraun o famiglie di can Comun
celleria
Seconda fascia
14 Uffici «di seconda fascia»: Cittadini originari Doge con appro-
- cancellieri inferiori vazione del Col-
- gastaldi ducali legio
- gastaldi delle Procu-
ratie
- priori dei Lazzaretti
- cancellier grande di
Candia
- castellan di Crema
segue
Terza fascia
459 Uffici di cittâ «distribuiti Quarantia
dalla Quarantia»; Criminal
- notai, scrivani, ecc. Cittadini originari
- scontri, ragionati, ecc. ragionati pubblici
50-100 Uffici di cittâ non distri Alcuni cittadini ori- Organi diversi,
buiti dalla Quarantia: ginari, altri sudditi spesso i
- masser della cancelleria Magistrati stessi
- porter di Collegio
- governatori dei Dati
- uffici dei Camerlenghi
di Comun
- uffici della Camera de
gli Imprestidi
- parte degli uffici di:
Banco dal Giro, Avogaria
di Comun, Esecutori con-
tro la Biastema, Procu-
ratie
- singoli uffici in diverse
Magistrature
Comandadori ducali, uf- Sudditi Doge
ficiali delle prigioni
Quaı-ta fascia
Uffici minori di cittâ Sudditi Magistrati dell’uf-
- fanterie, sagomadorie, ficio
ecc.
uffici di fuori sudditi Quarantia
Criminal
la materia, non entrava nel merito degli organi che avevano autoritâ a riguardo, ibidem,
reg. 22, c. 156r, 10 maggio 1444, mentre sembra che dagli anni ’80 del ’400 l’elezione
avvenisse in due fasi: dapprima venivano selezionati dieci aspiranti alla carica, poi, tra di
loro, veniva effettuata la ballottatione in Quarantia: ibidem, reg. 24, cc. 23v-24r, 24 marzo
1482 e cc. 195v-196r, 23 gennaio 1502; reg. 25, cc. 40v-41v, 28 agosto 1506; ivi, Senato,
Terra, reg. 18, cc. 50r-v, 10 dicembre 1512; ivi, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 25,
cc. 15İr- 152r, 31 gennaio 1517; ibidem, reg. 26, cc. 15v-16r, 11 maggio 1522. In quesd
provvedimend appare evidente il proposito di sottoporre le nomine ad un duplice filtro di
elezioni per sfoltire il numero degli aspiranti.
186 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
solo 32 magistrature. Comparando questo volüme con il catastico del 1636, si rileva un
aumento di oltre il 60% di queste cariche; se invece si includono anche le cariche minori
- fante, sazador, bastazo - per la prima volta qui elencate, l’aumento e superiore al 200%.
II catastico fu ordinato dal Senato nel 1641 e ne venne incaricato il magistrato dei
Provveditori sopra Danari che si occupava delle tasse sugli uffici, ASV, Quarantia
Criminal, b. 244, Capitolare I, legge Senato 25 settembre 1641; nel 1655 vi lavorava
l’avvocato fiscale dei Presidenti sopra Uffici, ivi, Senato, Terra, reg. 151, cc. lllr-v , 6
novembre 1655, ma l’opera «vicina a perfettione» nel 1679, ibidem, reg. 199, cc. 23v-24r,
9 settembre 1679, venne approvata in Collegio e nel Senato solo l’anno successivo e ne
venne ordinato l’aggiornamento futuro, ibidem, reg. 200, cc. 235v-236r, 14 giugno 1680.
Le annotazioni relative aile singole cariche sono peraltro compiute nell’arco di mezzo
secolo ed e quindi rischioso, a nostro avviso, prenderle in considerazione per rilevazioni
quantitative.
7 E significativo il fatto che nelle circa 400 leggi raccolte nei Capitolari dei Presidenti
sopra gli Uffici, una sola volta, nel 1660, e solo in forma indiretta, si accenna al numero
complessivo di 2500 cariche, comprendendo perö anche queile fuori cittâ, che venivano
invece spesso dispensate direttamente dai rappresentanti veneziani nel dominio, ivi,
Quarantia Criminal, b. 244, Capitolare I, legge Senato 21 luglio 1660: «siano venduti cento
offitii che sono in raggione di quattro per ogni cento dell’intero numero di quelli di questa
cittâ e stato di Terra Ferma».
188 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
delle scritture piu importanti che, negli uffici giudiziari, spesso arriva-
va ad istruire i processi e un «masser» che aveva come funzione
propria quella di sorvegliare il funzionamento dell’ufficio garantendo
la disponibilitâ di materiale per scrivere; lo «scrivan», lo «scontro» e
il «quadernier» esercitavano in magistrature economico-finanziarie o
comunque in uffici che avessero contabilitâ: il primo teneva il «gior-
nale», lo «scontro» svolgeva la stessa funzione separatamente dallo
«scrivan» per controllarlo, il «quadernier» teneva il «mastro» (qua-
derno). Meno specializzata era la figura del «cogitor», un assistente
generico, mentre ben definiti appaiono i compiti del «cassier» e
soprattutto quelli del «ragionato» e dell’avvocato fiscale, due funzioni
che richiedevano conoscenze specifiche nel settore computistico la
prima, e giuridico la seconda, e che vennero regolamentate da leggi
specifiche8.
Queste cariche costituivano, insomma, lo scheletro portante di
tutto l’apparato burocratico della Serenissima, sia perche all’interno
delle singole magistrature i patrizi svolgevano un ruolo prevalente-
mente politico, che non avrebbe potuto esprimersi senza il lavoro
dell’intero ufficio, sia perche le competenze tecniche di questi ufficiali
e l’esperienza maturata in una spesso lunga permanenza nello stesso
settore amministrativo costituivano un bagaglio di conoscenze sovente
di gran lunga superiore a quello dei nobili, soggetti a un continuo
avvicendarsi nelle magistrature. E stato osservato, ad esempio, che
nella routine quotidiana di lavoro di una magistratura giudiziaria
«l’apporto dei giudici all’attivitâ della magistratura era insomma poco
piü che formale; sotto la “copertura” del giudizio patrizio il funziona
mento effettivo del tribunale ricadeva tutto sul personale subalter-
no»9. Nella costituzione pratica veneziana il ruolo del giudice nobile
nell’udienza era passivo, la direzione del dibattimento - il ruolo attivo
- spettava interamente ai ministri della magistratura10.
8 II Collegio dei Ragionati fu istituito nel 1581, ivi, C onsiglio d e i Dieci, C om uni, reg.
36, cc. 37v-38r, 11 dicembre 1581, mentre la figura dell’avvocato fiscale fu regolamentata
nel 1640, ivi, M aggior Consiglio, D eliberazioni, reg. 39, cc. 42v-43v, 12 marzo 1640.
9 Derosas, M oralita e giustizia cit., p. 479.
10 Cfr. S. G asparini, I g iu risti ven e zia n i e i l loro ruolo tra istitu zio n i e polere n e ll’etd
d e l diritto co m u n e , in K. N ehlsen von Stryk-D. N orr (a cura di), D iritto com une,
d iritto commerciale, d iritto veneziano, Venezia 1985, pp. 67-105.
LA BUROCRAZIA INTERMEDIA 189
11 Canal, II C ollegio , cit., parte II, p. 297. Informazioni sulle mansioni dei ministri
sono presenti in altri lavori dedicati a singole magistrature: G. Bistort, II M agistrato aile
P o m p e nella R epubblica d i V enezia studio storico, Venezia 1912, pp. 29-33; G.I. Cassan-
dro, La curia d i p etizio n , in «Archivio Veneto», serie V, vol. XIX (1936), pp. 112-144;
J.C. H ocquet, L e se l et la fo r tu n e de Tenise. V o lü m e 2. V oiliers e t com m erce en
M editerranee 1200-1650, Lille 1979, pp. 190-199.
12 ASV, Senato, Terra, filza 671, Scrittura d e i P residenti a ll’E sazion d e l D enaro
190 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
P ubblico su lle ven d ite d ’uffici d e l 15 gennaio 1660 allegata a parte d e l Senato 28 gennaio
1660.
13 L’obbligatorietâ «che tutti li officii, si de gastaldi, cancellieri, priori come etiam li
dui plebanati videlicet San Zuane, et Şuan Jacomo de Rialto, che nell’avenir vacheranno,
spettanti alla Serenitâ sua debbano per quella esser conferiti a cittadini originari di questa
cittâ» fu sancita nel 1539, ivi, M aggior Consiglio. D eliberazioni , reg. 27, cc. 49r-v, 7
gennaio 1539, sul modello della legge che riservava ai cittadini originari le gastaldie delle
Procuratie, ib id e m , reg. 25, cc. 49v-50r, 17 ottobre 1507.
LA BUROCRAZIA INTERMEDIA 191
H Gli uffici delle prime cinque magistrature furono esclusi dal sistema di distribuzio-
ne dalla giâ citata legge 10 maggio 1444; quelli dei Camerlenghi di Comun furono aggiunti
nel 1517, ASV, ibidem, cc. 151r-152r, 31 gennaio 1517. Questa diversitâ fu ribadita in
ibidem, reg. 26, cc. 15v-16r, 11 maggio 1522.
15 Ecco il proemio della legge del 1444, che contiene in nüce il criterio che ispirö la
gestione di questi uffici: «Cum ad officia nostra tam Sancti Marci quam Rivoalti solitum
sit facere et constituere scribas, notarios ad vitam, quod non est bene factum multis
respectibus et causis satis notis, et sicut omnibus notissimus est sunt quam plures et
infiniti populares nostri qui non solum facultatem, et substantiam şuam consumpserunt in
factionibus terrae verum, etiam, et personam ac proprium sanguinem suum et suorum
exposerunt, et effunderunt pro honore et statü ac exaltatione huius nostrae Republicae, et
tamquam digni, et benemeriti non possunt in officiis nostriis praedictis partecipare nişi per
longi temporis spatium, sit que pro omnibus bono respectu invenire modum, quo quam
plures, et non pacui, partecipare possint et gustare dulcedinem gratiae nostrae». ibidem,
reg. 22, c. 156r.
16 La legge 10 maggio 1444 giâ prevedeva un criterio molto ristretto per ottenere una
grazia; una legge del 20 aprile 1457 del Consiglio dei Dieci, ivi, Consiglio dei Dieci, Misti,
reg. 15, c. 121v, addirittura, deliberö: «non possint per Dominum dari per gratiam
aliquod offitium, vel beneffitium tam intus, quam extra alicui ad primam vacantiam», un
divieto che, come si vedrâ, non trovö alcuna applicazione pratica.
17 II divieto del cumulo delle cariche, pur implicito, nella disposizione del 1444 non
viene dichiarato. E una parte del Consiglio dei Dieci del 1467 che delibera «nemo possit
192 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
habere plus quam unum officium aut beneficium tantum, tam in Venetiis quam extra
Venetiis», ivi, Q uarantia C rim inal , b. 244, Capitolare I, legge C onsiglio d e i D ieci 27 aprile
1467.
18 «Non possit eleği, necque constitui aliquis pro scriba, notario, şive massario in uno
officio qui se expellent pro patre, matre, fratre, filio, germano, consanguineo, cognato et
alio gradu parentellae quo expellantur a capello». İvi, M aggior Consiglio, D eliberazioni,
reg. 22, c. 156r. L’espressione «cacciarsi da capello» nel gergo politico veneziano stava ad
indicare l’impossibilitâ di due o piîı persone a partecipare alla medesima elezione che
avveniva estraendo i bossoli dal «capello», cioe dall’urna.
19 Cfr. supra Cap. I.
LA BUROCRAZIA INTERMEDIA 193
20 Una legge del Maggior Consiglio del 1539, ibidem, reg. 27, cc. 62v-63r, 6 luglio
1539, rileva che talvolta i magistrati tenevano nascosta la notizia della morte di un ufficiale
per eleggerlo «a bossoli e ballotte», cioe con una votazione interna, dopo un accordo. I
«nodari, scrivani, över massari» venivano quindi obbligati a portare ai Presidenti la notizia
della vacanza di un posto da «coadiutor, revedador, scontro, pesador, soprastante,
stimador», e quest’ultimi erano responsabili di dar notizia della vacanza di uno dei posti di
nodaro, scrivan, ecc.
194 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
24 Ivi, C onsiglio d e i Dieci, M isti, reg. 26, cc. 144r-v, 20 settembre 1494.
25 Ivi, Senato, Terra, reg. 26, c. 177r, 4 agosto 1531; ivi, C onsiglio d e i Dieci, C om uni,
reg. 7, cc. 154v-155r, 29 gennaio 1532.
26 Ivi, M aggior Consiglio, D eliberazioni, reg. 26, cc. 184v-185r, 27 settembre 1534.
27 Ib id em , reg. 28, cc. 82v-84r, 28 marzo 1563. II registro e in ivi, Cassier Bolla
Ducale, G razie, reg. 26.
196 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
ducati 100 annui «da esser posto al tempo della vacanza in nome loro
overo de uno delli suoi»28.
Anche la tendenza dei titolari d ’uffici a permanere negli stessi per
un tempo indeterminato e a trasmetterli all’intemo della propria
famiglia si manifesto come un’attitudine inarrestabile. Varie leggi
dopo il 1444 ribadirono la durata quadriennale delle cariche e del-
l’anno «di contumacia», vale a dire di allontanamento, necessario per
ripresentarsi aü’elezione per una carica giâ esercitata29, ma anche qui
con scarso risultato, tanto che furono i Dieci a riconoscere nel 1532
«che la maggior parte di quelli (cioe “dei nostri ministri”) che
essercitano al presente li offitii nostri hanno quelli in vita»30. Vi erano
vari modi per mantenere un ufficio il piu a lungo possibile all’interno
nella propria famiglia. Se si disponeva di «grazie di aspettativa» che
permettevano di diventare titolari di determinati uffici o di uffici di
un determinato valore, spesso al momento in cui le grazie venivano
«investite» - vale a dire quando l’ufficio veniva effettivamente intesta-
to a qualcuno - si procurava che gli intestatari fossero «in etâ pueril,
et alcune volte non nasciuti» per garantire il piu lungo possibile
periodo di godimento dei benefici. Una volta entrati in possesso di un
ufficio, anche per elezione, si supplicava e, spesso, si otteneva una
«grazia di continuatione» dello stesso e negli ultimi anni di vita lo si
intestava ad un figlio o nipote. Cosı, pur non comparendo nel
testamento, l’ufficio di fatto veniva ereditato come un qualsiasi bene
immobile; spesso, poi, questa successione seguiva la linea femminile
della famiglia, cos'ı capitava che un ufficio «transitasse» anche in tre
casate diverse prima che si esaurissero le grazie ad esso relative31.
L’atteggiamento di fondo degli ufficiali fu insomma di trattare
l’ufficio come un patrimonio che, una volta acquisito, dovesse rima-
nere nella famiglia32. Nei primi due secoli di vita del sistema di
28 Ivi, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 28, cc. 132r-v, 27 agosto 1568.
29 Ivi, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 24, cc. 20v-21r, 25 settembre 1481;
ibidenı, cc. 195v-196r, 24 gennaio 1502; ivi, Senato, Terra, reg. 18, cc. 50r-v, 10 dicembre
1512; ivi, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 25, cc. 151r-152r, 31 gennaio 1517, dove il
periodo di contumacia viene elevato a quattro anni.
30 Ivi, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 7, cc. 154v-155r, 29 gennaio 1532.
31 Ivi, Senato, Terra, reg. 36, c. 149v, 3 settembre 1549; ivi, Maggior Consiglio,
Deliberazioni, reg. 28, cc. 82v-84r 20 maggio 1558; reg. 38, cc. 66r-v, 27 maggio 1632.
32 M ousnier, Le trafic cit., p. 391.
LA BUROCRAZIA INTERMEDIA 197
33 ASV, M aggior Consiglio, D eliberazioni, reg. 25, cc. 65r-v, 10 marzo 1510. Per un
inquadramento generale della venalitâ anche di cariche patrizie cfr. G. Cozzı, A u to r itâ e
giustizia a V enezia n e l R in a scim ento, in İ dem, R epubblica d i V enezia cit., pp. 109-112 e
F inlay, L a vita cit., pp. 235-288.
34 ASV, M aggior Consiglio, D eliberazioni , reg. 24, cc. 195v-196v, 23 gennaio 1502.
198 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
33 lvi, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 7, cc. 154v-155r, 29 gennaio 1532.
36 lvi, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 25, cc. 151r-152r, 31 gennaio 1517.
37 Giâ nel 1502, ad esempio, ci si lagnava che molti presentassero «fattion şive meriti
över discendenze che non siano autorevoli», ibidem, reg. 24, cc. 195v-196r, 23 gennaio
1502.
38 lvi, Senato, Terra, reg. 26, cc. 147r-148r, 27 aprile 1531.
LA BUROCRAZLA INTERMEDIA 199
sostituto», quindi molte cariche erano godute «da persone che non
sono benemerite»39. Nel 1543, in conseguenza del fatto che «molti li
quali non sono originarii cittadini di questa cittâ hanno, e possedono
tali offitii», fu sancito l’obbligo di «giustificar giuridicamente esser
Cittadino originario di questa cittâ, cioe che lui, supplicante, padre et
avo siano natti in questa cittâ», e infine la legge 3 luglio 1569 costituı
la messa a punto definitiva di questa procedura40.
Conviene soffermarsi nuovamente su questa disposizione, cosı
importante per la formazione dell’ordine cittadinesco, ed esaminarla
in relazione al sistema di distribuzione di questi uffici. II proemio
della legge, che insisteva sulla «povertâ grande» dei cittadini e sul
fatto che non dovesse mancar loro il modo di sostentarsi, ricorda
troppo quello della legge 1444 per non ipotizzare che ad esso sia stato
ispirato41. La parte dispositiva ordinava che le «nodarie et scrivanie
delli offiti nostri di San Marco» dovessero esser date dalla Quarantia
per quattro anni, con susseguente periodo di contumacia, ai soli
cittadini originari - i quali dovevano provar la loro cittadinanza in
Avogaria - e che non potessero esser apprese in virtu di una grazia
generica. Questa parte della legge contiene due elementi interessanti
ed alcune ripetizioni consuete.
La divisione interna a carattere topografico tra uffici di San Marco
e di Rialto, ad esempio, pur risalendo almeno al XII secolo42 non era
consueta nelle leggi dedicate a questa fascia di posti pubblici. Secon-
do il catastico del 1636 che e il primo documento a riportare questa
divisione, gli «offici di San Marco» comprendevano le principali
magistrature giudiziarie della cittâ assieme ad importanti reparti am-
ministrativi (Acque, Armamento, Cinque Savi alla Mercanzia, ecc.) e
39 Ivi, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 27, cc. 62v-63r, 6 luglio 1539.
40 Ibidem, c. 106v, 29 luglio 1543; reg. 29, c. 45r, 3 luglio 1569. Cfr. anche il capitolo
I sulla nascita dell’ordine.
41 «E tale et multiplica ogni di la povertâ grande delli fidelissimi cittadini di questa
cittâ, i quali ovvero li maggiori loro hanno sostentato le fattioni et gravezze pubbliche ed
esposto la facultâ et proprie vite a beneficio dello Stato nostro, che non si die mancar di
far provisione, che habbino modo di sostentarsi col mezzo della gratia della Signoria
nostra, et con quelle cose particolarmente che per le leggi et ordini della Repubblica
nostra sono riservate per l’esercitio del viver loro». Per il proemio della legge 1444 cfr.
supra n. 15.
42 Cassandro, Concetto cit., p. 39.
200 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
43 Gli stessi principi sono ribaditi nel 1614 e 1632, ASV, C onsiglio d e i Dieci, C ornuni,
reg. 64, cc. 222r-223r, 9 gennaio 1614; ıvı, M aggior Consiglio, D eliberazioni, reg. 38, cc.
65r-66r, 23 maggio 1632.
44 Nel 1582 il Consiglio dei Dieci, riferendosi alla legge 1569 «che vuol che li nodari
e scrivani delToffitii del Palazzo nostro di San Marco siano dati di quattro in quattro anni
per il consiglio di Quarantia Criminal», decise di non concedere piu alcun ufficio di questi
in grazia, in modo che venissero disposti tutti dalla Quarantia. Ivi, C onsiglio d e i Dieci,
C o m uni, reg. 36, c. 171v, 15 ottobre 1582. Nel 1615 venne reiterata la proibizione, a
conferma probabilmente della sua inefficacia, ibidem , reg. 64, cc. 222r-223v, 9 gennaio
1615.
45 ib id e m , reg. 36, cc. 37v-38v, 11 dicembre 1581. I candidati venivano esaminati per
iscritto, alla presenza dei Regolatori della Scrittura, su un quesito scelto a caso tra una
serie di «prove» redatte da un rasonato ducale. Lo scritto veniva giudicato da un altro
rasonato ducale alla presenza dei Cinque Savi alla Mercanzia ai quali spettava la «ballotta-
LA BUROCRAZIA INTERMEDIA 201
tione» del candidato, e quindi la sua ammissione nel Collegio, ivi, Senato, Terra , reg. 97,
cc. 93r-96r, 9 maggio 1626.
46 Ivi, Q uarantia C rim in a l , b. 185, su b data.
47 Ivi, C onsiglio d e i Dieci, C om uni, reg. 42, c. 116r, 21 agosto 1592.
202 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
48 Ivi, Senato, Terra, reg. 66, cc. 88r-89v, 29 giugno 1596. Dal 21 agosto 1592 al 29
giugno 1596, per gli effetti della legge dei Dieci, nessuno si presentö in Avogaria per
iniziare la pratica per essere ammesso nel Collegio dei Rasonati. II solo che lo fece, tal
Vicenzo Zibletti, un cipriota, fu riconosciuto idoneo alla prova solo nel settembre 1598,
ivi, A vogaria d i C o m u n , b. 559, fasc. 86. II numero di 50 rasonati fu portato ad ottanta nel
1626, ivi, Senato, Terra, reg. 97, cc. 227r-v, 18 settembre 1626, e a 100 nel 1633; ivi,
C om pilazione leggi, II serie, b. 21, fasc. 157/1; ivi, Senato, Terra, reg. 109, cc. 38r-v, 1
marzo 1633.
49 Ivi, Çkıarantia C rim inal, b. 244, Capitolare I, sub data 2 6 gennaio 1615.
30 I pro clam i e le e lezio n i p e r gli uffici distrib u iti dalla Q uarantia C rim in a l sono in
ibidem ,b. 185, fasc. I (dall’aprile 1546 al 3 luglio 1557); fasc. II (dal luglio 1557 al
novembre 1571); fasc. III (dal 24 ottobre 1580 all’ottobre 1615); fasc. IV (dal marzo 1614
al maggio 1636).
LA BUROCRAZIA INTERMEDIA 203
51 Cfr. ibidem, sub data. Per le informazioni sulla famiglia Perazzo, ivi, Avogaria di
Comun, b. 365, fasc. 10 (Perazzo di Piero); b. 361 fasc. 63 (Piero, padre di Perazzo, di
Piero); b. 364 fasc. 76 (Antonio, fratello di Perazzo, di Piero).
52 Alla data del concorso Oratio Lippomano del nobiluomo Antonio non risulta aver
conseguito la cittadinanza originaria. Molti anni dopo, nel 1637, all’etâ di piû di settan-
t’anni, supplicö il riconoscimento della propria cittadinanza originaria dicendo di non
trovar piû presso di se la prova deli’Avogaria conseguita, a suo dire, nel 1598 all’epoca
deli’elezione all’ufficio suddetto «il qual officio essendo di quelli dell’ecc. Consiglio di
Quarantia al Criminal ricercava necessariamente la suddetta prova»; ibidem, b. 377 fasc.
” ibidem, b. 372 fasc. 74.
54 Ai ragionati non cittadini rimanevano comunque numerosi sbocchi lavorativi grazie
all’appartenenza al Collegio: i posti da sostituto negli stessi incarichi che potevano essere
ricoperti solo da rasonati ducali, oppure quelli al seguito di rappresentanti all’estero o in
armata.
204 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
A) Elezioni 26 45 53 36 20 13
B) Candidati 287 289 298 158 204 51
B/A 11,0 6,4 5,6 4,3 10,2 3,9
A) Elezioni 15 9 9 6 19 13
B) Candidati 97 37 49 30 40 49
B/A 6,4 4,1 5,4 5 2,1 3,7
A) Elezioni 21 38 51 78 107 19
B) Candidati 82 107 140 153 177 32
B/A 3,9 2,8 2,7 1,9 1,6 1,6
Nota: mancano le elezioni dal novembre 1571 all’ottobre 1580; cfr. n. 46.
II sistema delle grazie, con l’aiuto di una lunga serie di leggi che
apparentemente lo avrebbero dovuto indebolire mentre in realtâ lo
istituzionalizzarono, nel corso del Cinquecento si irrobustı e centinaia
di persone ottennero un beneficio di tale natura dallo Stato. Alla fine
del secolo il numero degli uffici tenuti per grazia e il numero delle
grazie «in aspettativa» era tale per cui pochi uffici entravano nel canale
ufficiale di distribuzione, quello delle elezioni. Questi uffici erano i
meno redditizi fra quelli distribuiti dalla Quarantia, i meno appetibili
per chi, titolare di una grazia, volesse sfruttare appieno il credito
concessogli dallo Stato.
Altre due indicazioni emergono dalla tabella, l’impennata nel
numero delle elezioni che avvenne a partire dagli anni ’10-’20 del
Seicento, e la diminuzione progressiva del numero di candidati che si
presentavano. Si e ricercato quest’ultimo dato per verificare se vi fosse
una variazione nel grado di attrazione di questi posti fra i cittadini
originari e l’elaborazione ha effettivamente evidenziato una flessione
marcata e costante, perlomeno dal 1580. A questi due elementi e
possibile dare un’unica risposta.
Gli uffici gestiti dalla Quarantia giâ agli inizi del ’500 risultano
oggetto di imposizione fiscale*59. Nel 1573, a causa delle forti spese per
la guerra di Cipro, tutti gli introiti derivanti da impieghi pubblici
vennero sottoposti a decima, nella misura del dieci per cento «battuta
perö ogni altra gravezza»60. Lo stesso anno per sovvenire «il misero
stato dei Cipriotti che hanno perso la loro terra», venne imposto ai
titolari di uffici di pagare una tantum un importo pari al reddito di sei
mesi61. Tale tassa venne prorogata a piu riprese fino al 1604 quando
l’importo venne elevato ad un intero anno di guadagni che, dal 1608, fu
destinato a coprire la «gravissima spesa della cavation della Brenta»62.
vecchie, bandito l 'l l dicembre 1615, fu dato a Piero Nani q u ondam Lorenzo «in virtü di
gratia dell’Ecc.mo Consiglio dei Dieci», ibidem , c. 13.
59 Nel 1444 venne imposta una decima su tutti gli uffici che divenne presto
permanente e nel 1463 rappresentava il 20% degli stipendi fino a 100 ducati e il 30-40%
oltre, Besta , In tro d u zio n e a B ilanci generali cit., I, pp. CLXVII-CLXVIII. Dopo il 1463
non se ne hanno piü notizie, ma agli inizi del ’500 gli stipendi degli ufficiali erano
comunaue soggetti a una aualche tassazione, ASV, M aggior Consiglio, D eliberazioni, ree.
25, c. 69v, 1 settembre 1510.
60 S en a to 13 gennaio 1573, pubblicata in B ila n ci generali cit., pp. 243-245.
61 M aggior C onsiglio 5 luglio 1573, in ib id e m , pp. 248-249.
62 S en a to 13 settembre 1573 in ibidem , pp. 248-249.
LA BUROCRAZIA INTERMEDIA 207
63 ASV, Quarantia Criminal, b. 244, Capitolare I, sub data 1 giugno 1613. Per i dati
sul gettito della decima sugli uffici cfr. P ezzolo , L'oro dello Stato cit., pp. 45-47.
64 ASV, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 35, cc. 27v-28r, 15 maggio 1617.
208 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
63 Per le considerazioni sui criteri con cui vennero compilati i censimenti e sui dati
sulla popolazione cfr. cap. II.
66 ASV, Q uarantia C rim inal , b. 244, C apitolare I, legge Senato 6 ottobre 1630; ivi,
Senato, Terra, reg. 104, cc. 103r-104v, 6 novembre 1630.
67 ivi, M aggior Consiglio, D eliberazioni, reg. 38, cc. 61v-66v. Si tratta almeno di
quattro parti - 16, 18, 23 e 27 maggio 1632 - suddivise e votate per capitoli.
LA BUROCRAZIA INTERMEDIA 209
Tabella IV.3 - Distribuzione delle cariche del Catastico 1636 in base all’ordine
sociale di appartenenza del titolare (valori assoluti e percentua-
10
Tabella IV.4 - Distribuzione delle cariche del Catastico 1636 in base al titolo
con cui erano tenute (valori assoluti e percentuali)
ET EV GT GV C A T ot.
Totale 83 20,0% 126 30,3% 39 9,4% 156 37,5% 3 0,7% 9 2,1% 416
Nota: II Catastico elenca 459 cariche ma ne descrive solo 416, 43 dunque erano quelle
vacanti. Per l’individuazione dell’ordine sociale del titolare, poiche solo per i nobili si usava
una denominazione di rango affidabile, si e proceduto ad una identificazione nominativa con
i cittadini che acquisirono da cittadinanza all’Avogaria di Comun. Nei casi certi in cui i
titolari non erano ne nobili, ne cittadini, li si e computati come popolani.
LA BUROCRAZIA INTERMEDIA 211
Tabella IV.5 - Distribuzione delle cariche del Catastico 1636 per titolo di
godimento in base all’ordine di appartenenza del titolare (valori
assolutı)
ET EV GT GV C A Tot.
Popolani 6 71 2 43 1 7 130
Cittadini 68 39 35 80 0 0 222
Nobili 0 0 0 14 1 0 15
Non indiv. 9 16 2 19 1 2 49
30% degli uffici erano goduti in virtü di elezioni «in vita». Fu questo il
metodo che consentî di aggirare le leggi che riservavano questa fascia di
incarichi ai soli cittadini originari6970.
Osservando le cariche detenute da quest’ultimi (tabella IV.5),
prevedibile e la folta presenza di cariche a tempo determinato (quattro
anni) acquisite in virtû delle elezioni in Quarantia. Va spiegato il
numero particolarmente alto di grazie a tempo determinato: si trattava
di grazie che i cittadini supplicavano una volta ottenuta una carica in
virtû di elezione e venivano dette «di continuatione»; spesso ad una
grazia ne seguiva un’altra, e cos'ı via, rendendo di fatto la carica vitalizia.
Elevato e anche il numero di grazie a tempo indeterminato presenti
all’interno di questo gruppo sociale; conviene forse analizzare meglio
chi detenesse uffici sotto questa forma.
La maggior parte (61%) degli uffici goduti con grazie a tempo
indeterminato (vedi tabella IV.6) comprende uffici i cui titolari erano
cittadini appartenenti a famiglie che avevano qualche esponente nella
cancelleria (classi E, F, G della tabella). Per coloro che servivano nella
cancelleria non sembra fosse vietato presentarsi aile elezioni in Quaran-
tia e in qualche caso funzionari di cancelleria concorsero ad elezioni per
cariche di questo tipo/0, tuttavia le cariche da essi godute lo erano o in
virtû di grazia o di elezione «in vita», a conferma che questa pratica
costituiva una şorta di retribuzione integrativa del loro servizio. I
«cittadini che avevano provato la loro cittadinanza» (classe A) e i
«cittadini figli naturali di nobili» (classe B) erano invece coloro che si
presentavano aile elezioni di Quarantia con in mano la loro fede
dell’Avogaria di Comun. £ significativo che per quest’ultimi questo
69 Osservando in che magistrature erano piîı diffuse le elezioni «in vita» operate dai
magistrati stessi, risulta che in alcune - Cecca, Banco da Giro, Provveditori de Commun,
Arsenale e Tana - quasi tutti i posti erano assegnati secondo questa pratica. C’era poi una
serie di magistrature minori che avevano uno o due ministri, eletti direttamente, infine
quasi ogni magistratura aveva almeno un ufficiale assunto con questa procedura. E
probabile, peraltro, che tale situazione fosse dovuta al fatto che solo nel 1632 era stato
approntato un elenco razionale dei posti soggetti alla giurisdizione della Quarantia e che
quindi molti ufficiali fossero in carica con una nomina avvenuta per consuetudine.
70 L’l l gennaio 1631, ad esempio viene concesso a Francesco (di cui non risulta il
patronomico), nodaro straordinario di cancelleria, in servizio in un’ambasciata, di concor-
rere per la carica di nodaro al Piovego, ivi. Quararıtia Criminal, b. 244, Capitolare I, sub
data 11 gennaio 1631.
LA BUROCRAZIA INTERMEDIA 213
Tabella IV.6 - Distribuzione delle cariche del Catastico 1636 per titolo di
godimento all’interno dei cittadini originari (valori assolutı')
ET EV GT GV C A
Tabella IV. 7 - Distribuzione per decennio degli uffici goduti in virtu. di «grazie
in vita» del Catastico 1636 a seconda dell’anno in cui era stata
concessa la grazia (valori assoluti per decennio)
9 8 33 26 14 11 32 21 154
Nota: per due uffici non vi e indicazione della data di conferimento della grazia.
Tabella IV.8 - Reddito annuo lordo di 110 uffici compresi nel Catastico 1636
in base all’ordine sociale di appartenenza del titolare (in ducati
di conto)71
A cittadini 194
- cittadini non «di cancelleria» 163
- cittadini «di cancelleria» 225
B popolani 131
C nobili 179
D titolari non individuati 198
Tabella IV.9 - Reddito annuo lordo di 110 uffici compresi nel Catastico 1636
in base al titolo di godimento (in ducati di conto)
ET EV GT GV C A
72 lvi, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. 34, cc. 89v-90r, 11 aprile 1579; c. 95r, 28
aprile 1579.
LA BUROCRAZIA INTERMEDIA 217
zabili solo negli uffici in cui vi era scarso o inesistente contatto con il
pubblico e di conseguenza limitate possibilitâ di esigere pagamenti per
atti, documenti, copie, ecc.; nei casi in cui erano inconsistenti gli
emolumenti incerti, dunque, il contributo statale fungeva da compensa-
zione per mantenere la carica ad un livello contributivo tale che ne
consentisse la copertura. Questa sembra essere la principale ragione
che spiega la grande variabilitâ di questa voce, al cui pagamento erano
tra l’altro preposte casse diverse, quelle delle magistrature delle Rason
Nuove e dei Governatori dell’Intrade, innanzitutto, nonche, per quelle
magistrature che dipendevano da singoli consigli, le casse di organi
diversi: quella del consiglio dei Dieci, ad esempio, per gli Esecutori
contro la Bestemmia'5. Poche tracce sono emerse, dalle fonti esaminate,
circa cronici e cospicui ritardi nel pagamento dei salari da parte delle
due casse maggiori, un fenomeno che invece rivestiva una notevole
importanza per gli ufficiali retribuiti da altre casse75767.
La quota variabile del reddito di un ufficiale poteva in parte passare
attraverso la cassa della magistratura cui faceva capo l’ufficio, in parte
essere riscossa direttamente dal funzionario. Gli incerti «per cassa»
consistevano in una quota dei cespiti esatti dalla cassa della magistratu
ra che venivano divisi tra gli ufficiali secondo percentuali fisse, i
cosiddetti «caratti», ed erano quindi detti «carattade». Cosı avveniva in
alcune magistrature giudiziarie, dove le pene pecuniarie venivano
sottoposte a «carattade». Nell’ufficio delle Cazude, per citare un caso,
gli utili che passavano per cassa venivano cosı suddivisi: ai 3 scrivani il
3%, allo scontro, al quadernier e al coadiutor 1’8% a testa, ai 6 masseri
e fanti il 12%, al fiscal 1’1%, agli «scrivani di Ul.mi Dieci Savii» il 25%,
alla «scrivania Callegari» il 3% ; pertanto 1’83% della somma incassata
veniva distribuito fra i diversi ministri". An che su questa voce la
ritenuta fiscale avveniva all’atto del pagamento, da parte della cassa
stessa, al singolo ufficiale.
78 Una legge del 1633 disponeva per coloro «la tansa dei quali per utilitâ incerte, e
maggiore del salario, o delle provisioni, che ricevono nel medesimo ufficio, o camere, et
altri che ricevono semplicemente utilitâ, et non hanno salario o provisione», che dovessero
versare la tassa meşe per meşe, ivi, Senato, Terra, reg. 110, cc. 12v-14r, 16 luglio 1633.
79 ivi, Quarantia Criminal, bb. 237-241.
80 La nodaria al dazio del vino era stata giâ della famiglia Ottobon che la godeva in
virtû di una grazia concessa nel 1587 a Leonardo Ottobon, in seguito cancellier grande.
Nel 1633, esauritasi la grazia degli Ottobon posta «sulla testa» di due nipoti del cancellier
grande, la carica venne presa da Giovan Battista Gratarol, segretario del Senato, e passö
con una grazia di continuazione nel nome di Vicenzo, figlio di Venturin e nipote di
Giovan Battista.
220 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
81 Ibidem, b. 241, fasc. 2. I valori sono in ducati di conto e grossi (24 per ducato).
LA BUROCRAZIA INTERMEDIA 221
il/2) (1/2)
{utili «per cassa») 239:18 119:21 119:21
1567:12 1005:01 562:11
S’aggiungono le sudette
decime 84:06
Rendita intera 1651:18
Si bate dall’utile del principal
per le due decime a ducati 120
per una come nel catastico
...................................... d.ti 240
per soldi 6 per L...................... 72
312
per aggio ................................ 62:10
V.C. (valuta corrente) 374:10
374:10
Utile netto del principal 630:15
Ristretto Utile del principal 630:15
detto del sostituto 562:11
decime per cassa 84:06
decime del principal 374:10
1651:18
Non si calcola il sallario assegnato alla suddetta carica nel libro mare aile
Raggion Nuove alla Cassa de Sallariati in summa de d.ti 30 B.V. (cioe buona
valuta e quindi ducati 3 6 valuta corrente) quale per la fede del Gera del 11
marzo 1673 vengono trattenuti per limitatione.
altra imposta che gravava sulla carica. Gli Inquisitori non tennero
conto, in questa inchiesta, dell’«annata» forse perche considerata una
şorta di «prestito forzoso» accollato ai titolari degli uffici, dopo la
morte dei quali i familiari avrebbero goduto della carica per un
numero d’anni pari al numero di «annate» pagate; tuttavia l’«annata»,
che, come si e visto, ammontava al ricavo netto annuo dell’ufficio da
versare ogni quattro anni, gravava concretamente sui guadagni dei
titolari degli uffici; per questa nodaria e possibile ipotizzare una cifra
di 120 ducati in valuta corrente. In totale, quindi, la carica ricavava
ogni anno 1687 ducati e 18 grossi in valuta corrente, il 31,0% dei
quali andava allo stato per imposte, il 35,6% al titolare dell’ufficio e il
33,4% al sostituto che peraltro doveva prestare l’opera e sostenere le
spese per i coadiutori necessari.
Nella dichiarazione dei redditi d ’uffici goduti in virtü di grazia
effettuata dal Gratarol pochi mesi prima dell’inchiesta degli Inquisito-
ri, il titolare della «nodaria al datio del Vin» aveva denunciato un
reddito netto di ducati 530 che «un anno per l’altro restan alla Casa
Gratarola... da dividersi in dieci», una somma non di molto inferiore
a quella determinata poi dai magistrati82. 11 fatto che tra i titolari e
Francesco Zuccarini, che esercitava la carica, non esistesse alcuna
«affittatione» scritta aveva provocato reiterate intimazioni allo Zucca
rini a rivelare la veritâ, sembrando impossibile agli Inquisitori «che di
una carica cosı importante e di tanta rendita con tante conditioni» il
sostituto non avesse contratti d ’affitto o ricevute di pagamento83.
D ’altra parte era sia nell’interesse dei titolari cosı come dei sostituti
celare gli introiti reali, i primi per vedersi confermata la titolarietâ
dell’ufficio se la rendita non superava il valore indicato dalla grazia,
ed entrambi ovviamente per poter continuare a pagare imposte su
redditi sottostimati. Incarichi di tale livello erano inevitabilmente
occasione di maneggi ed ammanchi. Gli stessi Gratarol avevano
dovuto pagare migliaia di ducati «per l’omissioni commesse dal
sostituto Gatta» e una clausola del loro contratto «verbale» con lo
Zuccarini prevedeva che questi avrebbe dovuto «pagar del suo,
quando le contralettere non hanno li debiti registri, o non sono
per cassa che ammonta a 173 ducati e l i grossi, e due pernici in piu
come regalie.
La terza carica e di coadiutor all’Auditor Vecchio, il cui sostituto,
Camilin Pincio, ha con il Paulucci un tipo inusuale di accordo. Gli
utili, che sono solo incerti e consistono in «cittazioni, comandamenti,
copie et altri atti», vengono conservati in un sacchetto, dal quale si
prelevano i denari per pagare le decime e l’«annata», che il Paulucci
vuole perö «vadi a suo beneficio», vale a dire s’intenda pagata da lui.
11 restante viene diviso «in capo al meşe» fra principale e sostituto.
11 quarto ufficio e una scrivania alla Tana. II sostituto Bernardin
Bernardini paga al Paulucci ducati 160 netti di «decime, limitation e
ballottini» e regalie per quattro «panni» di zucchero all’anno. Tutti
gli utili della carica sono suoi, mentre e del principale l’onere
dell’«annata».
E impossibile in questo caso stabilire in quale percentuale la
rendita deli’ufficio venisse divisa tra titolare e sostituti, tuttavia i
calcoli degli Inquisitori - che valutarono al 5 - gli interessi sulle
somme «a goder» e 20 ducati il totale di tutte le regalie - portarono
ad individuare un reddito netto del Paulucci di 930 ducati e 23
grossi, ben 610 ducati oltre l’ammontare della grazia. Nella sua
dichiarazione il segretario aveva denunciato un reddito annuo lordo
di 600 ducati dal quale andavano sottratti 158 ducati annui di
«annata» e, prima di elencare le sfortune che avevano colpito la sua
famiglia, aveva concluso con un moto d ’orgoglio: «Doppo il corso di
tanti anni, e di tanti impieghi da noi tre predetti sempre prontamente
sostenuti, dirö con humiltâ, chiedendo riveratamente perdono, non
esser gran cosa, se servendo a Gran Principe da me sempre, si puö
dire, adorato, io godessi 500 ducati d ’affitti non perpetui ma termina-
bili, se non prima, con le nostre vite, facili e caduche»89. Dello stesso
avviso non furono perö gli Inquisitori che conclusero che con «esor-
bitante eccedenza» il Paulucci aveva ricavato «per tanti anni impor-
tantissima somma contro la mente Pubblica».
I casi appena riportati non evidenziano adeguatamente il tipo piü
comune di rapporto che intercorre tra titolare e principale, cosı come
emerge dall’inchiesta del 1673-74. Solitamente infatti il sostituto
90 lvi, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 38, cc. 63v-65r, 18 maggio 1632. 32.
91 lvi, Quarantia Criminal, b. 216.
226 BUROCRAZIA E BUROCRATI • CAPITOLO IV
fraudatori, la seconda che poteva avere dei risvolti positivi per il buon
funzionamento dell’amministrazione.
La lunga sequenza di leggi che, dal XV secolo, cercö di porre un
freno aile «manzarie ed estorsioni» degli ufficiali, individuö con
precisione che gli abusi avvenivano soprattutto mediante un’applica-
zione soggettiva e predatoria delle tariffe stabilite per i diversi atti
amministrativi, «facendosi (gli ufficiali) anco lecito senza tema della
Giustitia sotto nome di regalie, cortesie e buone mani di cavar
continuamente denari, e robbe, önde acciecati et corrotti trascuraro-
no poi il debito del loro carico»95. La giurisdizione circa le tariffe era
stata affidata alla magistratura dei Sindaci che aveva l’obbligo di
rivederle ogni dieci anni ma la tendenza ad evadere parametri di
questo tipo costituisce una delle costanti del comportamento burocra-
tico di tutta l’epoca moderna.
In secondo luogo i sostituti agivano in modo da incrementare
tutte le operazioni che potevano portar loro un introito diretto. Nel
corso di un’inquisizione dei Presidenti sulle cariche dell’ufficio della
Giustitia Nova un soprastante, dopo aver riferito i compiti della
«cerca» dell’ufficio, vale a dire della «ronda» che quotidianamente
ispezionava spacci di vino ed osterie alla ricerca di merci di contrab-
bando e violazioni doganali, riferî che «delle volte el nodaro cria con
la cerca e con el scrivan per che no i ghe porta processi, che el se
lamenta che el paga tanto fitto»96. Questo comportamento poteva
insomma avere dei risvolti positivi, stimolando i ministri ad una
maggiore solerzia, altre volte poteva comunque spingerli a procedere
ingiustificatamente contro singoli. Nel 1665 i Presidenti ricevettero
una circostanziata denuncia segreta contro i fratelli Bortolomeo e
Michele Campi, ministri del magistrato della Giustitia Vecchia, che
sovrintendeva le Arti, incolpati di far «nascere molte denuntie contro
le povere Arti per haver opportunitâ di formar processi, col mezzo
dei quali si provechiano grossi ma indebiti guadagni». Lo stile della
denuncia e il suo contenuto fanno supporre che essa provenisse dalla
potente lobby delle Arti, alla quale forse i Campi non erano graditi.
L’inquisizione durö tre anni, sollevö gli inquisiti dagli addebiti, non
Tabella IV. 10 - Decima attribuita a 404 uffici in quattro catastici diversi (solo
casi completi; valori in ducati «buona valuta»; tra parentesi i
valori indice)
A B C Totale
decima su decima su decima su
decima su emolumenti emolumenti B+C reddito
Anno salario per cassa incerti A+B+C
che sono disponibili solo per gli anni dopo il 1670. L’unica strada
percorribile e parsa quella delle stime dei redditi per fini fiscali, cosı
come compaiono sul «supercatastico». L’utilizzazione di tale strumen-
to per analizzare la dinamica salariale lascia certamente scoperto il
fianco a numerose critiche, ciononostante, trattandosi dell’unica fonte
disponibile, e sembrato comunque utile raccogliere alcuni dati101.
Alcuni elementi emergono con evidenza dalla tabella IV. 10, altri
necessitano di considerazioni piü complesse. Un fatto certo e che, al
pari di quanto e stato considerato per Milano e Napoli, il salario
corrisposto dallo stato agli ufficiali non registrö, nel XVII secolo,
incrementi considerevoli102. Un ulteriore aspetto che si delinea con
sufficiente chiarezza e che ad una prima fase seicentesca di crescita
dei proventi degli ufficiali segu'ı una seconda fase - tra il 1660 e il
1731 - di stagnazione, se non addirittura di decremento, degli stessi.
Nel considerare questo fenomeno, perö, bisogna tener conto del fatto
che le cifre totali indicate nelTultima colonna possono sovrapporre ad
una crescita reale dei salari un aumento della capacitâ di controllo da
parte dell’amministrazione fiscale, amplificando cosı il fenomeno. Le
stime di decima del 1660, ad esempio, per molti uffici furono oggetto
di revisioni negli anni ’70, quindi e possibile ipotizzare che il conside-
revole aumento dell’imposta attribuita tra 1641 e 1660 sia dovuto non
101 Sono stati raccolti i dati per 404 uffici considerando quelli per i quali si avevano
cifre di decima in tutti e quattro i catastici, tralasciando qualsiasi caso incerto.
102 C habod, Stipendi nominali cit., pp. 195-196. M antelli, II pubblico impiego cit.,
p. 46.
230 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
Di una vendita consistente di uffici pubblici si era parlato in Maggior Consiglio dopo
Lepanto per far fronte aile ingenti spese, cfr. infra, p. 245.
105 Ibidem, legge Senato 8 aprile 1625.
106 Nel marzo 1628, riferendosi alla legge del!aprile 1625, il Senato notava «non si
vede quella esecutione... nel notificare a loro offitio le vacanze di quelle fanterie...». In
pratica vennero venduti pocbi di questi uffici perche con difficoltâ gli ufficiali ne
segnalavano le vacanze, ibidem, legge Senato 18 marzo 1628; giâ nel 1632, infatti, si
disponeva che le fanterie vacanti fossero distribuite dai magistrati, ivi, Maggior Consiglio,
Deliberazioni, reg. 38, cc. 63v-65r, 18 maggio 1632.
10' La legge passö in Senato il 25 e 28 giugno 1636 e fu approvata in Maggior
Consiglio il primo luglio, ibidem, cc. 172r-174r.
108 İvi, Senato, Terra, filza 671, Scrittura dei Presidenti sopra l’Esazion del Denaro
Pubblico del 15 gennaio 1660 aüegata alla parte del Senato del 28 gennaio 1660.
232 BUROCRÂZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
109 Ivi, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 40, cc. 39r-40v, 2 ottobre 1648.
110 Ibidem, cc. 80r-81r, 13 febbraio 1650.
111 Nel 1665 venne stabilito un fabbisogno annuo di 3500 ducati, ivi, Senato, Terra,
reg. 169, cc. 326v-327r, 28 febbraio 1665. Nel 1673 gli introiti pagati ai compratori
raggiunsero la somma di 5.000 ducati, ibidem, reg. 187, cc. 30r-31r, 15 settembre 1673.
112 Ivi, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 40, cc. 103r-104r, 3 maggio 1651; la
legge che proroga la vendita fino alla fine della guerra e in ibidem, cc. 121v-122r, 28
gennaio 1652.
LA BUROCRAZIA INTERMEDIA 233
113 İbidem, reg. 41, cc. 65r-66v, 21 luglio 1660, dove si prospetta la vendita «in
feudo».
113 II 30 marzo 1661 si decise che gli uffici dovessero essere venduti «liberi et in
perpetuo ad intiera et absoluta dispositione de compratori». II 7 ottobre 1662 la vendita
risultava «in ritardo», il 3 febbraio 1664 il Senato invitava i Presidenti sopra Uffici a
pubblicarne i proclami relativi ma evidentemente la vendita procedette a rilento. II 5
ottobre 1685 il Senato decise di indagare sulla «vendita dei cento officii da piü decreti
prescritta, ma che restö poi, come s’intende arenata»; ivi, Quarantia Criminal, b. 244,
Capitolare I, leggi Senato 30 marzo 1661 e 3 febbraio 1663; ivi, Senato, Terra, reg. 164, cc.
230v-231v, 24 maggio 1662, reg. 211, cc. 13v-15v, 5 ottobre 1685. Si hanno notizie sicure
solo su sette uffici che furono venduti «in perpetuo» tra 1663 e 1666: «nodaro aile Legne»
venduto per 9.500 ducati, «nodaro ai Consoli di mercanti». per 4.000 ducati valuta
corrente, «cogitor al Proprio» per 4.050, altro «cogitor al Proprio» per 4.250, «scrivan
all’Uscida» per 4.750, «vice collateral di Padova» per 15.000 ducati valuta corrente e
«cogitor prefettizio» della stessa cittâ per 4.000 ducati. Una relazione del 1699, perö
sosteneva che a fronte di un ricavo di 45.550 ducati, le sette cariche erano State vendute
con una «lesione» di 45.461 ducati, vale a dire con un vantaggio da parte degli acquirenti,
calcolato su un rapporto tra reddito annuo del!ufficio e suo prezzo pari ad 1/5,
equivalente alla spesa sostenuta, ivi, Quarantia Criminal, b. 421, fasc. 6.
115 İvi, Senato, Terra, reg. 162, cc. 142r-143r, 9 aprile 1661.
116 Cosî riferisce una Scrittura dei Presidenti sopra Uffici, allegata alla parte del Senato
5 aprile 1674 in ibidem, filza 887, dove si denuncia la frode dei compratori dopo il 1648
che colludevano con gli eletti lasciandoli in carica altri 4 anni «contenti» degli interessi.
117 II 22 settembre 1661 i Presidenti sopra Uffici emettevano una disposizione di
questo tono: «Noi Andrea Falier, Marin Balbi e Lunardo Mocenigo havendo havuto sotto
l’occhio questo gravissimo negotio per l’esperienza passata in detta carica, habbiamo
stimato molto conveniente, e necessario di proveder che non succeda tali inconvenienti,
234 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
che sia eletto alcun presidente sopra li officii che possi haver alcun interesse in essi», ivi,
Quarantia Criminal, b. 244, Capitolare I, sub data. II 21 febbraio 1663 venne destituito
dalla carica il Presidente Zuane Valier perche il fratello Marin possedeva uffici acquistati
al pubblico incanto, ibidem, sub data.
118 ibidem, b. 233, fasc. 43.
LA BUROCRAZIA INTERMEDIA 235
119 Ivi, Senato, Terra, reg. 165, cc. 80v-82v, 7 ottobre 1662.
120 Ivi, Quarantia Criminal, b. 244, Capitolare I, legge Presidenti sopra Uffici 18
maggio 1678.
121 Ivi, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 42, cc. 76v-78r, 1 gennaio 1673. II
«Catastico dei 100 uffici» e in im, Quarantia Criminal, b. 442. Una Scrittura dei Presidenti
sopra Uffici del novembre 1688, allegata alla parte Senato 16 dicembre 1688, ivi, Senato,
Terra, filza 1101, riporta dal 1680 al 1688 almeno 24 casi di evasione al metodo delle
«grazie dei 100 uffici» e alcuni metodi con cui lo spirito della legge veniva aggirato: piû
fratelü ricevevano grazie diverse; alcune grazie erano superiori ai 150 ducati annui e
consentivano di investire due e piû uffici; il divieto della continuazione delle grazie era
scavalcato nel caso in cui la grazia era concessa a piû fratelü «con reciproco godimento,
che fa lo stesso effetto di continuatione».
La creazione di questo numero di uffici riservato alla distribuzione per grazia e stata
interpretata come un atto di liberalitâ a fini assistenziali delle autoritâ, in realtâ si trattö di
un restringimento di questo metodo di assegnazione, cfr. A. Stella, Grazie, pensioni ed
elemosine sotto la Repubblica Veneta, in Monografie edite in onore di Fabio Besta, II,
Milano 1912, pp. 715-785.
122 ASV, Senato, Terra, reg. 167, cc. 292r-293v, 13 febbraio 1664; reg. 193, cc.
128v-129r, 28 novembre 1676.
236 BUROCRAZIA E BUROCRATI • CAPITOLO IV
vendite di uffici di reddito inferiore ai 100 ducati annui anche ad un rapporto reddito
annuale/prezzo di vendita superiore a 1:5.
128 Ibidem, reg. 258, cc. 202r-v, 21 dicembre 1709 e cc. 312r-315r, 22 febbraio 1710.
Per le vendite settecentesche cfr. Mousnier, Le trafic, p. 394.
129 ASV, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 31, cc. 158r-159r, 31 agosto 1586 e
proclama relativo pubblicato il 10 settembre seguente. L’approvazione avveniva con i 2/3
del consiglio, ivi, Quarantia Criminal, legge Quarantia Criminal 25 agosto 1642.
238 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
134 A questo riguardo e utile precisare che rimane una massa molto cospiscua di
materiale relativo aile vendite d’uffici. Sono conservate, ad esempio, migliaia di polizze
d’incanto, ordinate cronologicamente, probabilmente l’intera serie completa, ivi, Deputati
e Aggiunti all’Esazione del Denaro Pubblico e Presidenti aile Vendite, bb. 70-125. Da questi
documenti si potrebbero trarre informazioni interessanti sulle modalitâ di svolgimento
delle vendite; tuttavia, poiche gli acquisti avvenivano spesso tramite intermediari e
comunque l’acquirente non era quasi mai l’intestatario dell’ufficio, in relazione ai fini di
questo lavoro si e preferito non utilizzare questa fonte dal punto di vista quantitativo.
240 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
Tabella IV. 11 - Ordine sociale dei titolari d’uffici «distribuiti dalla Quarantia»
in tre momenti diversi (39 casi completi su 176 in osservazio-
ne; valori percentuali)
* di cui:
cittadini 56,4 28,1 12,9
cittadini «di cancelleria» 23,0 12,9 0
135 Ivi, Quarantia Criminal, b. 442. Dei 24 uffici concessi al di fuori della legge 1
gennaio 1673, cfr. supya n. 121, 16 furono assegnati a nobili.
LA BUROCRAZIA INTERMEDIA 241
136 Ivi, Senato, Terra, filza 1101, Scrittura dei Presidenti sopra Uffici ailegata a parte del
Senato 16 dicembre 1688.
137 C habod, Stipendi nominali, p. 249.
138 ASV, Senato, Terra, filza 671, Scrittura dei Presidenti all’esazion del Denaro
Pubblico allegata a parte del Senato 28 gennaio 1660.
242 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
a 124 ,
---- 2Q ^ 3
X = ---- — ---- = ^ , dove «a» e l’importo della doppia decima.
143 Agostino Valier, Dell’utilitâ ehe si puö ritrarre dalle cose operate dai Veneziani
libri XIV, Padova 1787, pp. 382-384; il dibattito e citato da Cozzı, Cultura politica cit., p.
277.
246 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO IV
capitale lagunare sconfitta dopo una guerra avvertita dai suoi governan-
ti come un interrotto scontro per la propria soprawivenza, mentre
l’opinione pubblica europea stupiva di fronte alla forza di resistenza
umana e materiale della repubblica di San Marco. Impressionante il
costo finanziario ed economico del conflitto: una spesa militare
calcolata attorno ai 125-150 milioni di ducati per far fronte alla quale si
pose mano alla vendita fra 1646 e 1727 dei beni comunali, a quella fra
1636 e 1709 della grande maggioranza degli uffici statali, del titolo
nobiliare e di quello di procuratore di San Marco; vennero istituite,
aggiunte o rese ordinarie numerose gravezze, si sospese fra 1648 e 1666
la convertibilitâ del Banco Giro e dal 1672 al 1716 la coniazione di
zecchini, per lunghi anni il giâ provato settore mercantile soffrı i danni
della paralisi di una delle rotte portanti del commercio veneziano18.
18 Ibidetn, p. 6.
19 J. Burckhardt, La civiltâ del Rinascimento in ltalia, Firenze 1955, p. 61.
256 BUROCRAZLA E BUROCRATI - CAPITOLO V
28 Ibidem.
CITTADINI E PATRIZI TRA ’6 E 700 259
costumi e per fortune, usa il Governo di avvilirle; e per far ciö adopera uno
stratagemma che sembra difesa ed e oppressione. E statuito per legge che
nessuno possa pretendere d’essere ammesso alla cittadinanza se egli, suo
padre, ed il di lui avo non sieno nati in Venezia, senza aver avuto alcun
esercizio meccanico. Pare a principio che questa legge custodisca la ragione
della civiltâ, ma in effetto apre l’adito a ciascheduno per quanto si voglia
plebeo ed anche forastiero di farsi in tre etâ cittadino, pari in diritto agli
antichi.
Un altro mezzo d’avvilirla e il seguente. Ha il privilegio della Cancelleria
ducale quel fanciullo che nella vacanza del Doge estrae gli elettori. Questo
fanciullo viene prescelto dal piu giovane de’ Consiglieri e per ordinario e
figlio di qualche suo famigliare, e tale che non appartiene il piü delle volte
alla cittadinanza. Chiamato ballottino del doge resta impiegato nella Cancel
leria Ducale, e progredisce nella segretaria, sicche talvolta arriva ad essere
Segretario degli Inquisitori, come si e verificato in Angelo Nicolosi (p. 166).
Infine, dâ la repubblica ai suoi segretari «considerabili emolumen-
ti, ma anche ad essi in modo che non sieno mai sicuri della perpetui-
tâ. La soggezione grandissima che aveano pero una volta e oggi
dimessa non per cortesia ma per politica», e si osserva come, se fosse
attuata la legge che imponeva le «riballottationi» annuali dei segretari,
molti verrebbero scartati per insufficienza (p. 172).
Non e certo una coincidenza che in tutti questi passi si parli dei
cittadini solo per denunciare la loro superbia, il loro voler essere
«condizion di persone che si pretende vicina alla nobiltâ», sottoli-
neando le misure che vengono attuate - o che solo si immagina,
auspicandole, vengano intraprese - per «avvilirli» e per ricordare loro
«di esser nati per servire». La Relazione offre insomma una dimostra-
zione forse a tinte un po’ cariche ma certamente verosimile del
sentimento che la nobiltâ minöre, specialmente delle case «vecchie»,
nutriva nei confronti dei cittadini, un sentimento forse inasprito dalla
considerazione che politicamente ed economicamente i «grandi», la
nobiltâ maggiore, prendevano lentamente ma inesorabilmente posses-
so dello stato.
Significativa, pur con la prudenza necessaria nel trarre un indizio
dal silenzio, e la mancanza di ogni riferimento al potere «extra-costi-
tuzionale» dei segretari, massime quelli dei Dieci, un argomento che
aveva invece contraddistinto l’azione politica di Renier Zeno in occa-
sione della correzione dei Dieci del 1628, con la quale la Relazione ha
molti accenni in comune. Forse l’anonimo relatore non voleva ricono-
scere quella posizione privilegiata concessa ad individui di stato
264 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO V
nella piü varia diversitâ dei punti di partenza e nella difformitâ delle
tesi sostenute, la comune propensione - determinata proprio dall’idea
che il segreto della fama di Venezia fosse celato ad uno sguardo
superficiale - ad analizzare in modo «funzionalistico» la prassi politi-
ca e la realtâ sociale della Serenissima. Alcune di queste öpere
contengono osservazioni sull’ordine dei cittadini, qualcuna singolar-
mente acuta, altre manifestamente superficiali; tutte, comunque, con-
sentono di allargare la visione sul ceto cittadinesco del secondo ’600.
La cosa che sopr’ogni altra colpiva l’immaginazione dei visitatori
stranieri a Venezia riguardo ai cittadini era senza dubbio il fatto che
indossassero pubblicamente la stessa lunga veste nera dei patrizi. E
impossibile distinguerli, annotava l’ambasciatore francese La Haye nel
suo La politique çivile et militaire des Venitiens, se non per lo sguardo
piû sottomesso dei cittadini:
ils vont vestus de la mesme façon, et n’ont rien plus les uns que les autres. II
est vray que quand on a pratique la Noblesse, et qu’on connoist l’esprit et la
genie qui les possede, on en fait aisement le discernement. Les Citadins
n’ont pas la teste si elevee, ny le front si decouvert; leur contenance n’est pas
si libre, ils ont la veu'i un peu plus basse, et saluent avec plus de somission40.
Raulich , Una relazione del marchese di Bedmar sui Veneziani, in «Archivio veneto»,
nuova serie, 16 (1898), pp. 5-32.
■,0 A Paris 1668, p. 53
266 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO V
41 Ibidem.
42 In Colonia, Appresso Pietro del Martello, 1672, pp. 26-27. La prima edizione di
quest’opera era veneziana e risaliva al 1670 con il titolo Discorso Aristocratico sopra il
Governo de’ Signori Verıetiani come si portano con Dio, con Sudditi, e con Prencipi, cfr. M.
Zanetto, Encomi, sotterfugi, silenzi. Un discorso aristocratico nella Venezia del secondo
Seicento, in «Studi Veneziani», 14 (1987), pp. 323-341.
43 La H aye, La politique cit., p. 53.
44 Relatione cit., p. 27.
45 Saint D idier , La ville cit., p. 151.
CITTADINI E PATRIZI TRA '6 E 700 267
46 Ibidem, p. 153. Sulla descrizione del Saint Didier cfr. U. Tuccı, Vita economica a
Venezia nel primo ’600, relazione a Galileo e la cultura veneziana, convegno di studio
presso l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Venezia 18-20 giugno 1992.
47 Op. cit. La smania di caricare l’atteggiamento «mercantile» della classe politica
veneziana porta Amelot ad affermare che per sostenere le spese di guerra «Le Senat vend
pareillement la Cittadinanza, c’est a dire, la bourgeoisie aux etrangers», pp. 121-122, cosa
assolutamente falsa se si considera per cittadinanza quella originaria e accusa abbastanza
interessante, sebbene da fonte sospetta, se riferentesi ad espisodi di corruzione per
ottenere la cittadinanza «per privilegio».
268 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO V
marier avantageusement, n’y aiant point de riche Citadin qui ne soit tres-aise
de s’aillier avec un Noble Venitien, veu qu’il en revient de l’honneur et de la
protection â toute sa famille.
dipendeva dal loro stato sociale, cosı come questo non dipendeva da
quella. La via che dalla ricchezza conduceva al titolo nobiliare rimase
aperta a Venezia solo fra 1646 e 1718 quando 127 case furono
ammesse a sedere in Maggior Consiglio dietro l’esborso di una forte
somma, 100.000 ducati, altrimenti la nobiltâ rimase un titolo trasmis-
sibile solo di padre in figlio. E pur vero che dalla possibilitâ di sedere
in Maggior Consiglio e di esercitare un ruolo esecutivo nel governo
dello stato provenivano diversi vantaggi, a volte cospicui, per la
propria attivitâ economica, pero ciö non significava che l’essere nobile
consentisse a tutti di diventare ricchi, o anche solo benestanti, ne
sono la riprova la gran massa di nobili poveri che sempre piü dal
secondo ’500 assiepö i banchi delle assemblee patrizie e le sempre piü
profonde divisioni all’interno del corpo nobiliare causate dalle dispa-
ritâ finanziarie.
Le differenze di tipo economico potevano essere considerevoli
anche tra i cittadini originari; venticinque di loro, come vedremo,
poterono disporre dal 1646 della cifra che consentiva di essere
aggregati alla nobiltâ mentre un numero certamente maggiore versava
in condizioni decisamente peggiori. Si pensi all’attenzione che le leggi
che riservarono ai cittadini alcuni settori delTamministrazione statale
riposero nel distribuire i posti pubblici tra un numero il piü possibile
allargato di cittadini di cui non si tacevano le condizioni non certo
fiorenti56, oppure si tenga presente quanto e apparso nel settore degli
uffici di Quarantia, dove numerosi uffici non garantivano un salario ai
limiti della sussistenza.
La stratificazione economica tagliava dunque orizzontalmente la
societâ veneziana ed intersecava le suddivisioni verticali a carattere
giuridico o relative al diverso grado di partecipazione all’esercizio dei
poteri pubblici. Poche cose a riguardo cambiarono nel secondo ’600
rispetto al secolo precedente. Se si considera ad esempio come
categoria d ’analisi della ripartizione sociale il potere, non v’e dubbio
che la societâ veneziana lungo il mezzo millennio della repubblica
aristocratica rimase nettamente divisa fra nobili e resto della popola-
zione; il fatto che sia il filone mitografico cinquecentesco, sia gli
57 Sul sistema fiscale veneto cfr. M. K napton , II fisco nello Stato veneziano di
Terraferma tra ’300 e ’500 e G. G ullino , Considerazioni sull’evoluzione del sistema fiscale
veneto tra il X VI e il XVIII secolo, entrambi in G. Borelli-P. L anaro-F. Vecchiato (a
cura di), II sistema fiscale veneto. Problemi e aspetti: XV-XVIII secolo, Verona 1982, pp.
15-57, 59-91; P ezzolo , L'oro dello Stato cit..
58 M uazzo, Historia cit., pp. 87-88. Sul Muazzo, nato a Candia nel 1621 e impiegato
per 47 anni delle Quarantie, cfr. A. L ombardo, Storia e ordinamenti delle magistrature
veneziane in un manoseritto inedito del sec. XVII, in Studi in onore di Riccardo Pilangieri,
Napoli 1959, II, pp. 619-688, ehe riporta in calce il primo capitolo delVHistoria', M.
F oscarini, Della letteratura veneziana ed altri şeritti intorno ad essa, Venezia 1854, p. 352,
n. 3; C icogna , Delle inserizioni veneziane cit., II, pp. 390-394. Nessuno di questi autori
CITTADINI E PATRIZI TRA ’6 E 700 273
avanza una datazione dell’opera, certamente composta dopo il 1 gennaio 1673 perche si
accenna alla legge delle «cento grazie».
59 M ousnier, Le gerarchie sociali cit., p. 7.
60 E il titolo del V capitolo di E . M u ir , ll rituale civico a Venezia nel Rinascimento,
Roma 1984. Cfr. anche Casini, Realtâ e simboli cit., pp. 242 e sgg.
274 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO V
töre del malcontento degli altri ceti nei confronti del patriziato.
Piü complessa, ma sulla stessa linea interpretativa, e la risposta al
secondo interrogativo. L’idea che veniva trasmessa era che Venezia, la
cittâ originariamente libera e sovrana, non consistesse tanto nella sua
popolazione, nella sua multiforme realtâ sociale, quanto nella repub-
blica, nello stato, nella sua architettura istituzionale esplicitata dall’ar-
ticolazione della sua burocrazia. Disporre i differenti ceti secondo la
reale gerarchia sociale avrebbe quindi significato spostare quest’im-
magine simbolica chiaramente funzionale alla conservazione della
primazia aristocratica.
In secondo luogo disporre i diversi ceti secondo il loro effettivo
ruolo sociale e non, come avveniva, secondo la loro posizione all’in-
terno dell’amministrazione, sarebbe equivalso, per la particolare fun-
zione della ritualitâ pubblica, a riconoscere apertamente l’esistenza di
piû ordini sociali e in particolare di un «secondo ordine» dopo la
nobiltâ. Anche la «processione ducale» rientrava in quell’atteggiamen-
to, preciso e continuativo a tal punto da poter esser definito un
progetto politico, per cui la classe dirigente patrizia pur avendo dato
vita ad un ben definito ordine sociale con funzioni eminentemente
burocratiche evitö, almeno fino al 1720, di sancirne in maniera
positiva l’esistenza. Le spie di tale progetto sono emerse a piû riprese
nel corso della ricerca: la mancanza di una disposizione legislativa,
fino al 1720, che dichiarasse compiutamente in che cosa consistesse lo
status di cittadino originario, definito unicamente da una serie di
norme che elencavano i requisiti necessari agli originari per ricevere
questo o quel posto pubblico; la scelta di non nominare l’ordine
cittadinesco in norme che püre richiedevano gli stessi requisiti di
civiltâ ed onorevolezza della cittadinanza, come le leggi che regolava-
no i matrimoni dei nobili con donne non patrizie o la legge del 1646
per l’aggregazione al patriziato; la stessa originale struttura dei censi-
menti dove si evitava di utilizzare a fini statistici la comoda stratifica-
zione sociale esistente, utilizzando invece una suddivisione a carattere
esclusivamente professionale; anche il fatto che la prerogativa patrizia
di coprire tutte le cariche di governo, come «scoprı» il Giannotti, non
venne mai dichiarata per statuto aveva la stessa funzione di non
creare una legge, un ordinamento positivo che avrebbe potuto dar
adito a rivendicazioni.
Questo non significa certamente che non fosse unanimamente
276 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO V
63 BNM, Mss. Italiani, cl. VII, 2226 (9205), Distintioni segrete che corrono tra le
casate Nobili di Venezia, c. 44v. Del testo esistono due redazioni, questa e del 1675-76. Per
D el N egro , Forme e istituzioni cit., p. 414, la paternitâ di questo scritto puo essere
ragionevolmente individuata nell’autore della relazione pseudotorriana.
64 BMCC, Mss. P.D., 613 c/IV, Origine delle Famiglie Aggregate Per L ’Offerte Nella
Guerra Di Candia nel 1646, c. 14r.
65 ASV, Avogaria di Comun, b. 366, fasc. 94.
278 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO V
72 Amelot de la Houssaie, Histoire cit., p. 43. Per i nobili, alla base dei legami con
donne di ceto inferiore vi erano invece spesso motivi economici: da una «Notta di
GentiHıuornini li quali hanno preso per mogli cittadine, ö altre persone inferiori dall’anno
1600 fino al giorno presente» di Giovanni di Pietro Foscarini su cui sono elencati 192
matrimoni, risulta che ben 46 d’essi erano con vedove che quindi, presumibilmente,
disponevano di una buona condizione economica; BNM, Mss. Italiani, cl. VII, 90 (8029).
73 BNM, Mss. Italiani, cl. VII, 27 (7761), cc. 97r-103r. Lo seritto e diviso in due
parti: «Delli gentilhuomini del secondo ordine di Venetia», e «Dell’origine dell’ordine
cittadinesco», si interrompe senza conclusione e sembra dovesse essere, o essere previsto,
molto piü lungo. Una copia del testo e contenuta in BMCC, Mss. Cicogna, 2156, Cronica
di Yamiglie Cittadine Originarie Venete, cc. 127r-138r, traseritto nel 1786 da un originale
composto a piü mani.
CITTADINI E PATRIZI TRA ’6 E 700 281
scritti del Milledonne piü volte citati, tutti comunque utili per cogliere i valori e la
mentalitâ dell’ordine.
77 BNM, Mss. Italiani, cl. VII, 341 (8623). Cos'ı la intitola P. e G. Z orzanello (a
cura di), Inventari dei manoscritti delle bibliotecbe d’Italia. Vol. LXXI. Venezia = Marda
na. Mss. italiani = Classe VII (ntı. 1 = 500), Firenze 1956, pp. 108-109. Questo testo
venne composto certamente dopo il 1725 e probabilmente attorno alla meta del secolo.
78 BNM, Mss. Italiani, cl. VII, 341 (8623), c. 3v.
CITTADINI E PATRIZI TRA ’6 E 700 283
glio, ııondimeno (questo non) ... apporta pregiudicio alcuno alla nobiltâ di
Cittadini»'9,
sia con riferimento diretto alla nobiltâ di terraferma:
91 Ibidem, p. 841.
CITTADINI E PATRIZI TRA ’6 E 700 287
102 Cozzı, La giustizia e la politica cit., p. 188. Sulle importanti figüre di cittadini-
burocrati che nel ’700 attuarono riforme amministrative cfr. G. Scarabello, II Settecento,
in C ozzi -Knapton -Scarabello, La Repubblica cit., pp. 598-601 e passim. Sono tuttavia
assai scarne le notizie sul ceto cittadinesco nel XVIII secolo, cfr. J. G eorgelin , Yenise au
siecle des lumieres, Paris-La Haye 1978, pp. 667-669; A. T iron e , I residenti veneti e il
riformismo in Lombardia, in «Studi Veneziani», 8 (1966), pp. 481-492; M. Berengo ,
La societâ veneta alla fine del Settecento. Ricerche storiche, Firenze 1956, pp. 1-11, e p.
10 n. 1; İ dem , II problema politico e sociale di Venezia, in Brança, Storia della
292 BUROCRAZIA E BUROCRATI - CAPITOLO V
1569 46 4 1609 6 0
1570 22 2 1610 11 1
1571 15 9 1611 29 10
1572 17 4 1612 14 5
1573 39 7 1613 15 8
1574 2 3 1614 12 5
1575 4 3 1615 15 6
1576 27 24 1616 38 1
1577 24 13 1617 10 9
1578 17 3 1618 32 3
1579 6 4 1619 34 14
1580 32 2 1620 16 4
1581 12 10 1621 6 2
1582 9 9 1622 13 4
1583 22 6 1623 41 6
1584 29 8 1624 25 9
1585 15 8 1625 8 4
1586 18 4 1626 21 5 3
1587 11 15 1627 30 8 4
1588 22 2 1628 11 7 0
1589 14 17 1629 26 12 0
1590 26 4 1630 30 8 0
1591 12 0 1631 67 15 0
1592 25 1 1632 48 17 0
1593 4 4 1633 28 16 0
1594 21 1 1634 18 8 3
1595 6 0 1635 23 12 0
1596 8 0 1636 26 6 3
segue
296 APPENDICE
1597 21 3 1637 27 2 3
1598 8 1 1638 10 2 1
1599 9 5 1639 10 3 0
1600 6 5 1640 17 1 3
1601 15 0 1641 22 2 0
1602 12 2 1642 27 6 0
1603 12 0 1643 11 4 0
1604 12 0 1644 28 5 4
1605 15 0 1645 8 8 0
1606 29 1 1646 9 5 0
1607 32 0 1647 4 8 0
1608 15 0 1648 14 4 0
1649 22 4 0 1689 12 5 0
1650 7 4 0 1690 23 0 5
1651 20 6 2 1691 18 0 0
1652 25 2 5 1692 35 0 2
1653 15 6 4 1693 14 0 3
1654 14 1 1 1694 15 3 5
1655 40 4 0 1695 14 3 0
1656 7 3 0 1696 12 4 0
1657 19 6 2 1697 17 0 1
1658 16 5 2 1698 10 0 3
1659 12 0 0 1699 38 0 4
1660 7 2 0 1700 11 8 0
1661 19 0 0 1701 21 1 2
1662 25 5 9 1702 24 3 4
1663 20 8 1 1703 4 2 0
1664 22 2 0 1704 14 0 1
1665 14 4 0 1705 15 0 2
1666 19 0 1 1706 9 0 0
1667 18 1 0 1707 19 0 2
1668 5 3 1 1708 21 2 11
1669 12 0 0 1709 13 0 7
1670 14 9 0 1710 22 1 5
1671 29 9 10 1711 11 0 0
1672 13 3 0 1712 10 0 0
1673 10 1 0 1713 22 0 6
1674 16 0 8 1714 9 0 1
1675 6 1 0 1715 18 1 7
1676 15 10 5 1716 16 0 4
1677 17 0 1 1717 17 1 1
1678 4 6 0 1718 31 0 11
1679 28 5 5 1719 15 5 0
segue
APPENDICE 297
1680 6 3 0 1720 7
1681 17 0 6 1721 23
1682 12 0 0 1722 18
1683 10 0 0 1723 17
1684 23 2 4 1724 20
1685 27 1 0 1725 18
1686 19 2 12 1726 10
1687 11 1 2 1727 8
1688 19 6 4 1728 15
1729 27 1763 19
1730 27 1764 8
1731 15 1765 19
1732 9 1766 29
1733 11 1767 18
1734 13 1768 12
1735 1 1769 27
1736 2 1770 19
1737 14 1771 14
1738 11 1772 15
1739 0 1773 33
1740 6 1774 25
1741 10 1775 24
1742 23 1776 14
1743 13 1777 18
1744 0 1778 15
1745 1 1779 27
1746 8 1780 13
1747 5 1781 19
1748 0 1782 8
1749 17 1783 5
1750 10 1784 8
1751 9 1785 2
1752 7 1786 13
1753 13 1787 14
1754 10 1788 37
1755 34 1789 43
1756 9 1790 24
1757 7 1791 31
1758 11 1792 15
1759 18 1793 14
1760 3 1794 31
1761 10 1795 39
1762 4 1796 17
298 APPENDICE
Fonti
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Opinione falsamente ascritta al padre paolo Servita, come debba governarsi
internamente, ed esternamente la Republica Veneziana per haver perpetuo
Dominio. Con la quale si ponderano anco gli interessi di tutti i Prencipi,
In Venetia 1685.
BIBLIOGRAFIA 311
VOLÜME XXXI
Fasc. I: E rminio T roilo , Ricostruzione e interpretazione delpensiero filosofico
di Leonardo da Vinci, Venezia 1954, pp. XI, 204. L. 30.000
Attraverso lo studio deiframmenti deli'opera di Leonardo da Vinci, l ’A utore si propone di
ricostruire e di raccoglierne le vedute generali sutt’universo. Con grande scrupolo Erminio
Troilo inquadra ogni frammento nel clima dottrinale e spirituale del tempo ed abbonda in
richiami storici ed analisi critiche in una specie di ampio commentario, in ordine a
posizioni o contrastanti con quelle vinciane, o che di queste stesse sono lo sviluppo ideale e
storico.
Fasc. II: Luigi P olacco , Cronologia delportico presso l’Odeo di Erode Attico e
i «porticus eumenicae», Venezia 1954, pp. 54 e tavv. VI. L. 24.000
Luigi Polacco, in contrasto con l’opinione corrente che riteneva il grande portico, che si
estende ai piedi delTAcropoli di Atene fra il teatro di Dionisio e l’Odeo di Erode Attico,
opera voluta dal re di Pergamo Eumene II, dimostra, sulla base di argomenti tecnici
formali e topografici, che portico e odeo appartengono ad un unico programma e percid
sono contemporanei, anche se nella pratica realizzazione di cantiere il portico puö essere
stato costruito dopo l ’odeo.
VOLÜME XXXIII
V O L Ü M E X X X IV
VOLÜME XXXV
Fasc. I: C amillo Boselli, Nuove fonti per la storla dell’arte. L ’archivio dei
conti Gambara presso la Civica Biblioteca Queriniana di Brescia: I. II carteggio,
Venezia 1971, pp. 138. L. 30.000
I documenti riportati da Camillo Boselli, che riguardano un arco di tempo che dal
Quattrocento arriva alla fine del Settecento, si riferiscono a numerosi artisti lombardi,
veneti, emiliani e romani che hanno lavorato per i Gambara, una delle famiglie piü
cospicue di Brescia, offrendo un lavoro del piü grande interesse nel campo della storia
dell’arte, particolarmente quella veneta.
Fasc. II: P aolo Z olli, L'influsso francese sul veneziano del XVIII secolo,
Venezia 1971, pp. 246. L. 36.000
La monografia di Paolo Zolli esamina sistematicamente, con spogli ampi e con grande
334 MEMORIE
Fasc. III: M aria L uisa M artini , L ‘'elaborazione delle poesie del Fogazzaro,
Venezia 1971, pp. 94. L. 24.000
Saggio di critica stilistica acuto e preciso, fondato su materiale documentario ingente,
importante e di prima mano: si tratta del poemetto Miranda e di alquante liriche del
Fogazzaro, nelle molteplici loro stesure autografe. L ’Autrice arriva ad un approfondimen-
to della poetica del Fogazzaro e non soltanto nei confronti della poesia in senso stretto ma
anche di tutta la produzione dello scrittore.
VOLÜME XXXVI
Fasc. III: F ranco P iva, Cıdtura francese e censura a Venezia nel secondo
Settecento. (Ricerche storico-bihliografiche), Venezia 1973, pp. 222 e tavv. II.
L. 36.000
Lavoro induhbiamente interessante e assai utile per i dati che offre su un settore che era
stato oggetto sinora di scorse piuttosto frettolose e per le prospettive che apre.
MEMORIE 335
VOLÜME XXXVII
Fasc. II: F ranco C revatin , II mondo del lavoro in etâ micenea neisuoi riflessi
linguistici, Venezia 1978, pp. VI-263. L. 36.000
Franco Crevatin affronta in maniera organica la ripartizione delle funzioni nella societâ
micenea sulla base dei dati forniti dalle tavolette in Lineare B, prefiggendosi lo scopo da
una parte del recupero della terminologia tecnica e professionale e dall’altra dell’inseri-
mento dei dati riuniti in una prospettiva storica.
VOLÜME XXXVIII
VOLÜME XXXIX
cultura artistica del suo tempo, caratterizzato dalla conquista dello spazio albertiano, ma
anche di dimostrare come l ’artista evocando alcuni momenti della Legenda Sanctorum di
Jacopo da Varagine abbia proposto la realtâ della struttura sociale e della forma urbis di
Venezia. Si tratta di un lavoro di ampio respiro dove Françoise Bardon mette a frutto le
sue vaste conoscenze nel campo storico e rivela una agguerrita sensibilitâ critica nel
focalizzare il problema artistico del Carpaccio cogliendolo dentro la realtâ veneziana del
suo tempo.
VOLÜME XL
Fasc. I: A ntonio C orso , Monumenti periclei. Saggio critico sull’attivitâ
edilizia di Pericle, Venezia 1986, pp. 242 e taw. XI. L. 42.000
II saggio di Antonio Corso mette in evidenza le idee base del programma edilizio pericleo,
quale ci e tramandato dalle fonti letterarie, e confronta queste ultime con testimonianze
monumentali.
Fasc. IV: E ros M aria L uzzitelli, Introduzione all’edizione dei diari dei viaggi
d’Ippolito Pindemonte in Europa (1788-1791) ed in Italia (1795-1796), Venezia
1987, p. 48 e tavv. VI. L. 24.000
La memoria di Eros Luzzitelli presenta, inquadrandoli criticamente e cronologicamente,
gli inediti appunti dei viaggi ebe Ippolito Pindemonte compı in Europa e in Italia, e cerca
di dimostrare, con una fitta serie di argomentazioni, attraverso quali vicende e passato il
manoseritto ebe li trasmette.
338 MEMORIE
V O L Ü M E X L I.
VOLÜME XLII
C lizia V oltan , L e fo n ti letterarie per la storia della V enetia et Histria. I: da
O m ero a Strabone, Venezia 1989, pp. 479. L. 100.000
Impresa notevole di grande interesse e suggestione che raccoglie, in 1013 citazioni da
brani in lingua greca e latina, con la traduzione italiana, tutti i passi letterari e storici,
comprendendo anche quelli relativi alla flora, alla fauna, ali’economia, ecc. dove e
ricordata quella che era la Decima Regione Augustea, comprendente oggi il Veneto, le
Alpi orientali, la Venezia Giulia, l’lstria.
VOLÜME XLIII
Fasc. I: A ttilio Bettinzoli , A proposito delle «Sylvae» d i A ngelo Poliziarıo:
questioni d i poetica, Venezia 1990, pp. 95. L. 20.000
Attraverso una lettura critica penetrante di tutta la complessa opera del Poliziano,
MEMORIE 339
l’Autore identifica una poetica e una poesia fondamentalmente ossimorica nella concezio-
ne, nei procedimenti, nel linguaggio.
Fasc. II: Bernardo N obile , II libro della vita beata attribuito a Cristoforo da
Bologna, Venezia 1991, pp. 149. L. 28.000
L ’Autore propone in un testo filologicamente attendibile un interessante manuale del
secolo X V destinato a istruire i membri di confraternite dedite all’assistenza spirituale dei
condannati a morte nelle loro ultime ore. L ’analisi del trattato diviene una ricognizione
pertinente ed acuta dei principi religiosi, etici, politici, sociali cui gli ambienti donde si
esprime il confortatore informano la propria interpretazione della realtâ umana.
VOLÜME XLIV
F rancesco Sem i , Glossario del latino medioevale istriano, Venezia 1990, pp.
448. L. 90.000
Riunisce ed esplora le fonti documentarie medievali istriane e triestine tanto da fornire un
ampio corpus coerente di termini ed espressioni tipiche delle regioni interessanti per
l’aspetto storico, giuridico, della vita locale e soprattutto linguistico.
VOLÜME XLVH
A ndrea Za n n in i , Burocrazia e burocrati a Venezia in etâ moderna: i cittadini
originari (sec. XVI-XVIII), Venezia 1993, pp. 339.
Finito di stampare nel maggio 1993
dalla Tipografia “ La Garangola ” di Padova
ISSN 0393-845X
ISBN 88-86166-02-8